9
Romani 3
Il capo d’accusa di Dio contro il mondo
(Prima parte)
Il nostro testo, oggi, è Romani 3, versi da 1 a 18 o 19; ma voglio includere nella nostra lettura della Scrittura, l’ultima parte del capitolo 2 perché il capitolo 3 ha lì le sue radici. Cominciamo dunque col verso 25 di Romani 2.
25 Perché la circoncisione, è vantaggiosa se tu osservi la legge
Ora, ricordatevi cosa abbiamo detto che significa questa frase nel suo contesto, che ciò che i giudei dicevano, che pensavano di possedere un favore speciale presso Dio perché davano un valore così grande al segno del Patto che era la circoncisione nel Vecchio testamento, l’equivalente del battesimo nel nuovo, ma non obbedivano la legge. Ora questa non è una frase legalistica, significa semplicemente che queste pratiche pattizie avevano significato solamente all’interno dell’intero complesso pattizio, che hanno significato solo quando noi crediamo le sue promesse, abbiamo veramente fede in Cristo quando obbediamo i requisiti e le implicazioni del patto, così questo è ciò che osservare la legge significa, non in qualche senso legalista, farisaico, ma che questa ordinanza (la circoncisione) senza obbedienza a Dio nell’intero tessuto del quotidiano non significa nulla.
25 Perché la circoncisione, è vantaggiosa se tu osservi la legge, ma se sei trasgressore della legge, la tua circoncisione diventa incirconcisione.
26 Perciò se un incirconciso osserva gli statuti della legge, non sarà la sua incirconcisione reputata circoncisione?
In altre parole se uno è un gentile, non ha ricevuto il segno del Patto, se costui ripone la propria fede nelle promesse di Dio e in Cristo, e vive una vita di obbedienza fondata su ciò che crede, egli riceve le piene benedizioni che la circoncisione simboleggia, o che il battesimo simboleggia benché non li abbia ricevuti.
27 E se colui che per natura è incirconciso adempie la legge, non giudicherà egli te che con la lettera e la circoncisione sei trasgressore della legge?
In altre parole, si gloriavano di possedere la lettera della legge nelle Scritture, e il segno del patto e al contempo la loro vita era una vita di trasgressione delle leggi che Dio richiede a quelli che portano il suo segno.
28 Infatti il Giudeo non è colui che appare tale all’esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne;
29 ma Giudeo è colui che lo è interiormente, e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, e non nella lettera;
non semplicemente possedendo la lettera, la legge scritta, ma per la potenza dello spirito dentro di sé,
e d’un tal Giudeo la lode non proviene dagli uomini, ma da Dio.
Così dice: queste persone che credono d’essere giudei, perché fan tesoro della circoncisione e si gloriano nel possesso della legge di Dio, non sono giudei per niente, perché avere fisicamente il segno del patto di Dio non significa automaticamente appartenere al popolo di Dio se non si sperimenta la realtà spirituale di cui quel segno è simbolo, talché vero giudeo è uno che ha sperimentato la circoncisione interiore del cuore e questo è la trasformazione della vita che avviene alla nuova nascita. La legge di Dio non può operare quella trasformazione, può solamente comandare e poi condannare quanto si trasgrediscono le sue leggi, ma lo Spirito di Dio è Colui che può portare questo grande cambiamento dentro al nostro cuore.
Ora, il capitolo 3.
3 Qual è dunque il vantaggio del Giudeo, o qual è l’utilità della circoncisione?
2 Grande in ogni maniera; prima di tutto perché gli oracoli di Dio furono affidati a loro.
3 Che dire allora? Se alcuni sono stati increduli, la loro incredulità annullerà forse la fedeltà di Dio?
4 Non sia mai; anzi, sia Dio verace e ogni uomo bugiardo, come sta scritto: «Affinché tu sia giustificato nelle tue parole e vinca quando sei giudicato».
5 Ora se la nostra ingiustizia fa risaltare la giustizia di Dio, che diremo? Dio è ingiusto quando dà corso alla sua ira? (Io parlo da uomo).
6 Niente affatto! Altrimenti, come giudicherebbe Dio il mondo?
7 Per cui se la verità di Dio per la mia menzogna è sovrabbondata alla sua gloria, perché sono io ancora giudicato un peccatore?
8 E perché non dire come alcuni calunniandoci affermano che noi diciamo «Facciamo il male affinché ne venga il bene» La condanna di costoro è giusta.
9 Che dunque? Abbiamo noi qualche superiorità? Niente affatto! Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che tanto Giudei che Greci sono tutti sotto peccato,
10 come sta scritto: «Non c’è alcun giusto, neppure uno.
