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Dalla creazione alla ri-creazione

Di Phillip G. Kayser, sermone del 26/04/2015

Parte della serie “Progetto Apocalisse”

Questa introduzione al libro dell’Apocalisse tratta dello stretto legame tra il primo e l’ultimo libro della Bibbia.


 

È interessante notare come due dei maggiori dibattiti evangelici di oggi ruotino attorno al primo e all’ultimo libro della Bibbia. Una delle battaglie più accese nei circoli cristiani è il dibattito sulla creazione e la maggior parte delle denominazioni, sia liberali che conservatrici, ne sono state tristemente colpite. Per 1800 anni la Chiesa è stata quasi unanime nel credere nel creazionismo dei sei giorni, ma con l’avvento di Darwin i cristiani hanno infine ceduto.

Nelle denominazioni liberali i pastori increduli di solito non perdono tempo: dicono che Genesi 1 è chiara nel suo significato e che è sbagliata: semplicemente non credono a Genesi 1.

Ma gli studiosi evangelici che hanno aderito alle conclusioni del creazionismo della Terra vecchia e dell’evoluzione teista ne escono un po’ incartati e confusi perché a loro sembra che Genesi 1, beh, sia sbagliata – ma non vogliono dirlo così apertamente. Così, nel tentativo di armonizzare Genesi 1 con la scienza, non mettono mai in discussione quest’ultima; invece, finiscono per mettere in discussione l’interpretazione storica di Genesi 1. E hanno elaborato ogni sorta di strane teorie che stravolgono il testo della Scrittura. Ognuna di queste teorie cerca di inserire 15 miliardi di anni in un racconto che sembra essere lungo solo sette giorni.

Così, la teoria detta Gap Creationism inserisce 15 miliardi di anni di storia prima di Genesi 1 e, per essere precisi, li infila tra i versetti 1 e 2. La Teoria Giorno-Era considera, invece, ogni giorno come se fosse lungo milioni o addirittura miliardi di anni. Il Creazionismo Progressivo teorizza milioni e miliardi di anni tra ogni giorno. Ciò che accade è piuttosto chiaro: è la cosmologia secolare a fare il bello e il cattivo tempo e i cristiani sembrano disposti a cercare di distorcere le Scritture in vari modi per far sì che si armonizzino con la scienza. E vi sarebbero ancora molti altri tipi di teorie compromettenti, come, ad esempio, quella della “cosmologia a due registri”, che Meredith Kline ha detto di aver messo a punto al fine di proteggere la scienza dalle Scritture. Vi leggo le prime tre frasi di un suo articolo – un articolo che ha finito per influenzare gli studiosi di molte denominazioni evangeliche. Kline dice:

Confutare l’interpretazione letteralista della settimana della creazione di Genesi come proposta dai teorici della Terra giovane è lo scopo principale di questo articolo. Allo stesso tempo, le prove esegetiche addotte confutano anche la visione armonizzante della Teoria Giorno-Era. La conclusione è che… lo scienziato è lasciato libero da vincoli biblici nell’ipotizzare le origini cosmiche.

La preoccupazione maggiore per Kline era quella di chiarire come lo scienziato dovesse essere lasciato libero da vincoli biblici.

State in guardia da qualsiasi insegnamento che non abbia senso se non chiudendo la Bibbia. E questo non vale solo per la creazione. Per esempio, può capitarvi di soffermarvi su di un passo che pare parlarvi del patriarcato; poi chiudete la Bibbia e leggete un buon articolo, che so, di una femminista e così, subendone l’influsso, potreste pensare che anche la Bibbia, dopo tutto, sia per il femminismo; poi, però, riaprendola nuovamente, finite per rimanere piuttosto confusi perché, beh, in effetti forse vi è più patriarcato che femminismo. La lezione qui è semplicemente di smettere di chiudere la propria Bibbia.

State in guardia da qualsiasi insegnamento (che si tratti di strane teorie sulla creazione, sul femminismo, sull’escatologia, sulla legge, sul Vangelo e così via) che non abbia senso se non chiudendo la Bibbia e concentrandosi solo sulla letteratura prodotta prescindendo dalla Parola di Dio. C’è qualcosa di perverso nell’idea che non si possa comprendere la Bibbia a meno che non la si legga attraverso le speciali lenti interpretative dell’esperto di turno. Un pastore una volta mi ha detto che i sistemi teorici degli esperti sono tutti ugualmente validi; eppure, l’unica cosa per cui è stato capace di offendersi è stato il mio affermare un Dio capace di creare il mondo in sei giorni. Si vede che questo signore era dogmatico sul fatto che nessuno potesse essere dogmatico.

Il fatto è che in tal maniera, filtrando la Parola di Dio per il tramite delle teorie degli specialisti, si finisce per “privare i bambini del loro cibo spirituale”. Cristo ha detto: “L’uomo non vivrà di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Gesù non pensava che la Bibbia, incluso il libro dell’Apocalisse, fosse solo per esperti. Siate, quindi, scettici su tutto ciò che dirò, se dovesse indurvi a chiudere la vostra Bibbia. Lasciate che le Scritture interpretino le Scritture. Paolo lodava i bereani perché soliti verificare tutto ciò che egli diceva con le Scritture. Quindi, credeva evidentemente come fossero in grado di ben capirle. Non è necessario essere esperti per capire ciò che Paolo stava insegnando. Quando le Scritture vengono insegnate correttamente, allora risultano comprensibili. E Paolo era ben contento che i suoi discenti avessero una Bibbia sempre aperta dinnanzi a loro per una precisa e sana verifica dei suoi insegnamenti.

Nei prossimi mesi esamineremo versetto per versetto l’ultimo libro della Bibbia, un libro che presenta ancora più interpretazioni dei primi due capitoli di Genesi. Per fortuna, in questo caso è lo stesso autore, l’apostolo Giovanni, a darci una grande mano: nei primi undici versetti dell’Apocalisse, infatti, egli fornisce alcune precise regole ermeneutiche che fin da subito ci aiutano a sgomberare il campo dal rischio di incappare in strane ed inesatte letture del libro. Ci prenderemo tutto il tempo necessario per ben esaminare questi versetti, dato che le norme di interpretazione in essi contenute sono veramente di fondamentale importanza.

Ma nel sermone di oggi vogliamo guardare alla Genesi e all’Apocalisse, e a come questi due libri si relazionano ed interagiscono tra loro. Questi due libri, che formano l’anello di congiunzione della Bibbia, coprono quasi tutti gli argomenti conosciuti dall’uomo. La Genesi mostra gli inizi e come il peccato finisce per gettare quegli inizi nel disordine; mentre l’Apocalisse mostra la trasformazione che la redenzione apporta a questo nostro vecchio pianeta, restaurandolo progressivamente e producendo alla fine un nuovo cielo e una nuova terra alla Seconda venuta. È un finale stupendo: l’Apocalisse conclude ciò che la Genesi inizia.

