Una tolleranza empia – Parte 1
Di Phillip G. Kayser, sermone del 15/11/2015
Parte della serie “Progetto Apocalisse”
In questo sermone vedremo come Gesù rivolga un rimprovero alla chiesa di Tiatiri per aver tollerato la presenza dello spirito di Jezebel. Ma cosa rappresenta questo spirito? Il dottor Kayser analizza quindici caratteristiche tratte dall’Antico Testamento che contraddistinguono questa “fortezza demoniaca”, simboleggiata dal nome Jezebel e incarnata nella figura della donna stessa; inoltre, spiega come una chiesa, che per altri aspetti si mostrava sana, abbia potuto tollerare la presenza di una Jezebel per un periodo così lungo.
L’esposizione di oggi sarà senza dubbio di grande utilità per approfondire la comprensione di una delle più gravi criticità che affliggono la Chiesa del nostro paese nel suo complesso, offrendo così un’occasione per pregare con maggiore consapevolezza a suo favore. Il sermone sarà articolato in due parti: in questa prima occasione, ci concentreremo sull’analisi del problema, esaminando la prima parte della lettera a Tiatiri; la prossima volta, invece, analizzeremo la sezione conclusiva della lettera, focalizzandoci sulle soluzioni offerte.
Leggiamo Apocalisse 2, versi da 18 a 29:
18 E al messaggero della chiesa di Tiatiri scrivi: Queste cose dice il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi come fiamma di fuoco e i piedi come bronzo fino: 19 “Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio, la tua costanza; so che le tue ultime opere sono più numerose delle prime. 20 Tuttavia, ho contro di te che tu tolleri tua moglie Jezebel, che si dice profetessa e insegna e inganna i miei schiavi inducendoli a fornicare e a mangiare cose offerte agli idoli. 21 Le ho anche dato tempo perché si ravvedesse, ma lei non vuol ravvedersi della sua fornicazione. 22 Ecco, io la getto in un letto di sofferenze e quelli che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, a meno che non si ravvedano delle opere che ella compie. 23 E farò perire con la morte i suoi figli; e tutte le chiese conosceranno che io sono Colui che investiga le menti e i cuori, e renderò a ciascuno di voi secondo le sue opere. 24 Ma agli altri di voi, in Tiatiri, a quanti non hanno questa dottrina e non hanno conosciuto le profondità di Satana, come essi le chiamano, io dico: non vi impongo alcun altro peso; 25 ma tenete fermamente ciò che avete finché io venga. 26 Al vincitore che persevera sino alla fine nelle mie opere, darò autorità sopra le nazioni; 27 le pascolerà con bastone di ferro e le frantumerà come vasi di terracotta, 28 con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio; e darò a lui la stella del mattino. 29 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese”[1].
Introduzione – Come può una chiesa altrimenti sana (vv. 19,24-29) arrivare a tollerare la presenza dello spirito di Jezebel in mezzo a sé? Quali caratteristiche dell’Antico Testamento, legate a questa fortezza demoniaca, avrebbe evocato immediatamente il nome simbolico “Jezebel”? Passiamo in rassegna quindici sottopunti per rispondere a tali domande.
Nella maggior parte dei manoscritti greci, il versetto 20 recita: “Tuttavia, ho contro di te (singolare) che tu (singolare) tolleri tua (singolare) moglie Jezebel…”. Nei versetti 23 e 24, invece, il pronome passa al plurale (“voi”), indicando come l’esortazione venga rivolta al resto della leadership della comunità. Nei versetti iniziali, quindi, vediamo il Signore rivolgersi alla chiesa attraverso il suo messaggero moderatore.
I versetti 18 e 20 rivelano chiaramente come il moderatore di questo presbiterio avesse una moglie. E tale donna rappresentava un così grave problema che Gesù la paragonò a Jezebel, la moglie del re Acab nell’Antico Testamento.
Chiunque, nel I secolo, avesse avuto familiarità con la figura descritta nei libri di 1 e 2 Re, avrebbe immediatamente associato un’immagine ben definita alla moglie del moderatore di Tiatiri, semplicemente per l’uso del nome simbolico Jezebel. Quando Giovanni stabilisce delle allusioni a passaggi veterotestamentari, lo fa evidentemente affinché i suoi lettori si immergano nel contesto e nel linguaggio dei brani a cui fa riferimento. La maggior parte dei commentatori ritiene che la donna di Tiatiri fosse una figura storica, cioè realmente esistita, ma che Jezebel non fosse il suo vero nome. L’impiego di questo nome simbolico mirava ad evocare immediatamente nella mente dei lettori un insieme ben preciso di caratteristiche legate a quella figura biblica.
Ora, a differenza dei cristiani del I secolo – conoscitori esperti dell’Antico Testamento – è possibile che per molti oggi il nome “Jezebel”, pur essendo generalmente associato ad una figura femminile malvagia, non richiami immediatamente un’immagine chiara e definita. Per questo motivo, desidero presentarvi quindici tratti caratteriali delle donne cristiane contemporanee influenzate dallo spirito di Jezebel, mettendoli in relazione con le medesime caratteristiche riscontrabili nella figura storica della regina descritta nei libri di 1 e 2 Re.
