7
Romani 1-2
Giudizio e rendicontabilità
1 Paolo, servo di Gesú Cristo, chiamato ad essere apostolo, appartato per l’evangelo di Dio,
2 come egli aveva già promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture,
3 riguardo a suo Figlio, nato dal seme di Davide secondo la carne,
4 dichiarato Figlio di Dio in potenza, secondo lo Spirito di santità mediante la resurrezione dai morti: Gesú Cristo, nostro Signore,
5 per mezzo del quale noi abbiamo ricevuto grazia e apostolato, per l’ubbidienza di fede fra tutte le genti per amore del suo nome,
6 fra le quali anche voi siete stati chiamati da Gesú Cristo;
7 a voi tutti che siete in Roma, amati da Dio, chiamati santi: grazia e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesú Cristo.
8 Prima di tutto, rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesú Cristo per tutti voi, perché la vostra fede è pubblicata in tutto il mondo.
9 Perché Dio, a cui io servo nel mio spirito mediante l’evangelo di suo Figlio, mi è testimone che non smetto mai di menzionarvi,
10 chiedendo continuamente nelle mie preghiere che mi sia finalmente concessa dalla volontà di Dio l’opportunità di venire da voi,
11 perché io desidero grandemente vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, affinché siate fortificati.
12 E questo è per essere in mezzo a voi consolato insieme mediante la fede che abbiamo in comune, vostra e mia.
13 Ora, fratelli, io non voglio che ignoriate che molte volte mi sono proposto di venire da voi per avere qualche frutto fra voi come ne ho avuto fra le altre genti, ma finora ne sono stato impedito.
14 Io sono debitore ai Greci e ai barbari, ai savi e agli ignoranti.
15 Cosí, quanto a me, sono pronto ad evangelizzare anche voi che siete in Roma.
Dunque sta scrivendo loro questa lettera, ringraziando Dio per ciò che il vangelo sta facendo nella loro vita e dicendo loro quanto premuroso sia di cercare di giungere a Roma il più presto possibile per ministrare loro e permettere loro di ministrare lui. Poi, nei versi 16 e 17 abbiamo il tema del Libro di Romani riassunto in un paio di frasi. Questo è l’argomento del Libro di Romani. Concerne il vangelo e dice:
16 Infatti io non mi vergogno dell’evangelo di Cristo, il vangelo, perché ce n’è uno solo, perché esso è la potenza di Dio per la salvezza, di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco.
17 Perché la giustizia di Dio è rivelata in esso di fede in fede, come sta scritto: «Il giusto vivrà per fede».
Così qui espone il tema del resto del Libro di Romani. Capitoli da 1 a 12 egli espone ciò che ha posto in questi due versi e poi, cominciando dal capitolo 13 egli applica queste svariate questioni alle faccende pratiche della vita quotidiana. E notate cosa dice del vangelo, diverse cose: non se ne vergogna, non è imbarazzato dal vangelo perché Dio esercita la sua potenza per mezzo della predicazione del vangelo per salvare chiunque crede quel vangelo, ed Egli esercita quella potenza, sia verso i Giudei che vero i greci, Dio non è limitato dalla razza o dalla nazionalità o dal gruppo etnico, ed egli esercita la sua potenza per mezzo del vangelo conferendo la giustizia, rivelando la sua giustizia a quelli che non la posseggono, attraverso la fede, e solamente attraverso la fede. Dio esercita la sua potenza conferendo proprio quella cosa che egli richiede ai peccatori affinché siano salvati. La Legge richiede ciò che il Vangelo dà, questo è il punto qui, del Libro di Romani. La Legge richiede da noi la giustizia se vogliamo essere accettati da Dio, e il vangelo dà quella giustizia, accredita sul nostro conto, come abbiamo detto molte volte, la vita perfetta e la morte espiatrice del Signore Gesù Cristo per sola fede. Ora, cominciando col verso 18 ci dice la ragione per questo vangelo. La ragione per cui abbiamo bisogno del vangelo nel quale è rivelata la potenza di Dio è perché,
verso 18 Perché l’ira di Dio si rivela dal cielo sopra ogni empietà e ingiustizia degli uomini, che soffocano la verità nell’ingiustizia,
19 poiché ciò che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, perché Dio lo ha loro manifestato.
20 Infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, essendo evidenti per mezzo delle sue opere fin dalla creazione del mondo, si vedono chiaramente, affinché siano inescusabili.
Egli dice: qui c’è il motivo per cui abbiamo bisogno del vangelo in cui Dio esercita la sua onnipotenza nel salvare i peccatori, manifestando la sua giustizia accreditandola nel loro conto e ricevuta per sola fede, perché l’ira di Dio è riversata, e rivelata e manifestata sopra tutta la razza umana a motivo della nostra empietà e ingiustizia, a motivo del modo in cui abbiamo peccato contro Dio e il modo in cui abbiamo peccato gli uni contro gli altri. Siamo completamente inescusabili, dice qui, dice che viviamo in un contesto nel quale Dio rivela se stesso così chiaramente che se una persona non vede Dio e non si prostra in adorazione e sottomissione a Lui in questa creazione è perché non vuole farlo perché odia quel Dio e non solo noi viviamo in un contesto e in un ambiente nel quale Dio chiaramente rivela se stesso, ma anche noi siamo mezzi di rivelazione, noi stessi siamo veicoli di rivelazione e dovunque andiamo, Dio, attraverso la nostra costituzione di esseri umani, rivela che egli esiste e che non ci sono altri dii al fuori di Lui. E dunque noi non possiamo eludere la rivelazione di Dio e perciò siamo considerati inescusabili, e qui dice che il motivo per cui la gente non s’inchina a Dio che si rivela così chiaramente è perché soffoca la verità nell’ingiustizia, la sopprimono, la schiacciano, sono in un processo di auto-ingannamento che dura tutta la vita, non vogliono credere che il Dio delle Scritture è il Dio che veramente esiste, e come ha detto Rushdoony: adoreranno un dio idiota che non può vedere e parlare e udire piuttosto che adorare il dio vero e vivente. E perciò tutta la loro vita agiscono come se Dio non esistesse e cercano di convincere se stessi che non devono fare i conti con questo Dio, sono inescusabili. E continua,
verso 21 Poiché, pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno però glorificato né l’hanno ringraziato come Dio, anzi sono divenuti insensati nei loro ragionamenti e il loro cuore senza intendimento si è ottenebrato.