11 Non c’è alcuno che abbia intendimento, non c’è alcuno che ricerchi Dio.
12 Tutti si sono sviati, tutti quanti sono divenuti inutili; non c’è alcuno che faccia il bene, neppure uno.
13 La loro gola è un sepolcro aperto con le loro lingue hanno tramato inganni, c’è un veleno di aspidi sotto le loro labbra;
14 la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza;
15 i loro piedi sono veloci per spandere il sangue;
16 sulle loro vie c’è rovina e calamità,
17 e non hanno conosciuto la via della pace;
18 non c’è il timore di Dio davanti ai loro occhi».
19 Or noi sappiamo che tutto quello che la legge dice, lo dice per coloro che sono sotto la legge, affinché ogni bocca sia messa a tacere e tutto il mondo sia sottoposto al giudizio di Dio,
20 perché nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge; mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato.
Prima di considerare questo passo, volevo fare un paio di applicazioni dai versi 24 e 25 che mi sono dimenticato di fare l’ultima volta e che sono troppo importanti. Ora, ricordate la questione, i giudei del tempo di Paolo avevano il sentimento che tutto ciò di cui avevano bisogno era la legge senza la fede in Cristo e senza obbedire quella legge nella loro vita personale. Ora, ciò ha importanti implicazioni sociali e politiche che ci possono proteggere sia dal conservatorismo che dal liberalismo. Per esempio, noi abbiamo oggi conservatori che hanno come obbiettivo l’applicazione dei Dieci Comandamenti come fondamento delle pubbliche leggi e della giustizia e della giurisprudenza negli Stati Uniti. Noi non siamo tra questi. Assicuratevi di aver capito. Noi non siamo tra questi conservatori che hanno come progetto assicurarsi che tutte le leggi dello stato siano fondate sui Dieci Comandamenti. Il tentativo di ristabilire la legge biblica nella politica americana senza reintrodurre l’intero patto del Signore inclusa la fede in Cristo è futile e farisaico perché estirpa la legge dal proprio contesto e costituisce una sottile forma di umanismo, cioè di salvezza per opere e per mezzo delle leggi. La legge di Dio è di sicuro la nostra regola di vita per uomini e nazioni, ma la legge di Dio non può salvare ne un uomo ne una nazione. Solo il Cristo del Patto può salvare individui o nazioni; per questo, i nostri sforzi politici in quanto cristiani devono includere la chiamata alla nostra nazione, dagli ufficiali eletti ai votanti, non solo all’obbedienza alla legge di Dio ma alla fede e alla pubblica professione di fede nel Signore Gesù Cristo senza la quale la legge di Dio non ha assolutamente alcuna efficacia. La speranza che il ristabilimento della legge biblica nella nostra cultura possa cambiare in meglio l’America senza la potente opera rigeneratrice dello Spirito santo è una speranza vana. La legge di Dio, per importante che sia non può rigenerare nessuno e niente. Paolo acclara due cose in Romani 7 due punti importanti: La legge di Dio non può far diventare buono un uomo cattivo, e la legge di Dio non può far diventare migliore un uomo buono – senza lo Spirito santo. Non si trasformano in meglio le persone promulgando leggi nemmeno se sono buone leggi.
La scelta che è davanti non è tra questo o quello, saremo coinvolti in politica o saremo coinvolti in evangelismo. La scelta che abbiamo davanti non è tra la legge di Dio e l’enfasi sullo Spirito santo, Non è o questo o quello. La cristianizzazione della società americana e del cuore delle persone può essere raggiunta solamente dall’evangelismo e dalla ricostruzione cristiana dalla totale Parola di Dio, legge e vangelo ambedue, abilitate dalla potenza dello Spirito santo. Niente cambierà in America, e neppure in Italia e i nostri sforzi non avranno successo senza la grande opera di Dio di cambiamento o di circoncisione dei cuori della gente. Perciò, facendo affidamento su di Lui noi non possiamo trascurare alcuno dei due lati del Grande Mandato che ci chiede di fare le nazioni del mondo discepoli di Cristo o il Mandato di Dominio che ci chiede di esercitare il dominio sulle nazioni per edificare civiltà pie basate sulla legge di Dio. Né possiamo dimenticare l’importanza di pregare incessantemente poiché tutto dipende da Dio. Così comprendiamo da questa questione che noi non siamo come i Giudei del tempo di Paolo che volevano solo la legge e basta, senza un Messia, solo la legge, “la legge è tutto ciò di cui abbiamo bisogno, mettiamoci in regola con la legge e abbiamo vinto.” Ma questa nazione non vorrà mai la legge di Dio finché non abbia prima voluto il Messia, finché non abbia voluto il Salvatore. E dunque, il nostro obbiettivo di riformare le cose con la Parola di Dio include proprio in prima linea l’opera di vincere al Signore Gesù Cristo le menti ed i cuori dei nostri connazionali. Cosicché amando Lui ameranno anche la sua legge, perché non vogliamo rimettere nel nostro sistema giuridico la legge di Dio strappata dal suo contesto cristiano ma l’interezza della fede e vita pattizie. L’interezza della fede in Cristo accoppiata con l’obbedienza alla legge.
