Introduzione
Viviamo in un’epoca in cui il dibattito sull’ambiente è dominato da una crescente ed insistente propaganda green, alimentata da un catastrofismo che viene spesso amplificato dai media e da varie altre istituzioni divulganti dati e proiezioni volti a suscitare allarmismo di ogni sorta. Questa narrazione, sostenuta dalle élite globaliste, tende evidentemente a proporre l’ennesima utopia collettivista della storia, in cui il mondo è chiamato a sottomettersi a nuove regole e ideologie in nome di una “salvezza” ambientale e sociale per l’intera umanità. Tuttavia, la prospettiva cristiana sull’amministrazione del creato offre un quadro completamente diverso, in cui la responsabilità dell’uomo verso la natura è radicata non nella paura, nella colpa o nel controllo politico, ma in un chiaro mandato divino rintracciabile nella Parola di Dio. Dio ha, infatti, affidato all’umanità il compito di custodire e coltivare la terra con profitto, dedizione e saggezza secondo i suoi santi principi e scopi. La redenzione che la Chiesa ha in Cristo le permette di darsi a questo mandato culturale con fiducia, entusiasmo ed efficacia.
Al fine di comprendere meglio i tratti e le condizioni di questo compito fondamentale, offriamo qui di seguito la traduzione in lingua italiana di uno dei documenti fondativi (un vero e proprio manifesto) della Cornwall Alliance for the Stewardship of Creation, un gruppo internazionale di teologi, scienziati ed esperti che promuove la custodia biblica della terra, lo sviluppo economico per ogni popolo (con particolare attenzione per quelli ancora preda della povertà) e la proclamazione del Vangelo di Gesù Cristo.
Con la pubblicazione di questo articolo vorremmo, quindi, principalmente richiamare l’attenzione della comunità cristiana verso questo raro e valido punto di riferimento. Riteniamo, infatti, che la Cornwall Alliance possa rappresentare un prezioso aiuto per i credenti nel non sentirsi smarriti o in balia di mode ideologiche e di agende politiche (“Agenda 2030” del WEF e simili), ma saldi nella loro fede e responsabilità verso la creazione e il prossimo. Questo articolo non entra nel merito di casi particolari o esempi specifici relativi, ad esempio, al dibattito sui cambiamenti climatici, che oggi tanto infuria nei media. Piuttosto, il suo scopo è semplicemente quello di ribadire i principi fondamentali che guidano il pensiero cristiano nell’approccio di ogni questione concernente la gestione del creato – principi, che pensiamo armonizzarsi abbastanza bene con la nostra visione postmillenarista della storia.
La Cornwall Alliance, organizzazione fondata e guidata dal Dr. E. Calvin Beisner, sostiene il diritto alla proprietà privata, l’imprenditorialità e ogni politica che favorisca l’accesso ad energie sostenibili e la difesa dei poveri. Tenta di far tutto ciò in un mondo permeato da ideologie ambientaliste le cui visioni del mondo e sistemi etici sono sostanzialmente anti-cristiani, la cui scienza ed economia sono spesso poco accurate (se non addirittura contraffatte) e le cui politiche fanno, quindi, molto male non solo agli ecosistemi naturali del creato, ma anche ai poveri del mondo; cerca, insomma, di contrastare ogni agenda altamente ideologizzata, i cui “insegnamenti religiosi” minano le fondamentali dottrine cristiane su Dio, sulla creazione, sull’umanità, sul peccato e sulla salvezza. A tal fine conduce ricerche, produce documenti, articoli, post di blog, libri, video e podcast su questioni attuali relative all’ambiente, allo sviluppo economico e alla fede cristiana in relazione a queste tematiche; mette a disposizione esperti e relatori per chiese, università, scuole e conferenze; offre servizi di consulenza per le autorità competenti. A chiunque fosse interessato segnaliamo il sito internet dell’organizzazione, invitandovi a prendere visione del loro materiale e a seguire il loro operato: https://cornwallalliance.org/.
