RISORSE:

Città sulla collina ti fa riformato.

Cinque anni fa, Cristianity Today pubblicò un articolo: “Young, Restless, Reformed” (Giovani, Inquieti, Riformati). Nell’articolo, l’autore Collin Hansen trattò un fenomeno che si è manifestato negli ultimi dieci anni: il ritorno di molti giovani cristiani alla dottrine Riformate[i]. Intervistò parecchi pastori e giovani membri di chiesa che sono usciti dalla chiese carismatiche e “seeker – sensitive”[ii], e che ora abbracciano le dottrine del calvinismo. Hansen vide questo ritorno come meno pubblicizzato, ma molto vasto e più pervasivo che quello delle “chiese emergenti” o “seeker – sensitive”. Egli credette che il ritorno del “calvinismo” stesse “scuotendo la chiesa”. Sottolineò la popolarità dei vecchi autori Puritani tra i “nuovi Riformati”, e in particolar modo tra i giovani. Il Puritanesimo vecchio stile del XVII e XVII secolo sembrava essere il carburante ideologico che dava energia a questo riflusso calvinista. Molte delle opere dei Puritani venivano ristampate per soddisfare un rinato interesse. Un professore del Gordon – Conwell disse perfino di sospettare che “I giovani evangelici gravitano verso i Puritani alla ricerca di radici storiche più profonde e di modelli per un cristianesimo altamente dedicato”.

Ciò era molto incoraggiante. Qualsiasi cosa buona  l’occidente possegga oggi: i concetti di libertà, norme di legge, superiore etica del lavoro, organizzazioni caritatevoli, spirito imprenditoriale, risparmio e investimenti a lungo termine, ecc., li deve alla teologia Riformata e a coloro che l’applicarono nella pratica. Quando venne il tempo in cui la libertà dovette essere difesa in tutto il mondo occidentale, e specialmente negli Stati Uniti, furono i predicatori Riformati e Puritani ad incoraggiare la popolazione a difendere la loro libertà sotto Dio, e furono i laici riformati e Puritani che per primi presero posizione in prima linea contro l’oppressione. E furono i responsabili Riformati e Puritani che lavorarono per dare all’occidente una società giusta e prospera e a spargere le idee di libertà al resto del mondo; tutti gli altri seguirono il loro esempio. Perciò, se Collin Hansen era corretto nella sua valutazione della pervasività di questo ritorno del calvinismo, allora avevamo di nuovo le soluzioni già storicamente provate per la discesa dell’America nel socialismo, paganesimo, turbolenze politiche e recessione economica.

Ma qualsiasi speranza si possa aver tratto da quel ritorno del calvinismo che Hansen vide, essa si è completamente spenta nella nostra esperienza degli ultimi tre anni. In un epoca in cui la nostra società sta combattendo per preservare tutto ciò per cui l’America un tempo orgogliosamente sosteneva, tutto ciò che i Puritani ci hanno trasmesso lungo le generazioni, questi “nuovi Riformati” di Hansen non si sono materializzati quando la loro influenza era più necessaria. Dal 2008, nelle nostre intense battaglie culturali contro quelli che vogliono sovvertire l’America, le chiese dichiarate “Riformate” da Hansen non si sono viste. Qualsiasi “carburante” possano aver preso in prestito dai Puritani, ha mancato di produrre il “reggimento nero” dei predicatori Riformati responsabili della Prima Rivoluzione Americana. La Prima Rivoluzione fu chiamata da Re Giorgio: “La Ribellione Presbiteriana”; non c’è la minima ragione oggi per Obama, o Nancy Pelosi, o altri aspiranti tiranni della Sinistra di parlare della “Rivolta Riformata” o del “Tea Party Calvinista”. Lungi dall’essere gli eredi spirituali o ideologici dei Puritani, i pastori menzionati nell’articolo di Hansen stanno molto attenti oggi a non accennare mai alcunché di rilevante per le battaglie culturali del nostro tempo.

