Infatti, se un re ha costruito una casa o una città, e questa viene attaccata dai briganti per la negligenza degli abitanti, il re non l’abbandona affatto, ma la difende come opera sua e la salva non badando alla trascuratezza degli uomini ma al proprio onore. Tanto più il Dio Verbo del Padre perfettamente buono non permise che il genere umano da lui creato precipitasse nella corruzione, ma con l’offerta del suo proprio corpo cancellò la morte che era caduta su di loro, corresse con il suo insegnamento la loro negligenza restaurando con la sua potenza tutta la condizione umana.
Atanasio: L’Incarnazione del Verbo [10]
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LA GRANDE MERETRICE (Apocalisse 17-19)
Il libro di Apocalisse ci confronta con due grandi città, l’una antitetica all’altra: Babilonia e la Nuova Gerusalemme. Come vedremo più avanti nel capitolo, la Nuova Gerusalemme è Paradiso Completato, la comunità dei santi, la Città di Dio. L’altra città, che è continuamente posta in contrasto con la Nuova Gerusalemme, è la vecchia Gerusalemme, che è divenuta infedele a Dio. Se conoscessimo meglio le nostre Bibbie questo ci diventerebbe immediatamente evidente, infatti la maggior parte del linguaggio che descrive “Babilonia” è preso da altre descrizioni bibliche di Gerusalemme. Consideriamo insieme alcune delle informazioni che Giovanni ci fornisce riguardo a questa città malvagia.
Innanzitutto ci viene detto che essa è “la grande meretrice … con cui hanno fornicato i re della terra” (Ap. 17: 1-2). Questa toccante immagine di una città-meretrice che fornica con le nazioni proviene da Isaia 57 e da Ezechiele 16 e 23, dove Gerusalemme è rappresentata come la Sposa di Dio che si è data alla prostituzione. La gente di Gerusalemme aveva abbandonato la vera fede e si era rivolta a divinità pagane e a empie nazioni per ricevere aiuto, anziché porre la loro fiducia in Dio affinché fosse il loro protettore e liberatore. Usando un linguaggio talmente esplicito che la maggior parte dei moderni pastori evitano di predicare da questi capitoli, Ezechiele condanna Gerusalemme come una degradata prostituta sfrenata: “hai allargato le tue gambe ad ogni passante, moltiplicando le tue prostituzioni” (Ez. 16:25). Giovanni vide la prostituta seduta in un deserto, un simbolo che abbiamo già considerato per esteso come una figura della Maledizione; inoltre, la specifica immagine di Gerusalemme come una prostituta in un deserto è utilizzata in Geremia 2-3 e in Osea 2.
La Meretrice nel deserto, dice Giovanni, è seduta sulla Bestia (Ap. 17:13), a rappresentare la sua dipendenza dall’Impero romano per la sua esistenza ed il suo potere nazionale; dalla testimonianza del Nuovo Testamento non c’è dubbio che Gerusalemme fosse politicamente e religiosamente “a letto” con l’Impero pagano, in cooperazione con Roma nella crocifissione di Cristo e nella micidiale persecuzione dei cristiani. Sviluppando ulteriormente quest’aspetto del simbolismo, un angelo parla ancora a Giovanni della Bestia: “Le sette teste sono sette monti, sui quali la donna siede, e sono anche sette re, cinque sono caduti, uno è e l’altro non è ancora venuto e, quando verrà, dovrà durare poco.” (Ap. 17:9-10). I “sette monti” identificano nuovamente la Bestia con Roma, famosa per i suoi “sette colli”; ma questi corrispondono anche alla linea dei Cesari. Cinque sono caduti: i primi cinque Cesari furono Giulio, Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio. Uno è ora: Nerone, il sesto Cesare era sul trono quando Giovanni stava scrivendo la Rivelazione. L’altro … deve durare poco: Galba, il settimo Cesare regnò per sette mesi.
Il nome simbolico dato alla meretrice era Babilonia la Grande (Ap. 17:5), una reminiscenza della città del Vecchio Testamento che fu l’epitome della ribellione contro Dio (cfr. Ge. 11:1-9; Gr. 50-51). Questa nuova e più grande Babilonia, la “madre delle meretrici”, è “ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù” (Ap. 17:6). Più tardi Giovanni ci dice che “in essa è stato trovato il sangue dei profeti e dei santi e di tutti coloro che sono stati uccisi sulla terra” (Ap. 18:24). Quest’affermazione ha un suono famigliare, non vi sembra? Proviene da un passo che abbiamo considerato in precedenza diverse volte. La condanna di Gerusalemme da parte di Gesù.