Ma che bisogno c’è di iniziare la nostra serie su Apocalisse con un tale sermone introduttivo che pare prendere la questione tanto alla lontana? Beh, ho accennato poc’anzi come vi siano molteplici strane visioni di Genesi 1 che tentano in qualche maniera di infilare ben 15 miliardi di anni nella storia. Ad esempio, i preteristi integrali hanno di recente messo a punto una teoria nuova di zecca che tenta di far proprio questo, con l’obiettivo di conciliare la loro particolare interpretazione del linguaggio dell’Apocalisse con quello di Genesi.

Lasciate, però, che vi spieghi prima cos’è il preterismo integrale. Nei prossimi sermoni di questa serie interagiremo con molti punti di vista diversi sul libro dell’Apocalisse e ci tengo in particolar modo a distinguere chiaramente il mio preterismo parziale dal preterismo integrale eretico. Se avete studiato grammatica, sapete che il preterito di un verbo corrisponde al tempo passato di quel verbo. Quindi il preterismo si riferisce a profezie che si sono adempiute nel passato, come la crocifissione di Gesù, ad esempio. Gesù, infatti, non sarà crocifisso nel futuro, perché questa è una profezia preterista per l’appunto – si è adempiuta nel passato. Tutti i cristiani ortodossi sono preteristi parziali sulla Bibbia nel suo complesso, se credono che il Messia sia nato, vissuto, morto e risorto. Tutte queste profezie, infatti, si sono adempiute nel passato.

Ma dov’è di preciso che lo scontro tra il preterismo integrale e il preterismo parziale diventa significativo? In quali passaggi delle Scritture? Io, ad esempio, sono un preterista parziale per quanto riguarda il cosiddetto discorso olivetano (di Matteo 24-25), perché credo che solo i primi 36 versetti siano relativi agli anni precedenti il 70 d.C. I preteristi integrali, invece, affermano come tutto il capitolo 24 e tutto il 25 si riferiscano al 70 d.C., compresi il giudizio finale e la separazione delle nazioni in pecore e capre. Per quel che riguarda 1 e 2 Tessalonicesi, sono un preterista parziale perché credo che almeno due passaggi si riferiscano alla futura Seconda venuta. I preteristi integrali collocano, invece, entrambe le epistole completamente nel passato. Sono un preterista parziale per quanto riguarda 1 Corinzi 15. Loro no. Per quanto riguarda l’Apocalisse, sono un preterista parziale in quanto credo che la maggior parte dei primi 19 capitoli si sia adempiuta nel passato; credo, invece, come i capitoli dal 20 al 22 contengano molte informazioni su eventi la cui realizzazione si colloca nel futuro, compresa la Seconda venuta. I preteristi integrali, invece, affermano come nulla dell’ultimo libro della Bibbia abbia ancora da essere realizzato, giacché si è adempiuto al 100% già nel passato. Ci sarebbe chiaramente ancora molto da dire a tal proposito. Spero, però, che questa rapida carrellata vi aiuti a comprendere meglio le diverse definizione di preterismo.

Ora, la maggior parte dei cristiani ortodossi concorda con i preteristi integrali sul fatto che il 70 d.C. sia una data fondamentale, perché segna una transizione epocale: rappresenta, infatti, la chiusura della vecchia era. Ebrei 8:13 ci dice che il Nuovo Patto ha reso obsoleto il primo e che “quel che diventa antico e invecchia è prossimo a scomparire”. Ebrei veniva scritto nel 66 d.C. e nel giro di tre anni e mezzo il tempio sarebbe stato distrutto. E insieme ad esso il sacerdozio, i sacrifici, la legge cerimoniale e tutte le altre funzioni distintamente levitiche ed ebraiche appartenenti all’Antico Patto. Tutto ciò era prossimo a scomparire. Quindi la data del 70 d.C. – capite bene – è davvero di fondamentale importanza.

Ma ecco l’intoppo: i preteristi integrali sostengono che la Bibbia non dica più nulla sulla storia dopo il 70 d.C. Anzi, si spingono oltre: dicono come non vi sia più alcuna profezia in tutta la Bibbia che debba ancora essere adempiuta. Affermano che non ci sarà una Seconda venuta futura, dato che questa ha avuto luogo nel 70. E dicono che non ci sarà una futura resurrezione dei nostri corpi. Il Nuovo Testamento, a dire il vero, è abbastanza chiaro su come una venuta abbia certamente già avuto luogo: una venuta spirituale in giudizio… nel giudizio del 70 d.C. Quindi, parliamo qui di una venuta diversa da quella che segnerà la fine della storia – una venuta fisica di Cristo sulla terra, che usiamo per l’appunto definire Seconda venuta.

Negli ultimi anni, alcuni evoluzionisti evangelici e alcuni preteristi integrali hanno unito le forze e sviluppato risorse per insegnare alle persone come applicare il loro tipo di ermeneutica sia all’Apocalisse che al libro della Genesi. Alcuni chiamano questo modello teorico Covenant Creation[1]; altri vi si riferiscono con Genesis Apocalypse. Il risultato di questa teoria è che Genesi 1 non parla affatto della creazione dell’universo fisico. Viene sostenuto come l’universo fisico esista da miliardi di anni prima degli eventi descritti in Genesi 1. Si ritiene, invece, come in Genesi 1 e 2 venga illustrata la creazione dell’Antica Alleanza ebraica e come i riferimenti alla terra, al sole, alla luna, agli alberi, agli animali e ai pesci siano solo simboli apocalittici di questa Antica Alleanza.

E ci si potrebbe chiedere: “Perché mai qualcuno dovrebbe metter su qualcosa di così palesemente astruso e sbagliato?” Il cinico in me direbbe come l’evoluzionista cristiano stia disperatamente cercando di conservare il proprio sistema scientifico, mentre il preterista integrale cerchi disperatamente di conservare il proprio sistema escatologico.

Entrambi, facendo ciò, non sono guidati dall’esegesi; sono guidati dal loro sistema che pensano, in qualche maniera, di desumere dalla Bibbia. Difatti loro sostengono come, in realtà, sia proprio il testo a costringerli a far ciò. A detta loro, questi libri apparterrebbero ad un genere letterario particolare: sostengono come sia la Genesi che l’Apocalisse siano da ricondurre alla cosiddetta letteratura apocalittica. Probabilmente vi sarà già capitato di imbattervi in questo termine. Anche perché, purtroppo, ormai persino molti buoni evangelici hanno iniziato ad usarlo con fin troppa disinvoltura. Ad ogni modo, questi preteristi ed evoluzionisti cristiani affermano che dobbiamo interpretare sia la Genesi che l’Apocalisse secondo le regole che governano la letteratura apocalittica.

