I buoni predicatori e quelli falsi
La nostra lezione di Scrittura di questa mattina è composta da due capitoli del libro di Geremia, Geremia capitolo 1 e una parte di Geremia capitolo 23. Geremia capitolo 1 e Geremia capitolo 23. E prima di leggere, preghiamo e chiediamo la benedizione di Dio sulla lettura e la predicazione della sua parola.
Ti ringraziamo, Dio benedetto, per non averci lasciati nell’oscurità, ma per averci parlato nella tua parola in modo infallibile e per aver illuminato le nostre menti affinché credessimo a quella parola e la comprendessimo correttamente. Preghiamo che mentre la leggiamo e mentre la predichiamo, il tuo Spirito Santo sia all’opera in tutti noi, portando ogni nostro pensiero in cattività a Gesù Cristo nel cui nome preghiamo, amen.
Prima di tutto, Geremia 1.
1 Parole di Geremia, figlio di Hilkiah, uno dei sacerdoti che erano ad Anathoth, nel paese di Beniamino.
2 La parola dell’Eterno gli fu rivolta al tempo di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, nell’anno tredicesimo del suo regno;
3 gli fu pure rivolta al tempo di Jehoiakim, figlio di Giosia, re di Giuda, fino alla fine dell’undicesimo anno di Sedekia, figlio di Giosia, re di Giuda, cioè fino alla cattività di Gerusalemme, avvenuta nel quinto mese
4 La parola dell’Eterno mi fu rivolta, dicendo:
5 «Prima che io ti formassi nel grembo di tua madre, ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, ti ho consacrato e ti ho stabilito profeta delle nazioni».
6 Io risposi: «Ahimè, Signore. Eterno, io non so parlare, perché sono un ragazzo».
7 Ma l’Eterno mi disse: «Non dire: “Sono un ragazzo” perché tu andrai da tutti coloro ai quali ti manderò e dirai tutto ciò che ti comanderò.
8 Non temere davanti a loro, perché io sono con te per liberarti, dice l’Eterno».
9 Poi l’Eterno stese la sua mano e toccò la mia bocca; quindi l’Eterno mi disse: «Ecco, io ho messo le mie parole nella tua bocca.
10 Ecco, oggi ti costituisco sopra le nazioni e sopra i regni, per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere, per edificare e per piantare».
11 Poi la parola dell’Eterno mi fu rivolta, dicendo: «Geremia, che cosa vedi?». Io risposi: «Vedo un ramo di mandorlo».
12 L’Eterno mi disse: «Hai visto bene, perché io vigilo sulla mia parola per mandarla ad effetto».
13 La parola dell’Eterno mi fu rivolta per la seconda volta, dicendo: «Che cosa vedi?». Io risposi: «Vedo una pentola che bolle e ha la bocca volta nella direzione opposta al nord».
14 L’Eterno mi disse: «Dal nord la calamità si rovescerà su tutti gli abitanti del paese.
15 Poiché, ecco, io sto per chiamare tutti i popoli dei regni del nord, dice l’Eterno. Essi verranno e porranno ognuno il suo trono all’ingresso delle porte di Gerusalemme contro tutte le sue mura, tutt’intorno, e contro tutte le città di Giuda.
16 Allora pronuncerò i miei giudizi contro di loro, a motivo di tutta la loro malvagità, perché mi hanno abbandonato e hanno bruciato incenso ad altri dèi e si sono prostrati davanti all’opera delle loro mani.
17 Perciò cingiti i lombi, lèvati e di’ loro tutto ciò che ti comanderò. Non sgomentarti davanti a loro affinché non ti renda sgomento davanti a loro.
18 Ecco, oggi io faccio di te una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda, contro i suoi principi, contro i suoi sacerdoti e contro il popolo del paese.
19 Essi combatteranno contro di te ma non ti vinceranno, perché io sono con te per liberarti, dice l’Eterno».
Poi nel ventreesimo capitolo di Geremia, iniziando dal nono versetto e leggendo fino alla fine di quel capitolo:
9 Il mio cuore è rotto dentro di me a motivo dei profeti, tutte le mie ossa tremano. Sono come un ubriaco, come un uomo sopraffatto dal vino, a causa dell’Eterno e a causa delle sue parole sante.
10 Poiché il paese è pieno di adulteri, a causa della maledizione il paese è in lutto, i pascoli del deserto sono inariditi. La loro corsa è perversa e la loro forza non è retta.
11 «Tanto il sacerdote che il profeta sono corrotti; sí, ho trovato la loro malvagità nella mia stessa casa». dice l’Eterno.
12 «Perciò la loro strada sarà per loro come sentieri sdrucciolevoli; essi saranno sospinti nelle tenebre e in esse cadranno, perché farò venire su di loro la calamità nell’anno della loro punizione», dice l’Eterno.
13 «Tra i profeti di Samaria, ho visto stupidità: profetizzavano in nome di Baal, e traviavano il mio popolo Israele.
14 Anche tra i profeti di Gerusalemme ho visto cose nefande: commettono adulteri, camminano con falsità, rafforzano le mani dei malfattori, e cosí nessuno si converte dalla sua malvagità. Per me sono tutti come Sodoma e i suoi abitanti come Gomorra».
15 Perciò cosí dice l’Eterno degli eserciti riguardo ai profeti: «Ecco io li nutrirò di assenzio e farò loro bere acqua avvelenata, perché dai profeti di Gerusalemme l’empietà si è sparsa per tutto il paese».
16 Cosí dice l’Eterno degli eserciti: «Non ascoltate le parole dei profeti che vi profetizzano. Essi vi fanno diventare spregevoli; vi espongono le visioni del loro cuore e non ciò che procede dalla bocca dell’Eterno.
17 Dicono del continuo a quelli che mi disprezzano: “L’Eterno ha detto: Avrete pace” e a tutti quelli che camminano nella caparbietà del proprio cuore: “Nessun male verrà su di voi”
18 Ma chi ha assistito al consiglio dell’Eterno? Chi ha visto, chi ha udito la sua parola? Chi ha prestato attenzione alla sua parola e l’ha udita?
19 Ecco, la tempesta dell’Eterno si scatena furiosamente, una tempesta spaventevole si abbatterà sul capo degli empi.
20 L’ira dell’Eterno non si acqueterà finché non abbia eseguito e compiuto i disegni del suo cuore; negli ultimi giorni lo capirete perfettamente.
21 Io non ho mandato quei profeti; ma essi sono corsi; non ho parlato loro ma essi hanno profetizzato.
22 Ma se avessero assistito al mio consiglio, allora avrebbero fatto udire le mie parole al mio popolo, e cosí li avrebbero fatti allontanare dalla loro cattiva via e dalla malvagità delle loro azioni.
23 Sono io soltanto un DIO da vicino», dice l’Eterno «e non anche un DIO da lontano?
24 Potrebbe uno nascondersi nei nascondigli senza che io lo veda?», dice l’Eterno. «Non riempio io il cielo e la terra?», dice l’Eterno.
25 «Ho udito ciò che dicono i profeti che profetizzano menzogne nel mio nome, dicendo: “Ho avuto un sogno, ho avuto un sogno!”.
26 Fino a quando durerà questo nel cuore di questi profeti che profetizzano menzogne e profetizzano l’inganno del loro cuore?
27 Essi pensano di far dimenticare il mio nome al mio popolo con i loro sogni che si raccontano l’un l’altro, come i loro padri dimenticarono il mio nome per Baal,
28 Il profeta che ha avuto un sogno racconti il sogno, ma chi ha la mia parola riferisca la mia parola fedelmente. Che ha da fare la paglia col frumento?», dice l’Eterno.
29 «La mia parola non è come il fuoco?», dice l’Eterno, «e come un martello che spezza il sasso?