Con questo punto si conclude la descrizione del profilo di questo spirito. I destinatari originari dell’Apocalisse lo avrebbero immediatamente riconosciuto, comprendendo il parallelo tra la donna di Tiatiri e Jezebel.
Ora, il punto è questo: nella lettera alla chiesa di Tiatiri, vediamo Gesù descrivere una donna che esercitava un’influenza significativa su molti membri di quel presbiterio, coinvolgendo persino i servitori di Cristo (gli “schiavi” di Cristo, secondo il ”maggioritario”). Questi ultimi, almeno in alcuni aspetti della loro vita, si distinguevano per la loro devozione. Tuttavia, analizzando ciò che accadde, sorge spontanea la domanda: “Come poteva un gruppo di cristiani, apparentemente timorati di Dio, tollerare un simile peccato e una tale ribellione?”
La verità è che la situazione di Tiatiri si riscontra anche in molte chiese che conosco nel nostro paese.
Ricordo il caso di una donna alla Jezebel che riuscì ad acquisire un’enorme influenza sulla maggioranza delle mogli degli anziani in un grande presbiterio e, in misura significativa, sugli stessi anziani. Fu sorprendente osservare il suo operato, nonché l’atteggiamento passivo di anziani e pastori che, come Acab, incoraggiavano e consentivano i suoi comportamenti ribelli. Come può una donna che manifesta molte delle caratteristiche di Jezebel essere considerata una risorsa spirituale? Beh, questo è il vero mistero.
Desidero sottolineare quanto sia persuaso che lo spirito di Jezebel rappresenti una delle più grandi “roccaforti demoniache” negli ambienti evangelici contemporanei. E, avendo condotto ricerche su centinaia di casi alla Jezebel, ho alla fine sviluppato una certa compassione verso i servitori di Cristo a Tiatiri. Un tempo, il mio giudizio nei loro confronti era decisamente più severo, ma oggi non è più così. Questo perché smascherare e disciplinare una donna di tale natura si rivela molto più difficile di quanto si possa immaginare: è una figura che riesce a muoversi con estrema abilità tra pastori e membri devoti, mostrandosi servizievole ed utile, tanto che i suoi lati peggiori rimangono spesso nascosti per lunghi periodi. Inoltre, può contare sempre su numerosi difensori pronti a sostenerla.
Va detto, comunque, che quella di Tiatiri non era affatto una cattiva chiesa. Il titolo che la Nuova Re Giacomo attribuisce introducendo la lettera, “La chiesa corrotta”, potrebbe suggerire il contrario. Ma sapete una cosa? Per molti aspetti, Tiatiri era in realtà più forte di Efeso. È vero che quest’ultima non tollerava cattive dottrine o individui malvagi come Jezebel: non aveva, quindi, problemi legati ad una tolleranza empia. Tuttavia, sebbene Efeso fosse solida nella dottrina e nella santità – ricorderete, mancava d’amore. Al contrario, Tiatiri traboccava d’amore, aveva un ministero vibrante, una fede che si traduceva in grandi aspettative verso Dio, pazienza e numerose opere buone. Il versetto 19 sottolinea che il numero dei loro ministeri era addirittura cresciuto rispetto agli anni precedenti. Quindi, in molti sensi, si trattava di una chiesa straordinaria.
Ecco, dunque, che torniamo alla domanda iniziale: “Come può una chiesa altrimenti solida aver tollerato una Jezebel per così tanto tempo?” Dallo studio di numerosi casi, posso dirvi che chiunque abbia affrontato questa “roccaforte demoniaca” sa quanto sia complessa da individuare, smascherare ed affrontare. Si tratta di una “roccaforte” estremamente potente e resistente, che solo la grazia di Dio può abbattere. Lo spirito di Jezebel è subdolo ed abile nella dissimulazione. Tentare di smascherarlo prematuramente può scatenare una forte reazione da parte dei suoi sostenitori. I leader maschi che cercano di affrontare una donna con queste caratteristiche rischiano di essere percepiti come eccessivamente duri o insensibili. Per questa ragione, molti, temendo per la propria posizione o reputazione, preferiscono lasciarla stare, proprio come accadde a Tiatiri.
Bene, con queste considerazioni in mente, passiamo adesso ad esaminare rapidamente la prima metà del passaggio, versetto per versetto.
Gesù si rivolge ai vertici della chiesa, ritenendoli responsabili di ciò che accade nel presbiterio (v. 18a).
Il versetto 18 recita: “E al messaggero della chiesa di Tiatiri scrivi:…”. Qui Gesù si rivolge ai vertici della chiesa attraverso il messaggero, il moderatore del presbiterio. È evidente che Gesù attribuisca alla leadership la responsabilità per non aver disciplinato Jezebel. E, proseguendo nel testo, diventa chiaro come, in realtà, Gesù ritenga l’intero gruppo dirigente colpevole per aver permesso al moderatore di mantenere la sua carica. Si trattava di un Acab, privo delle qualifiche necessarie per il ruolo. Sebbene sembri fosse devoto in molti aspetti, con una fede genuina e un servizio al Signore caratterizzato da altruismo, egli aveva timore di sua moglie e tollerava i suoi peccati.
