Introduzione
In un mondo perfetto, potremmo lanciarci fin da subito in una discussione sull’etica teonomica partendo direttamente dalle basi, certi che verrebbe valutata con correttezza nel merito. Invece, ci troviamo purtroppo di fronte ad una montagna di pregiudizi di vecchia data che sono riusciti a trasformare le tre espressioni “teonomia”, “legge di Dio” e “Antico Testamento” in vere e proprie piaghe per il popolo di Dio da evitare a tutti i costi per non cadere in varie eresie legaliste o aberrazioni giudaizzanti danneggianti il vangelo di Cristo.
Le etichette, si sa, sono ideate per fornire scorciatoie permettendo di evitare di pensar da sé e facendo sì che si possa affermare: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?”. Queste etichette, in particolare, raffigurano i loro oggetti con un linguaggio spersonalizzato ottenendo lo stesso effetto che avrebbe la spersonalizzazione di un avversario, con lo stesso scopo. Perché preoccuparsi di scavare più a fondo, soprattutto se si rischia di essere “cacciati dalla sinagoga” se si giunge alla conclusione “sbagliata”?
Dio disse di Efraim: “Io gli avevo scritte le cose grandi della mia Legge; ma sono state reputate come cosa strana.” (Os. 8:12). Così è oggi per molti: la Legge di Dio è considerata una cosa strana. E noi, come Efraim, non abbiamo tempo per le cose strane o per l’opinione inspiegabilmente positiva di Dio su tali cose. E questo era vero ben prima che le persone cominciassero a contrapporre il Nuovo Testamento all’Antico fabbricandosi nuovi fondamenti logici per le loro opinioni, immaginandosi innumerevoli presunte inconfutabili prove a favore della loro posizione, così da poter erigere un muro perfetto tra loro e coloro recanti pareri diversi.
Resta il fatto che nessuno pare libero di valutare da sé queste importanti questioni. Considerate come Gesù Cristo rimproverò coloro che preferivano delegare la valutazione del suo operato ai loro leader piuttosto che usare il proprio discernimento dato da Dio:
Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola venire su da ponente, voi dite subito: “Viene la pioggia”; e così avviene. Quando sentite soffiare lo scirocco, dite: “Farà caldo”; e così è. Ipocriti, l’aspetto della terra e del cielo sapete riconoscerlo; come mai non sapete riconoscere questo tempo? Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?» (Lu. 12:54-57).
Cristo si rivolge alle persone in generale (“diceva ancora alle folle”) accusandole di ipocrisia per non averlo giudicato autonomamente (e per essersi, invece, affidate al consiglio delle loro guide cieche). Cristo chiede di sapere perché non valutano da sole la situazione (lasciando che siano gli altri a dire loro cosa pensare). Definisce ipocrisia questo atteggiamento: la gente è capace di pensare in autonomia su altre questioni, ma non su quella cruciale che hanno davanti. Si desume da ciò che Dio ci ha dotato di un discernimento adeguato e che il nostro mancato uso di questo discernimento è indice di quella pigrizia che Ebrei 5:11-6:3 mette in evidenza. Ebrei 5:11 parla della pigrizia nell’udire e la Scrittura tratta la pigrizia come un fallimento morale (“Tu, servo malvagio e pigro…”) [1].
La risposta appropriata sarebbe quella di personalizzare le cose che vengono diffamate, così da mostrarle sotto una luce completamente diversa. Se è vero che il criterio “dai loro frutti li riconoscerete” si applica abbastanza bene alle persone, sicuramente avrebbe altrettanto senso applicare questa misura alla legge di Dio, alla teonomia, all’Antico Testamento, per vedere cosa ne viene fuori. Potremmo scoprire di aver gettato via innumerevoli bambini con l’acqua sporca che pensavamo dovesse essere cambiata. E in qual modo potremmo mai saperlo? Andando ad osservare in modo più personale e attento i frutti che la legge di Dio produce. Una volta che ci accorgiamo di aver sbagliato a descrivere l’oggetto delle nostre critiche, capiremo meglio molte cose sulla dura realtà dei nostri vari surrogati della legge di Dio.
In questo modo, andremo a fare una sorta di “esorcismo intellettuale” (come l’ha definito uno studioso perspicace). Potremmo iniziare a ripensare a tutti gli attacchi sferrati contro queste tre etichette – spesso adoperate come veri e propri insulti offensivi – e considerare più seriamente la sostanza che esse celano. Potremmo iniziare a meravigliarci delle grandi cose della Legge di Dio e non cadere nell’atteggiamento indifferente di Efraim. Potremmo iniziare a vedere la Legge non come un nemico della libertà cristiana che infligge agli uomini una schiavitù indebita, ma come un amico che fa luce nelle tenebre e che non ci conduce alla tirannia, bensì ci libera da essa.
Presentiamo quindi la legge di Dio in modo diverso, mostrandone i frutti concreti affinché possa essere giudicata in base al suo impatto sul mondo in cui viviamo.
Quando mai la povertà è stata eliminata nella storia dell’umanità?
Questa è certamente una domanda interessante. La maggior parte delle persone immaginerebbe che non vi sia mai stato un punto della storia dell’umanità in cui la povertà sia stata davvero eliminata. Molti potrebbero sostenere che Giovanni 12:7 insegna che la povertà non lascerà mai questo mondo (anche se, badiamo bene, Gesù in realtà rivolge qui la sua affermazione ai discepoli: avrebbero incontrato ancora i poveri). [2] Ma Deut. 15:4 parla dell’eliminazione della povertà come conseguenza dell’adempimento delle leggi sulla decima dei poveri del capitolo precedente: “così, non vi sarà nessun povero in mezzo a voi”.
Si tratta di un’affermazione piuttosto notevole: la povertà può veramente essere eliminata in una nazione quando questa obbedisce alle leggi di Dio sui poveri. La parte fiscale di queste disposizioni ammontava al 3,3% dell’aumento netto e comprendeva anche altre misure, come, ad esempio, quella sulla spigolatura. La guerra alla povertà dell’America, lanciata da Lyndon B. Johnson (N.d.T.: 36° Presidente degli USA, 1963-1969), ha speso da quattro a sei volte quella percentuale e ha solo peggiorato la povertà nella nazione. Invece di fare le cose alla maniera di Dio, l’America le ha fatte alla maniera degli uomini, creando programmi massicci e impersonali e sostenendo enormi spese amministrative.
Perché dovremmo avere interesse a fare le cose alla maniera di Dio? La Sua legge non prevede nemmeno una sanzione [3] in caso di disubbidienza! Il presidente Johnson non ha avuto problemi a finanziare la sua soluzione, poiché per il raggiungimento dei suoi obiettivi ha semplicemente potuto tassare e ancora tassare. Si potrebbe pensare che i fondi ottenibili per il tramite della forza, della costrizione facciano un lavoro migliore della bizzarra ordinanza sulla povertà contenuta nel libro del Deuteronomio!
Ma ci si sbaglierebbe di grosso. Israele è stata l’unica nazione che ha attraversato un periodo di tempo in cui la povertà è stata completamente eradicata: tutte le genti di Israele sono state affrancate dalla povertà proprio grazie al metodo di Dio. La prova di ciò è ancora più interessante, perché forse non ne saremmo venuti a conoscenza se i rappresentanti dei Gentili non avessero tentato di confiscare le prove del successo di Israele.
Dopo il ritorno da Babilonia sotto Esdra e Neemia, Israele era determinato a evitare il tipo di condotta che li aveva fatti espellere dalla Terra Promessa. L’idolatria era uno dei principali pericoli presi di mira dai capi d’Israele, consapevoli che una nazione apostata avrebbe perso in breve tempo la benedizione di Dio. Essi erano seriamente impegnati nell’applicazione della Legge di Dio e tra le leggi che osservavano con diligenza c’erano quelle relative ai poveri. La mancata osservanza di queste leggi equivaleva a “pestare la faccia dei poveri” (Isaia 3:15) e così Israele non esitò ad osservarle. Al tempo dei Maccabei effettivamente Israele non aveva più poveri nella nazione.
Come lo sappiamo? Perché, seppur non vi fossere stati più poveri a cui destinare il denaro della decima (e con cui fare festa), non era comunque previsto che quel denaro non venisse più offerto (secondo lo stesso principio enunciato in Numeri 5:8). I fondi sarebbero andati ai sacerdoti in modo da essere accumulati (immagazzinati) per i proverbiali “giorni di pioggia”; sarebbero arrivati al Tempio, per poi essere indirizzati, nel caso in cui fossero stati necessari in qualche luogo d’Israele, per risollevare le persone da eventuale povertà.
Ciononostante, la somma raccolta continuò ad accumularsi nel Tempio nel corso del tempo, fino a quando vi furono conservati ben 200 talenti d’oro e 400 talenti d’argento [4]: un fondo per i poveri che non poteva essere distribuito a nessuno, perché la promessa di Deut. 15:4 era stata effettivamente adempiuta. Israele in questo periodo fu l’unica nazione nella storia del mondo ad eliminare la povertà.
Questa situazione però non durò a lungo, perché Israele tornò lentamente alle vecchie abitudini e, al tempo in cui Cristo batteva le strade del paese, Egli incontrò una vedova che, gettando due monetine nella cassa del Tempio, si era privata di tutto ciò che possedeva. La povertà era così tornata a dilagare. È interessante che Gesù, in Marco 10, faccia riferimento al fatto che il popolo non onora la decima dei poveri, un episodio che vale la pena di analizzare in questa sede.
Il giovane ricco chiede a Gesù: “Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Cristo elenca alcuni comandamenti, ma uno dei decreti da Lui menzionato NON fa parte dei Dieci Comandamenti. Il Signore Gesù aggiunge all’elenco “non frodare” e lo fa con uno scopo specifico. Il termine greco aposteresis è unico e compare nella traduzione greca dell’Antico Testamento [5] dove si riferisce al frodare i poveri (non fornendo loro ciò che è loro dovuto secondo la Legge di Dio). L’uomo afferma: “Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”, ma Gesù non è d’accordo con la sua affermazione di averle osservate “tutte”. Cristo risponde: “Una cosa ti manca” [6]. Non una cosa nuova, ma uno dei comandamenti appena elencati da Cristo, rispetto al quale quel giovane era profondamente carente. (C’è da chiedersi se Gesù non stesse contrapponendo non solo l’uno al tutto, ma anche l’istereo all’apostereo – ma il suo significato resta comunque valido). Come ha sottolineato un esegeta, il desiderio dell’uomo “spesso si manifesta nel trattenere agli altri le loro spettanze” [7]. Il giovane, “imbronciatosi”, come traduce Meyer [8], si ritrova quindi nel “mirino morale”. Avrebbe potuto scegliere di fare come Zaccheo, il quale proclamò che avrebbe restituito il quadruplo ad ogni vittima della sua frode (e così la salvezza giunse alla sua casa come risultato del suo pentimento). Ma una restituzione quadrupla per quel giovane avrebbe comportato la vendita di tutti i suoi possedimenti. E questo non l’avrebbe potuto accettare.
