RISORSE:

Verso una terza rivoluzione dell’istruzione

Le università sono ormai divenute istituzioni amorali; sono diventate paludi che allevano politici, funzionari pubblici, uomini d’affari, giornalisti e giudici corrotti. Certo, possono insegnare agli studenti come creare meravigliosi robot, ma non come essere buoni coniugi, genitori, vicini o cittadini. Il mondo necessita, quindi, di una nuova rivoluzione dell’istruzione, una rivoluzione il cui focus non potrà che essere quello della creazione di leader servi. Non ci si può limitare a preparare gli studenti per il mercato del lavoro. Li si deve guidare a trovare il significato e lo scopo della vita mentre scoprono la loro chiamata personale e si preparano a realizzare la loro vocazione. In tal modo l’istruzione diventerebbe un autentico processo di civilizzazione, un processo che coltiverebbe le “abitudini del cuore” per meglio amare Dio, servire il prossimo ed amministrare il creato.

 

La seconda rivoluzione dell‘istruzione

La seconda rivoluzione dell’istruzione in Europa iniziò cinquecento anni fa, nel 1520, quando Martin Lutero pubblicò Lettera aperta alla nobiltà cristiana della nazione tedesca riguardo alla riforma dello stato cristiano. Tre anni prima Lutero aveva suonato la tromba della riforma della chiesa quando, il 31 ottobre 1517, inchiodò le 95 tesi alla porta della chiesa universitaria di Wittenberg. Ben presto si rese conto che l’Europa non poteva essere liberata dalla corruzione istituzionale senza riformare anche l’università. La saggezza richiede un’umile ragione per imparare dalla rivelazione divina e vivere alla sua luce.

Lutero non rimase solo in ciò. Dopo due secoli di un Rinascimento elitario, infatti, un certo numero di eruditi e devoti contemporanei era arrivato a convinzioni simili. Tra questi vi erano Desiderio Erasmo e riformatori quali Ulrico Zwingli, William Tyndale, Filippo Melantone, Giovanni Calvino, Teodoro di Beza, John Knox e Andrew Melville. Le loro opere pedagogiche ispirarono il Concilio di Trento (1545-63) a trasformare una parte della Chiesa cattolica romana in una forza globale per l‘istruzione. “L’obbedienza che viene dalla fede” (Romani 1:5; 16:26) trasformò gli studiosi in riformatori. Questi misero le loro carriere e le loro vite a rischio per sostenere quelle verità che sarebbero divenute anche i fondamenti della fede del mondo moderno.

Una di queste verità fu quella dell’uguaglianza di tutti gli uomini. Nella Lettera di Lutero questa divenne il fondamento divinamente rivelato dell’istruzione per tutti. La convinzione che tutti gli uomini sono “creati uguali” non era mai stata così “evidente” in nessuna cultura prima di allora.

Nessuno studio della società gerarchica europea, divisa tra nobiltà, clero e servi della gleba, avrebbe potuto insegnare ad un sociologo come tutti gli esseri umani fossero uguali. Martin Lutero apprese questa verità dalla dottrina biblica del sacerdozio e della regalità di tutti i credenti. La sua Lettera articolava l’idea radicale che tutti gli uomini fossero stati creati a immagine di Dio e tutti fossero peccatori. L’Agnello di Dio fu sacrificato perché Dio amava il mondo intero. Il Vangelo consiste nel fatto che ogni peccatore può diventare un figlio di Dio attraverso il pentimento e la fede. Ogni figlio di Dio dovrebbe servire suo Padre da sacerdote e governare la terra per assicurare che la Sua volontà venga fatta sulla terra.

Questo seme teologico dell’uguaglianza germogliò e sbocciò in una politica di principio – non pragmatica – dell’istruzione universale. Negli Stati Uniti, George Whitefield (1714-1770), il grande revivalista del Primo grande risveglio, insegnò la verità dell’uguaglianza umana con la massima enfasi. Il suo insegnamento biblico fece apparire questa peculiare e rivelata verità “ovvia/chiara”, agli occhi dei fondatori degli Stati Uniti d’America.

I monasteri cattolici, i conventi, le scuole delle cattedrali e le università avevano ammaestrato i sacerdoti sin dalla prima rivoluzione dell’istruzione in Europa, ma non dispensavano certo tale servigio a tutti. Ciò che Lutero sosteneva era che, poiché ogni figlio di Dio avrebbe dovuto servire il Padre come suo santo sacerdote, ogni bambino avrebbe dovuto quindi godere d’istruzione. Ci volle un po’ di tempo affinché l’idea biblica della regalità di tutti i credenti trasformasse l’Europa feudale. La volontà giusta, retta e compassionevole di Dio non può essere fatta sulla terra se prima non si conosce Dio stesso e non si è capaci di discernere e concretamente compiere questa sua volontà.

Perché Lutero cercò l’aiuto della nobiltà per la sua nuova proposta di ammaestramento universale? Nel 1520 era ancora un prete cattolico romano. Sapeva che la maggior parte dei suoi colleghi sacerdoti non avrebbero di certo condiviso il proprio potere con tutti. D’altronde, chi vorrebbe mai privarsi della propria fonte di potere e di sostentamento? Anche oggi i proprietari dell’”industria dell’istruzione” troveranno probabilmente mille ragioni per resistere alla tanto necessaria terza rivoluzione dell’istruzione (che propongo), perché chiaramente ogni rivoluzione finisce per sconvolgere lo status quo.

L’idea dell’uguaglianza umana era la parola di Dio, un “seme” divino. La Lettera di Lutero l’ha piantata nell’anima dell’Europa. Il Signore Gesù stesso ha insegnato che il “regno dei cieli” è seminato proprio alla maniera di un seme. Il regno di Dio viene come un’idea comunicata in parole (Matteo 13: 1-32). Questo seme-parola è la spada dello Spirito (Efesini 6:17; Apocalisse 19:13-15).

La Lettera di Lutero sull’istruzione chiedeva alla nobiltà cristiana di obbedire alla Parola di Dio e di incentivare l’istruzione per ogni figlio di Dio. L’obbedienza dei riformatori fece della “verità” rivelata dell’uguaglianza umana un pilastro e un fondamento delle moderne libertà sociali, politiche ed economiche (1 Timoteo 3:15). Per secoli questa spada dello Spirito ha conquistato culture oppressive costruite su filosofie e costumi gerarchici. Se Dio è “Padre nostro” (Matteo 6:9), allora siamo tutti fratelli e sorelle.

