Ester 1-10
Il libro di Ester (Hadassah) è in realtà il libro di Mardocheo. Nell’ultimo capitolo del libro leggiamo che Mardocheo “era grande fra i giudei e benvoluto dalla moltitudine dei suoi fratelli, egli cercava il bene del suo popolo e aveva parole di pace per tutta la sua stirpe”. Tutte le azioni di Mardocheo, dall’inizio del libro di Ester, fino alla fine, devono essere viste in questa luce. Raccoglie notizie a corte e cerca di avere con la corte il maggior contatto possibile. Fa tutto questo per amore del bene del suo popolo che ha costantemente in mente. In questo rispetto è un tipo del Cristo.
Gli eventi descritti nel libro di Ester avvennero molto probabilmente dopo che molti esuli arano ritornati nella loro terra. Quel ritorno è descritto nel libro di Esdra. Pertanto, la storia di Ester e Mardocheo deve probabilmente essere collocata tra il libro di Esdra e gli eventi discussi in quello di Nehemia.
A quanto pare, molti degli esuli si erano confezionati una vita confortevole nel paese in cui erano esiliati e scelsero di rimanere lì mentre altri erano partiti per Gerusalemme. Stavano dunque vivendo in disobbedienza. Malgrado questo, il Signore si ricordò di loro e diede loro un liberatore in Mardocheo.
Molti di quelli che rimasero furono successivamente assorbiti nelle varie nazioni. Ma ora questi giudei furono collocati in mezzo alle nazioni ancora una volta perché fossero una testimonianza. I Giudei erano ancora il popolo speciale del Signore, e fu per amore del suo nome che le loro vite furono minacciate. Quel significato speciale dei giudei giunse al termine dopo l’opera di Cristo sulla terra. Pogrom successivi contro i giudei non devono essere considerati attacchi al popolo del Signore e non devono essere identificati con Haman e i suoi motivi. La persecuzione dei giudei nel XX Secolo è spinta da altri motivi.
Concetto principale: Il popolo del Signore è inserito nelle nazioni come
una testimonianza per amore del suo nome.
Il primo collegamento con la corte. Non tutto il popolo del Signore esiliato si era avvantaggiato dell’opportunità di ritornare alla sua terra. Evidentemente stavano bene nel paese in cui erano stati deportati. Benché non avessero completamente dimenticato il patto e la promessa e la legge del Signore, era ovvio che il patto non governava la loro intera vita. Non erano mossi da un totalizzante desiderio per la rivelazione della grazia del Signore nel suo tempio. Pertanto stavano vivendo in disobbedienza. Ciò nonostante, il Signore si ricordò di loro: lui non aveva rotto il suo patto con i suoi figli disobbedienti.
In quei giorni Assuero (Serse) era re dell’impero medo-persiano. Una volta che abbe acquisito enorme potere, pensò di intraprendere una poderosa spedizione contro i greci. A quel riguardo radunò insieme nella capitale Susa tutti i grandi e i potenti del reame. Dibatté con loro i suoi piani per 180 giorni. Alla fine fu così soddisfatto di come erano andate le cose che diede un banchetto per tutta la popolazione di Susa, un banchetto che durò sette giorni. Si sedette nel suo splendore regale, con i suoi sottoposti, grandi e piccoli, al tavolo del banchetto. La regina Vashti banchettò con le donne.
Nell’ultimo giorno della festa, quando il pranzo era terminato, il re volle che la regina facesse un’apparizione e mostrasse la sua bellezza a tutti i presenti. Ciò era contrario alle tradizioni. A volte le donne partecipavano ai pranzi con gli uomini, ma quando il banchetto era terminato e cominciavano le bevute pesanti, le signore che erano state onorate si ritiravano. Adesso il re, che era ubriaco, voleva che la regina fosse fatta venire alla conclusione del pranzo. Siccome Vashti era una donna di carattere, rifiutò, probabilmente sperando che il re avrebbe ceduto quando confrontato dal suo fermo atteggiamento.
Ma il re si sentì insultato. Tutti i suoi giorni gloriosi dovevano adesso terminare in sconfitta per mano di una donna? Cercò il consiglio dei suoi consiglieri. Dopo che ne ebbero discusso, il loro portavoce rispose che Vashti aveva fatto male non solo al re ma anche ai principi e a tutte le persone del regno. Se la regina poteva essere disobbediente senza subirne punizione, tutte le mogli potevano ribellarsi ai mariti e l’impero si sarebbe sgretolato.
