29: In novità di Spirito

Atti 6:8-8:4

L’attività di Stefano prepara la scena per la predicazione del vangelo tra i Gentili. È evidente che egli vide con chiarezza – e lo disse apertamente – che il vangelo non era confinato a Israele ma sarebbe andato a tutte le nazioni. Ecco perché l’ostilità dei capi dei Giudei fu diretta specialmente contro Stefano che fu accusato di bestemmiare contro il tempio e la legge. A questo riguardo è significativo notare che Paolo prese piacere nella morte di Stefano sebbene sia stato proprio questo stesso Saul che più tardi fu chiamato a continuare l’opera di Stefano. Luca ci mostra l’opera dello Spirito in questo evento.

Il contenuto del discorso di Stefano sembra avere poco a che vedere con le accuse formulategli. Ma è evidente che Stefano volle trasmettere come volta dopo volta Dio operi nuove meraviglie. Nel corso della storia l’opera dello Spirito fu sorprendentemente nuova ogni volta. Fu così con Abrahamo, Mosè, Davide e Salomone. Ma la gente non fu mai pronta ad accettare questa novità; si erano attaccati al passato, alla loro “tradizione” ed avevano sempre rigettato le dimensioni innovative della rivelazione di Dio. Una volta, quando avevano ricevuto il tabernacolo da Dio e Mosè, lo avevano incorporato nel culto di Moloch perché non poterono staccarsi da ciò che era diventato parte della loro tradizione paganizzata. Adesso erano così condizionati dal culto formale nel tempio di Gerusalemme al punto di non comprendere che Dio non abita in templi fatti da mano d’uomo. In essenza il loro peccato era resistenza allo Spirito santo.

Se il discorso di Stefano sia stato ispirato nello stesso modo degli altri scrittori della Scritture, in altre parole, infallibile, è una questione di lana caprina. Il suo discorso fu certamente non infallibile. Ma dobbiamo concentraci su questo discorso come cosa di grande significato perché lo Spirito santo lo fece riprodurre a Luca in questo modo. Rimane pertanto in dubbio se il riferimento che Stefano fa alla tomba che si dice che  Abrahamo abbia comperato da Hamor, il padre di Sichem, debba essere considerato un errore. Il riferimento può essere considerato anche un sommario di due acquisti diversi ma correlati: quello di Abrahamo e quello di Giacobbe (vedi Genesi 23; 49:29-50:13; Giosuè 24:32). Ma Stefano ignora quella differenza e fa riferimento solo alla sepoltura dei patriarchi in Canaan. Abrahamo aveva comperato dagli Ittiti il campo dove voleva essere sepolto ma Giuseppe fu successivamente seppellito nel lotto che Giacobbe aveva acquistato da Hamor. Può essere che un discorso ispirato dallo Spirito santo manchi della precisione di un resoconto dettagliato da parte di uno storico.

          Concetto principale: Il servizio di Dio in novità di spirito è glorioso.

          Il conflitto di Stefano. Su tutti i diaconi scelti dalla congregazione di Gerusalemme Stefano si fece presto notare. Lo Spirito santo lo aveva dotato di doni speciali, non solo per il diaconato ma anche per testimoniare e fare molti segni miracolosi. Lo Spirito santo parlava e operava potentemente per mezzo suo. Egli vide chiaramente anche le intenzioni del Signore: come avrebbe adempiuto la promessa che il vangelo sarebbe giunto a tutte le nazioni. I Gentili avrebbero adorato il Dio di Israele. Ma non avrebbero più dovuto farlo nel tempio di Gerusalemme perché il significato di quel tempio era stato compiuto in Cristo. Noi non guardiamo più alla rivelazione di Dio nel tempio, ma alla sua rivelazione in Cristo che è ora in cielo ed è il salvatore del mondo. Dio non dimora più in un  tempio di ombre ma nei cuori dei suoi per lo Spirito santo.

