Rousas J. Rushdoony

                                     LA DOTTRINA DEL MATRIMONIO

                                                    Genesi 2: 15-25

L’uomo fu creato ad immagine di Dio in conoscenza, giustizia, santità e dominio, fu creato per adempiere il mandato della propria immagine, la sua vocazione sotto Dio. Il Catechismo Minore di Westminster inizia chiedendo:

Qual è lo scopo primario dell’uomo?
Lo scopo primario dell’uomo è glorificare Dio e gioire in Lui per sempre.

Questa è la vocazione dell’uomo. Questo è il suo destino.

Adamo non ricevette il suo aiuto convenevole, Eva, fino a che non fu trascorso un certo lasso di tempo. Nelle Scritture non ci viene detto quanto lungo fosse stato questo periodo. Tra la creazione di Adamo e quella di Eva potrebbero essere trascorsi decenni, perché Eva non fu data ad Adamo per adempiere alla sue necessità fisiche ma solo dopo che si era comprovato come persona responsabile e in modo da adempiere il proprio destino sotto Dio con lei come aiuto convenevole. Adamo lavorò per anni, classificando tutti gli animali della creazione, prendendosi cura del giardino, riconoscendo che in tutta la natura c’erano maschio e femmina, ma che non c’era aiuto, non c’era una femmina per lui: prima venne la dimostrazione della propria responsabilità, questo fu il prerequisito, poi venne il matrimonio. Questo concetto aveva un riflesso nel sistema della dote ai tempi della Bibbia, con quale un giovane uomo doveva accumulare dei risparmi che fossero uguali a tre anni di salario; solo allora era qualificato per il matrimonio.

È interessante che la parola Ebraica per ‘promesso sposo’ sia ‘il circonciso’, la parola Ebraica per il suocero ‘il circoncisore’ e per la suocera il femminile di circoncisore. Certamente essi non eseguivano l’atto della circoncisione; questo veniva fatto l’ottavo giorno dopo la nascita del bimbo maschio. Per comprendere il significato di questi nomi, esaminiamo il rituale della circoncisione.

La circoncisione nel Vecchio Testamento era paragonabile al battesimo; eseguita l’ottavo giorno la circoncisione significava che il bambino veniva ora assunto nel Patto di Grazia; egli era nato dentro la comunità, dentro la comunione della chiesa. Indicava inoltre che i genitori credevano che nella generazione non c’era speranza di salvezza, che una persona non poteva essere salvata con la nascita, ma solo dalla ri-generazione. L’atto della circoncisione, che implicava il taglio del prepuzio, in un senso era un modo per dire: “nella generazione non c’è speranza, e noi abbiamo, per così dire, troncato la speranza nei termini della rigenerazione naturale. Noi crediamo che debba essere un atto di Dio.”

La circoncisione era un segno dell’appartenenza al patto. Significava che il bambino era nato dentro la famiglia della grazia, dentro l’Alleanza. Quando raggiungeva la maturità e aveva superato il corso di studi sulla Legge di Dio, a quel punto veniva accolto nel Patto.

Il pieno accoglimento, in un senso, veniva solo col matrimonio. Era responsabilità di ogni padre, prima di dare la propria figlia in matrimonio ad un uomo, essere soddisfatto, lui e sua moglie, riguardo non solo alla capacità del giovane di provvedere: “hai lavorato? Hai risparmiato l’equivalente di tre anni di salario cosicché ci sia capitale per la famiglia?” Ma anche riguardo alla fede del giovane: “Cosa credi? Sarai un profeta, un sacerdote e un re sotto Dio? Adempirai le tue responsabilità come re (che significa esercitare la signoria nel Signore) nella tua famiglia, dovunque tu sia, in modo tale da essere un uomo sotto Dio? Sarai un sacerdote a Dio, conducendo la tua famiglia nell’adorazione di Dio, prendendo tutto quello che fai e dedicando te stesso, la tua famiglia, e i tuoi averi a Dio? Sarai un profeta, cioè parlerai per Dio? Prenderai posizione per Lui cosicché nella tua vocazione particolare i tuoi criteri saranno pii e ed esibirai giustizia?”

Benché i sacerdoti ed i Leviti esaminassero il ragazzo quando veniva il tempo della sua confermazione, l’ultima parola riguardo alla sua circoncisione spettava ai futuri suocero e suocera. Quando dicevano: “puoi sposare nostra figlia” egli diventava ‘il circonciso’. La sua circoncisione era ora una realtà, spiritualmente ancorché fisicamente; egli era veramente un uomo nel Patto. Da questo deriva per il promesso sposo l’appellativo: “il circonciso.”