Non c’è quindi da stupirsi se due capitoli dopo, in Marco 12:43ss, vediamo la povera vedova con solamente due spiccioli da dare a Dio, mentre l’uomo di Marco 10 se ne va tutto immusonito. Ciò accade in coerenza con la ragione data in Deut. 15, secondo cui la condizione gloriosa predetta nel versetto 4 (nessun povero in mezzo a voi) sarebbe potuta svanire. Quando Gesù disse che i suoi discepoli avrebbero avuto sempre dei poveri in mezzo a loro, stava citando direttamente da Deut. 15:11: “i bisognosi non mancheranno mai nel paese”… quando coloro che sono chiamati a pagare la decima dei poveri diventano “duri di cuore e avari” (Deut. 15:7).
Ecco, duqnue, appena illustrata una delle grandi conquiste della storia economica mondiale: l’arretramento della povertà in una nazione. Non è stata raggiunta tramite una tassazione statalista, bensì per l’obbedienza di un popolo alla legge di Dio. Questa legge ha portato un’enorme benedizione nazionale per un costo molto basso. Inoltre, la dimensione personale della decima dei poveri (non era, infatti, gestita da nessuna agenzia istituzionale) rafforzava notevolmente il senso di comunità della nazione. Le odierne misure stataliste e la mentalità del diritto, invece, minano fortemente le comunità.
Se una nazione osservasse di nuovo la legge di Dio sulla povertà, si otterrebbero gli stessi risultati e si realizzerebbe di nuovo la stessa promessa di Deut. 15:4. Ma poiché la legge di Dio è considerata una cosa strana, allora la mettiamo da parte respingendola come naïf e rozza dal punto di vista economico. Ma la nostra economia “migliorata e ingegnerizzata”, che avrebbe dovuto liberarci dalla povertà, ha solo finito per peggiorarla. Se dovessimo basarci rigorosamente sui risultati storici di questi due sistemi quando vengono applicati, non potremmo esitare ad affermare che la via di Dio funziona e quella dell’uomo no. La legge di Dio benedice, mentre quella dell’uomo maledice un popolo. Ma allo stesso modo, quando gli fu offerta la possibilità di valutare Cristo in base ai suoi impeccabili precedenti, il popolo gridò: “Dateci Barabba!”. Sicuramente dovremmo riflettere attentamente sulle scelte che abbiamo da compiere e ai risultati che esse danno. Quale legge libera davvero un popolo dalla povertà? Solo la legge di Dio lo ha fatto. Quando è stata applicata, ha dato risultati enormi che l’umanesimo non è mai riuscito a replicare (almeno, non senza imporre un genocidio per far “quadrare i conti”).
Sicuramente dovremmo pensarci due volte prima di denigrare la Legge di Dio, l’Antico Testamento o la teonomia, così da promuovere davvero il significato dell’intero consiglio di Dio. Accantonando la Legge, mettiamo da parte anche tutti coloro che sono colpiti dalla povertà, negando loro l’unica soluzione conosciuta alla fame e alle privazioni.
Certo, la decima dei poveri non opera nel vuoto: opera mentre altri aspetti della Legge di Dio liberano dalla tirannia anche altri settori dell’economia e della cultura, come un pacchetto completo. Ma le altre parti del pacchetto sono forse ancora più straordinarie e le considereremo nel prossimo paragrafo.
Siete tassati 11.000 volte in più rispetto a quanto dovreste?
Vi siete mai chiesti come sarebbe la tassazione sotto la Legge di Dio? Beh, io l’ho fatto. La risposta probabilmente vi sconvolgerà, ma i fondi pensati da Dio per il “governo civile” ammonterebbero a quasi 11.000 volte in meno rispetto alla somma dei bilanci federali e statali degli Stati Uniti quando ho elaborato i numeri per la prima volta una decina di anni fa [9]. Il bilancio federale del 2013 era di 3.800 miliardi di dollari, mentre i bilanci statali ammontavano a 1.943 miliardi di dollari. Il bilancio complessivo a carico dei contribuenti statunitensi di allora (senza contare i comuni) era di 5.743 miliardi di dollari. Il numero è molto più grande oggi, ma usiamo i numeri di dieci anni fa e confrontiamoli con la “tassa civile” di Dio.
L’imposta di Dio in Esodo 30 ammonta a un mezzo siclo d’argento per ogni cittadino maschio di vent’anni o più, che, per la popolazione degli Stati Uniti di dieci anni fa, equivarrebbe a 528 milioni di dollari. Ciò rappresenterebbe tutto quel che verrebbe stanziato per il funzionamento del governo civile secondo la Legge di Dio: una cifra 10.876 volte inferiore rispetto ai nostri attuali livelli di tassazione. Oggi come oggi la situazione è ulteriormente peggiorata, naturalmente, ma al tempo del mio calcolo il risultato ammontava a quasi 72.000 dollari all’anno per lavoratore in più di tasse pagate dai cittadini americani secondo la legge attuale rispetto alla legge biblica.
Ecco, quindi, un altro frutto della Legge di Dio: quei 72.000 dollari verrebbero restituiti alle famiglie ogni anno, invece di essere sottratti da un governo civile umanistico attraverso la tassazione e l’uso di pesi e misure ingiusti. È difficile da credere, ma gli americani preferirebbero non abolire la povertà e non avere 72.000 dollari ogni anno lasciati a loro discrezione, da usare per la propria famiglia. Ma, d’altra parte, era altrettanto difficile credere che le folle avrebbero gridato per aver libero Barabba anziché Gesù. Eppure, è successo allora e continua a succedere tutt’oggi.
È vero, molti cristiani sono dell’idea che il governo civile possa legittimamente prelevare fino al 10% del reddito del popolo e sostengono ciò basandosi sull’esempio di Samuele, ovvero su quel che i tiranni avrebbero inflitto ad Israele una volta insediatasi la monarchia. Ma non è in quel passo che viene autorizzata la tassazione civile. Questa, infatti, veniva autorizzata in Esodo 30 e la sua riscossione veniva in seguito ripristinata da Neemia al ritorno del popolo da Babilonia [10]; era in vigore ai tempi di Cristo quando Lui e Pietro pagarono la tassa dalla bocca del pesce e Giuseppe Flavio riferisce che rimase anche successivamente come riscossione annuale continua per il mantenimento del governo civile d’Israele. Alcuni studiosi hanno cercato di mettere in dubbio l’idea secondo la quale il governo civile per la Legge di Dio dovesse essere sostenuto solo da questa piccola tassa, ma le confutazioni contro di loro sono state decisamente ferme e chiare [11].
Il termine minarchismo è stato coniato per indicare un governo molto piccolo (minimo), ma i minarchici insegnano comunque un governo molto più grande di quello consentito dalla Legge di Dio (anche se chiaramente più piccolo delle dimensioni dei governi attuali). Sarebbe, infatti, necessario coniare un altro termine per descrivere il governo civile strutturato secondo la Legge di Dio: nanarchismo, indicante un governo di dimensioni davvero minuscole.
Bisogna ricordare come la legge biblica abbia molto da dire su questioni interconnesse a questa e offre soluzioni altrettanto efficaci ai presunti problemi che sorgerebbero adottando la Legge di Dio. Come già detto, la Legge di Dio è un’unità (come sostenuto da Giacomo) e tutti i suoi elementi, anche quelli minimi, sono importanti. Non si può togliere un pezzo senza danneggiare l’insieme. La Legge di Dio bilancia tutte le distorsioni che la legge moderna ha imposto, raddrizza tutto ciò che la legge umanistica ha reso storto. Siamo così abituati alle leggi storte, umanistiche, che ci spaventiamo quando consideriamo ogni elemento della Legge di Dio e come cambierebbe il rapporto dell’uomo con i suoi simili e con la creazione. Dobbiamo essere pazienti e aspettare l’inevitabile: ci sono, infatti, risposte ai nostri dubbi che sorgerebbero quando il governo si riduce di 11.000 volte. Dovremmo semplicemente avere orecchie pronte ad ascoltarle, anziché tapparcele.
Solo per fare un esempio, prima di passare a mostrare cosa ha combinato la legge umanistica e come la Legge di Dio la neutralizza: La legge degli Stati Uniti ha creato il concetto di società a responsabilità limitata, in cui i responsabili sono isolati dalle conseguenze di una condotta irresponsabile. Visto che la condotta irresponsabile alla fine viene premiata, al sistema giuridico non rimane altra scelta che produrre e mettere in atto ulteriori regolamenti per controllare i risultati del non aver penalizzato l’irresponsabilità. Il governo, in effetti, risolve così un problema che ha creato esso stesso semplicemente aggiungendo ancora “più governo”.
Ma secondo la Legge di Dio non sono contemplate società a responsabilità limitata. Gli uomini devono essere sempre pienamente responsabili della loro condotta. Inoltre, poiché sono responsabili, sono ritenuti legalmente responsabili delle loro azioni secondo le sanzioni della Legge di Dio (restituzione, ecc.). Il comportamento irresponsabile non è più protetto e non è nemmeno necessaria un’eccessiva regolamentazione per compensare i costrutti della responsabilità limitata. Il punto è che entrambi gli elementi, legge e responsabilità, sono necessari affinché il sistema di Dio porti i frutti sperati. Non si possono semplicemente eliminare le norme prima di aver ristabilito la piena responsabilità.
Questa è la chiave della Legge di Dio: che tutti i suoi elementi lavorino insieme. Non ci si può aspettare un’interazione fruttuosa con la Legge di Dio finché tutte le sue parti rilevanti non siano operanti nella loro purezza – non mescolate con leggi umanistiche. In questo modo arriveremo a rispondere alle domande e ai dubbi sull’istruzione, la difesa nazionale, le strade e le autostrade e a tutte le altre obiezioni che spesso vengono lanciate contro la Legge di Dio per ignoranza di come essa risponda a queste presunte sfide. La Legge di Dio fornisce risposte migliori e una maggiore libertà per il popolo, a patto che questo impari a non invocare Barabba al posto di Cristo.
A questo punto abbiamo considerato due grandi obiettivi raggiungibili per mezzo della Legge di Dio: che sradica veramente la povertà e che riduce il governo di ben 11.000 volte. Per ogni 11.000 persone che oggi lavorano nel governo civile, in un governo civile biblico ve ne sarebbe solo una. Questo mette certamente a tacere l’idea che i teonomisti siano persone bramose di potere e di poltrone. Se proprio dovessimo essere sospettosi di qualche cristiano in particolare, allora il nostro pensiero non potrebbe che andare a tutti coloro che si mostrano desiderosi di entrare nelle istituzioni al fine di cambiare qualcosina qui e lì raschiando la superfice, per così dire, ovverosia quei cristiani che preferirebbero mantenere questo mostro di governo ipernutrito e gonfio, il quale calpesta ogni nostra libertà.
