RISORSE:

Vittoria terrena

“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove. Ora tutte le cose sono da Dio, che ci ha riconciliati a sé per mezzo di Gesù Cristo e ha dato a noi il ministero della riconciliazione, poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione. Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; e noi vi esortiamo per amore di Cristo: Siate riconciliati con Dio” (2 Corinzi 5:17-20).

I cristiani sono ambasciatori di riconciliazione: in primo luogo, di riconciliazione dell’uomo con Dio e, in secondo luogo, di vicendevole riconciliazione tra uomini che onorano l’alleanza. Ai cristiani è assegnato il compito di annunciare al mondo intero che solo il Vangelo di Cristo offre speranza. Dio è intento a riconciliare il mondo a sé nella storia attraverso suo Figlio, Gesù Cristo. È questo il programma divino per la guarigione delle nazioni. Nessun altro programma, nessun’altra fede, nessun altro piano può funzionare. Questa è l’unica base di pace permanente che Dio offre agli uomini e alle nazioni nella storia.

La Chiesa di Gesù Cristo non ha mai creduto in ciò fino in fondo, soprattutto quella del XX secolo. I cristiani hanno sempre proclamato una qualche versione della teoria della legge naturale come base adeguata a riconciliare i trasgressori dell’alleanza con i custodi dell’alleanza nella storia e ciò sul piano intellettuale, politico, culturale ed internazionale. In questo modo, il loro messaggio di riconciliazione di Dio ne è risultato intaccato e difettoso.

Il Vangelo non è stato concepito per portare incalliti trasgressori dell’alleanza a riconciliazione con Dio o con il popolo pattizio. Il Vangelo ha lo scopo di creare una società che esternamente sottometta i trasgressori dell’alleanza, rendendoli utili ai custodi dell’alleanza fino al giorno dell’ira eterna[1]. Il Vangelo ha lo scopo di estendere il dominio dei custodi dell’alleanza in quanto rappresentanti autorizzati di Dio sulla terra, non certo quello di creare la base di un accordo di cessate il fuoco permanente tra questi e i trasgressori dell’alleanza fino al giorno in cui Gesù verrà a giudicare il mondo. Il Vangelo non è il manifesto di una religione di stallo[2].

I cristiani del XX secolo hanno perso fiducia nel potere del Vangelo di Cristo di trasformare la società. Hanno perso la visione della vittoria internazionale che un tempo motivava i programmi di missione cristiani. La visione del regno internazionale di Dio, di cui erano fortemente convinti gli evangelisti della Chiesa primitiva (Marco 16:15), è stata una visione che ha poi avuto seguito nel Medioevo ed è durata anche oltre la Riforma protestante[1], prima di rapidamente affievolirsi con l’avvento del darwinismo.

Il crescente complesso di inferiorità culturale dei cristiani si è unito al crescente complesso di superiorità culturale dei darwinisti facendo sì che venisse a crearsi una coalizione perversa in opposizione al vero cristianesimo trasformatore del mondo –  un cristianesimo proclamante l’esistenza di progressive manifestazioni terrene del regno di Dio nella storia, in ogni ambito di vita.

I cristiani hanno smarrito ogni visione di vittoria terrena. Non sembrano più disporre di una visione per un mondo che progressivamente si lasci trasformare dal Vangelo, per delle nazioni portate, una ad una, sotto l’alleanza di Cristo, per una Chiesa capace come in Atti 15 di parlare con una sola voce o per una confederazione di nazioni cristiane pronta ad accogliere nella comunità dell’umanità redenta quelle che man mano vanno convertendosi.

Non nutrono fiducia nella Bibbia come arma intellettuale affidabile contro gli umanisti autocertificati che occupano i posti di influenza e di potere in ogni nazione. Considerano le loro fatiche terrene come storicamente futili, destinate ad essere inevitabilmente inghiottite dal trionfo delle forze anticristiane in tutto il mondo. I cristiani di questo secolo hanno paura persino di annunciare l’alleanza di Cristo come moralmente vincolante per la propria gente e le proprie nazioni – figurarsi per il mondo intero.

Sono confusi dalle scelte ineluttabili che la storia provvidenziale di Dio impone loro. Hanno accettato la menzogna degli umanisti, secondo cui Gesù Cristo non dispone di alcuna autorità legittima sugli affari civili degli uomini o, comunque, nessuna che gli uomini possano mai percepire nella storia.

Il giogo della paura

L’Occidente ha a lungo creduto che libertà, pace e prosperità siano cose disponibili in modo permanente a prescindere da quel Dio che stabilisce le basi etiche della libertà, della pace e della prosperità. Anche i cristiani, da un secolo a questa parte, si sono impegnati nella difesa di questa visione facendo continuo affidamento sulle teorie del diritto naturale e sulla dottrina umanista di un continuo pluralismo politico.