Ed ecco il problema: questa letteratura apocalittica è un genere sviluppato dallo gnosticismo eretico – rifiutato dagli antichi ebrei. Si tratta di scritti di eretici veri e propri. Chiunque si avvicina a questo tipo di letteratura riconosce l’assoluta eresia disseminata nelle sue opere. E, a dirla tutta, persino gli stessi preteristi integrali non possono che riconoscerlo: gli pseudoepigrafi sono opere di eretici.

Cosa si intende per pseudoepigrafi? È un tecnicismo che sta per “scritto falsamente attribuito ad un autore non responsabile della stesura del testo considerato”. E, infatti, non conosco alcun libro apocalittico che non inizi con una menzogna, ovvero con una falsa attribuzione per quel che concerne l’autore. I cosiddetti libri di Adamo ed Eva, per esempio, affermano di essere stati scritti da… Adamo ed Eva. Ma ciò non corrisponde assolutamente al vero. Tutti, compresi i preteristi integrali, credono che si tratti di un falso: concordano, quindi, sul fatto che i libri siano da considerare degli pseudoepigrafi. Come pure l’Apocalisse di Adamo, il Trattato del Grande Seth, i libri di Enoch, il libro di Melchisedec, quello di Abramo, di Asenat, l’Assunzione di Mosè e un mucchio di altre opere che vengono giustamente classificate come “pseudoepigrafi”: trattasi di scritti falsi, di pseudo, per l’appunto.

Ed ora vi svelo il motivo per cui ho tirato fuori questa storia: è proprio da questo tipo di opere dal quale sono state tratte le famose regole per interpretare il linguaggio apocalittico. Ed è importante capire questo, perché, come detto, anche gli evangelici stanno purtroppo cadendo nel tranello rappresentato da quest’idea della letteratura apocalittica – persino alcuni preteristi parziali. Come vedremo, l’Apocalisse non c’entra proprio nulla con la letteratura apocalittica, così come pure il libro della Genesi.

In ogni caso, questa gente insiste nell’imporre queste strane regole ermeneutiche apocalittiche agli scritti ebraici. Pensano, in tal modo, di leggere questi scritti proprio come avrebbe fatto un ebreo – applicando quelli che loro ritengono presupposti di lettura ed intepretazione ebraici. Il problema è che non si può per nulla convenire sul fatto che la pseudoepigrafia fosse il modo in cui gli ebrei leggessero la Bibbia. La verità è che già a quel tempo questi scritti venivano semplicemente classificati e trattati come prodotti dallo gnosticismo eretico.

Quindi, dal canto nostro, crediamo che siano le stesse Scritture a dover interpretare le Scritture. Non si impone alla Bibbia un’ermeneutica esterna ad essa. Fin troppi sistemi lo fanno in tante aree della teologia e in escatologia in maniera particolare. Le persone partono da idee fantasiose e cercano di “leggerle” nella Scrittura. È uno dei motivi per cui a suo tempo mollai il dispensazionalismo: avevo cominciato a rendermi conto che i miei metodi di interpretazione delle Scritture erano ben diversi da quelli usati da Gesù e dagli apostoli – nostri unici punti di riferimento se vogliamo imparare come interpretare la Parola di Dio. Nondimeno, ci tengo a dire, come i dispensazionalisti rimangano, nonostante tutto, nell’ortodossia; non così i preteristi integrali.

Non posso qui addentrarmi in tutte le ragioni riguardanti l’eresia del preterismo integrale. Ciò che rende questo sistema pericoloso è che – proprio come accade con le tessere del domino che, messe in fila, cadono una dopo l’altra – quando si sostiene questa visione, purtroppo anche altre dottrine essenziali dell’ortodossia cominciano a “cadere” in automatico. Succede, per esempio, di iniziare a negare una visione corretta della resurrezione di Cristo o della nostra resurrezione. Si comincia a vedere la morte come normale molto prima di Adamo. E, in realtà, alcune di queste persone mettono persino in dubbio che Adamo fosse una figura storica. Già nel 1999 avevo predetto che i preteristi integrali sarebbero addirittura arrivati a negare la necessità della legge di Dio, perché Gesù disse: “Finché il cielo e la terra non passeranno, neppure un iota o un solo apice della legge passerà”. Il fatto è, però, che loro sostengono come cielo e terra siano già passati proprio nel 70 d.C. Quindi la maggior parte dei preteristi integrali va adesso affermando: “La legge è passata!”

E da parte nostra si potrebbe controbattere dicendo: “Ehi, un momento, ma in 2 Pietro 3:10 si legge: «Il giorno del Signore verrà come un ladro [nella notte]: in quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi infiammati si dissolveranno, la terra e le opere che sono in essa saranno bruciate» …e tutto ciò non è mica accaduto!” Ma loro replicherebbero: “Oh, sì che è accaduto! È solo un linguaggio apocalittico, un linguaggio esagerato, come quello usato dagli pseudoepigrafi”. Dicono quindi come il linguaggio del cielo e della terra che vengono bruciati sia solo un linguaggio esasperato per rimarcare quanto fosse importante la scomparsa di Israele. Insomma, secondo loro, il giusto linguaggio per descrivere quello che fu un vero e proprio cataclisma. E chiosano sottolinenando come questa fosse la comune ermeneutica ebraica.

Io, però, replicherei dicendo: “No, non era affatto un’ermeneutica comune tra gli ebrei ortodossi. Era, piuttosto, un’ermeneutica comune tra gli ebrei eretici gnostici, i quali avevano imparato dai greci ad odiare la creazione fisica e a trattarla come qualcosa di ripugnante, lavorando per sfuggire alle cose materiali per concentrarsi su quelle puramente spirituali”. E, infatti, alla fine accade come molti di questi preteristi integrali finiscano esattamente per diventare gnostici nella loro visione della realtà.

Ad ogni modo, quando si fa notare loro che 2 Pietro 3 mostra che è esattamente la stessa terra creata in Genesi 1, distrutta dal diluvio in Genesi 9 e che in futuro sarà distrutta dal fuoco, sapete qual è la loro risposta? Dicono: “Siamo d’accordo di come si tratti della stessa terra. È una terra metaforica in tutti e tre i casi: Genesi 1 non parla della creazione fisica; Genesi 9 non parla di un diluvio letterale che ha sommerso tutte le montagne letterali; quindi, non ci sarà alcuna distruzione del pianeta Terra nel futuro. Trattasi semplicemente di linguaggio apocalittico.

È cosa triste doversi confrontare con queste false dottrine. Ma, d’altra parte, è proprio quello che Dio ci chiama a fare in Giuda 3, nel quale leggiamo: “Carissimi, avendo un gran desiderio di scrivervi della nostra comune salvezza, mi sono trovato costretto a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre”. E l’autore prosegue scrivendo proprio contro quegli stessi gnostici che questi moderni sostenitori evangelici del creazionismo della Terra Antica e i preteristi integrali leggono ricavandone la loro particolare ermeneutica.