Quando il compromesso viene tollerato nella chiesa, possiamo aspettarci l’intervento di Gesù
Il testo biblico cha stiamo analizzando, specialmente nella seconda parte che vedremo più da vicino la prossima volta, metterà in chiaro come ciò che noi, nella nostra carne, non possiamo compiere, Gesù può realizzarlo attraverso di noi. In particolare, vedremo la straordinaria autorità che possiamo esercitare nella guerra spirituale, nel momento in cui ci affidiamo a Cristo e agiamo con fede. Tuttavia, anche nel versetto 18 sono già presenti dei riferimenti a tale aspetto. Osservate le sorprendenti descrizioni di Gesù – il Re della chiesa che smaschera Jezebel, proprio come Dio smascherò l’originale Jezebel attraverso il profeta Elia.
Il riferimento al Salmo 2 presenta Gesù in guerra contro la leadership che non si impegna a preservare la purezza della chiesa (v. 18b).
Leggiamole: “Queste cose dice il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi come fiamma di fuoco e i piedi come bronzo fino:…”.
Sono molti i commentatori a far notare come il titolo “Figlio di Dio” rappresenti un primo importante riferimento al Salmo 2, un salmo in cui Gesù promette di combattere contro ogni leadership che rifiuta di sottomettersi alla sua autorità. È interessante notare che i versetti 26 e 27 di Apocalisse 2 indicano come il Signore scelga di intraprendere questa battaglia nel momento in cui le sue chiese abbandonano ogni esitazione e decidono di affrontarla seriamente. I versetti, infatti, fanno riferimento alla verga di ferro menzionata nel Salmo 2, e Gesù afferma che impugnerà questa verga proprio per mezzo delle mani dei vincitori.
Rimanderò ulteriori considerazioni sulla relazione tra il Salmo 2 e questo tema al prossimo sermone.
Il riferimento ad Apocalisse 1:13-17 sottolinea che Gesù è pienamente sufficiente per affrontare questo problema (v. 18c).
Passiamo, quindi, ai tratti caratterizzanti il Figlio di Dio. L’immagine degli occhi come fiamma di fuoco e dei piedi come bronzo fino richiama Apocalisse 1:13-17, dove abbiamo visto Gesù apparire con occhi capaci di scrutare attraverso ogni inganno e piedi che simboleggiano un dominio immutabile ed incorruttibile. Senza riprendere in dettaglio quanto già discusso, il punto cruciale per noi ora è il seguente: coloro che camminano nella potenza di Cristo sono in grado di ottenere la vittoria spirituale. Questo tema sarà approfondito la prossima volta, quando passeremo in rassegna i versetti da 24 a 29.
Come Elia, anche questi cristiani sono messi nella posizione di poter trionfare. Tuttavia, ciò non li esime dal dolore o dalla sofferenza, né implica che Jezebel nel processo non continui a seminare caos. Ma vedremo come Gesù renda i vincitori tali, distinguendoli nettamente da un Acab succube ed arrendevole.
Notiamo quanto Tiatiri sia, in realtà, davvero una chiesa forte (v. 19)
Il versetto 19, come già accennato, descrive sotto molti aspetti un responsabile devoto, con una testimonianza di fede segnata da dedizione e consacrazione. Vi si legge: “Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio, la tua costanza; so che le tue ultime opere sono più numerose delle prime”. In molti sensi, il marito della Jezebel era un cristiano rispettabile, stimato all’interno del presbiterio; il che rappresentava un ulteriore ostacolo nel trattare il problema rappresentato da sua moglie.
Tuttavia, Gesù afferma: “Ho questo contro di te…”, elencando così i lati oscuri dello spirito di Jezebel che la dirigenza aveva tollerato, permettendogli di agire liberamente. Il fatto che Gesù pronunci queste parole dovrebbe indurci ad un serio timore e ad un sincero pentimento. Tutti noi dovremmo desiderare ardentemente di sentirci dire da nostro Signore: “Ben fatto”, rifuggendo invece il “ben fatto” degli uomini. Altrimenti, rischieremmo di fare la fine di Acab, soggiogato da Jezebel.
Sono certo che il gruppo di responsabili di Tiatiri, ascoltando le parole di ammonimento di Cristo, abbia iniziato a tremare, specialmente quando il vero carattere di Jezebel iniziò ad emergere chiaramente.
Lo spirito demoniaco di Jezebel operava in grande stile nella comunità di Tiatiri (vv. 20-24).
Si tratta di uno spirito religioso che si trova abbastanza a suo agio in una buona chiesa (v. 19).
Ad ogni modo, nonostante il versetto 19 illustri un ambiente ecclesiastico segnato da servizio e devozione, lo spirito di Jezebel, di natura demoniaca, era chiaramente attivo in questo contesto.
