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59: L’eredità dei santi

Giosuè 13-22

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Il secondo compito importante che Giosuè dovette compiere fu la divisione del paese tra le dodici tribù. È probabile che sia stata usata le seguente procedura: prima fu tirato a sorte per vedere quale tribù avesse il turno e poi fosse tirato a sorte di nuovo per determinare quale porzione del paese andasse a quella tribù.

Poiché Canaan fu suddivisa tirando a sorte fu il Signore stesso ad assegnare a ciascuna tribù la sua eredità. Come andò l’operazione è rimarchevole. Solo a Caleb (della tribù di Giuda) fu permesso scegliersi la porzione che il Signore gli aveva promesso per la sua fedeltà. Avvenne che la tribù di Giuda fu la prima ad essere designata dalla sorte: ricevette una porzione di  terra nel sud. In questo modo l’eredità di Caleb cadde all’interno del territorio di Giuda.

I successivi ad essere designati furono Efraim e Manasse. In questo modo Giuseppe seguì Giuda, in accordo col significato per Israele di questi due figli di Giacobbe. Efraim e la metà della tribù di Manasse ricevettero un’eredità nella parte centrale e settentrionale del paese.

Il resto del paese fu poi diviso tra sette tribù. (Vi ricorderete che Ruben e Gad e l’altra metà della tribù di Manasse aveva ricevuto un’eredità sul lato orientale del Giordano.) Giosuè fece fare un sopralluogo al resto del paese e lo divise in sette parti.

La sorte cadde prima su Beniamino e quella piccola tribù ricevette la sua eredità tra Giuda ed Efraim, solo una piccola area. Dopo Beniamino venne Simeone, anche questa una piccola tribù che ricevette un territorio a sud di quello di Giuda, un’area che era ancora calcolata appartenere a Giuda. In questo modo fu compita la profezia di Giacobbe: Simeone e Levi sarebbero stati sparsi dentro Israele. Il resto del paese fu poi assegnato alle altre cinque tribù.

I leviti ricevettero città da abitare in mezzo alle altre tribù. Non dobbiamo assumere che in queste città vivessero solo leviti ma si dovette fare sufficiente spazio per loro in quelle città e intorno ad esse. Anche le città rifugio erano città levite.

I leviti non ricevettero un’eredità propria perché il Signore, il Dio d’Israele, era Lui stesso la loro eredità. A quel tempo, il servizio nel santuario era ancora separato dal servizio del Signore nella propria eredità. Quando cielo e terra saranno rinnovati questi due gruppi saranno uno solo. Il dimorare dei leviti dentro alle altre tribù doveva essere un costante promemoria che Israele era separato per il servizio del Signore.

Dopo che Giosuè ricevette la sua eredità si ritirò con modestia. Dopo tutto, il re d’Israele era il Signore. Per fede Israele avrebbe dovuto obbedire il Signore e cercare la sua guida. Qui Giosuè è un tipo del Cristo: quando tutte le cose gli sono sottoposte, Egli stesso sarà sottoposto a Colui che gli ha sottoposto ogni cosa (I Co. 15:28). Questa distribuzione dell’eredità d’Israele da parte del Signore stesso, per mezzo di Giosuè, è un segno per i fedeli che la loro eredità è assicurata. Tutti i credenti riceveranno la loro eredità dal Mediatore.

          Concetto principale: A nome di Dio, l’eredità è distribuita ai santi
                                                  dal Mediatore.

          L’eredità di Giuda e di Giuseppe. Dopo la vittoria sui re del nord, il Signore comandò a Giosuè di procedere con la divisione del paese tra le tribù. In realtà Giosuè era diventato vecchio e non avrebbe visto il giorno in cui tutti i canaaniti sarebbero stati spazzati via. Ma la divisione del paese non poteva attendere. Giosuè aveva l’incarico di eseguirla come continuazione dell’opera di Mosè che aveva già assegnato i territori di là del Giordano alle tribù di Ruben, Gad e la mezza tribù di Manasse. Pertanto Giosuè, come Mosè, doveva fare il ruolo di mediatore in quest’opera.

Caleb, il figlio di Gefunneh, venne a chiedere a Giosuè la porzione di terra che il Signore gli aveva promesso per essergli rimasto fedele dopo che aveva spiato il paese molti anni prima. A quel tempo gli Israeliti  erano rimasti particolarmente impauriti dai figli di Anak. Ecco perché il Signore aveva promesso la loro regione collinosa a Caleb. La sua richiesta fu sostenuta dalla tribù di Giuda alla quale apparteneva.

Questi giganti, questi figli di Anak, erano già stati conquistati da Giosuè, ma non erano ancora distrutti completamente. Quello sarebbe stato compito di chi avrebbe ricevuto il loro territorio. La stessa condizione valeva per tutta la terra divisa tra le tribù: ciascuna tribù avrebbe dovuto spazzare via i canaaniti che erano rimasti nel territorio ad essa assegnato.