Ora, i preteristi integrali hanno ovviamente ragione nel dire che c’è una forte connessione tra la Genesi e l’Apocalisse. Su questo sono tutti d’accordo. Il grave errore che commettono consiste in ciò: il significato semplice e diretto delle Scritture viene ignorato e al suo posto viene considerato un significato “più profondo” del Vangelo. E, così facendo, accade che tante coordinate fondamentali per molte aree della vita vanno perdendosi. Questa è, per esempio, una delle nefaste conseguenze di questo sistema ermeneutico.

Permettetemi, quindi, prima di tutto di darvi qualche accenno a quanto siano ampie le connessioni tra la Genesi e l’Apocalisse. E questa non potrà che essere solamente una piccola anticipazione. Man mano che andremo avanti nella serie, continuerò a rimarcare e ad approfondire quanto questi testi siano capaci di fornire saggezza e guida per l’interezza della vita. E ciò che la Genesi inizia nell’infanzia, l’Apocalisse lo realizza nella maturità. Nel libro dell’Apocalisse vedremo come la grazia di Dio distrugge lo statalismo, le banche centrali e altre roccaforti demoniache stabilendo al loro posto qualcosa di gran lunga migliore. Ma cominciamo andando a curiosare un po’ in Genesi capendo come essa si intrecci con l’ultimo libro della Bibbia.

Genesi 1:1 inizia così: “Nel principio Dio creò i cieli e la terra”. E di cosa trattano gli ultimi due capitoli dell’Apocalisse? Trattano di nuovi cieli e di una nuova terra. Apocalisse 21:1 dice: “Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c’era più”. Eppure, i capitoli dell’Apocalisse da 20 a 22 mettono in evidenza come ci sia un forte legame con il vecchio cielo e la vecchia terra: si tratta, infatti, di… un rinnovamento!

E questo è anche esattamente ciò che indica Romani 8. Qui leggiamo: “Tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto” e ciò accade in vista della sua redenzione. E sottolinea che, proprio come c’è una connessione tra i nostri corpi attuali e i nostri futuri corpi di resurrezione, c’è una connessione tra questi cieli e questa terra e i futuri rinnovati e molto più gloriosi nuovi cieli e nuova terra. Ma il preterismo integrale non è interessato a nulla di tutto ciò. Ai suoi rappresentanti non importa la creazione fisica in Genesi 1 – sono gnostici.

Il versetto dell’Apocalisse letto poc’anzi dice che “…il mare non c’era più”. Ma quando Dio fece per la prima volta i cieli e la terra, la terra non era altro che mare – era un vasto oceano senza sponde. Ma la nuova creazione non avrà mare. Molto interessante come cambiamento, no?

Genesi, al versetto 1, ci mostra l’inizio del continuum di tempo, materia e spazio creato da Dio; l’Apocalisse, da parte sua, mostra che di questo non ci sarà una fine. C’è un inizio, ma non ci sarà una fine. E tra poco metterò in evidenza proprio come neppure il tempo avrà fine: saremo sempre creature soggette al continuum fisico spazio-temporale – anche se, ovviamente, la redenzione avrà un impatto straordinario su di esso.

Genesi 1:2 dice: “…la terra era informe e deserta” – quindi vuota. L’Apocalisse, invece, termina con il paradiso restaurato e un’incredibile bellezza della terra – una terra finalmente piena di giustizia e di conoscenza del Signore. Non più deserta o vuota come all’inizio.

Genesi 1:2 prosegue dicendo: “…e le tenebre ricoprivano l’abisso”. L’Apocalisse termina con la manifestazione finale dei nuovi cieli e della nuova terra che ancora presentano tenebre, ma non ci saranno tenebre nella Nuova Gerusalemme perché Dio stesso sarà la sua luce. Infatti, la prima fonte di luce nella Genesi fu lo Spirito che aleggiava sulla terra come nuvola di gloria. Solo al quarto giorno Dio crea dei portatori di luce ponendoli in cielo. Ma, dal primo al terzo giorno, Dio stesso è la luce, proprio come lo sarà in Apocalisse, capitoli 21-22.

Genesi 1:2 continua così: “…e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. E nei versetti successivi l’opera energizzante dello Spirito Santo trasforma una terra brutta in una terra bella, proprio come lo Spirito di Dio nell’Apocalisse è all’opera durante le tenebre delle fasi iniziali del Regno, fino a trasformare ogni aspetto della creazione e a far emergere dalle ceneri bellezza, libertà, dominio e gloria. Il libro si conclude con l’invito dello Spirito Santo a venire alle acque vive che possono produrre tale cambiamento.

È il Vangelo che cambia le cose – su questo siamo d’accordo. Ma noi andiamo ben oltre e mostriamo quanto sia estesa la portata di questo Vangelo. Gesù deve redimere anche la creazione fisica che geme fin dalla Caduta. Dio estirperà le spine e i cardi – eliminerà la morte. Al contrario, i preteristi integrali negano che la morte fisica sia entrata nel mondo come risultato del peccato di Adamo e vogliono morire per poter continuare a vivere in cielo senza (quello che una volta un tizio ha chiamato) “un corpo basato sul carbonio”. Capite bene, la loro è una visione gnostica della redenzione e si pone in contrasto con tutta la storia ebraica ortodossa, oltre che con tutta la storia cristiana ortodossa.

Non mi dilungherò nel presentare i tanti altri parallelismi tra la Genesi e l’Apocalisse. Penso che il libro di David Chilton, Paradiso Restituito[2], fornisca una buona introduzione alla materia. Egli mostra che il materiale della Genesi diventa simbolo nell’Apocalisse.

Ora, aprendo una piccola parentesi, tengo tuttavia a rimarcare come ciò non significhi che i simboli non abbiano un riferimento terreno letterale. Avremo occasione di approfondire questo mio appunto nei prossimi sermoni. Per adesso, vorrei solamente osservare come, secondo me, troppo spesso i preteristi parziali ortodossi abbiano adottato un approccio estremistico a tal riguardo: “o è un simbolo o è letterale”. Ma non deve essere per forza così: sono convinto, infatti, di come ci sia spazio per entrambe le cose. Per esempio, la roccia che Mosè colpì era una roccia letterale o semplicemente un simbolo? Beh, ovviamente si trattava di entrambe le cose. Era un elemento letterale della storia che prefigurava qualcosa simbolicamente. Nel libro dell’Apocalisse vedremo che nel 70 d.C. Dio sottopone per davvero il sole, la luna, la terra e l’acqua a fenomeni straordinari, in quanto simboli di cambiamenti massicci nel passaggio dal Vecchio al Nuovo Patto. La croce e la risurrezione danno inizio al Nuovo Patto e il 70 d.C. pone fine a quello Vecchio, con nel mezzo questo periodo di transizione di quarant’anni di cui parla Ebrei.

