RISORSE:

Il mandato culturale

Una chiamata spesso dimenticata

In ambito evangelico accade come il concetto di mandato culturale venga frequentemente trascurato, sottovalutato o frainteso. Alcuni credenti ritengono che esso non sia più da ritenersi valido a causa della Caduta dell’uomo, altri lo considerano, in qualche modo, essere parte del mandato missionario, ma lo relegano ad un ruolo secondario. Vi sono persino coloro che non ne hanno mai sentito parlare, propagando un Vangelo monco e vivendo una fede improntata ad un dualismo gnostico, orientata esclusivamente verso la dimensione ultraterrena.

Questa visione riduttiva ha generato una frammentazione della fede, confinando la spiritualità alla sfera personale o alla preparazione per l’aldilà, mentre cultura, società e realtà quotidiane vengono spesso ignorate o persino abbandonate. Tuttavia, la Scrittura offre una prospettiva più ampia e integrata: la chiamata dell’uomo non si limita alla salvezza personale, ma include la responsabilità di trasformare ed amministrare il mondo per la gloria di Dio.

Che cos’è il mandato culturale?

Il concetto di mandato culturale, o mandato di dominio, trova le sue radici nei primi capitoli della Genesi, dove Dio assegna all’umanità il compito di governare ed amministrare la creazione. In Genesi 1:26-28, Dio affida all’uomo il dominio su ogni cosa. Questo mandato non si riduce a un semplice comando, bensì rappresenta una magnifica vocazione: portare ordine, bellezza e giustizia in ogni ambito della vita.

Poi Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su ogni rettile che striscia sulla terra».
… Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela».

Sebbene la Caduta abbia complicato l’adempimento di questo mandato, non lo ha di certo annullato. Al contrario, mediante l’efficace opera di redenzione operata da Cristo, il secondo Adamo, il mandato culturale è stato rilanciato, rinnovato ed arricchito.

Adempiere a tale mandato significa molto più che esercitare un semplice controllo materiale. Si tratta di studiare, esplorare, organizzare e migliorare la creazione, amministrandola con responsabilità. Ogni ambito della vita – dalla famiglia al lavoro, dalla scienza all’arte, dalla politica all’etica – è incluso in questa chiamata. Non si tratta di sfruttare la creazione in modo egoistico, ma di utilizzarla e svilupparla per il bene comune, riflettendo la generosità e la gloria del Dio Uno e Trino.

Ragioni fondamentali per il mandato culturale

È importante sottolineare l’importanza di questo mandato per diverse ragioni. I movimenti evangelici dell’ultimo secolo e mezzo hanno spesso ignorato la cultura o addirittura pensato che gli sforzi per migliorare le nostre società siano solo una perdita di tempo. Alcuni credono che conti solo portare le anime in cielo, lasciando che il mondo vada in rovina. Parte del problema è che molti cristiani confondono il mondo così come Dio lo ha creato – tutto ciò che Egli ha dichiarato “buono” – con il sistema mondiale umanista malvagio, che è dichiaratamente in guerra con Dio e i suoi santi scopi.

Risulta, quindi, necessario ricordare quanto segue: tutto ciò che Dio ha creato è davvero buono; con la Caduta, tuttavia, si è purtroppo macchiato e guastato. Adesso, però, con l’evolversi della storia redentiva, quanto giace sotto la maledizione del peccato viene progressivamente recuperato e i cristiani – i nati di nuovo – devono essere consapevoli di avere parte attiva in questo compito meraviglioso e avvincente. Nell’inno natalizio Joy to the World, il verso terzo dice: “Non crescano più i peccati e i dolori, né le spine infestino la terra; Egli viene a far scorrere le sue benedizioni, ovunque si trovi la maledizione”. È proprio questa la traiettoria che vediamo tracciata nella Parola di Dio: la maledizione del peccato viene sostituita con la shalom eterna portata dalla grazia.

Recuperare consapevolezza della centralità del mandato culturale nella testimonianza cristiana aiuta i credenti di oggi a vedere come la loro fede possa essere vissuta concretamente: siamo chiamati ad avere un impatto diretto ed efficace nella cultura, nella società, nel reame politico – in ogni ambito. Istituzioni come la famiglia, le comunità, le arti, le scienze, il lavoro e il governo civile sono tutte realtà che Dio stesso ha stabilito e benedetto, e dovremmo cercare di avere un impatto biblico (cioè, secondo le sante norme di Dio) in tutte queste sfere, sottraendo spazio all’ingiustizia e alla menzogna in favore della giustizia e della verità.