Il discorso di Stefano fu intorno a tutte queste cose. Egli vide la gloria della dispensazione del Nuovo Testamento che rendeva gloriosa anche la sua vita. Ovviamente, in  Gerusalemme la gente resistette il suo messaggio. Non potevano accettare che lo speciale privilegio di Israele fosse una cosa del passato e che Dio ora estendesse il suo patto a tutte le nazioni.

A Gerusalemme c’erano molte sinagoghe; di fatto ogni gruppo aveva la propria. Le persone che erano vissute all’estero parlavano una lingua straniera e dopo che erano ritornate a Gerusalemme si univano ad altri di simile provenienza per formare le loro proprie sinagoghe. Specialmente i Giudei che erano rimpatriati dall’estero esercitarono una forte opposizione a Stefano. Che scopo c’era nell’essere tornati a Gerusalemme se aveva perso il suo speciale significato nel patto del Signore? Tuttavia, non potevano semplicemente ignorare la sapienza e lo Spirito con cui Stefano parlava.

La loro ostilità provocò un fermento tra il popolo e i capi. Lo accusarono di blasfemia contro Mosè e contro Dio e quando l’atmosfera fu sufficientemente avvelenata presero Stefano e lo portarono davanti al sinedrio. Avevano per le mani abbastanza falsi testimoni che lo avrebbero accusato di aver bestemmiato il tempio e la legge. Testimoniarono di aver udito Stefano dire che Gesù avrebbe distrutto il tempio e accantonato la legge. Ma era veramente blasfemia per lui dire che le promesse date nel tempio e nella legge erano state perfettamente adempiute?

Il Sinedrio guardò Stefano fisso negli occhi e i suoi membri videro il suo volto risplendere come quello di un angelo. Stefano veniva glorificato, per così dire, proprio davanti ai loro occhi. La sua vita era già stata gloriosa perché per fede si era erto nella libertà dello Spirito. Aveva visto più di altri e aveva gioito nell’opera dello Spirito. La sua faccia risplendette di quella gloria interiore. La vita dei credenti è glorificata per fede in questo modo. Stefano stette davanti a loro da solo ma la vita dell’intera comunità dei credenti è glorificata come lo fu la sua.

          La testimonianza della storia. Interrogato se le accuse fossero vere, Stefano diede loro una risposta. Ma come gli apostoli prima di lui, non fece una difesa del suo ministero; la sua risposta fu un attacco al Sinedrio: fu sia una testimonianza sia un sermone. Mostrò come, lungo la storia, Dio nella sua grazia introdusse ripetutamente qualcosa di nuovo e di sorprendente. E tuttavia quanto poco la gente aveva conosciuto il Signore o si era fidata di Lui.

Stefano ricordò come Dio avesse chiamato Abrahamo e il suo parentado fuori dalla Mesopotamia e gli avesse promesso il paese di Canaan. Abrahamo credette al Signore ed accettò la promessa sebbene ancora non gli appartenesse neppure un centimetro di terra di Canaan. Tutti i patriarchi credettero questa promessa, Diedero molta importanza all’essere sepolti in Canaan perfino quando il loro popolo visse come stranieri in Egitto.

Il popolo, però, spesso agì diversamente dai patriarchi. Sebbene gemessero sotto l’oppressione in Egitto, furono privi della fede di aspettarsi liberazione dalla mano di Dio. Con una visione molto speciale Dio chiamò Mosè a diventare il loro liberatore.  Ma quale fu l’atteggiamento del popolo verso Mosè fin dal principio? Egli fu con l’Angelo nel deserto e portò la Parola di Dio al popolo ma loro si abbassarono ad adorare idoli al Sinai. Il popolo non vide la gloria della rivelazione di Dio.

Nel deserto Dio diede loro il tabernacolo (la tenda di testimonianza). Su richiesta di Davide fu sostituita col tempio di Salomone. Il popolo usualmente non vide nemmeno la gloria di questa rivelazione. Rinchiusero Dio nel tempio e con ciò fecero Dio uguale all’uomo mentre in realtà il cielo è il suo trono e la terra lo sgabello dei suoi piedi. Il tempio simboleggiò una profezia del suo dimorare nei cuori degli appartenenti al suo popolo mediante il suo Spirito .

