Giudici 6-9
A quanto pare, al tempo di Gedeone il culto di Baal era penetrato profondamente nella vita degli israeliti. È sorprendente che Dio abbia ancora mostrato misericordia o favore ad un popolo che aveva rotto così completamente col suo patto. Eppure lo fece. La prima cosa che Gedeone scoprì è che il Signore è pace.
Il Signore non attese che il suo popolo confessasse la sua colpa. Prese l’iniziativa mandando un profeta, ma non leggiamo che la gente sia giunta a pentimento mediante le parole del profeta. Al contrario, a Ofrah il culto degli idoli continuò. Nondimeno, il Signore è pace. Lui è quello che prende l’iniziativa nel patto, e perdona.
Com’è sorprendente! Questo è il motivo per cui Gedeone chiese un segno più di una volta. Non stava chiedendo in incredulità. Il suo atteggiamento era: “Signore, io credo, sovvieni alla mia incredulità”. In altre parole “aiutami a combattere contro la mia incredulità”.
La richiesta di un segno per mezzo del vello di lana fu molto significativa. Il padre di Gedeone lo aveva istruito nel servizio di Baal che è il culto delle forze della natura. Ovviamente non ci sono forze semplicemente inerenti la natura. È il Signore a governare su tutte le cose, il Signore è Dio non Baal. Da Dio vivente che governa tutte le cose, il Signore comprovò se stesso nel miracolo del vello di lana. In tale caso non dovremmo parlare di una forza soprannaturale; tutto ciò che abbiamo bisogno di dire è che Colui che ordinariamente fa le cose in modo regolare si staccava dalla regola. Lo fece in risposta alla preghiera di Gedeone come modo di rivelarsi a lui.
Quando diciamo che il Signore prende l’iniziativa nel patto non stiamo dicendo che non intenda portare il suo popolo a confessare la colpa e a combattere per la giustizia. In questa storia egli cercò di sollecitare una confessione dal popolo prima di tutto mandando un profeta a predicare pentimento. Lo stesso interesse si manifestò nell’azione di riforma di Gedeone – demolendo gli altari di Baal. In quell’azione Gedeone era già un giudice. Fu chiamato Jerubbaal, ovvero: Baal ha conteso con lui. Successivamente questo divenne un titolo onorifico nel senso di colui che contende con Baal.
Inoltre, mediante la vittoria dei 300, il Signore portò Israele a una conversione dalla paura alla fede. Anche la punizione di Succoth e di Penuel servì a insegnare al popolo a temere il Signore, ovvero ad aspettare la sua misericordia. Infine, il giudizio su Sichem e Abimelek (Che si era innalzato come re alla maniera canaanita) era intesa insegnare a Israele la giustizia. Ma dietro e in tutto questo, la misericordia di Dio in Cristo regnò sopra il suo popolo.
Concetto principale: Il governo della misericordia di Dio sul suo popolo
è sempre vittorioso.
Il Signore è pace. Dopo il tempo di Debora e Barak, gli israeliti continuarono ad allontanarsi dal Signore. Non solo posero fine alle loro guerre contro i canaaniti ma intrecciarono con loro rapporti sempre più stretti. Come risultato, il culto di Baal penetrò profondamente nello stile di vita degli israeliti. Gli israeliti adoravano le forze della natura nelle forme di Baal e Astarte proprio come se fossero forze indipendenti dal Signore che governa tutte le cose. Sicuramente gli israeliti sapevano la verità. E se era il Signore a governare tutte le cose, avrebbero dovuto rammentare che che era motivato dal suo favore verso il suo popolo. Voleva glorificare se stesso in quel favore.
Ma gli israeliti dimenticarono quel favore e lo rigettarono. Il Signore mantenne ancora la sua Parola e fece sì che i madianiti, gli amalekiti e gli arabi li attaccassero. Questi erano popoli errabondi, pastori nomadi. Pertanto per i loro prodotti alimentari dipendevano da altri. Il modo più facile che avevano per ottenere cibo era rubarlo. Ogni anno invadevano Canaan nel periodo del raccolto. Dopo aver attraversato il Giordano prendevano la fertile pianura di Jezreel e da lì si spingevano fino alla pianura lungo la costa del mare. Si inoltravano fino a Gaza, nel paese dei filistei.
