Genesi 4
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Il contenuto di questo capitolo non è la vita e la morte del pio Abele o la vita e lo sviluppo dell’empio Caino. Pensate un attimo a cosa succede quando si faccia di uno dei due temi il punto focale della storia: si finisce per escludere il regno dei cieli. Questo regno è insegnato non con esempi, benché gli esempi abbiano senza dubbio il loro valore, ma con la Parola della grazia. Se il parlare e l’agire di Dio non sono la considerazione principale gli esempi perdono tutto il loro significato.
Il proposito principale di questo capitolo è fornirci la chiave del regno. Adamo diede a sua moglie il nome Eva e con ciò dimostrò di aver accettato la promessa. In Genesi 4 la promessa si compie con la nascita di figli che conferma la Parola di Dio. Ma la fede di Adamo ed Eva è ben presto messa alla prova: si scopre che Caino non è genuina progenie vivente e Abele viene assassinato. La fede è successivamente rianimata con la nascita di Seth.
La linea deve essere tracciata da Seth al Cristo: Cristo sarebbe nato dalla linea di Seth. Ma quando riconosciamo questo fatto non abbiamo ancora detto abbastanza riguardo alla rivelazione del Cristo in questo capitolo. Nella sua morte Abele è un tipo del Cristo e di tutto il popolo di Dio, ma è anche l’opposto di Cristo o l’anti-tipo. Il sangue di Abele, diversamente dal sangue di Cristo, non può togliere il peccato; può solo invocare giustizia e vendetta. Il sangue di Cristo, dunque, parla meglio di quello di Abele: suscita la speranza di riconciliazione.
Ma questo capitolo non addita solo la morte di Cristo. Nella nascita di Seth c’era nuova vita. Quella nascita indicava in avanti alla vittoriosa resurrezione di Cristo.
Evidentemente Adamo ed Eva insegnarono ai loro figli ad offrire sacrifici. Per quelli che accettavano la grazia di Dio in fede, il sacrificio divenne un modo di praticare quella fede. Mediante il sacrificio come risposta al favore di Dio l’uomo poteva dedicarsi al Signore ed essere rafforzato nella relazione d’amicizia col Signore.
Nel caso di Caino, però, vediamo già esprimersi la degenerazione. Perché si tiene lontano da Dio e non accetta la promessa in fede, vive nel timore. Poi cerca di scongiurare il giudizio di Dio e comprare la propria benedizione mediante il sacrificio. Il suo culto, come il culto di chiunque sia privo di fede, è tentativo di corruzione.
Concetto principale: La promessa riceve il suo adempimento iniziale con la
nascita di una progenie.
Due tipi di progenie. Dopo che furono banditi dal Paradiso, Adamo ed Eva ebbero il loro primo bambino. Che benedizione sono i bambini per dei genitori credenti! I genitori non sono solo arricchiti con la vita della loro figliolanza, ma nella benedizione data loro con i bambini percepiscono anche il favore di Dio. Il figlio dato ad Adamo ed Eva portò loro una felicità speciale, poiché questa nascita era per loro un’indicazione del favore di Dio nella loro nuova vita, la vita che avevano cominciato dopo che quella vecchia era stata distrutta dal peccato. In questa nuova vita vedevano ora un adempimento della promessa che Dio aveva loro fatto quando furono banditi dal Paradiso. Quella promessa essi l’avevano accettata in fede.
Poiché Eva aveva ricevuto il proprio figlio dal Signore, gli mise nome Caino, che significa colui che è stato ottenuto. La nascita di Caino era il modo di Dio di darsi ad Adamo ed Eva e di adempiere la sua promessa.
Quando nacque il suo secondo figlio un po’ di tempo dopo, Eva sembra essere in un diverso stato emotivo. Forse il secondo figlio non era nato in salute quanto il primo. In ogni caso, la sua prospettiva riguardo alle proprie condizioni era cambiata. Il nome che diede al secondo non fu un rinnegare la propria fede, ma rifletteva una consapevolezza più profonda delle prove e delle lotte della vita, dalle quali lei, come credente, non era stata risparmiata. Poiché i fardelli della vita, che sono una conseguenza del peccato, gravavano pesantemente su di lei, Eva chiamò il secondo figlio Abele, che significa trivialità, insignificanza, un mero respiro.