22 Dichiarandosi di essere savi, sono diventati stolti,
23 e hanno mutato la gloria dell’incorruttibile Dio in un’immagine simile a quella di un uomo corruttibile, di uccelli, di bestie quadrupedi e di rettili.
Sono talmente in ribellione contro questo Dio vero e vivente che adoreranno scarafaggi, e giustificheranno l’adorazione di scarafaggi piuttosto che riconoscere e ammettere la presenza di questo Dio vero e vivente. E non ci sono dunque scusanti per le loro azioni e perciò, cominciando dal verso 24 leggiamo del responso di Dio nei confronti della loro inescusabile reiezione di Lui e la parola che definisce il suo responso è ‘abbandono’. Che Dio li abbandona e li consegna al loro peccaminoso stile di vita.
Dice nel verso 24 Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità nelle concupiscenze dei loro cuori, sí da vituperare i loro corpi tra loro stessi.
25 Essi che hanno cambiato la verità di Dio in menzogna, sanno che è una menzogna, e hanno adorato e servito la creatura, al posto del Creatore che è benedetto in eterno. Amen.
26 Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami, poiché anche le loro donne hanno mutato la relazione naturale in quella che è contro natura.
27 Nello stesso modo gli uomini, lasciata la relazione naturale con la donna, si sono accesi nella loro libidine gli uni verso gli altri, commettendo atti indecenti uomini con uomini, ricevendo in se stessi la ricompensa dovuta al loro traviamento.
28 E siccome non ritennero opportuno conoscere Dio, Dio li ha abbandonati ad una mente perversa, da far cose sconvenienti,
29 essendo ripieni d’ogni ingiustizia fornicazione, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d’invidia, omicidio, contesa frode, malignità,
30 ingannatori, maldicenti, nemici di Dio, ingiuriosi, superbi, vanagloriosi ideatori di cose malvagie, disubbidienti, al genitori,
31 senza intendimento, senza affidamento, senza affetto naturale, implacabili, spietati.
In altre parole il giudizio di Dio su questo inescusabile rifiuto da parte della razza umana di inchinarsi davanti alla rivelazione di sé nella natura è lasciarli andare a questi desideri peccaminosi e questi comportamenti peccaminosi dell’uomo caduto. E qui vediamo, come abbiamo visto nel nostro studio dei Salmi che Dio punisce il peccato con ulteriore peccato. Che Dio punisce e riversa la sua ira su una cultura che persiste nella sua ribellione contro di Lui, non facendoli peccare quando non vogliono peccare, ti preghiamo non farci peccare, non farci peccare, no, ma semplicemente trattenendo e sospendendo la sua restrizione sul desiderio di peccare dei non rigenerati. La sola ragione per cui ogni non credente non è un assassino seriale satanista non è perché c’è un qualche rimasuglio di bene in queste persone, è a motivo della restrizione della mano di Dio che li trattiene dall’essere malvagi quanto potrebbero esserlo, in modo da non avere un’inferno in terra. Ebbene, la Bibbia qui dice che Dio trattiene quella restrizione e lascia che compiano i desideri peccaminosi del loro cuore e uno dei modi principali in cui si osserva l’abbandono di Dio in una cultura è quando lascia che si immerga nell’omosessualità. Che il comportamento e il desiderio omosessuale è un segno dell’abbandono di Dio di una cultura peccaminosa, non solo il desiderio omosessuale ma anche tutti questi altri peccati, che Dio lascia andare quella cultura peccaminosa ai desideri peccaminosi del loro cuore. Ora, notate, l’omosessualità che viene condannata qui non è solo il comportamento omosessuale, sono anche i desideri, così che i desideri omosessuali sono essi stessi il risultato dell’abbandono di Dio ai desideri innaturali, non solo il comportamento omosessuale ma desideri omosessuali.
E poi, nel verso 32 abbiamo il peccato peggiore di tutti. Il peccato culminante:
32 Or essi, pur avendo riconosciuto il decreto di Dio secondo cui quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non solo le fanno, ma approvano anche coloro che le commettono.
E così qui dice, e ricordate ciò che abbiamo detto nell’ultimo studio che abbiamo fatto, che quando comprendete Romani 1, voi comprenderete, saprete di ogni non credente più di quanto egli sappia di se stesso, perché voi guardate quel non credente nello stesso modo in cui Dio lo guarda e lo vedete come realmente è, non come pensa di essere, non come vuole essere, non come s’illude di essere, ma voi vedete quel non credente come egli veramente è quando lo guardate attraverso gli occhi di Romani 1. E qui dice che ogni non credente, ogni non credente non rigenerato riconosce il decreto di Dio, che viva nel profondo della foresta amazzonica più scura o che viva nel più profondo delle tenebre a Roma o di qualsiasi altra città d’Italia, ogni essere umano riconosce il decreto di Dio. Quale decreto di Dio? Quale comando di Dio? Che – quelli che praticano tali cose – sono degni di morte. Perciò, ogni essere umano sa che chi pecca merita di essere punito. E non merita semplicemente di essere punito, ma merita di andare all’inferno. Vi ho raccontato di quella donna che veniva nella nostra chiesa una volta, che aveva scritto un best seller “Come tradire ha salvato il mio matrimonio” e l’intendeva proprio. E veniva in chiesa, e potevi udirla entrare dalla porta, indossava un sacco di braccialetti e di monili tintinnanti, la si poteva udire che arrivava e andava a sedersi. Venne nel mio ufficio e mi disse: “Ho bisogno di consulenza, la mia vita è un disastro”, beh, questo l’avevo capito, “Signor Morecraft, ho ascoltato un paio di suoi sermoni e volevo solo dirle che non credo nell’inferno. Perciò non mi parli dell’inferno, non ci credo, e non andremo a parare da nessuna parte se mi parla dell’inferno’. Così, dentro di me dissi, vediamo che succede, e pregai: Signore, permettimi di farle vedere che in realtà sta cercando di buggerare se stessa. E a quel tempo c’erano degli omicidi seriali di alcuni giovani neri, e dunque le chiesi se ne avesse sentito parlare. Disse di sì. Credo sia terribile. Allora le chiesi, ‘cosa pensa di questa persona che va in giro ad uccidere questi giovani?’ e lei rispose: ‘che deve andare all’inferno!” Risposi: Ah, veramente? Il punto cui cerco di arrivare è che ogni essere umano crede il decreto di Dio e sa che il peccato deve essere punito e dovrebbe essere punito e che c’è una cosa chiamata ‘morte’ che è la punizione per il peccato.