Ma il popolo non fu incline a vedere il tempio in questo modo. Tale simbolo eccedeva di gran lunga la loro immaginazione umana e le loro aspettative. Se avessero riconosciuto il simbolismo sarebbero divenuti umili davanti a Dio. Ma non lo fecero: pertanto resistettero sempre l’opera dello Spirito santo proprio come la stavano resistendo ora.

Il popolo aveva sempre perseguitato i profeti che indicavano la gloria della rivelazione di Dio, una gloria che supera di gran lunga ogni criterio umano. Ed ora che la gloria nella sua pienezza era giunta a loro in Gesù Cristo essi lo avevano tradito e ucciso. Avevano con ciò rigettato la legge in cui era stata data la promessa del Giusto, del Redentore. Eppure la legge era così gloriosa. Questo era evidente dal fatto che era stata promulgata mediante gli angeli. Quegli angeli rivelarono la maestà della grazia di Dio.

          La morte vittoriosa di Stefano. Quando Stefano finì di parlare i suoi inquisitori furono infuriati. Come osava accusarli di rigettare la legge? Ma Stefano non fu intimidito dalla loro furia. Ripieno di Spirito santo, fissati gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e il Signore Gesù che stava alla sua destra. Stefano ebbe ora il privilegio di vedere la gloria della grazia di Dio con la quale Dio fa cose grandi e nuove. E testificò di ciò che vide.

La testimonianza di Stefano fu un avvertimento per loro. Dio desiderava rivelarsi a loro attraverso la gloria scritta sul volto di Stefano.  Ma essi non ne vollero sapere: si misero ad urlare per soffocare le sue parole e non udire. In questo modo rigettarono volontariamente la grazia del Signore. Gli si avventarono contro e lo cacciarono fuori dalla città ad essere lapidato. Mantennero un simulacro di giustizia perché i testimoni dovettero tirare le prime pietre.

Mentre veniva colpito dalle pietre Stefano pregò: “Signore, ricevi il mio spirito”. Arrese una vita vissuta in comunione con Dio nelle mani del suo Signore. Dopodiché gridò con gran voce che tutti udissero: “Signore, non imputare loro questo peccato”. Non si era inacidito contro i suoi nemici perché la loro inimicizia era in realtà diretta contro il Signore e contro il suo Spirito. Fu mosso a compassione per loro e pregò per loro. Stefano morì una morte vittoriosa e gloriosa in accordo con la dispensazione dello Spirito che vide mediante la fede. In vita e in morte, dovrebbe essere così per l’intera congregazione dei credenti.

          La linea è estesa. Uomini devoti portarono a seppellire Stefano e fecero su di lui grandi lamenti. Già da questo fatto fu chiaro che la fede di Stefano non era morta con lui. Inoltre, Dio era all’opera per preparare qualcosa di egualmente meraviglioso. Un certo Saulo era presente all’uccisione di Stefano. Saulo fu deliziato perché disprezzava il messaggio di Stefano. Da solido Giudeo quale era, contribuì all’esecuzione “custodendo le vesti” di quelli che lapidarono Stefano. Nel frattempo era proprio Saulo che Dio aveva scelto per portare avanti il messaggio di Stefano. Immaginate il cambiamento di cuore necessario per Saulo! Un altro dei grandi miracoli di Dio! Cosa mai avrebbe potuto impedire che il suo consiglio fosse eseguito?

Immediatamente, con Saulo ancora ostile al vangelo, scoppiò la persecuzione contro la chiesa in Gerusalemme. Nessuno osò toccare gli apostoli ma gli altri membri furono gettati in prigione. Saulo arrivò al punto di trascinare uomini e donne fuori dalle loro case. Ma anche questa persecuzione servì i propositi del Signore espandendo l’evangelo perché molti fuggirono da Gerusalemme e proclamarono la Parola del Signore altrove nel paese.


Altri Studi che potrebbero interessarti