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Al Monte Sinai

40. Portato su ali d’aquila

Esodo 15:22-17:16

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In Esodo 19:4 si legge: “Vi ho portato su ali d’aquila e vi ho condotto da me”.

Il Signore ha condotto a sé Israele al Monte Sinai per stabilire lì un patto con Israele come popolo. Il viaggio fino al Sinai fu il percorso lungo il quale Dio dimostrò come avrebbe provveduto per gli Israeliti. Più di una volta passò sopra i loro mormorii. Non avevano ancora imparato a fidarsi di Lui in fede. Dopo il Sinai, la sua ira divampò contro il popolo a causa di peccati sui quali prima del Sinai aveva soprasseduto.

A Mara il Signore fece uno statuto e un decreto per il popolo. Lo statuto fu che avrebbe provveduto per il popolo in tutte le loro necessità e il decreto fu che avrebbero dovuto affidarsi a Lui. Li mise alla prova lì per incoraggiarli a credere in Lui. Avrebbero dovuto accettare la speciale promessa che il Signore sarebbe stato il loro guaritore. Questo fu simboleggiato nel risanamento delle acque di Mara, dove Israele era stato minacciato di morte (vedi 2Re 4:40). Il legno che Mosè gettò nell’acqua non la rese dolce esso stesso; fu semplicemente un segno inteso a provocare il popolo alla fede. Il mezzo impiegato fu un ordinario pezzo di legno e non il bastone di Mosè per assicurare che gli Israeliti non si facessero l’idea che il bastone aveva poteri magici.

Il Signore mise il popolo alla prova a Mara e di nuovo nel deserto di Sin. La pioggia di manna avrebbe dovuto insegnare a Israele a vivere un giorno alla volta, per fede, mangiando dalla mano del Signore. Tutto quello che gli Israeliti avrebbero dovuto fare era raccogliere ciò che era a loro portata di mano, e ce ne sarebbe stata abbastanza per tutti. Il loro Padre in cielo si stava prendendo cura di loro.

Sembra strano che il comandamento del sabato sia giunto in congiunzione con questo miracolo. A quanto pare Israele non aveva osservato il sabato in Egitto. Ben prima che fossero proclamati i Dieci Comandamenti sul Monte Sinai, il significato del sabato fu reso evidente. Alla radice del lavoro del popolo c’era il loro riposo in Dio, che era il risultato dell’espiazione di Cristo. Pertanto avrebbero dovuto mangiare la manna non solo come cibo per soddisfare la loro fame ma come il favore di Dio nella forma di cibo. Perciò la manna fu una rivelazione di ciò che Gesù Cristo è per noi, cioè manna dal cielo, la restaurazione della nostra intera vita nel favore di Dio.

Nella storia del mormorio quando il popolo rimase senz’acqua, non fu il Signore a mettere alla prova il popolo. Fu infatti proprio l’opposto, Israele stava mettendo alla prova il Signore, dicendo: “È l’Eterno in mezzo a noi, o no?” Questa sfida voleva forzare il Signore a dimostrare il suo amore nel modo in cui essi ritenevano adeguato. Una tale sfida nasceva dall’incredulità, non dalla fede.

Tuttavia il Signore si diede agli Israeliti a dispetto della loro sfida. Nel modo più umile Egli divenne il loro servo. Notate come ha replicato il Signore: “Ecco, io starò davanti a te, là sulla roccia in Horeb” (Es. 17:6). Il Signore era disposto a stare davanti a Mosè e agli anziani — e perciò davanti al popolo — come un servo sta davanti al suo padrone! Mediante questa dimostrazione di umiltà il popolo avrebbe imparato che Dio avrebbe dimostrato il suo amore a modo suo. Avrebbero anche imparato a servirlo.

A Refidim, gli Israeliti sarebbero giunti a conoscere il Signore come loro bandiera. La battaglia apparteneva al Signore. Ciò significava non solo che il Signore avrebbe combattuto per Israele ma anche che la battaglia era sua  piuttosto che d’Israele. La prima nazione pagana che Israele incontrò nella sua via fu Amalek che si scagliò contro il Signore. Per questa ragione, ogni ricordo di Amalek sarebbe stato cancellato.

Il bastone alzato di Mosè fu un segno della comunione del popolo con il Signore in battaglia. Questo è probabilmente il modo in cui si devono spiegare le parole difficili di Esodo 17:16: “La mano è stata alzata contro il trono [o bandiera] dell’Eterno! [O l’Eterno ha giurato.]  L’Eterno farà guerra ad Amalek di generazione in generazione”. Che la mano fosse sul trono del Signore significò non solo che l’aiuto del popolo sarebbe provenuto dal Signore ma anche che Israele vide la propria causa come la causa del Signore. In questa battaglia, Israele doveva appartenere al Signore; allora la battaglia non sarebbe cessata.

