La natura comprensiva del vangelo.
di Giorgio Modolo.
Poiché negli ultimi cinquant’anni molti hanno cercato di precisare la risposta a “Cosa devo fare per essere salvato” con buoni risultati dal punto di vista teologico ma pessimi dal punto di vista pratico, ho fin da allora deciso di lavorare alla domanda successiva che il vero credente dovrebbe farsi: “Cosa devo fare adesso che sono salvato.” Ho speso gli ultimi 20 anni a tradurre materiale che risponde a questa domanda. Qui sotto trovate uno studio che ho portato a dei fratelli che questa domanda de la sono posta in modo serio, e che hanno dimostrato nella loro reazione, di essere rimasti colpiti e affascinati dalla risposta.
Cos’è il vangelo?
Cari fratelli nel Signore, vi ringrazio per l’invito a parlare del movimento di Ricostruzione Cristiana. Nessuno però scava le fondamenta per una casa se il lotto non è ben definito e accatastato, ecco perché ho pensato di parlare della natura comprensiva del vangelo.
Cos’è il vangelo? Beh, dipende tutto da quando è istituito. La maggior parte delle persone pensa che Genesi 3:15 sia il proto-evangelo, il primo annuncio di come Dio avrebbe operato la salvezza della sua creazione rovinata da Satana col concorso di Adamo ed Eva.
Io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei; esso ti schiaccerà il capo, e tu ferirai il suo calcagno.
Questo concetto elude completamente i primi due capitoli della Genesi e pertanto non può che vedere il vangelo come una pezza posta sopra la lacerazione pattizia tra l’uomo e Dio causata dal peccato. Questa “falsa partenza” influenzerà negativamente tutta la teologia a seguire.
Le prime parole di istituzione del vangelo si trovano in Genesi 1:3 quando il primo giorno Dio disse: “Sia la luce! E la luce fu.” Poiché Dio creerà i luminari che presiedono al giorno e alla notte nel quarto giorno, è chiaro che qui non creò la luce intesa come fotoni in viaggio. Dio creò l’universo perché fosse il luogo ove Gesù Cristo, la seconda Persona della Trinità, avrebbe fatto risplendere la gloria del Padre in perfetta comunione con Lui mediante lo Spirito santo e in comunione con tutta la posterità di Adamo che lo avrebbe assistito nell’opera. La bibbia insegna che Dio ordinò la luce, ordinò cioè la manifestazione della sua gloria al creato e all’uomo prima ancora di creare l’uomo.
Come lo sappiamo? Lo sappiamo da 2 Corinzi 4:6
Perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è lo stesso che ha fatto brillare il suo splendore nei nostri cuori per illuminarci nella conoscenza della gloria di Dio, che rifulge sul volto di Gesù Cristo.
Il sesto giorno creò l’uomo, lo creò con la capacità di avere dominio, di essere il suo vice-reggente nel mondo. Luce nel mondo. Questo “ufficio” era tripartito, l’uomo (maschio e femmina) doveva essere un sacerdote, un profeta e un re.
Anche per arrivare a quel significato scritturale dobbiamo tornare indietro al Vecchio Testamento. Quando fu creato l’uomo, Dio stabilì con lui una relazione pattizia. Nel contesto di quella relazione gli assegnò un compito, un compito o “ufficio” che solo l’uomo poteva compiere. Era un compito assai vasto. Essenzialmente, l’uomo doveva servire Dio nel mondo amministrando l’amore e la sollecitudine di Dio alle creature e alla creazione. Doveva farlo a nome di Dio e alla sua gloria, che significava che avrebbe dovuto esercitare il dominio in accordo con ogni parola di Dio per la quale era stata costituita la creazione e in comunione con Lui. In breve, il dovere dell’uomo doveva essere eseguito in accordo con le condizioni del patto. Pertanto ad Adamo fu dato un mandato o incarico e gli fu anche data l’autorità delegata per eseguirlo. In aggiunta, siccome avrebbe eseguito il proprio compito come capo del patto, la direzione del cuore del suo lavoro sarebbe stata decisiva non solo per se stesso ma anche per la sua posterità e per l’intero mondo che amministrava.
Così, “ufficio” nella Scrittura, implica che Dio assegna all’uomo, in qualità di suo servo, un compito che si accorda con la sua posizione di creatura che porta l’immagine di Dio [1] . Significa anche che all’uomo è concessa l’autorità o il diritto di eseguire questo compito nel nome di Dio e in libertà. L’uomo è incaricato di preservare l’ordine, un ordine che era già costituito nella creazione. Dentro la cornice di quell’ordine, doveva sviluppare liberamente i potenziali nascosti dal buon Dio nella creazione perché fossero usati da tutti gli uomini alla sua gloria. In questo ufficio o compito, l’uomo avrebbe rappresentato il Signore alla Creazione manifestando pertanto quella luce che Dio aveva ordinato.