Questo spirito, come già accennato, è di carattere marcatamente religioso e si adatta facilmente ad una famiglia cristiana e ad una comunità di credenti devoti: lo vediamo, infatti, operare in un ambiente spirituale apparentemente forte e sano. La devozione del marito e degli amici di Jezebel costituiva, paradossalmente, una sorta di copertura che rendeva difficile individuare e smascherare questa “roccaforte demoniaca”. Circondarsi di persone pie è evidentemente una strategia che rende lo spirito di Jezebel particolarmente insidioso.
Ribellione, controllo e intimidazione (v. 20b)
La ribellione e il desiderio di controllo di questa donna generavano una tale intimidazione nel marito da spingerlo a “tollerare” il suo comportamento piuttosto che affrontarlo. Al verso 20 Gesù afferma: “…ho contro di te che tolleri tua moglie Jezebel”. Il verbo usato, “tollerare”, ci suggerisce che in realtà quest’uomo devoto non approvasse ciò che Jezebel faceva, ma rinunciava ad intervenire, ritenendo il costo emotivo e relazionale troppo elevato. Aveva probabilmente tentato in passato di opporsi, subendo reazioni così negative da intimidirlo e scoraggiarlo. Ecco, quindi, che per evitare ulteriori conflitti, preferiva sopportare la situazione di peccato, pur non approvandola.
Tale atteggiamento, tuttavia, rimane deprecabile. I mariti che ignorano i peccati delle proprie mogli mancano nel loro compito di “lavarle con l’acqua della Parola”, come comandato in Efesini 5:26. Non riescono a guidarle spiritualmente né a prendersi cura di loro in modo appropriato. Certo, non è un compito facile, e si potrebbe provare compassione per chi si trova alle prese con una simile situazione. Tuttavia, qui emerge un punto cruciale: l’autoconservazione è una caratteristica che mal si addice a chi ricoprire la carica di responsabile. Essere leader significa morire a sé stessi e servire la propria famiglia con dedizione. Parte di questo servizio consiste nell’amare la propria moglie così da guidarla amorevolmente in ogni circostanza. Trovo importante, tuttavia, rimarcare come tale guida debba essere esercitata con amore: una leadership dura, insensibile o autoritaria non ha posto tra i cristiani, neppure quando si tratta di individuare ed esporre una Jezebel.
Un altro aspetto interessante legato al verbo “tollerare” riguarda la seguente implicazione: ignorare un problema equivale di fatto a delegarne la gestione ad altri. Il termine greco ἀφίημι (aphíēmi) suggerisce che quest’uomo sperasse di fatti che qualcun altro intervenisse al suo posto. E questo è un tratto – quello della passività – che richiama direttamente la figura di re Acab.
Vale la pena notare come, secondo fonti storiche extra-bibliche, Acab fosse in realtà un re eccezionalmente valido nella sua funzione di leader. Tuttavia, l’Antico Testamento evidenzia la sua incapacità di esercitare una guida effettiva nei confronti di sua moglie. È importante non considerare gli Acab come deboli, codardi o incapaci di leadership. Non è così. Il problema risiede nel fatto che essi ritengono che affrontare le proprie mogli sia uno sforzo non necessario o troppo oneroso.
E questa dinamica nasce spesso da una forma di intimidazione che li porta ad evitare il confronto. In molti casi, tale intimidazione sembra irrazionale e difficile da spiegare, poiché si tratta di una paura o di una pressione generata da un’influenza demoniaca.
Ma i veri leader, nel mettere in luce con gentilezza ed amorevolezza il peccato di chi li circonda, devono essere pronti ad incassare reazioni negative. È fondamentale ricordare che in queste sfide non siamo soli. La prossima volta ci soffermeremo sull’opera che Cristo compie in tali situazioni e l’importanza della preghiera. Però, i versetti analizzati oggi già mettono in chiaro che, anche se non siamo in grado di smascherare l’errore da soli, Colui i cui occhi sono come una fiamma di fuoco può farlo. E anche se non possiamo esercitare piena autorità con le nostre sole forze, abbiamo al nostro fianco Colui i cui piedi sono di bronzo massiccio e il cui dominio è incrollabile ed infrangibile.
C’è, inoltre, un ulteriore punto interessante da evidenziare: Gesù sapeva come Jezebel avesse la possibilità di pentirsi. Infatti, è detto chiaramente come le fosse stato concesso del tempo per farlo. Questo, a mio avviso, implica che potesse trattarsi di una vera credente. Infatti, anche dopo il castigo che Gesù le infliggerà, si metterà in attesa di un suo pentimento. Detto ciò, è necessario sottolineare come il responsabile della chiesa stesse ostacolando il processo di pentimento attraverso la propria codardia ed incapacità. Tollerando il comportamento di Jezebel, suo marito non le stava rendendo alcun favore; anzi, comprometteva la possibilità di un suo cambiamento.