Adamo ed Eva parlarono ai loro figli del Signore e raccontarono loro del primo peccato in Paradiso. Per dei genitori, rivelare i propri peccati ai figli è una pillola amara da inghiottire. Adamo ed Eva raccontarono anche ai loro figli della grazia di Dio e della completa liberazione che sarebbe venuta. Poi attesero la loro reazione. I cuori dei figli si sarebbero aperti? Si sarebbero uniti ai loro genitori nel credere alla promessa della liberazione? Avrebbero amato il Signore? Adamo ed Eva pregarono che i loro figli rispondessero positivamente alla grazia e alla liberazione di Dio. Questo è sempre l’interesse più importante di genitori credenti.
I genitori credenti sono molto percettivi. Adamo ed Eva non poterono fare a meno di notare che Abele credette alla promessa e diede il suo cuore e la sua vita al Signore in modo molto semplice. Ma neppure sfuggì la loro attenzione che Caino voleva vivere per se stesso. In fondo al suo cuore Caino disprezzava la promessa di Dio e non sentiva il bisogno della liberazione. Era sicuro di potercela fare da solo. Allo stesso tempo sapeva che il Signore era lì e lo poteva punire. Di conseguenza la sua storia è piena di paura, come dimostra la nostra storia.
Adamo ed Eva avevano insegnato ai loro figli di offrire sacrifici al Signore bruciando animali o prodotti della terra. Questi sacrifici dovevano essere offerti interamente provenienti dalla fede, come un modo di dire: “Signore, tu ci hai mostrato il tuo favore e ci hai dato ogni cosa. Perciò noi vogliamo dedicare noi stessi e tutto ciò che abbiamo al tuo servizio. Ti offriamo questi sacrifici come pegno delle nostre intenzioni”. Questo piaceva al Signore, perché vedeva che le persone offrivano il loro stesso cuore mediante i loro sacrifici. L’uomo compiaceva Dio sempre più a motivo dei sacrifici che offriva.
Adamo ed Eva offrivano sacrifici, dunque, e anche Abele lo faceva. Ma Caino non poteva unirsi in questo perché non credeva. Egli non aveva dato al Dio il proprio cuore e non confessava che fosse il Signore a dargli tutto ciò che aveva. Però, anche lui offriva sacrifici. E quando lo faceva, era come se offrisse qualcosa di suo al Signore aspettandosi un dono in contraccambio. Pensava di poter comperare il favore del Signore e tener lontana la sua punizione offrendogli sacrifici. Tale comportamento è un’abominazione per il Signore.
Un giorno sia Caino sia Abele erano impegnati a fare un sacrificio al Signore. Siccome Caino lavorava la terra, egli offerse al Signore il prodotto della sua campagna. Abele era un pastore e perciò offerse uno dei primi nati del suo gregge. Dio guardò con favore ad Abele e al suo sacrificio, ma non a Caino. In qualche modo a noi sconosciuto fece in modo che lo percepissero. Forse parlò loro direttamente. (In Ebrei 11:4 leggiamo che Abele “ricevette la testimonianza che era giusto”.)
Ora era l’occasione per Caino di prendere coscienza e confessare che il suo sacrificio era in realtà una menzogna. Invece, si arrabbiò con Abele, che sembrava sempre d’essere favorito, e accusò Dio di essere ingiusto. Perché era il figlio maggiore, Caino aveva un’esagerata stima di se stesso.
Perfino qui il Signore lo ammonì. Se avesse cambiato le proprie vie, avrebbe ricevuto il favore di Dio. Ma se avesse rifiutato di rompere col proprio peccato ne sarebbe stato completamente sopraffatto. Com’è paziente il Signore!
Vita rovinata. Anziché perdere forza, la potenza del peccato crebbe sempre più forte nella vita di Caino. Non solo odiava il proprio fratello, ma sviluppò pure un odio crescente verso la promessa e il patto del Signore, che richiedevano che vivesse per fede. Benché avesse rigettato per se stesso la grazia, era adirato con suo fratello perché la possedeva. Questo è quanto sconsiderati ci rende il peccato.
