L’Agape dopo il culto è sempre stato uno dei momenti più arricchenti per me. Ricordo che le lasagne di mia moglie erano sempre le prime a finire e spesso un amico ed io che ci attardavamo a discutere il sermone arrivavamo quando la casseruola era vuota. Ma lui ed io ci divertivamo ad assaggiare un po’ di tutto, vuoi per rispetto del lavoro di tante sorelle, vuoi per curiosità. Anche questo era arricchente.
La scorsa settimana il mondo evangelico s’è scoperto teonomista. Quando ben si adatta alla loro agenda progressista gli evangelici arrivano pure ad invocare la legge di Dio come criterio su cui modellare la legge civile. Esponenti vari hanno fatto notare un verso della Bibbia, Esodo 12:49 che dice:
Vi sarà un’unica legge per il nativo del paese e per lo straniero che risiede tra di voi.
Qualcuno ha ravvisato che questo verso promuova biblicamente il concetto di ius soli. Qualcun altro meno. Sta di fatto che sono andati tutti solo alle lasagne. Prima di passare ad altro, e credetemi, c’è molto altro, fatemi spendere due parole su questo verso.
Intanto questa frase non compare solo in Esodo 12 ma anche in Numeri 15: 29-30
Si tratti di un nativo del paese tra i figli di Israele o di uno straniero che risiede tra di voi, avrete un’unica legge per colui che pecca per ignoranza. Ma la persona che commette un peccato deliberatamente, sia essa nativa del paese o straniera, oltraggia l’Eterno; quella persona sarà sterminata di mezzo al suo popolo.
Ho già notato una smorfia di disgusto come se questa fosse la casseruola della missionaria inglese, quella che … cucinare non è proprio la sua vocazione. Ma è sullo stesso tavolo. È la stessa legge di Dio che è stata usata per per avvalorare una certa tesi. Il contesto è quello della legge di Dio per il governo della società civile.
Poi c’è l’episodio di Levitico 24.
Or il figlio di una donna israelita e di un egiziano uscì in mezzo ai figli d’Israele; e fra il figlio della donna israelita e un israelita scoppiò una lite. Il figlio della israelita bestemmiò il nome dell’Eterno e lo maledisse; così lo condussero da Mosè. … E l’Eterno parlò a Mosè, dicendo: «Porta quel bestemmiatore fuori dell’accampamento; tutti quelli che l’hanno udito posino le mani sul suo capo, e tutta l’assemblea lo lapidi. Parla quindi ai figli d’Israele e di’ loro: “Chiunque maledice il suo DIO, porterà la pena del suo peccato. E chi bestemmia il nome dell’Eterno sarà messo a morte; tutta l’assemblea lo lapiderà. Straniero o nativo del paese, quando bestemmia il nome dell’Eterno, sarà messo a morte. Chi toglie la vita ad alcun uomo, sarà messo a morte. Chi percuote a morte un animale, lo pagherà: vita per vita. Quando uno fa una lesione al suo prossimo, si farà a lui ciò che egli ha fatto all’altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; si farà a lui la stessa lesione che egli ha fatto all’altro. Chi percuote a morte un animale, lo pagherà; ma chi toglie la vita a un uomo sarà messo a morte. Avrete una stessa legge per il forestiero e per il nativo del paese; poiché io sono l’Eterno, il vostro DIO”.
Io spero che si vorrà tenere conto anche di questo passo benché indigesto.
Forse la Bibbia sta qui parlando della legge naturale? Della legge Italiana? O forse del diritto anglosassone? Forse della Sharia? Nessuno ha chiaramente dichiarato quale sia la legge che è una per tutti. Ah, certo, ai moderni evangelici politeisti fa comodo mettere da parte la legge di Dio per sostituirla con la legge inventata dall’uomo. Dicono che la legge naturale pervenutaci dallo stato che è prodotto della Grazia Comune è altrettanto buona o quasi. Questo lo lascio per un altro articolo. La legge è una per tutti perché Dio è UNO, tutti gli uomini sono creati da lui vivono nel suo universo. La legge di questo contesto, Esodo, Levitico, Numeri ecc., è la legge di Dio. Se non siete d’accordo potete smettere di leggere qui. Se invece volete approfondire questo sito ha cominciato la pubblicazione delle “Istituzioni delle Legge Biblica” e questo concetto è esposto nei primi capitoli e in particolare qui.
