B. B. Warfield disse che la riforma avvenne quando la dottrina della grazia di Agostino e entrò in conflitto con la dottrina della chiesa di Agostino. [Calvin and Augustine, Philadelphia; Presbyterian and Reformed; 1956, pp. 321-22.]
Ringrazio Dio che negli ultimi quarant’anni le dottrine della grazia “di” Agostino sono state fatte conoscere per la fatica di alcuni pionieri che hanno avuto coraggio e visione, ed oggi esistono in Italia parecchie realtà ecclesiali le cui confessioni di fede hanno in qualche modo come cardine i 5 punti del calvinismo. Mentre queste dottrine non sono nemmeno sempre comprese nelle loro implicazioni pratiche da quelli che le sbandierano come proprie, sui social sono ripetute e sottolineate a volte perfino ad nauseam. Ma che ne è delle dottrine della chiesa? La chiesa è stata veramente riformata? Perché in Italia non esiste una chiesa locale cui in coscienza io possa appartenere?
Sicuramente mi ricordo il vecchio detto: “Se trovi la chiesa perfetta, non aggregarti perché la rovineresti.” È ovvio che c’è della verità in questo. Ma anche della retorica. Spesso questa frase è usata da anziani e conduttori che confrontati con i loro peccati e con i loro abusi e la loro falsa dottrina (teorica o pratica) della chiesa e la loro compiacenza con una chiesa ghettizzata dal mondo e messa all’angolo, non vogliono cedere potere, cambiare progetti, rivedere la loro teologia, ma al contempo non vogliono che la gente vada via “tanto, la chiesa perfetta non esiste.”
Ho scribacchiato velocemente, per piantare il chiodo nell’anniversario della Riforma, 9 punti, non dico d’arrivo, ma almeno di presa di coscienza e di partenza per definire la chiesa che esce dalla mia lettura della Bibbia: la chiesa cui apparterrei. Amo tutti quelli che non ci pensano nemmeno e non si pongono il problema, o che sono impegnati nello status quo e pensano di far bene a non mettere in pericolo la loro vocazione (o talvolta anche solo il cospicuo assegno mensile che proviene da oltre oceano, quest’ultimi non amo), ma ciascuno di noi deve fare i conti non solo con la realtà ma anche con la propria coscienza. Dopo aver recuperato le dottrine della grazia, non sarebbe ora di lavorare anche su quelle della Chiesa?
La Chiesa cui vorrei appartenere è:
1. Una Chiesa nella quale si entra per aver creduto e fatto pubblica professione di fede in una chiesa locale. A quel punto si è membri della Chiesa Universale con diritto di spostarsi, servire e partecipare alla Cena del Signore in qualsiasi realtà, o perfino di ritirarsi da qualsiasi chiesa locale per un periodo come fece Pink per 15 anni (tanto per fare un esempio) senza sanzioni. Una chiesa locale nella quale gli anziani possono essere mandati a casa dalla base se trovati nel peccato o inadempienti o inadatti, ecc. Insomma, una forma compiuta di governo presbiteriano.
2. Una chiesa che comprende che la neutralità su qualsiasi cosa nella vita e nella società è un comodo mito dal quale è ora d’uscire. Non esistono sfere di vita che non siano religiose tantomeno la scienza la politica e l’economia. La cristianità, cioè l’impero di Cristo sul mondo in tutti i suoi aspetti non è una parola sporca e tantomeno una cosa impossibile nella sua parziale ma cospicua realizzazione. Il Costantinianesimo è stato un primo tentativo con grossolani errori, ma la visione del Grande Mandato è la sottomissione delle nazioni a tutto ciò che Cristo ci ha insegnato (Nel Vecchio Testamento e nel Nuovo, la Bibbia tutta è la sua parola-legge).
3. Una chiesa che rigetta una visione tronca del regno. Il Regno di Cristo è più grande della chiesa. Ha tre pilastri: la famiglia, lo stato, la chiesa, ciascuno dei quali è sotto l’autorità di Cristo Re. Ciascuno riceve autorità direttamente da Cristo ed è responsabile direttamente a Cristo per le proprie azioni. La famiglia ha autorità (e responsabilità) sull’educazione e salute dei figli, sull’aspetto economico della propria vita, sull’uso cristiano delle risorse che Dio le da in visione della compassione per le persone in difficoltà; Il welfare appartiene alla famiglia e non allo stato. Lo stato ha un mandato limitato che è quello della giustizia. In questo senso il magistrato è addirittura “dormiente” fintanto che qualcuno non denunci un reato. Lo stato non ha mandato creativo, non gli è stato chiesto di generare il diritto positivo. Ha un mandato ministeriale: deve servire Cristo mediante l’applicazione della sua legge. Il magistrato sotto Cristo è un diacono che deve applicare le sanzioni negative del Patto alla società civile per farne una società ella quale l’evangelo può prosperare. La Chiesa è limitata al reame della Parola e dei sacramenti. Deve istruire la famiglia e lo stato nelle vie del Signore, predicare l’evangelo a tutto il mondo e applicare le sanzioni negative del patto nella sua sfera (la disciplina ecclesiastica).