Il team di cristoregna.it.
Una prospettiva biblica sulla custodia ambientale: soggiogare e governare la Terra per la gloria di Dio e il bene del prossimo
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Affermiamo che la Terra, come pure tutto ciò che vi è contenuto, appartiene al SIGNORE (Salmo 24:1). Neghiamo che la Terra o qualsiasi altra cosa sia il risultato di un caso cieco ed impersonale dispiegatosi nel corso del tempo.
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Affermiamo che la Bibbia, composta dai 66 libri dell’Antico e del Nuovo Testamento, è l’unico fondamento epistemologico assoluto ed inerrante per l’umanità, riguardo a tutta la conoscenza delle cose visibili ed invisibili, e che ogni pretesa di verità e dovere morale che la contraddica è falsa e dannosa. Neghiamo che l’universo fisico e le osservazioni umane di esso giustifichino pretese di verità contrarie a quelle della Bibbia, e che la libertà, la giustizia e la dignità umana possano essere sostenute rigettando la verità e la legge biblica.
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Affermiamo che l’unico vero Dio, spirito infinito, eterno ed immutabile, si è rivelato nella creazione (che ha creato dal nulla e comprende sia cose fisiche che spirituali), nella Bibbia e nel suo unico Figlio, Gesù Cristo, e che, sebbene Dio riveli la sua saggezza e potenza nella creazione, egli è sempre stato e sarà sempre assolutamente distinto e trascendente rispetto alla creazione, che egli governa in ogni tempo e luogo. Neghiamo l’ateismo (“non c’è Dio”), il panteismo (“tutto è Dio”), il panenteismo (“Dio è per l’universo ciò che l’anima umana è per il corpo umano”), l’animismo (“ci sono molti dèi che abitano e animano oggetti fisici come le anime abitano e animano i corpi umani”), e qualsiasi altra visione che neghi la distinzione Creatore/creatura, poiché chi le sostiene scambia la verità su Dio per una menzogna e adora e serve la creatura anziché il Creatore, che è benedetto in eterno (Romani 1:25).
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Affermiamo che la dignità, la libertà e la giustizia umana possono essere sostenute solo nella misura in cui una società afferma la distinzione Creatore/creatura e abbraccia la verità delle Scritture, e che coloro che la negano diventano vani nei loro pensieri e i loro cuori stolti si oscurano (Romani 1:21). Neghiamo che le società fondate su ateismo, panteismo, panenteismo, animismo (detto anche spiritismo) o qualsiasi altro rifiuto della distinzione Creatore/creatura possano prosperare intellettualmente, moralmente, esteticamente o materialmente.
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Affermiamo che la creazione include persone—spiriti coscienti capaci di ragione, giudizio morale e affetto, e quindi moralmente responsabili delle loro azioni—e che alcune di queste persone sono incorporee (immateriali, ad esempio angeli e demoni) e altre incarnate (combinazioni di spirito e corpo, ad esempio esseri umani). Neghiamo che il cosmo materiale—la “natura” e le sue parti, il mondo creato di tempo e spazio, materia ed energia, pianeti e stelle, energia ed elementi materiali—sia personale, sia nel suo insieme che nelle sue parti; quindi, neghiamo che foreste ed alberi, montagne e rocce, oceani, laghi e fiumi, e animali siano persone.
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Affermiamo che Dio ha creato l’uomo, maschio e femmina, a sua immagine (Genesi 1:26-27). Neghiamo che qualsiasi altra forma di vita terrestre porti l’immagine di Dio o abbia un valore o una priorità pari agli esseri umani (Matteo 10:29-31).
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Affermiamo che, sebbene la Terra appartenga al SIGNORE, egli l’ha anche data agli uomini (Salmo 115:16) e ha comandato loro di essere fecondi, moltiplicarsi, riempirla, soggiogarla ed esercitare il dominio su tutto ciò che vi abita (Genesi 1:28). Neghiamo che il dominio umano sulla Terra sia, in linea di principio, peccaminoso e che la possibilità di abuso di tale dominio annulli la rettitudine del suo uso appropriato.
