Esodo 18-24
L’istituzione del patto è descritta specialmente in Esodo 24. Vediamo che il patto è bilaterale (dipleurico): il popolo d’Israele doveva accettare il patto di propria volontà e similmente dovevano promettere di osservare gli statuti del Signore. Allo stesso tempo vediamo che Israele non poteva adempiere il patto.
Da notare che l’istituzione del patto non avvenne senza spargimento di sangue. Il popolo era protetto dal Cristo il quale fu obbediente nella sua vita e nella sua morte. Il “sì” espresso dagli Israeliti in questa occasione additava al “sì” espresso dal Cristo, il quale rispose a nome di tutto il suo popolo: “Sì, padre, non la mia ma la tua volontà sia fatta” (Lu. 22:42). Egli protegge il suo popolo e mette il suo Spirito nei loro cuori in modo che impareranno a rispondere. Siccome il Cristo ci è stato dato da Dio, il piano del patto è unilaterale (monopleurico).
Metà del sangue fu spruzzato sull’altare, davanti alla presenza di Dio, il quale incontra il popolo all’altare. Allo stesso modo Cristo entrò il santuario celeste col suo proprio sangue. Lì, presenta se stesso a Dio nella sua intera vita d’obbedienza, per il nostro bene.
L’altra metà del sangue fu spruzzata sul popolo. Questa fu una rivelazione dell’applicazione al popolo dell’opera di Cristo. Con ciò fu fatta espiazione davanti a Dio per i peccati del popolo.
Non è chiaro se gli anziani che rappresentavano Israele abbiano visto una forma: si legge solo che videro il Dio d’Israele. È possibile che abbiano visto una rivelazione nel senso di una luce molto brillante, tuttavia non si può escludere una rivelazione in una forma specifica. In questo caso Dio si sarebbe benissimo potuto rivelare in una forma. Dopo tutto, ha creato l’uomo a sua immagine.
Ogniqualvolta raffiguriamo Dio in una forma particolare, comunque, lo stiamo abbassando al nostro livello. Rivelare se stesso in una forma particolare è qualcosa che Dio fa di sua iniziativa. A causa del pericolo dell’idolatria che accompagna rivelazione di questo tipo, non leggiamo che sia avvenuta molto spesso. Oggi, Dio ci è rivelato nel Cristo.
La visita di Jethro a Mosè e al popolo è affrontata in questo capitolo perché il popolo fu organizzato proprio su consiglio di Jethro. Questa organizzazione significava che Israele era diventato una nazione e non era più un clan patriarcale. Come nazione, gli Israeliti stavano per entrare in un patto con Dio.
In Esodo 19:5 leggiamo che Israele sarebbe stato il tesoro particolare di Dio fra tutti i popoli. In questo testo Dio procede a dichiarare: “Tutta la terra è mia”. La parola ebraica tradotta mio tesoro significa una proprietà di particolare valore. È una parola che si userebbe nel parlare di qualcosa che va custodito e tenuto caro. Adottando Israele, dunque, il Signore stava adottando la terra intera. Perciò nel verso successivo leggiamo: “E sarete per me un regno di sacerdoti”.
Gli Israeliti erano un regno di sacerdoti e di re. Benché la terra intera fosse loro soggetta, essi la governavano come sacerdoti, pregando per la terra e benedicendola. Gli Israeliti potevano farlo solamente perché Cristo viveva in mezzo a loro. Israele era una nazione santa, nella quale Dio si santificava, rendendo grande il suo nome mentre redimeva il suo popolo.
Il patto fatto qui con Israele fu una forma del patto di grazia. Si noti che Dio cominciò anche dando se stesso, dicendo: “Io sono l’Eterno il tuo Dio”. Egli fece le sue richieste come il Dio che si dà in amore.
