Ascolta l'audiolibro:

Se il Salvatore compie opere così grandi tra gli uomini, se ogni giorno e in ogni angolo della terra persuade invisibilmente una così grande moltitudine, proveniente dai Greci e dai Barbari,  a passare alla fede in lui e a obbedire, tutti, al suo insegnamento, si potrà ancora dubitare che il Salvatore ha operato la resurrezione e che Cristo vive o piuttosto è egli stesso la vita?

Atanasio L’Incarnazione del Verbo [30]

 

17

INTERPRETARE APOCALISSE

Quando cerchiamo di studiare il libro di Apocalisse (Rivelazione), siamo confrontati fin da subito con due problemi. Il primo è di assicurarci che la nostra interpretazione sia corretta – ponendo dei freni alla nostra immaginazione, così da non costringere la santa Parola di Dio dentro ad una forma di nostra invenzione. Dobbiamo permettere al libro di Rivelazione di dire ciò che Dio intese dicesse. Il secondo problema  è la questione etica – cosa fare con ciò che si è imparato.

La Regola biblica per l’Interpretazione

Proprio nel primo versetto di Rivelazione, Giovanni ci fornisce un’importante chiave interpretativa: “Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere in breve, e che egli ha fatto significare [1], mandandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni” (Ap. 1:1 traduzione letterale). L’uso del termine significare ci dice che la profezia non deve essere presa semplicemente come “storia scritta prima che accada”. È invece un libro si segni: rappresentazioni simboliche di eventi futuri. I simboli non devono essere compresi in modo letterale. Lo possiamo notare dall’uso che Giovanni fa del termine nel suo Vangelo (Gv. 12:33; 18:32; 21:19). In ciascun caso, è usato per dimostrare che Cristo significava un evento futuro per mezzo di un’indicazione più o meno simbolica, piuttosto che per mezzo di una descrizione chiara e letterale. E questa è generalmente la forma delle profezie nella Rivelazione. Questo non significa che i simboli non siano intellegibili, l’interpretazione non è discrezionale. Dall’altro lato, non sto dicendo che i simboli siano in qualche tipo di codice, in modo tale che tutto ciò che ci serve è un dizionario o un lessico di simbolismo per “tradurre” i simboli in italiano. La profezia è poesia, non allegoria ingenua o statica. Il solo modo per comprendere il suo simbolismo è di diventare familiari con la bibbia. La regola biblica per l’interpretazione è la bibbia stessa.

Abbiamo già preso nota delle fallacie e delle incoerenze coinvolte nella scuola dell’interpretazione biblica cosiddetta “letteralista”. Un altro problema, che è particolarmente grave tra certi teologi “pop”, è l’arbitrarietà della loro comprensione dei simboli profetici. Ho udito predicatori parlare delle locuste di Ap. 9:3-11 come indicassero una stupefacente varietà di orrori: bombardieri, missili balistici, elicotteri Cobra, e persino le temutissime api assassine del Sud America. Quali di questi sono rappresentate dalle locuste? Senza una regola d’interpretazione, non c’è modo oggettivo di affermarlo – e in questo modo il libro di rivelazione diventa in pratica ciò che il suo stesso titolo dice che non è: un inintelligibile guazzabuglio di fuoco e vento “apocalittici” che non significano niente.

In realtà, Giovanni ci dice centinaia di volte attraverso il libro di Apocalisse quale sia esattamente la regola d’interpretazione, poiché il libro è decisamente imbottito di citazioni e di allusioni all’Antico Testamento. Il libro di Rivelazione dipende dal Vecchio Testamento più di qualsiasi altro libro del Nuovo Testamento. Questo fatto da solo dovrebbe avvertirci che non possiamo cominciare a penetrare il suo significato senza una solida conoscenza dell’intera bibbia – che è il motivo per cui ho scritto Parte Due di questo libro, e la ragione per cui sto battendo ancora sullo stesso tasto. Le prime chiese avevano tale comprensione. Il vangelo era stato predicato prima ai Giudei ed ai proseliti Gentili, spesso chiese  erano state formate da adoratori nelle sinagoghe, e fu così anche per le chiese dell’Asia Minore (Atti 2:9; 13:14; 14:1; 16:4; 17: 1-4,10-12, 17; 18:4, 8, 19, 24-28; 19:1-10, 17). Inoltre, è chiaro da Galati 2:9 che il ministero di Giovanni fu in particolare ai Giudei. Perciò, i primi lettori di Apocalisse erano impregnati nel Vecchio Testamento ad un grado in cui la maggior parte di noi oggi non è: il simbolismo di Apocalisse è saturo di allusioni bibliche che erano comunemente comprese nella prima chiesa. Anche in quelle rare congregazioni che non annoveravano qualche membro ebreo, le Scritture utilizzate nell’insegnamento e nell’adorazione erano primariamente dal Vecchio Testamento. I primi cristiani possedevano la chiave autoritativa ed infallibile al significato delle profezie di Giovanni. La nostra moderna incapacità di apprezzare questo fatto cruciale è la causa principale che ci rende incapaci di comprendere ciò che Giovanni stava dicendo.

