Su quale base Dio accetta un uomo? Questa è la più importante tra tutte le domande riguardanti la salvezza.
Diverse risposte sono state date:
Molte persone nelle chiese danno la risposta sbagliata. Nei seminari molti professori danno la risposta sbagliata. Questa domanda richiede una risposta chiara, e per poter dare tale risposta, dobbiamo avere le idee chiare su questo importante argomento. Questa è stata la grande questione della Riforma. Alcuni dicono che i tempi sono cambiati e per questo le vecchie questioni non sono più rilevanti. Ma noi, invece, crediamo che la questione sia tanto rilevante oggi quanto lo è stata ai giorni di Paolo e Lutero. È la questione più importante che affligge il cuore umano, ed è alla radice di tutti i problemi della società.
La risposta esatta è la prima. La sola base sulla quale una persona è accettata da Dio è una vita di completa obbedienza alla Legge.
La maggior parte della gente sceglie la seconda risposta invece della prima perché non vogliono apparire legalisti. Costoro scelgono la fede nell’Evangelo di Gesù Cristo perché pensano che ciò sia contro il legalismo. Ma la seconda risposta è di fatto la risposta legalistica.
Qual è la base, il fondamento sul quale un uomo è accettabile a Dio? Nessuno dei Riformatori e nessun studioso della Bibbia degno della tradizione della Riforma ha mai sostenuto che la fede è la base o il motivo per l’accettazione da parte di Dio. Di tutti gli attributi che Dio impianta nel cuore umano, la fede è sopra a tutti, è il dono di Dio e la radice di tutte le virtù. È l’opera principale dello Spirito Santo. Ma nonostante la principesca natura della fede, essa non è mai la base, il fondamento, la ragione per la salvezza. Uno dei pericoli della moderna scena religiosa è l’idea che a causadella mia fede, perché sono nato di nuovo, perché io confido in Gesù, che Dio mi accetta..
Dire che la fede è la base per l’accettazione da parte di Dio è legalistico, perché offre a Dio qualcosa che si trova dentro di me come base per essere accettabile. (Che Dio doni la fede non fa differenza per il principio. La fede è ancora una qualità dentro di me). Se vi prendeste il tempo di esaminare i decreti del Concilio di Trento sulla giustificazione, scoprirete che la seconda risposta è la classica risposta Cattolico Romana. I Riformatori, in sintonia con la Bibbia, si opposero contro quest’idea. In questo secolo di declino teologico, tuttavia, la dottrina Biblica e Riformata è stata eclissata dalle dottrine Arminiane e Cattoliche, le quali sostengono che la fede è la base per la nostra accettazione da parte di Dio, che la fede è un opera che noi compiamo, una qualità che noi abbiamo, che ci rende accettabili a un Dio santo.
Guardiamo in Romani 2: 12, 13:
Infatti tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno pure senza la legge; e tutti quelli che hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati secondo la legge, perché non coloro che odono la legge sono giusti presso Dio, ma coloro che mettono in pratica la legge saranno giustificati.
La Bibbia non si presta ad equivoci: nessuno se non colui che mette in pratica la legge sarà accettato da Dio. Questo è un principio eterno, e Dio non lo rigetterà, perché Egli non hai mai cambiato idea. Una vita di perfetta obbedienza alla legge, ovvero una vita di giustizia, di rettitudine, è la sola possibile base di accettazione per un Dio santo e giusto.
Il problema di molta dell’evangelizzazione oggi è che l’Evangelo viene presentato come un astuto stratagemma per aggirare la Legge, come un trucco per il quale possiamo sorvolare sopra i requisiti della Legge per giungere direttamente alla presenza di Dio.