Non si deve separare la legge dal dono che Dio fa di se stesso. Solo in questo modo la legge è in grado di convincerci di peccato e suscitare in noi una risposta d’amore. Allo stesso tempo, lo spirito di schiavitù in cui Israele viveva in quel tempo fu espresso tanto nei dieci comandamenti che nelle leggi che seguirono. Ma fu evidente con maggior chiarezza nei dieci comandamenti: quasi tutti erano proibizioni.
Il male fu proibito come a figli disobbedienti. Difatti, il popolo di Dio era ancora molto infantile a quel tempo. Quando quel popolo raggiunse lo stadio adulto e fu reso libero nel tempo del Nuovo Testamento, la legge fu scritta nei loro cuori e non vissero più nel timore delle proibizioni. Vivono invece d’amore per i comandamenti.
L’Angelo del Signore, di cui Dio parlò in Esodo 23:20-23 era Dio stesso, il Figlio, la rivelazione di Gesù Cristo. Il nome di Dio era in Lui e Lui non avrebbe perdonato le trasgressioni. Però, nella nostra mente non dobbiamo separare l’Angelo del Signore dalla colonna di nuvola e di fuoco perché Egli apparve in essa. Che non avrebbe perdonato le trasgressioni significava che non sarebbe passato sopra al peccato senza giusta causa. Non solo avrebbe dovuto essere fatta espiazione mediante sacrifici che additavano al sacrificio di Cristo, ma al peccato non sarebbe più stato permesso di passare senza punizione com’era avvenuto prima dell’istituzione del patto sul Monte Sinai.
L’angelo del Signore aveva guidato il popolo fin dall’esodo dall’Egitto. Ma ora il popolo fu informato che era stata la presenza del Signore ad accompagnarli. Mediante i loro anziani, il popolo aveva perfino messo lo sguardo sulla presenza del Signore, e ora, in aggiunta, quella presenza accompagnatrice fu suggellata in una promessa. Con questa dimostrazione della grazia Israele era fatto carico di una grandissima responsabilità.
Concetto principale: Nel suo patto il Signore acquisisce Israele
come nazione.
Israele organizzato come nazione. A Refidim Mosè ricevette una visita da suo suocero Jethro, da sua moglie Sefora e dai suoi due figli Ghershom ed Eliezer. Evidentemente quando Mosè aveva congedato sua moglie i due si erano accordati d’incontrasi di nuovo a Refidim.
Quando Mosè seppe che suo suocero stava arrivando, uscì incontro a lui per incontrarlo, s’inchinò e lo baciò. Ricevette i visitatori nella sua tenda e raccontò loro ciò che il Signore aveva fatto a Faraone e agli Egiziani per amore di Israele e anche della liberazione di Israele lungo la via.
Colpito da tutto questo, Jethro lodò il Signore e confessò che il Signore era più grande di qualunque altro dio. Offrì anche un olocausto e sacrifici. Si unì poi a Mosè, Aaronne e agli anziani d’Israele in un pasto sacrificale. Lì ebbero comunione l’uno con l’altro nella loro fede nel Signore. Così Jethro fu un simbolo di tutti i pagani che sarebbero venuti a lodare il Signore e a vivere con Israele nel patto.
Il giorno seguente Jethro vide come Mosè presiedeva sul popolo, dirimendo dispute e facendo conoscere al popolo gli statuti del Signore. Ma Mosè non poteva fare tutto questo lavoro da solo. In più c’era il pericolo che il popolo prendesse la legge nelle proprie mani se le loro cause non venivano risolte rapidamente. Jethro informò Mosè di questo pericolo e gli fece vedere che Israele non era più solo una grande famiglia ma una nazione e doveva essere organizzata come tale.
Su consiglio di Jethro, Mosè designò uomini capaci ad essere giudici di migliaia, di centinaia, di cinquantine e di decine. Solo i casi più difficili sarebbero stati portati a Mosè.
