Giovanni 21
C’è una differenza tra “si fece vedere” (ND) e “si manifestò” (NR). L’apparizione era intesa a confermare la parola di resurrezione. Ma quando la Scrittura parla di Cristo che “si manifesta”, intende molto di più. Nei quaranta giorni successivi la sua resurrezione Cristo rivelò ciò che sarebbe sempre stato per il suo popolo dopo la sua ascensione. Perciò, tutto ciò che avvenne presso il Mar di Tiberiade ha significato simbolico e profetico.
Concetto principale: Dopo la sua resurrezione Cristo continua ad essere legato
con questa vita.
La sua benedizione sul nostro lavoro. Erano già trascorse alcune settimane da quando Gesù era risorto dai morti. I discepoli erano ritornati in Galilea perché un angelo e Gesù avevano detto che lo avrebbero visto lì. Ma dove, e quando si sarebbe manifestato loro? Dovevano attendere ulteriori istruzioni.
Così, sette dei discepoli si trovarono insieme presso il Mar di Tiberiade. Tra questi erano Pietro, Tommaso, Natanaele, Giovanni e Giacomo. Sentendosi perso e inutile, Pietro disse agli altri che sarebbe andato a pescare. Il suo precedente mestiere gli sembrò di nuovo attraente, a lui e anche agli altri. Non c’era nulla di male con quella decisione perché Gesù può trovarci ovunque, anche sul lavoro. Di fatto, è proprio lì che vuole trovarci perché è precisamente nell’attività della vita che ha un messaggio per noi.
Quella notte non presero nulla. Diedero la colpa a condizioni avverse? Probabile. Forse avrebbero dovuto pensare a Gesù, il risorto, il quale aveva il potere di benedire i loro sforzi.
All’alba videro sulla spiaggia qualcuno. Questi gridò: “Avete qualcosa da mangiare col mio pane?” A malapena riuscivano a vederlo nella fioca luce del mattino. Però poterono udirlo perché erano a non più di un centinaio di metri dalla riva. Gli gridarono indietro: “No!” Erano delusi d’aver lavorato invano. Allora lo sconosciuto disse loro di gettare le reti dall’altro lato della barca. Che avesse visto un banco di pesci da così lontano? In ogni caso, lo fecero e quando cercarono di tirare le reti in barca trovarono che erano eccessivamente piene.
Lo sconosciuto a riva non si era fatto conoscere. Avrebbero dovuto riconoscerlo? Di fatto ce ne fu solo uno che riconobbe il risorto, il loro vecchio insegnante, dalla sua azione. Dopo tutto anche i pesci sono nelle sue mani. Fu Giovanni a riconoscere Gesù e ad informare Pietro. Il suo grande amore per Gesù lo rese il più percettivo. Possiamo immaginare Giovanni, ritto sulla prua, con le mani sulla fronte per proteggersi dalla luce, cercare di percepire chi fosse quella figura a riva con la vista messa a fuoco dall’amore.
Pietro era di natura diversa da Giovanni. Non appena udì che era Gesù, si arrotolò i vestiti intorno alla cintura, si gettò in acqua e nuotò fino a riva. Ciò fu molto caratteristico di Pietro, riluttante com’era di restare separato dal suo Signore.
Nel frattempo gli altri giunsero più lentamente a riva con la barca. Videro un fuoco con sopra del pesce che si arrostiva. Ma allora perché Gesù aveva chiesto loro se avevano del pesce? Ora chiese loro di portare un po’ del pesce che avevano appena pescato. Di nuovo Pietro fu il primo. Trascinò a riva la rete e insieme ai discepoli contò i pesci. Nella rete c’erano 153 grossi pesci, un carico troppo grande per la rete, eppure non si era rotta.
Che benedizione sul loro lavoro! E che verità Gesù insegnò loro attraverso quest’opera potente! Il Signore risorto ha tutte le cose in suo potere: nella sovranità della sua grazia governa su tutte le creature. Se è contro di noi tutto il nostro lavoro è vano, ma con la sua benedizione il nostro lavoro prospererà. Senza di lui la nostra intera vita è vanità. Ma egli vuole darci la sua benedizione; anche ora egli non è più lontano di quando stette sulla spiaggia coi suoi discepoli. A volte trattiene le sue benedizioni per attirare la nostra attenzione e farci riconoscere la sua mano nella nostra vita.