Come abbiamo visto sopra, invece, è il cristiano interessato ad applicare la Legge di Dio che vuole veramente abolire la povertà e ridurre il governo a una minuscola frazione delle sue dimensioni attuali. Se i governi federali e statali degli Stati Uniti fossero rappresentati da un uomo di 83 chili, secondo la Legge di Dio egli verrebbe ridotto al peso di una monetina da 50 centesimi. La prossima volta che avrete in mano una moneta così, pensate alla Legge di Dio e al suo impatto sulle dimensioni del governo civile. Questo è un frutto davvero notevole della legge biblica, che rende impossibile sovvenzionare o sottoscrivere un governo tirannico a qualsiasi livello. Il fatto che la Legge di Dio sia vista come nemica della libertà e del diritto è in contrasto con la nostra esperienza con l’enorme macchina governativa umanista. Le persone che ci mettono in guardia dal considerare la Legge di Dio hanno probabilmente motivi occulti: forse, nel caso traessero qualche vantaggio dallo status quo, non vorrebbero vedere il loro potere dissipato? Di certo qualcuno ha preso una brutta cantonata in questa situazione ed è ora di sfatare le idee sbagliate sulla Legge di Dio, a meno che non ci accontentassimo di trasmettere questa situazione ai nostri figli, rinunciando a ben 72.000 dollari all’anno e lasciando intatto il costoso ed inefficace “complesso industriale della povertà” del governo, incontrastato e libero di arrecare altri danni alla gente.
Un amico della libertà e della pace
Al di fuori della Legge di Dio la storia umana mostra di continuo una dinamica sempre uguale: il conflitto di interessi. Tutta la politica, l’economia e la cultura dell’uomo sono orientate in funzione di questo conflitto. Solo la Legge di Dio offre un’armonia di interessi, sconosciuta al mondo del paganesimo e dell’umanesimo. Tutta l’energia che gli uomini impiegano per sfruttare o per superare il conflitto di interessi è puro spreco. Con la Legge di Dio questo spreco di energie verrebbe evitato: gli uomini non si scannerebbero più l’uno con l’altro, non progetterebbero più schemi per trarre vantaggio dagli altri e non scriverebbero più regolamenti complicati e onerosi per la gestione di questi conflitti insiti. L’intera base dell’economia marxista verrebbe annullata dalla Legge di Dio, perché il conflitto si risolverebbe e l’attuazione dei comandamenti divini risulterebbe in armonia.
In questo nostro lavoro abbiamo scelto l’analisi di alcuni aspetti economici della Legge di Dio perché questi rappresentano esempi concreti e oggettivi, sufficientemente chiari da permettere alle persone di coglierne il significato e l’impatto. In base alla Legge di Dio l’economia sarebbe molto diversa: ci sarebbe sempre una leggera deflazione, poiché il denaro acquisterebbe valore nel tempo, anziché l’inflazione che caratterizza le economie moderne, le quali svalutano le loro valute per politica. L’America nel passato ha addirittura accarezzato l’idea delle monetine di plastica, mentre secondo la legge di Dio assisteremmo all’avvento delle monetine frazionarie e al ritorno dell’oro e dell’argento. Il sistema bancario a riserva frazionaria, uno dei principali motori dell’inflazione, tornerebbe al sistema bancario a riserva totale. Michea 6:8-16 ci informa che questi cambiamenti libererebbero una nazione dal rischio di implosioni economiche che si propagano dal centro della nazione verso l’esterno (Mic. 6:14) come risultato di bilance e pesi falsi nelle loro case (versetti 10 e 11). La Legge di Dio ci fornisce la tabella di marcia perfetta per il raggiungimento della sicurezza economica; mentre, allo stato attuale delle cose, non possiamo non constatare come la nostra nazione abbia costantemente costruito sulla sabbia e pagherà il prezzo per aver tollerato nei loro portafogli e conti bancari quelle che Dio chiama abominazioni [12].
Un altro esempio: è interessante notare che la Legge di Dio definisce l'”unità di lavoro” dell’uomo non come una settimana, due settimane o un mese, ma come un solo giorno. Un giorno è l’unità di lavoro e il lavoratore deve essere pagato alla fine della giornata per il lavoro svolto quel giorno. Per il datore di lavoro, trattenere il salario fino al mattino successivo significa frodare il lavoratore (Lev. 19:13). Ricordate come Cristo disse al giovane ricco: “Non frodare”? Il salario appartiene al lavoratore, non al datore di lavoro, eppure i datori di lavoro moderni trattengono il salario in banca e ne riscuotono gli interessi durante il periodo in cui la Legge di Dio dice che il salario avrebbe già dovuto essere pagato al lavoratore. La Legge di Dio riconosce che il salario è proprietà del lavoratore e non del datore di lavoro. Anche in questo caso, la Legge di Dio protegge il lavoratore contro il datore di lavoro e denuncia il sistema ora vigente come una frode su larga scala ai danni dei lavoratori della nazione. È la legge dell’uomo che lavora contro il lavoratore, mentre è la Legge di Dio che da sola stabilisce la giustizia sulla terra.
Altri esempi possono essere fatti in molti altri aspetti della realtà per dimostrare che la Legge di Dio offre enormi benefici al popolo, mentre la legge dell’uomo schiavizza ulteriormente le persone e aumenta le dimensioni del settore coercitivo del governo. Ogni legge che l’uomo mette in atto ha delle punizioni terrene: l’applicazione avviene qui, in questo mondo. Gran parte della Legge di Dio non ha un meccanismo di applicazione terrena: Dio sceglie di far rispettare Lui stesso molti dei suoi statuti [13] non dando all’uomo il potere di farli rispettare. La Legge di Dio massimizza la libertà, mentre la legge dell’uomo continua a limitare la libertà. Il corpo di leggi che compongono la Legge di Dio non aumenta di dimensioni: il contenuto è eternamente fisso. Le leggi dell’uomo si moltiplicano invece così rapidamente che nessuno può tenere il conto di tutte le norme che si potrebbero inavvertitamente violare.
Per questo il salmista dice di camminare in libertà, perché cerca i precetti di Dio (Salmo 119:45). L’ebraico per “libertà” in quel salmo è più letteralmente “uno spazio ampio”: egli cammina in uno spazio ampio, non in uno spazio stretto e angusto, perché la Legge di Dio lo guida. Non solo, ma San Giovanni dichiara che “i suoi comandamenti non sono gravosi” (1 Giovanni 5:3). Aggiungiamo (a scanso di qualsiasi equivoco) il punto di Paolo che “la legge è buona, se l’uomo la usa legittimamente” – indicando che esiste un uso illegale della legge. È chiaro che un uso illegale della legge non sarebbe in grado di offrire, tra le altre cose, il tipo di libertà e di pace che un uso legittimo della legge fornirebbe. Inoltre, Paolo sapeva che la Legge era stata illegittimamente adoperata e distorta erroneamente al servizio della giustificazione per opere, anche se “dalle opere della legge non sarà giustificata nessuna carne” (Gal. 2,16).
Poiché l’uso illecito della Legge persiste trasformandola in un peso, in contraddizione con l’insegnamento di San Giovanni, secondo cui i comandamenti di Dio non sono pesanti, è necessario distinguere l’uso dall’abuso. L’abuso di una cosa non si riflette sulla cosa abusata, ma su chi compie l’abuso. Tragicamente, viviamo in un’epoca in cui la colpa viene attribuita alla Legge stessa e non a coloro che hanno inflitto violenza al suo significato. Tutti sanno cosa sia un “argomento fantoccio” e una “operazione sotto falsa bandiera”[14], due tipi di fallacia logica aventi l’effetto (intenzionale o meno) di indirizzare il focus critico su false premesse.
Il tipo di esorcismo intellettuale di cui abbiamo parlato precedentemente avrebbe due compiti distinti: correggere gli errori, ma poi anche proporre un’esposizione positiva per riempire il vuoto derivante dalla correzione. Il Signore Gesù ha messo in guardia sulla necessità di sostituire un’impressione falsa con una vera, osservando che la semplice rimozione di un demone è inadeguata se questo dovesse tornare con altri sette demoni peggiori di lui (Luca 11:26). Per lo meno, gli uomini che rifiutano la Legge di Dio dovrebbero farlo conoscendone appieno la verità, non limitandosi a ripetere punti di vista preconfezionati che potrebbero non reggere la prova del nove (semmai questa fosse consentita). Consideriamo quindi brevemente alcune testimonianze scritturali riguardanti la Legge di Dio e teniamole in considerazione quando ci formiamo un’opinione sul suo contenuto e significato.
Inoltre, l’accantonamento della Legge di Dio crea un vuoto che la Chiesa e lo Stato si affrettano a riempire con le proprie regole e ordinanze [15]. Lo stesso risultato si verifica se la Legge di Dio viene considerata insufficiente, nel senso che l’uomo deve integrarla con i propri statuti e precetti. Le stesse Scritture non sostengono un tale approccio alla Legge di Dio [16], ma a quanto pare gli uomini la sanno più lunga di quel Dio che Isaia loda con queste parole: “Il Signore è il nostro giudice, il Signore è il nostro legislatore, il Signore è il nostro re; egli ci salverà” (Isaia 33:22).
Il salmista dichiara: “Ho visto che ogni cosa perfetta ha un limite, ma il tuo comandamento è senza limiti.” (Salmo 119:96). Quest’ultima clausola ci informa che la Legge di Dio copre tutto [17] e che possiede la perfezione; una perfezione che è carente e mancante anche negli aspetti più perfetti dell’ordine creato. La Legge di Dio, se usata legittimamente, fornisce la guida di cui abbiamo bisogno, guida che non possiamo ottenere dai sostituti che ci vengono offerti dalle capitali degli Stati (e da troppi pulpiti di chiese).
Lo specchietto per le allodole del Salmo 1
Abbiamo un’immagine accurata del Salmo 1 per come ci viene insegnato da molti pulpiti oggi? C’è un modo semplice per capirlo e vale la pena di verificare la situazione da noi stessi. Al versetto 2 ci viene detto che il beato “si diletta nella legge del Signore e nella sua legge medita giorno e notte”. Il salmo è abbastanza chiaro su quale sia la fonte della benedizione. Questo è uno dei tre salmi che esaltano la Legge di Dio, gli altri sono il Salmo 19 e il Salmo 119. Questi tre salmi sono tra quelli che Paolo ci ha istruito a cantare e il loro contributo alla nostra comprensione è di inestimabile valore.