Questi consiglieri stavano adulando il re: non osavano resistergli in faccia per lo sbaglio che aveva commesso. Proposero che la regina fosse rimossa dalla sua posizione. Tutto questo si doveva fare per regio decreto, come legge dei medi e dei persiani, che non può essere revocata. Temevano che il re potesse successivamente cambiare idea riguardo a Vashti e di dover poi affrontare l’ira della regina. Il re seguì il loro consiglio e Vashti fu rimossa permanentemente dalla sua posizione.
Fu probabilmente dopo questi eventi che il re fece la spedizione contro i greci che aveva pianificato la quale durò tre anni e terminò con il fallimento. Al suo ritorno a casa Assuero cercò di dimenticare il suo disonore e la sua sconfitta. Allora pensò a Vashti ed espresse il suo rimpianto che le vicende avessero preso tale corso. I suoi servi gli consigliarono di far fare una ricerca attraverso tutto il suo impero per molte bellissime vergini. Queste vergini sarebbero state portate al suo harem di Susa dove il re avrebbe scelto la più bella e l’avrebbe fatta regina.
In quei giorni c’era un certo giudeo chiamato Mardocheo che stava ogni giorno nei paraggi del palazzo. Mardocheo era molto preoccupato del benessere del suo popolo e cercava costantemente di scoprire cosa stesse avvenendo a corte. Voleva fare tutto ciò che poteva per giovare al suo popolo.
Questo Mardocheo aveva adottato sua cugina, figlia di suo zio, come propria figlia. Lei era molto più giovane di lui, e lui fece in modo che fosse inclusa tra le damigelle che sarebbero state presentate al re. (Il suo nome persiano era Ester, che significa stella, il suo nome ebraico era Hadassah.) Se fosse diventata parte della corte e se avesse ricevuto l’onore d’essere scelta come regina, Mardocheo sarebbe stato in una posizione di rilievo per agire a favore del suo popolo per mezzo di lei.
Il desiderio di essere d’aiuto al suo popolo era il motivo dietro l’azione di Mardocheo. Il bene del suo popolo— quella era la preoccupazione del suo cuore. Questo desiderio proveniva dallo Spirito santo, ma il metodo adottato da Mardocheo per compiere il suo desiderio non era da Dio. Come osò arrendere Ester a tale pagano modo di vivere?
Che stesse perseguendo una via sbagliata era evidente già dal suo ordine di non dire a nessuno che lei apparteneva al popolo giudeo. Dopo tutto i giudei erano odiati. Ciò significava anche che non poteva dire a nessuno di essere la cugina di Mardocheo. Ma Dio governa anche le deliberazioni peccaminose dell’uomo e le usa per compiere il proprio consiglio. Ester fu elevata a posizione di regina e Mardocheo sperò d’avere un’influenza per suo tramite.
Circa nello stesso periodo, Mardocheo scoprì che due uomini fidati del re restavano complottando contro di lui. Stavano progettando di uccidere il re. Mardocheo avvertì Ester di questi piani la quale avvertì il re a nome di Mardocheo. Mardocheo deve aver sperato di ottenere così una certa posizione a corte, ma fu deluso nelle sue aspettative. Nessuno gli prestò la minima attenzione. Il Signore a volte può farci aspettare, anche quando abbiamo in mente il bene del suo nome. Aspettando, Mardocheo veniva purificato.
La minaccia. Assuero fece primo ministro Haman, secondo solo al re in tutto l’impero e decretò che gli fossero resi gli stessi onori del re stesso. Ogniqualvolta Haman entrava e usciva dal palazzo reale, tutti s’inchinavano davanti a lui. Mardocheo era l’unico a non farlo. Questo giudeo, che s’inchinava davanti al Signore ed era stato liberato per fede dalla grazia del Signore, rigettava tale atteggiamento servile nei confronti di qualsiasi uomo. Quando i servi di palazzo gli chiesero perché trasgredisse il comando del re ammise che in quanto ebreo che temeva il Signore rifiutava tale servilismo. Al presente, dunque, Mardocheo aveva raggiunto un’autoconsapevolezza maggiore di quando aveva proibito a Ester di dichiarare la propria provenienza. Ora, nelle sue azioni si poteva vedere una maggiore sottomissione al Signore, in fede.