Lutero fu il prototipo del “protestante”. La dottrina del “sacerdozio di tutti i credenti” d lui articolata fu una protesta contro la sua propria chiesa e la cultura della servitù della gleba. Tuttavia, le proteste non liberano; è la verità a dispensare vera libertà.

L’obbedienza alla verità dell’uguaglianza umana motivò Lutero a trasformare i dialetti tedeschi in una lingua letteraria traducendo la Bibbia. Il passaggio dal latino al tedesco rese possibile l’istruzione di tutti nella loro “lingua del cuore”.

Se ogni bambino ha da conoscere la verità, allora la lingua madre del bambino dovrebbe essere la lingua dell’istruzione primaria. Le lingue classiche come il latino, il sanscrito, il cinese letterario e l’arabo erano barriere ad uno sviluppo intellettuale diffuso. Erano il mezzo principale di discriminazione: tenevano le masse lontane dai centri di potere.

Fare della lingua del popolo la lingua dell’apprendimento è la matrice della democrazia moderna. Non si può avere un “governo del popolo, dal popolo, per il popolo” se esso non opera nella lingua del popolo. La frase fu resa celebre dal discorso di Abraham Lincoln tenuto a Gettysburg il 19 novembre 1863 e l’idea di base fu presa in prestito da Sun Yat-Sen in Cina. Pochi sanno che la frase proviene dal prologo dell’edizione del 1384 della traduzione di Wycliffe della Bibbia in inglese medievale.

È importante capire perché la verità rivelata – quindi, non naturalmente manifesta – del vangelo sia divenuta la fonte delle idee moderne di uguaglianza umana e libertà politiche. Nel 1520 Martin Lutero pubblicò tre libri. Il primo, Lettera aperta alla nobiltà cristiana della nazione tedesca riguardo alla riforma dello stato cristiano, applicava la verità dell’uguaglianza di tutti gli uomini all’istruzione. Il secondo, Sulla cattività babilonese della Chiesa, esaminava come la religione fosse diventata la fonte della schiavitù in Europa. Il terzo fu Della libertà del cristiano (dedicato al Papa e pubblicato 12 anni prima del famoso trattato politico di Machiavelli, Il Principe).

Machiavelli, un diplomatico italiano, vedeva la politica come ricerca del potere. Lutero, uno studente della rivelazione divina, la considerava ricerca della libertà. Egli scrisse in un’epoca in cui la maggior parte dei cristiani in Germania erano servi della gleba. Lo studio biblico di Lutero sulla Libertà segnò l’inizio della lunga ricerca della libertà dell’Occidente, perché la Bibbia iniziò ad essere scritta quando Dio liberò gli Ebrei dalla schiavitù in Egitto. Lo studio biblico di Lutero sulla libertà culminò nella Dichiarazione d’Indipendenza americana (1776). Essa riconosceva la verità teologica che il Creatore, non lo Stato e non l’evoluzione, aveva concesso un “diritto inalienabile” alla libertà per ogni essere umano.

Il primissimo corso che Lutero tenne da professore fu sulla filosofia di Aristotele. Il monaco agostiniano fu poi ordinato ad insegnare la Bibbia. Tuttavia, egli presentò una richiesta scritta per venire esonerato da questo incarico, in quanto convinto di non esserne qualificato. Tale richiesta fu però respinta e Lutero venne incoraggiato a darsi allo studio delle Scritture così da essere capace di insegnarle. Il primo libro della Bibbia che insegnò furono i Salmi. Seguì l’Epistola di Paolo ai Romani. Con ciò ebbe inizio la Riforma in Europa. Nel 1520 Lutero tenne le sue lezioni sull’Epistola di Paolo ai Galati. Paolo scrisse: “Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù” (Galati 5:1). Ecco come, quindi, venne inaugurata la ricerca della libertà politica in Europa.

 

Come liberò gli schiavi il Messia?

L’apostolo Giovanni risponde a questa domanda in Apocalisse 5:9-10. Il vangelo, cioè la buona novella, è che Gesù Cristo fu crocifisso come agnello sacrificale di Dio. Egli ha versato il suo sangue per acquistare gli schiavi di Satana e renderli figli di Dio. Gli schiavi servono il loro padrone, Satana; mentre i figli governano il regno del Padre. La comprensione crescente dei riformatori di questa verità della regalità di tutti i credenti (Apocalisse 1:5-6; 2:26-27; 3:20-21) portò alla trasformazione del governo gerarchico della chiesa scozzese. In seguito, questi principi biblici di libertà vennero applicati anche al governo politico. Le idee repubblicane di libertà si svilupparono nel tempo a Ginevra e in Francia e furono applicate per la prima volta a livello nazionale in Scozia. Queste idee si diffusero successivamente anche in altre nazioni come l’Olanda e la Svizzera nel 1648 e in Inghilterra in maniera considerevole dopo il 1688. Furono oggetto di sperimentazione da parte delle colonie britanniche in Nord America e infine, nel 1787, queste idee bibliche di libertà contribuirono a dar forma alla Costituzione degli Stati Uniti.

 Il sistema presbiteriano della Kirk (chiesa) scozzese sostituì la gerarchia cattolica romana con una struttura sociale dal basso. Le chiese cominciarono a governarsi da sole eleggendo i propri anziani poiché gli esseri umani erano stati creati per governare (Genesi 1:26-30). Il peccato umano aveva trasformato i governanti in schiavi di Satana (Giovanni 8:34); mentre il Salvatore era venuto per restituire la regalità a tutti i figli di Dio.

Riformatori quali John Knox e Andrew Melville lottarono per applicare queste verità teologiche/egualitarie al modo in cui la loro chiesa e il loro governo avrebbero dovuto essere strutturati. Descrissero le loro riforme come la costruzione della “Nuova Gerusalemme” e del “Regno dei Cieli” sulla terra. George Buchanan, loro contemporaneo più anziano, arrivò a denominare questa riorganizzazione biblica della società “sovranità popolare”.