Essere sale e luce non significa, dunque, solo salvare alcune anime, ignorando il mondo in cui viviamo. Le persone non sono solo anime da salvare, ma hanno anche complessi bisogni fisici, culturali, sociali e persino politici che devono essere assolutamente affrontati Parola di Dio alla mano. Del resto, come apprendiamo da Isaia 42, verso 4: “(…) le isole attendono il suo insegnamento”; le nazioni della terra sono in attesa dell’istruzione divina e il Servo del Signore “non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra”.

Il mandato culturale nella storia della redenzione

Questa consapevolezza può e deve spronare i credenti anche a sviluppare una visione più ampia della propria escatologia: i cristiani non saranno spiriti disincarnati diretti in cielo per fluttuare tra le nuvole suonando l’arpa; la nostra sperenza consiste nell’incarnazione e nella vita eterna in compagnia di Dio in un “paradiso restaurato” e questo ha grandi implicazioni su come affronteremo il processo di rinnovamento di tutte le cose già in questa parte di eternità, ovvero qui ed ora.

In Genesi 2 Dio istruisce Adamo su come adempiere a questo incarico: curare e custodire il giardino, organizzare la natura, classificare gli animali e guidare la propria famiglia. Questo lavoro non era confinato all’Eden, ma mirava a espandere ordine e bellezza nel mondo intero, trasformando tutte le terre selvagge in spazi coltivati e benedetti.

La visione escatologica di questo mandato trova compimento nell’Apocalisse: dove Adamo ha fallito, Cristo ha trionfato. La redenzione di Cristo non solo riconcilia l’uomo con Dio, ma restituisce all’umanità la capacità di adempiere pienamente al mandato di dominio, portando la verità e la volontà di Dio in ogni aspetto della vita e della società, fino a giungere alla meravigliosa città-giardino di Apocalisse 22:2.

Mandato culturale e l’inevitabilità della religione

Poiché ogni cultura è intrinsecamente religiosa, la struttura di una società rifletterà inevitabilmente le inclinazioni religiose dei suoi membri. E nell’epoca moderna, la religione predominante è senza dubbio l’umanismo, inteso come segue:

Una fede religiosa che considera l’uomo sufficiente a sé stesso, signore della propria vita, fonte della propria legge e salvezza. Al posto di Dio e della Sua legge come criterio ultimo, l’umanismo ha posto l’uomo come misura della realtà (R. J. Rushdoony, “The One and the Many”).

La neutralità religiosa, spesso invocata nella nostra società pluralistica (purtroppo persino da molti cristiani) è un mito. Ogni cultura, infatti, rappresenta l’espressione di una fede tradotta in azioni e comportamenti. Come diceva Henry R. Van Til: “La cultura è religione resa manifesta”.

Ora, è fondamentale essere coscienti di come, per propria natura, il cristianesimo sia un sistema vocazionale fortemente attivo, orientato alla trasformazione culturale della realtà intera in chiave teonomica. La religione biblica non può, pertanto, permettersi il lusso di assumere posizioni passive o frammentarie. È inconcepibile concentrare l’attenzione esclusivamente sull’anima e sui suoi bisogni, o limitarsi all’ambito ecclesiastico, vivendo in modo apatico o adottando una prospettiva gnostico-pietistica nei confronti della cultura contemporanea. Un simile atteggiamento conduce inevitabilmente a diventare, di fatto, complici della cultura umanista che permea le strutture della società odierna, cedendo passivamente terreno all’avversario e rinunciando a una testimonianza incisiva[1]. Così facendo, ci si fa portatori di un Vangelo incompleto e monco[2]. In altre parole, si rischia di servire due padroni: con la bocca Dio (Signore del nostro cuore o, al massimo, della nostra famiglia e chiesa); con la nostra testimonianza pratica di vita (lavoro, istruzione, commercio, ecc.) il mondo (vale a dire i sistemi societari ribelli e concorrenti del Regno di Dio).

Conclusione

Comprendiamo quindi pienamente come accogliere la vocazione cristiana, rappresentata dal mandato culturale, possa consentire ai credenti di vivere la propria fede in modo intenso e concreto. Ciò implica evitare pericolosi compromessi con i sistemi del mondo e, al contrario, promuovere verità, giustizia, generosità e autentico amore in ogni ambito della vita. Come sottolineato, non si tratta semplicemente di coltivare un giardino, ma di edificare una complessa e stupenda civiltà fondata sul principio espresso in Matteo 22:37-39. Si mira, dunque, a plasmare una cultura in cui regni, a beneficio nostro e del nostro prossimo, l’ordine santo di Dio.

