Poche cose sono più sconcertanti dell’audacia dell’incredulità. L’ateo odia Dio; perciò, Dio non esiste; l’ateo trova offensivi i miracoli; perciò, per definizione, i miracoli sono un’impossibilità. E, in particolare, quando l’ateo e l’agnostico si scontrano con la narrativa biblica della nascita verginale, essi parlano, con pseudo-sapienza, di mito e di fantasticherie aggiunte. Ma la narrativa, dal principio alla fine, non solo è accuratamente storica ma afferma anche una filosofia della storia che è la negazione del mito.
L’essenza della narrativa è che l’essere sovrano e ultimo, Dio, divenne incarnato, nacque dalla Vergine Maria, in modo da stabilire la salvezza e il governo regio di Dio nella storia e sulla storia.
L’annunciazione (Luca 1:26-38) dichiara che Gesù sarà il Figlio di Dio, e il figlio di Davide, nato vero Dio da vero Dio, e vero uomo da vero uomo. Egli è identificato sia come il Re eterno sia come il messianico re promesso. Perciò lo scopo della sua venuta non è mitico ma storico: è per compiere nella storia i propositi di Dio. Il mito ricerca una fuga dalla storia: è offerto come mezzo per superare e terminare la storia. L’annunciazione, però, dichiara che la venuta di Gesù è la venuta di quell’Uno attraverso il quale la storia deve svilupparsi nella sua logica e necessaria conclusione: il regno di Dio. Ecco il perché della prospettiva intensamente storica di entrambi i resoconti, di Luca e Matteo, della nascita verginale.
Il problema per i critici non è tanto nella narrativa quanto nel Dio della narrativa, il Dio sovrano col quale “nulla è impossibile” (Luca 1:37).
Per continuare col resoconto di Luca, in quanto quello più dettagliato, il Magnificat (Luca 1:46-55) è una trionfante affermazione di fede concernente la storia. Maria vede la prossima nascita di suo figlio come un trionfo nella storia. Ella esalta il nome del Signore perché sta compiendo le sue promesse fatte ai padri. Mediante il Messia, Dio si sta preparando a detronizzare tutti i suoi nemici, a vendicare i suoi santi in sofferenza, e a mostrare la potenza del suo braccio. Una lettura del Magnificat è istruttiva:
L’anima mia magnifica il Signore,
e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore,
perché egli ha avuto riguardo alla bassezza della sua serva, poiché ecco d’ora in poi tutte le generazioni mi proclameranno beata,
perché il Potente mi ha fatto cose grandi, e Santo è il suo nome!
E la sua misericordia si estende di generazione in generazione verso coloro che lo temono.
Egli ha operato potentemente col suo braccio; ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai loro troni ed ha innalzato gli umili
ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Egli ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia
come aveva dichiarato ai nostri padri, ad Abrahamo e alla sua progenie, per sempre.
Abbiamo accennato dell’audacia dell’incredulità; è di due tipi. Primo, ci sono quelli che negano la nascita verginale e tutto ciò che significa. Secondo, ci sono quelli che affermano la nascita verginale ma non ciò che significa.
Per illustrare, Maria ha descritto ciò che la venuta del figlio fa alla storia: è niente di meno che il totale rovesciamento e ridirezionamento di tutte le cose. Il passo più importante in questo rovesciamento è la venuta del Figlio; dopo di ciò tutte le altre cose seguiranno inevitabilmente nel corso del tempo talché si può parlare di esse come se fossero già affettivamente compiute. William Arndt ammette che il Magnificat significa che “Per mezzo del Messia, Dio detronizzerà tutti i suoi nemici.”1 Fin qui ha detto bene; il Magnificat può significare poc’altro. Cosa diremo dunque quando Arndt aggiunge più tardi (con riferimento a 1:52): “Nella mia opinione, il significato della parole di Maria è esclusivamente spirituale” è aggiunge come prova: “La venuta di Gesù non ha abolito le tirannie politiche e la povertà terrena.”2 Non è questa lo stesso una forma di incredulità e un rigetto della storia? Non riduce forse Cristo al ruolo di un mitico eroe venuto a salvare l’uomo dalla storia? A questo punto che significato c’è nell’incarnazione e nella resurrezione corporale se il mondo ha da essere cancellato in quanto reame del diavolo e storicamente irreparabile?
Martin Lutero vede il Magnificat descrivere sei opere di Dio nella storia: primo, misericordia; secondo, Dio spezza l’orgoglio spirituale; terzo, egli abbassa i potenti; quarto, egli esalta gli umili; quinto e sesto, Dio riempie di beni gli affamati, e manda i ricchi a mani vuote. Commentando sul terzo Lutero dice:
Poiché Egli non distrugge i potenti quanto immediatamente meriterebbero, ma li lascia fare per un tempo, finché il loro potere ha raggiunto il punto più alto. Quando il loro potere ha fatto questo, Dio non lo sostiene, né può sostenersi da sé; si distrugge per il proprio peso senza nessun suono o rumore, e gli oppressi sono rialzati, anch’essi senza alcun rumore, perché in loro è la forza di Dio, ed essa sola rimane quando la forza del potente è caduta. Si osservi, comunque, che Maria non dice che Egli spezza i loro troni ma che li rovescia dai loro troni. Nè dice che lascia quelli di basso rango nel loro basso rango, ma Egli li esalta. Poiché finché il mondo dura, autorità, governo, potere e troni devono rimanere.3
Nel suo “Epilogo” al Magnificat, Lutero si rivolge a John Frederick (1503-1554), il nipote dell’Elettore, con queste chiare parole:
Vostra Grazia dovrebbe riflettere che in tutte le Scritture Dio non ha permesso a nessun re o principe pagano attraverso tutta la lunghezza e la larghezza del mondo fosse lodato, ma, al contrario, che fosse punito; questo è un potente e terribile esempio per tutti i governanti. Ancor più, perfino in Israele, il suo popolo scelto, egli non ha mai trovato un re degno di lode e non piuttosto di punizione… Tutte queste cose furono preordinate da Dio in modo da terrorizzare quelli in autorità, mantenerli nel timore, e ammonirli del loro pericolo.4
Arndt si dice Luterano, ma Martin Lutero ovviamente non vede nel Magnificat un significato esclusivamente spirituale.