Perché è così? Come mai un così vasto e pervasivo movimento a ritornare alle nostre radici teologiche Riformate manca di produrre l’appropriata risposta pratica Riformata? Una mente Puritana non dovrebbe produrre una pratica Puritana, individualmente e socialmente? Se i primi Puritani ci hanno dato l’America, non dovrebbero quelli moderni restaurare l’America a ciò che fu intesa essere? Come si risolve questa contraddizione?

La risposta è che non c’è contraddizione. Hansen si sbaglia. Ciò che ha creduto essere un ritorno del Calvinismo non lo è. Ciò che ha visto come pastori e credenti “Riformati” non lo sono. La definizione di Hansen di “Riformato” è tronca. La ragione per cui non si vede una risposta pratica Puritana è perché non c’è l’influenza teologica Puritana nelle chiese che ha intervistato. Ha visto solo la superficie. L’essenza non è Riformata.

Quando cerca chiese “Riformate”, Hansen utilizza come metro i “cinque punti” del calvinismo. Se una chiesa crede i cinque punti (Totale depravazione; Elezione incondizionata; Espiazione limitata; Grazia irresistibile; e Perseveranza dei santi), se li insegna, se ne ha fatto il fulcro della propria dottrina, Hansen crede che sia “Riformata”.  Il “TULIP” (L’acronimo Inglese per queste cinque dottrine)[iii] viene menzionato, direttamente o indirettamente, più di venti volte nell’ articolo. Alcune delle importanti chiese “Riformate” tengono corsi speciali ed insegnamenti sul TULIP. Altre lo stanno predicando con franchezza dai pulpiti. TULIP è l’inizio e la fine di ciò che Hansen definisce come “Calvinismo” Se una chiesa è centrata sui “cinque punti”, è Riformata, pensa lui.

La verità che Hansen si è èerso è che i cinque punti, il TULIP, non sono l’essenza della teologia Riformata. Sicuramente le dottrine della Totale depravazione, Elezione incondizionata, Espiazione limitata, Grazia irresistibile e Perseveranza dei santi sono un importante passo in avanti dentro all’immenso corpo di verità teologiche chiamato “teologia Riformata”. Conseguono direttamente dal più grande concetto della Sovranità di Dio. Descrivono correttamente lo stato di caduta dell’uomo e l’opera di Dio nel salvare l’individuo. Quando alziamo gli occhi a Dio per rendere grazie per ciò che ha fatto per noi personalmente, pensiamo “TULIP”, anche se non abbiamo mai conosciuto il termine o non l’abbiamo mai capito.

Per riassumere, TULIP è l’acronimo per il “meccanismo” della nostra personale salvezza. E basta, Niente di più che la nostra personale salvezza. Ma la teologia Riformata comprende immensamente di più che la sola salvezza personale. E quando una chiesa fa dei “cinque punti” la somma totale della propria teologia, quella chiesa non è Riformata. Sì, ha fatto il primo passo per diventare Riformata, ma è ancora lontana dall’obbiettivo.

I Puritani che i “nuovi Riformati” dicono di amare e di seguire rimarrebbero profondamente sorpresi che qualcuno concentri l’intera Sovranità di Dio sulla salvezza di anime umane individuali. Ciò sembrerebbe loro piuttosto egoista, fa sembrare come se la sovranità di Dio sia fatta servire i bisogni dell’uomo, piuttosto che la salvezza dell’uomo fatta servire i piani di Dio. La salvezza di individui non ha mai occupato una posizione così alta nel pensiero dei Puritani; il regno di Dio e la sua giustizia occupa tale posizione. I Puritani avevano capito che i piani di Dio sono una priorità maggiore della salvezza di individui; il Faraone ed il suo cuore indurito erano uno degli argomenti preferiti per molti dei predicatori Puritani. Essi non videro la sovranità di Dio soltanto nella salvezza ma anche nella dannazione, ed in molte altre cose. Il loro evangelismo chiamava sì individui al pentimento e ad un cammino di rettitudine, ma compresero che predicare la salvezza era solo latte (Eb. 6:1-2). C’erano aree di conoscenza e di pratica “cibo più solido” che meritavano maggiore attenzione.

