DENARO E POTERE

Una giovane coppia, il marito un esperto di conservazione del terreno, vivevano, immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, in una riserva indiana isolata a Ovest, cento miglia dalla città più vicina. Quando seppero che sarebbe stato fatto vedere un film nell’edificio della scuola Indiana, la coppia, desiderosa di svago, partecipò. Erano i soli non-indiani presenti oltre il proiezionista. Il film era una vecchia storia “Cow-Boy  e Indiani”, e la giovane coppia, seduti in prima fila, scoprirono con orrore che gli Indiani si divertivano durante l’attacco e il massacro di una carovana di coloni bianchi. La sala risuonava di grida eccitate e di schiamazzi, e la coppia terrificata si chiese se la febbre da scalpo si sarebbe estesa anche a loro. Più tardi, quando la cavalleria costrinse gli indiani a fuggire sconfitti lamenti e brontolii si alzarono da tutti i lati. Per questi Indiani i “buoni” erano gli Indiani e i “cattivi” erano i coloni.

Molto del pensiero e dello scrivere umano si fonda su questo tipo di semplice identificazione. Si tratti di uno di sinistra, di destra o di centro o di un clericale, la strada verso un facile successo è quella di identificare l’uditorio o i seguaci con i “buoni” e i loro nemici con i “cattivi”. I “cattivi” in questo modo sono i capitalisti, i lavoratori, i comunisti, gli statali, i comunisti, o quello che volete, a seconda delle circostanze. C’è spesso una reale misura di verità in tali identificazioni, ma c’è anche un serio errore, nel fatto che il male viene proiettato sul nemico, ed in questo modo si guadagna una facile moralità per mezzo del contrasto. È vero che il comunismo è un sistema malvagio e che i Comunisti di regola sono uomini malvagi e colpevoli, ma non è certamente vero che un anti-comunista offra di conseguenza un sistema buono o che egli sia un uomo buono. La virtù non si ottiene meramente con l’opposizione ad un male, ma piuttosto con una positiva aderenza alla giustizia, e più ancora dalla fede cristiana e dal carattere che produce. Un approccio moralista può condurre a reali complicazioni e ad un riconoscimento del “bene” in termini legalistici e farisaici. Così, i Comunisti possono reclamare come proprie virtù un’opposizione all’intemperanza, all’indolenza, alla compiacenza e ad una varietà di altre virtù periferiche. Tale approccio evade la questione centrale: qual è l’ambizione principale e la natura essenziale della vita di un uomo, o il proposito di un sistema?

In questo modo, la definizione di un nemico come malvagio, se corretta, è meramente un fatto elementare. Deve essere seguita dall’esame della propria posizione: è anche la mia posizione malvagia? Tristemente, nell’area dell’economia, la maggior parte dei conservatori e dei Cristiani perseguono una via che è implicitamente malvagia, e reclamano la propria virtù solamente identificando come malvagi i propri nemici, non con una giustizia positiva di qualche tipo.

Uno dei metodi più comuni per guadagnare questa pseudo-giustizia consiste nell’identificare e attaccare un potere economico nascosto. Che esista un sistema di potere monetario, come esistono altri sistemi, è vero. Che famiglie come i Rothschild abbiano esercitato una potente influenza su uomini e nazioni anche è vero.

Una varietà di libri, comunque, prima puntano il dito al “potere economico nascosto” di cui hanno spesso accurate informazioni e molto spesso informazioni poco accurate. Secondo, ascrivono a questi banchieri un vasto potere, il potere di manipolare e controllare l’economia mondiale, e, terzo, propongono la loro soluzione, denaro creato, un mezzo emesso dallo stato non appoggiato da un valore reale, denaro cartaceo senza controparte in oro e argento.