L’Occidente ha creduto che l’evoluzione avesse sopraffatto ogni permanente sistema di etica, cosicché nessuno potesse parlare in nome degli eterni principi di Dio. I comunisti credevano la stessa cosa, ma, avendo loro ufficialmente sostituito l’evanescente fede in Dio dell’Occidente con il marxismo-leninismo, hanno finito per ritardarne la scomparsa. Solzhenitsyn e altri critici russi affermano come dietro la cortina di ferro questa fede marxista sia ormai morta; fanno notare che, tuttavia, rimane ancora viva nei movimenti rivoluzionari del Terzo Mondo, come pure in molte aule universitarie occidentali.

L’Occidente ha perso la sua fede nel progresso. I sovietici hanno perso la loro fede nel marxismo. Cosa spinge allora questi ultimi a rimanere comunque sull’offensiva? La ricerca del potere. Infatti, anche se hanno perso la fede nei dettagli delle teorie marxiste-leniniste, credono ancora nella religione del potere. L’Occidente, invece, sta adottando la religione della fuga.

Solzhenitsyn ha lanciato il seguente allarme, ma nessuno ai piani alti di Washington sembra averlo raccolto: “È un gran pericolo per la visione del mondo di qualcuno quando un tale sentimento va diffondendosi: ‘Vai avanti e rinuncia’. Sentiamo già voci nel vostro Paese e in Occidente: ‘Rinunciate alla Corea e vivremo tranquilli. Ma sì, che si molli pure il Portogallo, il Giappone; si rinunci ad Israele, a Taiwan, alle Filippine, alla Malesia, alla Thailandia e ancora ad altri 10 Paesi africani. Lasciateci vivere in pace e tranquillità. Lasciateci guidare le nostre grandi auto sulle nostre splendide autostrade; lasciateci giocare a tennis e a golf, in pace e tranquillità; lasciateci preparare i nostri cocktail in pace e tranquillità, come siamo abituati a fare; lasciateci vedere il bel sorriso a denti stretti con un bicchiere in mano su ogni pagina pubblicitaria delle nostre riviste’”[2].

Questa è la mentalità degli schiavi. È la maledizione di Dio sulle persone ribelli all’alleanza che fa sì che loro diventino schiavi. Questo fu il messaggio di Dio ad Israele e Giuda: “Disobbeditemi e manderò l’Assiria e Babilonia a schiavizzarvi”. Se i cristiani vogliono la liberazione, questa può avvenire solo attraverso una nuova forma di servitù: il servizio a Dio. Ciò deve venire da leader che non nutrono nessun timore al cospetto degli uomini, perché pieni di timore al cospetto di Dio.

Leader così, però, non ne abbiamo più, come ben riconosciuto da Alexander Solzhenitsyn: “Lunghi anni di acquiescenza hanno inevitabilmente comportato la resa delle posizioni dell’Occidente e il rafforzamento del suo avversario. Oggi possiamo valutare su scala globale il risultato ottenuto dai principali diplomatici occidentali dopo 35 anni di sforzi concertati: sono riusciti a rafforzare l’URSS e la Cina comunista in così tanti modi che solo la spaccatura ideologica tra questi due regimi (di cui l’Occidente non può prendersi alcun merito) preserva ancora il mondo occidentale dal disastro. In altre parole, la sopravvivenza dell’Occidente dipende ormai da fattori che sono effettivamente al di fuori del suo controllo”[3].

Gli israeliti nel deserto temevano la morte più di quanto amassero l’idea di conquistare la terra promessa. E che cosa ha dato loro Dio? La morte nel deserto. Se temiamo l’ira degli uomini più di Dio, allora Dio ci consegnerà nelle mani di uomini paurosamente furiosi. Dobbiamo ascoltare l’avvertimento di Gesù: “E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella Geenna” (Matteo 10:28).

Il Comitato Rockefeller sulla politica estera ha valutato correttamente ciò di cui l’Occidente avrebbe bisogno per sopravvivere: “La tenacia di intenti e la capacità di sacrificio, sostenute per un lungo periodo, saranno necessarie per affrontare la sfida attuale”[4]. Sfortunatamente per gli umanisti responsabili delle riforme e degli accordi, l’Occidente ha esaurito entrambi: sia la tenacia di intenti che la capacità di sacrificio.