Strettamente parlando, non ha bisogno dei frutti della nostra vita più di quanto avesse bisogno avesse bisogno del pesce dei discepoli. E tuttavia li richiede. E proprio come i pesci nella rete, tutti i frutti della nostra vita verranno contati. Niente di ciò che facciamo per lui gli sfugge.
Allettante amore. Dopo che il pesce fu preparato, Gesù invitò i suoi discepoli a fare colazione. Sedendo in cerchio sulla spiaggia, nei loro abiti da lavoro, mangiarono con lui. Sembrava tutto fosse come ai vecchi tempi; e tuttavia era molto diverso. La resurrezione era avvenuta. La sua gloria era appena stata rivelata loro in questa pesca miracolosa. La sua resurrezione lo aveva elevato a tale altezza da sembrare al di sopra della loro portata. Con la sua resurrezione aveva dimostrato oltre ogni ombra di dubbio di essere il Figlio di Dio (Romani 1:4). Era così vicino a loro e pure così lontano! Nessuno osò chiedergli: “Chi sei?” Non era necessario perché sapevano che era il loro Signore. E tuttavia la domanda ardeva nel loro cuore: “Chi era per loro? Potevano ancora amarlo? Sarebbe loro stato permesso di amarlo? Non era troppo al di sopra di loro?” Per tutta la colazione, mentre il Signore porgeva loro il pesce, la domanda li arrovellava. Effettivamente sembrava che stesse dando loro il suo amore, ma essi non avevano il coraggio di accettarlo.
Alla fine del pasto avvenne una cosa sorprendente. Gesù si volse verso Simon Pietro e gli chiese: “Simone, figlio di Giona, mi ami tu più di questi?” Lo aveva chiamato Simone, figlio di Giona. Per un momento tutta la dignità apostolica scomparve. Che avesse seguito Gesù per lo splendore dell’ufficio a cui lo aveva chiamato? Ma quanto a Pietro, l’uomo Pietro, il figlio di Giona amava Gesù? Si sarebbe ancora vantato della propria forza e fatto lo spaccone riguardo al suo incomparabile amore per Gesù, un amore più grande di quello degli altri discepoli? La domanda era penetrante, incisiva. E tuttavia in essa c’era anche qualcosa di più. Gesù chiese dell’amore di Pietro e lo sfidò a darglielo, Gesù era immensamente al di sopra di loro, realmente il Figlio di Dio. Eppure chiedeva l’amore di un essere umano. A Simone era concesso d’amarlo, e la stessa cosa valeva per gli altri. Gesù non era troppo remoto per l’amore di un uomo, anzi, lo chiedeva. Lo fa ancora anche oggi, anche noi possiamo amarlo!
Il Signore chiese a Pietro se lo amasse con un amore che poteva dare tutto. Ma detto in quel modo Pietro non poteva rispondere. Non voleva più dire che aveva più amore degli altri. Sentiva di non avere più nemmeno il diritto di parlare d’amore, e sapeva che Gesù sapeva ciò che c’era nel suo cuore. Così replicò: “Tu sai che il mio cuore anela a te, che c’è un legame tra te e me”. Pietro si era donato perché il Signore lo aveva portato a professare il suo amore.
Allora Gesù disse: “Pasci i miei agnelli”. Il Signore gli restituì il suo mandato. Col suo rinnegamento Pietro aveva perso l’ufficio di discepolo e d’apostolo; il Signore lo ricollocò pubblicamente in quella posizione. Pietro avrebbe pascolato il gregge se fosse rimasto verace a questo amore, un amore ispirato dall’amore di Gesù.
Dopo una pausa di silenzio il Signore chiese di nuovo: “Simone, figlio di Giona, mi ami tu?” Questa volta il Signore lasciò fuori le parole: “Più di questi”. Semplicemente invitò Pietro ad amarlo. Simone dovette ripeterlo ancora e ancora per ungere Gesù col suo amore. Il Signore fa questa domanda a tutti nel suo popolo. Davvero lo possono amare ed egli brama sentirselo dire. La risposta di Pietro fu la stessa. E di nuovo il Signore gli diede la commissione di sorvegliare il gregge: “prenditi cura delle mie pecore!”.