Il punto è questo: i simboli nell’Apocalisse possono essere anche realtà storiche da intendersi letteralmente. Basta aprire i libri degli storici del I secolo (cioè, le cronache degli ebrei e dei romani che hanno effettivamente assistito ai sette anni della cosiddetta “grande ira”, vale a dire quell’evento passato alla storia come “prima guerra giudaica”) e si vedrà che il sole si oscurò per davvero senza neppure un’eclissi lunare; la luna apparì per davvero rosso sangue; nei cieli furono concretamente visibili segni particolari (come, per esempio, una spada pendente su Gerusalemme per mesi e mesi) e la terra fu per davvero colpita da terremoti e altri fenomeni straordinari. Negli scritti degli storici del I secolo è possibile riscontrare lo spavento dei testimoni oculari per tutte queste cose – cose letteralmente accadute. Ma, lo ripeto, tutte queste cose sono lì anche a rappresentare simbolicamente questa enorme transizione d’epoca: non si tratta dunque di una cosa o dell’altra, ma di entrambe le cose. E credo che Chilton, Bahnsen e Morecraft – per quanto le loro opere siano di gran valore – a volte manchino di enfatizzare questo aspetto.

Detto ciò, c’è un aspetto che a questo punto tengo a mettere in particolare evidenza ed è questo: Dio è stato il creatore di quell’universo fisico che gli gnostici tanto detestano. E questo universo fisico Dio l’ha dichiarato “buono”. Ha dichiarato buoni gli alberi, i pesci, gli uccelli e anche gli scarafaggi. Alcuni preferisti integrali si chiedono: “Ma perché mai alla fine dovrei volere indietro il mio corpo? Perché dovrei volere una terra rinnovata?” E la mia risposta è: “Perché Dio l’ha dichiarata buona; il peccato l’ha sì influenzata negativamente in Genesi 3, ma la redenzione va adesso a ribaltare ogni cosa”. Come dice il celebre inno natalizio, Joy to the World, la grazia di Dio trasformerà questo mondo “ovunque si trovi la maledizione”.

E l’interpretazione apocalittica della Genesi non riesce a cogliere l’enorme portata del primo libro della Bibbia e della storia della creazione. E conseguentemente non coglie neppure l’enorme portata del Vangelo applicato, che so, alla fisica, per esempio. Henry Morris si diletta a sottolineare come il libro della Genesi rappresenti il fondamento di ogni disciplina conosciuta dall’uomo. È un libro indispensabile per l’istruzione tutta: per le scienze, l’economia, la matematica, ecc., ecc. Ad esempio, credo che uno dei migliori scritti sull’economia tra quelli prodotti da Gary North sia il suo An Economic Commentary on Genesis (Un commentario economico su Genesi). Ha scritto molti libri straordinari sull’economia biblica, ma questo riguardantre Genesi in particolare è veramente interessante.

Ma, come detto, non c’è materia che non trovi il suo fondamento in Genesi. Risulta, per esempio, assolutamente fondamentale per comprendere correttamente la geologia (e, naturalmente, il movimento della scienza creazionista ha fatto e fa davvero un buon lavoro nel promuovere questa verità).

Gordon Clark ha, invece, scritto un libro sulla filosofia della linguistica e sul fallimento degli approcci umanistici a questa materia. Non considerando la Genesi, beh, il linguaggio rimarrebbe qualcosa di veramente misterioso. Senza la Genesi, ogni disciplina di studio incappa sistematicamente in vicoli ciechi. La Genesi mostra l’origine dell’universo, ci parla dell’ordine e della complessità della creazione e della vita, incluse le conseguenze del peccato. Ci da indicazioni su tantissime aree, come, ad esempio, l’abbigliamento – già, come mai ci vestiamo? La Genesi ce lo dice e ci aiuta persino a definire quali tipi di capi d’abbigliamento siano da intendersi come consoni. La Genesi offre spunti affascinanti per lo studio dell’antropologia, dell’etnologia, dell’economia e commercio, delle scienze politiche e di moltissime altre discipline.

Io vedo come una vera e propria tragedia quando i missionari traducono il Nuovo Testamento, senza prima aver tradotto Genesi. Quando si comincia a capire quanta posta in gioco vi sia in questo libro, beh, allora si capisce perché Satana si scagli con tanta veemenza proprio contro il primo libro della Bibbia. Vedremo, comunque, come l’Apocalisse sia altrettanto importante e come non debba passare per un libro che, in qualche maniera, sia possibile trascurare.

Per il resto di questo sermone vorrei passare in rassegna alcuni concetti chiave che forniscono la struttura evolutiva all’intero resto della Bibbia. Torniamo, quindi, a Genesi 1:1. “Nel principio Dio creò i cieli e la terra”.

Già questo ci permette di cominciare ad entrare in tensione con la scienza atea, dato che il verso attesta come il tempo, lo spazio e la materia abbiano avuto un principio. Gli scienziati moderni affermano come tempo, spazio e materia non abbiano mai avuto un inizio. Secondo loro, sono sempre stati lì.

Ma pensate a queste prime due parole: “Nel principio…”. Se Dio fosse soggetto al tempo proprio come noi – come asserito da teologi “difettosi” come Oliver Buswell –, allora non ci sarebbe mai stato un inizio. Secondo tale visione, si dice come Dio non possa conoscere il futuro perché egli stesso è soggetto al tempo, che è un attributo di Dio. Questa è un’eresia. Dio non è soggetto al tempo.

Il termine “principio” non ha senso a meno che il tempo stesso non sia stato creato. Dio ha creato il tempo e tutta la creazione sarà per sempre soggetta ad esso. In Apocalisse c’è una frase che la Bibbia di Re Giacomo traduce così: “E il tempo non ci sarà più”. E alcuni commentatori hanno pensato che ciò indicasse la fine del tempo. Ma non è questo il significato del greco, come in realtà neppure quello della Versione Autorizzata. Ciò che qui viene inteso è che il tempo per il pentimento è scaduto e il giudizio è, quindi, imminente. Ma Apocalisse, capitoli da 20 a 22, chiarisce che anche nell’eternità sperimenteremo una successione di momenti e giorni per sempre. Si parla, per l’appunto, di “giorno e notte per sempre”.

