I Re 1-4
Il regno di Dio è prefigurato come il regno di pace in quello di Salomone. La benedizione del regno di Salomone è descritta in I Re 4:20 con queste parole: “Giuda e Israele erano numerosi come la sabbia che è sul lido del mare. Essi mangiavano e bevevano allegramente”. E nel verso 25 si legge: “Giuda ed Israele, da Dan fino a Beer-Sceba, vissero al sicuro, ognuno sotto la sua vite e il suo fico, tutto il tempo che regnò Salomone”. I vari episodi registrati in questi capitoli di I Re sono collegati a questo concetto principale.
In quel regno il re è dato da Dio. La scelta di Dio per il re fu Salomone e non Adonijah. Essendo colui che è stato scelto da Dio, Salomone fu un tipo del Cristo.
Non c’è pace senza giustizia. Salomone seguì le istruzioni di Davide e cominciò il suo regno eseguendo la giustizia specialmente su quelli che meritavano il giudizio di morte. Nel giudizio su Adonijah, in particolare, dobbiamo vedere Salomone come l’unto del Signore, il capo del patto. Salomone non stava semplicemente eliminando un problematico rivale; stava mettendo a morte uno che aveva cercato si prendersi la corona da colui al quale apparteneva, vale a dire, dal capo del patto.
Il matrimonio di Salomone con la figlia del Faraone non era un matrimonio proibito. Era proibito sposarsi solo con le figlie dei canaaniti. Ovviamente Salomone aveva l’obbligo di assicurarsi che le donne di altre nazioni non introducessero le loro idolatrie in Israele. La figlia di Faraone non è menzionata tra le donne che successivamente tentarono Salomone.
Nel dare sua figlia a Salomone, il faraone stava onorando il re di quello stesso popolo che un tempo gli egiziani avevano disprezzato. Un giorno tutti i popolo riconosceranno il Cristo.
Benché Salomone abbia portato la figlia del Faraone nella città di Davide, non la portò nella casa di Davide, perché per lui i luoghi in cui aveva risieduto l’arca erano santi (II Cr. 8:11). A quanto pare la considerava comunque una donna di un popolo che non conosceva il patto del Signore. Solo più tardi costruì per lei una casa.
Quando raccontiamo queste storie ai fanciulli non dobbiamo dipingere Salomone come un giovane pio che scelse la sapienza al posto di ricchezze e onore. Se facciamo questo errore, il giudizio di Salomone nel caso delle due madri e il bambino conteso diventa niente di più che una interessante storia circa un re astuto. La Scrittura riassume il significato di tutto l’accaduto in I Re 3:28: “Tutto Israele seppe della sentenza pronunciata dal re e temette il re perché vedevano che la sapienza di DIO era in lui per amministrare la giustizia”. Il popolo vide che la straordinaria sapienza di Salomone era uno scudo dato loro da Dio, uno scudo sotto il quale erano al sicuro.
Il giudizio delle due madri sconvolse tutti gli ingiusti. Sembrava come se il re potesse vedere cosa c’era nei loro cuori. Ma i giusti ricevettero dalla penetrante sapienza di Salomone una sensazione di sicurezza. Sotto lo scudo del Cristo c’è sicurezza per tutti quelli che hanno fede.
Concetto principale: Il Signore stabilisce il Regno di pace.
Il re dato da Dio. Re Davide era diventato vecchio. Aveva circa settant’anni. Magari non è un’età così tarda paragonata ad altre persone ma la sua forza era stata spesa. Pensate a tutto quello che Davide aveva passato nell’arco della sua vita! A causa delle sue condizioni indebolite non riusciva a prestare accurata attenzione a ciò che succedeva nel suo regno come aveva fatto quand’era più giovane.
Adonijah approfittò di quella debolezza considerandola la sua opportunità. Era fratello di sangue di Absalom e possedeva lo stesso portamento signorile. Davide aveva nel suo cuore un debole per Adonijah proprio come lo aveva avuto per Absalom. Davide non lo aveva mai sgridato seriamente.
