INDICE:

28: Estraniamento in Giuda

I Re 14:21-15:24
II Cronache 11:5-16:14

Nel periodo immediatamente successivo alla rottura tra Israele e Giuda ci fu ostilità tra i due regni. Si dovette attendere il tempo di Giosafat e di Achab perché Israele e Giuda divenissero di nuovo alleati e comunque lo fecero per scopi malvagi!

A motivo del suo patto con Davide, il Signore non ebbe con Israele la stessa relazione che aveva con Giuda. La sua relazione con Giuda si manifesta particolarmente in I Re 14:22: “provocarono l’Eterno a gelosia”. A causa del peccato di Giuda, il Signore fu provocato a gelosia — la gelosia di un marito che ama ma che non riceve il pieno amore di sua moglie. Da questa espressione è chiaro quanto l’amore del Signore fosse rivolto a Giuda e alla casa di Davide.

Giuda, comunque, non si diede al Signore in completo amore. C’era povertà spirituale, una perdita di favore presso Dio e di comunione con lui. Questo risultò in un impoverimento della vita in tutte le sue correlazioni. Azariah il profeta ne parlò, come registrato in II Cronache 15:5-6. Questo impoverimento giunse alla sua manifestazione tipica nella storia degli scudi di bronzo fatti su ordine di Roboamo per sostituire quelli d’oro.

Bisognerebbe notare che durante questo periodo Giuda sprofondò nella via del peccato anche più di Israele. In Israele il peccato non andò oltre il culto degli idoli ma leggiamo già di orribili abominazioni in Giuda. Benché il Signore cercasse Giuda nel suo amore, Giuda non riusciva a lasciarsi andare a lui. Le parole tipiche per questo periodo furono: il suo cuore “non era interamente consacrato” al Signore. Meno la gente offriva il sacrificio dell’amore del suo cuore in Gerusalemme, più si dava da fare coi servizi  di culto sugli alti luoghi. La loro energia spirituale non veniva consumata nell’adorazione e culto del Signore. La loro energia veniva rilasciata in altri modi e si materializzò nei loro ardori cultuali e sensuali.

In I Re 15:2 e 10, incontriamo una difficoltà testuale. Leggiamo che la madre di Abijam era Maakah, una figlia di Absalom, mentre lo stesso nome è dato per la “madre” di Asa, il figlio di Abijam. La soluzione potrebbe essere che nella seconda istanza potremmo prendere madre a significare nonna. Al tempo di Asa Maakah era ancora la madre regina, forse perché la madre di Asa era morta giovane.

Leggiamo che il cuore di Asa fu consacrato al Signore tutti i giorni della sua vita. Eppure più tardi ci è detto che fece affidamento sul re di Siria e non sul Signore. (II Cronache 16:7). Neppure cercò il Signore nel tempo della sua malattia. Alla fine della sua vita, la fede di Asa non fu inamovibile. Malgrado ciò la Scrittura lo giudica con amore misericordioso.

          Concetto principale: Il popolo di Giuda mosse il Signore a gelosia
                                                   ritirando il cuore da Lui.

          Povertà dovuta a estraniamento. Per i primi tre anni del suo regno, Roboamo servì il Signore e rafforzò il regno. Il favore del Signore gli andò incontro in quanto figlio di Davide. Godette il privilegio di poter regnare su Gerusalemme: “la città tra tutte le tribù d’Israele in cui il Signore aveva scelto di porre il suo nome”. Il Signore aveva sicuramente umiliato la casa di Davide. Ma ora continuava a cercare quella casa nel suo amore e ad allungare la mano al regno di Giuda per amore del suo patto! Come avrebbe potuto essere meravigliosa la vita lì!

Quando Roboamo si sentì stabilito fermamente nel suo regno smise di consacrarsi completamente al Signore. A causa dell’umiliazione che aveva subito all’inizio si era sentito piccolo davanti al Signore, ma ora che cominciava a sentirsi più forte si evidenziava che l’amore per il Signore non era il motivo principale del suo cuore. Non era più zelante per il nome del Signore.