Questo spirito opera prevalentemente attraverso le donne (“tua moglie” – v. 20c)
Come già accennato, questo spirito si manifesta prevalentemente attraverso le donne, sebbene non esclusivamente. Alcuni sostengono come lo spirito di Acab sia, in realtà, una diversa manifestazione dello stesso spirito che operava in Jezebel. È una teoria plausibile, ma non ritengo sia possibile risolvere questo dibattito in modo definitivo alla luce delle Scritture. E, comunque, i casi di studio sembrano indicare come le peculiarità attribuite a Jezebel si manifestino, nella stragrande maggioranza delle volte, proprio nelle donne.
La Jezebel di Tiatiri manipolava attraverso una presunta guida spirituale, rivelazioni e messaggi dal Signore (“profetessa” – v. 20d). Di frequente, chi è influenzato dallo spirito di Jezebel mostra tratti quasi da chiaroveggente.
Al versetto 20 leggiamo: “…che si dice profetessa”. Ora, siccome questo episodio si colloca in un’epoca antecedente alla cessazione della profezia, questa donna poteva definirsi profetessa senza essere contestata. Più avanti nel libro dell’Apocalisse, Giovanni parlerà della fine definitiva della profezia una volta distrutta Gerusalemme. In questo caso, però, Jezebel si proclamava profetessa, con ogni probabilità perché realmente riceveva rivelazioni, sebbene provenienti da demoni.
Anche la maggior parte delle Jezebel moderne sostiene di avere sogni, visioni, una guida spirituale chiara e una sicurezza incrollabile nel dichiarare quale sia la volontà di Dio per la famiglia o i loro gruppi d’influenza. Contro simili affermazioni non è per nulla agevole opporsi. Insomma, se ci si sente dire: “Dio mi ha parlato…/Ho una parola da parte di Dio…”, come si può replicare? Beh, non si può che ricordare a tutti come l’unica rivelazione infallibile che possediamo sia quella contenuta nella Bibbia e l’unica rivelazione portatrice di autorità sia quella della Bibbia. È necessario continuare a fare riferimento alla Scrittura, dimostrando come essa contraddica ogni presunta rivelazione divina.
Siate estremamente cauti quando qualcuno afferma di avere una parola da parte del Signore per voi, una profezia o una rivelazione su ciò che dovreste fare. Non è così che funziona la guida spirituale. Dio fornisce indicazioni per la vita personale di ciascuno, ma queste non sono normative per gli altri. Pertanto, se qualcuno vi dice cose tipo: “Il Signore mi ha rivelato che dobbiamo sposarci” (e, per quanto possa sembrare incredibile, esistono documentazioni di numerosi casi di questo genere), beh, è cosa saggia non dare credito a tali affermazioni.
Più in là nel corso di questa serie approfondiremo il tema della cessazione della profezia, ma per ora è essenziale tenere presente un principio fondamentale: non si tratta di negare che Dio possa fornire guida personale attraverso sogni, visioni o rivelazioni, no! La differenza per quel che riguarda i nostri tempi è che tali rivelazioni rivolte ad altri mancano di autorità. Ogni parola di guida che ci viene indirizzata dev’essere valutata alla luce della Scrittura e non imposta come vincolante per nessuno.
Ma le Jezebel ricevono guida dai demoni e sono talmente convinte che tale guida provenga dal Signore da non poter essere scosse nemmeno dalla più chiara esposizione scritturale. Sono ferme nella loro convinzione e ripetono costantemente come il loro messaggio sia divinamente ispirato. Non metto in discussione la loro sincerità, ma riconosco come queste dinamiche possano essere sfruttate per manipolare gli altri. Oggi lo spirito di Jezebel è particolarmente diffuso negli ambienti carismatici, ma non si limita a questi; è presente anche in altri contesti cristiani. In questi, pur non essendo definite “profetesse”, portano avanti la loro opera utilizzando un linguaggio e un vocabolario diverso.
Si occupava di insegnare agli uomini (v. 20d).
Sempre dal verso 20 emerge un’ulteriore informazione interessante: la Jezebel di Tiatiri insegnava agli uomini. Attenzione: il termine greco utilizzato non si riferisce alla semplice condivisione di informazioni teologiche, attività pienamente consentita alle donne, ma a un insegnamento inteso come discepolato: un compito volto a guidare, dirigere, orientare e formare. Il versetto 20 ci dice come come ella fosse coinvolta nell’insegnamento degli “schiavi” di Cristo, e il termine “schiavi” – o servi – è qui declinato al maschile. Sappiamo che l’apostolo Paolo proibisce alle donne di insegnare agli uomini. Si tratta, dunque, di un ribaltamento dei ruoli tradizionali tra uomo e donna.
Lei inganna/fuorvia (v. 20e)
Nella medesima frase ci vien detto come Jezebel inganni. Il termine greco πλανάω (planáo) significa “vagare” o “fuorviare”. Non si tratta necessariamente di trasmettere delle menzogne bell’e buone, ma piuttosto di un condurre nell’errore tramite ragionamenti che appaiono molto spirituali. Già abbiamo detto qualcosa a tal riguardo: è come se vi fosse un velo sul suo spirito che le impedisse di riconoscere i propri errori o peccati. Tuttavia, è importante rimarcare come questo stesso effetto del demone si manifesti poi anche sui suoi seguaci.