L’articolo di Hansen menzionava quei giovani “nuovi Riformati” che erano usciti dalle chiese “seeker-sensitive” ed erano divenuti riformati. Ma quant’è cambiato per queste persone? Sì, la giustificazione teologica per la propria fede è cambiata. Non credono più di guadagnarsi la salvezza. Ma sono cambiate le loro priorità, le loro motivazioni? Neanche un po’. Sia nell’ambiente “seeker-sensitive” che in quello “nuovo Riformato” il punto focale è su di ME e Mio, cosa Dio ha fatto per la MIA salvezza. L’inizio e la fine è la salvezza personale, e questo è tutto. In un senso molto reale, i “nuovi Riformati” sono semplicemente la corretta versione del movimento “seeker-sensitive”: l’egoismo della ricerca è ancora là solo che ora utilizza una migliore teologia. Quest’essere imperniati sul sé. Sui bisogni di ME e MIEI sarebbero sembrati una crassa mal interpretazione della sovranità di Dio ai Puritani d’una volta, e difficilmente riconoscerebbero se stessi o i loro ideali nel movimento dei “nuovi Riformati”. Non è il loro lascito, e l’ossessione col benessere spirituale personale non era parte della loro mente e della loro cultura.

Qual’era l’eredità lasciata dai Riformatori alla generazioni future?

Non era chiese piene di credenti che studiano onestamente teologia solo per crogiolarsi nella loro salvezza personale. Di fatto, con due eccezioni: Scozia e Ungheria, i primi Riformatori non ci hanno lasciato affatto chiese durature. Non ci furono sermoni intellettualizzati di elaborata prolissità psicologica che catturano ogni sentimento ed ogni emozione un credente possa avere. Non ci furono sermoni coraggiosi su temi irrilevanti di importanza periferica alla nostra epoca e cultura. E sicuramente non ci fu un credere in Dio che è sovrano solamente per salvare individui ma nient’altro.

Il loro lascito più duraturo fu nella coltivazione delle società, intere culture basate sull’applicazione pratica della teologia Riformata da cima a fondo. Ginevra, Strasburgo, Olanda, Inghilterra, Scozia, Ungheria, le comunità Ugonotte in Francia e più tardi in Nord e Sud Carolina, l’ Oranje-Vrystaat  e il Transvaal nel Sud Africa. Società che divennero luce per il mondo, la quintessenza della libertà e giustizia di Cristo per tutti. I credenti Riformati dei primi secoli edificarono una civiltà che ha influenzato il mondo in modo permanente. Cambiarono il mondo non con l’egoismo di focalizzare sulla salvezza ma per l’obbedienza di discepolare le nazioni e costruire il Regno di Dio.

Fu Città sulla Collina che ci lasciarono in lascito, ed è “Città sulla Collina” il tema ricorrente che meglio caratterizza la teologia Riformata oggi, non i “cinque punti”. Che sia calvinista o arminiano, o cristiano o non cristiano, ognuno oggi in America, e non solo in America  è testimone del loro successo nella costruzione di quella “Città sulla Collina”. I Puritani di cui parla Hansen non arrivarono su queste coste per trovare la perfetta teologia dei “cinque punti”.  Credevano nella sovranità di Dio sulla salvezza, sì, ma credevano in molto di più di questo. Sapevano di essere predestinati ad essere i vasi scelti di Dio per manifestare la sua sovranità sulle culture e le società degli uomini edificando una nuova civiltà. “I regni di questo mondo sono divenuti un Regno del nostro Dio” aveva un significato molto specifico per i Puritani, e quel significato fu ciò che caratterizzò il loro concetto di sovranità.