Perciò, ecco io vi mando dei profeti, dei savi e degli scribi; di loro ne ucciderete e crocifiggerete alcuni, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia che uccideste fra il tempio e l’altare. In verità vi dico che tutte queste cose ricadranno su questa generazione. Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati! (Mt. 23:34-37).
Storicamente fu Gerusalemme ad essere sempre stata la grande meretrice, cadendo continuamente in apostasia e perseguitando i profeti (At. 7: 51-52); Gerusalemme fu il luogo dove i profeti furono uccisi (Lu. 13:33). Noi non potremo afferrare il messaggio di Apocalisse se manchiamo di riconoscere il suo carattere centrale quale documento pattizio, legale; come gli scritti di Amos e di altri profeti dell’Antico Testamento, il libro rappresenta una causa pattizia, che accusa Gerusalemme di trasgressioni del patto e ne dichiara la condanna.
Giovanni registra che i “dieci re”, i governanti subordinati dell’Impero, si uniscono alla Bestia contro Cristo: “Essi hanno un unico scopo e daranno la loro potenza ed autorità alla bestia. Essi combatteranno contro l’Agnello” – e quale dovrà essere l’esito? – “E l’Agnello li vincerà, perché egli è il Signore dei signori e il Re dei re; e coloro che sono con lui sono chiamati, eletti e fedeli” (Ap. 17:13-14). Giovanni assicura la Chiesa che nel suo terribile e terrificante conflitto con l’imponente potenza di Roma imperiale, la vittoria del cristianesimo è assicurata.
A questo punto il centro dell’attenzione sembra spostarsi. Proprio mentre la guerra tra Cesare e Cristo si infiamma, dice Giovanni, le persone dell’Impero “odieranno la meretrice e la renderanno desolata (cfr. Mt. 24:15) e nuda, e mangeranno le sue carni e la bruceranno col fuoco. Dio infatti ha messo nei loro cuori di eseguire il suo disegno, di avere un unico pensiero e di dare il loro regno alla Bestia, finché siano adempiute le parole di Dio” (Ap. 17:16-17, cfr. 18:6-8). Gerusalemme aveva commesso fornicazione con le nazioni pagane, ma nel 70 d.C. esse si rivoltarono contro di essa e la distrussero. Ancora una volta, quest’immagine è presa dai Profeti dell’Antico Testamento i quali parlarono di Gerusalemme come della Prostituta: essi dissero che, proprio come una figlia del sacerdote che fosse divenuta una prostituta avrebbe dovuto essere “bruciata col fuoco” (Le. 21:9), così Dio avrebbe usato gli ex “amanti” di Gerusalemme, le nazioni pagane, per distruggerla e bruciarla fino al suolo (Gr. 4:11-13, 30-31; Ez. 16: 37-41; 23: 22, 25-30). È degno di nota, comunque, che la Bestia distrugge Gerusalemme come parte della sua guerra contro Cristo; gli storici dell’antichità registrano che i motivi dei capi romani nel distruggere il Tempio non era solo per distruggere i Giudei, ma per obliterare il cristianesimo. La Bestia pensò che avrebbe potuto uccidere la Meretrice e la Sposa con un sol colpo! Ma quando la polvere si adagiò, l’impalcatura della vecchia, apostata Gerusalemme giaceva in rovine, e la Chiesa fu rivelata come il nuovo e più glorioso tempio, la dimora eterna di Dio.