Prende di mira i leader di Dio (v. 20f)
Una sua costante strategica è quella di prendere di mira uomini timorati di Dio, stando loro attorno il più possibile. Si noti come il suo impegno non sia rivolto all’inganno delle “zizzanie” nella chiesa, ma, come afferma Gesù, punti a fuorviare i suoi schiavi. Più un uomo è devoto, più ella si impegna per entrare nelle sue grazie. Il suo obiettivo è esercitare influenza, ma per farlo deve prima conquistare l’amicizia di questi leader e guadagnarsi la loro fiducia.
Presenta tendenze antinomiste, razionalizzando e giustificando il peccato con la sua teologia (v. 20g)
Altro aspetto da evidenziare sono le tendenze antinomiste della donna di Tiatiri. Attraverso il suo insegnamento e una cattiva guida spirituale, induceva i servi di Cristo “a fornicare e a mangiare cose sacrificate agli idoli”. Di fronte a tali comportamenti, potremmo rimanere profondamente sbigottiti: com’è possibile che servi di Cristo tollerino la fornicazione? Tuttavia, osservando l’attuale panorama ecclesiale nordamericano, in particolare quello delle cosiddette megachurch, emergono numerosi scandali che coinvolgono pastori e membri del personale in situazioni di adulterio, pornografia e, purtroppo, persino pedofilia. Si tratta spesso di stimati insegnanti della Parola, celebri conferenzieri e personalità di spicco nel mondo teologico, i cui percorsi verso la caduta sono disseminati di varie forme di idolatria e di scuse fondate su interpretazioni errate delle Scritture.
Permettetemi di chiarire questo punto con un esempio. Se si analizzasse un tipico libro evangelico che tratta l’insegnamento di Paolo sul consumo di cibi sacrificati agli idoli in 1 Corinzi, si noterebbe che molti di questi testi sostengono che, finché non si induce qualcun altro ad inciampare, è lecito mangiare carne sacrificata agli idoli. Non sto scherzando. La maggior parte dei commentatori moderni fraintende completamente la logica di Paolo, affermando che mangiare cibi sacrificati agli idoli non costituisca un problema, purché si sia convinti della propria libertà e il fratello più debole non venga spinto ad agire contro la propria coscienza.
Tuttavia, Paolo non contraddice Giovanni in questo contesto. Questa interpretazione ignora il punto centrale del discorso di Paolo. Per fare un esempio assurdo, se Paolo avesse detto che non si deve attraversare un semaforo rosso a tutta velocità, non si potrebbe concludere che sia lecito attraversarlo purché si rispetti il limite di velocità. Secondo la logica tipica di Paolo, egli argomenterebbe la questione della velocità in un passaggio dedicato e quella del semaforo rosso in un altro, e le due questioni dovrebbero essere interpretate assieme.
La mancata comprensione di questa logica ha portato molti a sostenere erroneamente che Paolo approvi il fatto che le donne “preghino o profetizzino a capo scoperto” (1 Corinzi 11:5, prescindendo adesso dal significato di quest’ultima espressione). Ed è proprio per illustrare quanto sia facile apparire biblici senza esserlo realmente che richiamo l’attenzione sul tema del consumo di cibi sacrificati agli idoli. Persino credenti timorati di Dio finiscono per fraintendere il messaggio di Paolo.
Jezebel, ad ogni modo, potrebbe aver giustificato la propria posizione sul consumo di questi cibi facendo riferimento al libro di 1 Corinzi e molti commentari ritengono che sia andata proprio così.
E lo stesso vale per il tema della fornicazione. Non è necessario addentrarsi troppo nella letteratura evangelica dei nostri giorni per vedere come varie forme di fornicazione vengano talvolta giustificate in nome della Bibbia. Leggete cosa afferma la maggior parte degli autori evangelici riguardo all’autogratificazione sessuale, che non coinvolge in alcun modo il coniuge, e scoprirete che essa viene spesso avvallata mediante un uso improprio delle Scritture. Andate a vedere cosa scrivono molti critici cinematografici evangelici in merito alla visione di film contenenti scene di sesso: noterete che anch’essa viene giustificata. Infine, osservate cosa afferma la maggior parte dei manuali cristiani su corteggiamento e romanticismo, e vedrete come anche in questo caso diverse forme e gradi di fornicazione vengano implicitamente o esplicitamente tollerate.
Insomma, tutti sembrano in grado di fornire argomentazioni convincenti a sostegno delle proprie opinioni: molto persuasive, ma errate. Basta leggere le testimonianze di pastori che hanno commesso adulterio ed osservare come abbiano giustificato e razionalizzato, persino biblicamente, le prime fasi di abbracci, baci, carezze, ecc., ecc. Non pensate, dunque, che tutto questo riguardi esclusivamente la chiesa di Tiatiri.