30 Perciò ecco», dice l’Eterno, «io sono contro i profeti che rubano gli uni agli altri le mie parole.
31 Ecco». dice l’Eterno, «io sono contro i profeti che usano la loro lingua e dicono: Egli dice
32 Ecco, io sono contro quelli che profetizzano sogni falsi», dice l’Eterno, «e li raccontano e traviano il mio popolo con le loro menzogne e con le loro millanterie, benché io non li abbia mandati né abbia dato loro alcun ordine; perciò non saranno di alcuna utilità a questo popolo», dice l’Eterno.
33 «Se pertanto questo popolo o un profeta o un sacerdote ti domanderà, dicendo: “Qual’è l’oracolo dell’Eterno?” tu risponderai loro: Quale oracolo? Io vi rigetterò», dice l’Eterno.
34 «Quanto poi al profeta, al sacerdote o al popolo che dirà: “Oracolo dell’Eterno io punirò quel tale e la sua casa.
35 Cosí direte, ognuno al proprio vicino e ognuno al proprio fratello: Che cosa ha risposto l’Eterno? e Che cosa ha detto l’Eterno?
36 Ma l’oracolo dell’Eterno non lo menzionerete piú, perché la parola di ciascuno sarà il suo oracolo, perché avete distorto le parole del DIO vivente l’Eterno degli eserciti, il nostro DIO.
37 Cosí dirai al profeta: “Che cosa ti ha risposto l’Eterno?” e “Che cosa ha detto l’Eterno?”
38 Ma se dite ancora: “Oracolo dell’Eterno” allora cosí dice l’Eterno: Poiché dite questa parola: “Oracolo dell’Eterno” anche se io vi avevo mandato a dire: Non dite piú: “Oracolo dell’Eterno”
39 ecco, io mi dimenticherò interamente di voi e vi getterò lontano dalla mia faccia, voi e la città che avevo dato a voi e ai vostri padri,
40 e vi coprirò di un obbrobrio eterno e di una eterna vergogna, che non saranno mai dimenticati».
È davvero la provvidenza di Dio che dovremmo predicare sul libro di Geremia oggi alla luce di ciò che è accaduto negli ultimi giorni. Questo è un momento perfetto per predicare su Geremia, e tuttavia non lo avevamo pianificato perché stiamo predicando su un sermone su un libro della Bibbia ormai da diverse settimane. E questo è il giorno in cui è caduto.
Perché è il momento perfetto per predicare sul libro di Geremia? Perché il signor Gene Robinson, che è un pervertito sessuale, è stato eletto dalla Camera dei vescovi come vescovo nella Chiesa episcopale. E perché dopo averlo eletto, la Chiesa episcopale ha approvato la liturgia per i matrimoni tra persone dello stesso sesso. E a causa di ciò che è successo al grande giudice Roy Moore dell’Alabama.
Ricordate, è lui quello che non avrebbe mai voluto togliere i Dieci Comandamenti dal suo ufficio. E poi ha fatto mettere questo masso di granito da centinaia chili con i Dieci Comandamenti incisi sopra nella rotonda del Campidoglio dell’Alabama. E il governo federale l’ha appena dichiarata incostituzionale, e lui verrà multato di circa 1.000 dollari al giorno finché non verrà rimossa.
Sabato prossimo o quello dopo, migliaia e migliaia di persone si incontreranno a Montgomery per dimostrare il loro sostegno al giudice Roy Moore. Personalmente prego che il governo chiami la milizia e circondi il Campidoglio come fece George Wallace molto tempo fa, anche se non ero d’accordo. Ma è il momento perfetto per predicare sul libro di Geremia, perché Geremia dovette affrontare situazioni simili e peccati simili in una nazione un tempo grande.
Il grande tema che attraversa l’intero libro di Geremia è il tema del giudizio. Del giudizio contro Giuda. E questo giudizio sarebbe giunto visibilmente sotto forma di un grande esercito dal nord.
Cioè, i Babilonesi, che sarebbero venuti sulla Giudea nel prossimo futuro e avrebbero portato devastazione su quella terra perché il popolo se lo meritava, perché avevano abbandonato il Signore. Sparsi tra questi avvertimenti al popolo di Dio ci sono messaggi diretti ai nemici del popolo di Dio, dicendo che dopo che Dio li avrà usati per giudicare il suo popolo, allora Dio giudicherà e distruggerà loro per non aver vissuto in conformità alla sua legge. Ma, anche in tutto Geremia, anche se è fondamentalmente oscuro, in tutto Geremia ci sono alcune delle profezie più emozionanti su Cristo e sul Nuovo Patto che si trovano nell’Antico Testamento.
Geremia ha molto da dire su Cristo e la Nuova Alleanza. Ci dice che Cristo sarà un pastore fedele, che siederà come un grande re su un trono, che porterà un grande aumento nel numero del popolo di Dio su questa terra, che sarà il compimento di tutto ciò che l’Arca dell’Alleanza simboleggiava nell’Antico Testamento. Sarà il germoglio, cioè, della stirpe di Davide.
Egli radunerà tutto il popolo di Dio a Sé. La sua giustizia sarà la base della nostra salvezza. Egli sarà un re potente il cui regno rifletterà il suo carattere di saggezza, giustizia e rettitudine.
E Lui compirà e assicurerà la salvezza eterna e la restaurazione del suo popolo. Voglio che guardiate rapidamente con me a due passaggi nel 23° e nel 33° capitolo di Geremia, dove vedete la profezia messianica chiara come chiunque possa volere. Nel 23, versetti 5 e 6, dice:
5 «Ecco, i giorni vengono», dice l’Eterno «nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da re, prospererà, ed eserciterà il giudizio e la giustizia nel paese.
6 Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele dimorerà al sicuro. Questo sarà il nome con cui (il germoglio di Davide) sarà chiamato: “L’Eterno nostra giustizia”
Quindi profetizza di un tempo in cui il Signore Gesù Cristo verrà come un Salvatore regale, e che salverà il suo popolo e lo farà dimorare al sicuro nell’accettazione di Dio, e il nome con cui il Messia sarà chiamato è “il Signore nostra giustizia”. Non abbiamo una giustizia nostra che possiamo presentare davanti a Dio come base della nostra accettazione da parte sua, quindi presentiamo il Signore che è la nostra giustizia. Il Signore Gesù Cristo, nella sua vita obbediente e nella sua morte sacrificale, è la nostra giustizia e la base della nostra accettazione davanti a Dio.
Ora andate a Geremia 33 e guardate il cambio di coniugazione dal maschile al femminile.
Geremia 33 versetto 16,
In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme abiterà al sicuro. Questo sarà il nome con cui sarà chiamata: “L’Eterno, nostra giustizia».
Ora cosa sta dicendo? Sta dicendo: ecco come le persone vengono salvate, ecco perché coloro che credono nel Signore Gesù Cristo sono salvati. Nel momento in cui vengono salvati, Gesù porge loro il suo biglietto da visita, e dice quando muori ed entri alla presenza di Dio, mostra semplicemente a Dio questo biglietto da visita con il mio nome sopra. Il Signore è la nostra giustizia, questo è ciò che ti farà entrare.
E vedete che questa è un’anticipazione di ciò di cui parla Paolo nella giustificazione per sola fede. Perché siamo accettati da Dio? Perché abbiamo un debito con Dio ma il Signore Gesù Cristo accredita il suo stesso nome e la sua stessa giustizia sul nostro conto pagando il nostro debito, e su questa base siamo accettati da Dio Onnipotente. Ecco perché la giustificazione non è per opere, non è per battesimo, non è per obbedienza alla legge di Dio.
Ecco perché è solo appoggiandosi su Cristo che siamo salvati, perché tutto ciò che doveva essere fatto per salvarci, Lui lo ha fatto nella sua vita giusta, nella sua morte giusta, e ha attribuito quel nome, quella giustizia a noi. E così Paolo può dire:
Non mi vergogno del vangelo, perché è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede. Perché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, come è scritto: il giusto vivrà per fede.
E ancora:
Poiché egli ha fatto essere peccato per noi colui (Gesù) che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui.
