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09. Benedetto dal maggiore

Genesi 14

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Abramo era un simbolo (tipo) del Cristo ma non era lui stesso il Cristo. Era certamente il portatore della promessa ma la salvezza non risiedeva in lui. L’origine della grazia e la base della speranza di Abramo risiedevano separatamente da lui e sopra di lui. Pertanto fu necessario che Abramo incontrasse il suo superiore in Melchisedek il quale divenne un tipo del Mediatore tra Dio e l’uomo. Anche Abramo doveva guardare a qualcun altro. In quel fatto risiede il significato dell’incontro tra i due. Ciò è evidente dal modo in cui il Nuovo Testamento parla di questo incontro in Ebrei 7: Il minore fu benedetto dal maggiore.

Abramo sarebbe stato ricco solo in quella benedizione. Nella circostanza, la benedizione ebbe per lui un significato speciale. Quando liberò Lot espletò per la prima volta un ruolo importante nella vita dei Canaaniti. E che ruolo splendido fu! Ora essi sarebbero stati pronti a riconoscerlo come uno di loro. Abramo deve essersi sentito tentato di considerarsi uno di loro e di vivere in Canaan come un Canaanita. Il Signore lo aiutò a vincere questa tentazione quando Melchisedek lo benedì.

Che Abramo abbia resistito la tentazione è chiaro dal fatto che rifiutò il bottino. Questo atto significò che non voleva parte alcuna nella vita dei Canaaniti. Non voleva dipendere da loro o essere considerato uno di loro. Pertanto tutte le porte della vita Canaanita gli rimasero chiuse. La vita avrebbe dovuto aprirsi per lui e rimanere aperta in un modo diverso: il Cristo sarebbe stato una benedizione per l’umanità. Possiamo aspettarci che le porte della vita si aprano per noi nello stesso modo. Se vogliamo il godimento della vita solo per noi stessi, per noi quelle porte rimarranno chiuse. È l’amore che le apre.

Kedorlaomer, il re di Elam, era al comando quando i quattro re intrapresero la loro campagna insieme. Elam era la potenza mondiale del tempo. Eppure il nome di Amrafel, il re di Scinar viene menzionato per primo. Che possa aver avuto qualcosa a che vedere col passato di Scinar? (Vedi Genesi 10:9-10). O forse perché Bebel, sotto Amrafel si sarebbe presto liberata dal dominio di Elam? 

Sembra che nella loro campagna di guerra i quattro re abbiano seguito il  solito percorso: dalla Mesopotamia verso Nord, poi verso Ovest alla Siria, poi verso Sud lungo il lato orientale della valle del Giordano al Nord-Arabia. Nel corso di questa campagna sconfissero tutti quelli che avrebbero potuto aiutare i re nella valle di Sittim. Poi si girarono e ingaggiarono battaglia con i cinque re della valle di Sittim dopo aver segnato diverse altre vittorie.

          Concetto principale: Abramo, il minore, è benedetto da Melchisedek, 
                                                   il maggiore, per far riconoscere ad Abramo che
                                                   solo la benedizione di Dio fa l’uomo ricco.

          La tentazione che nasce dalla sconfitta di Kedorlaomer.  Dopo che Lot lasciò la compagnia di Abramo andò verso Sud dentro la valle del Giordano e piantò le sue tende sotto il fumo della città di Sodoma. Forse aveva già cercato la protezione delle mura della città. In ogni caso, venne a condividere nelle fortune dei Sodomiti perché cercò con loro una stretta associazione.

Dopo l’arrivo di Lot, Sodoma subì una catastrofe. Assieme a quattro altre città Sodoma stava pagando il tributo a Kedorlaomer, il re di Elam, che stava cercando di estendere il suo dominio su tutto il mondo allora conosciuto. Le cinque città della valle di Sittim si ribellarono al dominio di Kedorlaomer e rifiutarono di continuare a pagare il tributo. Questo potente re avanzò quindi su quell’area col suo esercito con altri tre re per sottomettere tutta la gente che viveva vicino alla valle di Sittim. I cinque re resistettero Kedorlaomer e i suoi alleati, una battaglia di cinque contro quattro. I cinque furono sconfitti, e tutto il bottino delle loro città fu portato via inclusi beni e provviste, mogli e bambini. Anche Lot e la sua famiglia furono fatti prigionieri.

Lot aveva lasciato Abramo di propria volontà e non aveva realmente apprezzato il valore della promessa fatta ad Abramo. Cercò invece l’amicizia dei Canaaniti. Di conseguenza non era più protetto dalla promessa fatta ad Abramo. Tuttavia il Signore si ricordò di Lot, per amore di Abramo e perché Lot era un credente, un figlio di Dio.