I servi di corte attirarono l’attenzione di Haman su Mardocheo per vedere se quest’ultimo sarebbe riuscito a prevalere contro Haman. Si divertirono a provocare questo conflitto che era una lotta per la vita o per la morte. Haman avrebbe potuto ignorare Mardocheo, ma si offese alla sua resistenza perché Mardocheo era un giudeo che apparteneva a quel popolo speciale ma odiato. Haman progettò la sua vendetta cercando un modo per distruggere tutti i giudei.
Presto ebbe pronti i suoi piani. Volle presentarli al re, ma era consapevole che stava per dare inizio a una lotta mortale con quel popolo e anche con lo strano Dio di quel popolo. Perciò fece tirare i dadi (purim) a casa sua con sua moglie e i suoi consiglieri, per vedere quale data gli dèi avrebbero indicata come favorevole per eseguire i suoi piani. Senza una tale indicazione dai suoi dèi non osava fare il primo passo. I dadi furono tirati nel primo mese dell’anno ma fu indicato l’ultimo come quello favorevole.
Haman non perse tempo e presentò i suoi piani al re. Il suo odio lo affrettava ad agire. Parlò al re di quel popolo peculiare sparso un po’ dappertutto, un popolo con leggi proprie, le leggi del suo Dio che erano in conflitto con quelle del regno. Propose che fosse emanato un decreto a tutte le province che nel trentesimo giorno dell’ultimo mese, tutti i giudei avrebbero dovuto essere sterminati. La perdita che ne sarebbe conseguita in minori tasse esatte sarebbe stata compensata dal bottino che sarebbe stato sequestrato. Haman garantì che una larga porzione di quel bottino sarebbe finita nelle casse del re.
Il re, che potrebbe aver fiutato una sete di vendetta personale dietro a questo piano, disse che avrebbe concesso al suo favorito d’attaccare i giudei e impadronirsi dei loro tesori. Gli diede il suo anello col sigillo reale per suggellare il decreto richiesto. Lettere furono mandate mediante corrieri a tutte le province dell’impero.
Ancora una volta, per amore del suo nome, il popolo del Signore era in pericolo. Il Signore li avrebbe ora abbandonati? Per amore del suo nome e del suo patto, egli li aveva inseriti nel mondo come una straordinaria testimonianza.
L’intervento di Mardocheo. Dovunque si udì del decreto del re, questo provocò grande costernazione, in particolare tra i giudei. Specialmente la gente di Susa rimase perplessa. Mardocheo si cinse di sacco e cenere e andò all’ingresso del palazzo del re. Siccome non era permesso a nessuno entrare dal re vestito a lutto, Ester, quando lo seppe, gli mandò dei vestiti, ma lui rifiutò. Allora lei gli mandò l’eunuco del re che le era stato assegnato, per sapere perché stesse facendo cordoglio. Mardocheo rispose informandola dell’editto del re e le fece avere una copia. Le disse perfino l’esatta somma di denaro che Haman aveva promesso di versare nelle casse del re per la distruzione dei giudei. Infine, le diede l’incarico di andare dal re e perorare la causa del suo popolo.
Ester si tirò indietro. Avrebbe forse ora dovuto rivelare che apparteneva al popolo giudeo e magari finire in disgrazia presso il re? Erano trenta giorni che il re non la faceva chiamare. Aveva il dubbio che l’affetto del re verso di lei si stesse raffreddando. Oltretutto, nessuno poteva entrare dal re di propria iniziativa senza rischiare la morte.
Ester rifiutò. Ma Mardocheo le mandò una lettera in cui le diceva che non doveva credere che sarebbe stata risparmiata perché era la regina. Se rifiutava, il Signore avrebbe sicuramente provveduto liberazione per il suo popolo senza di lei. Il giudizio avrebbe colpito solo lei. E avrebbe dovuto chiedersi se non fosse invece possibile che il Signore l’avesse inserita a corte proprio per un momento come questo.
A queste sollecitazioni Ester cedette. Si diede alla causa del Signore e promise che in capo a due giorni si sarebbe presentata al re. Nel frattempo, tutti i giudei di Susa dovevano unirsi a Mardocheo nell’umiliarsi davanti al Signore in digiuno e preghiera per lei. Avrebbe fatto la stessa cosa con le sue damigelle. Se poi doveva perire, sarebbe perita. Il Signore avrebbe potuto permettere che lei perisse e lo stesso provvedere liberazione per il suo popolo, magari mediante la sua morte. In ogni caso, si sarebbe data alla causa del Signore.