Da dove ha l’ha preso Paolo? Paolo l’ha preso direttamente dall’Antico Testamento, direttamente dal libro di Geremia. Paolo dice che siamo salvati perché Lui ha preso su di sé il nostro peccato, e poi ha trasferito la sua giustizia e l’ha accreditata sul nostro conto, e ora siamo salvati.
Cosa disse Geremia? Geremia disse: Giuda sarà salvato da colui che è chiamato il Signore nostra giustizia, e noi siamo salvati perché Egli accredita il suo nome sul nostro conto. E siamo salvati a causa di Lui, e a causa di ciò che ha fatto, e a causa di chi è. Non solo Cristo è menzionato molte volte nel libro di Geremia, ma anche il nuovo patto che Cristo avrebbe stabilito è menzionato in Geremia.
Infatti, viene menzionato il patto che Dio fece con Adamo, il patto con Abramo, il patto con Mosè, il patto con Davide, sono tutti lì. Ma nessun profeta è così esaustivo nelle sue profezie del nuovo patto come lo è Geremia. Sebbene Israele avesse fallito nelle sue responsabilità pattizie, Dio non sarebbe venuto meno ai suoi obblighi pattizi.
Dio aveva promesso che ci sarebbe stato un popolo che avrebbe redento per Sé, e l’apostasia di Israele non gli impedirà di realizzare quegli scopi nel Signore Gesù Cristo. E così, il libro di Geremia profetizzò che quando Cristo sarebbe venuto, tutto il popolo di Dio sarebbe tornato su questa terra, che gli sarebbe stato restituito, ci sarebbe stata la piena restaurazione delle benedizioni di Dio sul suo popolo, tutte le promesse del patto di Dio si sarebbero avverate, i cuori del popolo di Dio sarebbero stati rinnovati dallo Spirito Santo, avrebbero quindi goduto di una completa comunione con Dio e del pieno perdono dei peccati, ci sarebbe stato il successo globale della predicazione del Vangelo, e Israele e Giuda sarebbero stati riuniti e avrebbero avuto una grande santa chiesa cattolica. Andiamo a Geremia 31, questo è uno dei passaggi classici dell’Antico Testamento che predice questo nuovo patto che Cristo avrebbe stabilito con il Suo popolo.
Versetto 31, voglio solo che lo leggiate, questo è un brano classico.
31 Ecco, verranno i giorni», dice l’Eterno, «nei quali stabilirò un nuovo patto con la casa d’Israele e con la casa di Giuda,
32 non come il patto che ho stabilito con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese di Egitto, perché essi violarono il mio patto, benché io fossi loro Signore»; dice l’Eterno.
33 «Ma questo è il patto che stabilirò con la casa d’Israele dopo quei giorni» dice l’Eterno: «Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore, e io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo.
34 Non insegneranno piú ciascuno il proprio vicino né ciascuno il proprio fratello, dicendo: Conoscete l’Eterno! perché tutti mi conosceranno, dal piú piccolo al piú grande», dice l’Eterno. «Poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato».
Questo pomeriggio prendete Geremia e leggete i capitoli 31-33.
Sono pieni di profezie su cosa sarebbe successo, su come sarebbe stata la vita sotto il nuovo patto del Signore Gesù Cristo.
Bene, che dire dell’uomo, Geremia? Geremia predicò a Giuda per 40 anni, nel periodo tra il 13° anno del re Giosia e la distruzione di Gerusalemme e del tempio da parte dei Babilonesi nel 586. Un periodo di 40 anni che furono gli ultimi 40 anni dell’esistenza di Giuda. Il regno del nord era già stato annientato nel 721, Giuda ora si stava avvicinando all’apostasia completa ed era sull’orlo del collasso completo sotto l’invasione dei Babilonesi ed è durante quegli ultimi 40 anni che Geremia predica sapendo benissimo che la fine è certa. Secondo l’antica tradizione, Geremia fu gettato a morte dagli ebrei poco dopo che lo avevano portato in Egitto. Sono sicuro che hai sentito che Geremia è spesso chiamato il profeta piangente.
Il profeta piangente. Non perché fosse effeminato, non perché fosse codardo, non perché fosse pronto a piangere al minimo motivo, non perché gli mancasse la forza e il coraggio virili, ma Geremia fu chiamato il profeta piangente per via della sua profonda spiritualità. Più specificamente, è chiamato il profeta piangente per via di un gruppo di circa 10 passaggi nel libro che sono chiamati confessioni di Geremia che rivelano molto del suo cuore e delle sue lotte interiori.
Quest’uomo amava il popolo del patto di Dio ed era intensamente devoto a Dio e alla sua parola. Leggiamo uno di quei passaggi. Questo è probabilmente il passaggio per cui Geremia è chiamato il profeta piangente.
È il capitolo 8 versetto 18 fino al capitolo 9 versetto 1. 8, 18 fino a 9, 1. Ecco perché è chiamato il profeta piangente. È Geremia che parla e dice:
18 Potessi trovare conforto nel mio dolore. Il mio cuore viene meno dentro di me.
19 Ecco una voce: è il grido della figlia del mio popolo da terra lontana: «Non è forse l’Eterno in Sion? Non è il suo re in mezzo a lei?». «Perché mi hanno provocato ad ira con le loro immagini scolpite e con idoli stranieri?».
20 La mietitura è passata, l’estate è finita e noi non siamo salvati.
21 Per la ferita della figlia del mio popolo sono affranto, sono in lutto, sono in preda alla costernazione.
22 Non c’è forse balsamo, in Galaad, non c’è là alcun medico? Perché mai non giunge la guarigione della figlia del mio popolo?
9:1 Oh, fosse la mia testa una sorgente d’acqua e i miei occhi una fonte di lacrime, perché pianga giorno e notte gli uccisi della figlia del mio popolo!
Vedete, era affranto, pieno di dolore a causa della tragedia di Giuda nella sua apostasia e nel giudizio che stava per abbattersi su di loro. Geremia versò molte lacrime a causa dell’apostasia del popolo di Dio, a causa dei loro cuori induriti e a causa di ciò che sapeva sarebbe accaduto loro.
Ma fu sempre un uomo coraggioso. Chiamò costantemente la nazione al pentimento con tutta la tenerezza di un genitore e con tutta la sincerità di un amico fedele. Il suo amore per la nazione di Giuda non interferiva con il suo senso del dovere, la sua obbedienza a Dio, le sue audaci dichiarazioni del giudizio di Dio sul popolo e sui suoi leader.
Anche se i re, i principi, i profeti e i sacerdoti, tutti in una frenesia folle, si opposero a lui, lui non si tirò indietro. Li affrontò con calma, questo branco di lupi ringhianti pronti ad assassinarlo, con tutto il coraggio di un uomo che conosceva Dio. E come disse un commentatore, né la diffamazione del carattere, né la persecuzione, né la prigionia, né le minacce di morte gli impedirono di dire qualunque cosa Dio gli avesse comandato.
Solo quando era solo con se stesso e con il suo Dio dava voce ai suoi sentimenti angosciati, ai suoi dubbi e paure, ai suoi dolori, al suo dolore lancinante, alla sua amarezza. E da ogni battaglia si levava più che vincitore per la grazia e il potere di colui che era il suo Signore. Geremia sperimentò un’intensa e dolorosa agonia spirituale e fisica per il peccato di Giuda e per l’ira di Dio.
E in un certo senso, Geremia era un tipo di Cristo perché portò l’infedeltà del popolo di Dio nel suo cuore. Proprio come Gesù sperimentò dolore e sofferenza nel suo spirito sulla croce, così Geremia e gli altri profeti furono portati a spiegare e predicare un giudizio divino molto più devastante dell’invasione di un esercito straniero. Entrarono nel dolore del giudizio divino, uno spirituale ed eterno che era inimmaginabile per questi Israeliti peccatori.