Ora giungiamo a Romani 3. E un veloce sommario di Romani 3 da 1 a 18 o 19 è semplicemente questo, separatamente da Dio non ci sono ne giustizia ne vita ne bontà. In questa società umana, sul pianeta terra, la vita, la giustizia e la bontà sono assolutamente al di là della possibilità dell’esperienza umana senza la fede nel Signore Gesù Cristo. Ora, in questo capitolo Paolo sta facendo una cosa che è molto bravo a fare e che noi dobbiamo imparare a diventare bravi a fare, e questa è che dopo aver fatto delle affermazioni su ciò che noi professiamo di credere ad altre persone dovremmo cercare di anticipare obiezioni e domande che le persone cui testimoniamo possono avere prima ancora che essi le possano esprimere. Dobbiamo diventare bravi in questa tecnica, anticipare le obiezioni e le domande prima che la persona con cui stiamo parlando le esprima, in modo da rispondere a questi interrogativi ed eventualmente spingere ancor più a fondo il vangelo nella loro vita. Paolo ne era maestro. E questo è ciò che accade in questi primi 8 versi del capitolo 3. Tratta di possibili commenti e domande che potevano nascere dai suoi commenti sulla circoncisione fisica e spirituale nei capitolo 2 versi da 25 a 29. E la sua preoccupazione principale, dopo aver detto che la circoncisione non significa nulla separatamente dal complesso pattizio di fede e obbedienza, è di non lasciare l’impressione che non ci sia alcun valore in assoluto negli ordinamenti di Dio talché la gente dica: ebbene, se è così questi ordinamenti non hanno alcun significato. Sta cercando di proteggere la propria opinione da questa visione particolare, allo stesso tempo vuole rispondere a domande concernenti la fedeltà e la giustezza di Dio in modo che nessuno metta in discussione la giustezza di Dio e la fedeltà di Dio. Ora, notate il suo approccio in questo capitolo 3 che abbiamo appena letto, egli difende il carattere di Dio dai reclami e dalle accuse che uomini ostili a Dio fanno contro il suo carattere. Questo è l’importo complessivo di questi primi 8 versi. Paolo sta anticipando le loro obiezioni: se questo è vero non c’è modo in cui Dio possa essere giusto. Se è così non c’è modo in cui Dio mi possa giudicare per i miei peccati. Se questo è vero, e Dio trae gloria dal mio peccare, perché non posso continuare a peccare e in questo modo glorificare Dio ancora di più? Sta dunque anticipando questi attacchi al carattere di Dio, e noi vediamo nella sua risposta a questi attacchi la differenza tra il credente e il non credente, allora e ora. Un credente accusa sempre se stesso e giustifica Dio, mentre un non credente accusa sempre Dio e giustifica se stesso. Quando nella nostra vita accadono eventi per i quali la gente dice: ebbene, ciò è ingiusto da parte di Dio, perché servi un Dio come quello, un credente si ingaggia immediatamente in difesa di Dio, e cercherà di convincere quella persona che non c’è niente d’ingiusto in ciò che Dio mi sta facendo anche se fa male in questo momento. Deve esserci qualcosa di sbagliato in me, io so che non c’è nulla di sbagliato in Dio. Come risponde il non credente ai tempi duri della vita? Ebbene, deve esserci qualcosa d’ingiusto in Dio perché so che non c’è nulla di sbagliato in me. E vedete che qui Paolo sta facendo esattamente l’opposto. Sta giustificando il carattere di Dio e accusando il carattere dei peccatori.