Gli sforzi dei riformatori non crearono un’utopia, ma cambiarono la storia. Un secolo dopo le imperfezioni delle loro innovazioni erano piuttosto evidenti: mentre era facile apprezzare il loro successo, era tuttavia difficile chiamare quanto avevano messo su “Nuova Gerusalemme”. Perciò gli illuministi scozzesi proposero un compromesso: usare un termine greco per questi esperimenti condotti Bibbia alla mano. Ed è così che, in riferimento a tali tentativi di governo, si iniziò a parlare di “democrazia”.

Ma nessuno studioso scozzese pensò che il loro sistema egualitario di governo provenisse dalla Grecia. Tutti sapevano che i riformatori lo avevano strutturato sulla loro comprensione della Parola di Dio. Accettarono il termine “democrazia” in parte perché questo rendeva più facile imputare le imperfezioni del loro governo all’uomo, piuttosto che a Dio.

Gli europei sapevano che l’unico sistema politico realmente esportato dalla Grecia non fosse altro che brutale imperialismo. Il mito moderno che la democrazia occidentale provenisse dalle città-stato greche fu messo a punto negli Stati Uniti, alla Columbia University (New York), all’inizio del Novecento. Fu reso popolare da un ex cattolico romano, Will Durant.

I protestanti del Cinquecento riformarono le nazioni perché sapevano che l’unico modo per rendere la “voce del popolo” (vox populi) la “voce di Dio” (vox Dei) era istruire i cittadini. La mente di ogni studente doveva essere rinnovata con le verità rivelate che sono, a prima vista, controintuitive. Prendiamo, per esempio, il dettato rivoluzionario della Bibbia: “Beati i mansueti, perché essi erediteranno la terra” (Salmo 37:11; Matteo 5:5); questo pone una sfida etica alla convinzione postmoderna che l’istruzione abbia un solo scopo: “la ricerca del potere”.

Senza un’istruzione che scriva la parola di Dio sui cuori degli uomini, la voce della folla a cui viene fatto il lavaggio del cervello diventa la voce del diavolo. Ecco perché nel suo classico, La Repubblica (375 a.C.), Platone classificò la democrazia greca come il peggiore di tutti i sistemi politici. Odiava la democrazia ateniese perché aveva ucciso il suo mentore Socrate. Platone sostenne il governo autoritario da parte dei “re filosofi” come il modo ideale per governare le città, se non per costruire l’utopia.

Il discepolo di Platone, Aristotele, fece da mentore al principe macedone, Alessandro, affinché diventasse uno spietato filosofo-tiranno. Un migliaio di anni dopo la stesura de La Repubblica, il filosofo inglese Alcuino, che ebbe un ruolo cruciale nella prima rivoluzione pedagogica in Europa, concordava sul fatto che non ci si poteva fidare della voce di masse ignoranti e manipolate per governare le nazioni. In opposizione al pensiero classico, le nazioni protestanti divennero nazioni libere perché istruirono ogni bambino nella saggezza dell’Eterno. Ciò fece sì che la Costituzione degli Stati Uniti iniziasse con la frase “Noi, il popolo…”. L’Occidente pagano avrebbe invece detto: “Noi, l’esercito vittorioso che ha sconfitto l’impero britannico…”.

La Costituzione iniziò con l’affermazione della sovranità popolare perché era una visione politica costruita sulla verità teologica della “regalità di tutti i credenti”. La verità rivelata che tutti i figli di Dio, non solo una milizia vittoriosa o un filosofo-despota, dovrebbero governare il creato di Dio, è la radice che ha nutrito e sostenuto l’esperimento americano.

La Costituzione della mia madrepatria, l’India, seguì l’esempio della Costituzione americana iniziando anch’essa con la formula “Noi, il popolo…”; i fondatori dell’India moderna, infatti, non avevano studiato negli ashram indù o nelle madrase musulmane; erano il prodotto dell’istruzione cristiana. Alla fine dell’Ottocento, però, quando molti di loro andarono nelle università, l’Illuminismo cominciò ad oscurare quell’impronta “cristiana”. Fortunatamente, però, l’Assemblea Costituente dell’India sapeva che la nostra società gerarchica, basata sulle caste e sulle discriminazioni di genere, aveva da essere ricostruita sulla verità rivelata che tutti gli uomini e tutte le donne sono creati uguali. L’educazione doveva liberare l’India dal mito indù del dio Brahma creatore di caste intrinsecamente disuguali; i Brahmani dalla sua bocca e gli Shudra dai suoi piedi. “Noi, il popolo”, possiamo essere sovrani solo se ad ogni bambino viene data un’uguale opportunità di sviluppare il proprio potenziale e diventare un leader servitore. Non appena il postmodernismo rende l’istruzione nient’altro che ricerca di potere, prestigio, ricchezza e posizione sociale, allora questa diventa un problema in una società già divisa in una gerarchia religiosa. Se la teologia non è altro che mitologia, allora non c’è ragione che l’India scelga la “mitologia” cristiana dell’uguaglianza di tutti gli uomini.

 

L’Occidente senza la sua anima

Il termine contemporaneo “postmodernismo” implica quanto segue: le fondamenta intellettuali dell’era moderna sono ormai in rovina. L’età della Ragione di Thomas Paine (pubblicata in tre parti nel 1794, 1795 e 1807) è sfociata in un’”età del nonsenso” sostenuta dalle università d’élite dell’Occidente. L’”Illuminismo” è diventato “oscurantismo” intellettuale e morale come risultato del divorzio della ragione umana dalla rivelazione divina. I filosofi occidentali ora sono persuasi del fatto che la mente umana non possa conoscere la verità non essendo nient’altro che una mente scimmiesca evoluta. Non è più cosa “palese” per uno studente medio americano che tutti gli uomini sono creati; figuriamoci “creati uguali”. È difficile convincere la gente a credere al mito che un’infinità di casualità abbia fatto evolvere tutti come “uguali”.

La disuguaglianza è un fatto palese ed osservabile. Il presidente Obama è onesto nell’ammettere in un documentario del 2017, The Final Year, come l’uguaglianza umana sia una favola. Nella sua concezione del mondo è un mito (pragmaticamente) utile che dovrebbe essere creduto. Perché, senza questo mito cristiano, un uomo nero non sarebbe potuto diventare presidente degli Stati Uniti.

Il problema è il seguente: cosa succederebbe se una femminista devota ad una dea preferisse credere al mito che le femmine siano più evolute dei maschi? Oppure, cosa succederebbe se i nazisti e i bramini preferissero la storia che gli ariani siano la razza più evoluta? Quindi perché la gente non dovrebbe pensare alla supremazia della razza bianca come unica “storia vera”?