E quando erano mossi dall’impulso perché sapevano qualcosa di ciò che li attendeva all’inferno e non solo mediante i Babilonesi, quando per impulso volevano intercedere per Israele, affinché Dio allontanasse la sua ira, Dio veniva da Geremia e diceva: Quanto a te, non pregare per questo popolo. Non innalzare grido o preghiera per loro. Non intercedere con me perché non ti ascolterò. La condanna è stata suggellata. Il giudizio sta arrivando e non c’è speranza per Giuda.
E Geremia dovette predicare.
Quindi, come risultato della sua devozione a Dio, nonostante l’agonia che provava per Israele, Geremia ebbe un rapporto diretto e personale senza pari con il Dio vivente. Dio si sarebbe occupato dei bisogni e dei desideri del cuore di Geremia e Geremia avrebbe riversato onestamente e umilmente i desideri del suo cuore su Dio. Niente significava di più per Geremia e niente era più prezioso per lui di questa relazione intima con il suo Signore e Salvatore.
E per questo, il suo Signore gli disse in Geremia 9: 23 e 24,
23 «Il savio non si glori della sua sapienza, il forte non si glori della sua forza, il ricco non si glori della sua ricchezza.
24 Ma chi si gloria si glori di questo: di aver senno e di conoscere me, che sono l’Eterno, che esercita la benignità, il diritto e la giustizia sulla terra; poiché mi compiaccio in queste cose», dice l’Eterno.
E così, sebbene sia chiamato profeta piangente, a causa di questa intensa relazione personale che aveva con Dio, dovrebbe essere chiamato profeta orante, perché pregava sempre. Era preminentemente un uomo di preghiera. È interessante che le sue preghiere non fossero sempre preghiere per guida, aiuto e assistenza.
Molte di esse erano in gran parte preghiere di sollievo e di alleggerimento della sua anima. Spesso diceva nelle sue preghiere semplicemente: Ma Signore, tu mi conosci, tu mi conosci. Tu sai cosa sta succedendo nel mio cuore, non riesco a esprimerlo come vorrei. Ma tu mi conosci, questo è un segno della suprema fiducia che quest’uomo aveva in Dio. Geremia non avrebbe tenuto segreti a Jehovah, anche se avesse potuto. E il semplice riversare il suo cuore nel seno di Dio gli calmò il cuore e gli portò calma e ristoro.
Non era Gesù, era Geremia. È in Geremia, dove sentiamo per la prima volta da Dio le parole: Venite a me e troverete riposo per le vostre anime. Bene, lasciamo stare Geremia ora, potremmo dire di più su di lui, ma voglio parlare di un leitmotiv di Geremia nel suo libro, un tema minore.
Il tema principale è il giudizio, dal primo al 51° o 52° capitolo, giudizio. Ma c’è un tema minore che continua a ripresentarsi nel libro di Geremia, ed è il tema dei veri predicatori e dei falsi predicatori. Veri profeti e falsi profeti.
E questo tema minore può essere espresso in questo modo: la restaurazione della chiesa e tutte le benedizioni che ne derivano sono impossibili senza la sottomissione da parte della chiesa alla predicazione della parola di Dio. Infatti, Dio alla fine scacciò Giuda a Babilonia perché aveva respinto con insistenza i predicatori che Dio le aveva mandato, chiamandola al pentimento, aggrappandosi piuttosto a falsi predicatori. Guardate un paio di passaggi nel capitolo 7. Dio alla fine li scacciò perché avevano respinto la predicazione della parola di Dio.
Capitolo 7, versetto 13,
13 Ed ora, poiché avete compiuto tutte queste cose» dice l’Eterno, «poiché quando vi ho parlato con urgenza ed insistenza non avete ascoltato, e vi ho chiamati e non avete risposto,
versetto 15
15 e vi scaccerò dalla mia presenza, come ho scacciato tutti i vostri fratelli, tutta la progenie di Efraim.
Dio dice, in effetti, mediante questi profeti, vi ho parlato dalla mattina alla sera. Vi ho chiamato ma non avete risposto, perciò vi caccerò via.
Guardate i versetti 25 e 26 nello stesso capitolo.
25 Dal giorno in cui i vostri padri uscirono dal paese d’Egitto fino a quest’oggi, vi ho mandato tutti i miei servi, i profeti ogni giorno con urgenza ed insistenza.
26 Essi però non mi hanno ascoltato né hanno prestato orecchio, ma hanno indurito la loro cervice e si sono comportati peggio dei loro padri.
Vi ho mandato i miei servi, i profeti, dal tempo in cui avete lasciato l’Egitto, e poiché avete respinto la loro predicazione, vi ho rigettato. Questo è l’atto culminante di una cultura apostata. Non l’omosessualità, non l’adulterio, ma il rifiuto della predicazione della Parola di Dio.
Ora vediamo, cos’ha la predicazione che la rende così vitale per la salute di una nazione, per la salute della società, per la salute degli individui, per la salute delle famiglie? E come si può distinguere la vera predicazione dalla falsa? Vediamo come Geremia risponde a queste domande. Torniamo al primo capitolo, e poi daremo un’occhiata al capitolo 23, se abbiamo tempo, si spera. Nel primo capitolo di Geremia, avete un quadro dei veri predicatori e della vera predicazione.
Capitolo 23, avete un’immagine di falsi predicatori e falsa predicazione. Ora andiamo più in basso in questo capitolo. La prima cosa che impariamo sull’origine dei veri predicatori è nel capitolo 1 verso 5
5 «Prima che io ti formassi nel grembo di tua madre, ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, ti ho consacrato e ti ho stabilito profeta delle nazioni».
Qual è l’origine dei predicatori? Da dove vengono? Nello scegliere gli uomini per predicare la sua Parola, Dio non cerca materiale. Crea il proprio materiale.
Era determinato ad avere un profeta in quella generazione, e così predestinò, chiamò, formò, modellò, equipaggiò e ordinò Geremia spiritualmente, emotivamente, intellettualmente e fisicamente per essere l’uomo giusto al momento giusto nel posto giusto. In altre parole, da dove vengono i veri predicatori? Dio li crea. Lui sa che tipo di uomo è necessario in una particolare situazione perché sia il più efficace, e così crea Lui stesso un tale uomo.
Penso a Martin Lutero. Martin Lutero era un personaggio. Martin Lutero era rumoroso. Martin Lutero era incline all’esagerazione. Martin Lutero, alcune delle cose che ha detto lo hanno messo nei guai da allora. Ma dove saremmo senza Martin Lutero? Uno dei miei preferiti, ma se avesse predicato in un altro momento, magari quando le cose andavano meglio, forse sarebbe stato come un elefante in una cristalliera.
Ma in quel momento particolare, avevamo bisogno di un Martin Lutero. Uno dei miei libri preferiti, se riuscite a trovarlo, prendetelo. Sapete, i libri di Spurgeon sono stati ristampati più e più volte, tranne uno.
Un libro che scrisse nel 1800 non fu ristampato per 100 anni, ed è il mio preferito. Infine, circa 20 anni fa, un gruppo di battisti primitivi in Texas ristampò questo libro. Il titolo del libro è Eccentric Preachers. Predicatori eccentrici. E il suo punto è che gli uomini che Dio ha usato nel corso della storia come predicatori del vangelo, nessuno di loro era stabile. Nessuno di loro era equilibrato.
Tutti loro avevano delle eccentricità. Questo è uno dei miei libri preferiti. Ma comunque, il punto è che Dio crea i suoi predicatori.
Ora, guardate l’ultima parte del versetto 5. Qui vedete la portata della predicazione. Cioè, a chi dobbiamo predicare? Chi deve essere il nostro pubblico? Dio ha posto dei limiti alla predicazione? E dice a Geremia: Ti ho costituito profeta delle nazioni. Nel libro di Geremia, sentiamo Geremia predicare a Giuda, il popolo di Dio.
Lo sentiamo predicare alle nazioni del mondo nei capitoli dal 46 al 50. Si dice che predicasse alla porta del tempio. Predicò al palazzo del re.