E in quel momento iniziale Dio crea altre due cose: i cieli e la terra. E notate il plurale di “cieli”. Ci sono, infatti, tre cieli nel pensiero ebraico: l’atmosfera della terra, lo spazio che ospita gli astri e il terzo cielo, che è la sala del trono di Dio e degli angeli. E più in là nella Bibbia apprendiamo come gli stessi angeli vengano creati proprio in questa fase. Questi si mostrano pieni di stupore e meraviglia mentre osservano Dio chiamare all’esistenza le cose innalzando canti di gioia per adorarlo. Ora è vero che Genesi 3 parla di una caduta nel peccato e nella corruzione, segnando pure il momento in cui un terzo degli angeli cade con Satana diventando malvagio. E successivamente scopriamo come, in realtà, essi continuino ad avere ancora accesso al terzo cielo. Ad esempio, vediamo loro e Satana – detto “l’accusatore dei fratelli” – apparire davanti a Dio per accusare Giobbe. E vi sono ulteriori brani biblici che indicano come nell’Antico Patto il Diavolo e i suoi demoni avessero ancora accesso al terzo cielo.

E l’Apocalisse conferma come i demoni non vengano scacciati dal cielo prima della fine dell’Antico Patto. Apocalisse 12:6 descrive la guerra di tre anni e mezzo fino al 70 d.C. In questo contesto, il versetto successivo ci mostra uno scontro tra Michele e i suoi angeli e Satana e i suoi angeli. Gli angeli buoni vincono la guerra e i demoni vengono scacciati dal cielo: da quel momento in poi, non hanno più accesso alla sala del trono di Dio per accusare i fratelli e si ritrovano limitati alla sola terra.

Esamineremo più in dettaglio quell’entusiasmante transizione d’epoca quando arriveremo a quel capitolo dell’Apocalisse. Ma ne ho voluto far qui breve menzione per mostrare come lo stesso terzo cielo avesse da essere redento e purificato mediante il sangue dell’Agnello. La scacciata definitiva dei demoni dalla sala del trono di Dio segna questa redenzione del cielo. Da Apocalisse 12:10 apprendiamo che, prima di quell’evento storico del I secolo, quei demoni erano soliti accusare i fratelli davanti al trono di Dio giorno e notte, proprio come riscontrabile nella storia di Giobbe. Insomma, apprendiamo come lo stesso paradiso avesse necessità di essere purificato. Il punto è che non c’è nulla nell’intero universo che non debba essere redento dalla grazia di Dio oppure distrutto dalla sua ira.

Apocalisse 12 mostra una transizione meravigliosa: ora, per la prima volta nella storia umana successiva alla Caduta, la volontà di Dio viene compiuta perfettamente in cielo. Lì non ci sono più esseri imperfetti.

E noi, pregando il Padre Nostro, cos’è che invochiamo? Diciamo: “Venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo, anche in terra”. In pratica, preghiamo affinché il perfetto Regno dei Cieli venga progressivamente ed invada il pianeta, e che la volontà di Dio – che in cielo viene già eseguita alla perfezione – venga fatta sempre più anche sulla terra. Che preghiera stupenda ed incoraggiante!

Il corso del peccato, partendo dalla Genesi, aveva contaminato ogni cosa, compreso il cielo. Il Vangelo nell’Apocalisse purifica ogni cosa, compresi il cielo e la terra. Quindi, il primo cielo, il secondo cielo e il terzo cielo sono tutti creati in Genesi 1:1; servono l’uomo in Genesi 2; sono corrotti dalla Caduta in Genesi 3 ed è loro promesso che saranno restaurati nei restanti capitoli. E l’ultimo libro della Bibbia mostra che la grazia raggiunge e trasforma ogni cosa. Quanto appena delineato è in netto contrasto con lo gnosticismo del preterismo integrale che minimizza l’importanza della creazione fisica. Quest’ultima, invece, è importante. Dio, in Genesi 1, ha dichiarato che tutto ciò che ha creato è buono e, in Apocalisse 22, dichiara che lo renderà perfettamente buono.

Henry Morris sottolinea che Genesi 1:1 parla della creazione da parte di Dio dell’universo: dello spazio, del tempo e della materia. Questo versetto rappresenta, quindi, il fondamento della vera scienza. Quando capisci quanto intimamente coinvolte queste tre componenti siano l’una nell’altra e come il tempo, lo spazio e la materia siano privi di significato, e non possano essere descritti o compresi, se non nella loro relazione reciproca, questo verso risulta scientificamente davvero molto profondo. Purtroppo, lo stesso processo scientifico di scoperta e di dominio lo vediamo andare incontro a corruzione in Genesi 3. Ciò significa che la scienza stessa ha da essere riscattata. E gli ultimi capitoli dell’Apocalisse sono lì a mostrarci come il dominio verrà raggiunto (anche nella scienza) per tutta l’eternità.

Notate, quindi, come tutti gli elementi in Genesi e Apocalisse si relazionino tra loro?

In Genesi 1:2 leggiamo: “La terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia dell’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque”.

Va notato come, sebbene alla lingua italiana non piaccia iniziare le frasi con la congiunzione “e”, ogni versetto di questo capitolo inizia proprio con la parola ebraica “e”, vale a dire waw. E lo speciale uso grammaticale di questo termine è detto “waw consecutivo”, perché in questo caso è lì per mostrare un ordine di sviluppo storico sequenziale.

E perché questo elemento sarebbe tanto importante? Beh, lo è perché si pone in piena contraddizione con la maggior parte delle false visioni sulla creazione, come, per esempio, la cosiddetta Teoria Giorno-Era (che afferma che i giorni biblici della creazione durarono milioni di anni e non 24 ore). Così capiamo come il versetto 1 non sia da intendersi come una sorta di titolo che descrive il contenuto dell’intero capitolo 1, come affermato dai rappresentanti di questa teoria. Non è una definizione diversa della parola giorno. Il versetto 1 parla del primo giorno, non di tutti e sette i giorni. Poiché c’è un waw consecutivo, il versetto 1 è la prima cosa che è accaduta, poi, a seguire, il versetto 2, il versetto 3 e così via. Quel piccolo waw consecutivo fa sì che la maggior parte delle false teorie di Genesi 1 venga semplicemente a decadere. Tutto ciò ci permette di definire Genesi come “storia”: non è nulla che si lasci ricondurre al genere apocalittico, poetico o onirico. È pura e semplice storia, e questo elemento grammaticale ne è la prova.

Da notare anche come una delle prime cose che Dio crea sono le tenebre. Le Scritture ci dicono che Dio è luce, quindi le tenebre, per poter esistere, dovevano essere create. L’oscurità è, quindi, parte integrante dell’universo creato. Il Dio eterno, pieno di luce, è tutto ciò che esisteva prima della creazione. E, difatti, la Scrittura non ci dice che Dio crea la luce; dice, invece, che Dio è luce, forma la luce ed è rivestito di luce, ma ha dovuto creare le tenebre per nascondere la luce. Non c’erano mai state tenebre prima del versetto 1. Difatti, la parola “creare” in ebraico significa “fare dal nulla”. Quindi, affinché l’oscurità potesse coprire la faccia dell’abisso, doveva essere creata. E doveva venire all’esistenza sicuramente con uno scopo buono.