L’istruzione dovrebbe insegnare delle “storie” (delle narrazioni) o dovrebbe essere una ricerca del vero, della verità?

Il presidente Obama non ha trasformato la verità “evidente” dell’uguaglianza umana in un “mito utile”. Questa impresa è stata raggiunta da alchimisti occulti che hanno sostenuto una filosofia chiamata pragmatismo.

Il pioniere della teoria pragmatica della verità fu il filosofo, logico e scienziato Charles Sanders Peirce (1839-1914). Lo psicologo-filosofo William James (1842-1910) rese popolare questa teoria “umanista”. John Dewey (1859-1952) fece del pragmatismo il fondamento filosofico dell’istruzione secolare, controllata dallo stato. Dewey scrisse opere su un considerevole numero di argomenti. Tuttavia, omise di discutere la questione della verità in quanto è una questione dello spirito. Un animale o una bio-macchina non può sapere cosa sia vero o buono.

 

Ravvivare l’anima

Sarei capace di “sapere” il sogno che hai fatto ieri sera? Né i miei sensi né la mia logica possono capire cosa hai sognato. Anche la meditazione, l’esperienza mistica, la parapsicologia, l’astrologia, la telepatia, l’ipnosi e la canalizzazione degli spiriti sarebbero inutili a tal fine. L’unico modo che ho per conoscere il tuo sogno è che tu (o Dio) me lo riveli per il tramite di parole.

Tu puoi rivelare la tua verità privata perché il linguaggio è rivelatore.

L’apostolo Paolo ha trasformato la cultura pagana e schiavista dell’Europa in una cultura di libertà basata sulla verità, perché ha compreso la natura “spirituale” del suo ruolo di insegnante-rivelatore. Paolo scrisse alla chiesa di Corinto:

“A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Infatti chi, tra gli uomini, conosce le cose dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio. Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. Ma l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente” (1 Corinzi 2:10-14).

La verità (veritas in latino) è stata l’anima dell’università occidentale. La secolarizzazione ha costretto l’università ad abbandonare la speranza di scoprire la verità perché ha precluso la dimensione soprannaturale e spirituale della realtà. Il linguaggio e la logica, l’immaginazione e l’intuizione sono questioni dello spirito.

Sin dalla critica della ragione di Immanuel Kant (1724-1804), i filosofi sanno che, senza rivelazione, la mente umana non può conoscere la reale verità. Il filosofo di Cambridge Ludwig Wittgenstein (1889-1951) ha trascorso i suoi anni universitari cercando di capire il linguaggio. Giunse alla stessa conclusione pessimistica del saggio indiano Buddha: una volta esclusa la visione del mondo di San Paolo dello spirito, le parole umane diventano incapaci di conoscere e comunicare la verità.

I filosofi del pragmatismo potrebbero allontanarti dalle loro università nel caso tu avanzassi pretese di conoscere e insegnare la verità. Perché sono così intolleranti? Perché sanno che la fiducia dell’”Illuminismo” nella ragione umana ha fallito. Ora il meglio che si può fare è “sperare” che il rigoroso metodo scientifico permetta di “affermare” con certezza una proposizione. Non è consentito definire le proprie convinzioni “vere”.

Il pragmatismo ha reso le università schiave dell’agnosticismo. È richiesto che le proprie credenze siano solo relativamente vere; la propria etica dovrebbe essere sempre modificabile; nessuno dovrebbe fidarsi di nessuno; i media fanno girare storie 24 ore su 24 per manipolare il pubblico. Questa cultura intellettuale ha reso l’élite politico-burocratica americana una “palude” manipolatrice.

La convinzione del presidente Obama che l’uguaglianza degli uomini non sia una verità manifesta ma un’utile storia deriva dai contemporanei di Dewey, Carl Jung (1875-1961) e Joseph Campbell (1904-1987). Una volta che questi astuti pensatori hanno capito che la ragione “illuminista” non può arrivare a conoscere la verità, si sono rivolti ai miti in cerca di significato. Perché la verità scientifica sull’uomo era terribile. Così, secondo la visione del mondo di Burrhus Frederic Skinner (1904 – 1990), la Dichiarazione d’Indipendenza americana era illusoria; la libertà e la dignità erano illusioni teologiche.

Skinner era un celebre psicologo, comportamentista, autore, inventore e filosofo sociale. Insegnò psicologia all’università di Harvard dal 1958 al 1974. Il suo libro del 1971 Beyond Freedom and Dignity (Oltre la libertà e la dignità) è stato nella lista dei bestseller del New York Times per diciotto settimane. Per lui la verità scientifica evidente (“affermazione”) consisteva nel fatto che lo spirito, Dio, l’anima o il sé non esistono. Buddha, Nietzsche, Freud e William James avevano ragione: il termine “Dio è morto” significa che anche l’uomo (il sé) è morto. La verità è morta.

L’“io” non esiste. Nessun “IO SONO” è mai esistito, che sia umano, diabolico o divino. Perciò l’idea di libertà era un’illusione diffusa dalla concezione del mondo della Bibbia. Skinner insisteva nel dire: “…non ho diretto la mia vita. Non l’ho progettata. Non ho mai preso decisioni. Son sempre spuntate fuori cose che alla fine hanno deciso per me. La vita è così”. La conclusione di Skinner è la decostruzione postmoderna del “sé”, come discusso nel mio libro This Book Changed Everything: The Bible’s Amazing Impact On Our World (Questo librò cambiò tutto: il meraviglioso impatto della Bibbia sul nostro mondo).

Il “determinismo” di Skinner non era ipercalvinismo. Era scientismo logico. Egli era in rivolta contro il fatto che la Bibbia aveva incorporato il mito della “dignità umana” nella cultura americana. La libertà era stata sancita nella Dichiarazione d’Indipendenza come credo fondamentale dell’America a causa di un calvinista, Jonathan Edwards (1703 – 1758). Egli fu il primo filosofo e revivalista americano. Insegnò questa “verità” rivelata nel suo libro del 1754 Freedom of the Will (La libertà della volontà).