Ma ora, perché sono degni di morte? Perché non solo praticano i peccati menzionati poco fa che sono il risultato dell’abbandono di Dio, ma anche approvano con tutto il cuore altre persone che le praticano, sapendo molto bene che se pratichi queste cose vai all’inferno. Quindi fanno delle cose che sanno molto bene che li faranno andare all’inferno per averle fatte e poi incoraggiano altre persone a commettere gli stessi peccati sapendo molto bene che essi andranno all’inferno per averli commessi, suppongo perché l’infelicità ama stare in compagnia.
E dunque ora, giungiamo al Secondo Capitolo con questo importante ‘perciò’ e quel perciò, più che verosimilmente continua con ciò che abbiamo imparato nel Capitolo Uno. Qui c’è la situazione dell’uomo a motivo dell’abbandono di Dio causato dal suo rifiuto di credere nel Dio che è rivelato nelle Scritture, la sua vita è caratterizzata da molti di questi peccati, in particolare egli pratica cose che sa lo condanneranno e induce altri a fare le stesse cose, perciò
2. 1 Perciò, o uomo, chiunque tu sia che, giudichi, sei inescusabile perché in quel che giudichi l’altro, condanni te stesso, poiché tu che giudichi fai le medesime cose.
2 Or noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità su coloro che fanno tali cose.
3 E pensi forse, o uomo che giudichi coloro che fanno tali cose e tu pure le fai, di scampare al giudizio di Dio?
4 Ovvero disprezzi le ricchezze della sua benignità, della sua pazienza e longanimità, non conoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?
5 Ma tu, per la tua durezza ed il cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d’ira, per il giorno dell’ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio,
6 che renderà a ciascuno secondo le sue opere:
7 la vita eterna a coloro che cercano gloria, onore e immortalità, perseverando nelle opere di bene
8 a coloro invece che contendono e non ubbidiscono alla verità, ma ubbidiscono all’ingiustizia, spetta indignazione ed ira.
9 Tribolazione e angoscia spetta ad ogni anima d’uomo che fa il male del Giudeo prima e poi del Greco;
10 ma gloria, onore e pace a chiunque fa il bene, al Giudeo prima e poi al Greco.
11 Perché presso Dio non v’è parzialità.
Ora, questa è la prima parte del Secondo capitolo di Romani, noi parleremo di due parti del capitolo, versi 1 a 11 e poi versi 12 fino a 16 e nel prossimo sermone parleremo del resto del capitolo dal verso 17 fino al verso 29. Ma questo capitolo concerne due cose. Concerne il giudizio di Dio e la ‘rendicontabilità’ dell’uomo.
[Ora, ‘rendicontabile’ si può usare in italiano e lo userò anche se suona strano e macchinoso ma ‘rendicontabilità’ non si può usare, o almeno non ancora. Noi siamo quella nazione che aggiunge al vocabolario ‘petaloso’ ma non ha ancora aggiunto una parola così importante come ‘rendicontabilità’. Userò rendicontabilità per non perdere la maggiore enfasi che ha sul ‘dover rendere conto’. N.d.T]
Questi peccati sopraesposti caratterizzano la vita dell’uomo caduto non rigenerato e l’uomo non la farà franca perché il giudizio sta arrivando. Il giudizio non solo cade su di noi nel mezzo della nostra vita ma c’è un Giorno di Giudizio definitivo alla fine del tempo. Che l’uomo immorale, malvagio, ribelle non la farà franca con i suoi peccati perché c’è un giudizio che arriva. E quanto rendicontabili sono essi? Quanto rendicontabili sono questi esseri umani, questi esseri umani peccatori per le loro azioni? Puoi passare la patata bollente a qualcun altro? Forse non sono stati educati correttamente, forse sono cresciuti in un ambiente negativo, forse hanno avuto altri svariati problemi, sicuramente non sono completamente rendicontabili per tutte le loro azioni; e la risposta è sì, sono rendicontabili per tutte le loro azioni, la totale responsabilità dell’uomo è qualcosa che sta lassù con la totale sovranità di Dio che la cultura moderna non gradisce della fede Riformata, o del vangelo. La differenza tra il calvinismo e tutte le altre espressioni di pseudo-cristianità non è che noi crediamo nella totale sovranità di Dio e tutti loro credono nella totale responsabilità dell’uomo, noi crediamo che Dio sia troppo sovrano, no, piuttosto è che la reazione del mondo contro il vangelo della Bibbia e della fede riformata è che noi crediamo che Dio sia troppo sovrano e che l’uomo sia troppo rendicontabile. E uno dei passi della Scritture più ripugnanti per l’uomo moderno si trova qui nel secondo capitolo del Libro di Romani che tratteremo quando giungiamo ai versi 11 e 12 e concerne proprio quanto rendicontabili siano gli esseri umani per i loro peccati davanti al Dio vivente. Ora, naturalmente, quando parliamo della totale responsabilità di tutti gli uomini per tutte le loro azioni c’è un corollario e questo è l’universalità della condanna. Ogni qualvolta pensi che ogni essere umano è totalmente rendicontabile per tutte le proprie azioni c’è sempre un altro pensiero che dovrebbe accompagnarlo e questo è che tutti gli uomini sono rendicontabili, tutti gli uomini sono peccatori, tutti gli uomini sono condannati, eccetto quelli che sono stati salvati dalla grazia per fede nel Signore Gesù Cristo.