Notate un’altra cosa che è molto utile quando si parla del vangelo con altre persone. Come si può trattare con le obiezioni ostili del non credente? E con le domande ostili. Ora, ci sono due tipi di domande e di obiezioni che la gente fa, e alcune non sono così ostili; alcune persone semplicemente vogliono sapere qualche cosa, vogliono che gli spieghi qualche cosa, hanno qualche problema, logico o altro con ciò che stai loro dicendo e cercano di essere più onesti che possono nel formulare le loro domande. Ebbene, queste domande oneste devono essere trattate con pazienza, completezza, amore, cortesia; ma quando qualcuno viene a te con una domanda disonesta, ovviamente ostile, “se questo è vero cosa ne fai di quest’altro”, che non sta veramente cercando una risposta ma sta attaccando il carattere di Dio, ebbene, in questi casi fate quello che Paolo fa quando deve trattare con queste domande ostili. Proclama la verità di Dio e non risponde all’interlocutore al livello della sua stoltezza. Questo è comandato anche nei proverbi, “Non rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza, per non diventare anche tu come lui”. (Pr. 26:4) o “perché non creda di essere saggio” (vs.5). Così, ciò che Paolo fa in questi 8 versi a queste domande ovviamente ostili, è proclamare l’evangelo, mettere la persona davanti ai propri peccati, e chiamare la persona a pentimento. Guardiamo ora questi primi 8 versi. Perché in questi versi Paolo anticipa 4 domande che la gente potrebbe chiedere come risultato dei suoi commenti nell’ultima parte del capitolo 2, e questo è il motivo per cui abbiamo letto quella porzione.
Nei versi 1 e 2 vediamo la prima di queste domande che Paolo anticipa. Lasciate che ve lo legga di nuovo.
3 Qual è dunque il vantaggio del Giudeo, o qual è l’utilità della circoncisione?
1 Qual è dunque (se è vero quello che hai detto nei versi precedenti) qual’è il vantaggio del Giudeo, o qual è l’utilità della circoncisione? La risposta di Paolo:
2 “Grande in ogni maniera; prima di tutto perché gli oracoli di Dio furono affidati a loro”.
Ora, comprendete la natura della domanda che Paolo sta anticipando perché contiene un assunto, e questo è: Paolo, se tu hai ragione, e la circoncisione fisica, il battesimo fisico, il fisico marchio del Patto, divorziato dalla rigenerazione e la nuova nascita ed una vita d’obbedienza, se è inefficace in se stesso, divorziato da una vita di fede e obbedienza, e non ha potenza spirituale e rilevanza nella nostra vita, cosa giova portare il segno del patto? A che giova la circoncisione in se stessa, a che giova il battesimo, che giova essere membri di chiesa ed essere chiamati membri del Patto, se, questi ordinamenti, separatamente da fede e obbedienza non significano nulla? E l’argomento di Paolo è: ma certamente è di grande vantaggio al Giudeo, ma certo è un grande vantaggio possedere la legge di Dio. Questo è il vantaggio, non darà una lista, ma dice: prima di tutto, non 1-2-3, prima di tutto, ma superiore a tutti gli altri vantaggi, e parla di altri vantaggi nel libro di Romani, il vantaggio principale per il giudeo, colui che porta il segno del patto, potrebbe anche condurre una vita non corretta, ma è il possessore e il guardiano degli oracoli di Dio. E, naturalmente, sta parlando del Vecchio Testamento a quel punto della storia. Un oracolo è discorso divino in forma fissata e duratura. Un oracolo significa le autentiche parole di Dio, la quali parole, unite alla fede in esse, resero efficaci tutti gli ordinamenti di Dio, e disse: condanno i giudei per il loro legalismo e perché si gloriano in queste cose senza lasciare che abbiano effetto nella loro vita, ma hanno ancora questo grande vantaggio, e questo è che sono stati designati da Dio ad essere i guardiani dei suoi oracoli. Ascoltate ciò che ha detto Calvino, questa è una grande, grande citazione, egli disse:
Ora, gli oracoli furono loro affidati con il proposito che fossero preservati fintanto che piacque al Signore di continuare la sua gloria tra di loro, e poi per pubblicarli durante il tempo della loro custodia in tutto il mondo. Furono prima depositari e secondo dispensatori. Egli dice, qui c’è un grande vantaggio nell’essere un membro della chiesa di Dio anche se sei infedele, ed è che ti viene dato il privilegio di essere il luogo dove la parola di Dio è depositata in questa vita in modo che in secondo luogo potete essere dispensatori di quella Parola a persone in tutto il mondo.
