Luca 18:31-19:27
Luca registra la guarigione di Bartimeo al suo ingresso a Gerico; Matteo e Marco, alla sua uscita dalla città. Forse la soluzione è che Bartimeo seppe della presenza di Gesù quand’egli entrò in città e fece in modo di essere sottomano quando Gesù lasciò Gerico.
La parabola delle dieci mine è molto simile a quella dei talenti in Matteo, qui la tratteremo in breve. La prima parte, circa il viaggio in un paese lontano per ricever un regno, è assai diversa. Vi troviamo l’indizio per l’idea che governa l’intera sezione. Sebbene Gesù avrebbe sofferto, avrebbe ereditato il Regno. In quella luce non si era ancora rivelato a Israele. Quella rivelazione avvenne al suo ingresso trionfale in mezzo alla folla festante ma qui ne vediamo il preludio. Ora non riteneva più fosse pericoloso che che il cieco lo chiamasse il Figlio di Davide. Il ciecò lo seguì glorificando Dio. E tutta la gente diede lode a Dio. Il Cristo si permette di accettarlo.
Nel suo potere aveva anche una rivendicazione sulla casa di Zaccheo. Zaccheo rese a lui, in quanto Re d’Israele, un rendiconto della sua condotta e delle sue intenzioni. La giustizia del Re, la giustizia del regno dei cieli avevano segnato una vittoria su di lui e lo avevano liberato.
Concetto principale: Cristo sale a Gerusalemme per ricevere il regno.
La via della croce. Un po’ alla volta Gesù e i suoi discepoli si stavano avvicinando a Gerusalemme. Già da prima aveva detto loro che vi avrebbe sofferto, sarebbe morto e sarebbe risorto. Ora che tutto questo era diventato molto più vicino glielo disse di nuovo ma con maggior dettaglio. Tutto ciò che era stato scritto di lui dai profeti si sarebbe compiuto. Israele lo avrebbe tradito e consegnato ai Gentili. Eppure lui era il Re d’Israele! Per ricevere il regno eterno avrebbe dovuto subire il tradimento. Sarebbe stato oltraggiato e messo a morte, ma il terzo giorno sarebbe resuscitato.
I discepoli compresero ora più o meno quanto avevano compreso in precedenza. Non se l’aspettavano e non gli piaceva. Non comprendevano che il Regno della grazia era identico col regno in cui la giustizia doveva prima essere conquistata. Lui l’avrebbe conquistata col suo soffrire e morire. Solo dopo avrebbe potuto regnare in giustizia.
L’inizio del giubilo. Nelle vicinanze di Gerico un mendicante cieco stava seduto sul ciglio della strada. Quando Gesù si avvicinò circondato da una grande folla il cieco chiese cosa stesse succedendo. Dai passanti seppe chi stava arrivando. Vide immediatamente una possibilità di essere guarito. Aveva sentito parlare dei miracoli. Che Dio avesse specificamente mandato Cristo sulla sua strada in modo che anch’egli potesse essere guarito? La fede era all’opera in quell’uomo. A gran voce si mise a gridare: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!”
La gente della folla gli disse di calmarsi. Avevano già visto diversi miracoli, non c’era più niente di sensazionale in essi. In più, tutti capivano che ormai la questione era arrivare a Gerusalemme. C’era in aria del suspense riguardo a ciò che sarebbe accaduto lì. Non volevano essere distratti. Ma la misericordia del Regno di Dio è differente. Il cieco non prestò loro attenzione e si mise a gridare ancor più forte. Il Signore Gesù si fermò e comandò che il cieco gli fosse portato.
Gli fece ripetere la sua richiesta in modo che potesse dimostrare la sua fede. Doveva dimenticare ogni altra cosa e mettere la sua fiducia direttamente su Gesù. Questo avvenne quando esclamò: “Signore, che io recuperi la vista!” Ciò che desiderava non era cosa da poco. Probabilmente desiderava la guarigione della sua vita davanti a Dio di modo che con la vista recuperata ed essendo così restaurato a piena comunione con questa vita, potesse servire Dio in quella comunione.
Gesù vide la fede che il Padre aveva dato a questo cieco. Gli disse: “Recupera la vista, la tua fede ti ha guarito”. In quanto re ripristinò la sua vita in lui. E l’uomo, guarito, glorificava Dio. Come risultato di quel miracolo e per la gioia di quell’uomo la folla fu commossa nel profondo e tutta la gente diede lode a Dio. Ora, tutto un gridare cominciò ad accompagnare Gesù, ma Egli lo permise perché prima che si sottoponesse al soffrire Israele doveva ancora vedere chi egli fosse. Stava per rivelarsi come Re. Nel caso della guarigione la gente poté vedere come il suo Regno porti una piena restaurazione della vita. Con occhi aperti alla piena comunione con la vita che ha creato noi vivremo sotto il suo scettro.
Oggi devo fermarmi a casa tua. A Gerico c’era un grosso centro doganale. Il capo dei collettori di tasse era un uomo di nome Zaccheo. Era un uomo ricco. Ma non aveva accumulato tutta quella ricchezza onestamente.
Quando cominciò a circolare la voce che il Signore Gesù stava arrivando, tutta Gerico uscì a vederlo. Anche Zaccheo scese in strada. Forse i suoi subordinati lo derisero per questo. Il Cristo era per i giudei e loro, i pubblicani, avevano tradito l’interesse nazionale. I farisei e quasi chiunque altro li disprezzavano. In più, erano lungi dall’essere onesti nella loro attività. Cosa interessava loro del Cristo?