Predicava ai leader. Predicava alla popolazione in generale. La sua predicazione non era confinata o ristretta a un gruppo o a un luogo.
Cioè, la Parola di Dio deve essere predicata. E ogni volta che è proibita dalla chiesa o dallo stato, deve comunque essere predicata. Perché dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che all’uomo.
La predicazione non può essere contenuta. Ricordate cosa ha detto nel capitolo 6, versetto 11.
11 Perciò io sono pieno del furore dell’Eterno; sono stanco di contenerlo. Lo riverserò sui bambini per la strada e sui giovani riuniti insieme, perché saranno presi sia l’uomo che la donna, sia il vecchio che l’uomo carico di anni.
In altre parole, un predicatore non può tenersi dentro la Parola di Dio, non importa quanto severa possa essere. Non può essere limitata a una piattaforma specifica, a un pubblico specifico. La predicazione è per tutti, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, che gli piaccia o no.
Ora, c’è un potere nella predicazione. E vediamo cosa dice Geremia al riguardo nei versetti dal 6 al 9 del capitolo 1
6 Io risposi: «Ahimè, Signore. Eterno, io non so parlare, perché sono un ragazzo».
7 Ma l’Eterno mi disse: «Non dire: “Sono un ragazzo” perché tu andrai da tutti coloro ai quali ti manderò e dirai tutto ciò che ti comanderò.
8 Non temere davanti a loro, perché io sono con te per liberarti, dice l’Eterno».
9 Poi l’Eterno stese la sua mano e toccò la mia bocca; quindi l’Eterno mi disse: «Ecco, io ho messo le mie parole nella tua bocca.
Ora, in queste parole, vedete il potere della predicazione. E il potere della predicazione è nella promessa di Dio. In questi versetti che abbiamo appena letto, versetti dal 6 al 9, Dio fa a Geremia tre promesse specifiche.
E queste promesse che Dio dice che farà nella vita di Geremia diedero a Geremia il coraggio di predicare nonostante la persecuzione. Lo autorizzarono a predicare. Nutrirono la sua anima affamata.
Il potere della predicazione è in ciò che Dio promette di fare attraverso la predicazione. Ad esempio, guardate l’ultima parte del versetto 7. Egli dice:
7 Ma l’Eterno mi disse: «Non dire: “Sono un ragazzo” perché tu andrai da tutti coloro ai quali IO ti manderò e dirai tutto ciò che IO ti comanderò.
Ecco la promessa dell’autorità divina.
Egli dice: Tu predichi come uno inviato da me, pronunciando parole che io ti comando di dire, e perciò parli con tutta l’autorità di Dio stesso. Così quando Giuda resistette alla predicazione di Geremia, stava resistendo alla parola del Signore Dio stesso. Il profeta del Signore portava autorità divina come servo del suo Signore. Commissionato dal suo Signore per parlare nel suo nome. E ogni volta che un predicatore che è chiamato da Dio sente questo, questo gli dà grande audacia nel predicare ciò che Dio lo ha chiamato a predicare. E quando le persone sentono questo sui predicatori che predicano fedelmente la Parola di Dio, avendo divina autorità sostenuta da Dio stesso, dovrebbero aumentare e migliorare l’attenzione alla predicazione della Parola di Dio.
C’è una seconda promessa qui nel versetto 8. Dice:
8 Non temere davanti a loro, perché io sono con te per liberarti, dice l’Eterno».
In altre parole, qui Dio promette a Geremia, ci saranno momenti in cui dovrai stare da solo, Geremia, ma io ti prometto la mia costante presenza attiva per proteggerti, incoraggiarti, motivarti, rendere la tua predicazione efficace nella tua generazione. In altre parole, quando un predicatore predica fedelmente la Parola di Dio, essendo stato chiamato da Dio, è messo in ombra.
Egli è adombrato e a volte lo percepisce più di altri. È adombrato dalla potente presenza del Dio vivente. E non fu solo a Geremia che Dio disse: Io sarò con te, non aver paura di nulla.
Paolo dice parole simili in 2 Timoteo 4, versetti 16 e 17. Ascoltate cosa dice l’Apostolo:
16 Nella mia prima difesa nessuno è stato al mio fianco, ma mi hanno tutti abbandonato; questo non venga loro imputato.
17 Il Signore però mi è stato vicino e mi ha fortificato, affinché per mio mezzo la predicazione fosse portata a compimento e tutti i gentili l’udissero; ed io sono stato liberato dalle fauci del leone.
Ha detto che c’erano persone che avrebbero dovuto sostenermi e stare con me, ma non l’hanno fatto. Non gliene faccio una colpa.
Il Signore è stato con me. E così, mentre era lì gomito a gomito, per così dire, sul pulpito, dice: Ho predicato e ho proclamato, e ciò che è stato proclamato è stato pienamente compiuto nell’udire con fede delle persone non ebree del mondo, nei Gentili.
Poi c’è una terza promessa, ed è nel versetto 9.
9 Poi l’Eterno stese la sua mano e toccò la mia bocca; quindi l’Eterno mi disse: «Ecco, io ho messo le mie parole nella tua bocca.
Quindi non solo Dio promette a Geremia potere nella sua predicazione promettendogli la sua stessa autorità, promettendogli la sua stessa presenza, ma anche promettendo a Geremia che le sue parole sarebbero state messe nella sua bocca. Cioè, che Dio avrebbe creato nella mente del profeta le idee stesse e le parole con cui quelle idee dovevano essere espresse che rivelavano la volontà di Dio all’uomo. Le idee hanno avuto origine nella mente di Dio, le parole hanno avuto origine nella mente di Dio, così che quando Geremia predicò come profeta ispirato dallo Spirito Santo, pronunciò pensieri prodotti dallo Spirito con parole prodotte dallo Spirito.
Ora, questo non è stato vero per nessun predicatore dai tempi dei profeti e degli apostoli, ma in un senso secondario e limitato, i predicatori fedeli che predicano fedelmente la rivelazione verbale e infallibile di Dio oggi possono essere descritti come coloro che hanno la parola di Dio nella loro bocca. Mentre predicano fedelmente la Bibbia, diventano i portavoce profetici di Jehovah stesso.
Bene, il primo capitolo non è l’unico capitolo in cui abbiamo parlato di questo potere della predicazione.
Egli espande il pensiero in tutto il libro. Andate al quinto capitolo, per favore. Il quinto capitolo di Geremia, versetti dal 14 al 17.
14 Perciò cosí dice l’Eterno, il DIO degli eserciti: «Perché avete parlato in questo modo, io renderò le mie parole come fuoco nella tua bocca, e questo popolo come legna, che esso divorerà.
15 Ecco io farò venire contro di voi una nazione da lontano, o casa d’Israele», dice l’Eterno. «E’ una nazione valorosa, è una nazione antica, una nazione di cui non conosci la lingua e non intendi le parole.
16 La sua faretra è come un sepolcro aperto; sono tutti uomini valorosi.
17 Essa divorerà le tue messi e il tuo pane, divorerà i tuoi figli e le tue figlie, divorerà le tue greggi e i tuoi armenti, divorerà le tue vigne e i tuoi fichi; distruggerà con la spada le tue città fortificate nelle quali confidi.
Demoliranno tutto ciò in cui confidi. Vedi questo oscuro tema del giudizio che attraversa tutto il libro di Geremia.
Ma voglio che notiate che il potere di Dio incendia la predicazione di Geremia. E Dio fece effettivamente le vere cose che uscirono dalla bocca del profeta. Guardate di nuovo il versetto 14?
14 Perciò cosí dice l’Eterno, il DIO degli eserciti: «Perché avete parlato in questo modo, io renderò le mie parole come fuoco nella tua bocca, e questo popolo come legna, che esso divorerà.
Amo ciò che ha detto Giovanni Calvino a riguardo. Una frase, ascoltate. Ha detto, vediamo i Babilonesi procedere, per così dire, dalla bocca del profeta.