R. J. Rushdoony, come sempre, definisce così pertinentemente il problema qui, egli dice: “Giudei e cristiani hanno cercato di sfruttare la loro posizione nel patto, per trattarla come un vantaggio sopra altre persone piuttosto che una responsabilità sotto Dio verso tutti gli uomini”. Dicevano: sì, noi abbiamo queste cose e ciò fa di noi persone migliori di chiunque altro, e benché noi si possa peccare come i Gentili non verremo puniti come i Gentili perché noi siamo speciali. E il punto che Paolo sta cercando di provare è che Dio non diede loro questi speciali privilegi e gli oracoli di Dio per collocarli al di sopra di tutte le altre persone ma per dare loro la responsabilità di predicare questi oracoli a tutte le genti e affinché li vivessero e questa sarebbe stata una forma di evangelismo, ed è esattamente ciò che non stavano facendo. Così Paolo dice: qual’è il vantaggio di essere un Giudeo? Qual’è il vantaggio di essere un membro della chiesa di Dio? Grande in tanti modi. È il luogo dove gli oracoli del Dio vivente sono stati permanentemente fissati in un libro, questo non vi fa migliori degli altri, vi da una tremenda responsabilità, dispensare quella parola in tutto il mondo.
Nei versi 2 e 4 Paolo anticipa un’altra domanda
3 Che dire allora? Se alcuni sono stati increduli, la loro incredulità annullerà forse la fedeltà di Dio?
4 Non sia mai; anzi, sia Dio verace e ogni uomo bugiardo, come sta scritto: «Affinché tu sia giustificato nelle tue parole e vinca quando sei giudicato».
Ora dunque hanno un’altra domanda che sgorga da una falsa supposizione, pensavano che Dio si fosse messo sotto l’obbligo di salvare ogni e ciascun Giudeo, di salvare ogni e ciascun membro della chiesa visibile, e che le promesse di Dio sono senza condizioni di sorta alcuna e che potessero essere comprese e sperimentate senza prendere in considerazione il loro contesto pattizio, vale a dire la richiesta che abbiamo fede e la richiesta che la fede renda se stessa evidente nell’obbedienza. Assumono semplicemente che Dio sia obbligato ad adempiere le sue promesse nella vita di tutti senza dare peso a come vivono, e di salvare ogni membro della chiesa visibile. Paolo aborrisce quest’idea, la loro domanda è questa: il fatto è che i Giudei, ai quali furono affidati gli oracoli di Dio, non credono in Cristo, Questo fatto significa che Dio non è fedele alle sue promesse contenute in quegli oracoli? I Giudei possedevano gli oracoli, l’hai detto tu Paolo che è un vantaggio, ma non tutti i Giudei sono credenti. Ora, Dio é fedele alle promesse che ha loro fatto oppure no? E la risposta di Paolo è “non sia mai”, e il punto della sua risposta è che Dio non si è posto sotto l’obbligo di salvare chicchessia eccetto quelli che credono in Gesù. Ora questo è importante: Dio non è obbligato a salvare ogni membro della chiesa visibile, Dio non è obbligato a salvare tutti quelli che sono battezzati, Dio ha impegnato se stesso a salvare, solamente, coloro i quali credono in suo Figlio il Signore Gesù Cristo. E così, nella chiesa Dio fa una distinzione, sta dicendo in effetti Dio non si è impegnato a salvare ogni Giudeo perché porta il segno del patto, che nella comunità pattizia c’è chi è eletto popolo di Dio e che crede in Lui, e chi non lo è e non crede. Andate con me a Romani 9 e vedete che riprende questo concetto. Romani 9 cominciamo a leggere dal verso 1.
9.1 Io dico la verità in Cristo, non mento, perché me lo attesta la mia coscienza nello Spirito Santo;
2 ho grande tristezza e continuo dolore nel mio cuore.
3 Infatti desidererei essere io stesso anatema e separato da Cristo per i miei fratelli, miei parenti secondo la carne,
4 che sono Israeliti, dei quali sono l’adozione, la gloria, i patti, la promulgazione della legge, il servizio divino e le promesse; (qui menziona altri vantaggi)
5 dei quali sono i padri e dai quali proviene secondo la carne il Cristo che è sopra tutte le cose Dio, benedetto in eterno. Amen.
6 Tuttavia non è che la parola di Dio sia caduta a terra, poiché non tutti quelli che sono d’Israele sono Israele.
7 E neppure perché sono progenie di Abrahamo sono tutti figli; ma: «In Isacco ti sarà nominata una progenie».
8 Cioè non i figli della carne sono figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come progenie.
9 Questa fu infatti la parola della promessa: «In questo tempo ritornerò e Sara avrà un figlio».
10 E non solo questo, ma anche Rebecca concepí da un solo uomo, Isacco nostro padre.
11 (infatti, quando non erano ancora nati i figli e non avevano fatto bene o male alcuno, affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio secondo l’elezione e non a motivo delle opere, ma per colui che chiama),
12 le fu detto: «Il maggiore servirà al minore»,
13 come sta scritto: «Io ho amato Giacobbe e ho odiato Esaú».