Così il popolo fu organizzato come una nazione. Era con tale Israele che Dio avrebbe stabilito il suo patto. La collocazione di Mosè nel popolo era ora stata meglio definita. Nella stessa maniera, il popolo del Signore oggi vive sotto il suo re, Gesù Cristo ed è condotto da Lui. Dopo che la nazione fu organizzata Jethro partì.
Un Dio santo. Da Refidim gli Israeliti avanzarono verso il deserto del Sinai ai piedi del Monte Sinai. Vi arrivarono nel terzo mese dopo l’esodo dall’Egitto.
Quivi il Signore intendeva rivelare se stesso al popolo come nazione e assumerli nel suo patto. All’ordine del Signore Mosè salì a metà monte. Dio gli parlava dalla cima della montagna e Mosè trasmetteva le sue parole al popolo. Ora, quando si rivolse al popolo, il Signore giunse molto vicino benché parlasse per mezzo di Mosè come intermediario. Dio si rivolge ancora a noi in questo modo. Per mezzo del Signore Gesù Cristo ci ha dato la sua Parola. Per mezzo di quella Parola ci parla ancora ed è molto vicino a noi.
Al comando del Signore Mosè disse agli anziani del popolo: “Voi sapete come vi ho condotto fuori dall’Egitto e vi ho portato su ali d’aquila e vi ho fatto arrivare qui a me. L’ho fatto perché avevo in mente per voi qualcosa di speciale. Vi ho scelto per essere il mio tesoro in un senso molto speciale. Tutta la terra e tutte le nazioni sono mie. Non intendo abbandonarle. Anzi, le terrò strette attirando voi a me in modo speciale. Infatti voi sarete una nazione di re e sacerdoti. Voi governerete la terra; nessuno potrà toccarvi. Come sacerdoti sarete una benedizione per tutte le nazioni, sostenendole nelle vostre preghiere. Perciò io dimorerò in mezzo a voi e mi glorificherò nella vostra liberazione. Poiché io sono grande in mezzo a voi, voi mi sarete una nazione santa. Questo dovete accettarlo in fede e dovete anche obbedirmi e osservare il mio patto”.
Il Signore stava sicuramente dando ad Israele un privilegio speciale — ma non perché Israele fosse un popolo speciale. Il fatto di essere stati scelti da Dio faceva di loro un popolo speciale. Inoltre, non possedevano questi privilegi solo per loro stessi ma a nome di tutta la terra.
Quando il Signore ebbe detto al popolo queste Parole, essi risposero che avrebbero fatto ciò che il Signore aveva loro chiesto. Dimostrarono con ciò di voler entrare nel patto col Signore. Per certo non sapevano quello che stavano dicendo, infatti, chi può vivere in accordo con le intenzioni e la volontà di Dio?
Il Signore è un Dio santo. C’è stato solo Uno che potè vivere secondo la sua volontà, ovvero il Signore Gesù Cristo, il quale desidera anche instillare qualcosa del suo Spirito nei cuori degli appartenenti al suo popolo. Solo in ragione di questo il suo popolo riesce a vivere in accordo con i comandamenti di Dio. A quel tempo il popolo d’Israele era ancora convinto di poterlo fare nella propria forza, cosa che li faceva diventare disobbedienti di continuo. Tuttavia, quando risposero positivamente al Sinai, dimostrarono qualcosa dello Spirito del Cristo, che un giorno avrebbe detto sì per loro con la sua intera vita.
Mosè ora riferì al Signore cosa il popolo aveva detto. Allora il Signore volle mostrare loro chi Egli fosse in tutta la sua santità. Perciò il popolo avrebbe dovuto consacrarsi, lavare i vestiti e confessare i peccati. Inoltre, avrebbe dovuto tenersi a qualche distanza dal monte.
Il terzo giorno il Signore scese sul monte. Ci furono tuoni e lampi, il suono di una tromba e una densa nuvola. Tutto il popolo nel campo era terrorizzato. Mosè condusse il popolo ai piedi del monte che era tutto circondato dalla nuvola e tremava terribilmente.
