Daniele 1-2
Gerusalemme e il tempio erano caduti. La casa di Davide era umiliata e il popolo di Giuda era in esilio. La luce che splendeva a Gerusalemme era stata spenta.
In quest’ora buia, Dio triplicò la luce della sua Parola in profezia. Durante l’esilio, comparvero sulla scena tre grandi profeti: Geremia, che visse in mezzo ai pochi lasciati indietro in Giuda; Ezechiele, che visse in mezzo ai deportati; e Daniele che visse a Babilonia a corte. La luce del Signore risplendette di nuovo illuminando la vita delle nazioni.
La profezia del Regno del Cristo fu data particolarmente a Babilonia. Contrapposto al regno di Babilonia, che è di questo mondo, si erge il regno di Cristo, che non è di questo mondo.
Nella vita di Nebukadnetsar notiamo un cambiamento peculiare. Dopo che ebbe consolidato il suo regno, si occupò di chiedersi cosa sarebbe accaduto nel futuro (Daniele 2:29). Vede quindi che certamente il suo trono non durerà per sempre. La visione della statua nel suo sogno è la risposta del Signore a questi pensieri. Successivamente vuole costringere il mondo intero ad adorare la potenza di Babilonia. Questa potenza è simboleggiata dalla statua eretta da Nebukadnetsar nella pianura di Dura. E nella sua vecchiaia, Nebukadnetsar cade preda di auto-glorificazione, come si percepisce dalle sue parole: “Non è questa la grande Babilonia che io ho costruito?” (Daniele 4:30). Senza la potenza della grazia, non miglioriamo invecchiando. L’orgoglio in particolare è il peccato della vecchiaia.
Concetto principale: Babilonia riceve una profezia circa un regno che
non è di questo mondo.
La preparazione del profeta. Tra gli ostaggi che Nebukadnetsar aveva deportato a Babilonia dopo la prima conquista di Gerusalemme al tempo di Jehoiakim c’erano molto giovani appartenenti alla nobiltà di Giuda. A questi fu data la possibilità di diventare paggi a corte. Nebukadnetsar ordinò al sovrintendente del suo palazzo di selezionare quelli più belli e più intelligenti perché fossero istruiti per quella posizione in tutta la sapienza dei babilonesi. I tirocinanti dovevano essere alimentati coi cibi squisiti della tavola del re.
Tra i ragazzi selezionati c’era Daniele con i suoi tre amici: Shadrak, Meshak e Abed-Nego. Con Daniele per portavoce i quattro chiesero di essere dispensati dal mangiare i cibi del re e dal bere il suo vino. Quei cibi e bevande erano consacrati a idoli e non erano preparati secondo la legge del Signore. Anche in cattività questi quattro giovani furono fedeli agli obblighi del patto del Signore. Nella forza del Signore questi quattro furono fedeli.
Quando il sovrintendente sollevò obiezioni, i quattro chiesero dieci giorni di prova. Su loro richiesta fu loro dato da mangiare pane e legumi e da bere, acqua. Il Signore mosse il cuore del sovrintendente perché ottemperasse alle loro richieste. Dopo il periodo di prova apparirono più sani di tutti gli altri. In fede avevano osato richiedere questa prova. Poiché erano stati fedeli non furono svergognati.
Oltre a ciò, Dio diede a questi quattro giovani più perspicacia degli altri tirocinanti nella sapienza dei babilonesi. Questa perspicacia era anche il frutto della fede. La loro conoscenza del Signore nella sua grazia mediante la fede, fu la chiave alla sapienza dei babilonesi sulla quale ottennero padronanza. Il Signore diede a Daniele anche il dono di profezia. A Daniele fu concesso di ricevere la luce della rivelazione divina a Babilonia.
Quando i tre anni di preparazione furono terminati, il re parlò con ciascuno di questi tirocinanti. In questo esame Daniele e i suoi amici eccelsero. Il Signore li aveva benedetti talmente tanto che la loro sapienza superava di gran lunga quella dei savi di Babilonia. Come risultato, erano quotidianamente alla presenza del re. Il Signore aveva preparato per loro un ruolo a corte. Per mezzo loro voleva rivelarsi a Babilonia e alle nazioni. Per questo scopo li aveva resi fedeli al suo patto.
I savi di Babilonia sono svergognati. Intorno all’inizio del suo regno, Nebukadnetsar fece un sogno che lo turbò. Quando si svegliò, il sogno continuò a turbarlo benché non ricordasse proprio ciò che aveva sognato. Fece venire tutti i savi per sapere da loro cosa avesse sognato. Essi chiesero al re di raccontargli il sogno; poi gli avrebbero dato l’interpretazione. Il re disse che non ricordava il sogno e minacciò di ucciderli tutti e di distruggere le loro case se non gli avessero dato ciò che voleva. Ma se fossero riusciti a rivelare il sogno e il suo significato sarebbero stati ricoperti di onori regali.
Di nuovo i saggi chiesero di sapere prima il sogno. Il re li rimproverò per non essere capaci di dirgli il sogno. Se lui stesso avesse raccontato loro il sogno, avrebbero facilmente potuto dargli qualsiasi interpretazione venisse loro in mente. Ora non si fidava più della loro sapienza. Perciò era determinato a metterli a morte.