Un giorno, mentre i due fratelli erano fuori nella campagna, Caino espresse tutta la sua rabbia ed il suo odio. Abele deve aver risposto con sorpresa e dispiacere, esprimendo la grazia che aveva ricevuto attraverso la fede. Ciò fece scatenare la rabbia di Caino come niente altro avrebbe potuto: aggredì il proprio fratello e lo uccise.
Ora era stato sparso sangue umano per la prima volta. Abele fu il primo essere umano a morire. Caino era colpevole di fratricidio, aveva ucciso il proprio fratello. E non era neppure il lato peggiore della faccenda. Più terribile ancora era il suo odio del patto e della promessa del Signore. Caino aveva ucciso Abele perché Abele era un credente.
Abele è un “tipo” di tutti gli esseri umani che dopo di lui sono stati oppressi, perseguitati e messi a morte per la loro fede. È anche un tipo del Signore Gesù Cristo, che fu messo a morte a motivo del suo amore per il proprio Padre. Allo stesso tempo c’è una differenza tra queste due morti. Il sangue di Abele non poteva fare propiziazione per il crimine di Caino. Gridava invece dalla terra che la giustizia di Dio lo vendicasse. Dall’altro lato, il sangue di Cristo è veramente la propiziazione per i crimini e gli errori di chi crede in lui.
Poiché Dio sperava ancora di fermare Caino dal suo cadere sempre più in basso, gli chiese di suo fratello. Caino finse di non sapere: “Sono io il custode di mio fratello?” Dio allora gli disse di sapere del suo crimine e procedette a maledire Caino. La terra non avrebbe più dato a Caino i suoi frutti, ed egli non avrebbe trovato riposo in alcun luogo sulla terra. Credete che Caino si sia messo ad implorare Dio che gli facesse la grazia del perdono? No, per quel che lo riguardava la grazia era fuori discussione: Il male che ho fatto è troppo grande per essere perdonato. La sua unica richiesta fu che la sua vita venisse risparmiata per un po’. Ripieno della sua solita paura, dichiarò: “Sono sotto maledizione, Non ho più la tua protezione, chiunque mi troverà mi ucciderà.”
Dio risparmiò Caino e riservò a sé stesso il diritto di pronunciare il giudizio su di lui. Dichiarò dunque che se Caino fosse stato assassinato, sarebbe stato vendicato sette volte. Per assicurarsi che Caino non sarebbe stato ucciso dai suoi consimili, il Signore pose un segno su di lui. Cosa sia stato questo segno non sappiamo. Apparentemente chiunque avesse incontrato Caino avrebbe avuto un senso di repulsione e se ne sarebbe fuggito disgustato.
Quella fu l’ultima conversazione tra il Signore e Caino. Caino lasciò la terra dell’Eden col suo paradiso, il luogo dove Dio aveva rivelato se stesso all’uomo. Caino girò la schiena al circolo del Patto, alle persone sulle quali Dio aveva conferito la sua grazia, e andò a dimorare nel paese di Nod, che era ad Est dell’Eden.
La fede di Adamo ed Eva fu severamente messa alla prova. Abele era morto, e Caino era per loro andato perduto. Avevano pensato di aver visto un gioioso adempirsi della promessa di Dio, ma adesso, che fine aveva fatto la promessa? Ciò nonostante essi continuarono ad aggrapparsi a quella promessa. La fede può aggrapparsi risolutamente alla Parola del Signore anche quando tutto sembra senza speranza. Tale potenza della fede fu conquistata per noi dal Signore Gesù Cristo, la cui fede non crollò neppure durante la sua più oscura notte di sofferenza.
Il peccaminoso attaccamento alla vita. Perché Dio risparmiò la vita di Caino e gli diede protezione? Aveva la sue ragioni, ma andavano oltre la comprensione di Caino. I fedeli possono comprendere qualcosa del proposito di Dio per la loro vita, e perfino glorificarlo per esso, ma i non credenti sono ciechi ai propositi di Dio, anche se egli sceglie ugualmente di usarli per i suoi scopi. A questo riguardo Caino non era diverso da qualsiasi altro non credente.
Caino era sposato con sua sorella. Nel paese di Nod ella gli partorì un figlio che egli chiamò Enoch. Caino costruì pure una città con mura per tenersi al sicuro. Tutta la sua vita egli fu ossessionato da paure. Egli ebbe molti discendenti, incluso Lamech, che divenne una delle figure di rilievo nella discendenza di Caino.