4. Una chiesa che rigetta un vangelo centrato sull’uomo e che parla solamente di salvezza personale (spesso nemmeno questa è completa ma si limita ad un aspetto della persona: l’anima), ed ignora il vangelo del Regno che è rilevante per la trasformazione del mondo e della storia verso l’obbiettivo della giustizia di Cristo in tutte le sfere della vita. Anziché arzigogolare su ciò che possa essere il significato di ‘mondo’ in Giovanni 3:16 prende atto che la storia della creazione in Genesi presenta un progetto per il ‘mondo’ che Dio non ha mai ritirato. Dio ama quel progetto di mondo e farà in modo che diventi realtà. Nel tempo e nella storia. L’Italia è conosciuta come il “cimitero dei missionari.” Che abbia a che vedere proprio con l’inesistenza delle sue dottrine sociali mai sviluppate che invece sono il punto forte della chiesa che vorrebbe scalzare?
5. Una chiesa che possiede un Grande Mandato comprensivo, totale. Un mandato che ha come obbiettivo la vittoria totale nella storia e non meramente la sopravvivenza nel deserto in un’epoca in cui la chiesa è stata ingannata a credere che è in “esilio” perpetuo fino al ritorno del Signore. La Chiesa non è in esilio a Babilonia e pertanto sollecitata “a cercare il bene di quella città” come propone una visione evangelicale recente e disfattista. La parola di Dio insegna che la condizione di esiliati è una condizioni di punizione da parte di Dio per il suo popolo dell’AT che aveva comunque limiti temporali. Questa dottrina oggi marca anche il suo fallimento missionario perché oltre ad essere falsa, chi aderirà ad un vangelo che dice: “Vieni a Gesù e sarai un esiliato (un punito) a vita fino al suo ritorno”? La parola di Dio dice che siamo eredi e che Dio sta agendo nella storia per spossessare i falsi eredi e dare la terra ai suoi. I mansueti erediteranno la terra. Nella storia.
6. Una chiesa i cui principi etici sono fondati sulla legge di Dio e che propriamente contrappone la legge all’antinomismo e all’anarchia e non alla grazia. Una chiesa che sa distinguere il male del peccatore che è impegnato a osservare la legge per guadagnarsi la salvezza, dalla bontà dell’amore per la legge di Dio del rigenerato che trova in essa la delizia del suo cuore. Una chiesa che non relega la parte non cerimoniale della legge mosaica al bidone dei rifiuti della storia ma che insegna con autorità ad applicarla a tutta la vita.
7. Una chiesa che abbia come modello più la sinagoga (un ordinamento sociale in funzione) che il tempio (rituali da setta misterica magari persino con ridicoli paramenti sacri). Una chiesa che rigetti un’ecclesiologia debilitante e una cultura ecclesiastica dove una falsa unità è tenuta assieme a spese della verità e nella quale abbondano soggetti tabù come la scuola statale, il socialismo, la medicina socializzata, la massoneria, il furto legalizzato mediante tassazione, ecc. perché molti dei suoi membri sono già ampiamente esposti con vocazioni che dovrebbero essere ripensate. Una chiesa che rigetti una prassi in cui la maggior parte delle attività ufficiali avvengono la domenica mattina ed è centralizzata piramidalmente, nella quale gli “uomini santi” hanno frequentato il Seminario o l’Istituto Biblico e fomentano una tirannia dall’alto verso la base sulla quale “signoreggiano” dalla loro megalomane posizione basata su una struttura autoritaria. La disciplina ecclesiastica ed i sacramenti appartengono alla Chiesa stessa (tutta) e non ad una setta di “uomini santi”.
8. Un chiesa che sfugge al paralizzante pessimismo escatologico in cui il rapimento è sempre dietro l’angolo anziché essere legato alla vittoria cristiana nella storia e dove tutti pensano a breve termine (fatto salvo per il mutuo per comprare la sala). Una chiesa che ha capito che non può essere fedele a Cristo e continuare a seguire lo stratagemma di farsi emarginare dallo stato dal ruolo di (in)formatore del legislatore e nelle sue virtù individuali di giustizia, compassione, guarigione, il tutto a concorrere a confermare la falsa teologia che Satana sta governando il mondo e finché Gesù non ritorna non c’è niente che si possa o valga la pena di fare. La redenzione di Cristo va applicata in lungo e in largo ovunque “si trovi la maledizione.”
9. Una chiesa che rigetta la piaga del pietismo. Il ritornello non è “questo non è il mio mondo, sono solo di passaggio” ma “questo mondo appartiene a Cristo e quelli che rigettano Cristo sono di passaggio.” Una chiesa ove non si ode: “tutto quel che possiamo fare è pregare” per qualsiasi problema sociale; e dove “predichiamo l’evangelo e insegniamo il catechismo” non è la ricetta per il coinvolgimento del cristiano nella ricerca della giustizia del regno di Dio. Una chiesa che va oltre la dieta solo latte da asilo nido delle “dottrine elementari” sì, persino delle dottrine elementari dei 5 punti del calvinismo e ricerca la maturità e la capacità di giudizio di tutti i suoi membri, l’abilità e il coraggio di discernere ciò ch’è bene e ciò ch’è male nei dettagli della vita, nelle correlazioni che ci sono tra le dottrine e le decisioni quotidiane.
Semper Reformanda
Giorgio Modolo