Quando il suono della tromba divenne assordante Mosè chiese al Signore quale fosse la sua volontà. Il Signore rispose che Mosè doveva salire. Questo era proprio come Dio aveva promesso a Mosè. Mediante questo evento, il popolo avrebbe dovuto accettare Mosè come il mediatore voluto da Dio. Nello stesso modo, Dio parlò al Signore Gesù Cristo dalla sua gloria, comandando al popolo di ascoltare Lui in modo che credessero che era Lui il mediatore mandato da Dio.
Sul monte Dio ripetè a Mosè che il popolo non avrebbe dovuto toccare il monte — nemmeno i sacerdoti, gli uomini che per il momento erano chiamati ad offrire sacrifici per il popolo. Mosè ricevette esplicitamente il comando di imprimere di nuovo quest’ordine nel popolo.
Come devono avere percepito la distanza tra Dio e loro stessi! Dio voleva adottare il suo popolo come suo tesoro speciale. Tuttavia, Cristo non aveva ancora fatto espiazione per i loro peccati. Il loro sacrificio sarebbe stato solamente simbolico del sacrificio di Cristo e perciò c’era ancora distanza tra Dio e il popolo.
Oggi il Signore si avvicina molto di più a noi. Vuole perfino dimorare nei nostri cuori per il suo Spirito. Ma ancora oggi Egli rimane il Dio santo che desidera santificarci.
La legge del patto. Quando Mosè fu sceso dal monte, Dio stesso parlò al popolo e disse: “Io sono il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù”. Il Signore cominciò a darsi al suo popolo come il loro Dio che sarebbe stato fedele per sempre. Poiché Dio dava se stesso a loro, anche loro dovevano darsi a Lui in amore. Questo è ciò che il Signore intendeva richiedere al popolo. Ma loro erano solo all’inizio: Israele, come popolo, era ancora un bambino immaturo. Dio si rivolse a Israele come tale, parlando come a un bambino disobbediente al quale bisogna proibire di fare il male. Dio pronunciò dieci Parole, i dieci comandamenti, la maggior parte dei quali proibizioni.
Dio diede quei comandamenti anche per noi. Ma ora preferisce scrivere i comandamenti nei cuori del suo popolo. I suoi non sono più come bambini immaturi; sono adulti che servono il Signore per propria scelta.
Quando il popolo vide e udì tutti i segni che accompagnarono l’apparizione di Dio e lo udirono pronunciare le dieci Parole, indietreggiarono e rimasero ad una certa distanza. Ebbero paura di morire perché non lo potevano sopportare. Chiesero che da quel momento in poi Dio parlasse loro per mezzo di Mosè anziché a loro direttamente.
Mosè li confortò e disse loro di non temere perché per certo non sarebbero morti. Dio non li avrebbe fatti perire, volle solo riempirli con una profonda reverenza affinché non rompessero il suo patto.
Chi poteva resistere davanti a Dio? Sicuramente noi meritiamo di essere abbattuti da Dio nella sua ira! A causa del Signore Gesù Cristo non dobbiamo avere timore. Possiamo avere comunione con Dio senza paura. Fintantoché continuiamo a rammentarci che Egli è il Dio santo ciò che temeremo è il peccato.
Oltre a queste dieci Parole, Dio diede ad Israele ancora altri comandamenti. Li comunicò a Mosè quand’egli ritornò sul monte per stare di nuovo con Lui. C’erano leggi su come adorare Dio, leggi che regolavano la relazione degli Israeliti tra di loro, e leggi riguardo le festività nelle quali avrebbero adorato il Signore. In tutte queste cose avrebbero dovuto dimostrare che erano il popolo del Signore, una nazione santa.
L’Angelo del Signore. Il Signore promise inoltre che avrebbe mandato l’Angelo davanti a loro nella colonna di nuvola e di fuoco. In Lui sarebbero stati benedetti e sarebbero stati in grado di vincere i popoli che vivevano in Canaan. Egli avrebbe fatto in modo che ereditassero il paese.