Per esempio, prendiamo da Apocalisse uno dei simboli più abusati ed applichiamo questo principio. In rivelazione 7, 9, 14 e 22, Giovanni vede il popolo di Dio sigillato sulla fronte col suo nome, e in Rivelazione 13:16 egli vede gli adoratori della Bestia, che sono marchiati sulla loro mano destra e sulla fronte col suo marchio. (En passant, non vi colpisce come strano che tutti siano così eccitati riguardo al “Marchio della Bestia” quando la chiara enfasi in Apocalisse è sul sigillo di Dio sulla fronte dei credenti?). Sono state fatte molte interpretazioni fantasiose riguardo a questi marchi che vanno da tatuaggi a microchip, da carte di credito a numeri di codice fiscale – e il tutto senza la minima considerazione delle chiare allusioni bibliche. Ma cosa avrebbero pensato i primi lettori di questi passi? I simboli li avrebbero immediatamente fatti pensare a diversi riferimenti biblici: il “marchio” del sudore sulla fronte di Adamo, a significare la maledizione di Dio sulla sua disobbedienza (Ge. 3:19); la fronte del Sommo Sacerdote, marcata in lettere d’oro che proclamavano che egli era SANTO AL SIGNORE (Es. 28:36); Deuteronomio 6:6-8 ed Ezechiele 9: 4-6, in cui i servi di Dio sono “segnati” sulla mano e sulla fronte con la legge di Dio, e in questo modo ricevono benedizione e protezione nel suo nome. I seguaci della Bestia, dall’altro lato, ricevono il suo marchio di proprietà: sottomissione alla legge empia, statalista, anticristiana. Il marchio in Apocalisse non ha da essere inteso letteralmente: è un’allusione ad un simbolo del Vecchio Testamento che parlava della totale obbedienza a Dio da parte dell’uomo, e costituisce un avvertimento che il dio di una società – che sia il vero Dio o lo Stato auto-divinizzato – esige completa obbedienza alla sua signoria. 

Questo sarà il principio interpretativo seguito in questo libro.  Apocalisse è una rivelazione: è stato scritto per essere compreso. Non sarà, però, compreso da amanti del brivido indisciplinati e svogliati di mente, che hanno una fretta tale da non aver il tempo di studiare la bibbia. Molti si affrettano dalla loro prima professione di fede all’ultimo libro della bibbia, per trattarlo come poco più che un libro di allucinazioni, frettolosamente disdegnando un equilibrato tentativo di permettere alla bibbia di interpretare se stessa – e trovandovi, alla fine, solo un riflesso dei loro pregiudizi. Ma per quelli che danno la loro attenzione alla Parola di Dio come un insieme integrale, il messaggio è chiaro. Benjamin Warfield scrisse: “L’Apocalisse di Giovanni non è necessario che sia altro che facile: tutti i suoi simboli sono o ovvi o naturali, oppure hanno le loro radici piantate nei poeti e nei profeti del Vecchio Testamento, e nel linguaggio figurativo di Gesù e dei suoi apostoli. Nessuno che conosca la sua bibbia deve disperare di poter leggere questo libro con profitto. Soprattutto, chi può comprendere il grande discorso di nostro Signore concernente le ultime cose (Matteo 24) non può mancare di comprendere l’Apocalisse, che è fondata su quel discorso e che a malapena vi aggiunge qualcosa” (Selected Shorter Writings, Presbyterian and Reformed, 1973, vol II, pp. 625s).

Profezia ed Etica

Il libro di Rivelazione è spesso trattato come un esempio degli scritti del genere “apocalittico” che fiorirono tra i Giudei tra il 200 a. C. e il 100 d.C.. Non c’è assolutamente nessun fondamento per quest’opinione, ed è inopportuno che la parola apocalittica sia del tutto utilizzata per descrivere questa letteratura. [Gli stessi scrittori di “apocalittica” non hanno mai usato il termine in questo senso; sono piuttosto stati degli studiosi che hanno rubato il termine a Giovanni, il quale chiamò il suo libro: “L’Apocalisse (Rivelazione) di Gesù Cristo”]. Ci sono, infatti, molte importanti differenze tra gli scritti “apocalittici” e il libro di Apocalisse.