Guardiamo ora al nostro testo. I versi da 1 a 11 trattano del giudizio e per giudizio non intende qualcosa di neutrale, sta parlando di giudizio di condanna, un giudizio che condanna persone, e dice: perciò, siete senza scusanti, alle persone che menziona nel capitolo 1 e vedrete più tardi che si riferisce anche ai giudei, penso che abbia parlato dei gentili in modo predominante ed ora, in questo capitolo parlerà in modo predominante dei Giudei, vedete che sono tutti in un solo cesto per quanto concerne la loro posizione davanti a Dio, egli dice: perciò siete inescusabili che vivete la vita che è appena stata descritta, ognuno di voi che giudica le cose che egli stesso commette condanna se stesso davanti a Dio onnipotente; verso 2 e noi sappiamo, per certo, non è qualcosa su cui tiriamo ad indovinare, e noi sappiamo che questo giudizio di Dio, questa condanna, questa retribuzione, questa vendetta divina sul peccato dell’uomo, inescusabile peccato, noi sappiamo che il giudizio di Dio giustamente – ricade, su coloro i quali praticano tali peccati. Così impariamo qualcosa riguardo al giudizio di Dio qui nel verso 2 ed è che è giusto ed è meritato; che quando Dio riversa il suo giudizio, la sua condanna sulle persone in questa vita e dopo la morte, non è impietoso, non è cattivo, non è pieno d’odio, è giusto, è un giudizio rettamente amministrato su coloro i quali commettono tali cose. Meritano questo giudizio e lo riceveranno.
E nel verso 3 vediamo che questo giudizio è ineludibile, inevitabile, “E pensi forse, o uomo che giudichi coloro che fanno tali cose e tu pure le fai, di scampare al giudizio di Dio?” Non scamperai! Qualsiasi cosa Dio intenda per la sua provvidenza, qualsiasi giudizio intenda portare dentro la tua vita prima della morte, tu non scamperai quel giudizio. E poi un giorno, tu starai insieme a tutti noi davanti al Dio vivente nel Giorno del Giudizio e sicuramente non sfuggirai o non scamperai con la tua eloquenza o in nessun altro modo, perché questo giudizio di Dio nella storia e alla fine della storia è ineludibile e inevitabile per tutti.
Verso 4; egli mostra il pericolo di trascurare la bontà di Dio e penso che stia probabilmente parlando ai Giudei: “Ovvero disprezzi le ricchezze della sua benignità, della sua pazienza e longanimità”, Ora, penso che i Giudei anche più che i gentili siano stati i percettori della bontà di Dio, della sua pazienza e longanimità, e disprezzare significa dare poco peso, sottovalutare, o trattare con disprezzo. Pensi che potrai farla franca trattando con disprezzo la bontà di Dio, la pazienza e longanimità immeritate con cui Dio ti ha trattato lungo le tue generazioni? Dimenticando, non essendo disposto ad ammettere, non riconoscendo non valutando che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?”
Dio è stato buono con te lungo tutta la tua vita e se tu l’avessi riconosciuto ti saresti pentito, se tu avessi compreso perché Dio è stato benigno con te che non l’ha fatto perché lo meriti ma per spingerti al ravvedimento ti saresti ravveduto ma non ti sei ravveduto perché hai abusato della fedeltà e della bontà e del favore di Dio verso di te lungo i secoli.
E poi, nel verso 5 vediamo la causa del giudizio
5 Ma tu, [a causa della] tua durezza ed il cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d’ira, per il giorno dell’ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio.
Che la ragione per cui il giudizio di Dio sta cadendo su di te, inevitabilmente, è perché tu cocciutamente rifiuti di ravvederti. Se tu ti ravvedessi dei tuoi peccati saresti perdonato di qualsiasi peccato della tua vita, ma poiché tu caparbiamente rifiuti di ravvederti dai peccati della tua vita dovrai affrontare l’ira di Dio nel giorno della sua ira e della giusta manifestazione del suo giusto giudizio. Ora, abbiamo già imparato da Romani 1:18 che l’ira di Dio è riversata dal cielo sopra ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, che è qualcosa che avviene continuamente nella vita del non credente, che Dio è adirato col malvagio ogni giorno, talché quando parla de ‘il giorno dell’ira’ non sta dicendo che c’è un giorno in cui Dio manifesterà la sua ira per la prima volta, sta dicendo questo è il giorno della finale e completa, e culminante esecuzione dell’ira di Dio. Nessuno ha mai sperimentato il giudizio che merita in questa vita, per quanto severamente Dio possa averci trattato, ma alla fine del tempo, nel Giorno del Giudizio, il giorno dell’ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio, coloro i quali hanno rifiutato di credere, che hanno vissuto, hanno scelto di vivere nella loro incredulità riceveranno la piena punizione, la perfetta punizione che i loro peccati meritano, nel giorno dell’ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio. Ora, abbiamo un quadro interessante qui che descrive la vita del non credente ogni giorno della sua vita, dice:
Ma tu, per la tua durezza ed il cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d’ira, per il giorno dell’ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio.
Cosa vuole dire quando dice che il non rigenerato nella sua ribellione sta accumulando un tesoro d’ira per se stesso. Come ha detto una persona, è un collezionista dell’ira di Dio, il non credente è un accumulatore, un tignoso, uno spilorcio … di ira di Dio, quasi come quell’uomo che fu così stupido da avere questo hobby, collezionare uova di serpente a sonagli, e tiene queste uova in una bella scatola calda, in una bella stanza calda, e poi entra ad un certo punto nel tempo del suo hobby ad accarezzare le sue piccole uova di serpente a sonagli, e sono tutti usciti di loro gusci e lo mordono e uccidono. Questo è ciò che un non credente sta facendo in tutta la sua vita, sta accumulando, con la sua vita di ribellione ed incredulità, sta accumulando ira, vale a dire che ogni giorno in cui vive in ribellione e incredulità questo significa che ci sarà più ira messa via per lui per la fine del tempo e che sarà riversata sul suo capo con pienezza.