Il creato era stato creato “molto buono” ma il progetto era allora ed è ancora un progetto culturale di progresso a beneficio di tutta l’umanità: non solo doveva estendersi oltre il Giardino ma doveva passare da Giardino a Città-giardino. La costruzione di una città implica ovviamente la trasformante applicazione culturale dell’uomo alla creazione di Dio.
E in mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume si trovava l’albero della vita, che fa dodici frutti e che porta il suo frutto ogni mese; e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni (Apocalisse 22:2).
Ma l’uomo cadde. L’uomo caduto e incredulo è sembrato da subito più interessato dei credenti a questo mandato culturale, ma non alla gloria di Dio non a essere luce. Pensiamo a Caino che costruì una città, alla posterità di Caino e le sua conquiste culturali, alla torre di Babele per “fasi un nome”. Perfino Nebukadnetsar volle partecipare in questo progresso, sebbene scimmiottandolo, costruendo Babilonia come una città giardino. I pagani hanno questa pulsione e i cristiani no. Triste.
Alcune confessioni di fede riformate fanno questo punto specialmente nel Catechismo maggiore della WCF [2]
Ma mentre ci sono accenni al mandato culturale dell’uomo le confessioni Riformate probabilmente non sentirono il bisogno di sottolinearlo perché nel tempo e luogo in cui furono scritte, cioè le nazioni che nacquero dalla dissoluzione del Sacro Romano Impero, un impero quantomeno nominalmente cristiano, il mandato di vivere per servire Dio nel creato era già convinzione comune.
Vi cito pertanto le dichiarazioni cattoliche che sono più sul punto probabilmente perché più recenti, redatte cioè dopo l’avvento dell’Illuminismo, quando il fatto che siamo stati creati per servire Dio nella sua creazione ha bisogno di essere ribadito.
293 Dio ha creato il mondo per manifestare e per comunicare la sua gloria. (Sia la luce!) Che le sue creature abbiano parte alla sua verità, alla sua bontà, alla sua bellezza: ecco la gloria per la quale Dio le ha create.
302 … Va verso una perfezione ultima alla quale Dio l’ha destinata…
306 …per realizzarlo si serve anche delle creature
307 … affidando loro le responsabilità di “soggiogare la terra” e di dominarla
358 Dio ha creato tutto per l’uomo, ma l’uomo è stato creato per servire e amare Dio e per offrirgli tutta la creazione.
Manifestare e comunicare la sua gloria, soggiogare la terra, offrirgli tutta la creazione implica ovviamente l’esercizio dell’ufficio di sacerdote, profeta e re e apre l’orizzonte alla ricerca, la scoperta, lo sviluppo di tutto ciò che il Signore ha nascosto nella sua creazione: agricoltura, scienza, arte, musica, mestieri alla sua gloria e per il bene di tutti. Una vocazione immensa e lasciatemelo dire stupefacente. Questo è il proposito di Dio per l’uomo.
Qualcuno dirà “Ma … io faccio l’operatore ecologico”. Appunto, fallo bene, non vedi quanto sei coinvolto nel bello e nel pulito della tua città alla gloria di Dio?
Non dovrebbe sfuggire il fatto che quello che è chiamato il primo patto (Ge 1 e 2) conteneva già un elemento di grazia in quanto Dio avrebbe benissimo potuto creare l’uomo scegliendo di non dischiudersi personalmente a lui.
WCF 7.1 Tanta è la distanza fra la creatura e Dio, che sebbene le creature razionali Gli debbano ubbidienza in quanto loro Creatore, esse non potrebbero mai avere fruizione (godimento) di Lui come loro beatitudine e premio se non attraverso una qualche condiscendenza da parte sua, il che Egli si è compiaciuto di fare attraverso la stipula di un patto.
Vi vedete la grazia?