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Affermiamo che la Terra e tutti i suoi sistemi fisici e biologici sono il risultato del disegno onnisciente di Dio, della sua creazione onnipotente e del suo fedele sostentamento, e che, quando Dio completò la sua opera creativa, era “molto buona” (Genesi 1:31). Neghiamo che un Designer infinitamente saggio, un Creatore infinitamente potente e un Sostenitore perfettamente fedele della Terra l’abbia resa suscettibile ad un degrado catastrofico causato da piccole azioni proporzionali, e quindi neghiamo che la saggia amministrazione ambientale debba facilmente accogliere affermazioni di catastrofi derivanti da tali cause.
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Affermiamo che, per il disegno di Dio, la Terra e i suoi sistemi fisici e biologici sono robusti, resilienti e capaci di autocorrezione. Neghiamo che essi siano fragili.
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Affermiamo che il dominio umano secondo Dio sulla Terra significa che uomini e donne, creati ad immagine di Dio, lavorino liberamente e con amore per migliorare la sicurezza, la fecondità e la bellezza della Terra, per la gloria di Dio e il bene del prossimo. Neghiamo che il dominio umano secondo Dio implichi che gli esseri umani siano da vedersi come servi piuttosto che padroni della Terra.
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Affermiamo che, quando Dio creò Adamo, lo pose nel Giardino dell’Eden per coltivarlo e custodirlo (Genesi 2:15). Neghiamo che il Giardino dell’Eden rappresenti l’intera Terra e che l’istruzione di “coltivare e custodire” il Giardino debba essere reinterpretata nel senso che l’uomo debba “servire e proteggere” il Giardino o la Terra, o che debba “adorare e proteggere” il Giardino o la Terra, o che l’uomo debba “adorare e ascoltare” Dio direttamente o attraverso la Terra o le sue parti.
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Affermiamo che una comprensione globale della relazione tra il collocamento di Adamo nel Giardino per coltivarlo e custodirlo (Genesi 2:15) e il comando di Dio ad Adamo ed Eva di essere fecondi, moltiplicarsi, riempire la Terra, soggiogarla e governare su tutto (Genesi 1:28) implica una popolazione crescente che si espande dal Giardino per coltivare l’intera Terra, trasformandola da deserto in giardino e infine in una città-giardino (Apocalisse 21:2; 22:1-3). Neghiamo che la custodia della Terra secondo la Bibbia o il dominio pio siano limitati a mantenere la Terra nello stato in cui l’uomo la trova, cioè neghiamo che, come sostengono molti ambientalisti, la “natura sa sempre ciò ch’è meglio” e che la sua trasformazione da parte degli esseri umani sia fondamentalmente sempre sbagliata o dannosa.
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Affermiamo che la Bibbia associa normalmente la natura selvaggia o incontrollata con il giudizio e la maledizione divina (Esodo 23:29; Levitico 26:22; Deuteronomio 7:22; 1 Samuele 17:46; Isaia 5:2-4; 13:19-22; 34:1-17; Geremia 50:39; Levitico 16:21-22). Neghiamo che la natura selvaggia sia lo stato migliore della Terra.
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Affermiamo che Dio ha posto minerali, piante ed animali nella Terra e su di essa per il suo piacere, per rivelare la sua gloria e suscitare la lode dell’uomo, e per servire i bisogni umani attraverso un uso pio (Genesi 2:5-16; 4:22; Numeri 31:21-23; Giobbe 38-41; Salmo 19:1-6; Salmo 104). Neghiamo che riconoscere il valore strumentale della Terra e delle sue varie componenti fisiche e biologiche disonori Dio o sia idolatrico.
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Affermiamo che uno dei modi di esercitare un dominio pio consiste nel trasformare le materie prime in risorse e usarle per soddisfare i bisogni umani. Neghiamo che lasciare ogni cosa nella Terra nel suo stato naturale sia una corretta amministrazione biblica (Matteo 25:14-30).