Così, voi ed io in effetti dovremmo compatire, con tutta la nostra giusta indignazione per i non credenti come gli omosessuali, noi dovremmo anche commiserarli perché stanno accumulando ira come uova. E un giorno tutte queste uova di crotalo si schiuderanno, e tutto ciò che meritano per la loro ribellione sarà riversato su di loro.
Nel verso 6 dice: per il giorno dell’ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio, 6 “che renderà a ciascuno secondo le sue opere”.
Ora ci sono tre cose qui. Prima di tutto quel giudizio è certo, quel giorno dell’ira è certo. Egli ‘renderà’, non è qualcosa che potrebbe fare, è qualcosa che farà, Egli renderà a ciascuno, a ogni persona – secondo le sue opere. Ora, questa è una frase che confonde molte persone, noi tutti sappiamo che siamo giustificati per sola fede, noi comprendiamo che siamo salvati per sola grazia e non per le opere della legge, ma la Bibbia dice qui anche che nel giorno del giudizio quando noi tutti saremo là, e a proposito, non saranno là solo i non credenti, tutti, ogni persona sarà là nel verso 6, ma più tardi nei versi 7 e 8 parla non solo della retribuzione che riceveranno i non credenti, ma della retribuzione che riceveranno i pii che vivono per la gloria di Dio. Perciò, ogni essere umano che sia vissuto sarà presente nel giorno del giudizio e ciascuno di noi sarà giudicato secondo le sue opere, secondo il suo comportamento, secondo come ha pensato, quali sono stati i suoi obbiettivi, come ha reagito, come ha risposto, come ha vissuto in questa vita, in modo che la giustificazione per fede viene conclusa dal giudizio per opere. Ora comprendete questa cosa, fate una chiara distinzione tra l’essere giudicato secondo le sue opere ed essere giudicato a motivo di o in conto delle sue opere. Queste sono due cose interamente diverse per il cristiano. Che alla fine del tempo, quando staremo davanti a Dio egli non ci chiederà se sei venuto all’altare, se sei stato battezzato, se hai chiesto a Gesù di entrare nel tuo cuore, se hai fatto professione di fede, quanto ami Gesù, che sentimento provi per Gesù, Egli guarderà te e me, e tutto ciò che siamo, dentro e fuori, e ci giudicherà secondo come abbiamo vissuto dentro e fuori tutta la nostra vita. Non ci giudicherà fondandosi su queste opere, o non ci darà alcuna benedizione in conto di queste opere, ma secondo le opere, fatemelo dire in un altro modo, alla fine dei tempi, come si giustificano salvezza per grazia e giudizio secondo le opere? In questo modo: siamo salvati per grazia, perché lo Spirito Santo ci ha rigenerato e ci ha dato il dono della fede e benché noi non lo meritassimo abbiamo disteso la mano e ricevuto Gesù Cristo come nostro Salvatore e siamo salvati a motivo di ciò che Egli ha fatto nella sua vita e nella sua morte e resurrezione e non in ragione di qualsiasi cosa noi avessimo fatto, e Dio ci dichiara ‘non colpevoli’ e ci accetta nella sua famiglia e quella decisione presa dal Giudice dell’universo è irreversibile. Non ritornerà sulla sua decisione. Così, alla fine del tempo, poiché la fede senza opere è morta, Dio esaminerà la nostra vita e vedrà dal nostro comportamento, da come abbiamo vissuto dentro e fuori: la fede di questa persona è reale? Ha avuto una vita cambiata? Non una vita perfetta. Ma il suo comportamento, i suoi pensieri, i suoi desideri, i suoi obbiettivi, i suoi sogni, hanno complessivamente riflesso l’immagine di uno che ha creduto del Signore Gesù Cristo? Cercherà evidenze della fede, evidenze della fede nella tua vita, e quando vede queste evidenze della fede ti accoglie con sé, e la base su cui ti accetta non sono queste evidenze della fede che vede in te, ma la base della tua accettazione è la vita e la morte del Signore Gesù Cristo. Quella è la base della tua accettazione. Quella è la base di qualsiasi decisione Dio prenderà a tuo riguardo nel giorno del giudizio, osserverà la tua vita per vedere se ci sono evidenze della fede. Se ci sono evidenze della fede convaliderà la tua fede davanti ad un universo testimone, la tua fede che posa sulla vita e la morte di Gesù Cristo solamente. Perciò queste opere per le quali saremo giudicati alla fine del tempo sono evidenze della fede, ma non la base della nostra accettazione.
Cosa accade al non credente? La persona non rigenerata sta davanti a Dio e Dio cerca evidenze della sua non rigenerazione, evidenze della sua ribellione, ha questa persona rifiutato di riporre la propria fede in Gesù Cristo, ha vissuto in disprezzo contro Dio tutta la sua vita vivendo secondo la propria volontà e i propri desideri anziché arrendersi alla volontà e ai desideri di Dio? E se vede nella vita di quella persona evidenze della sua totale depravazione, quelle evidenze del suo comportamento e dei suoi pensieri peccaminosi diventano la base per la sua condanna all’inferno. Così vedete la differenza e questo è il modo in cui sono collegate salvezza per grazia che si conclude in giustificazione per opere. Che alla fine del tempo, voi ed io saremo giudicati come cristiani, Dio guarderà per vedere evidenze nella nostra vita che provano che veramente abbiamo avuto fede in Gesù e se vede queste evidenze ci accetterà basandosi sull’imputazione della vita e della morte del Signore Gesù Cristo al posto nostro. Le evidenze non sono la base. Ma quando guarda l’incredulo, il non rigenerato, quando vede la sua totale depravazione, quelle evidenze, quella vita di peccato, quei comportamenti e quei pensieri peccaminosi sono la base per la sua condanna eterna. Dio condanna l’uomo per la sua impenitenza e il suo peccato. E dunque, ecco perché noi non abbiamo bisogno di essere intimoriti da frasi come quella nel verso 6 “Dio renderà a ciascuno secondo le sue opere.”
