Matteo 27:1-10
In questo passo Matteo cita diverse parole attribuendole a Geremia benché in realtà le si trovino registrate in Zaccaria 11:12-13. A quanto pare, ciò che Matteo aveva in mente era un a combinazione di idee che si trovano tanto in Zaccaria quanto in Geremia. Zaccaria scrive del vasaio e Geremia ci dice cosa avviene in casa del vasaio. Geremia 18:1-12 dovrebbe essere letto con questo brano di Matteo.
Geremia vide un vasaio che stava modellando una vaso sulla sua ruota. Il vasaio distrusse il vaso e dal blocco di argilla fece un’altro vaso come gli piaceva. Il Signore poteva fare la stessa cosa con Israele. Israele poteva dimostrarsi al di là di qualsiasi speranza ma il Signore poteva trasformare il suo popolo in un vaso soddisfacente per lui.
Questo è ciò che avvenne col Cristo. In lui la vita fu distrutta proprio come il vasaio aveva distrutto il vaso che non gli era piaciuto. Poi la vita in lui e nel suo popolo fu rimodellata in un vaso d’onore. Il campo del vasaio acquistato col denaro col denaro del tradimento di Giuda punta verso quest’idea.
La distruzione di Giuda è come argilla che non viene rimodellata. Getta luce sulla morte di Cristo. Ciò che avvenne a Giuda è ciò che dovrebbe avvenire a noi tutti. Cristo sopportò la reiezione, una reiezione come quella di Giuda, affinché la vita potesse essere trasformata in lui.
Concetto principale: In Cristo la vita è trasformata proprio come
l’argilla è rimodellata da vasaio.
Il rigetto del capo del patto. Nella notte del tradimento, il sinedrio condannò a morte il Signore Gesù. Il Sinedrio, però, non potè o non volle eseguire esso stesso la sentenza. Scelse di consegnare Gesù al governatore romano Ponzio Pilato che in quel tempo si trovava in città, probabilmente per le festività collegate alla Pasqua. Per destare l’interesse di Pilato dovette essere inventata un’accusa. Che Cristo si fosse definito i Figlio di Dio non avrebbe scomodato un governatore romano. In una sessione chiamata in fretta la mattina presto, il sinedrio formulò velocemente l’accusa necessaria. Avrebbe detto che Gesù si era dichiarato re dei Giudei. Un atto d’insurrezione era qualcosa di cui Pilato si sarebbe più che certamente occupato.
Effettivamente, Cristo è il Re del suo popolo — quel popolo che sta raccogliendo da tutte le nazioni. Tutti i re e i principi devono inchinarsi davanti a lui. Perfino l’imperatore romano ne avrebbe avuto a che fare. E per quanto riguarda Pilato, non sarebbe riuscito ad evitare di pronunciare il giudizio su di lui.
Dopo che il sinedrio fece legare Gesù, egli fu fatto portare via e consegnare a Pilato, il governatore. Nella nostra mente vediamo Gesù camminare in mezzo ai Giudei; lo spintonavano in avanti per le strade di Gerusalemme. Lì lo gettarono fuori, lui che era il loro capo nel patto di Dio, Colui nel quale la grazia di Dio era stata data al popolo. In lui rigettarono la grazia di Dio.
Non era la prima volta che rigettavano la grazia di Dio in Cristo. Gli Israeliti l’avevano fatto lungo tutta la loro storia. Avevano già rigettato il Cristo di Dio quando avevano servito altri dèi; e in tempi successivi lo avevano rigettato di nuovo quando si erano sforzati di salvarsi da soli per mezzo della loro propria giustizia. La consegna a Ponzio Pilato non fu che il culmine di quella reiezione.
Dio, non avrebbe dovuto abbandonarli per sempre? Ma Cristo volle essere e rimase il Capo del suo popolo. Come deve aver sofferto quando lo spinsero fuori davanti a loro! Soffrendo fece espiazione per i peccati del suo popolo. Per quel peccato Dio lo rigettò e con lui tutti quelli di cui era il Capo.
