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Lezione 26. Lamentazioni:

La misericordia di Dio in Cristo la nostra unica speranza di salvezza.

Il nostro studio sul libro delle Lamentazioni comincia con la lettura del primo capitolo e degli ultimi 4 del quinto.

Come mai siede solitaria la città che era gremita di popolo? La grande fra le nazioni è divenuta come una vedova: la principessa fra le province è stata sottoposta a tributo.

Essa piange amaramente nella notte, le sue lacrime le rigano le guance; fra tutti i suoi amanti non ha alcuno che la consoli; tutti i suoi amici l’hanno tradita, le sono diventati nemici.

Giuda, è andato in cattività, gravato da afflizione e dura schiavitù, egli abita in mezzo alle nazioni non trova riposo; tutti i suoi persecutori l’hanno raggiunto tra le avversità.

Le strade di Sion sono in lutto, perché nessuno piú viene alle feste solenni; tutte le sue porte sono deserte, i suoi sacerdoti sospirano, le sue vergini sono afflitte ed essa è nell’amarezza.

I suoi avversari sono divenuti i dominatori, i suoi nemici prosperano, perché l’Eterno l’ha afflitta per la moltitudine delle sue trasgressioni; i suoi bambini sono andati in cattività davanti al nemico.

Dalla figlia di Sion è scomparso tutto il suo splendore; i suoi capi sono diventati come cervi che non trovano pascolo; camminano senza forze davanti a chi li insegue.

Nei giorni della sua afflizione e del suo vagare Gerusalemme, ricorda tutti i beni preziosi che possedeva fin dai giorni antichi. Quando il suo popolo cadeva in mano del nemico e nessuno le veniva in aiuto, i suoi avversari la vedevano e ridevano per la sua rovina.

Gerusalemme ha grandemente peccato, perciò è divenuta una cosa immonda tutti quelli che l’onoravano la disprezzano, perché hanno visto la sua nudità; si essa sospira e si volge indietro.

La sua lordura era nei lembi della sua veste, non pensava alla sua fine; perciò è caduta in modo sorprendente, senza che alcuno la consoli. «Guarda, o Eterno, la mia afflizione, perché il nemico si innalza».

10 L’avversario ha steso la sua mano su tutti i tuoi tesori, perché ha visto le nazioni entrare nel suo santuario; quelle a cui tu avevi comandato di non entrare nella tua assemblea.

11 Tutto il suo popolo sospira in cerca di pane; danno le loro cose piú preziose in cambio di cibo per riprendere vita. «Guarda, o Eterno, e considera come sono diventata spregevole!».

12 «Nulla di simile vi avvenga, o voi che passate vicino. Mirate e guardate, se c’è dolore simile al mio dolore, quello che mi tormenta è che l’Eterno mi ha inflitto nel giorno della sua ira ardente.

13 Dall’alto ha mandato un fuoco nelle mie ossa, si è impadronito di esse, ha teso una rete ai miei piedi, mi ha fatto tornare indietro, mi ha reso desolata, nel languore tutti i giorni.

14 Dalla sua mano è stato legato il giogo delle mie trasgressioni, che s’intrecciano insieme e gravano sul mio collo ha fatto venir meno la mia forza; il Signore mi ha dato nelle mani di coloro ai quali non posso resistere.

15 Il Signore ha atterrato nel mio mezzo tutti i miei prodi; ha convocato contro di me un’assemblea, per schiacciare i miei giovani; il Signore ha pigiato come in un tino la vergine figlia di Giuda.

16 Per questo io piango, i miei occhi, i miei stessi occhi si sciolgono in lacrime, perché il consolatore che potrebbe ridarmi la vita è lontano da me. I miei figli sono desolati, perché il nemico ha trionfato».

17 Sion tende le sue mani, ma non c’è alcuno che la consoli. Riguardo a Giacobbe, l’Eterno ha comandato che quelli attorno a lui divenissero suoi nemici. Gerusalemme è diventata in mezzo a loro come una cosa impura.

18 L’Eterno è giusto, perché mi sono ribellata alla sua parola. Deh, ascoltate, o popoli tutti, e vedete il mio dolore! Le mie vergini e i miei giovani sono andati in cattività.

19 Ho chiamato i miei amanti, ma essi mi hanno ingannata; i miei sacerdoti e i miei anziani, hanno esalato l’ultimo respiro nella città, mentre cercavano cibo per salvare la loro vita.

20 Vedi, o Eterno, che io sono in angoscia. Le mie viscere fremono, il mio cuore è sconvolto dentro di me, perché sono stata grandemente ribelle. Fuori mi priva di figli la spada, in casa è come morte.

21 Mi odono sospirare, nessuno mi consola. Tutti i miei nemici hanno saputo della mia sciagura e sono contenti che tu hai fatto questo. Tu farai venire il giorno che hai annunciato, e allora saranno come me

22 Venga davanti a te tutta la loro malvagità, e trattali come hai trattato me a motivo di tutte le mie trasgressioni. Poiché molti sono i miei sospiri e il mio cuore languisce.


5:19 
Ma tu, o Eterno, rimani per sempre, e il tuo trono di generazione in generazione.

20 Perché ci dimenticheresti per sempre e ci abbandoneresti per un lungo tempo?

21 Facci ritornare a te, o Eterno, e noi ritorneremo; ristabilisci i nostri giorni come In passato.

22 Ci hai forse interamente rigettati o sei tu grandemente adirato contro di noi?

Lamentazioni è un poema scritto da Geremia in un momento particolare della vita di Giuda che il Signore aveva risparmiato dalla deportazione assira avvenuta 140 anni prima.  Ma a causa di una prolungata apostasia e di un allontanamento da lui e di un rifiuto di profeta dopo profeta, Dio pose fine anche alla storia del regno di Davide nel 586, quando i Babilonesi presero la città di Gerusalemme, la distrussero e dispersero il popolo. E Geremia predicò proprio prima che ciò accadesse, mentre Gerusalemme era anch’essa sotto assedio da parte dei Babilonesi, e poco dopo, però, fu portato prigioniero in Egitto. E come si può capire leggendo il capitolo uno, Lamentazioni è un libro tragico. È pieno di sofferenza. È pieno di tristezza. È pieno di profondo dolore.

Ma confido che, anche se è così, confido che questa mattina vedrete che il vangelo della speranza è presentato in ogni capitolo di questo libro, incluso quello che abbiamo appena letto, ma è un’espressione di profondo tumulto emotivo da parte di Geremia mentre guarda questa grande città ora in rovina. Ma anche se è pieno di tristezza e molto emozionante, questo libro non è stato il semplice risultato di un Geremia seduto mentre era giù di corda e in un’emozione incontrollata che abbia dato alla luce questo libro. Vi mostrerò che questo libro è il risultato di una seria riflessione.  È un’arte brillante e auto-consapevole. È ineguagliabile nella sua vividezza e nel suo pathos. Ci sono cinque capitoli.

Ora, sentite questo. Ci sono cinque capitoli. Ogni capitolo è una poesia di 22 versi, tranne il terzo capitolo, che ne ha 66.

Il primo, il secondo, il quarto e il quinto capitolo sono lunghi 22 versetti e ogni verso inizia con una lettera diversa dell’alfabeto ebraico. Il terzo capitolo, che è lungo 66 versetti, ogni tre versetti inizia con una lettera diversa dell’alfabeto ebraico. Inoltre, è scritto in un metro, dove di solito in ebraico, lo si può vedere ovviamente meglio che in inglese, c’è una lunga riga seguita da una riga più corta che è o un’eco della prima riga o chiarisce la prima riga, e se lo leggete in ebraico e capite il metro ebraico, ha l’effetto di una cadenza lugubre.