Verso 7, adesso parla di due tipi di persone che ricevono retribuzioni eterne. “A coloro, nel giorno del giudizio, che cercano gloria, onore e immortalità, perseverando nelle opere di bene, la vita eterna“. Così, quando staremo davanti al Signore, se siamo veramente cristiani, se abbiamo fede in Cristo quella fede avrà provato se stessa in una vita di perseveranza in opere di bene, e di obbedienza a Dio e di ricerca della sua gloria, e del suo onore e di una vita di immortalità alla presenza di Dio, e quando queste cose saranno viste nella vita del vero credente egli riceverà vita eterna alla presenza di Dio.
Ma, a quelli che sono egoisticamente ambiziosi, e non ubbidiscono alla verità, ma ubbidiscono all’ingiustizia, spetta indignazione ed ira. Qui ci sono le evidenze dell’incredulità. Ambizioni egocentriche, rifiuto di obbedire e credere alla verità, vivere una vita obbedendo desideri ingiusti e peccaminosi. E una persona, la cui vita è caratterizzata da queste cose, in quel giorno dell’ira finale di Dio riceverà in piena potenza ira e indignazione. Ci sarà, in quel giorno “Tribolazione e angoscia spetta ad ogni anima d’uomo che fa il male del Giudeo prima e poi del Greco”; la parola ‘anima‘ potrebbe essere tradotta ‘persona’, ogni persona che fa il male; ci sarà da parte di Dio tribolazione e angoscia per ogni persona umana che vive la sua vita nel male. E i Giudei riceveranno la loro punizione, e anche i non Giudei, i Greci. Perciò, se una persona è caratterizzata da azioni malvagie e dal perseguire malvagi desideri, nel giorno del giudizio, quando starà davanti a Dio, riceverà tribolazione e angoscia divine.
Ma, verso 10: ” ma gloria, onore e pace a chiunque fa il bene, al Giudeo prima e poi al Greco“. Vale a dire che nel giorno del giudizio, se facciamo il bene quella è la prova che abbiamo avuto fede, anche se non abbiamo fatto il bene, perfettamente. Come sappiamo se facciamo il bene, se siamo credenti? Perché per quanto riguarda i non credenti in Romani 3 non ce n’è uno che faccia il bene, nemmeno uno. Non ci saranno buoni pensieri, azioni, desideri od obbiettivi che saranno trovati nel giorno del giudizio nella vita del non credente. Cosicché se Dio trova in te anche solo un qualche bene questa è la prova che sei rigenerato, è la prova che sei un vero credente e tu riceverai in quel giorno gloria e onore e pace, tutti questi conseguimenti della vita e della morte del Signore Gesù Cristo, al Giudeo prima ed anche al Greco. Questa è la terza volta che viene usata questa frase. Nel capitolo 1 verso 16
“Infatti io non mi vergogno dell’evangelo di Cristo perché esso è la potenza di Dio per la salvezza, di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco“.
E poi lo abbiamo trovato altre due volte nel brano di oggi. Così avete visto questa primazia di questa benedizione o dannazione sul popolo giudaico, che avrebbero dovuto essere i meglio preparati al mondo a ricevere il Cristo, 2000 anni fa.
Ora, egli conclude questa sezione con: Perché presso Dio non v’è parzialità. Tutti saranno giudicati dalle loro opere. Perché non c’è parzialità in Dio. Quando si arriva al giorno del giudizio Dio è totalmente imparziale verso le persone o verso la condizione speciale di chicchessia. Ed in quel giorno la giustizia di Dio vedrà solo due cose: il responso del peccatore alla legge di Dio. Dio vedrà solo due cose nel giorno del giudizio, questo è ciò che intende quando dice che è totalmente imparziale quando si tratta dell’amministrazione della giustizia. Dio non è imparziale quando si tratta dell’amministrazione della grazia: avrà misericordia di chi avrà misericordia, egli è sovrano nell’amministrazione della grazia, ma è giusto nell’amministrazione della giustizia, Egli è giusto e imparziale alla fine del tempo e le due cose che vedrà sono queste: come ha risposto alla mia legge questa persona? e la seconda cosa è: quale grado di luce ha della mia legge? A chi molto è stato dato molto sarà richiesto. La Bibbia dice che quelli che sanno fare il bene e non lo fanno riceveranno molte battiture (Lc.12:47) e quelli che non sanno fare il bene e non lo fanno ne riceveranno poche (48). saranno tutti battuti perché tutti sono rendicontabili davanti a Dio come vedremo, ma quelli che hanno maggiore luce, che hanno maggior conoscenza di ciò che Dio richiede da loro e lo rigettano saranno puniti con un giudizio più severo di quanto riceveranno quelli che ne hanno una minore più incompleta conoscenza. Perciò nel giorno del giudizio, quando Dio guarderà a questi non credenti e a tutti gli uomini guarderà due cose: 1, qual’è la loro risposta alla mia legge; e 2, che grado di luce hanno. Ora, cosa voglio dire con questo. Ebbene, leggiamo i versi da 11 a 16
11 Poiché presso Dio non vi è parzialità.
12 Infatti tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno pure senza la legge; e tutti quelli che hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati secondo la legge,
13 perché non coloro che odono la legge sono giusti presso Dio, ma coloro che mettono in pratica la legge saranno giustificati.
14 Infatti quando i gentili, che non hanno la legge, fanno istintivamente o per natura le cose della legge, essi, non avendo legge, sono legge a se stessi;
15 questi dimostrano che l’opera della legge è scritta nei loro cuori per la testimonianza che rende la loro coscienza, e perché i loro pensieri si scusano o anche si accusano a vicenda,
16 nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesú Cristo, secondo il mio evangelo.