Andò dal re in questo stato d’animo. Quando lui la vide, stese verso di lei il suo scettro come segno che era compiaciuto di vederla. Era infatti così compiaciuto con lei che le promise di darle qualsiasi cosa avesse chiesto, fosse stato anche metà del suo regno. Gli onori idolatrici corrisposti al re effettivamente lo separavano dal suo popolo. Per per il favore del Signore verso il suo popolo, Ester potè intercedere per esso presso il re.
Ester non osò esprimere con sfrontatezza la sua richiesta e con ciò rivelare che apparteneva al popolo giudeo. Chiese solo al re di venire al suo banchetto quella sera. Fecero così. Neppure a questo banchetto Ester osò fare la sua richiesta. Chiese in vece al re se lui e Haman potessero pranzare di nuovo con lei la sera seguente. Allora gli avrebbe detto cosa voleva veramente. Ma il suo piano era fatto, stava solo aspettando il momento più propizio.
Haman uscì per teronare a casa dal banchetto tutto entusiasta. Ma alla porta vide Mardocheo, che non s’inchinò davanti a lui. Haman si trattenne. Quando giunse a casa, si vantò con sua moglie e i suoi amici per l’onore che gli era stato fatto, ma ventilò anche la sua frustrazione per l’atteggiamento di Mardocheo. Su consiglio di sua moglie e dei suoi amici, fece costruire una forca. Lì avrebbe fatto impiccare Mardocheo. Mardocheo sarebbe diventato una particolare ignominia tra i giudei. L’odio di Haman si volgeva contro Mardocheo specialmente perché questi era il primo del suo popolo ed era il loro avvocato. Nello stesso modo, l’odio fu diretto specialmente contro il Cristo.
L’elevazione del liberatore. Durante la notte tra il primo e il secondo banchetto con Ester, Assuero non riuscì a dormire. Perciò si fece leggere i registri storici del suo regno, specialmente quelli riguardanti la sua reggenza. Da questi registri seppe dell’assassinio progettato contro di lui dai suoi due eunuchi: il complotto svelato da Mardocheo. Il re chiese quale ricompensa Mardocheo avesse ricevuto per questo. Quando gli fu riferito che non era stata corrisposta nessuna ricompensa, il re decise che si fosse ancora in tempo per farlo.
Al mattino chiese ad Haman il suo consiglio su questo. Haman assunse di essere lui la persona che doveva essere onorata. Propose perciò che l’uomo che il re si compiaceva di onorare lo fosse nella pubblica piazza indossando il mantello regale e cavalcando lo stallone del re. Quest’onore fu attribuito a Mardocheo. Lo stesso Haman dovette condurre Mardocheo per la città gridando: “Cosí si fa all’uomo che il re vuole onorare!”
Triste e completamente umiliato, Haman ritornò a casa e raccontò a sua moglie e ai suoi amici ciò che gli era accaduto. Allora furono tutti presi da paura e gli dissero: “Se Mardocheo davanti al quale tu hai cominciato a cadere è della stirpe dei Giudei, tu non riuscirai a vincere contro di lui, ma cadrai completamente davanti a lui”. Qui stavano riconoscendo che c’era qualcosa di speciale nel popolo di Dio e nel loro leader. Nello stesso modo, l’esaltazione del Mediatore Cristo un giorno diventerà un orrore per i suoi nemici.
Mentre Haman stava ancora parlando con loro gli eunuchi del re vennero a prendere Haman per portarlo al banchetto di Ester. Durante il pranzo il re chiese a Ester quale fosse la sua richiesta e le promise di accontentarla fosse stato pure la metà del suo regno. Ovviamente il re era particolarmente compiaciuto con lei. Rafforzata da questo atteggiamento, nel quale vide una risposta alle preghiere, questa volta osò avanzare la sua richiesta. Supplicò per la propria vita e con ciò rivelò di appartenere al popolo di Giuda. Allo stesso tempo implorò per le vite di quelli del suo popolo. Disse che non avrebbe sollevato la questione se l’intenzione fosse stata meramente quella di farli schiavi. Quando il re non comprese immediatamente cosa intendesse, ella indicò Haman come quello che minacciava la sua vita. Haman impallidì di paura perché si rese conto che l’umore di questo re capriccioso si sarebbe ora volto contro di lui. Il re lo avrebbe odiato per le sue malvagie intenzioni.
Adirato il le si alzò e andò a passeggiare nel giardino del palazzo. Quando rientrò, trovò Haman sul divano della regina Ester che implorava per la propria vita. Questa era una tale violazione della buone maniere che il re si adirò ulteriormente. Lo condannò a morte immediatamente. Quando fu riferito al re che Haman aveva aveva fatto costruire una forca per Mardocheo ordinò che vi fosse impiccato Haman. Così il timore della moglie e degli amici di Haman si materializzò, era caduto davanti a Mardocheo.
