II Re 14:1-22; 15:1-7
II Cronache 25-26
Troviamo auto-esaltazione sia in Amatsiah che in Azariah (chiamato anche Uzziah). Essi divennero forti perché il beneplacito del Signore fu su di loro per amore di Davide. Ma poi si esaltarono. Questa auto-esaltazione è nata da un certo autocompiacimento. Il beneplacito del Signore per amore di Davide e per amore del Cristo si pone In contrapposizione a questo autocompiacimento. Credere in quel beneplacito del Signore produce umiltà.
Tuttavia questo autocompiacimento di Amatsiah e di Uzziah continuò ad assumere forme diverse. Amatsiah si compiace con se stesso per essere il coraggioso conquistatore degli edomiti. Perciò include gli dèi degli edomiti nel suo servizio di adorazione. Più grande è la varietà di dèi, più grande è il re. Qui prevale l’idea pagana che gli dèi siano soggetti ai re, che il loro aiuto sia a disposizione dei re fintantoché questi li onorino.
Nel caso di Uzziah, non ci fu servizio a dèi stranieri. Uzziah esaltò se stesso e si compiacque in se stesso come il favorito del Signore. Siccome pensò che gli fosse permesso tutto, proprio qualsiasi cosa, superò i propri limiti e agì egli stesso da sacerdote. Da quel momento in poi portò sulla propria fronte il segno del disprezzo del Signore.
Nessuno di questi due re fu però completamente rigettato. Amatsiah visse quindici anni in più del suo conquistatore — Joash. E Uzziah ebbe un figlio che fu in grado di servire come reggente e guidare il popolo nel timore del Signore.
Concetto principale: Il beneplacito del Signore per amore di Davide vince
l’autocompiacimento dei re della casa di Davide.
L’Esaltazione di Amatsiah. Dopo che il re di Giuda Joash fu ucciso, divenne re suo figlio Amatsiah. In lui viveva lo stesso spirito di suo padre Joash: servì il Signore, ma non con cuore perfetto. Aveva a cuore i propri di interessi.
Per prima cosa si rese sicuro nel suo regno ed eseguì il giudizio su quelli che avevano ucciso suo padre. In quel giudizio agì interamente secondo la legge del Signore e non si lasciò trasportare da alcun desiderio di vendetta: fece uccidere solo gli assassini, non anche i loro figli.
Poi Amatsiah mobilitò l’esercito di Giuda: 300.000 uomini. Ne assoldò anche 100.000 da Israele perché intendeva combattere contro gli edomiti che si erano ribellati. Però un profeta del Signore lo avvisò di licenziare gli uomini d’Israele. Il Signore non era a favore di Israele e perciò quei soldati avrebbero portato su di lui l’ira di Dio. Quando Uzziah gli chiese cosa si dovesse fare dei cento talenti d’argento promessi in salario agli uomini d’Israele, il profeta rispose: “L’Eterno può darti molto più di questo”. Quando siamo obbedienti al Signore, possiamo lasciar stare il denaro e subire una perdita se ci ritiriamo da una via sbagliata. Le nostre perdite non devono trattenerci dal fare ciò che è giusto. Amatsiah si piegò davanti alla Parola del Signore e congedò le truppe che aveva ingaggiato.
Poi condusse il proprio esercito contro gli edomiti. Il Signore fu con lui e gli diede la vittoria. Ma orgoglio, sicurezza di sé e sete di vendetta s’impossessarono immediatamente di lui: fece uccidere 10.000 prigionieri gettandoli da un dirupo.
Di ritorno dalla sua campagna, ricevette un avvertimento dal Signore: i 100.000 uomini d’Israele che aveva rimandato a casa si erano arrabbiati per essere stati congedati e si erano rivalsi facendo una scorreria in Giuda durante la sua assenza. Molte persone erano state uccise e il paese era stato saccheggiato.
Ma Amatsiah non diede ascolto all’avvertimento. Aveva portato indietro con sé gli dèi degli edomiti e li stabilì per il culto. Voleva assicurarsi l’aiuto di quei dèi. Maggiori erano gli dèi. Più forte era il re. Non si rese conto che il servizio a quei dèi inimicava la grazia del Signore, per la quale, sola, siamo esaltati?
Solo il beneplacito del Signore per amore di Davide, cioè per amore del Cristo, avrebbe esaltato Giuda e la casa di Davide. Quando un uomo crede questo, diventa umile e dipendente dal Signore. Allora rigetta qualsiasi altra cose come un’abominazione. Ma Amatsiah aveva esaltato se stesso. Il beneplacito del Signore verso la casa di Davide lo avrebbe spezzato.
L’umiliazione di Amatsiah. Un profeta del Signore ammonì Amatsiah. La grazia del Signore non si era forse provata più forte di tutte le potenze in cui credevano gli edomiti? Sdegnosamente, il re mandò via il profeta. “Chi ti ha fatto consigliere del re?” Il profeta andò via, ma prima fece ancora un commento: “Dal fatto che non mi ascolti, vedo che il Signore ha deciso di distruggerti”. Ma Amatsiah non diede ascolto nemmeno a questo ultimo avvertimento.