Dunque abbiamo qui due tipi di persone. Abbiamo quelli descritti come con la legge, e abbiamo quelli descritti come senza la legge. Ora, chi sono quelli con la legge? In questo passo abbiamo visto che sta probabilmente parlando dei Giudei, quindi quelli dentro il cerchio della rivelazione speciale di Dio. A loro è stata data la legge di Dio scritta. Quindi, qualcuno con la legge o sotto la legge significa qualcuno che ha la Bibbia, ed ha udito la bibbia predicata, ed ha qualche conoscenza della Bibbia. Nel giorno del giudizio sarà giudicato con quella legge di Dio nella Bibbia e nessun uomo ha osservato quella legge; maledetto è chiunque, dice Mosè e Paolo, maledetto è chiunque non mette in pratica tutte le cose scritte nel libro della legge. Ecco quanto rendicontabile è la razza umana, se tu sei cresciuto con la Bibbia, se tu popolo giudaico sei cresciuto con la legge di Dio, se tu sei cresciuto con la Bibbia, la Bibbia sarà quella che ti condanna. Questo sarà il criterio. La mia legge nella Bibbia sarà il criterio con cui saranno giudicate le tue opere. E se c’è la più piccola infrazione allo standard della legge di Dio rivelata nelle Scritture tu sarai eternamente condannato. Ma ci sono i gentili lì fuori, che non hanno mai visto la legge di Dio, sono all’esterno del cerchio della rivelazione speciale, non hanno mai visto una Bibbia, non hanno mai udito la Bibbia predicata, non hanno conoscenza di ciò che c’è nella Bibbia, sono lo stesso descritti come peccatori e sono descritti come persone che vanno a perire anche se non hanno mai visto una Bibbia. Ciò che è importante vedere fin qui è che il prerequisito per essere chiamato un peccatore non è il possesso della Bibbia. Il prerequisito per essere chiamato un peccatore non è aver udito il vangelo e averlo rigettato. Tutti gli uomini sono peccatori che abbiano visto una Bibbia oppure no. Tutti gli uomini sono peccatori, meritevoli della condanna che abbiano udito l’evangelo oppure no. Qui sta parlando della seconda categoria di persone, quelli senza la legge, che non hanno mai visto una Bibbia, non l’hanno mai sentita predicata, essi periranno sotto il giudizio di Dio, sono peccatori, perché una legge ce l’hanno, e dice lì nel verso 12 Infatti tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno pure senza la legge. Anche se non hanno mai visto la Bibbia, sono peccatori e periranno, e tutti quelli che hanno peccato sotto la legge, vale a dire con la Bibbia, saranno giudicati dalla legge della Bibbia. Perché non coloro che odono la legge sono giusti presso Dio, ma coloro che mettono in pratica la legge saranno giustificati. Non è semplicemente possedere la Bibbia, nemmeno solo credere le cose contenute nella Bibbia, neppure sentire la Bibbia predicata è la cosa importante, proprio come i Giudei, non è essere in possesso della legge di Dio che conta, la cosa importante è cosa ne fai di quella legge? Perché il giudizio di Dio sarà amministrato secondo non come hai udito la legge di Dio, non valutando se la possiedi o no, ma cosa ne hai fatto e come l’hai obbedita o disobbedita. Poiché, verso 14 ( Perché non coloro che odono la legge sono giusti presso Dio, ma coloro che mettono in pratica la legge saranno giustificati.) Infatti ( poiché) quando i gentili, cioè gente che non ha mai visto la Bibbia, poiché quando i gentili che non hanno la legge, fanno per natura le cose della legge, essi, non avendo legge, sono legge a se stessi;
Ora non è una legge diversa da quella che hai nelle mani. Dio non ha due misure con cui giudicherà le persone; giudicherà le persone che hanno la Bibbia con la legge che si trova nella Bibbia, e giudicherà quelli che non hanno mai visto la Bibbia con un’altra legge al di fuori della Bibbia. No, c’è un solo criterio, una sola misura, un solo standard. Ed è quello della legge di Dio. E dice che la sua legge condannerà come peccatori coloro i quali non hanno mai visto una Bibbia in vita loro; e benché non abbiano la legge di Dio scritta, ciò che fanno per natura, con riferimento alle cose della legge, sono legge a se stessi. Ora, quella frase: ‘legge a se stessi’ significa esattamente l’opposto di ciò che significa nella nostra cultura. Quando noi oggi diciamo che qualcuno è legge a se stesso cosa intendiamo? Cosa vogliamo dite? vogliamo dire che quella persona è un umanista, uno che crede di avere la capacità di determinare il bene e il male da se stesso senza fare riferimento alla rivelazione, solo per l’uso della ragione e dell’osservazione. È legge a se stesso, si fa da se le regole del gioco. Ebbene, la frase qui in Romani 2 significa esattamente l’opposto. Quando dice che quando fanno per natura le cose della legge sono legge a se stessi, sta dicendo che il non credente, la persona non rigenerata che non ha mai visto la Bibbia è confrontato con la legge di Dio che è scritta nel suo essere in quanto persona creata ad immagine di Dio. Egli è una rivelazione della legge di Dio a se stesso, e il non credente è confrontato con la legge di Dio non in un libro ma in ciò ch’è scritto nella sua mente perché è stato creato ad immagine di Dio, talché istintivamente, per natura questa persona ha una generica comprensione di ciò ch’è bene e di ciò ch’è male secondo Dio anche se questa comprensione è stata confusa dal peccato. Andiamo avanti,
verso 14 Infatti quando i gentili, che non hanno la legge, fanno istintivamente o per natura le cose della legge, essi, non avendo legge, sono legge a se stessi;
15 questi dimostrano che l’opera della legge è scritta nei loro cuori per la testimonianza che rende la loro coscienza, e perché i loro pensieri si scusano o anche si accusano a vicenda.