Questo mandato, lungi dall’essere invalidato dalla Caduta, è stato rinnovato in Cristo. I credenti sono chiamati ad essere sale e luce del mondo, una città sul monte, portando luce lì dove dominano le tenebre, operando per la redenzione della cultura e riflettendo la gloria di Dio in ogni sfera dell’esistenza. Come affermò Abraham Kuyper: «Non c’è un solo centimetro quadrato dell’intera creazione su cui Cristo non gridi: “È mio!”».

Il mandato culturale, dunque, non costituisce un’opzione secondaria o marginale, ma rappresenta un elemento essenziale della vocazione della chiesa. Esso ci chiama a vivere in maniera piena, consapevole e responsabile, lavorando per il restauro e la glorificazione dell’intera creazione alla luce del Regno di Dio.


Citazioni celebri sul mandato culturale

Forse il modo migliore per comprendere appieno il pensiero racchiuso nel mandato culturale è offrire alcune citazioni tratte da vari teologi e studiosi della Parola. (Inoltre, la seguente lista potrà ispirare i lettori ad approfondire ulteriormente questo argomento in autonomia).

  • Marianne Meye Thompson:

    “Attraverso la croce, Dio non si occupa solo della situazione individuale, ma intraprende il ripristino dell’intero mondo. La condizione dell’umanità e quella del cosmo sono intrecciate: entrambe necessitano di essere riorganizzate da Dio e nessuna lo sarà isolatamente.”

  • Benjamin Gladd e Matthew Harmon:

    “La missione di Adamo includeva l’espansione dei confini del giardino fino a coprire l’intera terra. Questo implicava il dominio su tutta la terra e la sconfitta del serpente come punto di partenza.”

  • Andy Crouch:

    “Non solo la natura è un dono di Dio per l’umanità, ma anche la cultura. Dio è stato il primo giardiniere, il primo creatore di cultura.”

  • T. M. Moore:

    “Kuyper metteva in guardia contro il limitare il nostro pensiero e le nostre attività culturali alla sola sfera della chiesa. La cultura è vasta quanto la vita stessa e include tutti gli artefatti, le istituzioni e le convenzioni che costituiscono la nostra esperienza del mondo, attraverso i quali definiamo noi stessi e arricchiamo le nostre vite. … Non possiamo evitare la cultura, e dobbiamo fare in modo che, qualunque sia l’attività culturale in cui siamo coinvolti in un dato momento, la stiamo svolgendo per la gloria di Dio (1 Corinzi 10:31).”

  • Pietro Bolognesi:

    “La bellezza dell’Evangelo consiste anche nella sua capacità di porsi come annuncio di una liberazione che non ha nulla a che vedere con qualcosa di frammentario e disincarnato. È Buona notizia nel senso che si tratta della redenzione di quel che è stato corrotto dal peccato. La buona creazione di Dio può ritornare ad essere quello che era malgrado gli effetti devastanti del peccato. Questo è veramente un disegno straordinario perché sottolinea che Dio è sempre vincente e che può riconciliare tutte le cose. E la chiesa è proprio impegnata a rieducare in seno a questo progetto. Ogni presentazione dell’Evangelo che non presenti, pertanto, la salvezza come riconciliazione e restaurazione di tutta la vita in Cristo dev’essere considerata difettosa e mutilata.”

  • William Edgar:

    “La redenzione non è una rottura radicale con l’ordine creato, ma lo costruisce e lo estende… Le distinzioni bibliche fondamentali non sono tra il terreno e il celeste, né tra il secolare e il sacro, ma tra l’ordine creato, il mondo caduto e il mondo redento da Gesù Cristo.”

  • Richard Mouw:

    “La salvezza non riguarda solo il ristabilire i peccatori a una giusta relazione con Dio — anche se certamente include questo. La redenzione ha una portata cosmica. … Dio ha molteplici scopi nel Suo piano divino sia per la creazione che per la redenzione. Questo non è sempre stato enfatizzato nella tradizione riformata… Il neocalvinismo ha lavorato costantemente per delineare uno scenario più ampio, in cui Dio intendeva fin dall’inizio che l’obbedienza umana ai Suoi scopi creativi non consistesse solo nel glorificarLo attraverso il culto personale, ma anche nel riempire la terra con i processi e i prodotti della formazione culturale umana. Queste sono cose in cui Dio si compiace — e quando le Sue creature umane si compiacciono anch’esse di esse, stanno genuinamente onorando i disegni del Creatore.”

  • N. T. Wright:

    “L’opera della ‘salvezza’, nel suo senso pieno, riguarda (1) l’intera persona umana, non solo ‘l’anima’; (2) il presente, non solo il futuro; e (3) ciò che Dio fa attraverso di noi, non solo ciò che Dio fa in e per noi.”