Ma Zaccheo non permise che ciò lo trattenesse. Aveva sentito parlare di lui. Aveva anche sentito che Cristo non poteva tollerare l’ingiustizia. Tuttavia, la giustizia che predicava era diversa dalla giustizia in cui i Farisei si gloriavano. I farisei disprezzavano lui e i suoi collaboratori perché loro supponevano di essere giusti in se stessi. Il Cristo proclamava una giustizia che era dono della grazia di Dio, che si accetta per fede e che pertanto è una chiamata. La sua proclamazione della giustizia offriva promesse e allo stesso tempo faceva richieste. La predicazione dei farisei della giustizia aveva chiuso e indurito il cuore di Zaccheo, aveva stretto i denti davanti al loro disprezzo. Ma era stato toccato dalla proclamazione di Cristo della giustizia perciò non poté rimanere a casa.
Per un po’ camminò con la folla sperando di riuscire a vederlo. Ma non vide nulla perché era molto basso. Poi gli venne l’idea di correre avanti e di salire su un fico. Era determinato a vedere Gesù. Quando Gesù giunse in quel luogo lo vide seduto sul fico. Il Padre gli mostrò Zaccheo come uno che doveva essere salvato. Era infatti Dio che guidava così tutte le cose.
Fermatosi, disse a Zaccheo di scendere presto perché quel giorno intendeva fermarsi a casa sua. Zaccheo non poteva crederci! Gesù Cristo in casa sua! L’Uomo della giustizia veniva da lui, l’ingiusto. Eppure era possibile perché il Signore Gesù avrebbe sofferto per ottenere la giustizia per tutti quelli che sono ingiusti. La giustizia è diventata un dono in modo tale che noi, una volta riconciliati, possiamo cominciare a vivere in giustizia di nuovo.
Zaccheo ancora non vedeva niente di tutto questo, ma provava vergogna ed era sopraffatto da questa parola del Cristo. Neanche le folle e i farisei si raccapezzavano con quel che avevano udito. Se stava cercando un posto per alloggiare perché accontentarsi della casa del capo dei collettori di tasse? Facendo così si comprometteva proprio nel momento in cui le folle avevano tali grandi aspettative che stesse ora per diventare il loro re. Non sapevano ancora che nel suo Regno la giustizia è un dono che Dio dà a chi vuole e che le persone che si gloriano in sé e nella loro giustizia non possono ricevere.
Come un re, il Signore Gesù rivendicò Zaccheo e la sua casa. Non aveva ricevuto un invito da Zaccheo ma aveva rivendicato per sé la sua casa. Aveva molto più da dare di quanto potesse ricevere. E tuttavia richiedeva molto. Dava tutto, ma richiedeva anche tutto: l’intera vita di Zaccheo. Ciò divenne molto chiaro dalle sue parole in casa di Zaccheo.
Le parole di Gesù fecero presa su Zaccheo. La giustizia del Regno dei cieli ebbe la vittoria su di lui. Lo riconobbe pubblicamente a Gesù. Disse che avrebbe dato la metà delle sue ricchezze ai poveri. L’uomo che aveva sempre vissuto per se stesso da quel momento in poi si sarebbe dato agli altri per amore di Dio. Promise anche di restituire il quadruplo di ciò che aveva preso dagli altri fraudolentemente. In tali casi la legge richiedeva solo la restituzione del venti per cento in più. Confessò apertamente di essere un peccatore. Questo era il modo in cui la giustizia del regno si era impadronita di lui. Le sue parole e le sua azioni erano il risultato di un cuore grato perché la grazia di Cristo lo aveva redento e lui aveva ricevuto il perdono.
Gesù disse: “Oggi la salvezza è giunta a questa casa”. Nella sua grazia se ne era impossessato. Questo era avvenuto in ragione del patto visto che anche Zaccheo era un figlio di Abrahamo. Il Figlio dell’Uomo era venuto a cercare e salvare ciò che era perduto. Dio continuava a protendersi verso ciò che era perduto e Cristo aveva il privilegio di ripristinarlo alla comunione del suo patto e regno. Ci fu gioia tra gli angeli.
Il giudizio del Re. Per molti sarebbe stato diverso da come andò per Zaccheo. Lui aveva riconosciuto Cristo come Re di giustizia e come suo Re. Molti non l’avrebbero fatto perché si stavano aspettando l’immediata istituzione del Regno a Gerusalemme. Non aspettavano un regno di giustizia stabilito dalla morte espiatoria di Cristo per l’ingiustizia. Lo avrebbero rigettato a causa delle loro false speranze.
Per Gesù sarebbe stato come per quel nobile che andò in un paese lontano per ricevere un’investitura del regno. (Era quello il modo in cui l’imperatore romano istituiva i re delle varie nazioni.) Il nobile diede una mina ciascuno ai suoi dieci servi che le trafficassero durante la sua assenza. I suoi concittadini, che lo odiavano, mandarono un’ambasciata all’imperatore per dirgli che non volevano che quest’uomo regnasse su di loro.
Quand’egli ritornò da re, chiese il rendiconto ai suoi dieci servitori. Premiò quelli che avevano lavorato fedelmente e punì quello che era stato infedele. Dopodiché fece condurre davanti a sé i suoi nemici, quelli che avevano inviato l’ambasciata e li fece uccidere in sua presenza.
Similmente, Gesù avrebbe ricevuto il suo Regno. Ma c’erano molti che non volevano riceverlo come Re di grazia, il Re di giustizia, benché al momento si affollassero intorno a lui. Un giorno egli avrebbe pronunciato il giudizio su di loro. Ricevette il suo Regno alla sua resurrezione e ascensione. Il suo regno venne all’aspersione dello Spirito a Pentecoste. E verrà nella gloria al suo ritorno. Dobbiamo vivere aspettandolo e nel frattempo trafficare rettamente con ciò che è suo, come fecero Zaccheo e i servitori fedeli. Allora anche noi regneremo in giustizia.