Vediamo gli eserciti che Dio ha suscitato per giudicarli, piombare su Israele proprio uscendo dalla bocca del profeta. Questo è ciò che ha predicato. Dio ha incendiato la sua predicazione, e il popolo era legno, e il giudizio che è stato predicato attraverso la bocca di questo profeta, come quella parola ha detto, sarebbe piombato su di loro e li avrebbe consumati.
In altre parole, ciò che Geremia predicò accadde perché egli pronunciò la parola di Dio. E questo è vero per ogni predicazione della parola di Dio. Quando la parola di Dio viene predicata fedelmente, Dio fa sì che la sua parola predicata abbia effettivamente luogo e che accada nelle vite delle persone che ascoltano quella parola.
E, amati, dico questo con tutto l’amore che posso. Oggi predichiamo il giudizio, e la parola di Dio accade mentre viene predicata fedelmente nelle vite del suo popolo. Al credente e al penitente, benedizione. Per gli impenitenti, giudizio. Andiamo al sesto capitolo e osserviamo la potenza di Dio nella predicazione del giudizio. Osserviamo il sesto capitolo e il verso 9.
9 Cosí dice l’Eterno degli eserciti: «Il resto d’Israele sarà interamente racimolato come una vigna; ripassa la tua mano come il vendemmiatore sui tralci. Passa di nuovo la mano come un vendemmiatore sui rami.
Qui si dice che il predicatore è uno spigolatore e un vendemmiatore. Dice che Babilonia verrà e che Babilonia spazzerà via tutto questo vigneto.
E ora il Signore dice a Geremia: Voglio che tu spigoli Giuda attraverso la tua predicazione. Voglio che tu predichi, ascolta, come un vendemmiatore che spigola le viti e raccoglie gli ultimi acini dopo che la raccolta principale dell’uva ha avuto luogo. Voglio che tu ti assicuri, Geremia, che non ci sia nessuno a Gerusalemme che non abbia sentito il mio messaggio.
E mentre Geremia faceva questo, la sua predicazione avrebbe separato il grano dalla pula. Sarebbe stato un sapore di vita per alcuni e un sapore di morte per altri. Che mentre predicava fedelmente la parola di Dio, spigolando ciò che era rimasto avrebbe separato l’uva dalla spazzatura.
Avrebbe tracciato delle linee. Portato delle divisioni. Ci sarebbe stato un sapore di vita per alcune persone e un sapore di morte per altre.
Alcuni si sarebbero aggrappati al messaggio. Altri se ne andrebbero andati arrabbiati. E, cari, capite che in questa cultura ostile, un predicare che non fa questo non ha alcun valore. Un predicatore che non predica come un vendemmiatore, la cui predicazione non è un sapore di morte per alcuni e un sapore di vita per altri, la predicazione di quel predicatore non vale due centesimi. In altre parole, un vero predicatore nella sua predicazione traccia sempre delle linee tra la chiesa e il mondo. Porta sempre le persone a scegliere Jehovah o scegliere contro di lui.
E notate cosa dice nel versetto 10 del capitolo 6. Dice:
10 A chi parlerò e chi riprenderò perché ascolti? Ecco, il loro orecchio éincirconciso, e sono incapaci di prestare attenzione; ecco, la parola dell’Eterno è diventata per loro oggetto di disprezzo e non vi trovano piú alcun piacere.
Geremia dice: Signore, dove prenderò questo frutto? Dove sono queste uve? Nessuno vuole ascoltare il mio messaggio. Nessuno è in grado di ascoltare e credere a questo messaggio a causa dell’impedimento dell’apostasia nei loro cuori. Dice con queste parole, la mia predicazione è ripugnante per loro.
E sapete, una cosa che ho notato per decenni nella nostra cultura è il senso negativo, le connotazioni negative che parole come predicatore, predicazione e sermone hanno oggi. Non mi hai mai predicato, vero? Hai un sermone per me? Sei un predicatore. Anche i predicatori preferiscono altre designazioni.
Ministro, pastore, reverendo, santo padre. Perché viviamo in una cultura come l’antica Giuda che non vuole sentire un messaggio da Dio che la giudicherà, la condannerà e la governerà. Viviamo in una cultura che vuole falsi profeti che la lusingheranno, che la intratterranno e la culleranno fino ad addormentala.
Guardate il versetto 11. Geremia dice:
11 Perciò io sono pieno del furore dell’Eterno; sono stanco di contenerlo. Lo riverserò sui bambini per la strada e sui giovani riuniti insieme, perché saranno presi sia l’uomo che la donna, sia il vecchio che l’uomo carico di anni.
In altre parole, Geremia è così uno con Dio, così intimamente in comunione con lui e uno con la volontà di Dio e l’atteggiamento di Dio che, per quanto severo possa sembrare, la comprensione di Geremia dell’ira di Dio per Giuda gli ha impedito di frenare la predicazione di questa ira. E quindi, Geremia predicò l’ira di Dio a Giuda e mediante la sua predicazione, l’ira di Dio fu riversata su Giuda a ogni livello, classe ed età della vita di quella società.
E amati, abbiamo bisogno di questo tipo di predicazione oggi. Guardate i versetti 27 e 30. Qui vediamo il predicatore come un saggiatore.
Dal 27 al 30. Dio dice:
27 Io ti avevo posto fra il mio popolo come un saggiatore e una fortezza, perché conoscessi e saggiassi la loro via.
28 Essi sono tutti ribelli fra i ribelli, vanno attorno spargendo calunnie; sono bronzo e ferro, sono tutti corruttori.
29 Il mantice soffia con forza, il piombo è consumato dal fuoco; invano raffina il raffinatore, perché le scorie non si staccano.
30 Saranno chiamati «argento di rifiuto», perché l’Eterno li ha rigettati.
Qui il predicatore attraverso la sua predicazione doveva cercare metallo prezioso tra le scorie di Gerusalemme mediante la sua predicazione.
Egli doveva essere un saggiatore, un esaminatore della condotta di Giuda. Mediante la predicazione, egli doveva applicare il giudizio di vaglio e prova di Dio Onnipotente rivelato nella sua parola sulle azioni di uomini e nazioni. E qual è lo scopo di un messaggio di predicazione? Mediante la predicazione queste cose si sarebbero compiute, mediante la predicazione questo potere sarebbe stato esercitato.
Bene, torniamo al primo capitolo. Qual è lo scopo e il messaggio della predicazione? Versetto 10.
10 Ecco, oggi ti costituisco sopra le nazioni e sopra i regni, per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere, per edificare e per piantare».
Ora, quanti verbi all’infinito avete lì? Uno, due, tre, quattro, cinque, sei. Quanti sono negativi? Uno, due, tre, quattro. Quanti sono positivi? Uno, due.
Cosa viene prima, il negativo o il positivo? Il negativo. E l’opera di un predicatore in qualsiasi cultura non cristiana è come la parola dell’opera e della predicazione di Geremia. Egli deve sradicare e abbattere, distruggere e rovesciare, edificare e piantare.
In altre parole, il duplice scopo della vera predicazione è la distruzione e la ricostruzione. Distruzione e ricostruzione. Distruggere il male nella chiesa e nella società e nei cuori umani.
E ricostruire e riformare cuori, chiesa, famiglie e parole mediante la parola di Dio. Ci deve essere distruzione e ricostruzione. Qual è il messaggio? Cosa dobbiamo predicare? Ciò che avrà l’effetto di distruggere ciò che è male e ricostruire ciò che è bene.
È giudizio divino a causa dell’apostasia e della restaurazione divina in Cristo per grazia. Giudizio e restaurazione sono ciò che dobbiamo predicare a questa cultura. Non dobbiamo compromettere nessuno dei due.
Cosa dobbiamo chiamare le persone a fare mentre predichiamo dell’imminente giudizio di Dio che cade sulle culture apostate? E offriamo loro la grazia di Dio che si trova nel Signore Gesù Cristo. Dobbiamo chiamarli al pentimento. A voltare le spalle a qualsiasi tipo di pensiero e di vita in cui sono coinvolti. Perché camminino nelle vie che Dio ha posto davanti a loro. Per riposare solo su Cristo. E perché inizino una vita di obbedienza al Signore Gesù Cristo.