Dio richiede una vita di perfetta obbedienza alla Sua Legge e niente di meno. Nessuna obbedienza imperfetta, parziale, claudicante, una “via di mezzo”, soddisferà la sua Santità. “I facitori della Legge saranno giustificati”. Giacomo dice che se offendiamo in un solo punto, noi siamo dei fuorilegge. Ma nel ventesimo secolo questo indispensabile fondamento del Cristianesimo Biblico è stato trascurato. Si ode oggi ben poca predicazione sulla Legge e l’Evangelo. Abbiamo trascurato di predicare la santità e la maestà di Dio. Egli viene presentato come un essere indulgente e benevolo che va avanti e indietro con apprensione nel Cielo cercando il modo di compiacere un popolo mondano e insaziabile. Nessuna meraviglia se ci troviamo in un pantano religioso. Noi abbiamo bisogno della Legge, abbiamo bisogno di conoscere il santo requisito di Dio, abbiamo bisogno di conoscere lo standard di Dio. Abbiamo bisogno di predicare lo standard di Dio in modo tale che le persone gridino, “Come posso io essere salvato?”.
Quando Paolo mette in contrasto la via della fede con la via delle opere in Romani e Galati egli non contrasta la fede e le opere come tali, ma la fede e le nostre deboli, penose, difettose opere. Non dobbiamo giungere all’idea che la fede è contro la Legge. In Romani 3:31 Paolo argomenta che la via della fede non è contro la Legge, ma che la Fede stabilisce la Legge. La Fede non è la negazione della Legge di Dio: la Fede onora la Legge. La Fede riconosce che solo sulla base della prima risposta, una vita di completa obbedienza alla Legge, che Dio potrà mai accettare un uomo.
Nei primi capitoli di Romani, Paolo mostra la pericolosa situazione dell’uomo: né Gentile né Giudeo è in grado di soddisfare lo standard santo di Dio richiesto dalla Legge. È per rimediare a questa situazione che Paolo parla, come fa in Romani 3:21-26, di Gesù Cristo e della giustizia, della rettitudine di Dio. Ma noi spesso siamo indotti a saltare direttamente a Romani 3:21-26 senza dare la dovuta attenzione alla forza dell’argomento precedente. Teniamo presente che da Romani 1:13 fino a 3:20 Paolo insiste con estrema chiarezza e inspirata forza sul messaggio che l’intero genere umano è in una terribile situazione di pericolo, perché l’uomo non è stato in grado di rendere a Dio quello che Gli è dovuto, cioè nulla di meno che una perfetta conformità alla Legge di Dio. L’Evangelo Cristiano onora la Legge di Dio, la Fede onora la Legge Di Dio. E siccome la fede dipende sempre e trae il suo valore dal suo oggetto, la fede risponderà sempre : “La sola base sulla la quale l’uomo è accettato da Dio è una vita di completa obbedienza alla Legge”.
“Ma ora la giustizia di Dio…” Dio interviene nella nostra terribile situazione. È stato a causa di questa “rettitudine di Dio”, da quest’idea che è scaturita la Riforma. Ma cosa si intende per “rettitudine”, per “giustizia di Dio”? La rettitudine di Dio è quel che viene misurato dal carattere stesso di Dio. È quello che si commisura con la santità di Dio. È il suo carattere puro, santo, divino. Questa rettitudine di Dio è il requisito di Dio. La sua giustizia la richiede da ogni uomo, da ogni donna e da ogni bambino. È quello che Egli ha sempre richiesto e sempre richiederà, perché non potrebbe mai richiedere meno del suo essere perfetto.
Questa è la questione sulla quale si consumava Martin Lutero. Egli quasi disperò quando comprese questo aspetto della “giustizia di Dio”. Lottò con tutte le sue forze e i suoi principi ascetici per dare a Dio quel che Dio richiede. Ma nonostante questo la sua coscienza non gli dava tregua. “Avrò fatto abbastanza? L’avrò fatto in modo soddisfacente? Come faccio a esserne sicuro?” Questa è la ragione perché oggi l’Evangelo è praticamente sconosciuto: noi oggi non ci confrontiamo più con gli stessi problemi di Lutero. L’Evangelo ha senso solo sullo sfondo del requisito radicale e inamovibile di una rettitudine completa e totale. Quando uomini e donne comprenderanno che la sola base per l’accettazione da parte di Dio è una vita di perfetta conformità alla Legge, e quando essi saranno angosciati per trovare il modo di soddisfare quel requisito, allora e solo allora l’Evangelo avrà un senso.