Anche tutto Giuda si staccò dal Signore. Il popolo non poteva darsi a lui con di tutto cuore e non godette il suo ricco favore. Come risultato, la vita in tutte le sue correlazioni s’impoverì.

In Giuda erano commessi regolarmente peccati abominevoli. Meno la gente adorava il Signore in Gerusalemme con tutto il suo cuore e più diventata implicata con pratiche peccaminose sugli alti luoghi. Tali pratiche erano state proibite, ma davano al popolo maggiore soddisfazione personale perché erano adeguate a ciò che il popolo stesso voleva.

Per mezzo di questo culto sugli alti luoghi, il popolo trasformò il Signore in una divinità locale sullo stesso livello dei Baal. Abbracciarono sempre più l’adorazione degli idoli. I canaaniti che ancora vivevano nel paese si misero in mostra di nuovo con le loro abominazioni e sedussero Giuda.

Tutto questo avvenne tra il popolo del Signore, il popolo che apparteneva a lui nel suo amore. Quando quei di Giuda trattennero il loro cuore dal Signore e si diedero ad altre cose, il Signore divenne geloso. In particolare, cercò l’amore del figlio di Davide. La casa di Davide avrebbe forse fatto vergogna al grande Figlio, il figlio che un giorno sarebbe nato da quella casa?

Nel suo amore geloso il Signore castigò Giuda. Scishak, il re d’Egitto, attaccò il paese con un enorme esercito, prese le città fortificate e avanzò contro Gerusalemme. Allora il profeta Scemaiah disse a Roboamo e ai principi di Giuda che il Signore avrebbe permesso che Gerusalemme cadesse nelle mani di Scishak perché il popolo lo aveva abbandonato (Vedi II Cronache 12:1-8).

Sembrò come se il Signore stesse abbandonando il suo popolo. Eppure, precisamente in questo atto di castigo lo stava cercando. Quando il re e i principi di Giuda ascoltarono ciò che il profeta aveva da dire, si umiliarono davanti al Signore, dicendo: “Il Signore è giusto”. In questo modo il signore aveva raggiunto il suo scopo: aveva attirato il popolo più vicino a sé.

Il castigo sarebbe continuato perché la gente doveva chiaramente vedere la differenza tra il loro servizio al Signore per amore e il servizio degli idoli da parte delle altre nazioni. Per questa ragione il Signore fece sì che Scishak entrasse a Gerusalemme. Prese la città e la saccheggiò, ma non la distrusse. Il  fatto che l’avesse saccheggiata era un male sufficiente. Occhi estranei e mani estranee passarono sui tesori che erano stati accumulati in amore da Davide e dal popolo, tesori che avevano scintillato all’onore della gloria del Signore al tempo di Salomone. Il monte sacro del Signore era stato dissacrato, e l’intimità della sua comunione era stata profanata. Non c’era dunque sicurezza col Signore?

Scishak portò via anche gli scudi d’oro che erano stati fatti su comando di Salomone. Dopo che Scishak lasciò Gerusalemme e il regno fu restituito all’ordine, Roboamo rimpiazzò gli scudi d’oro con scudi di bronzo, che venivano portati davanti a lui quando saliva alla casa del Signore. Che superficialità! Roboamo sperò di di mantenere una facciata per mezzo di questi scudi di bronzo. Sarebbe stato meglio che non li avesse rimpiazzati e che avesse ammesso in umiltà davanti al Signore che la perdita era un risultato del suo peccato. Ora gli scudi di bronzo erano una manifestazione della sua povertà di vita nella sfera del favore di Dio.

Roboamo continuò a voltare le spalle al Signore, non era ricco nel Signore. Dopo aver regnato 17 anni, morì. Durante tutto questo tempo i regni di Giuda e d’Israele si erano fatta guerra.

          Diseguaglianza davanti al Signore.  A Roboamo succedette il figlio Abijam, il quale mostrò che il Signore stava ancora usando misericordia verso la casa di Davide. Il Signore teneva fede alla promessa che aveva fatta nel patto con Davide. Tuttavia, il cuore di questo figlio di Davide non era completamente consacrato al Signore come lo era stato quello di Davide. Dalla sua grazia sovrana e a motivo del suo patto, il Signore diede ancora  a Davide una lampada in Gerusalemme; la luce del governo della sua casa non  fu spenta in tenebre profonde.