A quanto pare gli Israeliti temevano questo compito. Avrebbero preferito rimanere a Ghilgal come un solo esercito. Ma Caleb, con un atto di fede, osò appropriarsi della sua eredità. Sottolineò a Giosuè che benché avesse 85 anni nondimeno si sentiva forte come quando aveva spiato il paese all’età di 40. Per la sua fede, l’intera tribù di Giuda fu sfidata a prendere possesso della propria eredità.

Su sua richiesta, Caleb ricevette Hebron e della terra intorno ad essa. Quando si cominciò a tirare a sorte la tribù di Giuda ricevette un’eredità a sud: la terra intorno ad Hebron.

Caleb si mise rapidamente all’opera per conquistare il territorio

assegnato a lui. Il Signore diede i figli di Anak nelle sue mani, ma come avrebbe preso la città fortificata di Debir? Caleb promise sua figlia Aksah in moglie all’uomo che avesse preso Debir. Suo nipote Othniel riuscì a catturare la città. Il Signore continuò a instillare fede nel suo popolo e la loro fede diede loro coraggio e forza. All richiesta di Aksah, Othniel ricevette un pezzo di terra più fertile vicino a Debir.

Anche gli altri membri della tribù di Giuda cominciarono ad eliminare i canaaniti ma non riuscirono a scacciare i Gebusei dalla fortezza di Gerusalemme. Mancavano della fede necessaria per affrontare con coraggio quella posizione fortificata. La sua conquista fu riservata a Davide che divenne re d’Israele molto più tardi.

Le tribù ricevettero i loro territori a sorte, ovvero dal Signore stesso. In questo modo ricevettero la loro porzione del paese dalla sua propria mano. Ma essi stessi dovevano eliminare i canaaniti che erano rimasti nel loro territorio. Similmente Dio ci da il nostro posto e la nostra eredità nel suo Regno ora e per sempre. Ma dobbiamo lottare per prendere possesso di ciò che ci ha dato. Se per fede vedremo che il nostro posto ci è stato assegnato dal Signore ed è eternamente certo avremo il coraggio di continuare a combattere.

Dopo che Giuda fu sistemato, fu distribuita l’eredità alle tribù di Efraim e Manasse. Giacobbe aveva promesso a Giuseppe che avrebbe ricevuto una porzione doppia e perciò i suoi figli, Efraim e Manasse furono calcolati come figli di Giacobbe. Siccome la tribù di Levi non ricevette un’eredità separata, il paese fu diviso tra dodici tribù.

Efraim e Manasse ricevettero la parte centro-settentrionale del paese. Anch’essi cominciarono l’opera di eliminazione dei canaaniti. Non sempre ebbero successo perché malgrado potessero sconfiggerli in battaglia non riuscirono ad ucciderli tutti.

Allora queste due tribù vennero da Giosuè a lamentarsi di aver ricevuto un’eredità troppo piccola. Era come se insieme avessero ricevuto una sola porzione. Giosuè evidenziò che avevano invece ricevuto an ampio territorio, un’eredità per due tribù. Tutto quel che dovevano fare era disboscare le montagne e spazzare via i canaaniti. Ma essi si lamentarono che non potevano scacciare i canaaniti perché questi, con i loro carri di ferro erano troppo forti. Giosuè li rimproverò e comandò loro di continuare a combattere i canaaniti in fede. Se avessero avuto fede sarebbero stati capaci di conquistarli, indipendentemente da quanto forti fossero stati i loro nemici. Perciò non ricevettero alcun territorio in più. Anche noi, possiamo spesso essere insoddisfatti con quello che Dio ci ha assegnato nella vita, col posto che ha stabilito per noi nel suo Regno perché non siamo disposti a possedere in fede ciò che ci ha dato.

          L’eredità delle altre tribù. La distribuzione del paese stava procedendo troppo lentamente; le tribù erano riluttanti a prendere possesso del paese e cominciare a guerreggiare. Che mancanza di fede dimostrò Israele a questo punto! Eppure, il Signore rimase fedele alla sua Parola: avrebbe dato al suo popolo ciò che aveva progettato per loro.

A causa di questa riluttanza, Giosuè e tutto Israele si radunarono a Sciloh ed eressero la tenda di convegno. Israele avrebbe dovuto riconoscere una volta per tutte che il Signore viveva in Canaan. E se viveva lì avrebbe fatto in modo che il suo popolo ci vivesse in sicurezza. Avrebbero avuto il privilegio di vivere sotto la sua ombra.

Sciloh significa pace. Il Signore era giunto lì al suo riposo dopo il viaggio attraverso il deserto. Avrebbe anche provveduto riposo per il suo popolo. L’Angelo dell’Eterno era a Sciloh — il Signore Gesù Cristo che sarebbe nato dalla tribù di Giuda. Giacobbe lo aveva già chiamato Sciloh, vale a dire portatore di riposo. Ancor più di prima. Israele poteva aspettarsi che sarebbe un giorno apparso nella carne.