Il nome Ebraico per la sposa era “colei che è completa” (o perfezionata). Questo era il suo compimento; questa era la sua vocazione: essere una moglie, essere un aiuto convenevole. Così, il matrimonio era considerato come il suo completamento e la sua maturità.

Il matrimonio, secondo Genesi 2, è un’ordinanza divina istituita da Dio. Sia il lavoro che il matrimonio in paradiso, nel giardino dell’Eden sono istituzioni. Coloro i quali parlano del lavoro come un prodotto della Caduta dell’uomo sbagliano, il lavoro dell’uomo fu maledetto dopo la Caduta perché l’uomo era caduto e qualsiasi cosa l’uomo caduto faccia è sotto maledizione. Ma quando siamo redenti noi ci togliamo da sotto la maledizione per posizionarci nella benedizione di Dio cosicché il nostro lavoro, il nostro matrimonio, la nostra vita di ogni giorno non è più sotto maledizione ma sotto benedizione.

La parola di Dio riguardo all’uomo, mentre proprio al principio Egli pianificò il primo matrimonio, fu: “Non è bene che l’uomo sia solo”. In questa singola frase abbiamo il significato essenziale del matrimonio.  Molte chiese dicono che il significato essenziale del matrimonio è la procreazione, avere dei figli; ma se questo fosse vero significherebbe che un matrimonio senza figli è un matrimonio non valido. Certamente nessuna di queste chiese è disposta ad affrontare questa conclusione della propria posizione. “Non è bene che l’uomo sia solo”. Dio stabilì il matrimonio non per la procreazione, questa è una benedizione del matrimonio, ma come comunanza, una vita insieme nei termini della vocazione dell’uomo; perciò il ritardo dopo questa Parola da parte di Dio riguardo al matrimonio di Adamo (prima che Dio gli desse Eva), in modo che Adamo potesse trovare se stesso nei termini della propria maschilità: nei termini della propria responsabilità, nei termini della propria vocazione sotto Dio di essere un uomo, profeta, sacerdote e re. Poi l’aiuto, Eva, gli fu dato affinché avesse compagnia nella sua vocazione.

“Perciò l’uomo lascerà…e si unirà…” Come persona responsabile un uomo lascerà la casa del padre e della madre, non prima. Quando è responsabile, allora può essere liberato, e può unirsi a sua moglie e creare una nuova unità della società, la famiglia, e la famiglia è l’unità basilare della società.

Ma l’unità basilare della società ai nostri giorni è l’individuo. Quando l’individuo è l’unita basilare della società, l’individuo è molto rapidamente dissolto nello stato.

Molto poco lavoro è stato fatto nello studio della famiglia. Possiamo essere grati che il Dr. Carle C. Zimmerman ad Harvard ha speso tutta la sua vita studiando la storia della famiglia. Ha scritto tre volumi; il primo ed il terzo credo siano eccezionali (le sue inclinazioni stataliste compaiono nel secondo volume). Egli ha indicato il significato della famiglia nella civiltà: che ogniqualvolta si sviluppa la famiglia atomistica, nella quale l’autorità del padre non è più suprema, allora avviene una veloce disintegrazione della società, lo stato totale subentra, e c’è un radicale collasso della società. Poi, dalle rovine, qui e là, si sviluppa una famiglia forte finché di nuovo c’è una civiltà orientata dalla famiglia. Con lo sviluppo della famiglia atomistica, che in realtà non è per niente una famiglia, la casa è semplicemente un luogo in cui mangiare e dormire mentre lo stato subentra nel ruolo di padre, nel prendersi cura della famiglia in ogni suo bisogno, provvedendo per i bambini e per i genitori, la famiglia non si prende più cura di se stessa; la civiltà collassa.

Nel disegno Biblico la famiglia è l’istituzione centrale nella società:

La famiglia è la prima chiesa dell’uomo perché è quivi che riceve il proprio insegnamento basilare riguardo alla fede.

La famiglia è la prima scuola dell’uomo, poiché è nella famiglia che impara la saggezza e il sapere basilari ad ogni educazione. È significativo che fino a quasi cento anni fa, cominciando dalle origini degli Stati Uniti, fosse considerato impensabile mandare proprio figlio a scuola senza avergli prima insegnato a leggere. Egli sarebbe andato a scuola non per imparare a leggere ma per acquisire conoscenza in vari campi. La madre coloniale cominciava ad insegnare ai propri figli a leggere quasi non appena avevano cominciato a parlare, tra i due e i tre anni; così, quando leggete che nell’America Coloniale c’erano ragazzi di cinque anni che cominciavano a studiare l’Ebraico ne conoscete la ragione.