E questo è esattamente ciò di cui ci dà conferma la Bibbia in Isaia 45:7, dove Dio dice: “Io formo la luce e creo le tenebre…”. Ecco dunque come il Signore abbia plasmato la luce da lui stesso irradiata, ma abbia dovuto creare le tenebre dal nulla. Ed è una buona cosa che Dio abbia creato l’oscurità perché essa ci protegge. La Scrittura dice che non saremmo capaci di sopportare il pieno splendore della presenza di Dio – come, d’altronde, neppure gli angeli lo sono. Dio ha dovuto nascondersi e, in una certa misura, oscurare la propria luce. E il versetto successivo mostra Dio che viene come una teofania: è l’unico modo in cui Dio può apparire in sicurezza alla sua creazione, che altrimenti soccomberebbe.

L’ultima metà del versetto 2 dice: “…e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque”. Non possiamo adesso entrare in tutti i dettagli di questa particolare teofania, ma è stato scritto un intero capitolo su ciò che dice la Bibbia al riguardo nel libro di Meredith Kline, Immagini dello Spirito – un’opera, questa, molto interessante. Le Scritture confermano come questa fosse la stessa nuvola di gloria che dava luce ad Israele nel deserto e lo proteggeva.

In Genesi 1:3 leggiamo: “Dio disse: «Sia luce!» E luce fu”.

Notate che a differenza dei versetti da 14 a 16, in cui Dio dà luce attraverso il sole, la luna e le stelle, in questo versetto è Dio stesso a dispensare luce per penetrare l’oscurità. In molti hanno obiettato come non sia possibile avere luce senza che il sole avesse fatto prima la sua apparizione. Ma ci sono molti brani delle Scritture che parlano di Dio come fonte di luce. Ad esempio, uno dei miracoli che Dio fece prima dell’esodo di Israele dall’Egitto fu quello di imporre le tenebre sulla terra d’Egitto, ma, allo stesso tempo, illuminare tutte le dimore di coloro che gli appartenevano (Esodo 10:23). Quella luce chiaramente non veniva dal sole: era una luce soprannaturale. Nei capitoli 13 e 14 dell’Esodo troviamo un altro buon esempio di tale fenomeno: la colonna di fuoco presso il Mar Rosso, capace di gettare gli egiziani nella più totale oscurità e, allo stesso tempo, fornire luce ad Israele. Il Salmo 104:2 descrive proprio il momento in cui lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque e dice: “Egli si avvolge di luce come d’una veste…”; perciò credo che questa luce sia la gloria della Shechinah di Dio stesso aleggiante sulle acque.

In Genesi 1:4 leggiamo: “Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre” e in Genesi 1, verso 5: “Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre «notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno”.

Dio è attento a definire i propri termini, ne possiamo star certi. La prima volta che viene usata la parola “giorno” viene definita in modo molto letterale, proprio come usiamo noi il termine. Questo non è solo uno strano linguaggio apocalittico molto generale che descrive il patto. No. Egli definisce chiaramente cosa intende, vale a dire letteralmente un giorno.

La parola “giorno” è specificatamente definita come la parte luminosa del ciclo giorno-notte, proprio come la usiamo noi abitualmente. In secondo luogo, però, anche l’intero ciclo della sera e del mattino è chiamato giorno. Quindi “giorno” non significa un periodo geologico di milioni e milioni di anni come dicono i rappresentanti della Teoria Giorno-Era. Dio definisce i suoi termini in riferimento a giorni di luce ordinari, letterali o, comunque, cicli di sere e mattine.

E per quel che riguarda la durata della giornata invece? Alcuni dicono che i primi tre giorni, ancora privi di un sole attorno al quale evolversi, avrebbero potuto essere molto lunghi. Quindi, esiste una teoria secondo la quale i giorni dal quarto al settimo possono essere considerati giorni letterali; ma i giorni dal primo al terzo no: questi sarebbero da intendersi come ere consistenti di miliardi di anni.

Ma fermiamoci un attimo a riflette. L’orbitare della Terra attorno al sole non ha nulla a che fare con il giorno e la notte. Ci vuole un anno per orbitare attorno al sole. Quindi ciò riguarderebbe le stagioni. E le stagioni non le abbiamo prima del quarto giorno. Anche l’inclinazione della terra ha a che fare con le stagioni e fu effettuata il quarto giorno. Ciò che causa il susseguirsi del giorno e della notte è la rotazione della terra attorno al suo asse e affinché ciò avvenga il sole non è necessario.

In ogni caso, tutto ciò fornisce un quadro chiaro di come la parola “giorno” non voglia indicare un periodo di miliardi di anni. Quindi, la sera e la mattina costituiscono il primo giorno. E a proposito, il capitolo 2:4 conferma come i cieli e la terra vengano creati in un giorno – il primo giorno. La parola “giorno” non si riferisce collettivamente a tutti i sette giorni, come sostengono alcuni.

In questo capitolo viene creato anche il tempo. Il capitolo 3 mostra la maledizione del peccato sul tempo. I capitoli successivi approfondiscono questa maledizione, ma promettono un cambiamento futuro per il tramite del Redentore. E l’Apocalisse mostra che la grazia stessa avrà un impatto sul tempo in modo tale da operare a favore del popolo di Dio piuttosto che contro di esso. Come vediamo, Genesi ed Apocalisse interagiscono in tanti modi diversi.

Genesi 1 prosegue parlando di cose molto tangibili come la terra asciutta (versetto 9), la vegetazione, le erbe e gli alberi fruttiferi (versetto 11), i pianeti e le stelle (versetti 14 e seguenti), gli uccelli (versetto 20), le creature marine (versetto 21) e varie altre bestie (vv. 21-25). E nel caso foste interessati ad una lettura che io personalmente considero la migliore analisi di come tutte queste cose saranno perfezionate per noi nell’eternità, allora vi consiglio il libro di Randy Alcorn, Heaven.

È certo che continueremo a godere per sempre di un universo fisico e tangibile. Gioele probabilmente sarà ancora in grado di lavorare con gioia la terra. Le leggi della fisica saranno diverse? Beh, senza dubbio. Ma Dio riscatta ciò che era perduto, quindi Satana in realtà non vince. Tutto verrà progressivamente strappato dalle sue mani.

Ma torniamo a Genesi 1. I versetti da 26 a 28 ci dicono come Dio abbia dato all’umanità il dominio su ogni cosa. Ora sorge una domanda importante da chiarire: “Cosa significa prendere il dominio? Inoltre, la possibilità di farlo è stata influenzata dalla Caduta? La risposta è: “Sì!”. E da ciò deriva che la stessa attività del dominio debba, quindi, necessariamente andare incontro ad un riscatto.