Che Dio abbia voluto manifestare la sua gloria all’uomo, benedirlo con la sua presenza, e accondiscendere ad un patto con lui con promessa di godere di Dio è solo per grazia, non può c he essere solo per grazia. Questo aiuterebbe anche a vedere la collocazione di Adamo in un patto di grazia o del favore di Dio fin dal principio anziché inciampare nel concetto di patto delle opere cosa che invece la WCF fa nell’articolo successivo (7.2) (Un patto condizionale come lo sono tutti)
Quando Adamo cadde e fu quindi privato o squalificato dal suo ufficio, perché tale ufficio poteva essere svolto solo in comunione con Dio, l’ufficio stesso non scomparve dalla vita umana. Fu immediatamente ripristinato perché nel consiglio di Dio, Cristo fu trovato disposto ad accettare l’ufficio di Mediatore e di nuovo Capo del patto. Non cambiò il patto, cambiò il legale rappresentante dell’uomo nel patto, non più il primo Adamo ma Gesù l’ultimo Adamo (1 Co 15:45), non più la vecchia umanità ma quella nuova in Cristo.
Venendo in un mondo caduto questi furono i compiti che Dio (senza abolire i precedenti) affidò al nuovo capo del patto, che Gesù accettò volontariamente e per i quali ricevette autorità, Giovanni 10:18, per esempio, parla dell’autorità (greco: exousia) che Cristo ricevette dal Padre quale rappresentante commissionato a deporre la sua vita e di ripigliarla poi.
Cristo venne nel mondo con una missione, Egli disse: “Ecco, sono venuto a fare la tua volontà, o Dio”. Come nuovo incaricato dell’ufficio, Cristo fece tutto quello che il primo Adamo avrebbe dovuto fare e soffrì tutto quello che Adamo avrebbe dovuto soffrire per avere dissacrato il proprio ufficio. Tutto questo Gesù lo adempì: “È compiuto!”
Ma avendone ogni autorità non assunse subito e direttamente il dominio della terra, lasciò questo compito a noi secondo il progetto iniziale. Uniti a Cristo, come membra del suo corpo, la nostra vita intera deve essere di servizio a Dio e un amministrare al creato l’amore e la sollecitudine di Dio in Gesù (la famosa Luce che in un mondo caduto richiede la pronuncia del giudizio, perché Dio è un Dio santo ed è geloso di quella santità).
L’apostolo Giovanni riprende questo concetto parlando della gloria di Gesù con tre sostantivi: Parola, vita, luce, una luce che risplende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno ricevuta. Qui sta parlando ovviamente di tutta l’umanità in quanto il prologo di Giovanni riprende e interpreta lo schema della creazione. Poi (v.6) il vangelo cala nel periodo storico, in particolare nella storia giudaica con la testimonianza di Giovanni alla luce. La gloria di Gesù nel prologo di Giovanni è espressa con Verbo, Vita, Luce, ma sono sinonimi che esprimono la manifestazione al mondo del Dio invisibile che si trova nella gloria che rifulge sul volto di Gesù. Gesù è la manifestazione e la benedizione di Dio al mondo, colui che unisce cieli e terra e che manifesta il Padre in tutta la sua grazia. Una grazia che precede il peccato, lo vince quando compare, e opera una ri-creazione che vedrà i propositi di Dio vittoriosi nel tempo e nella storia e noi partecipi di quella vittoria “perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è lo stesso che ha fatto brillare il suo splendore nei nostri cuori per illuminarci nella conoscenza della gloria di Dio, che rifulge sul volto di Gesú Cristo” (2° Co. 4:6).
Questo è il vangelo che comincia in Genesi 1.
Un vangelo monco?
Di questi tempi però è predicato un vangelo monco. Ciò che generalmente presentano è una breve dichiarazione concernente l’opera di Cristo per la nostra salvezza individuale. Partono cioè da Genesi 3, dalla caduta. Per i nostri predicatori moderni il messaggio principale del vangelo sembra essere che la nostra salvezza individuale sia l’obbiettivo principale di Dio, e Cristo è venuto per servire e compiere quell’obbiettivo sublime. In questo modo, il concetto moderno del vangelo in molte chiese non differisce molto dal concetto pagano delle religioni pagane. Infatti non differisce da ciò che i pagani vorrebbero che il cristianesimo fosse, cioè strettamente limitato ad un’area solamente: Io, e mio, la mia salvezza personale e il mio personale rapporto con Gesù nella mia cameretta.
Ma se il vangelo è stato istituito prima della caduta possiamo limitarlo solamente alla salvezza delle anime? Possiamo ridurre il vangelo a una relazione personale con Gesù ma senza ricadute pratiche sul nostro ufficio? Non credo.