La maggioranza cristiana silenziosa

I cristiani occidentali sono rimasti in silenzio, generalmente ignari di quanto accade nell’ambito delle relazioni internazionali, non preoccupati e non disposti a presentare le rivendicazioni di Cristo sulla politica estera, su quella commerciale e sulle questioni riguardanti il governo civile in generale. I cristiani sono stati sentinelle sulle mura incapaci di riconoscere come il nemico si fosse già da tempo infiltrato e avesse addirittura ormai già comprato la leadership del paese – quel paese che un tempo fu fedele a Dio. Ed ora che l’esercito del nemico si sta avvicinando alle porte della città, costoro si mostrano confusi. Vanno consolandosi con quella che è un’illusione bella e buona: si aspettano che in qualche modo, nonostante tre generazioni di fallimenti, i leader umanisti moralmente sconfitti all’interno delle porte della propria città sappiano cosa fare. I cristiani non hanno suonato alcun allarme per ben tre generazioni; hanno dimenticato evidentemente come si suona la tromba.

Il sangue di questa civiltà ricade, quindi, sulle mani dei cristiani, i quali sono stati troppo timidi e insicuri – incapaci di proporre alternative alla politica estera umanista in nome di Cristo e della Bibbia. Dio li aveva posti sulle torri di guardia come suoi rappresentanti in un mondo decaduto e loro sono rimasti in silenzio.

Hanno ritenuto naturale che gli umanisti controllassero ogni aspetto della politica estera e che lo Stato nazionale costituisse il cuore, la mente e l’anima delle relazioni internazionali. Ora ci aspetta un periodo di grande crisi internazionale – militare, economica, politica e biologica (AIDS)[5]. Le politiche bancarie dell’Occidente ci portano dritti dritti ad un’imminente catastrofe economica; si può rimandare, ma non si può evitare[6].

In un tempo segnato da crisi multiple i cristiani non ne usciranno indenni, così come pure gli ebrei retti non scamparono dalla cattività assira e babilonese. Quando i giusti permettono a uomini empi di parlare come rappresentanti di una nazione (punto due del modello biblico di alleanza), quella nazione finirà per subire il giudizio. Nella storia esiste un rapporto di causa-effetto tra le norme pattizie e i giudizi pattizi.

I cristiani sono venuti meno alle loro responsabilità. Hanno dato per scontato che umanisti avversi all’alleanza potessero e dovessero parlare per conto loro. Non si sono preoccupati di vedere l’alleanza di Dio affermata pubblicamente a livello nazionale. Ecco, dunque. come il XX secolo sia stato il più sanguinoso dal diluvio universale[7]. Siamo nell’epoca del totalitarismo, della burocrazia e della tirannia internazionale di massa, tutto in nome del falso dio dell’umanesimo (principio di rappresentanza), del popolo sovrano autonomo.

Il risultato sarà il fallimento dei pagani al potere rispetto alle loro responsabilità nei confronti dell’Occidente, il fallimento dei governi civili occidentali rispetto alle loro promesse economiche agli elettori, il fallimento delle banche commerciali e quello dei piani pensionistici privati. Il XX secolo è stato un secolo di fallimenti morali e religiosi; nel corso della vita della maggior parte dei lettori di questo libro (anni Ottanta) non potrà che verificarsi poi un fallimento delle istituzioni umanistiche di dimensioni oggi inimmaginabili.

Queste crisi incombenti offrono una speranza per la ricostruzione cristiana di una civiltà umanista che è sul letto di morte. Ma se i cristiani si rifiutano ancora una volta di sacrificare le loro vite e le loro fortune per i diritti monarchici del Re Gesù in ogni ambito di vita, allora non potrà che naturalmente risultarne una nuova epoca buia di tirannia. Non c’è neutralità. Oggi ci troviamo di fronte a queste scelte: il regno di Dio sulla terra o il regno di Satana sulla terra; la libertà sotto Cristo o il campo di concentramento comunista; la vita nel Figlio o la morte per annientamento nucleare.

Come Elia chiese ai rappresentanti delle tribù di Israele: “Fino a quando tentennerete fra due opinioni? Se l’Eterno è Dio, seguitelo; ma se invece lo è Baal, seguite lui” (I Re 18:21a).

Non facciamo come quegli israeliti pragmatici, i quali volevano vedere su quale altare sarebbe caduto il fuoco: “Il popolo non rispose parola” (I Re 18:21b).

Baal o Dio, umanesimo o Cristo, regno di Dio o regno di Satana: scegliete oggi chi volete servire. Il fuoco cadrà presto e coloro che scelgono male potrebbero finire come sacrifici viventi nella storia. Non rinviate una decisione sulla base del presupposto che Dio vi rapirà portandovi via da tutti i problemi. Non ha rapito Israele quando sono arrivati gli Assiri, né Giuda quando sono arrivati i Babilonesi, né i Greci quando sono arrivati i Turchi. Gli eredi spirituali di Lenin stanno arrivando: “Finché esisteranno il capitalismo e il socialismo, non potremo vivere in pace; alla fine, l’uno o l’altro trionferà – una nenia funebre sarà cantata sulla Repubblica sovietica o sul capitalismo mondiale”[8].