Sta dicendo che queste persone non possono sfuggire a ciò che sono malgrado non abbiano visto la Bibbia in tutta la loro vita, sono creati ad immagine di Dio. E uno degli aspetti dell’essere creato ad immagine di Dio è che hai la legge di Dio scritta nel tuo cuore. Ora, Paolo è molto attento a come dice le cose. Perché sa che più tardi dirà che uno degli attestati della rigenerazione è che hai la legge di Dio scritta nel tuo cuore e tu ti trovi ad adempiere quella legge. Non dice questo, qui. Lo dice un po’ diversamente di proposito: le cose della legge, le opere della legge; Paolo risparmia questa frase ‘la legge scritta nel tuo cuore’ per la rigenerazione; dice le ‘opere della legge’ scritte nei loro cuori, un conoscenza generica della differenza tra il bene ed il male che persiste ancora nella vita delle persone. Adamo ed Eva la conoscevano perfettamente prima di peccare, avevano una perfetta comprensione del bene e del male. Ma quell’immagine fu frammentata, e distorta e spezzata, ma è ancora là. E così il non credente è condannato dalle opere della legge che sono ancora scritte nella sua mente in virtù del fatto che è creato ad immagine di Dio, e la sua coscienza testimonia di questo fatto. Ora, la coscienza non è un oggetto, è una funzione, la coscienza è una persona umana in funzione con riferimento alla discriminazione morale e alla capacità di giudicare, talché la tua coscienza in quanto persona umana funziona facendoti sentire in colpa. E se fai qualcosa di giusto, la tua coscienza funziona facendoti sentire contento. Ora, non puoi seguire sempre la tua coscienza se sei un non credente, perché la tua coscienza è corrotta e accecata dal peccato, ma pur tuttavia tutte le persone non rigenerate hanno una coscienza che le scusa o le accusa, li fa sentire in colpa quando tagliano teste alla gente e le fanno essiccare, li fa sentire bene quando non hanno setto o otto mogli; le cose della legge sono scritte nella mente del non credente, egli conosce in modo generico ciò ch’è bene e ciò ch’è male, e la sua coscienza è un testimone aggiunto, questo è ciò che la parola greca significa, co-testimone. Con il fatto che la legge di Dio è scritta nel suo cuore e nessun uomo sulla terra segue la propria coscienza perfettamente, nessuno, e nessuno segue le cose della legge scritte nel proprio cuore, perciò il peccatore che non ha mai tenuto in mano una Bibbia, è condannato dalle cose della legge che sono scritte nel suo cuore e nella sua coscienza.
E nel verso 16 nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesú Cristo, secondo il mio evangelo. Qui c’è dunque il criterio generale, lo standard per tutti; i Giudei saranno giudicati con la legge di Mosè, e dalla Legge e i Profeti del Vecchio Testamento. I non rigenerati saranno giudicati dalle cose della legge scritte nella loro mente in quanto creati ad immagine di Dio e dalla loro coscienza che li accusa o scusa; e noi, non saremo giudicati solamente dalla legge di Mosè e dalla legge scritta nel nostro cuore, ma dal vangelo del Signore Gesù Cristo. Qual’è la tua risposta alla legge di Dio? Come rispondi alla tua coscienza? Qual’è la tua reazione al vangelo? Questo è lo standard completo con cui saremo giudicati nel giorno del giudizio perché a chi molto è stato dato, molto è richiesto.
Questo passo risponde dunque a diverse domande che molte persone fanno e non esitate a dare risposte, non siate imbarazzati, semplicemente spiegate questo passo come ho fatto io; è tutto quello che avete bisogno di fare. Cosa ne è di quelli che non hanno mai udito l’evangelo? È possibile che coloro i quali si attengono alla moralità biblica e alla verità siano perduti? La prima domanda, cosa ne è di quelli che non hanno mai udito l’evangelo: sono tutti condannati davanti a Dio e periranno, a meno che dei missionari non li raggiungano col vangelo e Dio apra il loro cuore a credere, perché avere una Bibbia ed udire l’evangelo non è una pre-condizione per essere chiamato peccatore e per essere giudicato da Dio. Per quanto riguarda la seconda domanda: È possibile che coloro i quali si attengono alla moralità biblica e alla verità siano perduti? Sì! Non è il mero possedere l’evangelo ma la cosa importante è il fare, il mettere in pratica la legge e il vangelo, il riceve Cristo e obbedire alla sua legge. Così, quando parliamo di sicurezza eterna, una volta salvati, salvati per sempre, se vogliamo essere veramente biblici, alla luce di questo passo, non possiamo mai separarlo dalla perseveranza dei santi. Qualcuno che sta perseverando nel fare cose buone è eternamente sicuro; non perché stanno perseverando nelle cose buone, ma a motivo di Cristo, per mezzo della fede in lui, fede che è evidente nella perseveranza nel fare il bene. Perciò, se tu non stai perseverando nel fare il bene, se stai invece gettando al vento la legge di Dio e la tua coscienza e persegui i tuoi desideri, e gli appetiti, e i sogni e gli obbiettivi della tua stessa vita, non parlare di sicurezza eterna. Le sole persone che sono eternamente sicure sono quei santi che perseverano. Noi siamo tutti rendicontabili davanti a Dio, e gloria a Dio che il giudizio è stato passato su Cristo al nostro posto. E la mia preghiera è che il giorno in cui staremo davanti a Dio nel giorno dell’ira, e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, quando Dio esaminerà la nostra vita vedrà le evidenze in noi della vera fede, e che ci accetterà sulla base del Signore Gesù Cristo, le sua morte, la sua resurrezione e la sua vita. E comprendete che i nostri poveri amici non credenti, non rigenerati, quando staranno davanti a Dio, Dio cercherà in loro evidenze della depravazione totale e non troverà niente di buono, e se vedrà le evidenze della totale depravazione, questa sarà la base della loro dannazione eterna, che abbiano o no mai visto una Bibbia, che abbiano o no udito l’evangelo, perché ogni persona, in virtù del fatto che è stata creata ad immagine di Dio, ha le cose della legge scritte nella sua mente e nella sua coscienza, che la scusa o la accusa.
Ora, potete vedere perché il mondo odia, non solo il concetto Riformato della sovranità di Dio, ma odia il nostro concetto della responsabilità dell’uomo perché fa l’uomo troppo rendicontabile davanti a Dio.
Preghiamo.
Ti ringraziamo o Signore, per questo passo che ci aiuta a capire così tanto della razza umana e di noi stessi. Oh Dio, rendilo chiaro nella nostra mente, aiutaci a credere, a ricordare ciò che significa, dacci opportunità di spiegare queste cose ad altre persone, a cristiani incoerenti, che sono confusi su queste cose, e ai nostri amici che sono perduti e che hanno bisogno di sapere di se stessi e dell’unico Salvatore che li può salvare. Per Cristo.
Amen.