          Concetto principale: Il Signore porta il suo popolo su ali d’aquila
                                                  e nel suo patto lo porta a sé.

          Il guaritore di Israele. Quando il Signore condusse Israele fuori dall’Egitto, intendeva portare il suo popolo a sé al Monte Sinai come aveva detto anticipatamente a Mosè (Es. 3:12). Lì li avrebbe adottati nel suo patto come popolo. Lungo la strada verso il Sinai, nel tentativo di insegnare al suo popolo cosa sarebbe stato per loro, sorvolò costantemente sui loro peccati e mostrò loro il suo amore. La sola cosa che richiese loro fu che confidassero in lui e si aspettassero da lui ogni bene. Più vanti li avrebbe anche puniti per i loro peccati, ma per ora avrebbero dovuto imparare la potenza della sua grazia.

Dal Mar Roso marciarono per tre giorni nel deserto. Poi tutta l’acqua che avevano portato con loro terminò. Trovarono finalmente dell’acqua, ma questa si rivelò imbevibile. Era talmente amara che temettero potesse avvelenarli.

Improvvisamente si resero conto che il deserto era pieno di pericoli. Pensarono alle malattie che avrebbero potuto venire su di loro e non avevano medici a disposizione come avevano invece avuto in Egitto. Cominciarono a mormorare contro Mosè, dicendo: “Cosa berremo?”. Pensavano forse che Mosè potesse fornire loro acqua da bere?

Anche in questa occasione Mosè fu il mediatore tra Dio e il popolo. Trasmise al Signore la lamentela del popolo. Al comando del Signore gettò un legno nell’acqua amara e questa divenne dolce.

Non fu il legno in sé a cambiare l’acqua. Il Signore non volle neppure che Mosè alzasse il suo bastone sull’acqua perché sarebbe cominciato a sembrare come se ci fosse del potere magico nel bastone. Il bastone non era magico; il potere apparteneva al Signore. Il legno era solo un segno. Al comando del Signore, Mosè avrebbe dovuto gettare il legno nell’acqua in fede. Questo segno avrebbe dovuto provocare il popolo a fede. Noi dobbiamo ascoltare la Parola di Dio, osservare i suoi segni, e poi aspettare il Signore con aspettativa. Questo è il modo in cui Egli viene a noi.

Allo stesso tempo, il Signore disse che il risanamento (Ebraico: guarigione) dell’acqua era per loro un segno che avrebbero potuto contare sempre su di Lui nel deserto. Egli li avrebbe preservati specialmente dalle malattie che avevano conosciuto in Egitto. Il Signore sarebbe stato il loro guaritore. Per mezzo di questo segno e promessa, il Signore li stava mettendo alla prova, cercando di risvegliare la loro fede.

Questa promessa vale ancora perché Egli viene a noi proprio nella stessa maniera in cui venne agli Israeliti a quel tempo. Nel suo amore  Egli ha dato se stesso nel Signore Gesù Cristo e ancora si da a noi in Lui ogni giorno. Pertanto, egli guarisce anche la nostra vita. È Lui che perdona tutti i nostri peccati e guarisce tutte le nostre malattie. Ciò non significa che ci protegge da ogni malattia e che guarisce ciascuna infermità che ci colpisce, ma salva effettivamente questa vita temporale in modo che non viviamo invano.

Poiché l’acqua dolce in origine era amara, gli Israeliti chiamarono quel luogo Mara. Da lì si spostarono a Elim, dove c’era una grande oasi con dodici sorgenti d’acqua e settanta palme. Lì il Signore dimostrò che avrebbe elargito loro anche segni del suo favore più delicati e piacevoli.

          Pane dal cielo. Da Elim si spostarono nel deserto di Sin. Dovettero muoversi lentamente perché con un tale esercito di persone c’erano molti ritardi. Infatti era già il quindicesimo giorno del secondo mese. Tutto il cibo che s’erano portato dietro dall’Egitto era finito. Avrebbero dovuto macellare tutto il loro bestiame?

Di nuovo cominciarono a mormorare contro Mosè e Aaronne: “Oh, fossimo pur morti nel paese d’Egitto, dove avevamo carne e pane a sazietà. Sarebbe stato meglio che morire lentamente qui in questo deserto!” Evidentemente non avevano ancora interamente rotto con l’Egitto nel loro cuore. Che vergognose ingratitudine!