Non solo il contenuto, ma la forma stessa grida mentre si legge questo libro. Lasciate che vi dia una rapida panoramica. La poesia nel primo capitolo di 22 versetti è ovviamente un lamento della rovina di Israele a causa del suo peccato.

Il capitolo 2 è la seconda poesia e nei primi 10 versetti mette in luce la severità del giudizio di Dio su Gerusalemme. Nei versetti dall’11 al 26, dice che conforto e consolazione sono impossibili a causa di questa situazione e poi nei versetti dal 17 al 22, abbiamo questo fatto indiscutibile che solo il Signore stesso può aiutare e guarire Gerusalemme se si rivolge a Lui. La terza poesia, l’apice dell’intero libro, è una gloriosa presentazione del vangelo della misericordia di Dio Onnipotente e mette in luce in modo vivido e indimenticabile che la misericordia di Dio è l’unica fonte di conforto e di salvezza per noi in questo mondo.

Nei primi 18 versetti, ci dice che la calamità che Gerusalemme ha sperimentato a causa del suo peccato è stata così grande che nessun dolore era adeguato e nessun conforto era possibile. Nei versetti dal 19 al 39 che esamineremo un po’ più avanti, spiega in modo splendido e potente che l’unica speranza di salvezza si trova nel ricordare la misericordia di Dio e la fedeltà di Dio. Nei versetti dal 40 al 45, chiama il suo popolo al pentimento se vogliono sfuggire al suo giudizio, e poi nei versetti dal 46 al 56, Geremia supplica Dio di liberare il suo popolo dai loro nemici.

Quarto capitolo, un altro poema, 22 versetti, Geremia espone la sua speranza che Dio perdonerà il suo popolo e cambierà la loro situazione. Nei primi 12 versetti, ricorda loro quanto sia severo il giudizio che stanno sperimentando. Nei versetti dal 13 al 20, dice loro di nuovo la ragione del loro giudizio, ovvero il peccato  dei leader della società, così come delle persone, per aver confidato nell’uomo piuttosto che in Dio.

E poi negli ultimi due versetti, presenta il fatto che c’è salvezza per il suo popolo nella distruzione dei loro nemici. Poi nel capitolo 5, abbiamo la preghiera di un profeta per la misericordia di Dio, e nei primi 18 versetti, esprime il suo dolore per l’apostasia di Israele e la sua condizione rovinata. E poi negli ultimi quattro versetti, che abbiamo letto poco fa, vediamo questa supplica finale del profeta che si adempie solo nel Signore Gesù Cristo.

Lamentazioni non è un libro pessimista, non importa cosa avete provato leggendo il primo capitolo. Non è un libro pessimista. Pensavo che lo fosse fino a questa settimana, quando ho studiato Lamentazioni, mi sono pentito di averlo letto.

Voglio dire, questo era un libro su cui non volevo proprio predicare perché era così giù di morale, mi sembrava. Ma poi più studiavo il libro delle Lamentazioni, più vedevo che c’era speranza in esso, e c’era un vangelo di misericordia in esso che risplendeva in ogni capitolo di questo libro altrimenti deprimente. Ma ora, se volete capire la speranza in questo libro, dovete capire, prima di tutto, il motivo della condizione di Gerusalemme 500 anni prima di Cristo.

Fu rovinata, fu invasa dai suoi nemici, e la risposta si trova nel versetto 5, capitolo 1. Capitolo 1, versetto 5 dice:

5 perché l’Eterno l’ha afflitta per la moltitudine delle sue trasgressioni;

Questo ci racconta l’origine e la ragione della desolazione del popolo di Dio a Gerusalemme in quel periodo. Questa non fu una sofferenza casuale. Questa non fu sfortuna.

Questa è stata l’opera di Dio. Il Signore ha causato il suo dolore. Il Signore ha portato questa calamità su di lei. C’è uno scopo in questo. Questa sofferenza che sta vivendo è stata pianificata ed eseguita da Dio perché aveva uno scopo che voleva realizzare. Il Signore ha causato il suo dolore.

Ma poi la riga successiva ci dice perché le ha causato dolore. A causa della moltitudine delle sue trasgressioni. Stava semplicemente ricevendo ciò che meritava, e non era qualcosa di improvviso da parte di Dio.

Per secoli, Dio aveva mandato profeti, profeti, profeti, avvertendoli di pentirsi. C’è speranza se ti penti e ti rivolgi alla misericordia di Dio, e invece di pentirsi, si sono semplicemente induriti in quella ribellione provocatoria contro Dio finché non è giunto il momento in cui la misericordia di Dio, per così dire, si è esaurita. E potete vedere qualcosa della sua severità.

Se avessimo tempo, passeremmo da qui e leggeremmo alcuni passaggi molto ripugnanti che parlano di madri che mangiano, arrostiscono e mangiano i loro bambini nati sani. C’era un giudizio severo su questa nazione. E ricordate nel versetto 2 del capitolo 1, abbiamo letto:

«Nulla di simile vi avvenga, o voi che passate vicino. Mirate e guardate, se c’è dolore simile al mio dolore, quello che mi tormenta è che l’Eterno mi ha inflitto nel giorno della sua ira ardente.

Questo è straziante se si considera la terribile situazione in cui si trovava Gerusalemme, descritta qui da Geremia.

Molti anni fa, Francis Schaeffer, uno dei più importanti cristiani dell’ultimo quarto del XX secolo, scrisse un libro molto utile intitolato Death in the City (Morte nella città). E lui, in quel libro, in modo molto penetrante, applica il primo capitolo delle Lamentazioni all’America del XX secolo.

E voglio spendere solo qualche minuto, nel caso non abbiate letto quel libro, dovreste, ma nel caso non l’abbiate fatto, voglio spendere qualche minuto ricordandovi cosa disse Francis Schaeffer, così che egli, pur essendo morto, parla. Guardate il capitolo 1, versetto 1. Dice:

Come mai siede solitaria la città che era gremita di popolo?

Quanto solitaria, a proposito, in ebraico, sapete qual è il titolo del libro delle Lamentazioni? Come. “Come” è il titolo.

Questa è la prima parola, quindi questo è il titolo. In greco, il titolo è Le lacrime di Geremia.

“La grande fra le nazioni è divenuta come una vedova”

Come è solitaria la città che era gremita di popolo.

È diventata come una vedova che un tempo era grande tra le nazioni. Geremia ci dice che Gerusalemme era una volta una città che era stata riccamente benedetta da Dio, che gli era fedele, ma a causa delle scelte dei suoi leader e dei suoi cittadini, tutto cambiò. La società di Gerusalemme voltò le spalle a Dio e, di conseguenza, l’intera città ora, quando questo fu scritto, era sotto assedio da parte degli eserciti babilonesi.

E così, come Francis Schaeffer ha intitolato il suo libro, There’s Death in the City. Guardate Lamentazioni, capitolo 1, versetto 9. Dice:

La sua lordura era nei lembi della sua veste

Non considerava né ricordava il suo futuro, cioè la sua fine e il suo scopo.

Perciò è caduta in modo sorprendente. Non ha alcun consolatore. Gerusalemme, come popolo dell’alleanza di Dio, era promessa sposa al Signore Dio Onnipotente.

L’Antico Testamento lo presenta come il loro marito e loro come la sua sposa, e lei deve essere fedele in questa relazione di alleanza con lui nell’obbedire alla sua voce come è rivelata nella sua parola e nei suoi profeti. Lei non lo fece, e così commise adulterio spirituale e pattizio. Divenne infedele al suo Dio, e quell’infedeltà a Dio si manifestò in vera e propria immoralità in ogni ambito della sua vita.