È vero, la bibbia parla molto della salvezza individuale dell’anima degli uomini come parte del messaggio del vangelo. Ma il ruolo importante che la salvezza individuale gioca nel vangelo non esclude il ruolo culturale del vangelo. Le persone sono salvate individualmente, questo è un fatto. Dio vuole condurre persone, individui, a fede salvifica, fondata sul sacrificio di suo Figlio sulla croce. Ma il vangelo non termina qui. Le sue richieste e il suo messaggio sono onnicomprensivi, abbracciano tutta la vita. Il vangelo non è mai definito come un “vangelo della salvezza” fatta eccezione per un verso, Efesini 1:13, non senza aver precisato nel verso che lo precede perché lo fa “affinché fossimo a lode della sua gloria”, (cioè affinché fossimo luce del mondo)
Gesù non ha focalizzato il suo ministero sulla salvezza di anime individuali, anzi, in molte situazioni, come Matteo 13:10-17 dove i discepoli sconcertati gli chiedono perché parlasse in parabole Gesù risponde: “perché non voglio salvarli”. Gesù sembra qui avere deliberatamente declinato l’opportunità di salvare persone, focalizzando invece su un obbiettivo superiore, insegnare ai suoi discepoli del … regno. (Mt 13)
Di fatto, non abbiamo un mandato di edificare la chiesa. Basterebbe fare una ricerca biblica sulla parola “edificherò” per rimanerne convinti. Ne citerò alcuni: Dio dice in 1 Sa. 2:35 “Ma io susciterò per me un sacerdote fedele che agirà secondo ciò che è nel mio cuore e nella mia anima; io gli edificherò una casa stabile”. In 2 Sa 7:7 dice a Davide:“Io ti edificherò una casa”; lo ripete a Salomone in 1 Re 11:38; e in Matteo 16:18 Gesù dice a Pietro: “io edificherò la mia chiesa”.
A noi è dato un comando diverso: “Ma cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte.” (Mt 6:33)
Un versetto citato sovente ma male interpretato dalle nostre chiese moderne è Giovanni 3:16: “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” Questo passo è quasi universalmente interpretato a significare che l’obbiettivo principale di Dio, e perciò lo scopo principale del vangelo è di convertire persone e di salvare anime dall’inferno.
Ma questo non è ciò che il verso dice. La salvezza di anime non è l’obbiettivo per niente; è solo il mezzo verso un obbiettivo superiore. Il verso comincia con quel superiore obbiettivo: “Dio ha tanto amato il mondo”. L’attenzione di Dio è qui mostrata essere rivolta al mondo intero, non solo ad anime individuali. La salvezza di anime individuali è solo ancella — susserviente quell’obbiettivo più grande, come vediamo dalla conclusione del passo nel verso immediatamente successivo: “Poiché Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.
Il “versetto sacro” del moderno evangelicalismo non è interessato alla salvezza di individui come fine a se stessa; il fine è la salvezza del mondo intero, il kosmos, la creazione di Dio che è stata creata per essere il teatro della gloria di Dio che rifulge in Cristo e che è stata contaminata dal peccato e dalla maledizione, che Dio ora sta restaurando a se stesso, al suo scopo originario e questo per mezzo della salvezza di credenti come mezzo, non come obbiettivo in sé e per sé. “Ma voi siete una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce” (1 Pietro 2:9). A proposito, avete visto il triplice ufficio in questo verso?
Il linguaggio di un altro passo centrale per l’evangelismo, il Grande Mandato di Matteo 28:18-20, è altrettanto universale e comprensivo: “Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra”. La base per predicare l’evangelo è stabilita da questo: La totale, onnicomprensiva autorità di Gesù Cristo su ogni area di vita, in cielo e sulla terra. Ora, se il vangelo fosse interessato solamente alla salvezza di anime individuali, tale fondamento sarebbe una seria esagerazione: per strappare anime dal peccato e dalla morte Cristo non ha bisogno di stabilire il fatto della sua autorità onnicomprensiva. Noi siamo individualmente salvati dal suo sacrificio sulla croce. Perché avrebbe bisogno di stabilire il fatto del suo potere totale, se l’intento, il contenuto, e il fine del suo vangelo fossero strettamente individuali? Tale linguaggio di affermazioni onnicomprensive ha senso solo se seguìto da un linguaggio di richieste onnicomprensive; vale a dire che il vangelo che richiede loro di predicare è altrettanto comprensivo: include la vita personale e la salvezza del credente, ma non è limitato a queste, copre ogni area di vita.