Quello che scopriamo in troppe chiese è che la parola “legge” nel versetto due viene scambiata con un termine molto diverso, “parola”, in modo che il pastore legga che il beato “si diletta nella parola del Signore e sulla sua parola medita giorno e notte”. E per “parola” il pastore intende, a tutti gli effetti, la Parola di Dio nel Nuovo Testamento. Quindi consiglia al suo gregge di andare avanti fino al Nuovo Testamento per ottenere la benedizione promessa nel Salmo 1. Ma questo Salmo, così come effettivamente trasmessoci dallo Spirito Santo, dovrebbe indirizzarci a tornare indietro alla Legge nell’Antico Testamento per porre le basi della benedizione di cui godono coloro che si dilettano e la meditano [18].
Questa appena illustrata non è una questione di poco conto: quelli che potremmo definire gli “idraulici della teologia” hanno rifatto le tubature e indirizzato la corrente, e quindi la gente, nella direzione sbagliata. Se costoro pensano di saperla più lunga del Salmista, è meglio che forniscano una solida motivazione per rivendicare l’autorità di alterare le Scritture. Un pastore fa davvero un favore al suo gregge allontanandolo dalla Legge di Dio? È giustificabile questo specchietto per le allodole? Forse dovremmo allarmarci per i pastori che fanno questo, considerando ciò che Dio dice in Geremia 23:30: “Perciò, ecco, io sono contro i profeti, dice il Signore, che rubano le mie parole al loro prossimo”. Togliere la parola “legge” e sostituirla con “parola” significa, in effetti, rubare le parole di Dio al popolo che aveva bisogno di ascoltarle.
Il fatto che questo cambio sia deliberato e non innocente è evidenziato dalla mossa successiva del pastore. Non dice “e sulla Sua parola medita giorno e notte, quindi andiamo all’Esodo e facciamo esattamente questo”. Intende sostituire “legge” con “parola” proprio perché intende sostituire “Esodo” con “Nuovo Testamento”. Così il salmista e il pastore andrebbero agli estremi opposti della Bibbia per cercare la benedizione promessa qui. Il salmista sembra afferrare il concetto di “non volgersi né a destra né a sinistra” meglio del pastore. Inoltre, il Salmo 1 viene ridefinito come una prova a favore del Nuovo Testamento, in contrapposizione a ciò che le sue parole in realtà dichiarano, ovvero una prova positiva a favore della Legge di Dio e delle benedizioni che essa porta. Gli insegnanti moderni privano il popolo di un testo importante e del suo impatto sulla questione della Legge di Dio: un passaggio in meno a sostegno della Legge di Dio e del suo significato grazie a un invadente lavoro di correzione del testo biblico.
Guardare all’Esodo è davvero così pericoloso? È l’Esodo che riduce il governo civile di 11.000 volte. È il Deuteronomio che sradica la povertà nella terra. È il Levitico che ci insegna ad amare il nostro prossimo come noi stessi e che i datori di lavoro non devono frodare i lavoratori con un ciclo salariale che Dio chiama rapina. Queste cose sono pericolose per lo status quo, naturalmente, ma questo perché lo status quo è eretto su fondamenta ingiuste (cfr. Ger 22:13). Abbiamo fondato le nostre città sull’iniquità e i componenti delle nostre stesse case testimonieranno contro di noi: “Poiché la pietra grida dalla parete e la trave risponde dall’armatura di legno. Guai a colui che costruisce la città con il sangue e fonda una città sull’iniquità!” (Ab 2:11-12).
Gesù chiese se i padri tra noi darebbero ai figli una pietra al posto del del pane o un serpente invece di un pesce. Rifiutando le benedizioni della Legge di Dio, stiamo trasferendo i pesanti fardelli dell’attuale status quo (oneri fiscali 11.000 volte superiori, povertà perpetua) sulle spalle dei nostri figli e dei loro figli. Stiamo passando alla prossima generazione serpenti e pietre da masticare, il tutto come risultato dell’aver eliminato qualsiasi considerazione della Legge di Dio. I nostri posteri saranno consegnati a un futuro marcato da leggi e politiche umanistiche perché, nella nostra saggezza, abbiamo escluso l’alternativa.
Forse il pastore è determinato nel voler evitare la confusione tra la legge e il Vangelo. Ciò è lodevole, ma non se la legge viene proposta in modo errato. In tal modo non si andrebbe ad eliminare nessuna confusione; se ne creerebbe, invece, ancor di più circa la legge. Peggio ancora, troppi pastori di questo tipo puntano gli studiosi che hanno fatto di tutto per porre attentamente la legge e il Vangelo nel loro giusto rapporto, affermando che costoro hanno comunque confuso legge e Vangelo. Alla fine, così facendo vorrebbero semplicemente dire: “Non fidatevi di quegli studiosi: non sanno nemmeno capire e presentare con ordine il Vangelo”. Si tratta di un avvertimento abbastanza efficace: non è necessario che sia vero per ottenere risultati e allontanare le persone da quei presunti studiosi “tossici”. Queste insinuazioni possono essere rivolte a chiunque non si allinei alla posizione del pastore. Il dialogo viene interrotto.
Così ora paghiamo 11.000 volte più tasse di quanto la Legge di Dio permetta a un governo e abbiamo una povertà dilagante in mezzo a noi, e soffriamo di innumerevoli problemi sociali affrontati dalla Legge di Dio; eppure, il rifiuto pastorale di qualsiasi considerazione positiva dei Suoi statuti assicurerà la persistenza di questo miserabile status quo. Proprio l’unica cosa abbastanza forte da sfidare lo status quo viene messa da parte. Dovremmo pregare affinché i nostri pastori, le nostre guide, si risveglino dinnanzi all’intero consiglio di Dio, che include la Sua Legge. C’è un motivo per cui Paolo poteva dire di essere puro del sangue di tutti; perché non si era tirato indietro dall’annunciare tutto il consiglio di Dio (Atti 20:27).
L’altro problema che deriva dalla negligenza o dal disprezzo della Legge di Dio è che questo approccio non diffonde la luce, ma aumenta le tenebre. “Alla legge! Alla testimonianza! Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui nessuna aurora!” (Isaia 8:20). Isaia usa qui parole forti. Coloro che non parlano secondo la legge e la testimonianza non possono fare luce su nulla: non c’è la luce del sole che sorge nelle cure che offrono al loro popolo. Il mattino non può venire se la Legge di Dio viene omessa, se le sue testimonianze vengono lasciate in disparte quando il pastore elabora i suoi sermoni.
D’altra parte, forse c’è una ragione per cui i pastori possono essere riluttanti nei riguardi della Legge di Dio e restii ad insegnarla al loro gregge. La Legge di Dio dice cose specifiche su come deve essere divisa la decima (in Numeri 18 e Neemia 10) che alcuni pastori potrebbero trovare preoccupanti. Tuttavia, quando si tratta dell’esenzione fiscale della chiesa, è l’Antico Testamento a venire in soccorso (l’idea si basa su Esdra 7:24). Così alcune idee dell’Antico Testamento sono accolte con favore per i benefici che offrono, mentre altre subiscono una sorta di oscuramento teologico [19]. Ecco perché abbiamo dedicato molto tempo all’influsso della “cattiva stampa” che la Legge di Dio continua a ricevere, come se poi le sfide che ad essa vengono rivolte non venissero mai affrontate come si deve [20].
E a proposito di intromissione della Legge di Dio nella politica nazionale! Le Scritture sono piene di esempi di politica di potere (ad esempio, Ioas voleva solo indebolire la Siria per mantenere uno stato cuscinetto tra Israele e l’Assiria, cosa che fece infuriare Eliseo in 2 Re 13:14-19). L’intero libro delle Lamentazioni è stato scritto come risultato della morte di Giosia in una guerra preventiva illegale, mentre si usavano mezzi proibiti per condurla [21]. Quando una nazione tenta di difendersi usando mezzi che violano la Legge di Dio, Egli non dirà “ben fatto, servi buoni e fedeli”, ma “salite sulle sue mura e distruggete, perché non sono del Signore” (Ger. 5:10).
Se siamo riusciti a chiarire completamente la situazione è prematuro stabilirlo a questo punto, ma è stato detto abbastanza per guidarci nel resto del nostro viaggio. Ora possiamo prendere conoscenza dei passi della Scrittura che promuovono la Legge di Dio, considerare alcuni dei dibattiti su quei passi e guardare alle critiche rispetto alla posizione che stiamo assumendo con l’obiettivo di scioglierle in uno spirito caritatevole. Confidiamo che il lettore che ha iniziato con uno stato d’animo scettico possa ora almeno aprirsi a vedere se i cristiani sotto la Nuova Alleanza debbano fare una seria indagine sul valore e sull’importanza della Legge di Dio come modello di santificazione per coloro che sono chiamati dal Suo Nome. Cominciamo con il considerare quello che molti considerano il passo cardine del Nuovo Testamento sull’applicabilità della Legge di Dio ai giorni nostri.
È tempo di fare chiarezza
La maggior parte di noi è stata esposta a varie critiche concernenti l’attuale applicazione della Legge di Dio. Tali obiezioni si dividono in diverse categorie, alcune delle quali intersecanti tra loro (un’obiezione può abbracciare più di una categoria). In termini enormemente semplificati, potremmo identificarle come segue:
A prima vista, pare che per un sostenitore della Legge di Dio vi siano molti ostacoli da dover superare. Non forniremo una risposta esaustiva a ciascuna obiezione, ma alcune importanti osservazioni sono d’obbligo. Cominceremo con quella forse più fraintesa, ossia che il Nuovo Testamento modifica le prescrizioni dell’Antico Testamento.
Sebbene non sembri una posizione così controversa, è fondamentale andare più a fondo alla questione. Quando lo facciamo, scopriamo che non è il Nuovo Testamento a modificare l’Antico Testamento, ma piuttosto l’Antico Testamento stesso a modificare l’Antico Testamento. L’unica ragione per cui non ne siamo consapevoli è che la nostra conoscenza dell’Antico Testamento è inadeguata. Proprio come Efraim vedeva la legge come una cosa strana, l’Antico Testamento è diventato “una cosa strana” per noi e la nostra ignoranza finisce per condurci verso molte incomprensioni.
Ad esempio, Geremia 3:16 parla di un tempo in cui l’arca dell’alleanza sarebbe scomparsa e non sarebbe stata nemmeno più ricordata. Il punto centrale del culto israelitico diventa insignificante e tutti gli statuti ad esso relativi non hanno più un punto di applicazione. Il sistema dell’Antico Testamento era basato sul sacerdozio levitico, ma Isaia 66:21 e Geremia 33:22 affermano che Dio trasformerà i Gentili in Leviti. Che fine ha fatto la discendenza di sangue? Dio aveva condannato l’altare di Israele a Betel (I Re 13:2), ma benedice un altare costruito dagli Egiziani al confine con l’Assiria in Isaia 19:19.