Aveva dimenticato cosa era chiamata ad essere. Aveva dimenticato cosa Dio dice essere il fine e lo scopo della sua vita. Aveva dimenticato la sua relazione con Dio.

E qual era quello scopo? Qual era quel fine, dice lì? Lei non ha considerato il suo futuro. Qual era quel futuro, quel fine, quello scopo che ha dimenticato, quello scopo per Israele che è lo scopo di ogni uomo, donna e bambino creato a immagine di Dio sulla faccia di questo pianeta? È, come dice il nostro vecchio catechismo: Glorificare Dio e goderlo per sempre, vivere per il suo onore e la sua gloria e trascorrere le nostre vite servendolo e godendo delle benedizioni che ci ha concesso in modo che attraverso la nostra vita le benedizioni del patto, le promesse di Dio, le benedizioni della salvezza usciranno e saranno vissute da tutte le famiglie del mondo.

Lo avevano dimenticato.

E una volta che questo viene dimenticato da un uomo, una famiglia, una società, quando dimenticano il loro futuro, tutto cambia. La cultura stessa perde significato. Perde vitalità e vita.

Tutto diventa vuoto e l’uomo stesso diventa morto. Guardate Lamentazioni 1:11. Dice:

11 Tutto il suo popolo sospira in cerca di pane; danno le loro cose piú preziose in cambio di cibo per riprendere vita.

Versetto 16,

16 Per questo io piango, i miei occhi, i miei stessi occhi si sciolgono in lacrime, perché il consolatore che potrebbe ridarmi la vita è lontano da me. I miei figli sono desolati, perché il nemico ha trionfato».

Versetto 19,

19 Ho chiamato i miei amanti, ma essi mi hanno ingannata; i miei sacerdoti e i miei anziani, hanno esalato l’ultimo respiro nella città, mentre cercavano cibo per salvare la loro vita.

In altre parole, poiché questo imponente esercito babilonese aveva circondato Gerusalemme e la città era sotto assedio, le persone all’interno delle mura cittadine stavano morendo di fame. Il cibo era finito e queste persone erano disposte a dare qualsiasi somma di denaro, qualsiasi bene di valore possedessero, per un pezzo di pane. Ora, sebbene oggi in America siano pochissime le persone che muoiono di fame fisicamente, Francis Schaeffer ha detto che la maggior parte degli americani sta soffocando nel tanfo di una società completamente opulenta.

Ma non importa quale sia il loro sistema filosofico e intellettuale, gli uomini, essendo fatti a immagine di Dio, hanno forme umane di fame che devono essere soddisfatte. E quali sono queste forme di fame? La fame di verità, la fame di bellezza, la fame di bontà, la fame di amore, di risposte alle domande fondamentali della vita, la fame di realtà morali e di assoluti morali che possono guidarci in tutte le nostre decisioni in questa vita. Non abbiamo più queste cose perché abbiamo dimenticato chi siamo, dice Schaeffer.

A differenza di Zeus, che gli uomini immaginavano scagliare grandi fulmini, Dio si è allontanato da noi nel giudizio. La nostra generazione si è allontanata da lui, e Dio sta permettendo che causa ed effetto facciano il loro corso nella storia. Come gli ebrei dei tempi di Geremia erano affamati di pane e non avevano alcun consolatore, il nostro mondo è affamato nello stato e nella società e nei desideri individuali del cuore, perché anche lui si è allontanato ai nostri giorni dall’essere l’unico consolatore sufficiente.

Pertanto, se vogliamo capire qualcosa sulla riforma, il risveglio e la vera rivoluzione costruttiva della nostra nazione nei nostri cuori e nella chiesa evangelica, se vogliamo iniziare a pensarci e a pregare per questo, dobbiamo essere realisti. E il punto da cui iniziare è capire che voi e io viviamo in un mondo anti-cristiano, un mondo in ribellione, un mondo sotto giudizio, un mondo che muore di fame, un mondo in cui c’è morte nella città e dove l’uomo è morto. Guardate Lamentazioni 1:18.

18 L’Eterno è giusto, perché mi sono ribellata alla sua parola.

Sapete qual è il significato letterale di “la sua parola”in ebraico? Bocca. Il Signore è giusto, perché mi sono ribellato alla sua bocca. Ora, in tutto questo brano, non è Geremia che parla per sé stesso, personifica la città di Gerusalemme, fa parlare la città di Gerusalemme come se fosse una persona.

Quindi, in tutto questo, quando sentite quest’uomo usare pronomi in prima persona, non è Geremia che parla di sé stesso. È Geremia che usa una tecnica letteraria di personificazione, facendo pronunciare queste parole a Gerusalemme. E Gerusalemme ammette: Mi sono ribellata alla bocca di Dio.

Mi sono ribellata a tutto ciò che Dio ha detto nella sua parola, a ogni parola che ha messo in bocca ai suoi profeti e apostoli. O diremmo oggi, a ogni parola della Sacra Scrittura, ci siamo ribellati. Non è più il posto in cui andiamo per la nostra fonte di domande e risposte a quelle domande.

Non è più il posto in cui andiamo per scoprire come piacere a Dio e come essere accettati nel suo favore e nella sua compagnia. Non è più per noi la fonte di verità, bellezza e bontà in questo mondo. Scegliamo di seguire la nostra strada.

E così, come risultato, Gerusalemme era in una condizione sporca, immorale, apostata, rovinata dal giudizio di Dio. Guardate il versetto 19. Dice:

19 Ho chiamato i miei amanti, ma essi mi hanno ingannata; i miei sacerdoti e i miei anziani, hanno esalato l’ultimo respiro nella città, mentre cercavano cibo per salvare la loro vita.

Ecco una nota ripetitiva. Lei va dappertutto per cercare conforto.

Perfino i falsi dei a cui si era rivolta voltando le spalle al Dio vivente non la soddisfano più. La deludono tutti. Ecco una città in rovina, incapace di essere consolata perché il suo dolore è così profondo.

Ora, come dobbiamo rispondere a una città come quella, a una situazione come quella, a una cultura che è senza conforto? Quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento verso una cultura che è rovinata e svuotata dalla sua ribellione contro Dio? Bene, guardate Geremia. Ha vissuto in una cultura simile alla nostra. Come ha risposto a quella cultura? Ha risposto, prima di tutto, piangendo.

Ho parlato con qualcuno un po’ di tempo fa, stamattina presto, che ha detto che quando legge un libro, piange. Questo è ciò che dovreste fare. Non solo per questo libro, ma quando lo applicate alla vostra cultura e vi guardate intorno e vedete cosa sta succedendo attraverso gli occhi di Cristo e attraverso gli occhi dello Spirito Santo, stiamo guardando, amati, stiamo guardando la nostra cultura che viene distrutta.

Non sono solo gli individui qua e là che si stanno perdendo, ma l’intera cultura occidentale è perduta e sta venendo distrutta. E la risposta da parte del popolo di Dio dovrebbe essere lacrime.

La seconda reazione, ha detto Schaeffer, è che dovremmo essere consapevoli che nella misura in cui questa cultura è costruita sul pensiero, sui principi e sulla prospettiva della Riforma protestante del XVI secolo, perché è vero e perché le generazioni immediatamente precedenti a questa, la mia e i miei genitori e oltre, e questa generazione hanno rifiutato quella base e non amano più e non aderiscono più al principio e alla prospettiva di quella grande Riforma che ha portato avanti la Parola di Dio, ci deve essere morte nella città.

Ci deve essere morte nella città. Quindi, poiché Dio ha a che fare con una cultura che si è allontanata, Geremia ha solo una cosa da dire. C’è morte nella città.

C’è morte nella città. C’è morte nella città. E questo è vero oggi come lo fu ai tempi di Geremia.