Suo fratello più vecchio era morto perciò Adonijah sarebbe stato il presunto erede di suo padre se il Signore non avesse indicato che Salomone, il figlio di Davide e Bath-Sheba sarebbe stato il re. Adonijah deve aver saputo di questo decreto del Signore, ma non vi si sottomise nel suo cuore. Complottò invece contro Salomone. Con l’infermità di Davide vide spalancata la sua via al trono.
Adonijah invitò tutti i suoi potenziali sostenitori ad un banchetto sacrificale nei paraggi di Gerusalemme. Tra questi c’erano Joab, il comandante in capo di Davide, e Abiathar, uno dei due sommi sacerdoti. Ma Tsadok, l’altro sommo sacerdote, Benaiah, il capo della guardia del corpo di Davide, il profeta Nathan, e gli uomini di valore di Davide non erano dalla parte di Adonijah. Perciò non furono invitati al sacrificio. Neppure Salomone fu invitato benché fossero presenti tutti gli altri figli del re. Alla fine del banchetto Adonijah sarebbe stato proclamato re.
Però il profeta Nathan scoprì ciò che Adonijah stava tramando. Mandò immediatamente da Davide Bath-Sheba, la madre di Salomone. Avrebbe dovuto raccontargli ciò che stava accadendo e rammentargli il giuramento che le aveva fatto che suo figlio Salomone sarebbe stato re su Israele in accordo con le istruzioni del Signore.
Dopo che Bath-Sheba ebbe parlato a Davide, Nathan stesso andò da lui e confermò quello che lei gli aveva detto. Davide fece un giuramento che confermava la sua vecchia decisione e agì immediatamente.
Davide ordinò a Tsadok, Nathan e Benaiah di far cavalcare a Salomone il mulo del re e di ungerlo re a Ghihon, vicino a Gerusalemme. Dovevano suonare la tromba e gridare: “Viva re Salomone!” Poi dovevano ritornare a Gerusalemme in una processione alla fine della quale Salomone si sarebbe seduto sul trono di Davide. I servi di Davide lo benedirono per questa decisione.
Gli eventi si svilupparono come Davide aveva ordinato. La gente di Gerusalemme fece una grande celebrazione: suonò musica e gridò di gioia. Molto presto Adonijah e i suoi ospiti udirono il frastuono.
Gionathan, il figlio di Abiathar, venne alla festa di Adonijah e gli notificò che Salomone era stato elevato al trono. Gli disse anche che i servi di Davide si erano congratulati con lui per la decisione di fare re Salomone e che Davide aveva offerto lodi al Signore dopo che Salomone era diventato re. Questo messaggio sconvolse tutti i partecipanti la festa talché si alzarono e andarono tutti a casa.
Adonijah temette per la propria vita e si rifugiò nella tenda in cui era tenuta l’arca del Signore. Lì si aggrappò ai corni dell’altare. In alcuni casi, come nell’omicidio involontario, aggrapparsi alle corna dell’altare era garanzia di protezione. Adonijah sperò di trovare protezione all’altare malgrado avesse deliberatamente progettato una rivoluzione. Salomone seppe ciò che Adonijah stava facendo e gli promise protezione a patto che non progettasse mai più di rivoltarsi.
Così Salomone divenne re su Israele. Era stato scelto per l’ufficio dal Signore molto tempo prima ed ora fu elevato al trono. Il re, il capo d’Israele, doveva essere dato al popolo dal Signore. Il suo nome era Salomone [1]; sotto di lui sarebbe fiorito il regno di pace. Anche il nostro re, il Cristo, ci è stato dato da Dio. Egli stabilisce il regno in cui la pace regnerà per sempre. Salomone fu solo un tipo di quel Re.