Ai primi due punti si può rispondere insieme. Questi critici del “potere economico nascosto” sono, come minimo, Manichei nel loro modo di pensare, e, più accuratamente, sono adoratori di Satana. Essi effettivamente credono che il male possa governare il mondo con successo.  Essi ascrivono il potere di determinare l’economia e la storia del mondo ad un piccolo gruppo di uomini malvagi piuttosto che al Dio Trino, al Suo decreto eterno, e alle leggi immutabili dell’ordinamento economico. Le leggi dell’economia sono parte dell’ordine di Dio, e non possono essere ignorate dall’uomo. La pena per aver violato le leggi dell’economia da parte di chicchessia è la morte economica. Il fatto che banche internazionali e stati mondiali siano in gradi diversi staccati dalla reale ricchezza in oro non è un mezzo con cui governeranno il mondo ma un mezzo con cui guadagnano un potere socialista a breve termine al costo di un suicidio economico. Il mondo è sotto la legge di Dio e non sotto la legge dell’uomo. Significativamente, questi critici non solo credono che il mondo sia sotto la legge dell’uomo, sotto i “poteri occulti del danaro” ma propongono di metterlo sotto la legge di un altro gruppo di uomini: se stessi. La loro cura è più mortale della malattia. Assumere che la legge dell’uomo possa eliminare la legge di Dio sull’economia è l’essenza del satanismo, della tentazione di essere il proprio dio, stabilendo leggi dal proprio essere e determinando il bene ed il male a partire dalle proprie realtà esistenziali (Gn. 3:5). I critici dunque sono dedicati al satanismo perfino più spesso dei loro nemici, perché il loro credere in questo potere cospiratorio è senza restrizioni.

È possibile per l’uomo cospirare per governare il mondo, politicamente, economicamente, o religiosamente, ma se si possa fare è un’altra cosa. Certamente è stato tentato attraverso i secoli e c’è un tentativo in atto oggi. È anche possibile per un gruppo di persone cospirare contro la morte, essere decisi a distruggere la morte e a vivere per sempre. È inoltre possibile che, nel corso delle loro attività, essi possano, con la ricerca e con la medicina socializzata, avere successo nel posporre la morte e allungare la media della vita. Certamente, lo sforzo di distruggere la morte è in corso. Ma la vita e la morte sono nelle mani di Dio, e per l’uomo il cercare di diventare Dio è un esercizio di futilità, un invito alla condanna, e un’autostrada all’inferno e alla dannazione. Qualsiasi tentativo di eliminare le leggi dell’economia è futile tanto quanto cospirare contro la morte, e perfino di più, perché l’uomo che cospira contro la morte sarà almeno attento alla propria salute, ma l’uomo che cospira contro le leggi dell’economia distrugge con ciò la propria salute economica ed infine la vita stessa.

[Riguardo al terzo punto, la soluzione di questi critici è il socialismo totale…]

La forza del “potere del danaro” poggia su un fatto ovvio e alla luce del sole: il debito. Debito e interessi sono legali secondo la Bibbia, e fare banca è un’attività legittima. I cristiani devono evitare il debito come principio morale, ma ciò non significa che debito o interessi sono proibiti a tutti (Dt. 15:11; 23:19-20; 28: 12,44; Es. 22:25; Lev. 25:36s.; Rm. 13:8-9). Il principio basilare è esposto chiaramente in proverbi 22:7b: “chi prende in prestito è schiavo di chi presta.” La schiavitù è un modo di vivere per molti. Il legame e la schiavitù fondamentali sono al peccato (Gv 8: 31-36), e la schiavitù politica ed economica è solo la manifestazione esteriore di un fatto interiore. L’immoralità non consiste nell’accettare il proprio stato. È nella propria resa spirituale al peccato. Nessuna riforma monetaria o politica può alterare questo fatto interiore. Non è il presta-soldi che crea il debitore schiavo, ma il debitore schiavo che crea il presta-soldi perché il suo modo di vivere richiede questo tipo di ufficio ( o servizio) e un finanziamento in passivo dell’economia pubblica e privata. Inoltre, mentre il debito cresce, la qualità declina. Perché il debitore richiede, non beni di qualità, ma beni disponibili a buon mercato. Beni disponibili a buon mercato sono beni prodotti a buon mercato, prodotti per essere velocemente venduti in termini di debito, mentre le vendite per contanti, vendite senza debito, richiedono sia qualità che valore reale del denaro. Una classe di debitori quindi crea un produttore scadente e distrugge il produttore di qualità, ma nel frattempo si lamenta del declino della qualità.

Il debito è per il cristiano una violazione del comandamento: “Non abbiate alcun debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri” (Rm. 13:8). Il debito vive sulla concupiscenza, un desiderio di possedere ciò che il nostro prossimo possiede, anche se non abbiamo i suoi mezzi. Come risultato della concupiscenza, lo schiavo desidera possedere una casa, un’auto, dei mobili, e del vestiario che vede in possesso dei ricchi, e il mezzo per procurarsi queste cose è il debito. Ma San Paolo dichiarò: “Ora la pietà è un mezzo di grande guadagno, quando uno è contento del proprio stato. Non abbiamo infatti portato nulla nel mondo, ed è chiaro che non possiamo portarne via nulla, ma quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci, saremo di questo contenti” (1 Tm. 6:6-8).