Il sacerdozio di Cristo è stato definito nel Salmo 110:4 e doveva porre fine al sacrificio di sangue (Isaia 66:3). Persino Daniele fu scioccato nell’apprendere che il tempio e i suoi sacrifici sarebbero terminati (Daniele 9:24-27) e Malachia riferì che l’incenso sarebbe stato offerto in ogni luogo fra le nazioni (Malachia 1:11). Così come i nemici mortali di Israele, l’Egitto e l’Assiria, diventano popoli benedetti da Dio (Isaia 19:18-25), allo stesso modo vediamo Babilonia, la Filistea, Tiro e l’Egitto trattati come cittadini nati in Sion (Salmo 87). Persino gli eunuchi sarebbero stati più onorati nella casa di Dio dei suoi figli e figlie (Isaia 56:4).
In breve, l’Antico Testamento contiene in sé ogni necessaria limitazione della sua portata e del suo raggio d’azione. Molti altri errori potrebbero essere evitati semplicemente comprendendo cosa è e cosa non è parte delle ordinanze mosaiche. Per esempio, la circoncisione non è mosaica, ma abramitica, e l’unica parte della Legge di Dio che ne tratta appare in voce passiva, parlando di cosa fare se e quando un bambino viene circonciso. Il sabato è un’ordinanza della creazione e anche le distinzioni nella legge alimentare risalgono a Genesi 7, ben prima della nascita di Mosè. Sebbene sia comune vedere tutte queste cose infilate indiscriminatamente in una scatola con la dicitura generica “Legge mosaica”, in modo da poterla chiudere con il nastro adesivo e metterla da parte, non è così semplice. Dobbiamo dare una testimonianza onesta delle cose di Dio che trattiamo.
C’è poi tutta la questione di quanto la Legge di Dio fosse conosciuta e praticata prima che Mosè conducesse il popolo al Monte Sinai. Per esempio, ben prima che il popolo arrivasse al Monte Sinai, leggiamo questo in Esodo 16:28: “Allora il Signore disse a Mosè: «Fino a quando rifiuterete di osservare i miei comandamenti e le mie leggi?»”. Non è che Israele non abbia ricevuto il promemoria; non è neppure così che Dio si diverta a prenderlo in giro. Inoltre, è certamente implicito che Abramo abbia camminato secondo la Legge di Dio, poiché in Genesi 26:5 leggiamo che “Abraamo ubbidì alla mia voce e osservò quello che gli avevo ordinato: i miei comandamenti, i miei statuti e le mie leggi”. Questa sarebbe un’affermazione piuttosto anacronistica se la legge non fosse stata consegnata all’uomo per altri quattro secoli circa. Certo, alcuni studiosi cercheranno di eludere la forza di queste affermazioni, ma il Bereano considererà le parole di Dio come parole importanti, che non dovremmo cercare di adattare alle nostre aspettative.
Che il Nuovo Patto sia quello sbagliato per considerare la Legge di Dio (presumibilmente legata esclusivamente al Vecchio Patto) è una posizione difficile da sostenere. Il Nuovo Patto si distingue per il fatto che la Legge di Dio sarebbe stata scritta sul cuore e sulla mente dell’uomo (Geremia 31:33). Questo pensiero è ripetuto in Ebrei 8:10, come pure in Ebrei 10:16: eccoci, quindi, qui dinnanzi ad una triplice testimonianza. La differenza tra il Vecchio e il Nuovo è che invece di essere scritta su tavole di pietra, la Sua Legge è ora scritta sulle menti e sui cuori (per “ottenere un’obbedienza spontanea”, come dice Warfield). Questa non è la stessa cosa dell'”opera della legge” scritta sul cuore a cui Paolo fa riferimento in Romani 2:15 (l’opera della legge corrispondente alla coscienza). Il contenuto delle leggi da scrivere sarebbe lo stesso di sempre. L’affermazione arbitraria che qui si intenda “un’altra legge” rispetto a quella che Geremia aveva conosciuto per tutta la vita richiederebbe lo smontaggio dei versetti, l’inserimento di contenuti estranei, la ricucitura e l’affermazione: “Ecco fatto: risolto!”. I pasticci di tali operazioni teologiche parlano da soli: potremmo arrecare danni simili e orrendi persino al tema dell’“espiazione”, se tali tattiche dovessero essere legittimate.
La comune idea errata che la Legge di Dio fosse solo per Israele si scontra con diversi punti della Scrittura. La profezia messianica di Isaia 42 specifica che Egli stabilisce il giudizio “sulla terra; e le isole aspetteranno fiduciose la sua legge” (versetto 4). In Isaia 2, tutte le nazioni affluiscono al monte della casa del Signore (versetto 2) “perché da Sion uscirà la legge” (versetto 3). Di conseguenza, “una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra.” (versetto 4). Michea 4:2 dice che “molte nazioni verranno” per conoscere le sue vie quando la legge uscirà da Sion. La conversione dell’Egitto (Isaia 19:18, 21) significa che gli Egiziani “giureranno per il Signore degli eserciti”… “faranno voti al Signore e lo adempiranno”. Queste sono tutte categorie della Legge di Dio. La conversione dei Filistei comprende un dettaglio affascinante, in cui Dio dice: “Toglierò il suo sangue dalla sua bocca e le sue abominazioni da sotto i suoi denti; ma colui che rimane, anche lui, sarà per il nostro Dio, e sarà come un governatore in Giuda, ed Ecron come un Gebuseo”.
Romani 13:8-10 è un testo particolare da adoperare come obiezione alla Legge di Dio, ma esso (e nozioni simili sulla “legge di Cristo” che sostituisce la “legge di Dio”, ecc.) sono diventati dei mantra, nonostante propaghino un grave malinteso. Se questi testi significano quello che dicono i critici, si contraddicono a metà del versetto. Il versetto 8 inizia con “Non abbiate altro debito con nessuno”, che in realtà è una restrizione più severa sul debito di quanto non preveda la Legge di Dio: in questo versetto iniziamo con un comandamento. Di conseguenza, amare un altro (nel senso di un orientamento emotivo) non può soddisfare la legge se una persona è indebitata, poiché Paolo non farebbe affermazioni contraddittorie in questa epistola accuratamente formulata. Nel versetto 10 leggiamo che “l’amore non fa nessun male al prossimo”, ma questo è l’amore definito nel contesto del versetto precedente, che cita cinque comandi come riassunti in Levitico 19:18. È questa la forma di amore, che comprende i cinque comandi e le altre forme di amore. È questa forma di amore, che comprende l’osservanza dei comandamenti elencati e di altri, a far sì che non si faccia del male al prossimo. Le nostre versioni darebbero un senso migliore se invertissero i termini: l’adempimento della legge costituisce l’amore per il prossimo. L’affetto emotivo non sostituisce l’astensione dall’omicidio, dall’adulterio, dal furto, ecc.
È importante riconoscere che, mentre Cristo è l’unico mediatore tra Dio e l’uomo, il mediatore tra uomo e uomo è la Legge di Dio. La sua Legge regola il nostro rapporto con gli altri: interagiamo con loro solo nei termini della Legge di Dio, che per conto suo è capace di stabilire la pace tra gli uomini. Interagire direttamente con un uomo, senza la mediazione della Legge di Dio, significa avvicinarsi a lui in modo illecito, allo stato grezzo, e data la natura peccaminosa dell’uomo, i risultati sono sempre dannosi per una o entrambe le parti in rapporti non mediati. Giobbe era certamente consapevole di questo fatto, poiché i suoi appelli a Dio si basano sul fatto che tutte le sue relazioni con gli altri esseri umani erano effettivamente mediate dalla Legge di Dio come loro base e condizione. Poteva affermare che tutto ciò che faceva era regolato dalle esigenze di Dio [22].
L’ultima obiezione che esamineremo è che la Legge di Dio era in vigore solo tra il tempo di Mosè e la crocifissione di Cristo. (A seconda della teologia del critico, il punto finale può variare tra il concepimento di Cristo e la caduta di Gerusalemme nel 70 d.C., ma in ogni caso la Legge era lettera morta prima della fine del I secolo d.C.). I tentativi di ristabilire la Legge in seguito (ad esempio, il codice di Re Alfredo nell’Inghilterra del IX secolo) sono considerati terribili errori e pericolose imposizioni: ciò che Cristo ha (presumibilmente) abolito, nessuno lo rimetta al suo posto.
Alcuni punti esposti sopra affrontano anche questa obiezione, almeno in parte. Ne aggiungiamo alcuni per un’ulteriore riflessione, a partire dal Padre Nostro che si trova nel sesto capitolo di Matteo. La familiarità con il brano non ha aiutato la nostra comprensione: dobbiamo guardare più da vicino e capire per cosa esattamente stiamo pregando nel decimo versetto: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”.
Cosa significa che la volontà di Dio si compia in cielo? Non dobbiamo tirare a indovinare: Dio ci ha rivelato la risposta in uno dei salmi. Nel Salterio leggiamo: “Benedite il Signore, voi suoi angeli, potenti e forti, che fate ciò che egli dice, ubbidienti alla voce della sua parola!” (Salmo 103:20). Ed ecco: gli abitanti del cielo eseguono i Suoi comandamenti – i comandamenti che il salmista conosceva bene. E noi dobbiamo pregare affinché sulla terra regni la stessa situazione che regna in cielo: che gli abitanti della terra osservino i suoi comandamenti e prestino attenzione alla voce della sua parola.
Ora, a meno che il Padre Nostro non sia per noi (e alcune scuole di teologia insegnano che non è per noi, così come il Discorso della Montagna o l’intero Vangelo di Matteo), dobbiamo fare i conti con il modo in cui il Signore ci ha istruito a pregare e per cosa ci ha istruito a farlo. Se dobbiamo pregare come Lui ci ha insegnato, allora la Legge di Dio ha un ruolo importante nella nostra vita di preghiera, essendo al centro della terza petizione della sua preghiera modello per noi.
Si sostiene comunemente che i santi dell’Antico Testamento seguissero una religione basata sulle opere, mentre i santi del Nuovo Testamento seguono una religione basata sulla grazia. Questo non è corretto, ma è così comodo appellarsi a questo concetto che l’idea si è radicata nella comprensione popolare circa l’epoca dell’Antico Testamento. Tendiamo a dimenticare che la Legge di Dio prevede il perdono e che l’intero sistema sacrificale indicava l’espiazione di Cristo e la prefigurava. Solo i farisei non vedevano quanto la grazia fosse parte integrante della fede del popolo di Dio prima dell’avvento di Cristo. E la Legge di Dio non è antitetica alla grazia. Infatti, il salmista vede un’armonia tra loro quando supplica Dio dicendo: “nella tua grazia, fammi conoscere la tua legge” (Salmo 119:29). Dio ci dà la sua guida, una lampada ai nostri piedi, è di per sé un atto di grazia. Non ci lascia vagare nelle tenebre o alla luce della nostra volontà.