E infatti, il resto del Grande Mandato ha solo un piccolo riferimento all’aspetto individuale del vangelo, la parola “battezzandoli”. E questo è solo come mezzo nel contesto di un più grande, comprensivo, mondiale, punto focale: “fate discepoli le nazioni, insegnando loro di osservare tutto quello che vi ho comandato”. Il testo greco non contiene la frase “fate discepoli di”, il significato esatto è “Discepolate – cioè ammaestrate – le nazioni” in quanto nazioni, non in quanto individui presi dalle nazioni. Le nazioni come nazioni, come entità comprensive, devono essere ammaestrate ad obbedire attivamente ciò che Cristo ha comandato, tutto ciò che ha comandato, incluso il Vecchio Testamento, incluso il comando creazionale che tutto nel mondo manifesti la sua luce. Infatti, dopo aver asserito di essere lui la luce del mondo Gesù richiede che siamo noi quella luce Mt 5:14 “Voi siete la luce del mondo”; e il punto d’arrivo della storia è Ap 21:24 “E le nazioni di quelli che sono salvati cammineranno alla sua luce”.
Il Grande Mandato in Matteo 28:18-20 è speculare al passo in Giovanni 3:16-17; l’intento e il contenuto del messaggio evangelico sono comprensivi, rivolti al mondo intero come mondo e nazioni, e la salvezza personale di individui è solo un mezzo importante verso questo obbiettivo, mai un obbiettivo in sé stessa.
Se il vangelo fosse limitato solo alla salvezza individuale di uomini, allora non troveremmo molto senso nelle parole di Gesù in Matteo 10:18:
E sarete condotti davanti ai governatori e davanti ai re, per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai gentili. Quando essi vi metteranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come parlerete o di che cosa dovrete dire; perché in quella stessa ora vi sarà dato ciò che dovrete dire.
La salvezza individuale di uomini è la stessa per re e gente comune. Perché i discepoli avrebbero dovuto preoccuparsi del “come e cosa” avrebbero dovuto dire a re e governatori, se dovevano parlare solo di salvezza individuale? Cosa c’è di diverso nella testimonianza a re e governanti? La sola risposta plausibile a questa domanda è la natura comprensiva del vangelo, il fatto che il vangelo parla al tutto della vita e perciò parla ad ogni uomo nella sua specifica area d’autorità e dominio sotto Dio. Re e governanti non hanno problemi quando i loro sudditi sono interessati alla propria salvezza personale; la vera difficoltà sta nel dire ad un re che deve governare secondo “tutto ciò che vi ho comandato”. In Atti 24:25 il Vangelo di Paolo a Felice parlò “di giustizia, di autocontrollo e del giudizio futuro” talché Felice ne rimase spaventato.
E, di fatto, vediamo che i cristiani furono perseguitati nell’Impero Romano non perché predicavano la salvezza individuale. Non erano i soli a predicarla se fosse per questo. Roma aveva uno speciale Pantheon dove ogni nuovo dio o salvatore veniva regolarmente registrato e adottato al servizio dell’Impero. Ma Gesù era diverso. Cosa lo faceva diverso, e perché i cristiani furono perseguitati? La risposta è: Il loro messaggio non era limitato alla salvezza individuale o alla vita personale del credente ma era una sfida onnicomprensiva all’Impero stesso. Lo testimoniarono gli stessi persecutori: “Tutti costoro agiscono contro gli statuti di Cesare, dicendo che c’è un altro re, cioè Gesù” (Atti 17:7).
Fu la natura comprensiva del vangelo, che richiedeva la sottomissione a Gesù di tutte le potenze terrene a procurare ai cristiani le persecuzioni. I primi cristiani avevano preso sul serio 1 Corinzi 15: 24-25
Poi verrà la fine, quando rimetterà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo aver annientato ogni dominio, ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni, finché non abbia messo tutti i nemici sotto i suoi piedi.
La sottomissione di tutte le potenze, tutte le autorità a Cristo, sì, incluse quelle terrene: politiche, sociali, economiche, culturali ecc. è parte del messaggio del vangelo. Escluderlo dal vangelo significa ridurre il vangelo a una “religione misterica pagana”, una di quelle che il Senato Romano avrebbero prontamente accettato nel Pantheon a Roma.
Paolo parla anche più esplicitamente della natura comprensiva del vangelo di Cristo quando in Romani 8 commenta la nostra liberazione dalla schiavitù. Spiegando che lo Spirito testifica che siamo figli di Dio, liberi e redenti, non perde l’opportunità di ricordare ai suoi lettori che questa liberazione di anime individuali non è un obbiettivo in sé stessa, è solo un mezzo verso un obbiettivo e un proposito più alto di Dio:
Infatti il desiderio intenso della creazione aspetta con bramosia la manifestazione dei figli di Dio, perché la creazione è stata sottoposta alla vanità non di sua propria volontà, ma per colui che ve l’ha sottoposta, nella speranza che la creazione stessa venga essa pure liberata dalla servitú della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Infatti noi sappiamo che fino ad ora tutto il mondo creato geme insieme ed è in travaglio (Romani 8:19-22).