Questo avvenne per sette anni di fila. Durante queste incursioni rubavano non solo il raccolto ma anche il bestiame. Gli israeliti divennero molto poveri e si nascondevano in caverne con ciò che possedevano. Che fine aveva fatto la terra promessa ove scorrevano latte e miele? Il popolo di Dio non era benedetto riccamente ed era sconfitto con disonore. Era vergognosamente nascosto ed esausto. Da quella situazione gridarono al Signore che li liberasse.
Ciò non significa che si pentirono e tornarono al Signore rompendo le loro relazioni coi canaaniti ed eliminando dalla loro vita il culto degli idoli. Al contrario, il culto degli idoli continuò dappertutto. Tuttavia, per amore di Cristo, il Signore guardò al suo popolo con favore. A motivo della sua fedeltà al suo patto, perdonò il suo popolo e volle riportarlo a sé di nuovo. Avrebbe mostrato a Israele che la misericordia aveva ancora la meglio, che la grazia regnava ancora.
In risposta a questa misericordia, il popolo avrebbe dovuto ritornare al Signore. Il Signore mandò loro perfino un profeta per ricordare loro i grandi atti che aveva fatto quando li aveva liberati dall’Egitto e portati in Canaan. Nel nome del Signore il profeta rimproverò il popolo per la sua infedeltà.
Ma il Signore mostrò loro la sua misericordia anche in un altro modo. Un giorno, Gedeone, figlio di Joash, che era il capo della piccola città di Ofrah, era intento a battere il grano nello strettoio. Non stava facendo il suo lavoro nel modo usuale, battendo il grano nell’aia; lo stava facendo in segreto, per timore dei madianiti. Mentre stava lavorando gli si parò davanti un uomo che gli disse: “L’Eterno è con te o guerriero valoroso”.
Gedeone viveva in un ambiente idolatrico. Baal era adorato nel villaggio e anche nella casa di suo padre. Tuttavia Gedeone era profondamente preoccupato per l’umiliazione d’Israele e spesso meditava sui grandi atti del Signore dei tempi passati. Perciò, quando l’uomo gli parlò, egli non pensò in termini di se stesso ma in termini di Israele. Rispose che il Signore ovviamente non era col suo popolo ma gli aveva voltato le spalle. Per fede Gedeone vedeva la situazione nella luce giusta.
Eppure, malgrado il Signore fosse contro il suo popolo in quella piaga, in Cristo era per loro. Nonostante tutto, la sua misericordia avrebbe prevalso. È esattamente ciò che l’uomo promise a Gedeone: Egli avrebbe dovuto procedere nella convinzione che la Parola del Signore era con lui e che avrebbe liberato Israele dai madianiti. “Non sono io che ti mando?” gli disse.
Gedeone esitò. Non è che non credesse la Parola del Signore, ma sentì l’impellenza di indicare che il suo clan era il più povero di Manasse e che lui era il più giovane della casa di suo padre. Perché il Signore avrebbe usato un mezzo così modesto? Allora l’uomo rispose che il risultato non sarebbe dipeso dai mezzi ma dal Signore che sarebbe stato con lui.
Durante la conversazione Gedeone notò che stava discutendo con una persona non usuale. Chiese perciò un segno, per poter essere sicuro che fosse stato il Signore ad avergli parlato per mezzo di quell’uomo. Fece questa richiesta non da incredulità ma per confermare la propria fede. Gedeone si allontanò per preparare del cibo. In quel modo quell’uomo sarebbe dovuto rimanere ancora un po’ e avrebbe quindi avuto la possibilità di fare un segno. La fede risvegliata nel cuore di Gedeone mediante la Parola del Signore non era già un segno che il Signore non aveva abbandonato il suo popolo?
Gedeone ricevette il suo segno. Quando ritornò col cibo preparato, l’uomo rifiutò di mangiare. Comandò a Gedeone di appoggiarlo su una roccia. Poi l’uomo fece uscire fiamme dalla roccia che consumarono il cibo come un sacrificio. Con ciò, sparì.
Ora Gedeone comprese che era stato un angelo e temette di morire perché aveva visto la gloria del Signore. Quel timore non era ancora stato conquistato dalla fede di Gedeone. Allora il Signore rispose al suo timore, forse con una voce udibile, o forse con una voce che parlò nel suo cuore: “La pace sia con te; non temere, non morrai!” Per dimostrare che aveva creduto Gedeone costruì un altare al Signore e lo chiamò “Il Signore è pace”.