Conoscevo un pastore che utilizzava la Scrittura per giustificare persino pratiche di sadomaso e pornografia all’interno del matrimonio. Per farlo, citava 1 Corinzi 7:34, che parla della donna che si preoccupa di “come piacere al marito”, e 1 Corinzi 7:33, che dice che il marito si preoccupa di “come piacere alla moglie”. Questo pastore affermava: “Quando è il suo turno, faccio ciò che la eccita; quando è il mio, lei fa ciò che eccita me”. Quando gli risposi che non stava permettendo alla Scrittura di definire il significato di quelle parole, replicò che, secondo Paolo, si tratta di fare ciò che piace a ciascuno. Tutto era permesso, a suo avviso. Con questa interpretazione, giustificava pratiche sporche e persino l’uso della pornografia, poiché “gli piacevano”. Eppure, stiamo parlando di un pastore evangelico. Che dire, lo spirito di Tiatiri è vivo e vegeto ancora oggi in mezzo a noi.
Un altro pastore ancora mi disse con assoluta franchezza come, secondo lui, 1 Corinzi 7:36 descrivesse il sesso prematrimoniale non come ideale, ma come accettabile. Prendendo il versetto fuori contesto, citò: “Ma se qualcuno pensa di comportarsi in modo sconveniente verso la sua vergine… faccia ciò che vuole; egli non pecca”. Spiegò come, a suo avviso, il testo affermasse che, se non si ha potere sulla propria volontà, non è un peccato andare a letto con la propria ragazza se le passioni prevalgono, pur aggiungendo che il versetto successivo consiglia di fare meglio se si ha autocontrollo. Tuttavia, lì Paolo non stava parlando del rapporto di un ragazzo con la propria ragazza; il riferimento era al padre che dava in sposa la propria figlia o decideva di non farlo.
Queste sono interpretazioni grossolane ed errate che, purtroppo, hanno influenzato molti. Anche senza il diretto influsso dello spirito di Jezebel, vedete, simili errori sono ormai molto comuni in Occidente. Non pensate che ciò non possa accadere anche nelle chiese che vantano buoni ministeri: accade eccome! Di fatti, ptratiche attinenti alla fornicazione sono diffuse ovunque nella chiesa evangelica.
Lo spirito di Jezebel, attraverso i suoi insegnamenti, indirizza le persone in modo errato, evitando di promuovere apertamente il peccato, ma sostenendolo in maniera subdola e indiretta. È in grado di giustificare il divorzio non conforme ai principi biblici, il femminismo, il socialismo e altri evidenti errori.
Jezebel mescola e confonde il confine tra idolatria e devozione (v. 20g)
Jezebel, difatti, mira a mescolare e confondere il confine tra idolatria e devozione. Avete mai notato quanti insegnanti oggi presentano la Bibbia come se fosse interamente incentrata sulla persona, sul suo conforto e sul suo successo? Secondo questo approccio, Dio è tutto concentrato sulla nostra autostima e sui nostri bisogni. È come se costoro rovesciassero i fondamenti del catechismo, affermando che il fine ultimo di Dio sia renderci felici, anziché riconoscere che il nostro scopo supremo è glorificare Dio e gioire in lui. Non si tratta di un dio creato a nostra immagine e somiglianza, ma del Dio di ogni santità, al quale siamo chiamati a rendere gloria.
Le loro parole costituiscono un’astuta mistificazione, che utilizza frammenti della Scrittura per veicolare un messaggio opposto a quello autentico. Invece di insegnare a cercare prima il Regno di Dio e la sua giustizia, propongono un’immagine di Dio che esiste per soddisfare i nostri desideri, offrire conforto, gioia e appagamento personale. Non sorprende, dunque, che i moderni seguaci dello spirito di Jezebel cadano nella fornicazione, proprio come avvenne ai devoti di questa donna menzionata nel libro dell’Apocalisse. Tale deviazione non è altro che la naturale conseguenza della cosiddetta success syndrome (“sindrome del successo”).
E forse è utile fornire un po’ di contesto sul motivo per cui menziono proprio tale sindrome. I commentatori mettono in evidenza come Tiatiri fosse una città commerciale molto prospera e ricca. Tuttavia, la sua economia era dominata da corporazioni artigianali, simili a gilde o associazioni professionali obbligatorie. In pratica, era impossibile esercitare una qualsiasi attività lavorativa senza appartenere ad una di queste corporazioni. Questo sistema obbligava chiunque volesse lavorare o avere successo negli affari ad esser membro di tali organizzazioni.
Il problema principale era che queste corporazioni non si limitavano a questioni economiche o lavorative: le loro riunioni erano accompagnate da rituali che prevedevano il consumo di cibi offerti agli idoli, seguiti da festeggiamenti sfrenati spesso culminanti in atti di fornicazione. Per avere successo e mantenere il proprio lavoro, era praticamente indispensabile partecipare a questi incontri, pena l’esclusione dalla corporazione e l’impossibilità di operare legalmente.
In questo contesto, Jezebel probabilmente incoraggiava le persone a non rinunciare ai propri mezzi di sostentamento e a non giudicare chi partecipava a queste riunioni. Potrebbe aver sostenuto che Dio non si aspettava che si rimanesse poveri o si morisse di fame. Anzi, secondo lei, Dio avrebbe voluto che i credenti si impegnassero attivamente nel mondo, avendo – perché no – successo negli affari, così da poter essere presenti in società al fine di influenzarla.