Cristo sopportò quella sofferenza volontariamente, con ciò confessando che era giusto che Dio rigettasse lui a causa dei peccati del suo popolo. In lui, il Capo del patto, Dio distrusse la vita, proprio come il vasaio può distruggere il vaso che sta modellando sulla sua ruota. Ma il vasaio distrugge per formare di nuovo. Similmente Dio distrusse la vita in Cristo per formarla di nuovo per mezzo di lui, per creare un popolo che sia un vaso per il suo onore.
Guardiamo ora giusto a quegli anziani del popolo che spinsero il Signore Gesù lungo le strade di Gerusalemme. Ogniqualvolta rigettiamo la grazia di Dio e rifiutiamo di averne a che fare, stiamo in realtà seguendo le orme di quegli anziani. Noi pure rigettiamo il Capo del patto e meritiamo di essere rigettati da Dio. Ma lui vuole trasformare le nostre vite per amore della sofferenza di Cristo affinché diventiamo vasi d’onore. Le cose non sono mai oltre ogni speranza. Questo ci esorta a credere nella grazia che ci è apparsa nel Cristo!
La distruzione della vita per disperazione. Giuda vide che il Signore Gesù veniva portato via dagli anziani del popolo. Capì quello che era successo e quello che sarebbe successo. Gesù sarebbe stato ucciso. Quella era stata la sua intenzione quando lo aveva tradito, ma Giuda ora stava di fronte al fatto. Ora vide la bassezza del sinedrio in contrasto con la maestà del Signore Gesù. La bassezza aveva trionfato e lui, Giuda, aveva favorito il suo trionfo.
Allora Giuda si sentì dispiaciuto per quello che aveva fatto, vale a dire che ritornò in sé. Prima era vissuto in una spirale di emozioni contrastanti. Si era lasciato trasportare da un fervido odio e aveva permesso che questo lo travolgesse. Ora era rientrato in sé. Vide quello che aveva fatto e vide che lui, Giuda, era il solo responsabile del suo sporco tradimento. Non poté sopportare questo pensiero di sé. Così il dolore che sentì non era pentimento in umile confessione della sua colpa davanti a Dio. Rimase fermo nel suo orgoglio intatto. Non sopportava l’idea di essere colpevole di tale bassezza. Lo attendeva il giudizio di Dio. Non pensò della grazia di Dio né riconobbe che il giudizio di Dio era giusto. Continuò invece a rimanere fermo nella propria forza davanti a Dio.
Com’era potuto arrivare a questo? Noi diciamo che Giuda fu un traditore, un criminale, un ladro. Vero, ma questi non furono i suoi tratti principali o decisivi: Giuda fu un non-credente! Da discepolo aveva seguito Gesù entusiasticamente. Aveva perfino fatto miracoli nel suo nome. Eppure aveva chiuso il proprio cuore a ciò che in Cristo era essenziale: alla grazia di Dio in lui, e perciò non fu capace o disposto a credere in lui. Giuda non fu capace di rinunciare a sé per darsi a Cristo. Lungo tutto il suo discepolato Giuda rimase soddisfatto di sé. Oh, come aveva lottato il Signore Gesù per il cuore di Giuda fino all’ultima cena! Ma Giuda non si lasciò conquistare.
L’incredulo Giuda aveva marcato male fin dall’inizio. Così era diventato un ladro, una persona che non trova la cosa grande nella vita, il grande amore, la grande grazia, ma che carpisce scarti di apparente felicità. Così si era dato al furto. Giuda aveva visto il grande amore di Cristo e l’amore di rimando di Maria quando lo aveva unto. Ma quell’amore gli sfuggiva, non conosceva tale beatitudine. E perché gli era alieno, odiava quell’amore. Ecco perché era giunto a tradire Gesù. Giuda divenne il capo di quelli che presero prigioniero Gesù. Divenne il precursore di quei molti che non riescono ad arrendere la loro vita alla grazia di Cristo e che per questo odiano Gesù. Il tradimento è radicato nell’incredulità. Se noi che seguiamo Gesù non ci arrendiamo completamente a lui, il nostro fallimento è alla stregua del tradimento di Giuda.