Giovanni ci dice che la Meretrice “è la grande città che regna sui re della terra” (Ap. 17:18). Questo verso ha sconcertato alcuni interpreti. Benché tutti gli altri segni indichino Gerusalemme come la Meretrice, come si può dire di essa che possegga questo tipo di potere politico mondiale? La risposta è che Apocalisse non è un libro che tratta di politica, è un libro che tratta del Patto. Gerusalemme effettivamente regnava sulle nazioni. Essa aveva una priorità pattizia sui regni della terra. Il fatto che Israele fosse un regno di sacerdoti che esercitava questo ministero in favore delle nazioni del mondo è raramente apprezzato a sufficienza (Es. 19:6). Quando Israele era fedele a Dio, offrendo sacrifici per le nazioni, il mondo era in pace, quando Israele trasgrediva il Patto, il mondo era in subbuglio. Le nazioni Gentili lo riconoscevano (1Re 10:24; Ed. 1:4-7, cfr. Ro. 2:17-24). Nondimeno, perversamente, cercavano di sedurre Israele a commettere prostituzione contro il patto – e quando lo faceva, si rivoltavano contro di essa e la distruggevano. Questo percorso è ripetuto diverse volte fino alla scomunica finale d’Israele nel 70 d.C. quando Gerusalemme fu distrutta come segno da parte di Dio che il Regno era stato trasferito al suo nuovo popolo, la Chiesa (Ap. 11:19; 15:5; 21:3).
Siccome Israele doveva essere distrutta, gli apostoli spesero molto del loro tempo durante gli ultimi giorni ammonendo il popolo di Dio a separarsi da essa e ad allinearsi con la Chiesa (cfr. At. 2:37-40; 3:19, 26; 4:8-12; 5:27-32). Questo è il messaggio di Giovanni in Apocalisse. L’apostasia di Gerusalemme è divenuta talmente grande, egli dice, che la sua condanna è permanente e irrevocabile. Essa è ora Babilonia, l’implacabile nemico di Dio. “Ed è diventata una dimora di demoni, un covo di ogni spirito immondo, un covo di ogni uccello immondo e abominevole” (Ap. 18:2). Poiché Israele rigettò Cristo, la nazione intera è diventata posseduta dai demoni, ed è completamente al di la di ogni speranza (cfr. Mt.12:38-45; Ap. 9:1-11). Perciò, il popolo di Dio non deve cercare di riformare Israele ma deve abbandonarlo al suo destino. La salvezza è con Cristo e la sua Chiesa, e la distruzione attende quelli che sono allineati con la Prostituta: “Uscite da essa o popolo mio, affinché non abbiate parte ai suoi peccati e non vi venga addosso alcuna delle sue piaghe” (Ap. 18:4, cfr. Eb. 10:19-39; 12: 5-29; 13:10-14).
E così Gerusalemme è distrutta, per non sollevarsi più: “Poi un angelo potente sollevò una grande pietra come una macina e la gettò nel mare (cfr. Lu. 17:2), dicendo: ‘Con lo stesso impeto sarà scagliata Babilonia, la grande città, e non sarà più ritrovata’” (Ap. 18:21). Ma “Gerusalemme” è ancora in piedi nel ventunesimo secolo, non è così? Com’è che fu distrutta per sempre nel 70 d.C.? Ciò che questo significa è che Israele, in qualità de il popolo del patto cesserà di esistere. Gerusalemme – come la grande città, la città santa – “non sarà più ritrovata”. Vero, come abbiamo visto da Romani 11, i discendenti di Abrahamo torneranno dentro al Patto di nuovo. Ma essi non saranno una distinta, santa nazione di sacerdoti speciali. Si uniranno ai popoli del mondo nella moltitudine salvata, senza distinzioni (Is. 19:19-25; cfr. Ef. 2:11-22). In questo modo Gerusalemme, che abbandonò la religione pattizia e si volse a un culto demonico di magia, stregoneria e culto dello Stato, sarà rovinata per sempre. Ciò che un tempo fu un paradiso non conoscerà mai più le benedizioni del Giardino d’Eden (Ap. 18:22-23).
Il popolo di Dio era stato in preghiera per la distruzione di Gerusalemme (Ap. 6:9-11). Ora che le loro preghiere hanno ottenuto risposta, la grande moltitudine dei redenti erompe in lode antifonale:
Alleluia! La salvezza, la gloria, l’onore e la potenza appartengono al Signore nostro Dio, poiché veraci e giusti sono i suoi giudizi. egli ha infatti giudicato la grande meretrice che ha corrotto la terra con la sua fornicazione, e ha vendicato il sangue dei suoi servi sparso dalla sua mano”. E dissero per la seconda volta: “Alleluia! E il suo fumo sale nei secoli dei secoli. (Ap. 19: 1-3, cfr. 18:20).