Qualcuno che era fuggito dopo che la battaglia era stata persa informò Abramo della sconfitta di Sodoma e gli raccontò ciò che era successo a Lot. Abramo armò immediatamente 318 uomini della sua famiglia e si unì ai tre capi dei Canaaniti (Mamre, Aner, Escol) a rincorrere Kedorlaomer.

Una notte divise gli uomini in varie unità. Sorprese poi le forze nemiche nel loro accampamento, cercò gli uomini di Kedorlaomer, e li inseguì nella loro ritirata. Dopo aver raccolto il bottino, le moglie e i bambini, si avviarono verso casa di nuovo.

È ovvio che il Signore era stato con Abramo. Lui e la sua piccola banda di uomini avevano sconfitto Elam, una potenza mondiale. Come deve aver ringraziato il Signore per avergli dato nelle mani i suoi nemici! Deve aver ringraziato il Signore anche per Lot che era riuscito a salvare dalla schiavitù.

Eppure quella vittoria implicò una tentazione per Abramo. Fu onorato tra i Canaaniti che ora sarebbero stati felici di accettarlo come uno di loro. Si sarebbe dunque avvicinato di più ai Canaaniti come aveva cominciato a fare Lot? Dopo tutto si era guadagnato un prestigio considerevole. Lui era il benedetto dal Signore, il portatore della promessa.

Se Abramo avesse ceduto a questa tentazione avrebbe posto la sua fede in se stesso, nel portatore della promessa. Avrebbe quindi esaltato se stesso e sarebbe perciò diventato cieco riguardo alla sua totale dipendenza dalla benedizione e dal favore di Dio. Avrebbe finito per credere di essere qualcosa in sé. Questo è un grande pericolo per tutti i credenti. Cominciano a immaginarsi come non più dipendenti dal Signore.

Abramo non era libero di unirsi alla vita dei Canaaniti. Quelle porte dovevano rimanere chiuse per lui se doveva ricevere gloria di un altro tipo, una gloria che avrebbe aperto altre porte.

          L’incontro con Melchisedek. Abramo deve aver combattuto con quella tentazione. In ogni caso, riuscì a vincerla. Per sollevare completamente Abramo dalla tentazione il Signore preparò uno strano incontro. Mentre Abramo stava ritornando dalla battaglia giunse vicino a Gerusalemme. Melchisedek, il re di quella città, uscì ad incontrarlo, cosa piuttosto inusuale. Melchisedek era re di (Geru) Salem, ovvero re di pace. Il suo nome significa re di giustizia. Quest’uomo temeva il Signore, il Dio del cielo e della tera, ed era suo sacerdote. Com’è straordinario che in mezzo a quei Canaaniti empi ed immorali fosse stato preservato il timore del Signore!

Il Signore aveva provveduto questa cosa, infatti Melchisedek aveva un ruolo molto speciale da svolgere in mezzo ai Canaaniti. Melchisedek uscì a ristorare Abramo e i suoi uomini dando loro pane e vino. Incontrò Abramo in qualità di sacerdote del Signore e lo benedì. Questa cosa deve essere sembrata strana ad Abramo. Non era lui il portatore della promessa, colui che era favorito dalla grazia di Dio in modo speciale? Come poteva esser adesso benedetto da qualcun altro, da un sacerdote che era allo stesso tempo un re Canaanita?

Tuttavia, Abramo non esitò. Dopo tutto la salvezza non risiedeva in lui ma nel Signore che lo aveva benedetto. Qui il Signore stava mandando il suo sacerdote a benedirlo. In fede Abramo chinò il capo sotto la mano di Melchisedek e ricevette la benedizione. Abramo si umiliò davanti a Dio senza mostrare segni d’orgoglio. E questa benedizione tolse la tentazione di ricercare una posizione d’importanza agli occhi dei Canaaniti.

Senza dubbio Abramo vide in Melchisedek una prefigurazione del Redentore che sarebbe nato un giorno dalla linea di Abramo. Abramo non era niente in se stesso ma volle essere benedetto dal Redentore, il Mediatore tra Dio e gli uomini. Quel Redentore sarebbe stato il vero santo sacerdote di Dio, il vero principe di pace e re di giustizia.

Anche noi non dobbiamo commettere l’errore di guardare dentro di noi perché siamo solo peccatori; in noi stessi non valiamo niente. Tutto quello che possiamo fare è guardare verso le mani del Mediatore stese verso di noi in benedizione, mani in cielo che ci benedicono. Quella benedizione ci farà ricchi, indipendentemente dalla nostra povertà (o ricchezza) terrena.