Geremia analizzò i modi in cui la sua cultura si stava allontanando da Dio. Si concentrò sull’inadeguatezza della mera religione esterna. L’apostasia della chiesa, dello stato e della società.
L’assurdo cambiamento di dèi da parte dell’intera nazione. E la tendenza del popolo a cercare significato e sicurezza separatamente da Jehovah e dalla rivelazione della sua volontà. Noi, amati, dobbiamo fare lo stesso.
Come ha detto Francis Schaeffer nel suo bel libro, Death in the City, voltare le spalle alla falsa teologia equivale a voltare le spalle ai falsi dei. Dio condannò Giuda a causa della sua idolatria. Stava rifiutando Jehovah per Baal e altri dei.
Cosa significa questo nel nostro linguaggio odierno?
Stavano cambiando teologia.
Stavano cambiando la teologia biblica e storica per un piatto di lenticchie che non ha origine nel consiglio di Dio, ma ha origine nei sogni e nella mente degli uomini che non provengono dalla bocca del Signore. E quando si cambiano teologie, presumendo che la prima teologia fosse vera, e quando si cambia ciò che si crede di Dio e ciò che la Bibbia ci insegna su Dio per nuovi modi di pensare di Dio, alla salvezza e alla vita che non sono basati sulla sua parola, è la stessa cosa che rivolgersi a falsi dei.
E Dio condannò Israele per essersi allontanato dalla teologia biblica per rivolgersi a falsi dei. Avendo acquisito una comprensione biblica approfondita dell’era in cui dobbiamo vivere, noi, come Geremia, siamo chiamati dal suo Dio e nostro a un simile ministero profetico. Dobbiamo dire che il nostro tempo e la chiesa di oggi, come la chiesa dei giorni di Geremia, hanno bisogno di un messaggio negativo di giudizio prima che si possa dire qualcosa di positivo.
La distruzione deve precedere la ricostruzione. E non è facile, non è piacevole ed è costosa. Questo è vero a due livelli.
Dobbiamo abbattere l’orgoglio e l’autocompiacimento nel non credente e in noi stessi prima di potergli indicare il perdono e la restaurazione che si trovano in Cristo tramite la fede. E in secondo luogo, dobbiamo abbattere le visioni del mondo anticristiane e i loro frutti, esponendoli e confutandoli nella nostra predicazione e nella nostra testimonianza, e equipaggiando e mobilitando i cristiani per opporsi a questo establishment anticristiano, proprio come migliaia di persone faranno, si spera, a Montgomery quando si schiereranno per i Dieci Comandamenti contro questo governo federale apostata. E questo abbattimento dell’orgoglio e abbattimento delle visioni del mondo anticristiane e dei loro frutti, e questo equipaggiamento e mobilitazione dei cristiani per opporsi alla società anticristiana in cui viviamo, devono essere fatti prima di poter ricostruire questa nazione che amiamo in una repubblica genuinamente cristiana.
Dobbiamo affrontare il fatto che la nostra cultura americana ( e anche quella italiana) è sotto il giudizio di Dio Onnipotente, che ha già iniziato a cadere su di noi. L’unica cosa per cui prego è che non si stia vivendo durante il tempo di Geremia. Lo stiamo vivendo? Non lo so.
Se non lo siamo, ci stiamo avvicinando. Perché ai suoi tempi Geremia dovette predicare che il giudizio sarebbe arrivato, e che vi pentiate o meno, distruggerà la nazione. Avete superato il punto di non ritorno.
Colui che, essendo spesso rimproverato indurisce il suo collo, sarà improvvisamente distrutto, e ciò senza rimedio. Siamo noi senza rimedio? Spero di no. Prego di no.
E voi e io dobbiamo impegnarci più di quanto abbiamo fatto con più zelo di quanto abbiamo mai avuto per chiamare la nostra nazione a pentirsi prima di oltrepassare quella linea. Il giudizio ha già iniziato a scendere. Il 9-11 non è stato un incidente.
E ora per molto tempo, 20 anni, Isaia 3 si è avverato nella nostra terra, dove Isaia 3 ci dice che quando Dio inizia a giudicare una cultura, la prima cosa che fa è rimuovere una leadership efficace nella chiesa, nello stato e nella società. E una delle ultime cose che permette, dice in Romani 1 e 2, è che una cultura tolleri e incoraggi il comportamento omosessuale. Abbiamo oltrepassato il limite? Se lo abbiamo fatto, fratelli, prego che preghiate per i vostri figli e i vostri nipoti.
Se non lo abbiamo fatto, e non lo sappiamo, sinceramente, fate tutto ciò che è in vostro potere per richiamare questa nazione al Dio che l’ha creata. La nostra malattia non può essere guarita facilmente o alla leggera, e dobbiamo proclamare questo messaggio con lacrime come quelle di Geremia. Dobbiamo piangere per la nostra povera nazione e il nostro mondo perduti.
Se predichiamo la verità biblica, dobbiamo vivere la verità biblica, indipendentemente dal ridicolo o dalla persecuzione. Geremia condannò la mera correttezza esteriore senza la prigionia del cuore a Dio. Con la nostra ortodossia deve giungere la nostra ortoprassi.
Dobbiamo renderci conto che conoscere, credere e proclamare la verità biblica sarà costoso in una cultura apostata, come certamente lo fu per Geremia, che fu processato per essere un traditore, che fu messo in prigione, che fu rapito, portato in Egitto e probabilmente lapidato a morte. Vi dico che sta diventando sempre più vero oggi, proprio come lo fu nel modo più estremo con i covenanters scozzesi nel 17° secolo. Se volete sostenere la verità senza battere ciglio e senza compromessi, vi costerà qualcosa.
E se pensate che non accadrà, siete ingenui. Vi costerà qualcosa. Siamo fanatici ed estremisti se diciamo che se sosteniamo la verità in questa crescente cultura apostata, alcuni di noi in questa stanza finiranno in prigione? Siamo fanatici se diciamo che alcuni di noi perderanno la casa, il lavoro, i soldi, la reputazione e forse anche i figli? È fanatico ed estremo? Prego di sì.
Prego Dio che lo sia. Ma se predicate fedelmente la parola in questa cultura e la sostenete e la vivete, vi costerà molto. Ma gioite e siate estremamente contenti.
Perché così hanno perseguitato i profeti che sono venuti prima di voi. Dobbiamo continuare a predicare, credere, praticare, applicare e difendere la verità biblica, che sappiamo essere la fede riformata storica contenuta negli standard di Westminster, anche se il prezzo è alto. Ascoltate Francis Schaeffer.
Il nostro tempo non è del tutto unico. Di volta in volta, le culture cristiane si sono gettate via. Prendiamo, ad esempio, la chiesa dell’apostolo Tommaso in India. Cominciò a indebolire la verità, così la chiesa in India morì in gran parte. Ci sono due modi per provocare una tale morte. Uno è compromettere la verità, e l’altro è avere un’ortodossia compiacente e morta.
Entrambi possono ugualmente frantumare e distruggere il messaggio di una chiesa in una generazione, specialmente se la generazione è dura. Ci rendiamo conto, ha detto, che in Cina, intorno all’anno 800 d.C., c’erano chiese cristiane in quasi ogni grande città della Cina? Vi rendete conto che c’erano migliaia di cristiani nella penisola arabica? Prima di Maometto nel 550 d.C.? Perché il maomettanesimo è stato in grado di irrompere in quel paese? È stato a causa della forza militare? No. Quando Maometto è venuto nella penisola arabica e ha guardato i cristiani, ha detto, non c’è niente qui.