Quando Giuda tornò in sé e vide cosa lo aveva mosso ma lo stesso non si umiliò davanti a Dio. Però, la vita per lui non meritava più di essere vissuta. Ciò che aveva fatto aveva consumato la sua vita; non c’era ritorno. Dio aveva consegnato Giuda alle sue vie malvagie perché lui si era arreso a satana.
Giuda andò dagli anziani e disse loro che aveva tradito sangue innocente. Gli anziani però gli risposero che la cosa non li riguardava. Come poteva esserci della compassione tra persone che vivevano nello stesso spirito? Colmo di disperazione Giuda gettò nel tempio i trenta pezzi d’argento che aveva ricevuto per tradire Gesù. Poi uscì e andò ad impiccarsi. Voleva fuggire da se stesso, come se si potesse fare! Quando cadde nelle mani dell’Iddio vivente si rese conto del totale orrore della sua azione. Questo da luogo a pianto e stridor di denti.
Dobbiamo non dimenticarci di Giuda. È effettivamente tremendo guardare dentro a quell’inferno. Tuttavia non possiamo distogliere i nostri occhi per poter continuare nel peccato. Non appena rigettiamo Cristo per incredulità seguiamo le orme di Giuda.
Quando abbiamo visto Giuda, dobbiamo guardare al Cristo. Solo l’amore di Cristo avrebbe potuto suscitare il tipo d’odio che era in Giuda. Come deve aver sofferto Cristo per questo tradimento e per la triste fine del suo discepolo! In quella morte Cristo vide l’inferno in cui avrebbe dovuto entrare per redimerci da esso. Come Giuda, anche lui doveva essere rigettato da Dio.
In Giuda furono adempiute le parole del salmista: “Poiché, ecco, quelli che s’allontanano da te periranno; tu distruggi chiunque ti tradisce e ti abbandona (Salmo 73:27 NR). Anche il Cristo è maledetto da Dio a causa dei nostri peccati per redimerci dalle grinfie dell’inferno. La vita di Giuda fu distrutta per sempre, ma Dio avrebbe restaurato le nostre vite ad onore per amore di Cristo.
Il campo del vasaio. I pezzi d’argento di Giuda furono subito raccolti. Più tardi il Sinedrio deliberò cosa farne. Le monete non potevano essere rimesse nella cassetta del tempio per essere usate per abbellirlo. Era denaro di sangue, sebbene in origine fosse stato preso dalle donazioni per il tempio. Con questa delibera il sinedrio riconobbe il proprio lurido affare.
Ma trovò una soluzione. Accadeva di tanto in tanto che gente povera da fuori città morisse in Gerusalemme. La responsabilità della loro sepoltura spettava alla città. Col denaro del tradimento fu acquistato un campo in cui seppellire questi disgraziati. In tempi passati un noto vasaio aveva usato questo campo per estrarne l’argilla per i vasi che faceva.
Come così tanti eventi della vita del Signore Gesù, l’acquisto del campo fu il compimento di una profezia del Vecchio Testamento. Era già stato predetto (Zaccaria 11:12-13). Quando in Gerusalemme si seppe donde fosse venuto il denaro per l’acquisto del pezzo di terra, il campo del vasaio fu chiamato “il campo di sangue”.
Siccome queste cose erano state predette dai profeti e ci sono espressamente raccontate nelle Scritture, il campo acquista significato anche per la nostra fede. Da quel momento in poi i morti seppelliti nel campo del vasaio riposarono sotto il prezzo del sangue di Gesù. Non so se molti che credettero in Gesù siano mai stati sepolti in quel campo. Il campo ha solo la funzione di segno: i credenti riposano in questa terra sotto il prezzo del suo sangue. Da quel prezzo sono redenti dal peccato e dalla morte. Proprio come un vasaio può distruggere un vaso e ricostruirlo, così Dio, per amore di Cristo, trasformerà i peccatori e i depravati in persone che lo servono in gloria eterna.
Tutte queste cose avvennero per rivelarci la grazia che ci è conferita nel Cristo. Guai a noi se rigettiamo quella grazia in incredulità poiché allora periremo, proprio come Giuda.