Ma ora la domanda deve essere posta, che tipo di morte? Di cosa stiamo parlando? Quando diciamo che ora lei siede come una vedova, e ora la cultura sta morendo di fame, che tipo di morte sta vivendo? Ciò significa che la popolazione delle città occidentali sta diminuendo di numero? È questo che intendiamo? No. Stanno tutte crescendo. La morte che troviamo nella città occidentali è la morte dell’uomo.

E oggi lo sappiamo ancora più chiaramente di Schaeffer, perché ora viviamo in un’epoca postmoderna in cui ci viene detto che non esiste la verità, quando la personalità è scomparsa, quando tutto ciò che esiste è esteriore, quando ciò che è importante è semplicemente l’impressione esteriore che si può dare. E vedete questo, e non voglio offendere nessuno, non ho ancora guardato il retro della tua maglietta, ma sai che ora indossi l’etichetta all’esterno della maglietta per mostrare la marca. Quindi la gente non deve nemmeno guardare nel colletto per vedere se l’hai comprato in un posto alla moda.

Lo indossi solo all’esterno. Bene, ora c’è una ragione filosofica per questo. E questo perché l’unica cosa che conta è l’apparire in questa cultura.

Adoro la statua, dove siamo.  Adoro la statua qui in piazza, quella del vecchio con la sua tuta con pettorina, e il bambino e il cesto pieno di uova. L’avete mai vista? Fatta di rame o qualcosa del genere. Voglio dire, è  più realistica possibile, tanto che se ci urti vorresti dire, scusa, voglio dire, sembra la cosa vera.

È così realistica. Ed è così vuota. Questa è arte postmoderna.

Non c’è niente sotto la superficie. Non c’è significato, non c’è verità, c’è vuoto, l’uomo è morto, c’è morte nella città perché questa cultura l’ha rivoltata contro il Dio vivente. Un’ultima citazione di Francis Schaeffer.

Pensi che il nostro paese possa rimanere com’è stato dopo aver gettato via la base cristiana? Non essere sciocco. Geremia ti avrebbe guardato e avrebbe detto, non hai la giusta prospettiva. Dovresti piangere perché andrà così. Avendo voltato le spalle a colui che può adempiere, a colui che può dare conforto, avendo voltato le spalle al suo amore, alla sua rivelazione proposizionale nella sacra scrittura, ci sarà morte nella vostra città e nella vostra cultura. La storia, in effetti, disse, non è solo meccanica. Ai tempi di Geremia, Dio ha operato nella storia sulla base del suo carattere e continua a farlo.

Quelle persone che stavano andando in cattività babilonese, non solo per ragioni militari o economiche, ma perché Dio le aveva giudicate, il Dio santo le aveva giudicate perché si erano allontanate da lui, e farà lo stesso nella nostra generazione. Questa è la prospettiva che la parola di Dio ci dà. “Essere cristiani significa affermare certe dottrine”, ha detto, “ma significa anche avere una mentalità in sintonia con ciò che Dio ci ha mostrato nel suo libro sulle realtà della storia.”

E questa deve essere la nostra prospettiva, perché solo quando gli uomini si volgeranno a colui che può realmente adempiere e soddisfare, torneranno alla sua rivelazione nella Scrittura e riaffermeranno la possibilità di avere una relazione con lui, poiché egli ha fornito la via mediante il Signore Gesù Cristo, potranno avere il conforto sufficiente che ogni uomo desidera. Ha detto che non c’è altra via, e se non siamo totalmente convinti che non c’è altra via, non siamo pronti per una riforma e un risveglio in questa nazione. Non siamo pronti per la rivoluzione che plasmerà la chiesa evangelica.

Se penso che ci siano altre risposte definitive nei campi dell’arte, della storia, della psicologia, della sociologia, della filosofia o altro, oltre a Gesù Cristo, se penso che ci siano risposte dopo che l’uomo si è allontanato da Dio, se penso che siano più che risposte temporanee, piccole e patetiche, non sono pronto per la riforma, il risveglio e la rivoluzione costruttiva di cui la chiesa evangelica ha così disperatamente bisogno in questa cultura. Se pensate che ci sia una qualsiasi altra possibilità, se pensate che i democratici abbiano delle risposte, se pensate che i repubblicani abbiano delle risposte diverse da quelle contenute nella parola di Dio, non siete pronti per il risveglio e la riforma in questa cultura. Nient’altro funziona eccetto la parola di Dio.

Se lo è, allora, se la nostra prospettiva è la prospettiva della parola di Dio, allora non offriremo soluzioni a buon mercato e non saremo sorpresi che ci sia giudizio nella nostra cultura. Consiglio vivamente il libro Death in the City. Cosa dice il libro delle Lamentazioni come la causa principale della morte di una cultura? Dà la stessa risposta che ha dato il libro di Geremia che abbiamo esaminato la scorsa settimana, sebbene le persone stesse siano inescusabili per i loro peccati e meritino il severo giudizio di Dio, Geremia sottolinea più e più volte che la causa principale della morte di una cultura come quella di Gerusalemme è la predicazione di falsi profeti.

Guardate il capitolo 2, versetto 9. Dice, parlando di Gerusalemme:

Le sue porte sono affondate nella terra; egli ha distrutto e spezzato le sue sbarre; il suo re e i suoi capi si trovano fra le nazioni; non c’è piú legge, e i suoi profeti non ricevono alcuna visione dall’Eterno.

Questo era il modo in cui Dio metteva nelle menti dei profeti la sua parola che voleva che proferissero, molte volte era mediante visioni.

Ora non ricevono visioni da Dio, il che significa che il loro messaggio ora si basa sulla loro soggettività, sulle loro osservazioni e sulle loro ragioni, piuttosto che sulla bocca di Dio e sulla parola che esce da quella bocca. Guardate il versetto 14 del capitolo 2.

14 I tuoi profeti hanno avuto per te visioni false e insensate; non hanno messo a nudo la tua iniquità, per allontanare da te la cattività; essi hanno proferito per te profezie false e ingannevoli.

I tuoi profeti hanno visto per te visioni false e stolte, e non hanno esposto la tua iniquità per liberarti dalla prigionia. Ma hanno visto per te oracoli falsi e fuorvianti perché stanno ricevendo il loro messaggio da loro stessi, il sondaggio più recente, la più recente indagine, la più recente rivista, per così dire.

Non stanno facendo ciò che avrebbero dovuto fare, se non incoraggiarti nella tua via malvagia. Cosa avrebbero dovuto fare? A questo punto della tua vita, avrebbero dovuto esporre la tua iniquità. Avrebbero dovuto rivelarti perché la nazione sta andando a rotoli.

Non lo fecero. Piuttosto, scelsero di cullarti nel sonno e di darti un falso senso di sicurezza e di lusingarti e di dirti le cose che volevi sentire in modo che, non importa quanto oltre andasse la cultura, tu uscissi di chiesa sentendoti bene in modo che le persone non vadano in chiese dalle quali se ne vanno perché non vi si sentono bene, perché questo è il tipo di falsi profeti che vogliono. E questi profeti ai tempi di Geremia facevano sentire bene le persone.

Mentre i Babilonesi assediavano la città. I ​​falsi insegnanti dicono, beh, non durerà. Non preoccupatevi di questo.

Stanno solo bluffando. Guardate il capitolo 4, versetto 13.

13 Ma questo è avvenuto per i peccati dei suoi profeti e per le iniquità dei suoi sacerdoti, che hanno versato in mezzo ad essa il sangue dei giusti.

Vagavano ciechi per le strade. Erano contaminati dal sangue, così che nessuno poteva toccare i loro vestiti.