La giustizia del re. Non ci sarebbe potuta essere pace nel regno se non fosse stata esercitata la giustizia, se il crimine non fosse stato punito. Ogni crimine non vendicato sarebbe diventato una maledizione nel regno. Durante il regno di Davide erano stati commessi crimini che Davide non fu capace o non volle punire. Perciò, prima della sua morte, Davide ordinò a Salomone di assicurarsi che la legge facesse il suo corso. Egli enfatizzò fortemente che Salomone avrebbe dovuto regnare secondo la Parola del Signore e camminare nella sue vie. Allora il Signore avrebbe confermato la sua promessa che la casa di Davide sarebbe durata per sempre. Dopo questo, Davide morì.
Salomone agì come suo padre gli aveva consigliato ed esercitò il giudizio. Proprio all’inizio del suo regno fu costretto a giudicare Adonijiah. Venne a sapere che Adonijah aveva continuato a complottare contro di lui. Perciò lo fece mettere a morte: non perché fosse per lui una minaccia ma perché non si sottometteva a colui che il Signore aveva scelto come capo pattizio. Adonijah fu messo a morte perché aveva rigettato il patto di Dio con Israele.
Abiathar, il sommo sacerdote che si era unito alla rivolta di Adonijah fu bandito da Salomone. Dovette lasciare Gerusalemme a ritirarsi nelle sue terre. Salomone gli concesse salva la vita perché aveva condiviso le afflizioni di Davide ed era stato un sommo sacerdote di buona reputazione durante il regno di suo padre. Tuttavia fu rimosso dal suo ufficio di sommo sacerdote. Con questo passo il giudizio sulla casa di Eli giunse infine a completo compimento. Da quel momento in poi solo Tsadok fu sommo sacerdote. Tsadok proveniva da un altra linea, quella di Eleazar, il figlio e successore di Aaronne.
Quando Joab udì ciò che era accaduto ad Adonijah e ad Abiathar, si rese conto che Salomone avrebbe giudicato anche lui. Davide aveva istruito Salomone a questo riguardo. Infatti il re mandò Benaiah ad eseguire la sentenza. Ma Joab si rifugiò nella tenda dell’arca e si aggrappò ai corni dell’altare. Joab stava pensando solo della parte che aveva avuto nella rivolta di Adonijah, non al suo assassinio di Abner e di Amasa. Per questi crimini non ci sarebbe stata protezione per lui all’altare.
Benaiah esitò quando trovò Joab lì. Su espresso ordine di Salomone, Joab fu ucciso all’altare. Malgrado tutto, Salomone fece sì che il suo corpo fosse seppellito. Il re non aveva dimenticato cosa Joab aveva fatto servendo suo padre. Per questa ragione gli fu data appropriata sepoltura nella tomba di sua proprietà.
Su comando di Davide Salomone giudicò anche Scimei. Il giudizio fu molto lieve. Scimei avrebbe dovuto vivere a Gerusalemme e quivi testimoniare della grazia del Signore sulla casa di Davide che egli aveva così terribilmente maledetto. Ma se avesse osato uscire da Gerusalemme anche solo per poco tempo, sarebbe certamente morto. Successivamente, Scimei violò la condizione: inseguì degli schiavi fuggiti. Perciò fu messo a morte su comando di Salomone. Salomone aveva giustamente visto la mano del Signore su questa faccenda: il Signore non voleva che Scimei morisse in pace.
Dall’altro lato, il re trattò con lealtà quelli che avevano benedetto Davide. Anche questo era stato comandato da Davide. I figli di Barzillai, per esempio, mangiarono alla tavola di Salomone.
Non c’è pace senza giustizia. Il Cristo sarà Re per sempre nel suo regno di pace, ma giudicherà i suoi nemici che non lo hanno voluto come loro Re.
Onorato tra le nazioni. All’inizio del suo regno Salomone sposò la figlia del re d’Egitto. Un matrimonio con una donna egiziana non era proibito nella legge del Signore. Ma tale moglie non avrebbe dovuto introdurre l’idolatria in Israele. A quanto pare questa donna egiziana non fece alcun tentativo in questo senso. Comunque, Salomone non la condusse nella casa di Davide accanto alla quale Davide aveva eretto una tenda per l’arca del Signore. Siccome questi luoghi erano santi per Salomone non volle portarvi questa donna straniera. Qui dimostrò di rispettare i principi di suo padre e di onorare il patto del Signore.