Abijam marciò con un esercito di 400.000 uomini contro Geroboamo che aveva radunato contro di lui un esercito di 800.000. Prima che cominciasse la battaglia, Abijam disse ai soldati d’Israele che, poiché avevano rigettato la casa di Davide e la promessa fatta a quella casa, stavano vivendo in ribellione contro il patto del Signore. In più, Abijam disse: “Voi vi siete allontanati dal Signore servendo gl’idoli, ma qui in Giuda il Signore è onorato nel tempio secondo la sua legge”.

Geroboamo mandò una divisione del suo esercito ad attaccare Giuda dal retro. Quando i soldati di Giuda si avvidero di essere presi tra due fronti dall’esercito di Geroboamo invocarono il Signore. Allora i sacerdoti suonarono le trombe cosicché i soldati, in fede, confidassero che il Signore sarebbe venuto ad assisterli. E il Signore diede a Giuda la vittoria: caddero 500.000 uomini di Israele e la forza di Geroboamo fu spezzata definitivamente. Abijam tolse a Israele diverse città.

Il Signore diede a Giuda la vittoria perché lo aveva invocato nella sua  angoscia e si era affidato a lui.  Il Signore scelse contro Israele e a favore di Giuda; fu dalla parte di Abijam. Ma questo non significa che il Signore fosse vicino ad Abijam o Abijam al Signore. L’estraniamento che era iniziato sotto Roboamo continuava. Che ne sarebbe stato di Giuda se il popolo non si fosse pentito? Ripetutamente, il patto con Davide era alla base di nuova speranza. Abijam, comunque, regnò solo per tre anni. La sua luce fu presto spenta.

          Un parziale ritorno al Signore. Un cambiamento in meglio venne durante il tempo del figlio di Abijam, Asa, che regnò 41 anni. Per dieci anni il Signore diede a Giuda riposo dai suoi nemici. Era chiaro che il favore del Signore era sul regno. Asa infatti cercò il Signore con tutto il suo cuore. Lo Spirito del Cristo era di nuovo presente in lui. Per amore di Cristo il Signore mostrò grazia a Giuda.

Asa spazzò via il culto degli idoli e rafforzò il paese. Esortò il popolo a cercare il Signore finché poteva ancora trovarlo. Nel suo patto il Signore è vicino al suo popolo col suo favore e desidera essere trovato da lui. Questo era chiaro anche dalla prosperità goduta dal regno di Giuda in quei giorni.

Asa mobilitò inoltre un grande esercito di uomini di Giuda. Ma cosa poteva fare tale esercito contro l’enorme esercito di più di un milione di uomini col quale il re d’Etiopia stava avanzando su Giuda alla fine del primo decennio di regno di Asa? Giuda era invaso.

Questa dev’essere stata una strana afflizione per Asa e per il suo popolo, ma anche in questa tornata di eventi il Signore li stava tentando ad avere fede. Funzionò: nel momento della prova quella fede mise le ali. Asa confessò che il Signore poteva aiutare il debole quanto il forte. Così fece affidamento sul Signore che diede quindi a Giuda una completa vittoria. I soldati trionfanti ritornarono con molto bottino. Il Signore è sempre attivo per far manifestare la fede dal suo popolo, per rendere quelle fede più forte e più piena nel tentativo di attirare il popolo più vicino a sé.

Quando Asa ritornò con l’esercito, il profeta Azariah fu condotto dallo Spirito di Dio ad uscire ad incontrarlo. Egli fece un quadro di quanto la vita in Giuda fosse impoverita; la gente non viveva vicino al Signore e perciò non erano vicini nemmeno gli uni gli altri. Questa era stata la causa di tutte le turbative nel paese. Ma ora erano giunti a un rovesciamento. Durante la guerra, questa fede che si stava ravvivando aveva continuato a crescere fino a maturità. Ora il re e il popolo avrebbero dovuto essere forti e persistere nella loro fede. Allora il Signore avrebbe mostrato loro la sua liberazione.