Ora, questo è un passaggio interessante. Dice che hanno versato sangue in mezzo a lei. Hanno versato in mezzo a lei il sangue dei giusti. Ora, questo non è metaforico. Geremia stesso subì prigionia e torture perché non era un falso profeta. Questi profeti dicevano: siamo tolleranti. Amiamo tutti perché Dio ama tutti e non parliamo molto della sua ira, della sua rabbia e del suo giudizio.

Parliamo molto di fede, di fiducia in Dio e di credere in Dio, ma non parliamo molto di obbedienza alla legge di Dio e di pentimento dei nostri peccati. E siamo tolleranti gli uni con gli altri in questa cultura. Ora, cosa succede, cari, quando una cultura morta in ribellione contro Dio inizia a parlare di tolleranza? Significa intolleranza.

Tollererà tutto tranne la verità. In questa società tollerante, era stato versato il sangue di profeti fedeli.

Sono andato, e molte persone nella nostra chiesa sono andate a un’occasione storica molto importante ieri a Montgomery, Alabama. Circa 12.000 persone. Dirò ai nostri critici che erano circa 50.000 persone. È vero.

C’erano circa 50.000 persone, vabbè circa 12.000, sotto il sole cocente per quattro ore, in piedi lì ad ascoltare un oratore dopo l’altro, Howard Phillips, Alan Keyes, il giudice Roy Moore, per dire a un sistema giudiziario federale anti-cristiano, apostata che noi non oltrepasseremo questa linea rossa. In quest’epoca tollerante, in cui tutte le religioni sono tollerate, il giudice Roy Moore è stato dichiarato colpevole, un uomo devoto, dichiarato colpevole da una corte federale per aver amato così tanto i Dieci Comandamenti da aver messo un monumento di 2,5 ton  nella rotonda dell’edificio giudiziario che presiede. Il suo crimine è che ama i Dieci Comandamenti.

Quindi, amati miei, quando questa epoca parla di tolleranza, sappiate che intende intolleranza. E il giudice Roy Moore è solo l’inizio. Quindi, e dal tasso di sostegno che gli viene dato, potrebbe essere che Dio voglia usarlo come punto di svolta di tutta la faccenda.

Ma comunque, la causa fondamentale erano questi falsi profeti. Ho molto da dire su questo, ma non lo dirò stamattina perché il tempo vola via dalla finestra. Voglio arrivare al vangelo di Geremia.

Ho detto poco fa che questo libro non è un libro pessimista. È un libro ottimista.

Geremia chiarisce che il peccato viene punito.

Egli chiarisce che Dio porta un giudizio drammatico e severo su una cultura che si allontana da lui. Ma poi, ancora più drammaticamente, dice loro che la loro unica speranza è in Dio Onnipotente.

Ad esempio, voglio che guardiate con me al terzo capitolo e ai versetti dal 19 al 38.

Dal 19 al 38. Prima di arrivare a questo punto, vorrei sottolineare, lasciatemi mostrarvi un punto che potreste aver perso, dove il vangelo è predicato in Geremia. Tornate al primo capitolo.

Il primo capitolo. E notate questa grande preghiera dove Gerusalemme personificava la lode. E dice nel versetto 20:

20 Vedi, o Eterno, che io sono in angoscia. Le mie viscere fremono, il mio cuore è sconvolto dentro di me, perché sono stata grandemente ribelle. Fuori mi priva di figli la spada, in casa è come morte.

21 Mi odono sospirare, nessuno mi consola. Tutti i miei nemici hanno saputo della mia sciagura e sono contenti che tu hai fatto questo. Tu farai venire il giorno che hai annunciato, e allora saranno come me

22 Venga davanti a te tutta la loro malvagità, e trattali come hai trattato me a motivo di tutte le mie trasgressioni. Poiché molti sono i miei sospiri e il mio cuore languisce.

Ora, se conoscete la religione dell’Antico Testamento, vi accorgerete che questa è una preghiera molto piena di speranza. Geremia sta gridando a Dio: “Dio, guarda e basta. Tutto quello che voglio che tu faccia è guardare questa città. In questa città santa che hai rivendicato per te stesso. Questo popolo che hai separato come tuoi figli da tutte le nazioni del mondo. Guardali e basta”.

E Geremia prega in modo tale da essere sicuro che quando Dio guarda questa città, agirà con compassione. E dice: Signore, tutto ciò che voglio che tu faccia è vedere cosa ci stanno facendo i nostri nemici, e poi sii semplicemente fedele a ciò che hai promesso di fare ai nostri nemici. E trattali come stanno trattando me, dice Gerusalemme personificata.

Ora, non è Gerusalemme che dice, vendicati di loro, Dio. Non è Geremia che dice, prenditi la tua vendetta su di loro. Sta dicendo, Signore, i nostri nemici ci stanno divorando. Ci stanno distruggendo. E ora preghiamo che tu faccia a loro quello che stanno facendo a noi. Cosa stanno pregando? Bene, se Dio divora i loro nemici, cosa che meritano, meritano di essere divorati da Dio, allora non ci saranno ulteriori minacce e assedi da parte di Gerusalemme, e saranno salvati.

E dicono: Signore, guardaci. Siamo i tuoi figli. Guardaci con compassione.

Sappiamo che lo farai. E distruggerai i nostri nemici così che saremo salvati dal tuo giudizio nella nostra vita. Vedete, è una preghiera di speranza, una preghiera per la salvezza in Dio.

Stanno guardando a lui, non a se stessi. Guardate il secondo capitolo delle Lamentazioni. Vedete un tipo di preghiera simile nel versetto 20.

20 «Guarda, o Eterno, e considera. Chi hai trattato in questo modo? Dovevano le donne mangiare il frutto del loro grembo i bambini che accarezzavano? Dovevano il sacerdote e il profeta essere massacrati nel santuario del Signore?

21 Fanciulli e vecchi giacciono a terra per le strade; le mie vergini e i miei giovani sono caduti di spada; tu li hai uccisi nel giorno della tua ira, li hai massacrati senza pietà,

22 Tu hai convocato come ad un giorno di festa i terrori che mi circondano da ogni lato. Nel giorno dell’ira dell’Eterno non c’è stato né fuggiasco né superstite. Quelli che avevo allattato e allevato li ha sterminati il mio nemico».

Sta dicendo: “Signore, guarda ancora una volta il tuo popolo.”

A proposito, questa è una preghiera comune nell’Antico Testamento.

Bastava che li guardasse. Era sicuro che se Dio avesse solo guardato la loro condizione, avrebbe avuto compassione. E, come previsto, più tardi, è proprio quello che Dio disse che avrebbe fatto.

Quindi qui vedete persone che gridano a Dio, fiduciose che lui è sicuramente la loro unica fonte di salvezza. Ma la più grande presentazione del vangelo in Geremia è in quel terzo capitolo. E voglio che guardiate con me a Lamentazioni 3, e leggiamo i versetti dal 19 al 26 e poi alcuni altri, dal 19 al 26 almeno.

Questa è Gerusalemme che parla,

19 Ricordati della mia afflizione e del mio vagare, dell’assenzio e dell’amarezza.

20 L’anima mia se ne ricorda del continuo ed è abbattuta dentro di me.

21 Questo voglio richiamare alla mente e perciò voglio sperare.

22 E’ una grazia dell’Eterno che non siamo stati interamente distrutti, perché le sue compassioni non sono esaurite.

23 Si rinnovano ogni mattina; grande è la tua fedeltà.

24 «L’Eterno è la mia parte», dice l’anima mia, «perciò spererò in lui».