Allora il Signore gli fece la stessa domanda per la terza volta. Questa volta usò le stesse parole di Pietro: “Il tuo cuore anela a me?” Questa domanda rese triste Pietro. Il Signore dubitava forse che lo amasse? Pietro avrebbe potuto dubitare del suo diritto di parlare d’amore, ma Gesù non sapeva che nel suo cuore c’era di più che il suo precedente rinnegamento? Replicò: “Signore, tu sai tutto, tu sai che io ti amo”. Di nuovo il Signore gli disse: “Pasci le mie pecore”.
Questa conversazione fu analoga al triplice rinnegamento di Pietro. Tre volte Gesù richiese una professione del suo amore mentre lo ricollocava nel suo ufficio di discepolo e di apostolo. Ma in realtà questa conversazione riguardò tutti i discepoli. A tutti loro era permesso amarlo e Gesù chiese il loro amore, proprio come uno sposo richiede l’amore della sposa. E fu Dio a fare questo, perché Gesù è Dio, la pienezza dell’amore di Dio. Nella stessa maniera Dio in Gesù chiede del nostro amore. E che risposta daremo? Risponderemo con la stessa spontaneità di Pietro a prescindere dai nostri peccati?
Governo sovrano sulla vita dei suoi. I Signore diede a Pietro il solenne avvertimento che, benché lui avesse sempre agito in completa libertà, una volta vecchio, altri lo avrebbero condotto contro la sua volontà e lo avrebbero portato dove non voleva andare. Questo passo fu scritto dopo la morte di Pietro come martire per Gesù. Questo passo predice la morte di Pietro.
Che significato ebbero queste parole per Pietro? Era uno che amava stare in prima linea. Aveva una disposizione per la leadership. Il Signore lo sapeva, e per un periodo Pietro avrebbe fornito conduzione. Ma nel tempo ciò sarebbe cambiato: sarebbe stato condotto e costretto a seguire. Sarebbe stato costretto a ritirarsi sullo sfondo. Quel pensiero deve aver sgomentato Pietro! E tuttavia, il ritiro ad un ruolo minore lo avrebbe santificato ancor di più. Spesso la guida del Signore va contro la nostra inclinazione. Ci da una croce pesante da portare. Ma il Signore sa meglio di noi quello che sta facendo.
Ciò divenne chiaro immediatamente. Gesù disse a Pietro: “seguimi”. È evidente che voleva discutere qualcosa con lui privatamente. Allo stesso tempo questa chiamata implicava che l’intera vita di Pietro sarebbe stata spesa seguendo il Signore. Giovanni temeva che il Signore sarebbe improvvisamente scomparso di nuovo e seguì Gesù e Pietro a una certa distanza. Pietro si girò e lo vide venire e chiese a Gesù che parte avrebbe avuto Giovanni. Dimostrò la sua impazienza, perché la sorte di Giovanni era nascosta nel controllo sovrano di Gesù su tutte le cose. Gesù replicò: “Se voglio che lui rimanga finché io venga, che te ne importa? Tu seguimi!” In questo modo Gesù stornò la curiosità di Pietro.
Però, la risposta di Gesù fu della massima importanza per Giovanni. Il Signore non aveva realmente detto che Giovanni sarebbe rimasto vivo fino al suo ritorno eppure quella divenne la diceria. Pietro aveva malinteso Gesù ancora una volta, e probabilmente anche Giovanni lo aveva fatto. Giovanni dovette fare i conti col fatto che avrebbe potuto dover vivere fino al ritorno di Gesù. Ciò era contrario ai suoi desideri perché lui voleva essere con Gesù. In un certo senso Giovanni visse fino al ritorno del Signore perché fu a lui che il Signore rivelò la fine di tutte le cose: il libro di Apocalisse. Voglia il Signore che noi tutti mettiamo la nostra vita nelle mani del Signore Gesù! Egli ci glorifica e ci conduce alla fine destinata per noi.
Con questo evento termina il vangelo di Giovanni, il che non significa, ovviamente, che tutto ciò che Gesù disse e fece sia stato messo per iscritto. Nessuno sarà mai in grado di descrivere completamente la rivelazione di Lui che è la vita. La vita è nuova per noi ogni giorno.