Quando Mosè portò di nuovo le loro rimostranze al Signore, fu istruito di dire al popolo nel nome del Signore che avrebbero ricevuto ciò che avevano chiesto. Di nuovo il Signore  passò sopra il loro peccato, ma prima di dar loro il cibo, essi avrebbero visto la sua gloria. Avrebbero dovuto imparare a temere il Signore, cioè mostrargli reverenza, perché senza tale timore non ci può essere fiducia.

Al comando di Aaronne, il popolo lasciò le tende e tutti guardarono in direzione del deserto. Lì apparve la gloria del Signore in una splendente colonna di nuvola. Egli è un Dio di grazia, ma nella sua grazia è pieno di gloria, eccelso al di sopra di quanto possiamo immaginare.

Quella sera il vento portò tutto intorno al campo uno stormo di quaglie; tutto ciò che gli Israeliti dovettero fare fu raccoglierle. Il mattino successivo c’era una rugiada nel campo e quando svanì, essi videro per terra dei piccoli  chicchi o semi (vedi Es. 16:31), piccoli come brina. Gli Israeliti pensarono che quei semi non avessero alcun valore e perciò li chiamarono “man”. (Man probabilmente significa niente.) Ma Mosè disse che quello era il pane che il Signore aveva loro dato.

Lo  raccolsero, chi più chi meno, ma ogni volta che lo misurarono ce n’era un Omer (circa 200/250 ml.) a testa. Questo fu veramente miracoloso.

Mosè diede l’ordine che non se ne conservasse nulla per il giorno dopo. Alcuni Israeliti ne conservarono comunque un po’, ma il giorno dopo la manna emanava un cattivo odore e aveva fatto i vermi. Israele avrebbe dovuto imparare a vivere un giorno alla volta. Ogni mattina il Signore avrebbe provveduto nuovamente al loro bisogno. Questo è ancora il modo in cui lo fa. Perciò non dobbiamo preoccuparci per il futuro.

Il sesto giorno, quando gli Israeliti misurarono la manna avevano esattamente due Omer a testa. Espressero la loro sorpresa e Mosè spiegò loro che il settimo giorno era il sabato del Signore. In quel giorno non avrebbe mandato alcuna manna. Israele doveva riposare un giorno su sette, per imparare a confidare nel Signore e riposare in Lui dal quale dipendevano per tutti i loro bisogni. Per amore di Cristo si sarebbe preso cura di loro nel suo patto.

In questo modo avrebbero non solo gustato questa manna ma anche la bontà del Signore in essa. Di fatto il Signore Gesù Cristo è il vero pane che è disceso dal cielo (Gv. 6:31-33). La nostra vita è sostentata mediante il favore che Dio ci conferisce in Lui.

Nondimeno ci furono alcuni disobbedienti che uscirono il settimo giorno per raccogliere manna. Non ne trovarono. La loro disobbedienza rattristò il Signore. Anche qui, di nuovo, li aveva messi alla prova per incoraggiarli a fidarsi della sua Parola.

Successivamente, su ordine del Signore, gli Israeliti riposero un vaso con la manna nella tenda che avevano fatto per Lui. Questo vaso doveva essere una rimembranza, non solo della provvisione fatta per loro nel deserto ma anche una profezia del Signore Gesù Cristo, il vero pane dal cielo.

          Il servo d’Israele. Partirono di nuovo. Giunsero a Refidim, dove non c’era acqua per loro. Questa volta non solo litigarono con Mosè ma misero anche alla prova il Signore, dicendo: “È l’Eterno in mezzo a noi, o no?” Essi vollero costringere il Signore  manifestare il suo amore. Tale coercizione non è un marchio di fede ma di incredulità. La loro ribellione fu così furiosa che Mosè credette che lo volessero lapidare. Pensarono forse che Mosè li avesse condotti fuori dall’Egitto nella propria autorità?

A questo punto il Signore ordinò a Mosè di prendere con sé alcuni degli anziani d’Israele e uscire davanti al popolo alla roccia di Horeb. Il Signore sarebbe stato davanti a lui. Mosè avrebbe dovuto colpire la roccia col suo bastone e dalla roccia sarebbe zampillata l’acqua.

Questo fu realmente uno svergognare il popolo. Nella loro malfidenza gli Israeliti forzarono Dio a dare prova del suo amore. Anche allora il Signore non disse che avrebbe abbandonato il popolo; diede loro prova del suo amore malgrado ciò che avevano fatto. Il Signore è meravigliosamente buono, infatti  nel Cristo è apparso ad un mondo che lo aveva messo alla prova. Egli manifesta continuamente il suo amore in questo modo.