Avendo la visione della Città sulla Collina, i Puritani erano molto più interessati con le questioni legali e culturali delle loro società che con le questioni psicologiche e filosofiche dell’esistenza dell’uomo, come avviene con i “nuovi Riformati”. Giustizia e rettitudine furono le loro priorità, non spiritualizzazione ed esperienze mistiche. Svilupparono codici legislativi, teorie e pratiche economiche, organizzazioni sociali, educazione e scienze. Non si preoccuparono dei più minuti irrilevanti dettagli della vita spirituale personale di un cristiano. Videro valore nell’incarnare le verità di Dio nelle loro culture, non nell’interiorizzare teologia. Il loro concetto del mondo era di un tutt’uno, sotto la legge di Dio, spirituale e materiale, chiesa, famiglia e stato, intelletto e materia, legge e grazia. Non sarebbero stati capaci di cogliere il dualismo delle moderne chiese “nuove Riformate”. “Patto” per loro non era un termine religioso. Era il mattone di tutte le relazioni,  spirituali e temporali, e di tutti i patti, nel reame civile, il mercato, la chiesa, la famiglia o la scuola, dovevano imitare quel supremo patto tra Dio e l’umanità in Gesù Cristo.

Ecco perché quando John Witherspoon dichiarò che la libertà di culto e la libertà economica e politica erano inseparabili, non stava dichiarando una dottrina nuova. Stava solamente proclamando ciò che aveva imparato dai suoi padri spirituali, da Agostino, attraverso Calvino a Mather ed Edwards. E quando i discepoli di Witherspoon si riunirono per divenire i Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, questo fu un atto veramente Riformato, un esito logico delle dottrine della Riforma. E per essere sicuri che l’avremmo capito, ci hanno lasciato il loro ammonimento e consiglio, di obbedire Dio nel nostro edificare la nazione proprio come gli obbediamo nella nostra vita personale, famigliare e nel nostro edificare la chiesa.

E quelli che oggi vogliono essere Riformati, non possono limitarsi al comodo pensiero che Dio ha loro dato la salvezza personale. Riformato significa Sovranità di Dio su tutto – tutto della vita dell’uomo, del pensare e dell’agire, incluse la società e la cultura dell’uomo. Perciò, i “nuovi Riformati” di Hansen non sono affatto Riformati. Sono semplicemente un’altra versione, una  versione teologicamente corretta, di una religione centrata sull’uomo.

Quindi, la prossima volta che Cristianity Today vuole cercare un ritorno del calvinismo, la frase chiave che devono cercare non è “cinque punti”. Riconosceranno il ritorno del calvinismo da queste: Città sulla Collina, Visione del Mondo e della Vita Olistico, Discepolare le Nazioni, i Diritti di Re Gesù Cristo su ogni area di vita, Cristianità, Dominio sotto il Patto di Dio. L’articolo dovrebbe avere questo titolo: Motivati dal Dominio, Storicamente Ottimisti, Riformati”. Qualsiasi altra cosa sarà solo una vuota imitazione del lascito dei Puritani, non veri Riformati.

 


[i] Ho voluto pubblicare questo articolo nonostante i Puritani non siano stati il fondamento della nostra società per tre motivi: 1) perché una tale società è ancora auspicabile anche in Italia; 2) perché in diverse occasioni anche da noi è stato tratto spunto da questo articolo di Christianity Today in termini di speranza e 3) perché nello stesso periodo a cui l’articolo si riferisce anche degli italiani hanno cominciato a definirsi ‘Riformati’ solo in base alle dottrine che insegnano ma tenendosi studiatamente lontani dall’avere un significato nella cultura e nella società Italiana. (G.M.)

[ii] “Disposta ad adattarsi alle esigenze o mentalità del cliente” e, nel nostro caso, “alla persona in ricerca”, secolarizzata e che, non abituata alle forme, usanze e tradizioni di una chiesa, se ne sentirebbe respinta”. Chiesa compatibile, adattabile, flessibile, alla cultura del visitatore

[iii] TULIP è l’acronimo per I “cinque punti” del calvinismo:  1) Total depravity; 2) Unconditional election; 3) Limited atonement; 4) Irresistible grace, 5) Perseverance of the saints.

 


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