La famiglia è il primo stato dell’uomo perché la famiglia sotto Dio è uno stato. È lì che la forza viene fatta valere sul bambino per farlo conformare a ciò che è giusto: è punito per azioni malvagie o per disobbedienze, gli viene insegnato che deve esserci legge ed ordine dentro la cornice della famiglia e della società in generale.

La famiglia come chiesa, stato e scuola deve essere guidata dal padre, profeta, sacerdote e re sotto Dio. Questo non significa che egli assume ogni responsabilità o che spende tempo ad insegnare ai figli a leggere o a scrivere o altre cose. Significa che in quanto la persona con autorità è responsabile di assicurarsi che queste cose siano fatte.

L’uomo nel giardino dell’Eden, Adamo, imparò due cose prima di sposarsi. La forma della responsabilità e la forma dell’obbedienza. Finché Adamo non avesse prima servito Dio non poteva aspettarsi che la donna servisse lui.

Ora, nella nostra cultura, la maggior parte delle chiese, a motivo della loro teologia, si aspettano che sia Dio a servire l’uomo. Dovrebbe dunque sorprenderci se le donne si aspettano che gli uomini servano loro? Il mondo intero è rovesciato sotto sopra. Quando avete gli uomini che si aspettano che Dio serva loro, e avete le donne che si aspettano che i mariti le servano, avete il collasso sociale.

Il termine usato per Eva in Genesi 2 è “aiuto convenevole” una parola molto significativa. “aiuto convenevole” è la traduzione di diverse parole Ebraiche che significano “un aiuto che gli corrisponda”. Possiamo evocare l’idea in due modi.

Paolo dichiara in 1 Corinzi 11 che come l’uomo fu creato ad immagine di Dio, così la donna fu creata ad immagine dell’uomo, cosicché l’immagine di Dio nella donna è un’immagine riflessa, per così dire, un’immagine di seconda mano. (L’uomo è creato direttamente ad immagine di Dio).

Inoltre, “un aiuto che gli corrisponda” significa “uno specchio”. Primo ella  rispecchia la sua (di lui) immagine, secondo, in un senso ella lo specchia cosicché l’uomo si trova non solo in relazione a Dio ma anche nei termini di una donna.

Avviene un cambiamento nel carattere degli uomini quando si sposano. Le statistiche delle RC auto lo confermano: un giovane paga un premio molto alto se non è sposato, quando si sposa il premio cala perché egli si è assunto responsabilità, si è stabilizzato, per così dire, ha trovato il proprio io. Questo è vero in un numero concreto di casi tanto da fare una differenza nelle statistiche.

La donna viene chiamata il suo “aiuto convenevole”, il suo specchio, e proprio come egli rispecchia Dio, ella rispecchia lui. Egli comprende le proprie responsabilità guardando a Dio, e può vedere in che modo sta adempiendo le proprie responsabilità e provando la propria obbedienza in relazione a sua moglie mentre ella rispecchia la sua natura e la sua responsabilità.

Così, quando Dio sentì che Adamo aveva comprovato se stesso con la propria obbedienza e con la propria responsabilità, “allora l’Eterno fece cadere  un profondo sonno su Adamo, che si addormentò, e prese una delle sue costole, (o prese dal suo fianco)… e formò una donna, e la condusse all’uomo. E Adamo disse: ‘Questa finalmente è ossa delle mie ossa e carne della mia carne’…”. Questa è una dichiarazione magnifica, e parte di essa è quasi intraducibile perché la parola tradotta “finalmente” è un idioma Ebraico che ha un significato paragonabile a ciò che intendiamo quando diciamo: “Adesso ho la cadenza giusta. Questo è il ritmo della musica, il ritmo della mia vita che stavo attendendo”. “Ossa delle mie ossa” significa “la struttura della mia vita”. Lo scheletro è la struttura del corpo, ciò che sostiene il corpo, il corpo sarebbe come una medusa senza lo scheletro. Adamo dice: “Ella è ossa delle mie ossa”, (‘la struttura del mio essere è la struttura del suo essere’). “Carne della mia carne” (La stessa vita mia è la vita di lei; io trovo me stesso, realizzo me stesso nei termini di lei).