Gedeone aveva ragione, quell’Uomo era un messaggero del Signore. Di fatto era l’Angelo del Signore, il Signore stesso, il Cristo. Era venuto a parlare di misericordia e di pace, a promettere liberazione. Inoltre, lo aveva fatto prima ancora che Israele avesse confessato i propri peccati. Se il Signore non avesse preso l’iniziativa nel volgersi al suo popolo essi non si sarebbero mai volti a lui. Perfino prima che Gedeone comprendesse ciò che stava realmente accadendo ricevette il segno che aveva chiesto.
L’azione di riforma di Gedeone. Gedeone aveva costruito un altare al Signore, come segno. Ma oltre ad esso in Ofrah c’era un altare di Baal con accanto un palo che raffigurava la dea Astarte. Uno degli altari doveva scomparire.
Quella stessa notte il Signore ordinò a Gedeone di demolire l’altare di Baal e di tagliare il palo accanto ad esso. Usando il palo per legna, doveva bruciare il toro di sette anni di suo padre come sacrificio su un altro altare che doveva erigere al Signore. Qui il Signore stesso comandò che fosse offerto un olocausto in un luogo che non era Sciloh, e da uno che non era sacerdote. Se il Signore stesso lo comandava, era tutto giusto.
Gedeone temeva che gli uomini della sua città non gli avrebbero permesso di eseguire quest’ordine alla luce del giorno. Perciò fece ciò che gli era stato assegnato di notte insieme ad altri dieci uomini che a quanto pare erano contrari al culto di Baal.
Il mattino dopo gli uomini della città scoprirono ciò che Gedeone aveva fatto. Immediatamente lo vollero uccidere. Gedeone deve essere stato teso mentre aspettava la decisione di Joash, suo padre. Ma la grazia del Signore conquistò anche Joash il quale disse agli uomini del villaggio che Baal avrebbe dovuto difendere da sé la propria causa contro Gedeone. Aggiunse che chiunque avesse osato alzare la mano contro Gedeone sarebbe stato ucciso immediatamente. Per questo Gedone fu chiamato Jerubbaal, ovvero sia Baal a contendere con lui. Successivamente Jerubbaal divenne un titolo onorifico, col significato rovesciato, vale a dire: che contende con Baal.
Ora lo Spirito del Signore s’impossessò di Gedeone. Egli viveva solo per fede nella Parola del Signore ed era capace di tutto. Suonò la tromba per adunare il popolo alla battaglia. I primi a unirsi furono gli uomini della sua stessa tribù che solo poco prima volevano ucciderlo. Lo Spirito del Signore mosse anche loro. Successivamente molti altri si aggiunsero dalla tribù di Manasse e anche dalle tribù settentrionali di Ascer, Zabulon e Neftali.
Tuttavia Gedeone stava ancora costantemente combattendo contro la sua incredulità. Suo padre gli aveva fatto conoscere i Baal come forze della natura. Provasse ora il Signore che non ci sono forze della natura che esistono indipendentemente come divinità da adorare. Dimostrasse il Signore che è lui che fa tutte le cose!
Gedeone chiese al Signore di manifestarlo mediante una pelle di pecora. Volle che il Signore la bagnasse con la rugiada notturna mentre il terreno intorno ad essa rimaneva asciutto. Proprio per assicurarsi che fosse opera del Signore e non la pelle che attirava l’acqua su di sé, Gedeone volle che l’esperimento fosse rovesciato la notte successiva. Nel concedere questa richiesta il Signore dimostrò di essere lui effettivamente Colui che fa tutte le cose, che lui è il Dio vivente. E Gedeone credette.
Vittoria dal Signore. Con Gedeone c’erano 32.000 uomini. Tale esercito non poteva essere paragonato a quello di Madian, ma era comunque qualcosa. All’ordine del Signore, Gedeone dichiarò che chiunque avesse paura di combattere era libero di tornare a casa. Ciò non era inusuale ma in questo caso il risultato fu inatteso: se ne andarono 22.000 uomini lasciandone solo 10.000. Era opera del Signore. Voleva escludere la possibilità che la vittoria potesse essere attribuita al coraggio di Israele. La vittoria doveva essere riconosciuta come il frutto della misericordia e della grazia del Signore su Israele.
Perciò il Signore disse che 10.000 erano ancora troppi. Comandò a Gedeone di ordinare loro di bere. Quelli che avrebbero bevuto dalle loro mani rimanendo in piedi sarebbero stati messi da parte. Si rivelarono essere 300 uomini, molti di questi Abiezeriti, provenienti dalle stesse parti del paese di Gedeone. A questi 300 furono date le provviste e le trombe di quelli rimandati a casa.