Un commentario propone un dialogo immaginario, ipotizzando le parole di Jezebel:
Dio lo sa e comprenderà. Quale modo migliore potremmo avere per avvicinare questi pagani, se non associandoci a loro nel loro culto? Non dobbiamo essere negativi o critici verso queste anime perdute, ma piuttosto unirci a loro nelle loro celebrazioni. Così facendo, le porte si apriranno ed avremo la possibilità di insegnare loro la verità e salvare le loro anime[2].
Non riesce a vedersi come in errore (v. 21)
Altra particolarità di questa Jezebel è l’incapacità di riconoscersi in errore. Gesù, in qualche modo, era entrato in contatto con lei, forse tramite un vero profeta, per chiamarla al ravvedimento. Il versetto 21 dice: “Le ho anche dato tempo perché si ravvedesse, ma lei non vuol ravvedersi della sua fornicazione”. È evidente, quindi, che non si trattava della prima volta in cui Gesù cercava di raggiungerla. Un autore ha commentato questo verso affermando:
Esiste un processo di maturazione nella sindrome di Jezebel, poiché rappresenta una dipendenza dal potere o dal controllo. Se affrontata nelle fasi iniziali, c’è una maggiore possibilità di ravvedimento. Tuttavia, quando questa sindrome è pienamente sviluppata e profondamente radicata, le Jezebel tendono a rifiutarsi di riconoscere questa realtà su sé stesse. E senza consapevolezza non può esserci ravvedimento. Le Jezebel spesso mancano di un autentico ravvedimento, che implica la confessione e la disponibilità a permettere a Dio di trasformare ciò che è stato esposto. A Tiatiri, Jezebel aveva avuto il tempo di ravvedersi, ma non aveva voluto farlo.
È uno spirito demoniaco (v. 24)
Un’ultima caratteristica ci porta a saltare al versetto 24, dove Gesù parla di coloro che non avevano conosciuto le profondità di Satana, implicando che Jezebel e i suoi seguaci, invece, le avessero conosciute. Jezebel era arrivata al limite estremo di ciò che un credente può sperimentare sotto l’influenza satanica. Eppure, sembrava completamente inconsapevole di essere sotto il controllo di uno spirito maligno. Questo comportamento si era ormai radicato troppo profondamente in lei. Era diventato una vera e propria “roccaforte demoniaca”.
Conclusione
Concludiamo qui l’illustrazione dei tratti distintivi che caratterizzano questo spirito. Nella prossima occasione ci dedicheremo ai restanti versetti del brano in questione: ci guideranno attraverso i passi da intraprendere in una chiesa in cui tale spirito si manifesta – passi che non possono essere compiuti per il tramite delle nostre forze. Ricordiamolo sempre: si tratta di una guerra spirituale e per affrontare Jezebel dobbiamo dipendere completamente dallo Spirito. Se Dio lo vorrà, vi mostrerò come le armi della nostra guerra, che non sono carnali ma potenti in Dio, possano distruggere le fortezze e demolire i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio.
Sappiate come manifestazioni di tale spirito siano presenti non soltanto negli ambienti di chiesa, ma anche nei circoli politici ed istituzionali a Washington, come pure in altre aree di comando. Tuttavia, il Cristo che nei versetti 26 e 27 viene descritto con la verga di ferro è in grado di smascherarlo e di rovesciarlo. La sua è, però un’azione che si realizza attraverso gli atti spirituali compiuti dal suo popolo, atti che richiedono una stretta comunione con lui nella potenza dello Spirito Santo.
Se, invece, iniziassimo a manifestare lo spirito di Acab, potremmo facilmente cadere sotto l’influenza dello spirito di Jezebel. Purtroppo, a molti politici cristiani e leader cristiani nel nostro paese succede esattamente questo. Quindi, gli Acab devono ravvedersi. Le Jezebel devono ravvedersi prontamente e con frequenza. Se notate anche solo i primi segni di questo spirito nella vostra vita, ravvedetevi e resistete a quelle inclinazioni con la potenza dello Spirito Santo.
Preghiamo, inoltre, che Dio ci conceda un equilibrio tra Efeso e Tiatiri. Efeso era forte nella dottrina e nella purezza morale, mentre Tiatiri eccelleva nell’amore, nella fede, nel servizio e nella costanza. Se Gesù potesse unire i punti di forza di queste due chiese, la chiesa del nostro paese diventerebbe una chiesa forte. Oh, Signore Gesù, ti preghiamo affinché ciò torni ad essere realtà. Amen.
Originale: https://biblicalblueprints.com/Sermons/New%20Testament/Revelation/Revelation%202/Revelation%202-18-29
[1] Traduzione di Wilbur Pickering, in The Sovereign Creator Has Spoken: New Testament Translation With Commentary (licenza Creative Commons Attribution/ShareAlike Unported, 2013).
[2] Arthur M. Ogden, La vendetta degli apostoli e dei profeti, (Somerset, KY: Ogden Publications, 1985), p. 143.