Incoraggiato da queste parole, Asa accelerò con la riforma. Attratti dallo spirito della riforma, molte persone da altre tribù si trasferirono a Giuda, persone che non potevano più tollerare l’apostasia del regno d’Israele. Questo accrebbe la forza spirituale di Giuda.

Asa fece radunare il popolo a Gerusalemme. Lì il popolo offrì sacrifici al Signore e rinnovò il patto con lui. Fecero un giuramento che chiunque non avesse cercato il Signore sarebbe stato messo a morte. E tutto Giuda gioì di quel giuramento perché il popolo aveva giurato con tutto il suo cuore. Anche il cuore del re era consacrato al Signore. Lo rese chiaro in come trattò sua nonna che aveva ancora la funzione di regina madre. Poiché ella adorava l’immagine di un certo idolo, il re la rimosse dalla sua posizione e bruciò l’idolo al torrente Kidron. Non temette di ferire i suoi sentimenti. Il tesoro del bottino messo insieme da Asa stesso e da suo padre fu consacrato e portato nella casa del Signore.

Così Giuda tornò di nuovo al Signore. Tuttavia, Asa non divenne così avvezzo al Signore da cercarlo in ogni cosa. Asa regnò 35 anni. Baasha re d’Israele cominciò ad opprimere Giuda. Baasha era molto irritato dal fatto che molti del suo regno andassero a Gerusalemme per adorare e che vi prendessero perfino residenza. Perciò si spinse dentro Giuda ad una località vicina alla città di Gerusalemme. Trasformò in una solida fortezza Rama che era a due ore da Gerusalemme e comandava la strada che vi portava. A quel tempo Asa non era in grado di opporre resistenza.

Non avrebbe dovuto portare la questione davanti al Signore? Avrebbe dovuto, ma invece commise un atto di incredulità: mandò tutti i tesori della casa del Signore e del suo palazzo al re di Siria. Persuase in questo modo Beh-Hadad a rompere la sua alleanza con Baasha e ad attaccare il re d’Israele nella parte nord del suo regno. Questo liberò Asa dalla pressione di Baasha. Con tutti gli uomini di Giuda prelevò tutte le pietre e il legname che Baasha aveva usato per fortificare Rama e lo usò per fortificare le proprie città. La strada per Gerusalemme era aperta di nuovo.

Ma il profeta del Signore Hanani rimproverò Asa per essersi appoggiato al re di Siria anziché al Signore. Il Signore avrebbe potuto dare nelle sue mani sia Baasha che il re di Siria. Hanani gli rammentò la dichiarazione di fede che aveva fatto nella battaglia contro gli etiopi. Ogniqualvolta il nostro cuore è consacrato a lui, il Signore è presente con la sua grazia per liberarci. A quanto pare Asa aveva ritirato il suo cuore dal Signore e non poteva arrendersi a lui completamente. Da allora in poi Asa sarebbe stato implicato in guerre perché il Signore stava ritirando il suo favore da lui e da Giuda.

Poiché un tempo Asa era vissuto per fede, gli fu difficile ricevere quest’ammonizione dal profeta. È chiaro che Asa non era sfuggito al pericolo di considerarsi un uomo veramente pio e come risultato diventare superbo. Si adirò con Hanani e lo fece mettere in prigione. Ora era in rivolta contro la Parola del Signore. Il risultato fu che anche la giustizia del suo governo divenne corrotta; Asa oppresse alcuni del popolo (II Cronache 16:10). In Giuda il bronzo aveva di nuovo rimpiazzato l’oro.

Nel trentanovesimo anno del suo regno, i piedi di Asa si ammalarono e la sua malattia si aggravò. In questa malattia non si arrese alla misericordia del Signore. Perciò non potè pregare in fede al Signore di essere guarito. Anche nella sua malattia ci fu estraniamento tra lui il Signore. Pertanto Asa cercò liberazione solo per mezzo di medici. La Sapienza dei medici e la potenza della medicina divennero suoi idoli.

Asa non fu fermo nella sua fede e Giuda non era ancora ritornato completamente al Signore. La storia reclamava un tipo migliore di Redentore  e il Redentore stesso. Dopo un regno di 41 anni, Asa morì.


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