Nonostante i saggi protestassero che non esisteva nessuno che avrebbe potuto fare ciò che il re chiedeva, che nessun altro monarca aveva mai fatto una tale richiesta ai suoi savi, e che solo gli dèi avrebbero potuto corrispondere a questa richiesta, il re emise l’ordine che i saggi fossero messi a morte. Dicendo che solo gli dèi sarebbero stati capaci di fare ciò che il re chiedeva, i saggi stavano ammettendo che non erano realmente in contatto con gli dèi dopo tutto, nonostante le loro pretese. Tutta la sapienza di questi saggi si provò futile. Il paganesimo con la sua sapienza aveva deluso il re.
I saggi venivano radunati per essere uccisi. Anche Daniele e i suoi amici dovevano esserlo. In quanto stranieri non appartenevano realmente alla casta dei saggi, ma furono messi insieme a loro comunque.
Daniele seppe la cosa quando i soldati vennero ad arrestarlo. Chiese una breve proroga, promettendo che avrebbe detto al re il sogno e la sua interpretazione. Lo fece credendo che il Signore voleva far brillare la sua luce su Babilonia per mezzo di questo sogno.
Infatti il Signore intendeva proprio usare Daniele e i suoi amici a quello scopo, questo sarebbe stato un atto di misericordia da parte sua. Perciò Daniele e i suoi amici pregarono tutta la notte per la misericordia di Dio. Il Signore ascoltò le loro preghiere e mostrò a Daniele in una visione ciò che Nebukadnetsar aveva sognato. Gli diede anche comprensione del significato del sogno.
Daniele ringraziò e lodò Dio che ha i regni nella sua mano e che solo può dare luce e sapienza sulla terra. Quella luce è nel Cristo, il Messia promesso, che era atteso da Israele.
Il mattino seguente Daniele chiese di essere ammesso alla presenza del re. Quando il re gli chiese se fosse capace di dirgli il sogno e la sua interpretazione, Daniele rispose che nessuno in terra poteva fare quella cosa, nemmeno i saggi. Però, il Dio del cielo che Daniele conosceva, il Dio che era adorato in Israele, rivelava i misteri. Per amore di Cristo, quel Dio si interessa ancora del suo popolo. In questo modo, il tesoro delle rivelazione ricevuta dal popolo di Dio fu resa nota a Babilonia.
Regni e il regno di Dio. Daniele disse che nel suo sogno Nebukadnetsar aveva visto una statua. La testa era d’oro, il petto e le braccia d’argento, la pancia e i fianchi di bronzo, le gambe di ferro e piedi di ferro mescolato con argilla umida. Questa statua raffigurava imperi mondiali in successione. La testa d’oro era il regno di Nebukadnetsar. La statua era di straordinario splendore, disse Daniele, aggiungendo che il suo aspetto era spaventevole.
Qualsiasi potenza mondiale è sia impressionante sia spaventevole se non procede dalla fede. Questo è applicabile all’intero sviluppo del mondo. La gloria dello sviluppo della cultura è abbagliante, ma la sua apparenza è spaventevole se è volta contro il governo sovrano del Cristo. Questo valeva anche per le potenze mondiali che si sarebbero succedute l’una all’altra.
Nebukadnetsar aveva visto anche qualcos’altro. Una pietra, tagliata non per mano d’uomo, aveva distrutto la statua. Non ne era rimasto che polvere che veniva soffiata via dal vento. Quella pietra divenne sempre più grande finché riempì la terra intera.
Quella pietra è il regno del Cristo, che ci è stato dato non dall’uomo, ma da Dio stesso. Il suo regno conquisterà i regni che sono di questo mondo e un giorno riempirà la terra. Il regno di Cristo non è di questo mondo, ma è certamente per il mondo degli uomini. Ha da governare la vita degli uomini ora, anche se non giungerà alla sua piena gloria fino al ritorno di Cristo.
Daniele terminò la sua interpretazione dicendo: “Il grande Dio ha fatto sapere al re ciò che deve avvenire d’ora in poi”. Il re era stato preoccupato nel suo cuore per il futuro. Il suo regno sarebbe durato per sempre? Questo sogno era la risposta del Signore alla domanda che lo turbava. C’è un solo regno che durerà per sempre: il regno del Cristo.
Il riconoscimento della sovranità del Dio d’Israele. Nebukadnetsar si rese conto immediatamente che l’interpretazione del sogno da parte di Daniele era corretta. Preso da quell’interpretazione, cadde davanti a Daniele e lo adorò per la luce che era in lui. Il re s’inchinò davanti alla luce della profezia. Vide Daniele come un ambasciatore del Dio d’Israele e comandò che a questo Dio fosse fatta un’offerta in onore di Daniele. Ad ogni modo, Nebukadnetsar non confessò che il Dio d’Israele fosse l’unico vero Dio. Lo riconobbe solo come il Dio più grande. Tuttavia, confessò effettivamente che ogni autorità e ogni luce sono col Signore. Così, qualcosa del Regno che Dio avrebbe edificato sulla terra per mezzo del Cristo fu rivelato a Babilonia insieme a qualcosa della gloria speciale di quel Regno.
Il re coperse Daniele di doni e lo istituì governatore di tutta la provincia di Babilonia. Attraverso l’influenza di Daniele anche a Shadrak, Meshak e Abed-Nego furono affidati incarichi di governo a Babilonia. In questo modo i quattro divennero prominenti. Per loro questo fu un grande onore, un onore che ricevettero per amore di Dio. Tuttavia, questo li metteva in una posizione difficile a Babilonia. Nel mezzo di un ambiente pagano, dovevano rivelare come fosse la vita vissuta nel timore dell’Eterno.