Mentre stava parlando, comunque, il Signore rivelò che questo Angelo non era un angelo ordinario ma Dio stesso, l’eterno Figlio di Dio che un giorno si sarebbe fatto carne. Pertanto si trattava del Signore Gesù Cristo. Siccome quest’angelo era Dio avrebbero dovuto stare attenti davanti a Lui e temere il peccato perché i loro peccati non potevano essere perdonati senza sacrificio. Egli non avrebbe perdonato le loro trasgressioni ma le avrebbe punite: sarebbe stata una storia diversa da quella di prima che arrivassero al monte e fossero acquisiti nel patto.
Nel Signore Gesù Cristo c’è un’abbondanza di grazia disponibile anche per noi mentre siamo condotti da Lui attraverso questa vita. Tuttavia, poiché egli è il Dio santo, dobbiamo vivere con attenzione.
L’istituzione del patto. Mosè riferì al popolo tutte le cose che Dio aveva detto. Di nuovo dichiararono che avrebbero fatto ciò che il Signore aveva richiesto. Mosè inoltre scrisse tutte quelle Parole su un libro.
Poi Mosè costruì un altare ai piedi del monte e sistemò attorno ad esso dodici pietre per rappresentare le dodici tribù d’Israele. Dei giovani che funsero da sacerdoti scannarono gli animali sacrificali. Il sangue di questi animali fu raccolto in catini.
Mosè versò metà del sangue sull’altare perché era lì che il Signore voleva incontrare Israele. Lì il sangue si confrontò con Lui. Israele, nella sua vita peccaminosa, non poteva stare davanti a Dio; aveva bisogno di espiazione procurata da un’altra vita. Tuttavia, la vita degli animali sacrificali non poteva compiere questa espiazione. Il loro sangue era solo il simbolo del sangue del Signore Gesù Cristo il quale si sarebbe assicurato la vita del suo popolo con la sua vita perfetta.
Senza l’obbedienza del Signore Gesù Cristo tanto nella sua vita quanto nella sua morte, non ci sarebbe stato alcun patto. A motivo di quel sangue di Cristo il patto fu stabilito anche col popolo che gli appartiene in altri tempi e luoghi.
Poi Mosè lesse ad alta voce tutte le Parole del libro del patto che aveva appena messo per iscritto. Ancora una volta il popolo promise di obbedire il Signore. Mosè prese l’altra metà del sangue e lo spruzzò su di essi. Era un segno che Dio avrebbe perdonato al popolo i loro peccati per il sangue di Cristo, essi infatti non potevano obbedire per conto proprio. Mosè disse: “Ecco il sangue del patto che l’Eterno ha fatto con voi secondo tutte queste parole”.
Al comando del Signore Mosè salì sulla montagna con Aaronne, i due figli di Aaronne Nadab e Abihu, e 70 degli anziani d’Israele. Lì essi videro il Dio d’Israele. Non sappiamo cosa videro, ma sotto i suoi piedi il pavimento sembrava di zaffiro, uno scintillante blu scuro. Sembrava come se il cielo blu fosse sotto di Lui. Era una straordinaria vista mozzafiato. Essi non furono consumati da questo Dio; in perfetta pace mangiarono e bevvero in comunione con Lui. Ciò che Dio diede a questi rappresentanti del popolo lo stava in realtà dando al popolo tutto.
Mediante il sangue di Cristo ci sarebbe stata piena comunione tra Lui e il suo popolo. Quanto serenamente e pacificamente anche noi possiamo camminare col Signore se anche noi siamo riconciliati mediante il sangue del patto del Signore Gesù Cristo! Quand’Egli porse la coppa ai suoi discepoli durante l’ultima cena, disse: “Questo è il nuovo patto nel mio sangue”. Nella santa cena noi godiamo la comunione di Dio nel suo patto in un modo speciale.