25 L’Eterno è buono con quelli che sperano in lui, con l’anima che lo cerca.

26 Buona cosa è aspettare in silenzio la salvezza dell’Eterno.

Versetto 31,

31 Poiché il Signore non rigetta per sempre;

32 ma, se affligge, avrà compassione, secondo la moltitudine delle sue misericordie

Versetto 37,

37 Chi mai dice qualcosa che poi si avvera, se il Signore non l’ha comandato?

38 Il male e il bene non procedono forse dalla bocca dell’Altissimo?

Guardate tutte queste parole. Egli dice che le amorevoli benignità del Signore verso di noi non cesseranno mai. La sua compassione per noi non verrà mai meno. La sua amorevole benevolenza e compassione sono nuove e fresche ogni mattina. Grande è la tua fedeltà.

Canteremo quell’inno tra un po’. Lui dice che il Signore è la mia parte, anche se non lo merito. Lui è mio marito. Io sono la sua sposa. Il Signore è buono e misericordioso e generoso con tutti coloro che lo aspettano, con la persona che cerca e attende silenziosamente la sua salvezza. Il Signore ci sta giudicando, ma non ci rigetterà per sempre.

Avrà compassione secondo la sua amorevole benignità. Vedete, queste sono le parole di speranza. Questa è l’unica fonte di speranza per una cultura morta che non merita alcuna liberazione. È solo il Dio della grazia che porta la liberazione  nel Signore Gesù Cristo agli uomini che non la meritano. Ma ora, amati, comprendete che Dio non concede misericordia a individui e culture perduti e spiritualmente morti – automaticamente. Questo è ciò che questa cultura vorrebbe credere.

Questo è ciò che la cultura di Gerusalemme voleva credere. Dio ci concederà misericordia in virtù del fatto che siamo esseri umani. Voglio dire, siamo grandi dopo tutto.

E così Dio concederà misericordia a tutti gli esseri umani. È solo una cosa automatica. Questo non è il messaggio del libro delle Lamentazioni.

Dice che la sua amorevole benevolenza non è mai cessata. Dice che la sua compassione non è mai venuta meno. Dice che il Signore è la porzione e l’eredità, così che egli è la fonte della nostra speranza.

Ma poi, al versetto 25, dice:

25 L’Eterno è buono con quelli che sperano in lui, con l’anima che lo cerca.

Al versetto 26,

26 Buona cosa è aspettare in silenzio la salvezza dell’Eterno.

Quindi questo vangelo della speranza, questo vangelo della misericordia, ci pone delle richieste.

Non è qualcosa che accade automaticamente e che puoi aspettarti perché lo meriti. Non lo meritiamo. Se Dio ci concederà misericordia e riporterà la vita alla nostra morte e l’obbedienza, la fedeltà e l’amore alla nostra ribellione al posto della nostra apostasia, se ciò accadrà, deve iniziare con le persone che ripongono la loro fede in Dio Onnipotente.

Ecco cosa significano tutte queste parole. Aspettare Dio, cercarlo, aspettarlo in silenzio, significa semplicemente guardare a Lui solo- nella fede, per portarci ciò che non meritiamo e ciò di cui abbiamo così disperatamente bisogno ma che non possiamo portare a noi stessi. E questa è la salvezza totale per ogni aspetto della nostra vita come cultura e come individui.

Non possiamo salvare noi stessi. Possiamo mettere piccoli cerotti su epidemie di cancro, ma è tutto ciò che possiamo fare. Quindi quando aspettiamo il Signore, aspettiamo solo con fede che ci salvi.

Quando lo cerchiamo, lo stiamo cercando come nostro Salvatore perché sappiamo che non c’è nessun altro Salvatore. E quando aspettiamo silenziosamente nella fede la salvezza che viene da lui, stiamo dicendo che non c’è altra fonte di salvezza se non il Dio vivente. E quindi confidiamo che lui ci salvi per grazia.

Ecco dove inizia. Inizia rinnovando la nostra fede nel Dio della grazia come nostra unica speranza. Meritiamo di essere condannati da lui per sempre.

Se siamo condannati, è perché lo meritiamo. Ma se gridiamo a lui e riponiamo la nostra fiducia in lui come nazione e come individui e come famiglie, questo Dio misericordioso di compassione e amorevole benignità ci salverà nonostante tutto ciò che meritiamo, nonostante tutto ciò che meritiamo.

Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio, non per opere, perché nessuno si glori.

Ma se la fede è reale, se stai riponendo la tua fede in Dio e la sua misericordia è l’unica fonte per liberarti e perdonarti, allora quella fede si manifesterà nel pentimento. Guarda il versetto 39 nel nostro testo del capitolo 3.

39 Perché mai si lamenta un uomo vivente, un uomo per la punizione dei suoi peccati?

40 Esaminiamo le nostre vie, scrutiamole e ritorniamo all’Eterno.

Leviamo il nostro cuore e le nostre mani verso Dio in cielo. Abbiamo trasgredito e ci siamo ribellati. Versetto 55,

55 Ho invocato il tuo nome, o Eterno, dal fondo della fossa.

56 Tu hai udito la mia voce; non nascondere il tuo orecchio al mio sospiro, al mio grido di aiuto.

Ecco una chiamata al pentimento.

Dice che se hai intenzione di confidare nella misericordia di Dio per salvarti, quella fede si mostrerà in un genuino pentimento. Versetto 40, ci sarà un auto-esame. Esaminerai le tue vie e il tuo cuore per vedere dove ti sei allontanato da Dio.

E quando hai identificato quelle vie ti pentirai di esse e tornerai al Signore. E nel versetto 41, che era il motto di Calvino,

41 Eleviamo i nostri cuori e le nostre mani a Dio nei cieli.

Questa è la resa totale e la consacrazione totale di tutto ciò che siamo al Dio vivente. Queste sono tutte le manifestazioni della vera fede. E questa era l’unica speranza di Gerusalemme. E questa è la nostra unica speranza.

Si vede di nuovo il vangelo in Lamentazioni 4, versetti 21 e 22.

21 Rallegrati e gioisci, o figlia di Edom, che dimori nel paese di Uts. Anche a te giungerà il calice; ti ubriacherai e scoprirai la tua nudità.

22 La punizione della tua iniquità si è compiuta, o figlia di Sion. Egli non ti manderà piú in cattività, ma punirà la tua iniquità, o figlia di Edom, metterà allo scoperto i tuoi peccati.

Vedi, sta dicendo: risponderò alla tua preghiera. Questo giudizio non durerà per sempre.

Ci saranno restaurazione, perdono e guarigione. E distruggerò i tuoi nemici. Questo Dio di grazia risponde alle loro preghiere.

E poi il capitolo 5, la conclusione di questo grande libro. Nei primi versetti, vedete Geremia esprimere il suo profondo dolore per l’apostasia e il giudizio di Gerusalemme. Ma negli ultimi quattro versetti che abbiamo letto poc’anzi vedete l’intero tenore del libro cambiare da un lamento doloroso a un’esplosione di lode.

Tutto il tenore cambia ora con questi ultimi quattro versi.

19 Ma tu, o Eterno, rimani per sempre, e il tuo trono di generazione in generazione.

20 Perché ci dimenticheresti per sempre e ci abbandoneresti per un lungo tempo?

21 Facci ritornare a te, o Eterno, e noi ritorneremo; ristabilisci i nostri giorni come In passato.

22 Ci hai forse interamente rigettati o sei tu grandemente adirato contro di noi?

Questa è una preghiera di intercessione a cui Dio ha risposto nel Signore Gesù Cristo: Un re più grande. Rinnovare una città più grande. Ricostruire un tempio più glorioso.

Questa è la chiesa del Signore Gesù Cristo, nella quale egli li libera da tutti i loro legami e li perdona di tutti i loro peccati e li ristabilisce al massimo nel loro servizio con lui. E poi quell’ultima frase, a meno che tu non ci abbia completamente rigettati, è un’affermazione che significa che questo è incredibile. Questo non può essere. Questo è impossibile. A meno che tu non ci abbia rigettati per sempre, Signore, questo grande Dio di compassione non rigetterà per sempre il suo popolo. Questa è la protesta della fede.