Permettetemi ora di citare D. James Kennedy e il Dr. John Barber su cosa sia esattamente coinvolto nel cosiddetto Mandato di Dominio. Loro dicono:

Il Mandato di Dominio è la chiamata di Dio ad Adamo e ai suoi discendenti a “portare la Sua verità e la Sua volontà in ogni sfera del nostro mondo e della nostra società”[3]. È “un concetto onnicomprensivo che si estende ad ogni sfera della vita in cui la mente e le mani dell’uomo sono impiegate per controllare e utilizzare i processi della natura per il bene di tutti” e la gloria di Dio. “La Chiesa deve vedere in questo comando il suo ruolo nel modellare ogni ambito della vita secondo la volontà di Dio – compresa la politica, le belle arti, la scienza, il diritto, l’etica medica e altro ancora”[4].

Quindi, capiamo come l’attività di dominio implichi amministrare, studiare, esplorare, gestire, organizzare, razionare e ripartire, categorizzare, migliorare ed utilizzare la creazione alla gloria di Dio. Ha anche a che fare con la gestione del lavoro e del riposo. L’uomo non doveva rimanere passivo nei confronti del suo ambiente, della sua famiglia, del suo tempo, del futuro o di qualsiasi altro aspetto della creazione. In effetti, lasciar che la creazione si gestisca da sé rappresenta proprio l’opposto del Mandato di Dominio.

In Genesi 2 Dio mostrò ad Adamo come acquisire il dominio. Gli mostrò come guidare la sua famiglia, come istruirla e adoperarla nell’azione di dominio. Gli mostrò come realizzare ed utilizzare un giardino, come sistematizzare e classificare gli animali. Dio mise il primo uomo nel giardino non solo con l’obiettivo di farglielo curare e custodire, ma anche con quello di farglielo estendere nel resto delle terre ancora selvagge.

E il libro dell’Apocalisse riprende questi temi del giardino e delle terre selvagge o del deserto per mostrare che ciò in cui Adamo fallì, il secondo Adamo, Gesù, lo avrebbe conseguito con successo. È possibile bonificare il deserto del Sahara? Io credo di sì. E, in effetti, esistono persone che lavorano proprio a questo compito con notevole successo, bloccando ed invertendo gli effetti della desertificazione in diverse parti del mondo. Israele, nella sua storia, è stato coinvolto nel compito di trasformare il deserto in un paradiso. E altri paesi hanno trasformato le paludi bonificandole e convertendole in meravigliosi spazi fertili ed abitabili.

Il “paradiso perduto” alla fine diventerà il “paradiso riconquistato”, se non nella storia, di sicuro dopo la Seconda venuta. E questo ci porta a considerare un punto importante da ritenere: per i cristiani non c’è nessuno spazio per una fuga dal mondo! Gli gnostici vogliono fuggire dal mondo. L’Apocalisse, invece, ci chiama a conquistarlo, non a fuggire da esso: si tratta del Regno dei Cieli che supera la maledizione, invade il mondo e lo consegna al Re Gesù.

Tralasciando le promesse fatte ad Adamo in Genesi 3:15-16, passate a Seth nel capitolo 4 e a Sem nel capitolo 5, concluderò menzionando brevemente le sconvolgenti promesse fatte ad Abramo nei capitoli 12 e seguenti. Dio disse ad Abramo che la sua discendenza, Gesù, non avrebbe portato benedizione solo agli individui aventi fede (capitolo 15:6), ma anche alle famiglie (“nella tua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra” – 28:14; cfr 12:3) e alle città (“la tua discendenza possederà le porte dei suoi nemici” – 22:17), alle nazioni (“nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra” – 18:18), come pure all’intero cosmo. Paolo riassume questa promessa – secondo cui questo seme futuro (Gesù) avrebbe reclamato tutte le cose – quando dice: “Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abrahamo e alla sua progenie mediante la legge, ma attraverso la giustizia della fede” (Romani 4:13).

Ebbene, questo è il messaggio dell’Apocalisse. Genesi ed Apocalisse sono per la Bibbia come i fermalibri di una libreria. E sebbene sembrasse che Satana avesse distrutto il cosmo attraverso la sua ribellione e la ribellione di Adamo, l’Apocalisse mostra che Gesù sconfiggerà ogni opposizione e continuerà a governare finché tutti i nemici non saranno messi sotto i suoi piedi. E 1 Corinzi dice che l’ultimo nemico da vincere è la morte, la quale verrà sconfitta alla Seconda venuta. Ciò implica che ogni altro nemico – politico, scientifico, economico, medico, educativo, ecc., ecc. – sarà messo sotto i piedi di Cristo prima della Seconda venuta. Altrimenti, in questo senso, la morte non potrebbe essere l’ultimo nemico.

Non c’è da stupirsi che Apocalisse 4:11 presenti i santi del cielo impegnati a gridare: «Degno sei, o Signore, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà esistono e sono state create». E poi il libro continua a descrivere ciò che Dio farà con questa creazione, sia in giudizio che in benedizione, così da permetterle di tornare ad adorarlo.

L’Apocalisse è un libro incoraggiante, non un libro deprimente. Se Dio vuole, nel corso della serie appena inaugurata, mostreremo che profetizza una conclusione estremamente soddisfacente di ciò che Dio iniziò nella Genesi. Apocalisse 12 dice che, sebbene la battaglia per estendere il regno di Cristo a volte possa risultare ardua, coloro che appartengono al popolo di Dio “lo hanno vinto [cioè Satana] per mezzo del sangue dell’Agnello e con la parola della loro testimonianza”. E vedremo che l’Apocalisse è un manuale di guerra, un manuale di ricostruzione per il pianeta terra, un manuale di adorazione, un manuale per insegnarci a valorizzare l’applicazione della legge di Dio a tutta la vita. Ed è mia preghiera che Dio utilizzi questa serie per stimolare ognuno di noi a vivere secondo fede, ad aspettarsi grandi cose da Dio e a tentare grandi cose per lui.

Sia così, Signore Gesù. Amen.


 

Originale:

https://biblicalblueprints.com/Sermons/New%20Testament/Revelation/Revelation%201-22%20Introduction

[1] Timothy P. Martin e Jeffrey L. Vaughn, Beyond Creation Science: New Covenant Creation, (Whitehall, MT: Apocalyptic Vision Press, 2001)

[2] Leggi e scarica il PDF gratuito dell’ottimo libro di Chilton a questo indirizzo: https://www.cristoregna.it/libri/paradiso-restituito/

[3] D. James Kennedy, Led By the Carpenter: Finding God’s Purpose for Your Life (Thomas Nelson, 1999), p. 7.

[4] Citazioni di Phillip G. Kayser, *Conception Control, e di *Dr. John Barber, http://www.cornerstone-presbyterian.org/culturalmandate.php


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