Dio è obbligato a salvare tutti quelli che ama, ma non si è impegnato a salvare persone che odia. E ancor più certamente Dio non è obbligato a salvare tutti quelli che sono stati circoncisi e tutti quelli che sono stati battezzati senza tenere conto se hanno o no la fede. Perché la fedeltà di Dio non dipende dalla nostra fedeltà a Lui, la sua fedeltà alla propria parola è indefettibile, anche se tutti gli uomini sono bugiardi e anche se tutti gli esperti lo contraddicono e parlano diversamente, la verità di Dio rimane, in altre parole vi sta dicendo, non importa cosa chiunque altro vi dica, non importa quale sia l’opinione di tutti gli esperti, l’infedeltà dell’uomo non può annullare, o squalificare, o distruggere, o indebolire la fedeltà di Dio nel salvare il suo popolo. E poi, nella seconda parte del verso 4 cita dal Salmo 51
«Affinché tu sia giustificato nelle tue parole e vinca quando sei giudicato». che è una sorta di citazione dal Salmo 51 e il punto che sta facendo è molto importante perché da esso anticiperà un’altra domanda. Ed è questa, e dovete porvi mente, perché come abbiamo detto la volta scorsa questi 8 versi richiedono maggior sforzo intellettivo del solito: Poiché il peccato è in ultima analisi contro Dio, come disse Davide, Salmo 51 “Ho peccato contro di te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi, affinché tu sia riconosciuto giusto quando parli e retto quando giudichi (me) cioè in qualsiasi cosa dici di me“. Poiché il peccato è in ultima analisi contro Dio, il giudizio di Dio contro il peccato è sempre giusto, meritato, e la manifestazione della sua fedeltà pattizia. Perciò il peccato, essendo contro Dio, promuove e rivendica ed esibisce la giustizia di Dio manifestata nel giudizio che pronuncia ed esegue sul peccato. Ora state all’altezza del ragionamento, è importante, dice che persino il peccato glorifica Dio. Poiché ogni peccato è peccato contro Dio, ogni qualvolta Dio lo giudica è meritato, ogni qualvolta Dio giudica il peccato è per lui un’opportunità di esibire quanto retto e giusto e glorioso Egli è nel suo giudizio nel pronunciare un così severo giudizio sul nostro peccato. E dunque, da questo, abbiamo un’altra domanda nei versi 5 e 6.
«Affinché tu sia giustificato nelle tue parole e vinca quando sei giudicato».
Ora, notate la domanda da parte degli obiettori:
5 “Ora se la nostra ingiustizia fa risaltare la giustizia di Dio, che diremo? Dio è ingiusto quando dà corso alla sua ira?” (Io parlo da uomo). Ora, in che consiste la domanda? Qual’è l’obiezione? Sta dicendo, se la giustizia di Dio (questo è l’obiettore), se la giustizia di Dio è più chiaramente esibita nelle nostre azioni d’ingiustizia, per il suo giudicarle, come può Dio essere giusto nel riversare su di noi la sua ira nel giudicare per aver fatto cose che glorificano la sua giustizia? vedete il modo di ragionare? L’uomo non giungerà mai a nessun tipo di razionalità! Se la giustizia di Dio è chiaramente manifestata nel nostro peccare giudicando quel peccato, … con che coraggio ci giudica Dio? E come fa a riversare su di noi la sua ira se stiamo facendo qualcosa che manifesta la sua rettitudine e la sua giustizia? L’uomo peccatore è sempre alla ricerca di modi con cui razionalizzare il peccato. Molte persone oggi credono che Dio sia un bizzoso arbitro di una partita in cui non ha alcuna cura del nostro benessere o della giustizia. Infatti oso dire che la maggior parte delle persone oggi crede che dobbiamo definire la giustizia da noi stessi, ciò che crediamo essere azioni giuste, e poi imponiamo a Dio le nostre opinioni e concezioni della giustizia, facendolo giocare con le nostre regole, e se non gioca con le nostre regole possiamo accusarlo di essere ingiusto ed essere soddisfatti nella nostra propria incredulità. Ora, vedete come Paolo risponde?
5 Ora se la nostra ingiustizia fa risaltare la giustizia di Dio, che diremo? Dio è ingiusto quando dà corso alla sua ira? (Io parlo da uomo).