Lamech prese due mogli e cominciò quindi la pratica abominevole della poligamia. Egli voleva essere certo di avere una grande famiglia e molti discendenti. I genitori con molti bambini godono della benedizione di Dio se essi hanno generato i loro figli per il Signore. Lamech, però, volle una grande famiglia per essere importante e forte contro il Signore.
I discendenti di Lamech furono un popolo altamente sviluppato. Jabal introdusse la vita nomade, così poteva spostarsi facilmente dove volesse con tutte i suoi greggi e gli armenti. Jubal abbellì la vita ed aprì su alcune delle sue bellezze inventando strumenti musicali. Tubal-cain fu il primo a forgiare utensili di bronzo e di ferro.
Così, i discendenti di Caino sembrarono fiorire. Non aveva Dio detto che l’uomo avrebbe dovuto assoggettarsi la terra e fare uso dei suoi tesori? È precisamente ciò che i discendenti di Caino stavano facendo. Però lo stavano facendo non al servizio del Signore ma per rendersi sempre più indipendenti da Lui.
Non dovrebbe sfuggire la nostra attenzione il fatto che fin dal principio lo sviluppo maggiore non si trova tra quelli che temono il Signore ma tra i non credenti. Sembra apparente che la pulsione verso l’indipendenza dal Signore nel non credente è più forte della pulsione del credente a servire il Signore. Pure, il Signore, che dirige ogni cosa, appoggia anche questi sviluppi nei circoli di non credenti. Senza volerlo, i non credenti servono gli obbiettivi di Dio con le loro scoperte e le loro invenzioni. I tesori che Dio ha creato vengono portati alla luce, anche se i non credenti non lo ringraziano per essi.
Questa fu la ragione per risparmiare e proteggere la vita di Caino. Ma la discendenza di Caino non ringraziò il Signore. I suoi discendenti vissero invece vite fatte di egoismo, vendetta e orgoglio. Allungarono le mani sulla vita e cercarono di goderla, ma il vero godimento sfuggì la loro presa. Questo è evidente in modo particolare dal canto di Lamech, nel quale si vanta del suo edonismo e della sua vendetta. Lo spirito espresso nel canto di Lamech è ancora la pulsione principale del mondo non credente, che è un mondo perduto al Signore.
Nuova speranza nella nascita di Seth. La fede di Adamo ed Eva fu severamente messa alla prova dalla morte di Abele e dalla caduta spirituale di Caino. Ma il Signore non dimenticò la sua promessa. Eva non aveva ancora dato vita alla genuina progenie vivente. Il Signore adempì la promessa dando ad Adamo ed Eva un altro figlio. Eva riconobbe che il suo nuovo figlio era il sostituto di Abele e sperò che egli avrebbe cercato il Signore come Abele aveva fatto. Perciò gli mise nome Seth.
In Seth le loro speranze non furono deluse, perché lui e la sua discendenza temettero il Signore. A suo tempo Seth ebbe un figlio suo, che chiamò Enoch.
In quei giorni la gente cominciò ad incontrarsi insieme e invocare pubblicamente il nome del Signore. Quello fu l’inizio di ciò che noi oggi chiamiamo servizi di culto, benché i servizi di allora non avessero la stessa forma dei nostri. La vita della fede ha bisogno di quell’atto pubblico di invocazione del nome del Signore. In parte a motivo dei servizi di culto, il timore del Signore rimase vivo nella discendenza di Seth. Alla fine il Signore Gesù nacque da quella discendenza. Dio avrebbe sicuramente adempiuto la sua promessa.
Non si può negare che la fede di Adamo ed Eva sia stata dolorosamente messa alla prova quando persero entrambi Caino ed Abele, ma in Seth ricevettero ora nuova speranza. La vera vita sembrava perduta davvero, ma ora era risorta in Seth. Anche quando il Signore Gesù morì sembrò che la vera vita fosse stata distrutta per sempre, ma, nella sua resurrezione egli si rivelò vittorioso. In quella rivelazione, la promessa di Dio ad Adamo ed Eva ottenne il suo adempimento completo. Per la potenza del Signore Gesù Cristo la vita vissuta per fede sarà sempre vittoriosa.