L’errore di molta della religiosità contemporanea è l’assenza di domande teologiche. Si preferisce invece sapere cose come “Come può Dio compiacermi? Come può elevare la mia autostima? Come può Dio rendermi felice e realizzato?” Ma la domanda fondamentale della Bibbia, e la domanda fondamentale che fece scaturire la Riforma era “Come posso Io compiacere a Dio?” . È solo quando questa domanda diventa una necessità urgente che la Rettitudine, la Giustizia di Dio avrà finalmente senso.
La rettitudine, la giustizia di Dio è quella che Dio stesso provvede. Quando Lutero lo scoprì, nacque la Riforma. Questa è la Buona Notizia, questo è l’Evangelo. La Rettitudine di Gesù Cristo è sia il requisito che la provvista di Dio per il suo popolo. Se tu desideri conoscere quello che Dio richiede da te e da me, guarda alla perfetta vita di Gesù Cristo. Egli è stato veramente uomo, per come Dio aveva inteso dovesse essere l’uomo. Gesù è la Rettitudine di Dio come è provveduta da Dio. Quando è nato in questo mondo, è stata una nascita come non ce n’è stata alcuna dalla caduta di Adamo. È venuto sulla terra a vivere una vita che nessuno aveva mai vissuto dalla caduta di Adamo. Se gettaste uno sguardo sull’intero corso della storia umana, scorgereste solo trentatré anni che Dio accetta. Gesù è venuto a offrire il perfetto sacrificio, il riscatto sostitutivo per il fallimento di uomini e donne a vivere rettamente davanti a Dio. È risorto dalla tomba ed è asceso alla destra di Dio, così che proprio ora Egli è alla presenza di Dio come Uomo perfetto a nome di tutti quelli che confidano in Lui.
Gesù è venuto a vivere una vita di perfetta obbedienza alla Legge di Dio, la sua vita ha rispecchiato la santità di Dio in ogni punto. Quel che la santità di Dio richiedeva, Gesù l’ha provvista. Avete mai letto L’incarnazione del Verbo di Dio, di Atanasio, o il Cur Deus Homo (Perché Dio si è fatto Uomo) di Anselmo? Dovremmo leggere questi classici invece della pia sbobba che invade gli scaffali delle nostre librerie religiose. Questi uomini avevano ben afferrato la questione dell’Incarnazione. Dio Figlio doveva diventare ed è diventato uomo per poterci provvedere quello che l’auto-consistenza di Dio Padre richiedeva da noi.
Gesù ha provvisto la rettitudine, la giustizia che Dio richiede. Ma noi siamo ancora obbligati a concordare con Dio per poter essere giustificati. L’obbedienza di Cristo alla legge non vi aiuterà a meno che non siate d’accordo con la transazione. Ma come si compie tutto questo? Si compie mediante, e non a causa della fede. La fede è l’assenso alla soluzione che Dio ha provvisto in Cristo Gesù.
Quando quindi veniamo davanti a Dio nel ravvedimento, noi diciamo “Signore io non ho adempiuto la tua santa legge. Non ho fatto quanto la tua santità richiede. Ma tu l’hai fatto per me in Gesù Cristo. Miei sono la nascita di Gesù, la sua vita immacolata, la sua morte, resurrezione e ascensione”. Questo è il linguaggio della fede. La Fede accetta la totale peccaminosità del nostro essere e la completa rettitudine di Dio in Gesù Cristo.
La Rettitudine di Dio, quindi, è la mia Rettitudine mediante la fede in Gesù Cristo”.