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Affermiamo che, a causa della caduta dell’uomo nel peccato, i cuori umani peccaminosi spesso cadono preda del materialismo, dell’amore smodato per il denaro e dell’accumulo egoistico di beni (Luca 12:16-21; 1 Timoteo 6:10; Colossesi 3:5). Neghiamo che la tentazione verso l’idolatria materialistica implichi che la produzione di ricchezza, sia materiale dalla Terra sia immateriale dalla mente umana, sia peccaminosa di per sé.
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Affermiamo che l’uomo è responsabile davanti al giudizio di Dio per tutto ciò che fa con la Terra. Neghiamo che la responsabilità dell’uomo davanti a Dio giustifichi l’abolizione della proprietà privata (Esodo 20:15, 17), l’adozione di istituzioni economiche collettiviste o la delega ai governi civili—sia locali, nazionali o globali—della proprietà o del controllo della terra, delle risorse naturali o della proprietà privata.
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Affermiamo che la caduta dell’uomo nel peccato (Genesi 3) implica la possibilità e, in effetti, la realtà storica dell’abuso della Terra e del prossimo da parte degli esseri umani. Neghiamo che la caduta dell’uomo nel peccato distrugga completamente la possibilità di un dominio pio.
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Affermiamo che, in risposta al peccato dell’uomo, Dio ha maledetto la Terra in modo che non produca facilmente come prima del peccato, nemmeno sotto un dominio pio, tantomeno sotto una dominazione abusiva ed empia (Genesi 3:17-19), e che, in effetti, ha sottoposto l’intero cosmo alla decadenza e alla corruzione fino a quando non lo restaurerà parzialmente nella storia attraverso l’ubbidienza al mandato di dominio (Genesi 1:28), sia da parte dei non rigenerati attraverso la grazia comune (Matteo 7:11) sia da parte dei rigenerati attraverso la grazia speciale (Romani 8:18-24), e poi completamente nei Nuovi Cieli e nella Nuova Terra all’escaton (Apocalisse 21:1-3; 22:1-5), tutto ciò assicurato dall’opera redentrice di Cristo (Colossesi 1:14-20). Neghiamo, a causa della fedeltà di Dio verso la sua Alleanza, in cui egli proclamò, dopo il Diluvio, che avrebbe sostenuto i cicli da cui dipende la vita terrestre per tutto il tempo in cui la Terra perdurerà (Genesi 8:22), che la maledizione di Dio sulla Terra annulli il mandato di dominio (Genesi 1:28) o la robustezza e la resilienza autorigenerante della Terra sostenuta da Dio.
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Affermiamo che la moltiplicazione umana e il riempimento della Terra sono intrinsecamente buoni (Genesi 1:28) e che, in linea di principio, i bambini (molti bambini!), sono una benedizione di Dio per i loro genitori fedeli e per il resto della Terra (Salmo 127; 128). Neghiamo che la Terra sia sovrappopolata; che “sovrappopolazione” sia persino un termine valido, poiché non può essere definito da quantità demografiche come la densità della popolazione, il tasso di crescita della popolazione o la distribuzione dell’età; e che il dominio pio sulla Terra richieda un qualche controllo della popolazione o la “pianificazione familiare” per limitare la fertilità.
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Affermiamo che, quando la Bibbia parla del giudizio di Dio sulle società umane perché hanno “inquinato la terra”, l’“inquinamento” a cui si fa riferimento non è chimico o biologico, ma morale: l’inquinamento dell’idolatria, adulterio, omicidio, oppressione dei deboli e altre violazioni della legge morale di Dio espressa nei Dieci Comandamenti (Salmo 106:38; Geremia 3:1–10; 16:18). Neghiamo che le preoccupazioni dei profeti biblici riguardo all’inquinamento di una terra si concentrino in modo significativo sulle emissioni chimiche derivanti dall’agricoltura o dall’industria, anche se lo studio prudente dei rischi che queste comportano per la salute umana e degli ecosistemi è un compito meritevole e può portare a sforzi adeguati per bilanciare rischi e benefici.