Non sta ponendo una domanda. Sta esprimendo la sua fede qui. Signore, ci rivolgiamo a te per ottenere misericordia. Il tuo popolo eletto al quale hai concesso misericordia nel Signore Gesù Cristo, a meno che tu non ci abbia rigettati per sempre, cosa questa che lui non ha fatto, non per noi, ma per la sua grazia.

Quindi cosa dobbiamo imparare dal libro delle Lamentazioni per la nostra vita nel 21° secolo? Innanzitutto, queste sono semplici verità, ma qui rappresentate in modo potente. Prego che se non le avete mai sentite prima, o anche se le avete sentite, lasciate che vi penetrino in profondità. La prima cosa che impariamo dal libro delle Lamentazioni è il semplice fatto che l’ira di Dio è riversata su coloro che lo rifiutano nell’incredulità e nella disobbedienza. L’ira di Dio è riversata su coloro che lo rifiutano nell’incredulità e nella disobbedienza.

Lamentazioni, come avete visto, è piena di dolore e sofferenza proprio perché la desolazione di Gerusalemme era colpa sua. Non doveva accadere, per così dire. Ma il popolo pensava di poterla fare franca con la sua infedeltà a Dio, e quindi il tempio, la città santa, la terra promessa, il popolo dell’alleanza furono tutti distrutti.

Questa è una profonda tristezza che va oltre le parole. Le Lamentazioni parlano molto dell’ira di Dio. L’ira di Dio è la sua ira feroce.

La sua ira feroce è il potere più devastante dell’universo. Basta guardare Gerusalemme. Infinitamente più grande del potere distruttivo del peccato e di Satana.

La Bibbia ci insegna a credere che Dio è un Dio geloso che esige la piena adorazione del nostro cuore e la completa obbedienza di tutta la nostra vita a lui. Dio è un Dio geloso per il quale qualsiasi incredulità o disobbedienza o infedeltà da parte vostra e mia è un atto di intollerabile ingratitudine, disonore e ribellione che merita la punizione più severa. L’infedeltà nel popolo di Dio insulta la santità di Dio, viola la sua sovranità, disprezza il suo amore e quindi infiamma la sua ira.

Come dice il Nuovo Testamento in Romani 1:18,

Perché l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia.

Quindi qual è la prima lezione? Imparatela bene. L’ira di Dio si riversa su tutti coloro che lo rifiutano.

La seconda cosa che impariamo dal libro delle Lamentazioni è la risposta a questa domanda: “Chi può salvarci dall’ira di Dio?”

Nessuno.

Questa è la risposta del libro delle Lamentazioni.

Chi può salvarti dall’ira feroce di Dio che meritiamo a causa dei nostri peccati?

Nessuno.

Nessuno.

Non c’è modo, infatti, che tu e io possiamo anche solo difenderci dalla furia di Dio. Solo Dio può salvarci dalla sua ira. Solo Dio può salvarci dalla sua ira perché colui che è un Dio d’ira è anche un Dio di misericordia e grazia. Ricordate il nostro brano nel capitolo 3, versetto 21 e 26,

perché le sue compassioni non sono esaurite.

Si rinnovano ogni mattina; grande è la tua fedeltà.

«L’Eterno è la mia parte», dice l’anima mia, «perciò spererò in lui».

L’Eterno è buono con quelli che sperano in lui, con l’anima che lo cerca.

Buona cosa è aspettare in silenzio la salvezza dell’Eterno.

Solo Dio può salvarti dalla sua ira. Ma come può Dio essere un Dio d’ira e un Dio di speranza allo stesso tempo? Come può Geremia tenere insieme l’ira di Dio e la misericordia di Dio? Non sembrano contraddittorie l’una con l’altra? Voglio dire, se Dio è un Dio misericordioso che ci salva nella nostra miseria, come può essere un Dio feroce che ci distrugge a causa del peccato che causa quella miseria? E se Dio è un Dio adirato che ci distrugge a causa del peccato che causa la miseria, come può essere un Dio misericordioso che ci salva dalla miseria che ci causa il nostro peccato? Bene, la risposta a questa domanda, amati, non si trova nella ragione.

Si trova nella rivelazione di Dio Onnipotente. Sappiamo che ira e amore vanno insieme perché sono perfezioni nell’unico vero e vivente Dio. La Bibbia ci insegna che Dio è un Dio d’ira ed è un Dio di misericordia.

E lo vedi riflesso nei padri umani. Un padre conosce l’ira per la disobbedienza di un figlio, e conosce l’amore per quel figlio. L’ira sculaccia il figlio per la disobbedienza. L’amore lo abbraccia e gli assicura che la sicurezza della disciplina è per il suo bene, e che la disciplina è in realtà un’espressione dell’amore del padre per lui.

Così è con Dio. È il carattere di Dio che dà speranza a Geremia.

È a causa di chi Dio è e di come Dio si è rivelato che Geremia è fiducioso per il futuro. Notate come ragiona. Noi non ragioniamo in questo modo perché siamo i più razionalisti dei cristiani.

Ascolta cosa dice. Dice, se l’ira di Dio è reale. Ora, fratello, sapeva che l’ira di Dio era reale perché vide i Babilonesi spazzare via la città di Gerusalemme.

Ed ecco come ragiona. Se l’ira di Dio è reale, allora lodate Dio, il suo amore è reale. Guardate il capitolo tre, versetti 31 e 32.

Voglio dire, è così che ragiona. Se l’ira di Dio è reale e noi sappiamo che lo è, allora sappiamo che la misericordia di Dio e l’amore di Dio sono reali per il suo popolo. Geremia 3: 31-32.

31 Poiché il Signore non rigetta per sempre;

32 ma (o perché), se affligge, avrà compassione, secondo la moltitudine delle sue misericordie,

Se l’ira di Dio è reale, dice, l’amore di Dio per il suo popolo è reale. Egli ci salverà. E poiché l’amore di Dio per noi è reale, c’è speranza in lui e in nessun altro. Potremmo dire oggi che sappiamo che Dio ci ama perché ci ha detto che ci ama nella sua parola. Sappiamo che Dio ci ama perché ci ha mostrato che ci ama volta dopo volta lungo tutta la nostra vita.

E voglio che pensiate a questa frase. Sappiamo che Dio non smetterà mai di amarci perché non ha mai iniziato ad amarci. Capito? Sappiamo che Dio non smetterà mai di amarci perché non ha mai iniziato ad amarci.

Ci ha sempre amati. Da tutta l’eternità, ci ha amati. E avendoci amati da tutta l’eternità, niente in tutta l’eternità ci separerà dall’amore di Dio nel Signore Gesù Cristo.

La terza cosa che impariamo dal libro delle Lamentazioni è che, sebbene il libro delle Lamentazioni ci riveli che solo Dio può salvarci da Dio e solo la misericordia di Dio può salvarci dall’ira di Dio, il libro delle Lamentazioni non ci dice come ciò avviene. Non ci dice come la misericordia di Dio ci salverà dall’ira di Dio.

Dobbiamo andare al Nuovo Testamento per scoprire come la misericordia di Dio ci salva dall’ira di Dio.

Solo due volte in tutta la storia, Dio mostra tutta la forza della sua ira contro il peccato umano. Solo due volte in tutta la storia. E non fu su Gerusalemme ai tempi di Geremia.

Per quanto grave e tragica fosse la manifestazione dell’ira di Dio su Gerusalemme ai tempi di Geremia, non era in quell’istanza che  Dio dava pieno sfogo alla sua ira. Si stava trattenendo. Ci sono solo due volte nella storia in cui Dio mostra pienamente e completamente in tutta la sua potenza la sua ira feroce contro il peccato umano.