L’uomo o la nazione concupiscenti si indebitano per guadagnare potere aggiuntivo, potere d’acquisto, prestigio, risorse e altre forme di potenza visibile. Il risultato è certamente un aumento di potere, ma è potere a breve termine acquisito al prezzo del disastro a lungo termine. L’indebitato vede perpetuamente obbiettivi aggiuntivi, nuovi incrementi di potere possibili attraverso il debito, e come risultato cade sempre più in schiavitù. Il debito è un modo di vivere, un concupiscente modo di vivere e una forma di schiavitù. L’eventuale fine di una economia debitoria, per uomini e nazioni, è la bancarotta.

Il potere a breve termine , comunque, è impressionante. I debitori stessi sono profondamente impressionati da questo potere, e quindi ascrivono al debitore più grande il potere più grande. Essi credono inoltre, quando sentono i morsi del debito. Che il male è nel prestatore di denaro, non in se stessi per aver vissuto in preda alla concupiscenza. Come risultato cominciano a sbraitare contro “il potere occulto del denaro”, e spesso ammassano dati contro di esso. Il po’ di verità riguardo al “sistema bancario” oscura la triste realtà che sono i debitori a creare il sistema bancario, e il vero male è il vivere concupendo, non il sistema banca, per quanto erronei possano essere i principi bancari.

Ma, nel frattempo, un’altra forza è all’opera.  Mentre il debito, “pubblico” e “privato” accumula, c’è una continua fuga di oro dai vari governi civili e dal loro tesoro, e dai vari banchieri. Il tesoro statale prende oro in prestito dai banchieri internazionali, solo per vederlo fluire verso l’esterno, all’esterno e in basso. La gente che nel mondo risparmia comincia a mettere da parte oro e argento ad un passo accelerato e disperato. Lo seppelliscono, immagazzinano, lo ricercano con determinazione, perché riconoscono l’avvicinarsi del disastro per i debitori prodighi, uomini e nazioni. I prestatori di denaro sono impegnati a continuare l’economia fondata sul debito; la loro prosperità ed il loro potere dipendono da essa. L’economia debitoria è loro da manipolare apparentemente ad un maggior grado di potere, ma l’oro necessario a mantenere la sicurezza di Stati e Tesori drena costantemente dalle banche e dal Tesoro dentro ai tesori seppelliti delle persone previdenti. Il risultato non è solo una fuga di oro ed argento verso il basso, ma anche una celata fuga di potere verso il basso, finché, finalmente, dopo un periodo di anarchia, col vecchio sistema in frantumi, un nuovo gruppo gradualmente emerge.

La prospettiva di coloro che si preoccupano del “trust sul denaro” è perciò piuttosto fallace. Essi credono nel trionfo del male, e mancano di vedere il debito e la concupiscenza come il male basilare. Tali persone metterebbero fuorilegge l’istituto bancario, un’attività legittima, anziché abbandonare la concupiscenza.  Prestare denaro non è peccato; la schiavitù è un fatto della vita, e lo schiavo dei debiti non può biasimare un uomo che onestamente e legittimamente gli presta del denaro. La Bibbia riconosce tale transazione come legittima; lo schiavo non è messo fuorilegge da Dio, ma è semplicemente considerato come una persona il cui modo di vivere è uno molto limitato. La legge Biblica da disposizioni per lo schiavo che vuole la schiavitù, essa semplicemente richiede che egli riconosca pubblicamente ciò che il suo modo di vivere è, un atto della propria volontà (Es. 21:1-6).

Il credente che evita i debiti dichiara con ciò che egli rifiuta di essere schiavo, rifiuta di concupire, riconosce che la terra è del Signore e anche l’uomo lo è, e, perciò, che la vita può essere vissuta solo nei termini della legge di Dio. Il cristiano non può ipotecare se stesso o il suo futuro: è di Dio, non suo proprio. Nei termini di questa fede, e di questo stile di vita, il potere ritorna all’uomo cristiano, la cui perdita di libertà e di potere cominciò con la perdita della fede e con una mente concupiscente la quale è la molla principale della schiavitù da debiti. L’inizio della vera potenza è sempre obbedienza a Dio.

 

 


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