Le nozioni teologiche di “libertà” e “dignità” che hanno costruito l’America non rientravano nella visione del mondo materialistica e antispirituale di Skinner. In quanto scienziato secolare/ateo non ha potuto che bollare l’idea americana di libertà come “mito”. Credere al “mito cristiano” di un diritto inalienabile alla libertà rende difficile per gli scienziati modificare e controllare il comportamento umano e organizzare la società per una vita più felice.

Il sistema educativo antispirituale americano ha ragione: la “verità” e la “libertà” sono questioni di “spirito”, non di chimica. Pertanto, l’istruzione controllata dallo stato laico deve distruggere il fondamento della visione del mondo della libertà. È solo una questione di tempo prima che i laureati, sottoposti a lavaggio del cervello e indottrinati dall’istruzione statale, distruggano le libertà costruite sulle verità rivelate. I re filosofi controllano già le università americane e i mass media. I loro protetti sono colti dalla smania di controllare i cittadini. I cittadini sottoposti a lavaggio del cervello non hanno alcuna base filosofica per resistere ai governanti autoritari. Sotto minaccia, molti cederanno le loro libertà.

I miti rendono schiavi perché le “storie” non possono essere messe in discussione. La verità libera perché deve essere esaminata e discussa. La verità richiede prove e ragione. Ecco perché l’istruzione basata sulla verità (veritas) apre la mente. Ne Il libro che ha costruito il tuo mondo: come la Bibbia ha creato l’anima della civilizzazione occidentale ho spiegato come la Bibbia abbia reso l’Occidente una civiltà pensante unica.

Il più grande pericolo per la terza rivoluzione dell’istruzione verrà dai pastori e dagli anziani che potrebbero vedere una chiesa-università come un’opportunità per loro per fare il lavaggio del cervello agli studenti. Un pastore saggio, tuttavia, crescerà umiliando sé stesso, permettendo agli studenti di sviluppare spirito critico. Studierà e ripenserà a ciò che la sua scuola biblica gli ha insegnato. Il fondamentalismo è indottrinamento. Teologia significa usare la ragione per dare un senso alla rivelazione. Costruire una cultura del dubbio e dell’investigazione all’interno di una chiesa-università farà del cristianesimo la visione del mondo più solida d’America.

Avendo perso la verità, l’Occidente non ha altra scelta che rifiutare l’eccezionalismo della propria libertà, la quale è unica nel suo genere. Permettetemi, quindi, di dare un altro esempio del perché il divorzio della rivelazione divina dalla ragione umana non può che portare alla distruzione della prosperità americana.

La Dichiarazione d’Indipendenza del 4 luglio 1776 dice che i governi sono istituiti per proteggere i “diritti inalienabili” che il Creatore (non lo Stato) ha conferito ad ogni essere umano. Come presidente, George Washington, ricordò ripetutamente alla nazione che il diritto di perseguire la felicità implica il diritto alla proprietà privata. Nei suoi discorsi presidenziali formali, nei suoi scritti e nelle sue preghiere, almeno 48 volte Washington fa riferimento al diritto di ogni cittadino di “sedersi sotto la propria vite e il proprio fico senza che nessuno lo renda insicuro e spaventato”.

Questa espressione, che rappresenta il diritto alla proprietà privata, proviene da 1 Re 4:25, 2 Re 18:31, Michea 4:4, e Zaccaria 3:10. Si potrebbe giustamente affermare come questo seme della parola di Dio abbia prodotto il successo economico americano. La convinzione che ogni persona abbia diritto alla ricchezza che crea o eredita deriva dal fatto che Dio stesso ha comandato: “Non rubare” (Esodo 20:15).

Il Dio che richiede ai ricchi di amare il prossimo giacente nel bisogno con sincerità e sacrificio ha comandato sia ai ricchi che ai poveri di “non desiderare” ciò che appartiene al proprio prossimo (Esodo 20:17). Una nazione prospera quando i poveri non bramano ma creano ricchezza per sé stessi. L’istruzione deve ripristinare nei cittadini l’immagine perduta del Creatore. Dio non ha saccheggiato. Ha “lavorato” per riempire questa bella terra con abbondanza.

Insegnare che la “lotta per l’esistenza” e la “sopravvivenza del più forte” favoriscano l’evoluzione della società equivale ad incitare al saccheggio. L’evoluzione non ha mai comandato nessuno di “non desiderare e non rubare”, ma di replicare la creatività produttiva del Padre. Le università postmoderne hanno già distrutto la fede fondatrice dell’America secondo cui il Creatore ha dotato ogni persona di diritti inalienabili; danno, invece, ai socialisti il diritto di desiderare e saccheggiare ciò che appartiene agli altri. Indottrinano gli studenti a credere che chiunque erediti ricchezza è ingiustamente “privilegiato” e argomentano che “i capitalisti” produttori di ricchezza siano necessariamente degli usurpatori, specialmente dei lavoratori poveri. L’etica economica del saccheggio ha promosso la mentalità immorale secondo la quale i poveri hanno un diritto inalienabile di desiderare e saccheggiare la proprietà che appartiene ai capitalisti. Credono che la ricchezza appartenga in ogni caso ai poveri.

Prioprio mentre scrivo queste parole, nell’estate del 2020, alcuni “saggi” socialisti stanno consigliando agli elettori indigenti d’America quanto segue: “Per favore, non prendetevi la briga di saccheggiare i negozi, perché ciò vi metterebbe nei guai. I ricchi ‘finanziano la polizia’, quindi controllano il sistema legislativo. Votate per il socialismo, il quale ci darà il potere di saccheggiare i capitalisti per conto vostro per il tramite di una ‘tassa’; e una tassa è qualsiasi cosa il governo scelga di chiamare tale. Se ci date il potere di saccheggiare, vi daremo un assegno mensile che vi permetterà di sedervi davanti alla TV, godervi le droghe, giocare e fare scommesse. La ricchezza creata dai laboriosi contribuenti provvederà a tutte le vostre spese mediche ed educative, anche se siete venuti in America illegalmente. Se votate per il socialismo, avremo il potere di punire i capitalisti che rendono l’America ricca”. Questa ideologia insegnata nelle università garantisce che alla fine tutti diventino uguali, vale a dire ugualmente poveri.

Avendo rifiutato la rivelazione divina, l’Occidente è diventato un bel castello che non ha alle sue fondamenta che sabbie mobili. La radice biblica che nutriva l’albero splendido dell’Occidente è stata mangiata dai vermi. Il tronco dell’albero, l’istruzione, è infettato da virus intellettuali debilitanti. Una terza rivoluzione dell’istruzione è necessaria per far rivivere le verità fondamentali del mondo moderno.