Ciò significa che la Legge di Dio fornisce un modello per la santificazione [23], una misura che discrimina tra ciò che è dritto e ciò che è storto. E Dio è certamente impegnato a raddrizzare le cose storte e ci invita a fare lo stesso [24].
È un errore supporre che Dio non applichi più le ordinanze che si è riservato il diritto di far rispettare. Israele ha imparato questa lezione nel modo più duro possibile quando è stato deportato a Babilonia per aver violato le ordinanze del sabato della terra per quasi mezzo millennio (2 Cron. 36:21). La tolleranza di Dio non significa che la Legge non sia più attiva: significa che ci sta dando “tempo per ravvedersi” (Ap. 2:21) e se non la usiamo responsabilmente, ma la interpretiamo male, ne avremo le conseguenze peggiori.
Questo ci porta a considerare uno dei testi principali che hanno attinenza con lo stato attuale della Legge di Dio nella nostra epoca: Matteo 5:17-20. Su questo passo è stato versato molto inchiostro, per cui affronteremo la questione nella prossima sezione. È significativo per il punto che abbiamo appena considerato (la Legge di Dio è scaduta nel I secolo o è ancora operativa?).
Un breve sguardo a Matteo 5:17-20
Tutti hanno una teoria su Matteo 5:17-20. Alcuni ritengono che non si applichi affatto a noi, ma a Israele nel futuro. Alcuni ritengono che si riferisca a noi, ma che metta da parte la Legge di Dio come superata nell’era del Nuovo Testamento. Ci sono dispute per quel che riguarda singole parole e il rapporto tra le proposizioni delle frasi; inoltre, la conclusione che il versetto 19 trae dall’insegnamento dei versetti 17-18 è spesso in disaccordo con la posizione avanzata dai critici. Sono quindi molte le difficoltà che qui siam chiamati a superare – se ci sarà possibile.
Dobbiamo stare attenti alle esposizioni tendenziose (esposizioni che evidentemente hanno secondi fini che servono la loro premessa analitica). Questo vale per le opinioni degli studiosi di entrambe le parti. Gli amici e gli oppositori della validità attuale della Legge di Dio si basano molto su questo passo, perché entrambe le parti credono di aver trovato in esso una prova per le loro posizioni. A volte, un critico della Legge di Dio formula una decisa obiezione contro un sostenitore della Legge e tali osservazioni devono essere affrontato. Vi rimando al link di questa nota [25] per una discussione dettagliata di una situazione di questo tipo, che fornirà una spina dorsale a questo esame del passo biblico in questione. Cliccate pure sul link per avere un approfondimento più completo e meglio documentato di quello presentato qui (che è più un riassunto che un’analisi completa).
Una resa più forte della prima frase di Matteo 5:17 sarebbe sulla falsariga di “Non pensate neppure che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti”. Sembra, infatti, che la gente fosse pericolosamente vicina a trarre questa conclusione dalle parole precedenti di Gesù Cristo in questo famoso sermone. Se non è venuto per fare questo, cosa è venuto a fare?
“Non sono venuto per abolire ma per portare a compimento”.
La resa nella nostra lingua dell’ultima parola, plerosai, è dove iniziano i problemi. “Compiere” è spesso applicato all’ultimo sostantivo, “profeti”, come se Cristo fosse venuto a compiere le profezie sul Messia di Israele. Egli avrebbe “adempiuto” la Legge osservandola perfettamente, diventando così l’Agnello senza macchia, “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”, come disse il Battista (Giovanni 1:29). Se questi punti di vista fossero corretti, alloro l’utilità della legge sarebbe a quel punti ormai ben ridotta, avendo solo ancora pochi anni a disposizione per fare il suo corso.
Il punto di vista del dottor Greg Bahnsen è che il significato corretto di plerosai può essere dedotto dal fatto che la parola “ma” – alla in greco – è un “forte avversativo” in greco, il che significa che la parola seguente sarebbe l’antonimo di “abolire”, avendo il significato direttamente opposto. Per il dottor Bahnsen, ciò significa che plerosai sta per “ratificare o confermare” la legge e i profeti. Se ciò fosse corretto, indicherebbe la continuazione della legge.
Tuttavia, come sottolineato nella nota precedente, questa posizione avrebbe un punto debole. Gli studiosi riescono a trovare esempi in cui alla non richiede la parola esattamente opposta, un antonimo. Inoltre, il significato di plerosai a cui è arrivato il dottor Bahnsen è apparso solamente in una glossa (una nota a margine) in un lessico, piuttosto che apparire elencato tra i significati pienamente convalidati del termine.
Ciò significa, quindi, che la posizione “pro-legge” si arena su un’obiezione insuperabile circa l’ultima parola di Matteo 5:17? No, perché, come risulta, gli studiosi si sono concentrati su questo passo per secoli ed esiste in realtà una traduzione molto più forte per plerosai che è così ben attestata da comparire nelle Bibbie interlineari. La definizione principale di plerosai è semplicemente riempire. Non ci possono essere obiezioni lessicali a questa traduzione, perché non si basa su un’oscura glossa, ma trattasi della definizione principale.
Se questa traduzione, riempire, è effettivamente corretta (e ha il vantaggio di non richiedere una problematica “ginnastica linguistica” per accettarla), dobbiamo allora capire cosa significa. Cos’è successo alla Legge di Dio e come si comporta Cristo rispetto ad essa? Che cosa hanno fatto della Legge di Dio i farisei, gli scribi e i sadducei? Cristo chiarisce che l’hanno resa nulla: l’hanno svuotata di significato. E per comprendere la risposta di Dio a questo, dobbiamo guardare a passi come il Salmo 119:126, dove leggiamo: “È tempo che il Signore agisca; essi hanno annullato la tua legge”. La Legge non può essere lasciata in questo stato: vuota, svuotata di significato e di applicazione. Deve essere ripristinata, il suo essere annullata, essere stata resa vuota deve essere invertito riempiendola di nuovo e cancellando il vuoto. La Legge può essere annullata ignorandola, ma anche distorcendola, rendendola storta. I comandamenti di Dio sono retti (diritti), ma sono resi nulli da chi li rende storti. Questa era l’atmosfera morale in cui Cristo stava operando.
Come reso chiaro nell’articolo a piè di pagina, i tre versetti 126, 127 e 128 del Salmo 119 formano un insieme unitario. Purtroppo, l’ultimo versetto di questo insieme, 119:128, è “malridotto”: molti traduttori pensano che manchi una parola, a causa dell’insolita resa letterale del versetto. Si noti che inizia con il termine, “Perciò”, e riprende il pensiero della legge resa nulla nel versetto 126 che deve essere affrontata. Mettiamo insieme i due passaggi, il versetto 126 con il 128 (dato che il 127 è connettivo e porta alla conclusione): “È tempo che il Signore agisca; essi hanno annullato la tua legge. Perciò ritengo diritti tutti i tuoi precetti, e odio ogni sentiero di menzogna.” [27]. Si noti qui la connessione: il Signore è chiamato ad agire per eliminare l’annullamento della sua legge (versetto 126); quindi il versetto 128 risulta essere proprio una reazione divina: ritengo diritti tutti i tuoi precetti. Le indicazioni messianiche nel Salmo 119 sono notevoli e non sufficientemente studiate e qui c’è un esempio di questo tipo. Cristo renderà di nuovo “diritti” i precetti di Dio… tutti saranno ripristinati, senza lasciare nulla di vuoto. Li riempirà, in ogni senso del termine “riempire”, come risposta divina alla Legge resa vuota.
Va notato che un’alternativa alla visione appena illustrata è stata avanzata da Warfield ed è citata nell’articolo nella nota precedente. Ci sono più modi per comprendere le parole finali di Matteo 5:17 senza incorrere nelle difficoltà che l’esposizione del dottor Bahnsen ha incontrato.
Anche Matteo 5:18 ha sofferto molto per mano degli espositori. Mettiamo in evidenza quattro parole in grassetto: “finché”, le due occorrenze di “un” e la parola “tutto”.
“Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto”.
L’ultima parola, “adempiuto”, è genetai, una parola molto diversa da plerosai, “riempire”, del versetto precedente. Cristo richiama l’attenzione sul suo significato ripetendo due volte la parola “un”, che poi stabilisce il significato della parola “tutto” che segue: tutto si riferisce a ogni iota e a ogni apice. Possiamo rendere (appogiandoci a Warfield) l’ultima frase in tal maniera: “fino a che tutto [sia] adempiuto”. E questo si riferisce specificamente ai punti della legge: essi non passeranno finché non saranno tutti compiuti. Come nota Warfield, ciò equivale a una predizione che la Legge di Dio sarà un giorno pienamente osservata in questo mondo [28].
Di conseguenza, ciò significa che questo versetto non ci dice tanto quando la legge passerà, quanto quando passeranno i cieli e la terra. Essi passeranno una volta che tutti i punti e le parti della legge saranno stati rispettati, obbediti e non saranno più infranti e trasgrediti. Come dice Warfield, Cristo è venuto per far osservare la legge e il Padre Nostro ribadisce lo stesso punto: dobbiamo pregare affinché tutti i punti e le parti della legge siano compiuti, cioè che la Sua volontà sia fatta sulla terra come in cielo.
Il versetto 19 inizia così: “Chi dunque…”; ciò indica una relazione causale con i versetti 17 e 18. ” Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli”.
Dobbiamo osservare, innanzitutto, che in nessun punto questo versetto dice che qualcuno non è nel regno dei cieli – ma piuttosto che il suo status nel regno dei cieli evidenzia una retrocessione auto procuratasi: si è sminuito insegnando che i comandamenti di Dio sono stati in qualche modo allentati. Il riferimento a “uno di questi minimi comandamenti” è interessante, quindi esaminiamolo.
I rabbini ritenevano che il comandamento più piccolo si trovasse in Deuteronomio 22:6-7, che è una legge riguardante ciò che si deve fare in caso di ritrovamento di un nido di uova di uccello sul terreno. La legge di Dio protegge la specie vietando di prendere l’uccello madre: solo le uova possono prese. Per come stanno le cose, questa sembra una questione abbastanza banale (anche se per Dio è importante). Eccolo: sarebbe questo il comandamento “minimo”.
Tuttavia, c’è qualcosa di piuttosto sorprendente in questo “minimo comandamento”. Se lo leggete, vedrete che termina con la stessa promessa del quinto comandamento, che riguarda l’onore dovuto al padre e alla madre. Osservando questo minimo comandamento, i propri giorni saranno lunghi nel paese che il Signore ha dato. Questa gran promessa, legata sia al quinto comandamento (il primo con promessa, come nota Paolo in Efesini 6:2) sia al più piccolo dei comandamenti, illustra l’unità fondamentale della Legge di Dio. Questo testimonia lo stesso concetto che Giacomo espone riguardo all’unità della Legge di Dio (Giacomo 2:10).