Gedeone procedette con questa piccola armata. Fu un genuino atto di fede da parte sua. Stava facendo affidamento sul Signore solamente. Per rafforzarlo nella sua fede il Signore lo fece intrufolare di notte dentro al campo madianita. Lì, assieme al suo servo Purah, Gedeone udì un soldato raccontare ad un suo camerata un sogno nel quale una pagnotta sconquassava la tenda del comandante. L’altro soldato interpretò il sogno a significare che Gedeone li avrebbe conquistati. Ciò rese chiaro a Gedeone che la paura del Signore era già entrata nei madianiti.
All’inizio della seconda vigilia della notte, Gedeone divise i suoi uomini in tre gruppi. Ad un dato segnale avrebbero suonato le trombe, rotto le brocche e gridato: “Per il Signore e per Gedeone!” Le grida da tutti i lati era intesa dare ai madianiti l’impressione di essere circondati da un grande esercito e la rottura delle brocche l’idea che la distruzione dentro le tende era già in atto.
L’opera del Signore fu evidente nella confusione che seguì quando i madianiti cominciarono a uccidersi a vicenda. Tutto ciò che gli israeliti dovettero fare fu inseguire un esercito già sconfitto. La vittoria fu dovuta al Signore che nel Cristo ebbe misericordia del suo popolo.
Accettare la misericordia del Signore. Tutti gli uomini che erano andati a casa furono richiamati a partecipare nell’inseguimento. Gedeone fece chiamare anche gli uomini di Efraim per impedire che i madianiti attraversassero il Giordano. Quando il combattimento terminò erano morti 120.000 soldati madianiti. Gli Efraimiti catturarono e uccisero perfino due re: Oreb e Zeeb.
Ma gli israeliti accettarono ora la vittoria come dono della misericordia di Dio? Divenne presto evidente che non lo fecero. Gli efraimiti rimproverarono Gedeone per non averli chiamati alla battaglia fin dal principio. Ora non stavano ricevendo nessun credito per la vittoria. Sembrarono dimenticare che dovevano la vittoria solo alla misericordia di Dio! Gedeone stornò la potenziale ribellione dicendo che gli efraimiti avevano fatto più di lui e dei suoi uomini. A quel punto smisero di creare problemi ma non si sottomisero in fede alla grazia di Dio.
La stessa attitudine si rese manifesta poco dopo, solo più forte, quando Gedeone e i suoi uomini attraversarono il Giordano per inseguire il nemico ancor più in là. Chiese del pane per i suoi uomini agli abitanti di Succoth dicendo che stava inseguendo i re madianiti Zebah e Tsalmunna. Ma gli ufficiali di Succoth non accettarono la grazia che Dio aveva mostrato al suo popolo. Dileggiarono Gedeone per non aver ancora catturato quei due re. Come può essere incredula la gente davanti alla misericordia di Dio! Non possono e non vogliono accettarla. Ma tale incredulità, tale dubbio, sono peccaminosi.
Gedeone minacciò di lacerare la carne degli uomini di Succoth con rovi del deserto non appena il Signore gli avesse dato la vittoria finale. E quando gli abitanti di Penuel lo trattarono allo stesso modo di quelli di Succoth minacciò di distruggere la loro torre.
A Zebah e Tsalmunna erano rimasti ancora 15.000 uomini. Era nulla se paragonato all’esercito iniziale dei madianiti ma contro i 300 al comando di Gedeone erano ancora una forza poderosa. Però i soldati madianiti erano tranquilli perché pensavano che l’inseguimento fosse terminato. Quando Gedeone attaccò li sconfisse con facilità. Catturò ambedue i re e li portò via con sé.
Sulla via del ritorno mise in atto le sue minacce. Ottenne i nomi degli anziani di Succoth da un giovane che catturò. Li flagellò poi con rovi e spine. Distrusse la torre di Penuel e uccise gli ufficiali. Nel nome del Signore il disprezzo per a grazia del Signore fu punito.
Tuttavia lo stesso Gedeone non vedeva le cose con chiarezza. Ritornò al proprio paese con i due re catturati. Lì li rimproverò per aver ucciso i suoi fratelli e giurò lo che se non lo avessero fatto avrebbe risparmiato loro la vita. Gedeone dunque non vedeva più i due re come nemici del Signore; li considerava suoi nemici personali. Siccome si trattava di vendicare il sangue di famiglia ordinò al suo figlio più vecchio di uccidere i due re. Quando suo figlio non osò farlo, lo fece lui stesso e si tenne i loro tesori.