La Chiesa è diventata intellettualmente più debole dell’università perché ha abbandonato le proprie università. Ha deciso di formare i suoi responsabili in seminari e scuole bibliche che erano intellettualmente inferiori alle università. La Chiesa sembra troppo debole per riprendersi l’istruzione dagli spiriti ingannatori. Eppure, tutta l’autorità sui regni visibili e invisibili è stata data al capo della Chiesa. Il risorto “Principe dei re della terra” (Apocalisse 1:5) dà al suo corpo il comando di pascere i suoi agnellini. Questa responsabilità è accompagnata dall’autorità di ammaestrare tutte le nazioni. Questo è un mandato per portare tutte le nazioni sotto la sua disciplina (Matteo 28:18-20).

 

La prima rivoluzione dell’istruzione in Europa

I riformatori del Cinquecento che istruirono l’Europa occidentale e le sue colonie, compresi gli Stati Uniti, furono i prodotti della prima rivoluzione dell’istruzione europea. Iniziò con il re franco Carlo Magno (748-814 d.C.) che fu fatto imperatore romano nell’800 d.C. Carlo Magno iniziò il suo regno con il presupposto che convertire qualcuno al cristianesimo significasse battezzare quella persona. Ordinò quindi che i pagani fossero battezzati (“convertiti”) con la forza, sotto minaccia del “dolore della morte”. Questa politica di conversioni forzate fu abbandonata perché il filosofo inglese Alcuino (735 – 804) persuase Carlo Magno con le seguenti parole: “La fede è un libero atto della volontà, non un atto forzato. Dobbiamo fare appello alla coscienza, non costringerla con la violenza. Si può costringere la gente ad essere battezzata, ma non si può costringerla a credere”.

Alcuino spiegò a Carlo Magno ciò che San Bonifacio (675 – 754), l’apostolo dei barbari tedeschi, aveva sottolineato un secolo prima: convertire significa istruire. La conversione è il processo spirituale dello Spirito di Verità di Dio che scrive la Sua legge nel cuore e nella mente di un peccatore pentito. Questo processo fa di un ribelle una “nuovo creatura” (2 Corinzi 5:17) che vive nell’”obbedienza della fede” (Romani 1:5).

Le missioni del Novecento non sono riuscite a discepolare le nazioni perché molti “evangelici” hanno commesso l’errore di pensare che convertire significasse portare le persone a pregare recitando “la preghiera del peccatore”. Non sono riuscite a vedere come l’obbligo di discepolare le nazioni significasse riempire la terra con la conoscenza di Dio come le acque coprono i mari (Isaia 11:1-9). La trasformazione intellettuale di Carlo Magno portò a quello che è chiamato il Rinascimento carolingio. Esso produsse un’evoluzione della scuola, della letteratura, dell’arte e dell’architettura. Carlo Magno imparò a leggere. Divenne un tale amante dei libri che i preti dovevano leggere per lui mentre mangiava. Il suo autore preferito era Sant’Agostino d’Ippona (354-430). Ciò permise al programma pedagogico di Agostino di diventare in Europa lo standard per quasi mille anni. Tutti i pionieri della seconda rivoluzione dell’istruzione lo studiarono. La corte di Carlo Magno produsse libri che insegnavano il latino elementare. Finanziò una biblioteca reale che conteneva opere approfondite sulla lingua e sulla fede cristiana.

Mentre gli studiosi scrivevano in latino, Carlo Magno sostenne anche la traduzione dei credi cristiani e delle preghiere in volgare, insieme all’insegnamento della grammatica e della musica. Incoraggiò i monasteri a fondare degli scriptorium. Il digiuno, la preghiera e i rituali religiosi continuarono, ma i monaci dedicarono anche la loro vita a copiare ogni manoscritto disponibile. Scrissero dei libri di storia, poesia, arte, musica, architettura, tecnologia e legge, come pure opere di esegesi, teologia e commentari biblici.

Alcuino era il “ministro” di Carlo Magno. Come tale insegnò all’imperatore la retorica, la dialettica (logica) e l’astronomia. Einhard (775 – 840) insegnò all’imperatore l’aritmetica. Era stato educato al monastero di Fulda, dove era sepolto San Bonifacio.

La rivoluzione dell’istruzione iniziata con un duetto imperatore-sacerdote ebbe il suo culmine nella fondazione dell’università di Bologna in Italia (1088), dove i sacerdoti studiavano la legge giustinianea. Altre università seguirono insegnando medicina e filosofia, insieme alla Parola di Dio e alla teologia. La riflessione sulla rivelazione divina (teologia) era la regina di tutte le scienze. Giustificava l’uso della ragione, immagine di Dio nell’uomo. Dava significato ad ogni disciplina intellettuale e alla vita stessa. Perché la Bibbia comandava ai credenti di “pensare” a ciò che dice invece di credervi ciecamente (Filippesi 4:8).

I papi autorizzarono le università perché la Bibbia esortava i cristiani a “pensare”. Il profondo rispetto per la vita della mente fece dell’università il braccio educativo della Chiesa, per la Chiesa e dalla Chiesa. Le università di proprietà della Chiesa formavano i ministri di Dio per servire la Chiesa e il re. È per questo che i primi ministri servono ancora la corona d’Inghilterra. Il motto dell’università di Harvard è “Veritas Christo et Ecclesiae”. Tradotto dal latino significa che l’università è stata creata per aiutare gli studenti a cercare “la verità per Cristo e la Chiesa”.

Seguendo l’esempio di Carlo Magno, la maggior parte dei re impiegò dotti “ministri” di chiesa come “ministri” della loro corte (cappellani e consiglieri). Ecco perché l’uomo che consiglia il monarca britannico è ancora chiamato “primo ministro”. Altri “ministri” sostengono la sua sacra responsabilità di governare la nazione con la giustizia, la rettitudine, la saggezza e la compassione di Dio.

L’università di Bologna, gestita da monaci, insegnava diritto perché la Chiesa aveva già costruito il sistema di giustizia migliore, più affidabile e potente d’Europa. Le università di proprietà della Chiesa formavano monaci, preti, cancellieri e vescovi nella Legge di Dio che era stata codificata nelle leggi civili e canoniche del Codice Giustinianeo. L’istruzione giuridica formava i ministri della giustizia di Dio per servire la Chiesa come giudici, cancellieri e avvocati.