I commentatori sono consapevoli del fatto che Matteo 5:19 non avrebbe potuto formulare questi avvertimenti se la Legge di Dio non fosse stata valida; quindi, l’unico modo per eludere la Legge è affermare che le disposizioni di questo avvertimento sono scadute venti secoli prima, insieme alla Legge a cui si riferivano. In alternativa, questo versetto potrebbe improvvisamente diventare valido e attivo in un presunto futuro regno millenario di Gesù Cristo assiso a Gerusalemme – e non semplicemente valido, ma proprio obbligatorio.
Sarebbe più naturale prendere il testo così com’è scritto, inteso in modo tale che i versetti che lo compongono si armonizzino tra loro piuttosto che entrare in conflitto, e procedere da lì. Tuttavia, gli oppositori dell’attuale validità della Legge di Dio credono che, se riusciranno ad ignorare la posizione pro-Legge “correggendo” il significato del Discorso della Montagna, il loro obiettivo sarà stato raggiunto. Poiché la posta in gioco è molto alta, questo dibattito continua a generare molta tensione e, invece di un “ferro che affila il ferro”, abbiamo assistito a troppe censure, condanne e ostruzioni su questi temi.
Teonomia e teonomisti
Il termine teonomia, come comunemente usato, si riferisce alla posizione secondo cui la Legge di Dio è, in generale, ancora valida e operante in questo mondo, fatta eccezione per il sistema sacrificale che è stato sostituito in seguito all’opera di Cristo (come attestato, d’altra parte, nell’Antico Testamento stesso, non solamente nelle epistole del Nuovo Testamento). Sotto molti aspetti i Puritani rappresentavano un movimento teonomico nascente (anche se tra loro c’erano notevoli eccezioni) e un rinnovato interesse per queste porzioni trascurate delle Scritture è sorto alla fine del XX secolo.
I teonomisti non sono tutti d’accordo tra loro. E alcuni di questi disaccordi interni, c’è da dire, non sono stati gestiti molto bene (una sorta di ironia in sé!), il che indica che non c’è ancora un sostituto per il carattere cristiano. La diversità di vedute non dovrebbe essere considerata comunque un difetto intrinseco dell’approccio teonomico, perché i teonomisti stanno cercando in qualche modo di recuperare il tanto tempo perso. Così come una volta la Legge di Dio fu ritrovata da Chilchia per essere trasmessa al re Giosia (2 Re 22:8ss), succede che anche noi ci troviamo ora in una situazione simile, ovvero doverci dopo lungo tempo confrontare nuovamente con la Legge di Dio e accogliere la sfida di apprenderne eque modalità di applicazione nella società moderna.
Dobbiamo adottare l’atteggiamento del salmista che dichiarava che gli statuti di Dio sono “più desiderabili dell’oro, anzi, più di molto oro finissimo” (Salmo 19:10). Se ci troviamo a preferire l’oro alla Legge di Dio, siamo incappati in una deviazione dannosa in opposizione al salmista. Il Salmo 119 esprime due volte lo stesso pensiero: “La legge della tua bocca per me vale più di migliaia di monete d’oro e d’argento” (versetto 72) e “amo i tuoi comandamenti più dell’oro, più dell’oro finissimo” (versetto 127). Proprio come Giacomo ha insegnato che possiamo pregare per ottenere la saggezza, così possiamo pregare per ottenere sentimenti pii che ci portino a preferire i Suoi comandamenti rispetto all’oro e all’argento. Nel Salmo 119:66 leggiamo: “Concedimi senno e intelligenza, perché ho creduto nei tuoi comandamenti.”. La parola ebraica tradotta “senno” è taam, dalla radice “gustare”. Pertanto, il senso effettivo sarebbe: “Insegnami i giusti affetti, sentimenti”, cioè possiamo imparare a gradire e ad apprezzare le cose sostenute dalla Parola di Dio chiedendogli di darci gli affetti giusti.
In questo momento storico la teonomia è una posizione minoritaria, anche se in crescita. Dal punto di vista teonomico, lo Stato di potere moderno funziona come un falso dio e come tale deve essere considerato, poiché pretende di occupare l’apice dell’autorità, avendo detronizzato Dio per farlo. L’unica cosa più forte di uno Stato di potere moderno è Dio stesso. I cristiani che governano la propria vita secondo la legge di Dio sono in grado di espandere l’autogoverno, che a sua volta riduce lo Stato di potere. Il progresso si basa sulla rigenerazione, non sulla rivoluzione: non dobbiamo prendere le armi della carne, ma quelle ben più potenti dello Spirito. L’impatto dell’applicazione della Legge di Dio nella nostra vita sarà ampio: è parte del lievito che lievita tutta la massa.
Come possiamo invertire la tanto presente e invadente ignoranza circa la Legge e le sue benedizioni? Sappiamo che Israele metteva in versi i comandamenti e li cantava, il che aiutava il popolo a ricordarli e a metterli in pratica. Questo fatto sorprendente lo apprendiamo nel Salmo 119:54b: “I tuoi statuti sono stati i miei cantici nella dimora de’ miei pellegrinaggi”. Oggi come oggi sarebbe un’impresa ardua cantare i Dieci Comandamenti, che non sono altro che un riassunto dell’intera Legge [29]. Perché impegnarsi in un’impresa del genere se la Legge è scaduta, come molti insegnano oggi? Ebrei 2:2 non afferma che la legge (“la parola pronunciata dagli angeli”) era temporanea, ma piuttosto che “era ferma”. Il versetto spiega inoltre che “ogni trasgressione e disubbidienza ricevette giusta retribuzione”. Possiamo dire questo della legge umanistica, che la ricompensa è sempre giusta? La legge umanistica criminalizza molto di ciò che Dio permette e premia ciò che Dio proibisce.
I teonomisti, con l’obiettivo di gettare le basi per una futura ricerca e applicazione biblica, hanno speso (e stanno spendendo) energie per affrontare le varie sfide (vecchie e nuove) rivolte alla tesi teonomiche. Per esempio, alcuni critici sostengono che la legge è cambiata (citando Ebrei 7:12, che nella versione di Re Giacomo recita così: “Poiché il sacerdozio è cambiato, è necessario che cambi anche la legge”). Testi come questo sono stati esaminati dal dottor Bahnsen e noi aggiungiamo solo alcune considerazioni. In primo luogo, ricordiamo che è direttamente l’Antico Testamento a modificare sé stesso. La discussione di Ebrei 7 su Melchisedec e sul fatto che Levi gli avesse pagato la decima quando era nei lombi di Abramo indica che il sacerdozio levitico era subordinato a quello di Melchisedec (che aveva la priorità e il cui ufficio non era stato annullato dalla Legge, come sostiene Gal 3,15ss). Come già accennato, Isaia ha profetizzato di egiziani che “faranno il servigio di sacrificii e di offerte; e faranno voti al Signore, e li adempieranno” (Is. 19:21) e ciò richiede che la limitazione levitica sia superata. Eppure, la Legge è considerata intatta da Isaia, che pone Israele dietro l’Egitto e l’Assiria (i due arcinemici di Israele) come irradiante le benedizioni divine (Is. 19:24). Inoltre, la parola metathesis in Ebrei 7:12 è meglio resa come “un trasferimento” della legge riguardante il sacerdozio e, in questo senso, è un trasferimento al sacerdozio precedente che aveva sempre mantenuto la priorità [30].
I teonomisti sono consapevoli che “le isole aspettano la Sua Legge” e che bisogna fare ogni sforzo per insegnare l’intero consiglio di Dio al Suo popolo, affinché sia pienamente equipaggiato. Non c’è dubbio che la parola di Dio che “ben preparò” Timoteo (in 2 Timoteo 3:17 – “completamente equipaggiato”) fu la Scrittura dell’Antico Testamento, compresa la Legge di Dio. L’utilità dell’Antico Testamento “a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia” (versetto 16) è affermata come un fatto incontestabile. Ciò non toglie nulla alla gloria del Vangelo e alla potenza di Dio per la salvezza (Romani 1:16). Ciò sta semplicemente ad indicare che Dio si preoccupa di tutti gli aspetti della nostra vita.
I teonomisti ci avvertono che il frutto della legge umanistica alla fine tende al male. Il Salmo 94:20 ci avverte che il malvagio “trama oppressioni usando la legge”. Il sistema giuridico dello stolto istituzionalizza (“incornicia”) il male. Il modo principale per far ciò è rifiutare il requisito principale della Legge di Dio: l’imparzialità. La legge umanistica finisce sempre per presentare in automatico “parzialità e riguardi personali”, che generano ingiustizie che devono essere corrette con altre ingiustizie ancora. Solo la Legge di Dio è solidamente fondata sul principio di “imparzialità”. Abbandonando la Legge di Dio, non troviamo un fondamento stabile per la giustizia sociale, perché un sistema costruito sulla parzialità e su riguardi specifici finirà per crollare. Non facciamo un favore alla nostra nazione se non prendiamo in considerazione la Legge di Dio. Anzi, accelereremo la sua fine, perché ci gireremo dall’altra parte mentre la nostra nazione costruisce sulla sabbia invece che sulla roccia.
La teonomia al suo meglio ci insegna come tutti gli elementi della Parola di Dio lavorino insieme per massimizzare la libertà e la benedizione della nostra nazione. È sorprendente come in molti pensino alla Legge di Dio come un progetto che sfoci nella tirannia, mentre, in realtà, è l’unico progetto per scansare ogni tirannia e promuovere la libertà. Le critiche si basano, ovviamente, sull’etichettatura di vari sviluppi storici come esempi di teonomia in azione, esperienze caratterizzate da evidenti prove che rendono chiaro quanto, in realtà, la teonomia non sia mai stata effettivamente praticata nella storia. Questi falsi “racconti ammonitrici” di miseria e sventura sono falsamente ricondotti alla teonomia. Questi attacchi sono l’ultimo rifugio di coloro che privilegiano la via dell’uomo rispetto a quella di Dio. La loro volontà di travisare rivela che le “verità” che promuovono sono solo delle trappole fabbricate ad arte.
Una prova di tenuta corretta per la teonomia richiede che ogni iota e ogni apice sia portato in funzione, perché la Legge di Dio è un’unità, un pacchetto (per così dire). Non offre il 50% di benedizioni se si obbedisce a metà di essa. Lo apprendiamo da passi come Malachia 2:9: “Perciò anch’io vi ho reso spregevoli e abbietti davanti a tutto il popolo, perché non avete osservato le mie disposizioni e avete usato parzialità riguardo alla legge”. Come chiarisce Giacomo 2:9, avere riguardi personali fa sì he si commetta peccato e si venga condannati dalla legge quali trasgressori. Poiché gli uomini sono determinati a operare in termini di “riguardi personali”, si chiudono le orecchie di fronte alla Legge di Dio per non essere condannati da essa.