Perfino Gedeone scordò di essere niente più che un servitore della grazia di Dio. Tuttavia non molto tempo dopo in effetti rese evidente che era un servitore quando rifiutò la proposta degli uomini di Israele di diventare loro re. Rispose loro che il Signore avrebbe regnato su di loro.
Quella richiesta non proveniva dal Signore. Ciò che quegli uomini volevano era un re come quello dei canaaniti. Perciò la loro richiesta rivelò il loro disprezzo per il regno di grazia che era appena diventato gloriosamente manifesto.
Gedeone rifiutò quella richiesta ma più tardi si comportò più o meno come un monarca mediorientale. Prese molte mogli, ebbe 70 figli e si tenne una concubina da Sichem che gli partorì un figlio a cui diede nome Abimelek. In tutti questi modi di vivere Gedeone ostacolò la rivelazione della grazia del Signore.
Lo fece anche in un altro modo, un modo che fu ancor più offensivo. Chiese agli uomini d’Israele una parte del bottino di ciascuno. Con questo tesoro si fece fare una splendida veste sacerdotale e stabilì il proprio privato centro di culto a Ofrah, la sua città. In questo modo mise Ofrah in competizione con Sciloh. Prese il servizio del Signore nelle proprie mani come un monarca orientale col potere sugli dèi e sul loro culto.
Che ne era stato della semplice fede in cui aveva accettato le promesse del Signore all’inizio? Il successo lo aveva travolto. Gedeone non viveva sotto il regno della grazia come il resto d’Israele. Non lasciò spazio perché il Cristo — del quale avrebbe dovuto essere un tipo — regnasse come Re su Israele.
Il rigetto del regno della grazia. Gedeone passò lo spirito sbagliato specialmente a suo figlio Abimelek. Dopo la liberazione, tutto Israele abbandonò di nuovo il Signore ma specialmente Abimelek si rese colpevole di corrompere la vita del popolo. Dopo la morte di suo padre, disse al popolo di Sichem (la città d’origine di sua madre) che i 70 figli di Gedeone avrebbero voluto prendere il controllo di Israele. Non sarebbe stato meglio se il solo Abimelek fosse stato riconosciuto come sovrano? Gli uomini di Sichem gli diedero retta e gli fornirono il denaro prendendolo dalla casa di Baal-Berith. Egli usò quel denaro per arruolare dei mercenari senza scrupoli. Poi aggredì i suoi fratelli e li uccise tutti sopra una pietra. Solo Jotham, suo fratello minore, sfuggì.
In questo modo furono introdotte in Israele queste pratiche pagane quali l’omicidio e il fratricidio per scopi politici. Ma cos’altro dovremmo aspettarci in un tempo in cui perfino un Baal era venerato come Baal-Berith, ovvero il Signore del patto? L’onore del Dio pattizio veniva ascritto ad un Baal!
Dalla cima di una collina di fronte a Sichem, Jotham arringò i cittadini e raccontò loro una parabola. Dipinse Abimelek come un rovo che si era innalzato re sopra gli altri alberi. Perfino Jotham, nel raccontare quella parabola, non vedeva altra ragione per cui gli israeliti non dovessero avere un re che il fatto che stavano meglio senza. E che per quanto lo riguardava, l’accettazione del potere regale era meramente una questione di orgoglio.Da questo era evidente che il servizio del Signore era completamente scomparso da Israele. In quel discorso sprezzante Jotham predisse già che Abimelek avrebbe consumato gli abitanti di Sichem e la casa di Millo che è la sommità fortificata di Sichem. Dichiarò pure che Sichem avrebbe divorato Abimelek.
La predizione di Jotham si compì. In un conflitto successivo Abimelek distrusse Sichem e ne uccise i cittadini. Mentre combatteva alla conquista di un’altra città che si era rivoltata contro di lui insieme a Sichem, il suo cranio fu frantumato da una pietra che una donna aveva lanciato dalla sommità della torre. Egli chiese al suo scudiero di ucciderlo con la spada perché la gente non dicesse che lo aveva ucciso una donna. Il suo nome affondò lo stesso nel disonore.
Dio aveva giudicato la forma canaanita di regno reale che rigettava il regno di Cristo. In quel modo vendicò il rigetto del suo regno della grazia. Un giorno Dio giudicherà severamente il mondo e tutti quelli che non hanno riconosciuto la sovranità di Cristo!