È certamente significativo che il re d’Egitto abbia permesso che sua figlia sposasse il re di una nazione di schiavi un tempo disprezzata e oppressa. Israele aveva chiaramente assunto un posto d’onore tra le nazioni. Questo riconoscimento deve essere letto come una profezia che un giorno tutte le nazioni avrebbero onorato il grande Re che sarebbe uscito da Israele. Nel suo nome le nazioni adoreranno Dio.
Sapienza per governare il popolo con giustizia. In quel tempo non c’era ancora il tempio a Gerusalemme. Il tabernacolo era a Gabaon e l’arca in una tenda nella città di Davide. Non c’era un santuario centrale a cui tutto il popolo potesse venire ad adorare. Si facevano ancora sacrifici in tutta Canaan e dappertutto a Gabaon.
All’inizio del suo regno Salomone volle cercare il Signore. Perciò andò a Gabaon e offrì mille olocausti. Con questo enorme sacrificio, consacrò al Signore il suo intero regno.
Lo Spirito del Signore Gesù Cristo era in lui. Il Cristo diede se stesso a Dio con tutta la sua vita. In questo modo si potrebbe dire di Salomone che amava il Signore.
A Gabaon il Signore gli apparve in un sogno. Il sogno fu una risposta alla sua consacrazione della propria vita al Signore. Nel sogno il Signore gli chiese: “Chiedi ciò che vuoi che io ti dia”. Salomone replicò che sapeva di essere stato dato a Israele al posto di suo padre per essere capo e re della nazione e che perciò portava un grave peso di responsabilità. Come avrebbe potuto governare il popolo nello spirito di suo padre Davide, l’uomo secondo il cuore del Signore? Egli era ancora così giovane, così incapace di adempiere la sua chiamata! Pertanto Salomone non stava pensando tanto a se stesso quanto alla sua chiamata d’essere il capo del popolo. Voleva un cuore sapiente per governare il popolo con giustizia.
Questa scelta piacque al Signore. Poiché vide in lui lo Spirito del Cristo, il Capo del patto, gli diede talmente tanta sapienza da non potersi paragonare a nessun altro. In più gli diede ricchezze e onori maggiori di tutti i re del suo tempo e anche una lunga vita, a patto che continuasse a camminare nelle vie del Signore.
Quando Salomone si svegliò si rese conto di aver sognato. Ma sapeva che il Signore si era rivelato in quel sogno e che la sua Parola si sarebbe avverata.
Dopo questo Salomone ritornò a Gerusalemme e stette davanti all’arca del Signore. Lì sacrificò olocausti e sacrifici di pace per ciò che il Signore gli aveva promesso e dato. Dopo aver fatto i sacrifici di pace, Salomone mangiò con tutti i suoi ufficiali ad un grande banchetto. Lì mangiarono e bevvero in comunione col Dio d’Israele in modo che potessero guidare il popolo in tale comunione.
Lo scudo della terra. Molto pesto la gente notò che dono straordinario avevano ricevuto da Dio nel loro re. Due donne vennero da re. Una dichiarò che l’altra aveva preso suo figlio perché quello dell’altra era morto. L’altra donna protestò e disse che quello vivo era il suo. Chiesero al re di dirimere la loro disputa. Come avrebbe potuto Salomone determinare chi fosse la vera madre del bambino vivo?
La Sapienza che Dio gli aveva dato illuminò la sua mente. Disse di far uccidere il bambino e darne metà a ciascuna. La vera madre si pronunciò immediatamente; voleva risparmiare il bambino anche se significava rinunciare alle proprie rivendicazioni. A quel punto a Salomone fu chiaro chi fosse la vera madre ed ella riebbe il suo bambino.