Il Signore disse inoltre: “Io starò lì davanti a te”. Il Signore sarebbe stato in mezzo a Israele come un servo davanti al suo padrone. Come si umiliò qui! Allo stesso modo, il Signore Gesù Cristo è venuto non per essere servito ma per servire, per dare la sua vita in riscatto per molti. Lavò i piedi dei suoi discepoli.

Acqua sgorgò dalla roccia e gli Israeliti bevvero. Ma conobbero tutti l’amore del Signore? Quanti furono che assaporarono il favore del Signore? Gli Israeliti chiamarono quel luogo Massa e Meriba, che significa prova o contesa.

          La bandiera d’Israele. L’esercito di vettovagliamento era rimasto indietro. Improvvisamente questo esercito  fu attaccato dagli Amalekiti, un popolo nomade che pascolava le proprie greggi nelle vicinanze. Non solo vedevano in Israele una minaccia per i loro pascoli ma odiavano Israele in quanto popolo di Dio. Avevano udito ciò che il Signore aveva fatto per Israele perché erano discendenti di Esaù. Esaù aveva odiato Giacobbe a causa della benedizione del patto, e quell’odio aveva continuato a covare nel suo clan.

Così gli Amalekiti furono la prima nazione il cui odio gli Israeliti dovettero affrontare durante il loro viaggio. Difatti il popolo del Signore avrebbe sempre incontrato dell’odio — non a causa di se stessi, ma a causa del Signore. Per questo motivo gli Amalekiti avrebbero dovuto essere distrutti come esempio della definitiva distruzione di tutti i suoi nemici da parte di Dio.

Giosuè fu mandato in spedizione contro di loro con un selezionato gruppo di guerrieri. Allo stesso tempo gli Israeliti avrebbero dovuto rendersi conto che la battaglia era del Signore, e che gli Amalekiti combattevano non semplicemente contro Israele ma principalmente contro il Signore, e che il Signore avrebbe combattuto Amalek mediante Israele. In questa guerra Israele doveva essere col Signore.

Come segno di tutto ciò, Mosè dovette salire in cima al monte e sollevare il suo bastone al cielo con tutte due le mani. Finché teneva alzato il bastone Israele prevaleva, ma quando il bastone veniva abbassato Amalek era la nazione più forte. Perciò Aaronne e Hur sostennero le mani di Mosè. Gli Israeliti sconfissero gli Amalekiti e ne uccisero molti.

Se noi siamo del Signore dobbiamo ricordarci che le sfide della vita non gravitano intorno a noi ma al Signore. Se lo teniamo a mente nella nostra lotta contro il peccato, questo ci darà una diversa prospettiva sulla nostra situazione. Solo allora saremo forti, perché  allora ci renderemo conto che il Signore Gesù Cristo è il vincitore per noi. Poiché Cristo avrebbe vinto il diavolo e il suo regno per suo Padre, Israele fu capace di sconfiggere i suoi nemici in questa occasione. Perciò anche noi saremo capaci di vincere.

Quando la battaglia fu terminata. Mosè costruì un altare che serviva da monumento commemorativo. Lo chiamò Il Signore è la mia bandiera. L’altare doveva imprimere su Israele il decreto del Signore che Amalek avrebbe dovuto essere distrutto completamente. Fu detto a Mosè di registrare questo comando in un libro e di accertarsi di dirlo a Giosuè, il suo aiutante.

Poiché Israele avrebbe dovuto appartenere al Signore, poiché la mano d’Israele avrebbe dovuto essere sul trono del Signore, pioché Israele avrebbe dovuto confessare che la sua causa era la causa del Signore, la guerra contro Amalek non avrebbe mai avuto fine. Se noi apparteniamo al Signore non dobbiamo mai porre fine al combattimento contro il peccato, il diavolo e tutti i nemici di Dio. Se facciamo pace perderemo la guerra.

Fortunatamente, il Signore Gesù Cristo non ha mai allentato quella lotta ma l’ha combattuta fino alla fine. Sta ancora combattendo dal cielo. Si assicurerà che quelli che gli appartengono siano continuamente ingaggiati in questa battaglia. Ed Egli darà loro la vittoria perché ha conquistato e conquisterà sempre.

Quello è il modo in cui il Signore guidò Israele attraverso il deserto durante quei primi giorni. Andò davanti a loro nella colonna di nuvola e di fuoco. Fu tutto per loro, provvedendo per tutti i loro bisogni e soprassedendo ai loro peccati. Tutto questo era inteso insegnare loro a credere in Lui ed essere così preparati ad entrare in patto con Lui. Gli Israeliti impararono la loro lezione?


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