6 Niente affatto! Altrimenti, come giudicherebbe Dio il mondo?
Cosa fa Paolo? Si mette a filosofeggiare col tizio? Lo riconduce alla logica e gli dimostra quanto sia irragionevole? No! Risponde con una verità auto-evidente. Li refuta con una verità che è scritta nella coscienza di ogni uomo, secondo l’ultimo verso di Romani 1. Cosa dice? Or essi, pur avendo riconosciuto il decreto di Dio secondo cui quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non solo le fanno, ma approvano anche coloro che le commettono. Sanno che c’è un Dio con cui dovranno fare i conti e che quel Dio giudica il peccato con la morte. E così la risposta di Paolo a queste persone che dicono: se il mio peccato porta a tale manifestazione della giustizia e rettitudine di Dio, come può giudicare me per aver fatto qualcosa che gli porta tale gloria e manifesta la sua giustizia così chiaramente? E Paolo dice: questo dire è stupido, voi non siete così stupidi, sapete che non può essere così, perché Dio giudicherà il mondo. Non considera neppure per un momento se l’interlocutore creda che Dio giudicherà il mondo alla fine, la cosa non è nemmeno in discussione per quanto concerne Paolo, dice: ‘Come può essere così se c’è un giorno finale di giudizio davanti al quale ciascuno di noi dovrà presenziare, e nel cui giorno Dio conferirà ira su chi è stato ostile e impenitente. Dio è il Grande Giudice di tutto il genere umano, ed Egli sarà sempre giusto, non scadrà mai dal suo carattere, altrimenti non sarebbe in grado di giudicare il mondo e non sarebbe Dio. Come potrebbe i Giudice del mondo ed essere in grado di giudicare il mondo se Egli è in qualche modo ingiusto. E così, semplicemente rifiuta quest’assurda concezione, dicendo, non usare trucchetti con Dio, non cercare di imporre su Dio la tua definizione di giustizia e aspettarti che Dio viva in accordo con le tue regole. Dio è giusto, e qualsiasi cosa faccia è giusto, che tu lo veda o no, che tu sia d’accordo o no, e la prova che ciò che dice è vero è che un giorno dovrai stare davanti Dio insieme col resto del mondo ed essere giudicato.
Giungiamo ora ai versi 7 e 8. E abbiamo l’ultima domanda, l’ultima obiezione. E io amo il modo in cui Paolo risponde.
7 Per cui se la verità di Dio per la mia menzogna (quel che la gente pensa) è sovrabbondata alla sua gloria, perché sono io ancora giudicato un peccatore?
8 E perché non dire come alcuni calunniandoci affermano che noi diciamo «Facciamo il male affinché ne venga il bene»
Qui c’è la refutazione di Paolo: La condanna di costoro è giusta. Sapete come si dice dalle mie parti? Merita d’andare all’inferno. Chiunque argomenta in questo modo merita d’andare all’inferno. Questa è la risposta di Paolo a questa persona che dice: ‘Se l’incredulità dell’uomo esalta la gloria e la giustizia di Dio, perché dovrei essere condannato per aver peccato, perché non dovrei peccare di più così Dio riceverebbe ancor più gloria in virtù del mio peccare?’ Ora c’è una supposizione, una corretta supposizione che stanno facendo, quell’obiettore sta facendo la supposizione che la gloria di Dio e la sua giustizia è resa più cospicua dall’incredulità e dal peccato dell’uomo, Dio infatti trae gloria anche dall’ira degli uomini (Sl. 76:10), ma la risposta di Paolo è: ‘La giustizia di Dio non può essere messa in discussione, da nessuno’. E dunque la loro incorretta applicazione della loro supposizione è che l’uomo è competente per criticare il carattere e la giustizia di Dio. L’uomo che crede questo è un uomo che pretende d’essere dio egli stesso, come minimo un dio più grande e più importante. E la risposta di Paolo è che l’uomo non ha basi per criticare Dio, qualsiasi persona che ragioni in questo modo merita d’andare all’inferno. Tutti quanti sanno ragionare meglio di così, da non andare in giro a dire di Dio cose come queste. Perciò, non permettete che la gente vi intrappoli in domande aggroviglianti che sembrano così filosofiche, e voi non avete più studiato filosofia da quando siate stati alle superiori, e non avete mai fatto un corso di logica, non preoccupatevi di queste cose, le critiche arroganti disoneste, trattatele come fa Paolo qui, e rendetevi conto che secondo i primi tre capitoli di Romani, voi sapete del non credente più di quanto egli sappia di se stesso. E questo è la ragione per cui questi tre capitoli sono così importanti. Quel non credente non è quello che dice di essere, è quello che Dio dice che è ed è come l’ha descritto nella sua parola.