Nella sua sfrontata temerarietà sfidò Joash, il re d’Israele, a combatterlo in guerra. Voleva ripristinare il potere della casa di Davide sulle dieci tribù. Joash gli rispose con una mordace parabola e mise in guardia Amatsiah dai pericoli della superba sicurezza di sé che aveva sviluppato come risultato della sua vittoria sugli edomiti. Benché queste parole fossero venute da Joash, avrebbero dovuto lasciare il segno su Amatsiah perché erano puntuali. Ma il cuore di Amatsiah era chiuso: non udì le parole del Signore in queste parole di Joash.
Il beneplacito del Signore verso la casa di Davide non tollerava l’auto-esaltazione di Amatsiah. In questa umiliazione il Signore stava facendo grazia alla casa di Davide e di Giuda per amore del Cristo. Si ricordò del suo patto.
Anche per Amatsiah ci fu ancora misericordia. Riguadagnò la propria libertà e visse quindici anni più di Joash. Ma il popolo era irrequieto. Fin da quando Amatsia si era allontanato dal Signore il tradimento aveva cominciato a fermentare. Alla fine fu raggiunto un accordo. Amatsiah fuggì a Lakish. Lì i suoi nemici lo raggiunsero e uccisero. Fu riportato a Gerusalemme su un carro reale e sepolto coi suoi padri. Benché fosse stato rimosso da Dio e di mezzo al suo popolo, ci fu ancora misericordia per lui nella sua sepoltura.
L’esaltazione di Uzziah. Uzziah, un giovane figlio di Amatsiah, fu fatto re al posto suo. Benché solo sedicenne, a quanto pare il popolo poneva su di lui grandi aspettative. Lui non li deluse. Fece ciò ch’è giusto agli occhi dell’Eterno e fu benedetto più della maggior parte dei re di Giuda. Uzziah regnò per 52 anni. Zaccaria, un profeta del Signore fu il suo consigliere.
Il Signore fece prosperare molto Uzzia. Una delle prime cose che egli fece fu andare in guerra contro gli edomiti che si erano di nuovo separati da Giuda verso la fine del regno di suo padre. Se li sottomise, e assoggettò pure i filistei e gli arabi. Gli ammoniti furono costretti a pagargli un tributo. Estese il suo regno fino al confine con l’Egitto.
Uzzia fortificò le mura di Gerusalemme, costruì torri nel deserto e scavò molti pozzi per le sue numerose greggi. Si applicò anche all’agricoltura. Durante il suo regno, i suoi sovrintendenti ai lavori inventarono strumenti ingegnosi per lanciare frecce e massi. La fama di Uzzia si sparse all’estero perché il Signore era con lui in modo meraviglioso. Il beneplacito del Signore si posò su di lui per amore del suo patto con Davide. Uzziah fu il favorito di Dio.
L’umiliazione di Uzziah. Uzzia era ben consapevole di essere il favorito del Signore. Questa consapevolezza era pericolosa, infatti la sua propria mente cominciò ad esaltarsi proprio per questo fatto. Se era il favorito del Signore a lui era permesso di più che ad altri, o così credette.
Un giorno scavalcò i confini che erano stati posti per lui: entrò nel santuario a bruciare incenso sull’altare, cosa che era permessa solo ai sacerdoti. Che follia e presunzione! Aveva rigettato i limiti posti da Dio e con ciò era diventato un dio a se stesso.
Azariah il sommo sacerdote gli si oppose, e con altri 80 sacerdoti volle impedirgli di commettere questo peccato dicendogli che non gli era permesso entrare nel santuario a bruciare incenso. Azariah non gli si rivolse col suo titolo regale ma lo chiamò semplicemente Uzziah. Il re aveva perso il suo onore regale cercandone uno che non era legittimamente suo.
Uzziah si arrabbiò per la loro resistenza ai suoi desideri e rigettò l’avvertimento del Signore. Mentre si adirava sulla sua fronte scoppiò la lebbra: il Signore coprì Uzziah di disprezzo perché nella sua superba auto-convinzione aveva aggradito ciò che Dio aveva reso sacro.
I sacerdoti furono attoniti e cacciarono Uzziah dal santuario. Quand’egli capì cose gli era successo si affrettò ad uscire. Evidentemente si piegò sotto il disprezzo che il Signore aveva posto su di lui. Ora si rese conto di quale abominazione avesse commesso.
Considerò questa abominazione alla luce del favore che il Signore gli aveva elargito. Tuttavia deve aver sperato che ci sarebbe stata grazia per lui nonostante il suo peccato. A dire il vero, fu bandito dalla società per il resto della sua vita: non potè più entrare nella casa del Signore o attendere alle questioni di governo. Ma il Signore gli diede un saggio vice-reggente in suo figlio Jotham il quale condusse il popolo nelle vie del Signore.
Il beneplacito del Signore per amore del Cristo conquistò anche questa auto-esaltazione nella casa di Davide. Il patto non fu rotto. Quando Uzziah morì, non potè essere sepolto nelle tombe dei re a causa della sua lebbra. Fu sepolto nel campo adiacente a quelle tombe.