 

Le radici ebraiche dell’educazione europea

Qualsiasi genio può inventare una scrittura che solo lui può decifrare. Una lingua scritta crea e arricchisce una cultura solo se si insegna ad altri a leggerla. I primi sistemi di scrittura conosciuti furono sviluppati in Iraq e in Egitto più di 1.000 anni prima di Abramo e 3.000 anni prima di Cristo.

Abramo crebbe in Iraq e trascorse un breve periodo in Egitto. Suo nipote Giacobbe portò la sua famiglia allargata in Egitto dove vissero per quattrocento anni, prima come ospiti d’onore e poi come schiavi. Questi schiavi furono liberati senza una rivoluzione armata e tornarono a Canaan, nella terra che Dio aveva loro promesso. La promessa di Dio era che li avrebbe resi una “grande nazione”.

La maggior parte degli schiavi era presumibilmente analfabeta. Mosè, il loro capo, aveva imparato a leggere e scrivere, perché era cresciuto nel palazzo reale, adottato da una principessa egiziana.

Gli “esperti” di oggi avrebbero richiesto a Mosè di trasmettere oralmente storie a studenti analfabeti. Ma il suo Dio era politicamente scorretto. Diede, quindi, a pastori ignoranti un testo: i Dieci Comandamenti. Dio lo scrisse su due tavole di pietra. Mosè mise una copia di quel testo sacro in una cassa di legno (Arca) e la coprì d’oro. Una copia della parola di Dio era sacra e gli studenti non potevano adorare idoli o inventare miti sulle loro divinità. Non un dio immaginario, ma il sacro testo scritto dell’Alleanza tra Dio e Israele fu messo nel cuore dell’accampamento, nel più sacro dei luoghi sacri.

Cosa avrebbe reso Israele una “grande nazione?” Avrebbe dovuto rifiutare divinità inventate e le storie su di esse. Avrebbe dovuto conoscere il vero Dio e la Sua parola che è verità. Dio rese le cose più difficili: richiese loro di imparare a scrivere e fare copie della Sua legge. La Sua parola deve essere scritta, incisa o cucita ovunque, in modo che alla fine venga scritta nei loro cuori. I pastori e i mattonai sarebbero diventati una grande nazione diventando insegnanti della parola di Dio. Dio richiedeva a degli uomini tratti in salvo dalla schiavitù di assicurarsi che ogni loro bambino conoscesse e riverisse la parola di Dio (Deuteronomio 6:7).

Quando quegli ex schiavi stavano vagando nel deserto, Mosè insegnò loro che le conquiste militari non li avrebbero resi una grande nazione. Essi sarebbero stati trasformati meditando la parola scritta di Dio e obbedendo ad essa. L’interiorizzazione della parola di Dio avrebbe creato il capitale socioculturale necessario per trasformarli in una grande e saggia nazione:

 Ecco, io vi ho insegnato leggi e prescrizioni, come il Signore, il mio Dio, mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nel paese nel quale vi accingete a entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra sapienza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo savio e intelligente!”. Qual è infatti la grande nazione alla quale la divinità sia così vicina come è vicino a noi il Signore, il nostro Dio, ogni volta che lo invochiamo?  Qual è la grande nazione che abbia leggi e prescrizioni giuste come è tutta questa legge che io vi espongo oggi? (Deuteronomio 4:5-8)

 

Oltre la legge

L’area più sacra del tabernacolo ospitava di più che la sola legge morale di Dio. Poco prima di scrivere i Dieci Comandamenti (Esodo 20) Dio chiese a Mosè di scrivere la storia dell’attacco degli Amaleciti contro gli israeliti, dei vulnerabili erranti. Quindi la primissima sezione dei testi sacri che Mosè scrisse e mise accanto all’Alleanza fu la storia di questa particolare battaglia. Il Signore disse a Mosè: “Scrivi questo fatto [questa storia] in un libro, perché se ne conservi il ricordo, [e falla sapere a Giosuè]” (Esodo 17:14).

Perché Dio chiese a Mosè di scrivere di storia?

Mosè, il vecchio, era salito su una collina per pregare e guardare la battaglia mentre il suo giovane assistente, Giosuè, conduceva delle truppe non addestrate alla vittoria.

Se uno dei contemporanei di Giosuè avesse dovuto scrivere la “storia” di quella battaglia, il narratore avrebbe potuto descrivere la guida vittoriosa, la strategia di battaglia, il coraggio e la bravura di Giosuè. Ma Hur e Aaron furono testimoni del conflitto e del fatto che l’esito della battaglia fu determinato dalla preghiera di Mosè.

Una storia adulatoria avrebbe danneggiato Giosuè e Israele. Avrebbe fatto sì che Giosuè riponesse la sua fiducia nella sua spada. Ma la sua spada era completamente inutile davanti alle mura inespugnabili di Gerico. Giosuè doveva rammentarsi che il Dio vivente aveva fatto uscire gli ebrei dalla schiavitù. Era stato l’essersi affidati a Lui che li aveva resi vittoriosi contro gli Amaleciti. Solo un umile ed esclusivo affidamento al Dio vivente avrebbe permesso loro di conquistare la terra promessa occupata da nazioni più forti di ex schiavi nullatenenti.

Dio era attivo nella storia umana allora ed è attivo oggi. La secolarizzazione della storia della Provvidenza corrompe la verità.

I santuari pagani non avevano testi sacri. Installarono idoli di divinità create dall’uomo. Perché qualcuno dovrebbe adorare delle divinità di pietra, legno o metallo? I pagani adoravano divinità immaginarie che non intervenivano nella storia. Per questo non restava loro che inventare storie aventi lo scopo di insegnare alla gente perché gli dèi immaginari avrebbero dovuto essere destinatari della loro adorazione.

Dio proibì agli ebrei e ai cristiani di “inventare” divinità e miti. Al posto di questi a Mosè fu comandato di mettere la verità storica nel luogo più sacro del tabernacolo. Fu questo che rese gli ebrei “il popolo del libro”; un libro che di fatto era un’intera biblioteca di libri. Lo Spirito di Dio ha comandato, ispirato e permesso agli uomini di scrivere la Sua verità. Le parole scritte da Mosè e da altri profeti erano la parola di Dio.