Giosuè rimproverò le rimanenti tribù per la loro esitazione. Ciascuna delle tribù doveva designare tre uomini che insieme avrebbero percorso il paese in lungo e in largo e avrebbero suggerito la divisione della terra in sette parti. Ciò fu fatto. Il resto del paese fu distribuito tra le rimanenti sette tribù. Beniamino ricevette un territorio tra Giuda ed Efraim e Simeone venne ad abitare a sud di Giuda, sotto l’ombra di Giuda, per così dire. Più tardi Simeone perse ogni importanza indipendente tra le tribù proprio come Giacobbe aveva predetto. Le altre cinque tribù ricevettero il resto del paese.

Alla fine di questo procedimento gli Israeliti spinsero Giosuè a scegliere un pezzo di terra per sé. Scelse una porzione  nel territorio di Efraim perché apparteneva a quella tribù. Una volta che ebbe completato l’opera del Signore si ritirò in quel pezzo di terra. Giosuè non desiderò essere il re d’Israele perché il Signore stesso sarebbe stato la guida del suo popolo.

          L’eredità di Levi. Secondo gli ordini del Signore la tribù di Levi fu l’unica a non ricevere un’eredità. Questa tribù era stata appartata per un servizio speciale al Signore nel santuario. Il primogenito della casa di Aaronne sarebbe stato sempre sommo sacerdote. Tutti i figli in quella linea sarebbero stati sacerdoti, e tutti i leviti sarebbero stati assistenti nel tabernacolo. Vivevano in larga parte dei doni e delle offerte di tutta la nazione.

Tutte le tribù dovevano servire il Signore nei loro territori appena assegnati. Ma a quel tempo, il servizio speciale nel santuario era ancora separato da questo servizio generale al Signore. Un giorno questa distinzione sarebbe decaduta. Quando il Regno di Dio sia venuto, tutti serviranno contemporaneamente il Signore nel suo governo su tutta la terra e gli renderanno culto in adorazione e lode.

I leviti dovevano vivere nelle città rifugio e anche in varie altre città nei territori delle altre tribù. La presenza dei leviti doveva essere un costante promemoria a tutte le tribù che possedevano la loro eredità per poter servire in essa il Signore. Attraverso la mediazione dei sacerdoti, avrebbero dovuto portare al Signore lode e adorazione per la maestà che aveva dimostrato nella sua grazia verso Israele.

          L’unità preservata. Ora era giunto il tempo che i guerrieri delle tribù di Ruben e Gad e la mezza tribù di Manasse tornassero ai loro territori dall’altra parte del Giordano. Avevano mantenuto fedelmente la promessa di aiutare le altre tribù nella conquista di Canaan. Con la loro parte del bottino ritornarono a casa dopo che Giosuè li ebbe ringraziati per il loro aiuto e li ammonì di rimanere fedeli alla Parola e patto del Signore.

Una volta giunti al Giordano eressero un grande altare sul lato orientale del fiume. Non appena le altre tribù lo seppero si radunarono a Sciloh e formarono un esercito per fare la guerra ai loro fratelli perché avevano assunto che le tribù di là dal fiume avessero eretto l’altare per offrirvi sacrifici al Signore. Ci sarebbero stati due luoghi in cui il Signore sarebbe stato servito con sacrifici. Ma c’era solo un luogo dove il Signore desiderava dimorare in mezzo al suo popolo, e solo un altare. Se questo peccato fosse stato tollerato l’ira di Dio sarebbe stata avvertita da tutto Israele. Il popolo sarebbe stato diviso in due e il patto, nel quale le persone erano uno, sarebbe stato rotto.

Prima di scendere in battaglia, comunque, gli Israeliti d’occidente del Giordano mandarono avanti una delegazione capeggiata da Fineas, il figlio del sommo sacerdote Eleazar. Quando questo gruppo raggiunse l’altra parte del Giordano, Fineas rimproverò quivi solennemente le tribù a motivo del peccato che avevano commesso rammentando loro come gli Israeliti avevano peccato in precedenza e come il Signore fosse stato contro tutto il popolo.

Fu risposto a Fineas che le tribù a est del Giordano non avevano inteso offrire sacrifici al Signore su quell’altare. Invece l’altare sarebbe stato un segno per tutto Israele che anche le tribù sul lato est del Giordano avevano il diritto di partecipare nel servizio dell’unico altare di Sciloh. Avevano avuto il timore che le due comunità separate dal Giordano avessero potuto estraniarsi l’una dall’altra e che le tribù a ovest del fiume avessero potuto un giorno rifiutare il permesso alle tribù orientali di partecipare al servizio del Signore a Sciloh.

Le tribù che si erano radunate a dare battaglia tirarono un grosso sospiro di sollievo e di gratitudine quando udirono questa risposta riportata dalla delegazione. Ora era chiaro che il grande altare era stato eretto solo per preservare l’unità dell’adorazione pubblica d’Israele. In tutte le tribù c’era dunque molto entusiasmo nell’osservare il patto e vivere in obbedienza.

Lo Spirito del Signore non era dipartito da Israele, malgrado quanto gravemente e quanto spesso Israele avesse peccato contro il proprio Dio. Questo stesso Spirito non si dipartirà mai dal suo popolo. A causa dell’obbedienza di Cristo, Egli farà sì che il suo popolo viva nella sua comunione.


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