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Affermiamo che l’analisi costi/benefici (Luca 14:28) è un aspetto appropriato e di fondamentale importanza del dominio pio sulla Terra (Proverbi 14:4). Neghiamo che l’analisi costi/benefici sia pragmatismo senza principi o indichi una mancanza di fede in Dio.
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Affermiamo che, a causa del peccato e della maledizione, il rischio è intrinseco in ogni attività umana (Ebrei 9:27) e quindi che è lecito in linea di principio bilanciare rischio contro rischio. Neghiamo che la mera esistenza di un rischio in un’attività la renda immorale in linea di principio.
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Affermiamo che una corretta priorizzazione ambientale affronterà i rischi maggiori prima di quelli minori e terrà conto dei costi opportunità legati al contrasto di vari rischi—cioè, riconoscerà che, poiché le risorse spese per ridurre un rischio non possono essere utilizzate per ridurne un altro, è saggio allocare le risorse dove esse potranno ridurre il rischio in modo maggiore. Neghiamo che spendere vaste risorse per ridurre rischi piccoli, quando tali risorse potrebbero essere spese per ridurre rischi maggiori, costituisca una buona gestione ambientale.
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Affermiamo che le politiche ambientali che affrontano rischi relativamente minori danneggiando però i poveri—come l’opposizione all’uso di fonti energetiche abbondanti, economiche e affidabili come i combustibili fossili in nome della lotta al riscaldamento globale; la soppressione dell’uso di insetticidi sicuri, economici ed efficaci per ridurre, ad esempio, la malaria in nome della protezione della biodiversità; e la conversione di grandi quantità di mais e altri prodotti agricoli in carburante per motori in nome della protezione ecologica—costituiscono oppressione dei poveri del mondo. Neghiamo che le politiche nominate, e molte altre simili, siano moralmente giustificate.
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Affermiamo che, poiché un ambiente pulito, sicuro, salubre e bello è un bene costoso, le società ricche possono permettersi meglio la protezione e il ripristino ambientale rispetto alle società povere. Neghiamo che lo sviluppo economico sia, di per sé, una minaccia per la qualità ambientale.
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Affermiamo che la proprietà privata della terra e di altre risorse, poiché sfrutta gli incentivi umani dati da Dio per superare la “tragedia dei beni comuni”, è il miglior sistema economico istituzionale per la protezione ambientale. Neghiamo che i sistemi economici collettivi siano ugualmente validi nel proteggere o migliorare gli ambienti naturali.
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Affermiamo che i governi locali, costituzionalmente limitati e responsabili col consenso dei governati, sono meglio adatti alla gestione ambientale rispetto ai governi centrali, illimitati e senza riguardo per il consenso dei governati. Neghiamo che il socialismo, il fascismo, il comunismo e altre forme di governo collettivista ed espansionista offrano soluzioni migliori ai rischi ambientali rispetto ai governi liberi, costituzionali e limitati con economie di mercato.
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Affermiamo che dire la verità è un obbligo morale e che una corretta gestione ambientale dipende da questo. Neghiamo che l’esagerazione intenzionale, come praticata da molte organizzazioni ambientaliste, o la minimizzazione, come praticata da molte industrie, dei rischi ambientali o dell’efficacia dei vari mezzi per affrontarli, sia giusta.
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Affermiamo che il dominio pio è una responsabilità per tutti in ogni tempo. Neghiamo che l’aspettativa di un giudizio divino, in qualsiasi quadro escatologico, annulli la necessità di una gestione biblica della Terra.
Di E. Calvin Beisner, Ph.D., Fondatore e Portavoce della Cornwall Alliance, autore di “Where Garden Meets Wilderness: Evangelical Entry into the Environmental Debate”. Scritto per l’International Church Council Project. Comitato di revisione: Dr. Jay Grimstead, Dr. Robert Fugate, Dr. Eugene Calvin Clingman.
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