La verità deve essere scritta. Un numero sufficiente di persone deve imparare a leggere e a comunicare oralmente la verità agli altri. Perché la verità, non il mito, deve essere il fondamento intellettuale di un popolo libero.

 

Il tempio e la cattedrale

Dove andava il figlio di un falegname o di un pescatore per imparare a leggere e scrivere?

Andava alla sinagoga locale. Durante la settimana il sacerdote del posto serviva da insegnante.

E cosa accadeva se questo sacerdote non era in grado di offrire soddisfacenti risposte alle domande di uno studente? In questo caso il figlio di un falegname di 12 anni portava le sue domande al Tempio di Gerusalemme, perché il Tempio era la capitale intellettuale di Israele. Era molto più di un luogo di culto e di riti. Il Tempio era il sole che irradiava la luce di Dio alla nazione. Era l’università de facto di Israele. Gli studiosi ebrei si riunivano nel Tempio. Questi comprendevano esperti di salute pubblica e scribi che studiavano, copiavano e facevano l’esegesi delle Scritture per far luce su argomenti di interesse vitale. I Rabbini venivano al Tempio per insegnare la sapienza ai sacerdoti e al popolo. I sacerdoti e i leviti portavano poi la saggezza di Dio nelle parti più remote della nazione. Gli esperti della legge applicavano le leggi assolute di Dio e quelle relative dell’uomo alla complessità dei casi inediti e particolari.

Gesù di Nazareth andava al Tempio per imparare dai migliori esperti disponibili. Alla fine, però, era un insegnante autodidatta, un rabbino. Ciò fece di Gesù un modello di un’istruzione centrata sull’allievo; modello del quale tratta la dottoressa Amanda Forbes in un capitolo successivo.

Gesù studiò, digiunò e pregò. Fu battezzato con lo Spirito di Dio di saggezza, conoscenza e comprensione (Isaia 9:2). Lo Spirito Santo di Dio rese le sue parole “vita e Spirito” che venivano dal Padre (Giovanni 6:63). Le sue parole erano il seme che portava il regno del cielo nel terreno dell’anima umana.

Il Signore Gesù mandò i suoi apostoli non come una milizia bensì come seminatori del seme della parola di Dio. Non chiese loro di soggiogare i miscredenti con le spade. Li mandò a diffondere la parola di Dio che è la spada dello Spirito. Il loro mandato era quello di impiantare la parola di Dio nel cuore dell’uomo. La parola-verità di Dio era la spada che avrebbe conquistato il regno dell’inganno di Satana:

“Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebrei 4:12).

Paolo fu l’apostolo di Cristo che portò la parola di Dio in Europa. Non assalì l’Impero Romano con una spada di metallo. Quest’uomo che iniziò a conquistare l’Europa pagana era un uomo di “lettere”. Egli s’identificò come “banditore e maestro della verità ai gentili”. (1 Timoteo 2:7, Tito 1:1, ecc.). Paolo stabilì chiese locali che erano “la colonna e il sostegno della verità” (1 Timoteo 3:15).

Paolo credeva nella “verità” perché credeva nello spirito. Fu il rabbino ebreo che gettò i semi della prima rivoluzione dell’istruzione in Europa. I monaci irlandesi furono fra quelli che innaffiarono quei semi letterari della civilizzazione occidentale. Il rinascimento carolingio coltivò gli alberelli che i monaci e le monache avevano piantato.

L’idea dell’antico Israele e del regno di Dio trasformarono le cattedrali medievali in centri d’istruzione. Alcune di queste scuole-cattedrali si trasformarono in università che continuano ad essere attive ancora oggi. Notre Dame a Parigi ne è un classico esempio. Altre famose università europee nacquero dai monasteri. Ecco perché una cappella è sempre l’edificio più importante in ogni università antica, ad Oxford come anche a Cambridge. Entrambi erano monasteri agostiniani.

 

Dalla prima alla seconda rivoluzione dell’istruzione

La seconda rivoluzione dell’istruzione divenne necessaria nel Cinquecento perché le erbacce pagane avevano soppresso il grano che Paolo aveva piantato e che monaci e suore fedeli avevano coltivato.

I professori e i sacerdoti “cristiani” avevano soppresso la verità rivelata affidandosi al razionalismo e ai miti pagani. La seconda rivoluzione dell’istruzione riformò le università europee sottoponendo la logica aristotelica alla luce della rivelazione divina.

Uno dei più tragici scontri si consumò a Oxford il 16 ottobre 1555. Professori universitari, studenti e cittadini si riunirono intorno al vescovo Stephen Gardiner e a diversi sacerdoti sulla piazza pubblica di Broad Street per assistere al rogo dei riformatori vescovi Latimer e Ridley. Sacchetti di polvere da sparo furono appesi al loro collo per rendere i loro omicidi uno spettacolo!

I due martiri si inginocchiarono vicino alla croce e pregarono. Il santo più anziano, il vescovo Hugh Latimer, incoraggiò il suo compagno martire: “Sii di buon conforto, Maestro Ridley, e fai l’uomo; oggi accenderemo una tale candela per grazia di Dio in Inghilterra che non sarà mai spenta” (Libro dei martiri di Foxe, edizione 1583).

E così, nel giro di pochi anni, l’università di Oxford cominciò ad essere riformata. Respinse l’oscurità intellettuale in cui era caduta la scolastica e abbracciò il Salmo 27:1, Dominus illuminatio mea (“Il Signore è la mia luce”) come proprio motto.

Oxford arrivò a bruciare vivi i riformatori perché nel Cinquecento le università cristiane erano diventate la fonte dell’oscurità dell’Europa. Avevano permesso alla scolastica di mescolare la verità rivelata di Dio con il razionalismo aristotelico come interpretato da musulmani quali Avicenna e Averroè. L’aggiunta della filosofia platonica a quel cocktail intellettuale aveva dato alla testa ai dotti portandoli a gran confusione. Il salmista sapeva che: “La rivelazione delle tue parole illumina e dà intelletto ai semplici” (Salmo 119:130). Ci sono università oggi che amano le tenebre più della luce. I rivoluzionari che scelgono di affrontare le tenebre dovranno rinnegare sé stessi e prendere la loro croce. Devono credere alla promessa che le tenebre non sconfiggeranno la luce (Giovanni 1:5).


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