Adesso Abramo non era affatto preoccupato che le porte della vita in Canaan fossero chiuse per lui; godeva di un diverso tipo di felicità — la benedizione del Signore. In fede dobbiamo desiderare di essere ricchi in quella benedizione.

          La decima. Cosa disse Melchisedek quando benedì Abramo? “Benedetto sia Abramo dal Dio Altissimo, padrone dei cieli e della terra! E benedetto sia il Dio Altissimo, che ti ha dato nelle mani i tuoi nemici!” Melchisedek innanzitutto benedì Abramo nel nome di Dio che ha tutte le cose nelle sue mani. Poi procedette a benedire e glorificare il Dio altissimo. Il Signore fu compiaciuto di essere onorato nella benedizione di Abramo.

Melchisedek aveva visto qualcosa di meraviglioso e parlò in modo meraviglioso e sublime. Dio avrebbe onorato se stesso mediante la redenzione del suo popolo e mandando il suo Redentore. Se era così, la redenzione era una certezza. Dio trae ancora piacere e onore dalla salvezza di uomini peccatori. Quanto è sicura la nostra salvezza quando ci arrendiamo a Dio e preghiamo: “Salva anche me!”

Questo era il modo di vedere il Signore che Abramo e Melchisedek condividevano. Che fossero uniti nella fede è evidente dal fatto che Abramo diede la decima del bottino a Melchisedek considerandolo sacerdote di Dio. Quando diede questa decima a Melchisedek la stava in realtà dando al Signore.

Abramo aveva diritto di disporre in questo modo del bottino. Secondo le leggi che governavano la guerra a quei tempi, il bottino era suo da farne ciò che voleva. Per Abramo niente era troppo meraviglioso da dare al suo meraviglioso Dio. Se solo riconoscessimo quanto meraviglioso Dio è e vedessimo la sua gloria nel mandare il Signore Gesù Cristo per la nostra salvezza! Allora anche noi gli daremmo tutto: il nostro cuore, la nostra vita, noi stessi. Allora sarebbe nostro desiderio servirlo con le nostre abilità, con tutto ciò che abbiamo.

          Il rifiuto del bottino. Il re di Sodoma s’era unito a Melchisedek quando questi uscì ad incontrare Abramo. Questo re era il successore di quello che aveva combattuto contro Kedorlaomer ed era caduto in battaglia. Come tanti altri, il precedente re non era stato sufficientemente veloce  a sfuggire dalla valle di Sittim con tutti i suoi pozzi di bitume (catrame). Il nuovo re ora disse ad Abramo: “Dammi solo le mogli e i bambini e tieni per te tutto il bottino. Ne hai diritto perché te lo sei conquistato tutto con la spada”.

Abramo, avrebbe forse dovuto lasciare che uno di quei Canaaniti lo facesse diventare ricco? Aveva già abbastanza beni per sé e non voleva fraternizzare coi Canaaniti o perfino avere un posto in mezzo a loro. Non desiderava essere considerato uno di loro in alcun modo che è quel che sarebbe accaduto se avesse sfruttato i loro beni per arricchire. Perciò giurò per il Signore che non avrebbe preso per sé né un filo né un legaccio per i calzari.

Abramo sapeva fin troppo bene che il suo rifiuto di tenersi il bottino sarebbe stato preso come un affronto. Per i Canaaniti sarebbe stato sempre un estraneo e le porte della loro vita gli sarebbe stata chiusa definitivamente. Ma Abramo non voleva aver nulla a che fare con loro. La sua ricchezza risiedeva nel fatto che lui stesso era benedetto dal Signore e che un giorno lui sarebbe stato una benedizione per tutti i popoli per mezzo del Redentore che doveva nascere dalla sua discendenza. Nel nome del Redentore aveva il privilegio di essere una benedizione per altri, un canale dell’amore di Dio. Altre porte di vita si apersero per lui e la sua vita divenne buona, piena e ricca.

Se vogliamo essere figli di Dio e servire il Signore anche noi affronteremo porte che ci sono chiuse. Non possiamo vivere la vita come fanno i non-credenti, ma ciò non ci rende più poveri. I non-credenti non conoscono le vere gioie della vita. Le vere gioie della vita rimangono fuori dalla loro portata ma sono a nostra disposizione se arrendiamo noi stessi per amore di Gesù e poi diventiamo canali dell’amore di Dio, canali attraverso i quali egli benedice altri. Allora possiamo cominciare a godere la vita correttamente perché saremo ricchi in questa vita rimanendo lo stesso indipendenti dagli altri.


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