Che ci sia un’unica legge dà diritto alla cittadinanza? La Bibbia risponde anche a questa domanda,
In Deuteronomio 23:1-8, agli eunuchi è preclusa la cittadinanza (non hanno posterità e pertanto non sono interessati al futuro. Vi dice niente che la maggior parte dei capi di stato europei non abbia figli?). I bastardi ne sono preclusi fino alla decima generazione. Gli Ammoniti e i Moabiti sono o esclusi fino alla decima generazione o sono totalmente esclusi a seconda della lettura che viene fatta del testo. Edomiti ed Egiziani erano idonei alla cittadinanza “alla terza generazione”; l’implicazione è che siano ammissibili dopo tre generazioni di fede, dopo aver dimostrato per tre generazioni di aver creduto nel patto di Dio e di essersi conformati alle sue leggi. La cittadinanza si poggiava sulla fede. Questa non è una norma solo religiosa ma non civile come ha indicato l’articolo su Sentieri antichi valdesi riguardo a Esodo 12:49. Non si può fare un parallelo con l’appartenenza alla chiesa, primo perché nel VT e nel NT si appartiene alla chiesa da subito per conversione; secondo il bando per eunuchi e bastardi, cioè il loro essere esclusi dall’assemblea, durava fino alla decima generazione. Il divieto non era nei confronti della fede, vale a dire che non dichiara che eunuchi e bastardi, ne Ammoniti e Moabiti (De. 23:3) non possano essere credenti. C’è, infatti, una promessa particolarmente forte fatta agli eunuchi credenti in Isaia 56:4, 5, e la loro partecipazione come proseliti era molto reale persino nel periodo di irrigidimento del fariseismo (At. 8:27, 28). Non c’è ragione per dubitare che regolarmente eunuchi, bastardi, Ammoniti e Moabiti diventassero credenti e che fossero fedeli adoratori di Dio. Assemblea fa riferimento all’intera nazione nella sua funzione di governo come popolo pattizio di Dio. G. Ernest Wright l’ha definita: “L’intero Commonwealth organizzato nel suo riunirsi ufficialmente per propositi vari, particolarmente per l’adorazione”. Gli uomini della legittima linea genealogica costituivano i capi di case e di tribù. Questi uomini era l’assemblea di Israele, non le donne e i bambini e le persone escluse. Tutta l’integrità e l’onestà richiesta dalla legge era dovuta ad ogni “straniero” (Le. 19:33, 34), e certamente non era negata al figlio illegittimo d’un uomo né ad un eunuco, o a un Ammonita o un Moabita. Lo scopo del comandamento qui è la protezione dell’autorità. L’autorità in mezzo al popolo d’Israele è santa; richiede una separazione. Non appartiene ad ogni uomo semplicemente sul fondamento della sua umanità. Il comandamento dunque serve lo scopo di impedire per alcune generazioni (fino a comprovata fede?) l’ingresso dei nemici storici della nazione a posizioni di autorità politica (oggi anche del voto), con i quali avrebbero potuto stravolgere l’ordinamento sociale in essere.
Poiché la legge era “una legge” per tutti, anche lo straniero e il fuorilegge avevano diritto alla giustizia sotto tale legge, come testimonia l’appello alla corte di Salomone delle due meretrici (I Re 3:16-28). È significativo che il termine comune per prostituta nella Scrittura sia una “estranea” o “donna straniera”, vale a dire una forestiera. Non solo la prostituzione era una pratica estranea al popolo del patto, ma una ragazza Israelita era una “profana” (Le. 19:19), cioè fuori dal tempio, fuori dal principio della cittadinanza, se fosse diventata una prostituta. Ciò nonostante poteva giungere al grado più alto di giudizio, davanti al Re. Il fuorilegge riceveva giustizia ma non cittadinanza. Sotto l’influenza della bibbia, la maggior parte delle nazioni hanno decretato che i criminali perdono la loro cittadinanza, e le persone condannate non hanno esistenza giuridica. Oggi la pressione è contro tale legislazione, con l’avvallo degli evangelici. Deuteronomio 23:17, 18 è il fondamento giuridico per la cittadinanza esclusiva nei termini dell’ordinamento giuridico cristiano.
Conclusione
Empia menzione è stata fatta pure riguardo a “gestire la pluralità”. Tratterò di questo in futuro. Basti qui dire che la Legge del Dio uno e trino è l’unico ambiente giuridico nel quale l’unità salvaguarda la pluralità senza permettere che l’unità stessa sia disintegrata. La realtà che l’Italia sta vivendo è quella di una nazione ove un ordinamento sociale già solo a malapena cristiano è nello stadio avanzato di essere scardinato e sostituito con un ordinamento sociale Umanista e pagano. A questo si aggiunga che neppure l’Islam che avanza ha intenzioni pacifiche, e quando, e se, ne avrà la possibilità cercherà di trattare l’Umanesimo con lo stesso metodo. Il punto debole sarà proprio quella pluralità che tanto piace ai radical chic evangelicali. Il compito del cristiano è di cercare di difendere ciò che rimane, di rinforzarlo con un’obbedienza alla legge di Dio più convinta e determinata e con un’immane sforzo volto a propagare il vangelo del regno. Un vangelo monco, che consiste solo in un ripetere ad infinitum le dottrine della grazia senza una visione biblica della società civile non ha futuro.