Al suo posto il re istituì primo ministro Mardocheo; Ester gli aveva rivelato la loro parentela. I beni di Haman, che il re aveva dato a Ester furono passati a Mardocheo in modo che possedesse un palazzo degno della sua posizione. La fine della storia, che è nelle mani del Signore, porterà l’esaltazione del Mediatore.
La liberazione. Allora Ester supplicò il re che revocasse l’ordine di Haman. Come avrebbe potuto sopportare di vedere la distruzione del suo popolo? Nuovamente piacque al re stendere verso di lei il suo scettro d’oro, ma non poteva revocare la legge dei medi e dei persiani. Però lasciò che fosse Mardocheo a fare ciò che era possibile.
Mardocheo trovò una soluzione: sarebbe stato proclamato un decreto reale attraverso tutte le 127 province dell’impero ai sensi del quale i giudei avrebbero avuto il permesso di riunirsi per difendersi e uccidere quelli che li avessero attaccati. Avrebbero anche potuto appropriarsi dei beni dei loro nemici. Quel decreto rese chiaro in tutto il regno che il favore del re era cambiato e che ora proteggeva i giudei. Le notizie della caduta di Haman e dell’elevazione di Mardocheo lo confermavano. Mardocheo entrava e usciva da palazzo con la stessa cerimonia di Haman quand’era primo ministro.
La città di Susa gridò di gioia. A quanto pare l’amministrazione di Haman era stata piena di arbitrarietà e terrore. I giudei a Susa e nel regno intero furono ripieni di gioia. La luce della grazia di Dio irruppe di nuovo su di loro. Molti dai popoli pagani diedero una mano a Israele; avevano timore di ciò che i giudei potevano fare loro e cercarono sicurezza aggregandosi. Se solo i giudei avessero visto questa liberazione come una prova del favore di Dio nei confronti del suo popolo!
Il trentesimo giorno dell’ultimo mese, il giorno che era stato destinato alla loro distruzione, i giudei di mossero e sconfissero i loro nemici. Nessuno osò opporre resistenza. E in tutte le province i giudei furono promossi a motivo di Mardocheo. A Susa furono uccisi 500 nemici dei giudei, inclusi i dieci figli di Haman. Benché la vendetta personale abbia avuto un ruolo in questa carneficina, i giudei stavano esercitando il giudizio del Signore su quelli che lo odiavano. Che non stavano uccidendo per guadagno personale divenne evidente dal fatto che non si appropriarono dei beni degli uccisi benché fosse loro stato dato il permesso.
Il giorno seguente i giudei celebrarono la loro liberazione in tutto l’impero. Ma la vendetta continuò a Susa, su richiesta di Ester. Altri 300 uomini furono uccisi e i corpi dei dieci figli di haman furono appesi a una forca. Il crimine di perseguitare i giudei doveva essere spazzato via in modo che i giudei potessero vivere in libertà. A Susa i giudei fecero le loro celebrazioni il quindici del mese.
Mardocheo descrisse questa storia. Da allora in poi, su espresso ordine di Mardocheo ed Ester, i giudei hanno tenuto una celebrazione ogni anno il quattordici e il quindici dell’ultimo mese per ricordare questa liberazione. Quella festa, chiamata la Festa del Purim, si tiene ancor oggi. Perfino al suo popolo disobbediente il Signore aveva mostrato la sua grazia, il suo favore che perdona i peccati.
Mardocheo servì il re come primo ministro. Nella sua esaltazione non dimenticò il suo popolo. Rimase solidamente legato a loro e loro a lui. La sua intera amministrazione fu orientata al benessere del suo popolo e lui perorò continuamente la loro causa presso il re.
Questo ci fa pensare al Mediatore, il quale nella sua esaltazione ricorda continuamente il suo popolo. Anche lui ha nelle sue mani il potere su tutte le cose. Nel suo governo sovrano ha continuamente in mente il miglior interesse per il suo popolo. Di quel Mediatore, Mordecai non fu più che un tipo. Per amore del Mediatore, Dio fece grazia al suo popolo ai giorni di Mardocheo. Se solo i Giudei fossero giunti a comprenderlo quando celebravano la Festa del Purim! Volgiamo lo sguardo al nostro Mediatore, che ricorda sempre il suo popolo.