Di nuovo, non siamo salvati giusto per essere salvati. Dio ha un proposito più alto per noi: Applicare la nostra liberazione e salvezza all’intera creazione. Farci essere quella luce che ha ordinato fin dalla creazione. Che voglia dire anche il nostro mondo sociale, politico, economico, scientifico, artistico, educazionale? Sì. Il verso dice l’intera creazione. Nella stessa epistola, mentre spiega le implicazioni pratiche del messaggio del vangelo, Paolo include anche i doveri del governante civile: in Romani 13 deve essere un “diakonos”, un servo di Dio. Proprio quest’affermazione che è stata rovesciata per renderci schiavi dello Stato, era considerata tradimento nell’Impero; come abbiamo visto sopra, i cristiani furono perseguitati per quella ragione specifica, dichiarando che Cristo era una potenza più alta di Cesare. Nella costituzione politica dell’Impero, Cesare era dio; non poteva essere “diakonos” di un altro dio. Il vangelo comunque dilagò nel reame di Cesare e richiese la sua sottomissione a Cristo in tutto, incluse le sue politiche. Paolo è assolutamente irremovibile riguardo all’applicabilità del vangelo in ogni area di vita, inclusa la giustizia penale, quella che aveva predicato a Felice. Diversamente dai teologi e predicatori moderni, Paolo non credeva né predicava nessuna dicotomia tra Legge e vangelo. Il vangelo includeva la legge, com’è ovvio dalla dichiarazione di Paolo in 1 Timoteo 1: 8-11.
Or noi sappiamo che la legge è buona, se uno la usa legittimamente;
sapendo questo, che la legge non è stata istituita per il giusto, ma per gli empi e i ribelli, per i malvagi e i peccatori, per gli scellerati e i profani, per coloro che uccidono padre e madre, per gli omicidi,
per i fornicatori, per gli omosessuali per i rapitori, per i falsi, per gli spergiuri, e per qualsiasi altra cosa contraria alla sana dottrina,
secondo l’evangelo della gloria del beato Dio, che mi è stato affidato.
Qui, dopo aver spiegato la continua validità della Legge di Dio in materia di giustizia penale, e dicendo che la Legge è buona quando applicata a criminali, Paolo non esita ad aggiungere
“Secondo l’evangelo della gloria del beato Dio, che mi è stato affidato”.
Il vangelo che predicava non era limitato alla salvezza di individui. Includeva per certo ogni potenza e ogni autorità, inclusi i poteri civili e penali. Il vangelo che era stato affidato a Paolo richiedeva il giusto utilizzo della Legge, e perciò la punizione dei crimini che Paolo elencò, per Legge. Paolo era fedele nell’obbedire al Grande Mandato: Le nazioni devono essere ammaestrate in ogni cosa comandata da Cristo, e perciò il messaggio del vangelo includeva le clausole della Legge contro i reati penali. Qualsiasi riduzione del vangelo alla sola salvezza personale sarebbe stata disobbedienza.
Prendo solo ancora un po’ del vostro tempo per fare un esempio. Il più illustre degli esempi … dopo Gesù. Salomone è stato una figura, un tipo di Cristo. Ma è stato anche un tipo e una figura dell’uomo. In Salomone è evidente il triplice aspetto dell’ufficio di ogni persona: sacerdote, profeta e re.
Come sacerdote ci ha lasciato delle preghiere stupende. Salomone sapeva pregare. Non abbiamo qui il tempo di leggere una sua preghiera intera, solo un verso da 1 Re 8: 22
Poi Salomone si pose davanti all’altare dell’Eterno di fronte a tutta l’assemblea d’Israele, stese le mani verso il cielo …
Intanto si pone davanti all’altare che equivale a pregare nel nome di Gesù, poi comincia con la lode, rammenta al Signore le promesse del suo patto e lo supplica di adempierle nella sua fedeltà, continua con la richiesta di perdono dei peccati per le infedeltà del popolo, segue ancora una richiesta di benignità perfino per gli stranieri e terminò pregando per la conversione di tutte le nazioni. Questo pomeriggio andate a 1 Re 8 e leggetela per voi stessi.
