Luca 12:13-21
Cristo venne a predicare il vangelo del Regno e in quel modo a spingere gli uomini alla fede. Rifiutò di assumere la funzione di magistrato. Ciò non equivale a dire che il Cristo esaltato non abbia autorità su tutte le aree di vita e che i governi non esercitino la loro corretta autorità nel suo nome. La giustizia del regno dei cieli si applica ad ogni area. Ma mentre camminò sulla terra Cristo si attenne rigidamente alla sua vocazione di predicare l’evangelo. Questo significa che la chiesa (l’istituzione), che ha per propria vocazione la predicazione del vangelo, non deve agire in nessun’area al di fuori della propria giurisdizione.
In sé probabilmente non era sbagliato che l’uomo del verso 13 volesse ricevere la sua porzione dell’eredità. Ma il motivo alla base di questo desiderio era l’avidità per il denaro, sicurezza nella vita, e il desiderio di preservare i propri diritti, non il diritto di Dio. Voleva “usare” Cristo e la sua influenza per fini propri.
Concetto principale: La sicurezza per l’uomo risiede nella grazia di Dio.
Sicurezza giuridica. Mentre Gesù stava parlando alla folla, qualcuno si levò e gli chiese di dire a suo fratello di dividere con lui l’eredità. A quanto pare l’uomo stava per essere frodato da suo fratello. “Certamente” pensò, “il Signore Gesù che ministrava nel nome di Dio, avrebbe espresso la sua ira per questa ingiustizia. E se avesse parlato a suo fratello la sua Parola avrebbe probabilmente avuto l’effetto desiderato”.
Il ragionamento di quest’uomo non sembrò così sbagliato in sé. Cosa lo aveva spinto a interrompere il Signore Gesù? Sentiva di aver subito un torto. Il suo personale senso di giustizia era stato leso e questo lo portò a fare la sua richiesta. Non era addolorato perché suo fratello stava violando la giustizia divina ma era amareggiato perché i suoi diritti erano stati violati. E quel sentimento gli fece perdere il senso delle cose. Gesù non era di sicuro venuto per dirimere le dispute legali tra le persone. Per quello il Signore aveva istituito il governo (il magistrato). Fu per questa ragione che Gesù respinse quest’uomo. Non avrebbe permesso che la sua vocazione di predicare l’evangelo venisse oscurata in modo alcuno. Rimase fedele alla consegna del Padre e rifiutò la tentazione di andarne oltre. Per una persona o per l’istituzione chiesa c’è sempre la tentazione di superare i loro limiti di competenza. Dobbiamo essere obbedienti al Padre in tutte le cose.
Anche se quest’uomo avesse cercato una sentenza della magistratura, lo scopo avrebbe lo stesso dovuto essere di mantenere il diritto sovrano di Dio che garantisce gli interessi degli uomini, non semplicemente preservare i diritti individuali di qualcuno. Mantenere i diritti di Dio è compito del governo. Nel compiere quel dovere deve servire Dio e il suo regno. Noi possiamo pure richiedere una sentenza del magistrato ma sopra tutto dobbiamo accertarci che Dio stesso sostenga il proprio diritto.
La sicurezza della vita. L’uomo aveva agito non solo perché era stato leso il suo senso personale di giustizia. Se la sua porzione dell’eredità gli fosse sfuggita, temeva anche che il suo futuro sarebbe stato tutt’altro che sicuro. Ricercò la propria sicurezza in ciò che possedeva e non in Dio. Ciò va sempre mano nella mano con la ricerca dei propri diritti. L’uomo viveva di paura e non di fede. Desiderava avere molti possedimenti per sentirsi sicuro.
Gesù mise in guardia l’intera folla che aveva udito la richiesta di quell’uomo, dall’amore del denaro: non era vero che il futuro di una persona fosse sicuro solo se possedeva molto. Dio glielo può togliere tutto. Noi non abbiamo mai un’assicurazione casco, contro tutte le cose, eccetto che appoggiandoci al Signore che si prenderà cura dei suoi. La nostra sicurezza nella vita risiede nel favore di Dio e quel favore diventa la nostra parte per mezzo del Signore Gesù Cristo.
La sicurezza nel possedere. Quell’uomo desiderava infatti ricchezze per poter rendere sicura la sua vita ma amava anche il denaro in sé. Il suo tesoro era ciò che possedeva, non il favore di Dio. Come possiamo avere un tesoro senza il favore di Dio? Non è realmente un tesoro che possediamo perché non è la nostra porzione eterna, la promessa della parte eterna che possederemo nella nuova terra. E nemmeno riusciamo a godere i nostri tesori terreni perché il nostro reale tesoro è che godiamo il favore di Dio in tutto ciò che possediamo.
Di nuovo il Signore lo rese chiaro con una parabola. Raccontò che ci fu una volta un uomo ricco il cui raccolto in un anno particolare fu talmente abbondante che non potè riporlo tutto nei suoi granai. Decise di demolirli e di costruirne di più grandi. Poi, quando il raccolto fu al sicuro, avrebbe detto a se stesso che aveva fatto veramente bene e che da quel momento in poi avrebbe smesso di lavorare e goduto dei suoi beni. Ma Dio gli disse: “stolto”, e gli tolse la vita quella stessa notte. Che ne sarebbe stato adesso di tutto quell’enorme raccolto e di tutto ciò che possedeva? L’intera vita di quell’uomo e tutte le cose che aveva care erano state vane. Non avrebbe avuto nessun possedimento eterno.
L’avvertimento di Gesù fu indirizzato a chiunque ponga la propria fiducia nei propri tesori senza riconoscerli come pegni del favore di Dio. Costui non è ricco in Dio e non partecipa nel favore e nell’amore di Dio. Possiamo essere sicuri di ciò che possediamo solo se lo vediamo alla luce del favore di Dio, il favore che fu ottenuto per noi da Cristo. Cristo santifica tutto ciò che possediamo e ci fa ricchi in Dio.