Ora, alcune conclusioni. Nessuna promessa del patto può essere interpretata per fare di quelli che determinano di vivere nel peccato, o per ignoranza, o nella chiesa visibile, farli immuni dalla punizione divina. Qualsiasi sia la promessa in tutta la Bibbia, non c’è nella Bibbia la promessa che quelli che vivono nel peccato, e nell’impenitenza, e nell’incredulità, anche se sono membri della chiesa visibile, sono immuni dalla punizione di Dio. Dio è fedele alle sue promesse, ma non ha mai promesso di perdonare chi rifiuta di pentirsi e credere in Gesù. E perciò, non strappate le promesse dal loro contesto pattizio. Fede ed obbedienza a Cristo portano compimento a queste promesse, battezzati con acqua, o no. Incredulità e disobbedienza portano il compimento delle maledizioni pattizie, fisicamente battezzati, o no! Perciò non raggiratevi da soli fino a pensare che siete di una classe speciale, non crediate che voi e Dio avete un accordo speciale, per cui potete peccare senza conseguenze, e riuscirete a farla franca per quest’accordo speciale che avete con Lui. Il tuo battesimo, il tuo sistema teologico, la tua appartenenza alla chiesa come membro, tutte queste cose non costituiscono una protezione né sono di efficacia spirituale nella tua vita se divorziate da una vita di fede in Cristo e di obbedienza alla sua parola. Qualsiasi dottrina umana che scusi i peccato, cancelli la sua odiosità, ne sminuisca la colpa, comprometta la necessità del pentimento, e condanni la continua necessità per il convincimento di peccato proviene da satana e deve essere disprezzata. Attenti ad ogni insegnamento o interpretazione della Bibbia, che vi renda possibile trasgredire alcuna delle leggi di Dio senza soffrirne le conseguenze, la dove non ci sia fede e pentimento. State in guardia, contro ogni insegnamento, che dica che è possibile per voi vivere in disobbedienza a Dio senza conseguenze. Non trascurate nessuno degli ordinamenti di Dio, il battesimo, la santa cena, la predicazione ecc., usateli tutti e mescolateli con fede in Cristo, e meditate a lungo e a fondo le risposte alle domande da 84 a 87 del Catechismo Minore di Westminster. Riflettevi. Ogni peccato merita l’ira di Dio e la sua maledizione sia in questa vita che in quella a venire. Ogni peccato nella vostra vita, nella vita dei vostri piccoli bambini, merita l’ira di Dio e la sua maledizione, sia in questa vita che in quella a venire. Per sfuggire, dice il catechismo Minore, per sfuggire l’ira e la maledizione di Dio che ci spetta a causa del peccato Dio richiede da noi fede in Cristo Gesù, ravvedimento per la vita, col diligente utilizzo di tutti i mezzi esteriori attraverso i quali Cristo ci comunica i benefici della redenzione. Questa potrebbe essere una frase riassuntiva di ciò che abbiamo parlato in questi primi due capitoli. La fede in Gesù Cristo è una grazia salvifica, nella quale riceviamo e ci fondiamo su Lui solamente per la salvezza, come ci è offerto nel vangelo, il ravvedimento per la vita è una grazia salvifica, nella quale un peccatore, da un vero senso del proprio peccato, e comprensione della misericordia di Dio in Cristo, fa cordoglio per il proprio peccato e lo odia, lo rigetta e si volge verso Dio col pieno proposito e lo sforzo di ricercare una nuova obbedienza. Queste risposte ti descrivono? O le cose principali sono il battesimo, l’appartenenza ad una chiesa riformata, tutte queste cose ti danneranno se ti glori in esse, senza avere fede e obbedienza.
Preghiamo
Ti ringraziamo, o Signore, per averci dette queste cose, anche se ci convincono di peccato, ti ringraziamo per averci colpiti con la tua bontà, la tua misericordia, la tua giustizia, e l’auto-evidente autorità della tua parola, che non può essere spezzata. Ti ringraziamo che la tua fedeltà non dipenda dalla nostra fedeltà, Ti ringraziamo per il tuo amore, la tua grazia e la tua misericordia che ci tengono stretti. Ti preghiamo di fare di noi persone che portano il tuo marchio, che ci farai fedeli in ogni area della nostra vita per servirti, alla gloria di Cristo, Amen.