Tutto Israele udì di quel giudizio di Salomone. Il popolo temette il suo re; guardava con rispetto la sapienza che Dio gli aveva dato. Gli empi furono inorriditi perché si resero conto che non potevano nascondersi da tale sapienza. La gente che temeva il Signore si sentì sicura sotto lo scudo che il Signore le aveva dato.
Non è più esistito nessuno che avesse una sapienza come quella posseduta da Salomone. In quella sapienza fu un tipo del Signore Gesù Cristo, che legge il cuore dei malvagi ed è uno scudo per tutti quelli che lo temono. Com’è sicura la nostra vita sotto quello scudo! Egli ci protegge per sempre. Lo fa anche con i mezzi che ha provveduto in questa vita. Il governo terreno è uno di questi mezzi. Anche il governo civile ci è stato dato da Cristo come scudo temporaneo. “Gli scudi della terra appartengono al Signore” dice la Scrittura (Sl. 47:9). Questa è la ragione per cui chiediamo al Signore in preghiera che dia un po’ della sapienza di Cristo a questi governi affinché siano realmente uno scudo per noi.
La gloria del re e del regno. Oltre alla sapienza che Salomone aveva chiesto, Dio gli diede anche ciò che non aveva chiesto: ricchezze e onori. Ebbe una corte enorme con molti servi. Le necessità giornaliere della corte erano quasi incalcolabili. Il cibo non proveniva solo da Canaan ma anche dalle nazioni che erano state soggiogate. Inoltre, le nazioni assoggettate pagavano tributi a Salomone. Regnava su un’area molto vasta. Aveva un grande esercito con carri e cavalleria. Siccome Salomone aveva tutto molto bene organizzato il suo esercito era ben fornito.
Più gloriose di tutto furono la prosperità e la pace che Salomone portò a Israele. La popolazione cresceva numerosa e godeva la vita che Dio le dava. Ognuno viveva nella sicurezza della propria vigna e sotto il proprio fico.
Questo meraviglioso regno di pace fu una prefigurazione di un regno di pace ancor più glorioso che un giorno Cristo avrebbe stabilito. Mediante la remissione dei nostri peccati, ci dà pace con Dio — e anche pace con noi stessi, pace gli uni gli altri, pace con la vita stessa. Ci dà vita e il possesso di questa terra. In questa vita il suo popolo riceve tutto questo come garanzia o pegno di ciò che possederanno eternamente. Il quel Regno il re è coronato di gloria e onore.
La rivelazione del significato della creazione. Salomone non solo ebbe la sapienza per governare il popolo rettamente, nella sua sapienza vide più di ogni altra persona — più di tutti i sapienti del suo tempo e di tutti i tempi anche il significato della vita e della creazione. Compose tremila proverbi nei quali diede direzione per la vita, direzione per giovani e vecchi, ricchi e poveri, re e sudditi.
Compose inoltre più di mille cantici. In questi cantici cantò la gloria della vita quando sia vissuta col Signore nel suo patto. Nella sua sapienza parlò di tutte le creature, di piante e animali dal più piccolo al più grande. Scoprì significato in tutte queste creature; vi vide le intenzioni del Signore. Aprì così per noi il libro della creazione. Venne gente da tutto il mondo ad ascoltare la sua sapienza.
Salomone poté fare tutto questo perché lo Spirito del Cristo era in lui. Dio ci ha dato il Cristo come nostra sapienza. Egli ha scoperto per noi il significato della vita. Ora noi non dobbiamo più attraversare la vita come se fossimo ciechi. Dio ci spiega le intenzioni di Dio per le sue creature e per la nostra vita. Tanto è meraviglioso il regno di Dio. In quel regno c’è sapienza per tutti i suoi cittadini. Se noi, per fede, viviamo col Signore nel suo patto, siamo cittadini di quel Regno. Allora il mondo e il tutto della vita si apre a noi.
Note:
1 Questo nome, nella sua forma ebraica, è correlato alla parola shalom, che significa pace nel senso di interezza, completezza, integralità.