La battaglia tra i due regni infuria, eppure i cristiani in Occidente fingono che sia in qualche modo tutto molto lontano, oltre che tutto molto spirituale – confinato in terre lontane e mondi invisibili dove gli angeli combattono i demoni al di là della percezione degli uomini.

La battaglia è in realtà molto vicina – non più lontana di sei minuti, ovvero quanto occorre ad un missile lanciato da un sottomarino.

Battere qualcosa con qualcosa di meglio

I cristiani possiedono la Bibbia e lo Spirito Santo. Hanno a disposizione la legge di Dio e la potenza di Dio. Hanno la dottrina dell’alleanza in tutta la sua autorità conferita da Dio. Eppure, ignorano tutto questo e proclamano Gesù come Signore di tutta la Chiesa, ma non di tutta la terra; Gesù come sovrano Padrone della famiglia, ma non del governo civile; Gesù come guaritore di un residuo, ma non guaritore delle nazioni.

Mandano missionari, ma non per battezzare le nazioni. Mandano opuscoli, ma non manuali per esercitare il governo divino. Mandano medici dell’anima e del corpo, ma non del corpo politico. Hanno consegnato il mondo al diavolo per default (e a volte in nome della teologia del Nuovo Testamento) e poi hanno cercato invano di convincere i rappresentanti del potere del diavolo a concedere per par condicio lo stesso spazio a Gesù. Perché dovrebbero concedere lo stesso spazio a Gesù? Gesù intende forse concederlo a Satana nell’eternità?

I cristiani hanno rinnegato l’alleanza. Hanno negato con tutto il cuore, la mente e l’anima che Gesù intende discepolare le nazioni, comprese le loro nazioni. Hanno negato la grandezza del Grande Mandato[9]. Comprendono le conseguenze di questo fallimento pattizio, ma hanno sperato in un salvataggio all’ultimo minuto da parte della cavalleria di Dio. Hanno negato la redenzione completa offerta al Calvario e sperano, invece, in una liberazione soprannaturale nel bel mezzo del fallimento internazionale del cristianesimo.

Dio è intervenuto miracolosamente per salvare Gesù mentre camminava verso il Calvario? È forse intervenuto per salvare Stefano dalle pietre dei suoi avversari (Atti 7)? No. Allora perché dovrebbe salvare i cristiani di oggi, che non mostrano il coraggio di Cristo di fronte alla morte e il gusto di Stefano per il confronto verbale con i governanti del suo tempo che odiavano Cristo?

Se Dio si è rifiutato di salvare coloro che, in piena crisi, hanno predicato la vittoria della Chiesa nella storia, perché dovrebbe salvare coloro che, nel benessere fornito dal capitalismo moderno, predicano la sconfitta della Chiesa nella storia? Se gli israeliti che temevano di morire nel deserto sono tutti morti nel deserto e solo quei due uomini che erano pronti a combattere fin dall’inizio sono sopravvissuti per entrare nel paese, cosa possono aspettarsi i cristiani moderni? Un letto di rose o gigli sulle loro bare?

Possediamo tutto ciò che occorre per mettere in fuga i nostri nemici. Ma per far ciò dobbiamo impugnare le armi spirituali che Dio ci ha fornito. L’armatura di Saul costituita dalla teoria della legge naturale, dal pluralismo politico permanente, dal mito della neutralità e dall’anti-pattizialismo non è adatta a noi e se provassimo ad affrontare Golia con tale armatura come nostra difesa, allora perderemmo la testa.

Chi vive nella casa di Dio deve lanciare pietre.


Originale: https://www.forerunner.com/forerunner/X0504_North_-_Victory

[1] J.A. De Jong, “As the Waters Cover the Sea: Millennial Expectations in the Rise of Anglo-American Missions, 1640-1810” (Kampen, Netherlands: J.H. Kok, 1970).

[2] Solzhenitsyn, “The Voice of Freedom” (Washington, D.C.: AFL-CIO, 1975), p. 12

[3] Solzhenitsyn, “Foreign Affairs” (primavera 1980), p. 807.

[4] “Prospect for America: The Rockefeller Panel Reports” (Garden City, New York: Doubleday, 1961), p. 48.

[5] Gary North, “The Scourge: AIDS and the Coming Bankruptcy” (Ft. Worth, Texas: American Bureau of Economic Research, 1987).

[6] Lawrence Malkin, “The National Debt” (New York: Henry Holt, 1987).

[7] Gil Eliot, “Twentieth Century Book of the Dead” (New York: Scribner’s, 1972).

[8] Lenin, “Discorso ai segretari dei nuclei di partito di Mosca” (26 novembre 1920); citato da Bouscaren, Soviet Foreign Policy: A Pattern of Persistence, p. 11.

[9] Kenneth L. Gentry, Jr., “The Greatness of the Great Commission”, Journal of Christian Reconstruction, VII (inverno 1981).


Altri libri che potrebbero interessarti