Come profeta Salomone fu in comunione con Dio per mezzo dello Spirito santo e in quella comunione scrisse Inni, alcuni dei quali sono giunti a noi, scrisse Proverbi molti dei quali sono diventati Scrittura, scrisse Ecclesiaste e il Cantico dei Cantici. In più, e questo è importante per ciò che magari diremo riguardo l’istruzione genitoriale, 1 Re 4:32-34
Pronunziò tremila proverbi e i suoi cantici furono mille e cinque. Parlò degli alberi, dal cedro del Libano all’issopo che spunta dal muro; parlò pure degli animali, degli uccelli dei rettili e dei pesci. Da tutti i popoli veniva gente per udire la sapienza di Salomone, mandati da tutti i re della terra che avevano sentito parlare della sua sapienza. (fu Luce del mondo ep. 225 )
Salomone si interessò di tutto ciò che c’era nel Creato, e il suo interesse per gli animali rimanda ad Adamo che sotto Dio diede il nome cioè catalogò tutti gli animali. Gesù stesso dimostrò una profonda conoscenza dell’edilizia, dell’agricoltura, della meteorologia, delle piante che usò nelle sue parabole, e degli animali. La conoscenza del creato e la stesura di libri di testo scientifici, filosofici e poetici da una prospettiva precipuamente cristiana da usare per la scuola cristiana dovrebbe essere tra le nostre vocazioni. Insieme alla Torà i libri sapienziali erano alla base dell’istruzione di piccoli e grandi in casa e nella sinagoga.
Come Re: Salomone è noto soprattutto per la sua amministrazione della giustizia relativamente all’episodio delle due prostitute. 1 Re 4 dà una descrizione del suo regno che culmina col verso 25: “Giuda ed Israele, da Dan fino a Beer-Sceba, vissero al sicuro, ognuno sotto la sua vite e il suo fico, tutto il tempo che regnò Salomone.” Pace e prosperità, un quadro di Paradiso riguadagnato.
Si potrebbe dire molto di più riguardo alle richieste comprensive del vangelo nella bibbia. Una cosa è chiara: coloro i quali limitano il vangelo alla salvezza individuale delle anime degli uomini non predicano il vangelo biblico. Il vangelo biblico è il vangelo del regno, una onnicomprensiva dichiarazione della totale autorità di Gesù Cristo sopra ogni area di vita. Quando manchiamo di fare questa dichiarazione del vangelo a tutta la vita, serviamo solamente quelli che vogliono la dismissione del cristianesimo. Il movimento di ricostruzione cristiana non vuole ricostruire qualcosa che è esistito nel passato, vuole muovere avanti, operare insieme con Dio la ricostruzione della sua creazione orientandola di nuovo ai propositi per cui era stata creata: manifestare la gloria di Dio.
“E la città non ha bisogno del sole né della luna, che risplendano in lei, perché la gloria di Dio la illumina e l’Agnello è il suo luminare” Apocalisse 21:23
Preghiamo: Signore, siamo stupefatti dal motivo della nostra creazione, ma è proprio vero che siamo stati creati per avere una relazione con te, per manifestare la tua luce, per essere tuoi collaboratori nel tendere verso quell’obbiettivo finale che tutto il mondo risplenda della tua gloria? Ti confessiamo che non abbiamo compiuto la nostra vocazione come avremmo dovuto, che l’abbiamo elusa, snobbata nel nostro dualismo o l’abbiamo ritenuta esagerata per noi e posposta per l’eternità. Ci siamo rammolliti nel nostro benessere. Siamo stati negligenti. Siamo stati disobbedienti. Ma ora, oh Signore, perdonaci perché eravamo ignoranti; noi ora ci impegniamo a prendere di petto il tuo comando di ammaestrare per te tutte le nazioni e di insegnare loro di osservare tutto quello che hai comandato, cominciando a farlo noi stessi, obbedendo e onorando tutti i tuoi comandamenti, i tuoi statuti e i tuoi precetti nella nostra vita personale e sociale e vogliamo mettere il mondo sottosopra sfidando le potenze che esistono a sottomettersi al Signore Gesù. Donaci, ti preghiamo, questo coraggio che per tanto tempo non abbiamo avuto. Nel nome di Gesù e per la sua gloria. Amen.
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NOTE:
[1]
43. In che modo Cristo assolve alla funzione di profeta?
Cristo assolve alla funzione di profeta rivelando alla Sua chiesa [166], in ogni età, mediante lo Spirito e la Parola [167], in diversi modi di amministrazione [168], l’intera volontà di Dio [169] in tutto ciò che concerne la loro edificazione e salvezza [170].
[166] Giovanni 1:18; [167] 1 Pietro 1:10-12; [168] Ebrei 1:1-2; [169] Giovanni 15:15; [170] Atti 20:23; Efesini 4:11-13; Giovanni 20:31.