Questo solleva un punto molto significativo, un punto di interesse capitale nel nostro tempo. Da questo, il primo matrimonio, abbiamo una forma stabilita che deve essere la forma di ogni matrimonio: poiché la donna deve essere un aiuto convenevole all’uomo nei termini della sua vocazione, i matrimoni religiosamente misti dalla prospettiva Biblica sono sbagliati. Un cristiano non dovrebbe sposare una non-credente o una di un’altra religione perché un cristiano per compiere se stesso nei termini della propria vocazione deve sposare una che sia “un aiuto che gli corrisponda”, una donna che rispecchia ciò che egli è. Come può la donna essere quello specchio ed avere la comunanza che deriva dall’essere l’immagine riflessa dell’uomo se il proprio retroterra è così diverso da quello del suo? Essi devono avere una fede comune, o, secondo la legge di Dio, non è un matrimonio valido.

Inoltre, se ella deve essere “un aiuto che gli corrisponda”, uno specchio, ci deve essere un retroterra culturale comune. Questo milita contro matrimoni  che incrocino culture e razze dove non ci sia una cultura comune o un’associazione possibile.

La nuova unità è una continuazione di quella vecchia ma allo stesso tempo indipendente; e ci deve essere una unità altrimenti non è un matrimonio. Perciò, il tentativo di molti oggi di dire che non c’è nulla nella Bibbia contro i matrimoni misti religiosamente o culturalmente è completamente senza fondamento. Non dobbiamo andare alla legge Mosaica (Esodo e Deuteronomio) per dimostrarlo, perché qui, proprio al principio (Genesi) ci viene detto che ella deve essere un aiuto convenevole, ossa delle sue ossa, carne della sua carne, dividendone la fede, dividendo un comune retroterra, una comune cultura, un comune desiderio di adempiere la sua (dell’uomo) vocazione sotto Dio. Questo dunque è il significato del matrimonio nel senso biblico.

La famiglia (la paternità) è una parte importante della vocazione dell’uomo, ma non è la parte centrale. La famiglia è centrale per la donna. La sua responsabilità sotto Dio è il proprio marito e poi la famiglia. La responsabilità dell’uomo è più ampia: è nei termini del suo lavoro e della sua totale chiamata sotto Dio. La famiglia è una parte della sua responsabilità ma in nessun modo la sua totale responsabilità, il suo obbiettivo viene posto nei termini del suo lavoro, che deve intendere, considerare sotto Dio. Così, mia moglie ha osservato che: “gli uomini vivono per lavorare, e le donne lavorano per vivere”, perché la loro prospettiva è diversa.

In tutte queste cose l’uomo oggi si ribella contro Dio. La donna, dall’altro lato, poiché è creata ad immagine dell’uomo, l’immagine riflessa di Dio, non si ribella direttamente contro Dio. Può andare in chiesa ed essere pia e santocchia quanto volete perché ella dimostra ribellione ribellandosi contro al proprio marito, il quale rappresenta l’autorità di Dio come ella ha da conoscerla. La ribellione degli uomini è direttamente contro Dio, la ribellione delle donne, indirettamente contro Dio, e direttamente contro l’autorità, la pia autorità, del marito.

“Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne”. Avendo assunto lo status di un uomo nel matrimonio, benché continui ad onorare il proprio padre e la propria madre ed abbia verso di loro delle responsabilità, egli è adesso direttamente sotto Dio, e, perciò, egli deve creare una entità indipendente, una nuova casa. Non può più avere nessuno sopra di lui nel senso della relazione famigliare; da uomo è direttamente sotto Dio. Egli deve lasciare padre e madre non solo lasciando la casa e stabilendone una nuova, ma deve anche cessare di essere da loro dipendente. Mentre manterrà con loro, naturalmente, una relazione amorevole e li onorerà, si staccherà dalle loro sottane. Deve lasciare padre e madre e unirsi (stare attaccato) a sua moglie perché con quel lasciare e unirsi egli stabilisce questa nuova entità e asserisce: “Io sarò ora un uomo responsabile sotto Dio e adempirò il mio mandato di essere profeta, sacerdote e re sotto di Lui.”

In breve  questa, quindi, è la dottrina Biblica del matrimonio ordinato in paradiso ed istituito assieme al lavoro come parte centrale della vocazione dell’uomo.

NOSTRO SIGNORE E NOSTRO DIO, ti ringraziamo che hai stabilito ed ordinato il matrimonio per il benessere e la felicità dell’umanità. Ti ringraziamo che ci hai chiamati a matrimoni cristiani, ci hai fatti mariti e padri, mogli e madri in Cristo Gesù. Benedici ogni casa che è qui rappresentata in modo che per la tua grazia possiamo crescere e maturare nei termini della nostra vocazione, gioire l’uno nell’altro in Te e sotto di Te, e che possiamo, tutti i giorni della nostra vita conoscere la gioia e la forza che proviene dall’essere insieme eredi della grazia della vita. Benedicici per questo scopo. Nel nome di Gesù. Amen.

10 ottobre, 1965


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