Contrariamente alle aspettative di Roma, la distruzione di Gerusalemme non fu la fine per la Chiesa. Anzi, fu il pieno stabilimento della Chiesa come Nuovo Tempio, la dichiarazione finale che la Meretrice era stata divorziata e giustiziata, e Dio si è preso una nuova Sposa. Giudizio e salvezza sono inseparabili. Il collasso della cultura empia non è la fine del mondo ma la sua ri-creazione, come nel Diluvio e nell’Esodo. Il popolo di Dio è stato salvato dalle prostituzioni del mondo per diventare sua moglie; e il pegno costante di questo fatto è la celebrazione da parte della chiesa della Comunione: il “Banchetto di Nozze dell’Agnello” (Ap. 19: 7-9).
Ma c’è un’altra grande festa registrata qui: il “Gran Convito di Dio”, nel quale gli animali saprofagi della terra sono invitati a “ mangiare le carni di re, le carni di capitani, le carni di uomini prodi, le carni di cavalli e di cavalieri, le carni di tutti gli uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi” (Ap. 19. 17-18) – di tutti i nemici di Cristo, quelli che rifiutano di sottomettersi al suo governo. Poiché egli esce cavalcando il suo cavallo da guerra, seguito dal suo esercito di santi, a conquistare le nazioni con la Parola di Dio, il vangelo, simbolizzato da una spada che esce dalla sua bocca (Ap. 19: 11-16). Questa non è la seconda venuta, piuttosto, è una simbolica dichiarazione di speranza, l’assicurazione che la Parola di Dio sarà vittoriosa in tutto il mondo in modo che il governo di Cristo sarà stabilito universalmente. Cristo sarà riconosciuto ovunque come Re di tutti i re, Signore su tutti i signori. Fin dall’inizio di Apocalisse, il messaggio di Cristo alla sua Chiesa è stato un comando a vincere, a conquistare (Ap. 2:7, 11, 17, 26-28; 3:5, 12, 21); qui, egli assicura la chiesa sofferente che, malgrado la feroce persecuzione da parte di Israele e di Roma, Cristo e il suo popolo saranno vittoriosi su tutti i nemici. Il destino della Bestia, del falso Profeta, e di tutti quelli che contrastano la signoria di Cristo è morte e distruzione, nel tempo e nell’eternità (Ap. 19: 19-21).
I cristiani del primo secolo, circondati da persecuzioni e apostasia, potrebbero facilmente essere stati tentati di vedere la propria generazione come quella della Fine. La grande testimonianza di Apocalisse fu che queste cose non erano la Fine, ma il Principio. Al loro apice mostruoso, la Bestia e i suoi co-cospiratori stanno meramente compiendo i decreti del Dio sovrano (Ap. 17:17). Egli ha ordinato ogni loro mossa, ed egli ha ordinato la loro distruzione. Le nazioni tumultuano, ma Dio ride: ha già insediato il suo Re sul suo monte santo, e tutte le nazioni saranno da lui governate (Sl. 2). Ogni autorità in cielo e sulla terra è stata data a Cristo (Mt. 28:18), come cantò Martin Lutero “La vittoria in mano Ei tiene”. Mentre il vangelo progredirà in tutto il mondo esso vincerà, e vincerà, e vincerà finché tutti i regni siano diventati il regno di nostro Signore, e del suo Cristo, ed egli regnerà per sempre in eterno. Noi non dobbiamo concedere al nemico nemmeno un centimetro quadrato in cielo o sulla terra. Cristo ed il suo esercito stanno avanzando, conquistando e per conquistare, e noi, per mezzo di Lui erediteremo tutte le cose.
Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco, e colui che lo cavalcava si chiama il Fedele e il Verace; ed egli giudica e guerreggia con giustizia. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco e sul suo capo vi erano molti diademi, e aveva un nome scritto che nessuno conosce se non lui; era vestito di una veste intrisa nel sangue, e il suo nome si chiama: “La Parola di Dio”. E gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano su cavalli bianchi, vestiti di lino finissimo, bianco e puro. Dalla sua bocca usciva una spada acuta per colpire con essa le nazioni; egli governerà con uno scettro di ferro ed egli stesso pigerà il tino del vino della furente ira di Dio onnipotente. E sulla sua veste e sulla coscia portava scritto un nome: IL RE DEI RE e IL SIGNORE DEI SIGNORI (Ap. 19. 11-16).