La prima volta che la piena forza dell’ira di Dio nella storia sul peccato umano fu mostrata fu … sulla croce del Calvario. Sulla croce del Calvario, Dio salvò il suo popolo da se stesso per se stesso e da se stesso. L’ira di Dio e la misericordia di Dio si unirono perfettamente nella morte del Signore Gesù Cristo.

In quel momento, sulla croce, Dio riversò su Gesù tutta la forza della sua ira per i nostri peccati come nostro sostituto, prendendola su di sé al nostro posto e per conto nostro affinché non dovessimo sentire la sua forza e la sua furia. Vi ricordate il pomeriggio in cui Gesù morì? La Bibbia dice che dappertutto divenne buio pesto. Quello fu un segno che Dio stava manifestando la sua ira.

Quando Dio mostra la sua ira, le cose si oscurano. Guardate  Lamentazioni 3: 1 e 2. Gerusalemme dice:

1Io sono l’uomo che ha visto l’afflizione sotto la verga del suo furore.

Egli mi ha guidato e mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce.

E le tenebre che giunsero il pomeriggio in cui morì Gesù furono la testimonianza di Dio, questa oscurità causata dalla mia ira è ora finita per il popolo di Dio e per i figli della luce perché la mia ira è riversata su Cristo al loro posto. La mia giustizia è soddisfatta e ho pietà di coloro per i quali Cristo è morto. Hai mai preso una lente d’ingrandimento quando eri un ragazzino e hai mai bruciato le cose con essa? Amo farlo.

Qualsiasi cosa, dalle formiche alla carta. Sai, in una giornata calda, prendi la tua lente di ingrandimento e concentri quei raggi solari su un punto di calore bianco e quel calore intenso brucia quell’oggetto in quel punto. Quindi, tutta l’ira tremenda di Dio fu concentrata su Gesù Cristo sulla croce del Calvario in tutta la sua intensità e in tutto il suo potere ardente. E Cristo ha portato tutto nel suo petto fino alla morte e all’inferno al posto nostro.

Perché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito figlio affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

Perché Dio ha dimostrato il suo amore per noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

Quindi, è stato sulla croce del Calvario che Dio ha mostrato per la prima volta tutta la forza della sua ira feroce su Cristo al posto nostro affinché potessimo essere salvati da quell’ira che meritiamo di sperimentare perché siamo destinatari della sua misericordia e siamo stati indotti a riporre la nostra fiducia in lui solo.

La seconda volta che Dio mostra la sua piena forza e furia della sua ira nella storia non si è ancora verificata. Avverrà alla seconda venuta di Cristo alla fine della storia. E in quel giorno, non ci sarà speranza e nessuna pietà per le persone incredule, impenitenti e disobbedienti.

Quel giorno, non ci sarà alcun sostituto sacrificale per coloro che sono condannati. Quel giorno, gli esseri umani increduli inizieranno a ricevere la forza concentrata, intensificata e piena dell’ira di Dio per sempre all’inferno. E il fumo del loro tormento salirà per sempre e in eterno. E non avranno riposo né giorno né notte.

Quindi, il libro delle Lamentazioni presenta a tutti un vero avvertimento. Ascoltatelo bene!

Tutti noi meritiamo l’ira di Dio a causa dei nostri peccati. Tutti noi riceveremo l’ira di Dio a meno che non corriamo a Gesù Cristo per rifugiarci dall’ira di Dio e non ci appoggiamo a lui solo per la salvezza perché

egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti.

Noi tutti come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via, e l’Eterno ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.

10 Ma piacque all’Eterno di percuoterlo, di farlo soffrire. Offrendo la sua vita in sacrificio per la colpa, egli vedrà una progenie, prolungherà i suoi giorni, e la volontà dell’Eterno prospererà nelle sue mani.
11 Egli vedrà il frutto del travaglio della sua anima e ne sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il giusto, il mio servo renderà giusti molti, perché si caricherà delle loro iniquità.

Se non fosse per Gesù, subiremmo tutti la feroce ira di Dio. Prestate molta attenzione anche a questo fatto e lasciatelo sedimentare. Ascoltate, furono coloro che si definivano il popolo dell’alleanza di Dio. Furono coloro che erano membri della chiesa di Dio. Furono coloro che erano convinti che Dio li amava e aveva un piano meraviglioso per la loro vita che sperimentarono l’ira tremenda e il giudizio devastante di Dio descritti nel libro delle Lamentazioni. Questi non erano egiziani, non erano babilonesi, non erano assiri.

Queste erano le persone del patto di Dio. Membri della stessa chiesa di cui siamo membri oggi, convinti che, poiché Dio li amava, erano al sicuro. Queste erano le persone che Geremia descrive nel libro delle Lamentazioni.

Perciò, chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere.

E poi c’è un ultimo punto che i non credenti vedono come così ironico per noi da credere, che potremmo leggere il libro delle Lamentazioni oggi come credenti in Gesù e sperimentare una speranza rinnovata, persino in questa cultura apostata che ci odia e cerca di zittirci. A causa dell’amore di Dio per noi in Cristo, che è totalmente immeritato da noi, non saremo consumati dal suo giudizio.

Poiché come dice Dio nel libro della Genesi, come dice riguardo a Dio, lungi da Dio uccidere il giusto con l’empio, così che i giusti e gli empi siano trattati allo stesso modo. Lungi da Dio, il giudice di tutta la terra non farà forse giustizia? Ora, ciò che sembra ironico a questo mondo è il fatto che quando noi credenti leggiamo il libro delle Lamentazioni, ci fa gioire. Piangiamo, ci addoloriamo per quella cultura di Gerusalemme, ci addoloriamo per questa cultura in cui viviamo, ma a un livello più profondo, leggiamo il libro delle Lamentazioni e ci porta gioia nei cuori perché sappiamo che coloro che confidano in Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore non sperimenteranno mai in tutta la storia l’ira divina e il giudizio eterno descritti nel libro delle Lamentazioni perché Cristo stesso portò i nostri peccati nel suo corpo sulla croce, affinché potessimo morire al peccato e vivere per la giustizia.

Poiché dalle sue ferite siete stati guariti, perché eravate continuamente smarriti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime. Non potevo dirlo due settimane fa, ma lo dirò ora. Lode a Dio per il libro delle Lamentazioni.

Imparate anche il suo messaggio.

Preghiamo:

Ti glorifichiamo, o Signore, per la tua ira e la tua giustizia e la tua rettitudine e la tua santità. Ti glorifichiamo per la tua misericordia e la tua compassione e la tua amorevole gentilezza e la tua bontà, la tua pazienza e la tua grazia.

Ti ringraziamo per averci dato la fede per credere in te e confidare in te e non nell’uomo. Ti ringraziamo per averci dato il pentimento affinché i giusti non muoiano con gli empi, ma, o Signore, il nostro pentimento e la nostra fede non sono ciò che dovrebbero essere. E così ora veniamo in questo tempo di predicazione della parola di Dio e dei sacramenti con la preghiera che tu possa migliorare sia il nostro credere che il nostro pentimento e la nostra obbedienza, che persino in questa cultura dove è difficile, dove siamo sedotti da ogni parte, dove i membri della chiesa intorno a noi cadono nelle grinfie del maligno. Signore, donaci quella fede, quel pentimento, quell’obbedienza, che tu possa benedire con la tua protezione affinché, anche se mille cadranno accanto a noi e diecimila alla nostra destra, quel male che permea questa cultura non toccherà noi e i nostri figli. Preghiamo per amore di Gesù, amen.


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