  • D. A. Carson:

    “Il cristianesimo non si limita a trasmettere semplicemente verità religiose, ma verità su tutta la realtà. … [La visione biblica] della realtà è radicalmente diversa da una visione secolarista che desidera relegare il cristianesimo in un angolo privato, lontano da tutto ciò che non sia una preoccupazione religiosa personale.”

  • Francis Schaeffer:

    “Il cristianesimo non si occupa solo di ‘salvezza’, ma della totalità dell’uomo nel mondo totale. Il messaggio cristiano inizia con l’esistenza eterna di Dio e poi con la creazione. Non inizia con la salvezza. Dobbiamo essere grati per la salvezza, ma il messaggio cristiano è più ampio di questo. L’uomo ha valore perché è fatto a immagine di Dio.”

  • J. Gresham Machen:

    “La chiesa deve cercare di conquistare non solo ogni uomo per Cristo, ma anche l’interezza dell’uomo.”

  • C. S. Lewis:

    “Non c’è terreno neutrale nell’universo: ogni centimetro quadrato, ogni secondo è rivendicato da Dio e controrivendicato da Satana.”

  • Albert Wolters:

    “Sia Dio che Satana rivendicano l’intera creazione, senza lasciare nulla di neutrale o indiscusso.”

  • Norman Geisler:

    “Ciò che talvolta sfugge ai cristiani è il fatto che la responsabilità di amare le altre persone si estende alla totalità della persona. L’uomo non è solo un’anima destinata a un altro mondo; è anche un corpo che vive in questo mondo. E come residente in questo continuum spazio-temporale, l’uomo ha bisogni fisici e sociali che non possono essere isolati dai bisogni spirituali. Pertanto, per amare l’uomo come egli è — nella sua totalità — bisogna esercitare una cura per i suoi bisogni sociali oltre che spirituali.”

  • Rousas Rushdoony:

    “I profeti, i predicatori di Dio di un tempo, ricevettero il comando da parte del Signore di proclamare la legge di Dio su tutte le cose e di correggere e rimproverare re e governatori. Quando nostro Signore promette ai Suoi discepoli che saranno condotti davanti a governatori e re per amor Suo, e ‘per una testimonianza contro di loro’ (Matteo 10:18), non intendeva che avrebbero dovuto abiurare la fede, ignorare l’aborto e l’omosessualità, e tacere sui peccati dello Stato! Non ci sono limiti all’area del governo, della legge e della sovranità di Dio. Non possono quindi esserci limiti all’area della testimonianza della chiesa, della sua predicazione e della sua preoccupazione comandata.”

  • Anthony Hoekema:

    “La dottrina della nuova terra è importante per una corretta comprensione delle dimensioni complete del programma divino di redenzione. All’inizio, così leggiamo nella Genesi, Dio creò i cieli e la terra. A causa della Caduta dell’uomo nel peccato, una maledizione venne pronunciata sulla creazione. Dio, però, mandò suo Figlio in questo mondo per redimere quella creazione dagli effetti del peccato. L’opera di Cristo, quindi, non è solo quella di salvare certi individui, nemmeno di salvare una moltitudine innumerevole di persone comprate a prezzo del sangue. L’opera totale di Cristo non consiste in niente di meno che redimere l’intera creazione dagli effetti del peccato. Questo scopo non sarà realizzato finché Dio non avrà inaugurato la nuova terra, finché il Paradiso perduto non sarà diventato il Paradiso riconquistato. Pertanto, abbiamo bisogno di una chiara comprensione della dottrina della nuova terra per apprezzare il programma di redenzione di Dio nella sua dimensione cosmica. Dobbiamo renderci conto che Dio non sarà soddisfatto finché l’intero universo non sarà stato purificato da tutti gli effetti della Caduta.”                       


Note:

[1] Per approfondire questo concetto si rimanda alla lettura di Stephen C. Perks, Ammaestrare le Nazioni, Capitolo 4 (Parte Uno), intitolato “Pietismo, Pietista, Pietà, Pio”, disponibile al seguente indirizzo: https://www.cristoregna.it/libri/ammaestrare-le-nazioni/4-pietismopietista-pieta-pio/

[2] Si consiglia, a tal proposito, l’ascolto o la lettura del seguente sermone, un contributo significativo per chiarire in modo esauriente il significato del mandato culturale e degli altri argomenti del presente articolo: La natura comprensiva del Vangelo (di Giorgio Modolo), disponibile al seguente indirizzo: https://www.cristoregna.it/risorse/la-natura-comprensiva-del-vangelo/


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