Alcuni carismatici chiedono tuttavia “Fratello, hai mai fatto l’eccitante scoperta della vita ripiena di Spirito?”. La tragedia è che quando vengono così confrontati, molti Cristiani si sentono spiritualmente nudi e imbarazzati. Ma la sola risposta di un uomo e una donna di fede è “Sì, e che vita! Sono nato perfettamente, Ho vissuto all’altezza della santità di Dio stesso nel mio Sostituto, Gesù Cristo”. Quando ci vantiamo della vita ripiena di Spirito di Cristo (che è nostra per la sola fede), questo farà apparire ogni altra cosiddetta “vita ripiena di Spirito” insignificante e peccaminosa al confronto. Gloriandoci della vita di Cristo noi non siamo stati più spacconi dei carismatici, che si gloriano invece delleloro vite.
La Rettitudine di Dio, che è mia mediante la fede, è in Gesù Cristo. Non è una qualità nel mio cuore. Questa è l’enfasi di Romani 3:21-26 , “in Cristo Gesù”. Questa rettitudine si trova solo in Gesù alla destra di Dio.
Dice Paolo ai Colossesi:
Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Ponete il vostro affetto alle cose di lassù, non quelle che sono sulla terra, perché voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo che è la nostra vita apparirà, allora anche voi apparirete con lui in gloria. (Colossesi 3:1-4)
Perciò, non riponete il vostro affetto nella vita sbagliata. La vostra vita di santificazione, che per necessità segue la giustificazione, è una flebile ombra della vera vita Cristiana alla destra di Dio. La nostra vita è nascosta con Cristo in Dio.
Una vita di obbedienza alla legge, quello che Dio richiede, è stato compiuto dalle azioni e dalla morte di Gesù Cristo, la sua vita senza peccato e la sua morte obbediente. Io posso presentare tutto questo a Dio mediante la fede. Questo non vuol dire offrire la rettitudine che ho dentro di me, ma presentare la rettitudine che è in Gesù Cristo. È, come Lutero ha affermato, la iustitia aliena di Cristo. È riservata in Cielo come il grande tesoro per persone che vivono in mezzo ai ladri, e il Cielo è il posto sicuro dove possa stare. Così, Dio ci accetta solo sulla base di una perfetta rettitudine. Egli ci salva secondo giustizia, che vuol dire che la nostra salvezza è fondata sulla giustizia di Dio. Questa è una buona notizia! A volte noi vacilliamo e ci chiediamo se la misericordia di Dio possa mai esaurirsi. Il ministro di culto potrà dirci che Dio è misericordioso, e noi comunque pensare “Ma questo qui non conosce il mio cuore! Davvero Dio è così misericordioso?” Ma avete mai pensato possibile che Dio smetta di essere giusto? No davvero! Ed è per questo che noi pensiamo che la sua misericordia possa esaurirsi, perché sappiamo quanto egli sia giusto!
Ecco il glorioso messaggio di Romani 3:25, 26 che non viene insegnato oggi: l’Evangelo è una dichiarazione della giustizia di Dio e della sua misericordia. Dio ci ha salvati in una maniera che afferma che Egli è giusto. Egli non ha aggirato la Legge, non è stato inconsistente. Non ha ripudiato la Legge. Perchè Dio possa respingere un uomo che confida in Gesù Cristo, Egli dovrebbe prima diventare ingiusto. “Per dichiarare in questo tempo la sua rettitudine; che Egli sia giusto e il giustificatore di colui che crede in Gesù” (Romani 3:26). Così la nostra sicurezza è fermamente ancorata nella giustizia di Dio.
Dio non ha mai cambiato idea. Egli ha sempre richiesto la perfetta obbedienza alla sua legge. E quando rivolse lo sguardo verso un modo totalmente disperato, venne Egli stesso, Dio Figlio, in una mangiatoia per asini. Dio Figlio che permise alla polvere di Palestina di passargli tra le dita dei piedi mentre adempiva la propria legge al nostro posto. La Fede riconosce la Legge perché Gesù riconosceva la Legge. La Fede sceglie sempre la vita perfetta, la vita conforme alla legge di Gesù come la sola base per essere accettati da Dio.
Ampiamente revisionato e adattato da Present Truth, una rivista estinta.
http://www.trinityfoundation.org/journal.php?id=169
traduzione a cura di Giampiero Giancipoli