44. In che modo Cristo assolve la funzione di Sacerdote?
Cristo assolve la funzione di Sacerdote nel Suo offrire Sé stesso una volta in sacrificio immacolato da ogni colpa a Dio [171] per essere la riconciliazione per i peccati del Suo popolo [172], e nell’intercedere in perpetuo per loro [173].
[171] Ebrei 9:14,28; [172] Ebrei 2:17; [173] Ebrei 7:25.
45. In che modo Cristo assolve la funzione di Re?
Cristo assolve la funzione di Re nel chiamare dal mondo un popolo che Gli appartenga [174] e nel dare loro ufficiali [175], leggi [176] e disciplina [censure] attraverso i quali Egli visibilmente li regge e li governa [177]; nell’elargire la grazia salvifica ai Suoi eletti [178], ricompensando la loro ubbidienza [179], castigandoli per i loro peccati [180], preservandoli e sostenendoli nelle loro tentazioni e sofferenze [181], contenendo e sconfiggendo tutti i loro nemici [182], e facendo in modo con potenza che tutte le cose si risolvano per la Sua gloria [183] ed il loro bene [184]; come pure vendicandosi del resto che non conosce Dio e non ubbidisce [ottempera] all’Evangelo [185].
[174] Atti 15:14-16; Genesi 49:10; Salmo 110:3; [175] Efesini 4:11-12; 1 Corinzi 12:28; [176] Isaia 33:22; [177] Matteo 18:17-28; 1 Corinzi 5:4-15; [178] Atti 5:31; [179] Apocalisse 22:10; 2:10; [180] Apocalisse 3:19; [181] Isaia 63:9; [182] 1 Corinzi 15:25; Salmo 11:1-2; [183] Romani 14:10-11; [184] Romani 8:28; [185] 2 Tessalonicesi 1:8-9; Salmo 2:8-9.
[2]
1. Qual è il fine ultimo e supremo della vita umana?
Il fine ultimo e supremo della vita umana è di rendere gloria a Dio [1] e goderlo pienamente per sempre [trovare in lui per sempre la piena realizzazione di noi stessi per sempre] [2].
[1] Romani 11:36; 1 Corinzi 10:31; [2] Salmo 73:24-28; Giovanni 17:21-24.
17. In che modo Dio ha creato l’uomo?
Dopo aver fatto ogni altra creatura, Dio crea l’uomo maschio e femmina [58]; forma il corpo dell’uomo dalla polvere della terra [59] e la donna dalla costola dell’uomo [60] e li dota ciascuno di un’anima vivente, ragionevole ed immortale [61]; li fa secondo la Sua immagine [62], in conoscenza [63], giustizia e santità [64]; scrive la Sua legge nei loro cuori [65] e dà loro la capacità di adempierla [66] come pure dà loro il dominio sulle creature [67]. Dio, infine, crea l’essere umano passibile di caduta [68].
[58] Genesi 1:27; [59] Genesi 2:7]; [60] Genesi 2:22: [61] Genesi 2:7; Giobbe 35:11; Ecclesiaste 12:7; Matteo 10:28; Luca 23:43; [62] Genesi 1:27; [63] Colossesi 3:10; [64] Efesini 4:24; [65] Romani 2:14-15; [66] Ecclesiaste 7:29; [67] Genesi 1:28; [68] Genesi 3:6; Ecclesiaste 7:29.
20. In che cosa consiste l’opera provvidenziale di Dio manifestata verso le creature umane nella condizione in cui erano state create?
L’opera provvidenziale di Dio manifestata verso l’uomo nella condizione in cui era stato creato [status creationis] consiste nell’averlo collocato in [un] paradiso, incaricandolo di prendersene cura [coltivarlo] e dandogli la facoltà di nutrirsi del frutto della terra [80]; facendogli dominare [soggiogando] tutte le altre creature [81]; istituire il matrimonio come suo aiuto [82]; accordargli di poter essere in comunione con Lui [stesso] [83]; istituire il Sabato [84]; sanzionare con lui un patto di vita alla condizione di obbedienza personale, perfetta e perpetua [85], della quale l’albero della vita era suggello [pegno] [86]; e interdirgli l’uso dell’albero della conoscenza del bene e del male sotto pena di morte [87].
[80] Genesi 2:8,15,16; [81] Genesi 1:28. [82] Genesi 2:18; [83] Genesi 1:26-29; 3:8; [84] Genesi 2;3; [85] Galati 3:12; Romani 10:5 [86] Genesi 2:9; [87] Genesi 2:17.