L’etica teonomica è stata pienamente esaminata in tre luoghi della Scrittura: Il Salmo 1, il Salmo 19 e il Salmo 119. La loro testimonianza combinata è uniformemente positiva. Sono, dunque, i critici della teonomia a dover chiarire la testimonianza di tutte queste Scritture. Spesso questi critici ci mettono in guardia avvisandoci che la teonomia risulta tanto attraente giacché offre soluzioni semplici a problemi complessi (traduzione: non si esimono dallo psicanalizzare chiunque sia interessato ad essere un bereano quando si tratta della questione della teonomia). Non ammettono che forse le persone sono interessate a indagare sulla teonomia perché sembra rendere piena giustizia alle Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento, trattandole insieme come l’intero consiglio di Dio. Forse il popolo di Dio ha deciso che il punto di vista di Efraim (che le grandi cose della Legge di Dio erano una cosa strana) non è indicato come esempio da emulare oggi, ma piuttosto come prova dell’apostasia di Efraim. E questa consapevolezza spesso innesca una correzione di rotta.
Allora apprezzeremo il fatto che Paolo abbia parole dure sulla legge nel contesto della giustificazione (dove chiaramente non ha un posto legittimo), ma parole positive sulla legge nel contesto della santificazione. Riconosceremo che la teonomia non è coerente con il legalismo o il moralismo, ma è ostile a entrambe le posizioni. E coloro che, attraverso lo studio e l’attenta considerazione, inizieranno ad adottare l’etica teonomica, impareranno come Dio distribuisce le sue benedizioni al suo popolo quando si rivolge a Lui come Legislatore con lo stesso spirito con cui si rivolge a Lui come Re, Giudice e Salvatore (Isaia 33:22).
(Articolo originale pubblicato su recontavern.com il 19/09/2023)
[1] https://chalcedon.edu/resources/articles/the-perpetual-kindergarten
[2] Vedi anche Matteo 26:11
[3] Più precisamente, Dio riservò a Sé la responsabilità delle conseguenze della trasgressione: non esisteva alcun agente umano che imponesse la legge.
[4] 2 Maccabei 3:1.
[5] Esodo 21:10, Deuteronomio 24:14 e Malachia 3:5.
[6] Traduzione letterale da Joseph Addison Alexander, The Gospel According to Mark (Grand Rapids, MI: Baker Book House, ristampa del 1980 dell’originale del 1858), p. 280.
[7] Nota editoriale di M. B. Riddle nel Critical and Exegetical Hand-Book to the Gospels of Mark and Luke di Heinrich August Wilhelm Meyer (Winona Lake, IN: ristampa del 1979 dell’edizione americana del 1884), p. 138.
[8] Ibid, p. 133.
[9] https://chalcedon.edu/resources/articles/reinventing-leadership
[10] Neemia lo ridusse da mezzo siclo a un terzo di siclo, o perché il siclo aveva cambiato valore o per considerazioni di difficoltà economiche. Al tempo di Cristo era tornato a mezzo siclo.
[11] https://chalcedon.edu/resources/articles/the-head-tax-the-only-god-endorsed-civil-tax
[12] https://chalcedon.edu/magazine/economics-justice-and-modern-preaching
[13] Sarebbe un errore pensare che Dio sia uno scarso garante della legge, ma certamente ha una visione a lungo termine. La legge del sabato sulla terra prevedeva che questa fosse lasciata a maggese ogni settimo anno (e per due anni di seguito in occasione del Giubileo), in modo che potesse riposare e rigenerarsi. Israele era noto per aver violato questa legge, supponendo che Dio fosse abbastanza indulgente rispetto a questa particolare trasgressione. Egli li perdonò per settanta volte sette anni, ma dopo 490 anni di trasgressione, di negazione alla terra del riposo richiesto dal sabato, Dio agì. La deportazione di Israele a Babilonia servì a restituire alla terra i settant’anni di riposo che le erano stati sottratti. Questa deportazione avvenne “affinché si adempisse la parola del SIGNORE pronunciata per bocca di Geremia; fino a che il paese avesse goduto dei suoi sabati; difatti esso dovette riposare per tutto il tempo della sua desolazione, finché furono compiuti i settant’anni.” (2 Cron. 36:21). Gli uomini interpretano la pazienza di Dio non come una proroga del tempo per pentirsi, ma come un’opportunità per raddoppiare la loro trasgressione. Pensavano che a Dio non importasse, che questa ordinanza non fosse più vincolante e furono scioccati nell’apprendere che si sbagliavano di grosso.
[14] https://chalcedon.edu/magazine/false-flags
[15] Considereremo più avanti una delle implicazioni della creazione di regole da parte degli uomini: che “i comandamenti degli uomini” (Mt. 15:9) rendono vana la Legge di Dio sostituendo i suoi comandamenti (Marco 7,7-13; cfr. Salmo 119,126).
[16] Considerate quanto dichiara il salmista nel Salmo 119:99: “Ho più conoscenza di tutti i miei maestri, perché le tue testimonianze sono la mia meditazione.”. Nel corpo principale della nostra discussione esamineremo più da vicino anche il versetto 96.
[17] https://chalcedon.edu/resources/articles/thy-commandment-is-exceeding-broad
[18] https://chalcedon.edu/magazine/the-blessing-of-dominion-theology
[19] Ezechiele 34:10 insegna una politica severa ed intransigente per i pastori che danneggiano qualsiasi membro del loro gregge. Cristo Gesù fa appello a questo passaggio di Ezechiele in Giovanni 10, ma sentiamo poco riguardo alla visione oscura di Dio di restaurare i pastori al loro incarico ogni volta che le chiese moderne tentano di eludere questa scrittura chiave e di eludere le richieste di Dio. Vedi https://chalcedon.edu/resources/articles/liberty-from-abuse e anche https://chalcedon.edu/resources/videos/justice-and-healing-lecture-3-from-the-domestic-abuse- e-la-conferenza-della-chiesa
[20] https://chalcedon.edu/magazine/answering-tough-questions-about-christian-reconstruction
[21] Possiamo aggiungere che la pratica moderna dei bombardamenti indiscriminati viola il divieto di danneggiare gli alberi da frutto del nemico (o i propri) e la legge di Dio specifica l’età minima e massima dei soldati, limitando la guerra a respingere le invasioni militari della propria patria. La Legge di Dio prevede la fanteria (adeguata per la difesa) ma non la cavalleria (usata per l’offesa e quindi vietata alla nazione di possederla). Il vero difensore della nazione è Dio, come insegna Isaia 4:5 ed esposto in modo così potente dal puritano John Owen. Nessuna difesa è possibile contro Dio (come Achab apprese quando la freccia fortuita entrò nel suo corpo attraverso una fessura nella sua armatura) e nessuna offensiva bellica può avere successo contro di Lui quando Egli protegge una nazione. Il nostro problema è questo: buttiamo via la Legge di Dio, quindi l’unica cosa che ci resta sono le armi inefficaci della carne e impareremo che i nostri scudi hanno innumerevoli buchi.
[22] Giobbe disse: «Io avevo stretto un patto con i miei occhi; come potevo quindi fissare lo sguardo su una vergine?» (Giobbe 31:1), illustrando la sua fedeltà rispetto alla Legge di Dio che media tutte le sue relazioni con gli altri. Il suo commento qui anticipa ciò che Cristo insegnò nel Sermone del Monte in Matteo 5:28. Giobbe era in anticipo, quando si trattava della Legge di Dio.
[23] Partiamo dal presupposto che il lettore sia d’accordo con Paolo che “questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1 Tessalonicesi 4:3) e che la questione ruoti attorno al modello di santificazione piuttosto che al fatto stesso. Coloro che negano il bisogno di santificazione, gli antinomisti irriducibili, non hanno bisogno di uno standard, avendo rifiutato il processo stesso e la necessità di crescita del Suo popolo.
[24] https://chalcedon.edu/magazine/the-crooked-shall-be-made-driight
[25] https://chalcedon.edu/magazine/does-theonomy-have-a-fatal-flaw
[26] Greg Bahnsen fa questa osservazione nella sua opera magna, Theonomy in Christian Ethics. Credo che in questo caso abbia ragione, ma non adotto il suo approccio alla seconda proposizione, né il suo modo di trattare il versetto 18, per ragioni spiegate nel testo, poiché ritengo, con tutto il rispetto, che oggi ci si possa porre in maniera più forte e chiara di ciò che Bahnsen era riuscito a fare negli anni Settanta.
[27] Ellicott’s Commentary on the Whole Bible (Grand Rapids, MI: Zondervan, n.d.) 4:266. La traduzione letterale dall’ebraico è del Rev. Archdeacon Aglen. La stessa traduzione di base si trova nella traduzione del Salmo 119-120 di Eun Suk Cho del 2013. La struttura di questo versetto è così particolare che alcuni hanno dichiarato che il testo è corrotto, piuttosto che lasciarlo parlare come è scritto. Si veda Mitchell Dahood, Psalms III: 101-150 (Garden City, NY: Doubleday, 1970), p. 187, per una prova di ciò. Dahood afferma che anche Kirkpatrick considera il testo corrotto. Dal momento che il versetto ha probabilmente un’impronta messianica, un verdetto così prematuro sarebbe piuttosto dannoso.
[28] Una possibilità affascinante è rappresentata dalla “pietra tagliata senza mani” in Daniele 2:34-35, che tradizionalmente viene interpretata come simbolo del Messia stesso o del Regno di Dio. Un solo studioso (James Jordan) ritiene che si riferisca all’altare di pietra del Tabernacolo e poi del Tempio, poiché nessun uomo ha sollevato uno strumento su quella pietra, che però non è mai stata tagliata. Tuttavia, nelle Scritture si fa riferimento a un’altra pietra che è stata effettivamente tagliata senza mani umane: le tavole originali della legge di Dio. Se questo è il riferimento reale in Daniele (che la pietra che Dio aveva tagliato e su cui aveva scritto colpisce simbolicamente la statua, distruggendola e poi riempiendo la terra), la presenza di detriti “come la pula delle aie estive spinta dal vento” (Dan. 2:35) si correla con la “pula che il vento scaccia” del Salmo 1 in contrasto con coloro che meditano sulla Legge di Dio (Salmo 1:4).
[29] Judy Rogers è una cantautrice che ha messo in musica i Dieci Comandamenti.
[30] Un testo interlineare usa “trasferimento” come significato letterale, implicando un trasferimento al sacerdozio originale di Melchisedec.