Similmente, Calvino vede il Magnificat nei termini della storia e paragona le potenze terrene dell’era cristiana ai costruttori della Torre di Babele, dei quali Dio dichiara per mezzo di Maria che li confonderà per sempre:
Egli ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore. Quest’espressione è degna di nota: poiché quando il loro orgoglio ed ambizione sono scandalosi, quando la loro concupiscenza è insaziabile, essi ammassano le loro deliberazioni a formare un immenso mucchio, e, per sintetizzare tutto in una parola, essi costruiscono la torre di Babele (Ge. xi.9). Non soddisfatti d’aver fatto un o più d’un tentativo al di sopra delle loro forze o con i loro precedenti progetti di folle presunzione, continuano ad aggiungerne altri. Dopo che Dio ha per un tempo osservato dal cielo in tacita derisione le loro splendide preparazioni, Egli inaspettatamente disperde la massa intera: proprio come quando un edificio è rovesciato, e le sue parti, che precedentemente erano legate insieme da una forte e ferma unione, sono disperse lontano in ogni direzione.5
Lungo tutto il suo commentario, Calvino vede molto chiaramente il Magnificat come una rivelazione concernente la storia, una dichiarazione che Dio la governa in modo assoluto, e l’incarnazione come una dichiarazione della sua potenza sovrana e redentiva.
Pertanto, quando Maria dice che è Dio che: rovescia i potenti dai loro troni e esalta le persone umili, ella c’insegna che il mondo non si muove e gira per un cieco impulso di Fortuna, ma che tutte le rivoluzioni che vi si osservano sono causate dalla Provvidenza di Dio, e che quei giudizi che a noi sembrano disturbare e abbattere l’intera ossatura della società, sono regolati da Dio con infallibile giustizia. Questo è confermato dal verso seguente: Egli ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote… A tali pie persone che sperimentano la povertà e quasi la fame, e innalzano il loro grido a Dio, la dottrina che Egli ricolma di beni gli affamati dà non piccola consolazione.6
Quanto sicuramente dobbiamo guardarci dagli atei, così dobbiamo guardarci dall’incredulità dei predicatori piagnucolosi i quali riducono l’importanza della nascita verginale al reame spirituale, i quali negano la sua rilevanza per la storia, perché il Magnificat dichiara che Dio ha portato salvezza all’intero mondo dell’uomo, materiale e spirituale, religioso, politico ed economico, e che quelli che lo negano confessino la loro incredulità. La gioia di Maria è nella salvezza di Dio, un potente rovesciamento da parte di Dio nostro Salvatore di tutte le cose, di tutti i valori, potenze e piani dell’uomo. Le promesse fatte dall’Antico Testamento alla discendenza fedele si stanno compiendo.
Nel Benedictus (Luca 1:67-80), questa nota di trionfo nella storia è portata avanti e rafforzata. Zaccaria gioisce nel fatto che Dio mantiene le sue promesse: “Come aveva dichiarato per bocca dei suoi santi profeti” (Luca 1:70, 72-73). Un consanguineo redentore è arrivato, Dio incarnato come parente più prossimo e redentore dell’uomo (vs. 68, 72). Noi siamo “Salvati dai nostri nemici e dalla mano di tutti quelli che ci odiano” (vs. 71); il significato è ovviamente non “spirituale”! La salvezza religiosa mediante questo Dio-uomo è descritta come remissione dei peccati e misericordia o grazia di Dio.
Nel Benedictus Gesù Cristo è chiamato “l’aurora dall’alto”, cioè il levarsi del sole o Sole di giustizia (Mal. 4:2), per illuminare quelli che giacevano nelle tenebre e nell’ombra della morte, per guidare i nostri passi nella via della pace” (Luca 1:78s.). L’immagine è eclatante. Prima di Gesù il movimento della storia era scarso e nelle tenebre. I pellegrini della storia avevano timore di muoversi, non potevano muoversi, non avendo direzione nell’oscurità. Il movimento della storia era il movimento di Dio: la rivelazione biblica. Ora, con la pienezza della rivelazione il popolo di Dio si muove con Lui nella luce di Cristo. Secondo il Benedictus, il grande movimento in avanti dell’uomo nella storia ha avuto inizio in Cristo e con Cristo.
Si potrebbe dire molto di più. È sufficiente dire che ogni aspetto della narrativa della natività è non solo storico, ma anche diretto verso il compimento del processo storico. Gl’increduli torneranno alla visione pagana, ciclica, della storia, la quale, in effetti è una negazione della rilevanza della storia. Il moderno “spiritualizzare” le profezie della natività testimonia dell’impotenza della chiesa contemporanea. Come abbiamo notato, non c’è tale perversione delle Scritture e resa della storia nelle opere di Lutero e di Calvino.
Note:
1 William F. Arndt The Gospel According to St. Luke (St. Louis, MI: Concordia, 1956), 60
2 Ibid., p. 62
3 Jaroslav Pelikan, ed., Luther’s Works, Vol. 21 (St. Louis, MI: Concordia, 1956), 343f.
4 Ibid., 356f.
5 John Calvin, Commentary on a Harmony of the Evangelists, I (Grand Rapids, MI: Eerdmans, 1949), 58.
6 Ibid., p. 60.