E aveva in gran parte ragione. La religione mussulmana iniziò e si diffuse in quella parte del mondo. La stessa cosa accadde con la chiesa nel Nord Africa ora musulmana, un tempo grande area cristiana, con Agostino nordafricano. La chiesa primitiva in Armenia, la prima nazione a convertirsi a Cristo. In ognuno di questi luoghi, c’era una chiesa cristiana e una crescente cultura cristiana.
Ma la chiesa crollò. E la conclusione di Schaeffer è che la modalità è chiara. Prima la defezione, poi la distruzione.
Siamo nel mezzo di una defezione. L’ala liberale della chiesa, che è la maggioranza della chiesa oggi, ha già disertato. Il mondo evangelico fondamentalista è in procinto di disertare da decenni.
E ora, nell’ultimo decennio, il mondo della Riforma è nel mezzo della defezione. La modalità, ha detto Francis Schaeffer, è chiara. Defezione, e poi distruzione.
Ciò significa che dobbiamo essere pessimisti sul futuro e sul futuro della predicazione? Ciò significa che dobbiamo accettare le sciocchezze che i critici della predicazione vanno dicendo? E cioè, e sono stanco di sentirlo, sento gli evangelici dirlo, sento i liberali dirlo, dicono tutti che il metodo della lezione è la forma più scadente di istruzione. Abbiamo bisogno di nuove varietà, abbiamo bisogno di nuove forme di istruzione multipla. Il metodo della lezione è il mezzo più antiquato e inefficace.
Vorrei che qualcuno lo avesse detto a Dio prima che creasse i predicatori. Ho imparato come avere una presentazione multimediale per voi con un po’ di dialogo, dramma e forse un po’ di danza con un tutù o qualcosa del genere. Non immaginatelo nemmeno.
Bene, guardate la promessa che Dio fa, il futuro della predicazione. Di cosa si tratta? Guardate indietro al capitolo 1, versetti dall’11 al 12.
11 Poi la parola dell’Eterno mi fu rivolta, dicendo: «Geremia, che cosa vedi?». Io risposi: «Vedo un ramo di mandorlo».
12 L’Eterno mi disse: «Hai visto bene, perché io vigilo sulla mia parola per mandarla ad effetto».
Cosa sta dicendo? Ha detto: Geremia, ho una visione per te. Cosa vedi? Vedo questo sano albero di mandorlo in fiore. Un bastone che si è trasformato in un mandorlo che è sano e che sta per portare frutto.
E Dio disse: Giusto, sta per portare frutto perché io ho vigilato sulla mia parola per mandarla a effetto.
E voglio che tu sappia che colui che ti ha mandato vigila su di te. E io vigilo sulla tua predicazione. E farò in modo che nessuna promessa divina o nessuna minaccia divina rimanga inadempiuta.
Io veglierò sulla vostra predicazione e farò sì che le vostre profezie abbiano effetto. Io eseguirò tutto ciò che ho detto, dice il Signore, attraverso i miei profeti e attraverso i miei predicatori.
Quindi qual è la promessa? La promessa è la promessa del successo.
Il Signore veglia sulla predicazione fedele e il Signore veglia su di essa. E proprio come fa sì che quella verga porti miracolosamente fiori e frutti di mandorla. Così Dio che ha mandato i suoi predicatori fa sì che la predicazione abbia effetto.
Guardate i versetti dal 17 al 19.
17 Perciò cingiti i lombi, lèvati e di’ loro tutto ciò che ti comanderò. Non sgomentarti davanti a loro affinché non ti renda sgomento davanti a loro.
18 Ecco, oggi io faccio di te (Geremia) una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda, contro i suoi principi, contro i suoi sacerdoti e contro il popolo del paese.
19 Essi combatteranno contro di te ma non ti vinceranno, perché io sono con te per liberarti, dice l’Eterno».
Quindi qui Dio non solo promette a Geremia il successo, ma promette a Geremia l’invincibilità. Finché Dio vuole che predichi e finché predica fedelmente la Parola di Dio.
Dio dice: Io farò di te una città fortificata, una colonna di ferro, mura di bronzo. In altre parole, farò di te una città inespugnabile, inaccessibile, invincibile, ben protetta. E sebbene tutti quelli a cui predicherai combatteranno contro di te, questa parola non sarà rovesciata o capovolta o ostacolata o ostacolata dai suoi nemici.
Trionferà su ogni opposizione. Robert Dabney scrisse più e più volte che la storia rivendica sempre la verità. Ci possono essere momenti in cui la maggior parte della storia è contro di te, come con Atanasio.
Conoscete la storia. E io la conosco. L’ho raccontata mille volte per me stesso perché è così incoraggiante. Atanasio predicò la divinità di Cristo quando la chiesa era sotto il controllo degli Ariani, un uomo di nome Ario. E Ario insegnò che Gesù non era pienamente e completamente Dio. Atanasio era un uomo grande e potente nella chiesa e predicava coraggiosamente che Gesù è pienamente e completamente Dio. Più volte fu ridotto allo stato laicale. Fu gettato in prigione. Fu espulso dal ministero. Fu esiliato. E ogni volta che il suo periodo di punizione terminava, tornava subito a predicare che Gesù è Dio, nonostante ciò che la leadership della chiesa e del mondo volevano sentire. E alla fine, i suoi amici andarono da lui, frustrati dalla sua persistenza e da quella che vedevano come testardaggine.
E gli dissero: Atanasio, devi scendere a compromessi qua e là un po’. Il mondo è contro di te. Perciò Atanasio rispose: allora io sono contro il mondo.
Ma cari, dove saremmo senza Atanasio? Saremmo tutti eretici se non fosse per questa voce solitaria. Nessuno può toccare un capello sul capo di un predicatore fedele senza la volontà del nostro Padre che è nei cieli. Diamo un’occhiata a un ultimo passaggio.
Purtroppo non arriveremo al 23°, ma passiamo a Isaia 55. E con questo concludiamo. Isaia 55, il trionfo della predicazione.
Quale futuro ha? Un futuro di conquista, trionfo e vittoria. 55° capitolo di Isaia, dal 10° al 13° versetto.
10 Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, in modo da dare il seme al seminatore e pane da mangiare,
11 cosí sarà la mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non ritornerà a me a vuoto, senza avere compiuto ciò che desidero e realizzato pienamente ciò per cui l’ho mandata.
12 Poiché voi partirete con gioia e sarete ricondotti in pace. I monti e i colli proromperanno in grida di gioia davanti a voi e tutti gli alberi della campagna batteranno le mani.
13 Al posto delle spine crescerà il cipresso, al posto delle ortiche crescerà il mirto; sarà per l’Eterno un titolo di gloria, un segno perpetuo che non sarà distrutto».
Sono versetti come questo che hanno fatto di me un postmillennialista. Sono passaggi come questo che ci fanno capire che la predicazione ha un orientamento alla vittoria, che niente può fermarla.
Niente può impedire alla fedele predicazione della parola di Dio, di conquistare e convertire il mondo nonostante l’opposizione, perché la fedele predicazione della parola di Dio non è altro che la spada dello Spirito Onnipotente nella bocca del trionfante Re dei re, con cui egli sconfiggerà tutti i suoi nemici e farà avanzare il suo regno su questa terra nella storia umana nonostante l’opposizione, fino a quel giorno in cui la terra sarà piena della conoscenza del Signore come le acque ricoprono il mare.
Preghiamo. Ti ringraziamo, o Signore, per il libro di Geremia. Ti ringraziamo per ciò che ci insegna sui veri predicatori e sui falsi predicatori. Il potere della parola di Dio. Signore, aiutaci a custodire sempre quella parola, quella parola predicata, e per chiunque di noi in questa stanza che è un predicatore, preghiamo che queste parole non solo ci umilino e spezzino ogni orgoglio e fiducia in noi stessi, ma che ci incoraggino a predicare le parole che hai messo in bocca ai profeti senza aggiunte o sottrazioni. Anche se la cultura combatte contro di noi, sappiamo, o Signore, che la tua parola trionferà. Nel nome di Cristo preghiamo, amen.