Gli “scrittori apocalittici” si sono espressi con simboli non spiegati e non inintelligibili e, generalmente, non avevano realmente nessuna intenzione di farsi comprendere. I loro scritti abbondano di pessimismo. Nessun reale progresso è possibile, né ci sarà vittoria alcuna nella storia per Dio e per il suo popolo. Non possiamo nemmeno vedere Dio agire nella storia. Tutto ciò che sappiamo è che il mondo sta diventando sempre peggio. Il meglio che si possa fare è sperare nella Fine – presto. Ma per ora, le forze del male hanno il controllo. (Suona familiare?) Il risultato pratico è che gli apocalittici raramente  si interessano del comportamento etico. Essi non furono molto interessati al come vivere nel presente (e realmente assumere il dominio sarebbe impensabile); essi vollero solo speculare riguardo al cataclisma che stava per sopraggiungere.

L’approccio di Giovanni nella Rivelazione è enormemente diverso. I suoi simboli non sono oscure farneticazioni partorite da un’immaginazione febbricitante, sono fermamente radicati nel Vecchio Testamento  (e la ragione per la loro apparente oscurità è proprio questo fatto, noi abbiamo problemi a comprenderli solamente perché non conosciamo le nostre Bibbie). In contrapposizione agli apocalittici, che avevano rinunciato alla storia, Giovanni presenta la storia come il palcoscenico della redenzione: Dio salva il suo popolo nel loro ambiente, non fuori da esso, e salva l’ambiente.

Leon Morris, nel suo importante studio dell’Apocalittica (Eerdmans, 1972), descrive il concetto del mondo di Giovanni: “Per lui la storia è la sfera in cui Dio ha effettuato la redenzione. La cosa realmente critica nella storia dell’umanità è già avvenuta, ed è avvenuta qui, su questa terra, nelle faccende degli uomini. L’Agnello, ‘poiché è stato ucciso’ domina il libro intero. Giovanni vede Cristo come vittorioso e come Colui che ha guadagnato la vittoria attraverso la sua morte, un evento nella storia. Il suo popolo condivide nel suo trionfo, ma essi hanno vinto Satana ‘per mezzo del sangue dell’Agnello e per mezzo della loro testimonianza’ (Ap. 12:11). Il pessimismo che rimanda l’attività salvifica di Dio fino alla fine è assente. Malgrado Giovanni dipinga il male realisticamente, il suo libro è fondamentalmente ottimista” (p. 79).

Gli apocalisti hanno detto: ‘Il mondo sta giungendo alla fine, rinunciate!
I Profeti biblici hanno detto: ‘Il mondo sta giungendo ad un inizio: al lavoro!

Così, dunque, il libro di Rivelazione non è un trattato apocalittico, è invece, come Giovanni ci rammenta continuamente, una profezia (1:3, 10:11; 22: 7, 10, 18-19), in completo accordo con gli scritti degli altri profeti biblici. E, ancora una volta in netto contrasto con gli apocalittici, se c’era un interesse supremo tra i profeti biblici, questo era il comportamento etico. Nessuno scrittore biblico ha mai rivelato il futuro meramente allo scopo di soddisfare la curiosità: il proposito è sempre stato quello di dirigere il popolo di Dio verso il giusto agire nel presente. La stragrande maggioranza della profezia biblica non ebbe nulla a che vedere col comune malinteso della “profezia” come predizione del futuro. I profeti predissero il futuro per stimolare un vivere santo. Lo scopo della profezia è etico.

Il fatto che molti che studiano gli scritti profetici oggi siano più interessati a trovare possibili riferimenti a viaggi spaziali e armi nucleari che a scoprire i comandamenti di Dio per vivere, è un ripugnante tributo alla moderna apostasia. “La testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia” (Ap. 19:10). Ignorare Gesù in favore di esplosioni atomiche è pervertire le Scritture, è una assurda forzatura della santa Parola di Dio. Dall’inizio alla fine, Giovanni è intensamente interessato al comportamento etico di coloro che leggevano il libro di Rivelazione.

Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia, e osservano le cose che vi sono scritte (1:3).

Beato chi veglia e custodisce le sue vesti (16: 15).

Beati quelli che mettono in pratica i suoi comandamenti (22:14).

Devo enfatizzare che nel sostenere l’escatologia del dominio non sto semplicemente  proponendo un programma alternativo di guida per il futuro. L’escatologia biblica non è solo una scaletta di avvenimenti speciali. Il significato fondamentale della Speranza è la Signoria di Gesù Cristo. L’obbiettivo dell’escatologia è condurre persone ad adorare e servire il loro Creatore. La profezia non è mai meramente un esercizio accademico. Tutti i profeti hanno indicato Cristo, e tutti loro hanno richiesto un responso etico. La Parola di Dio esige la totale trasformazione delle nostre vite, su ciascun punto. Se quello non è l’obbiettivo e il risultato del nostro studio delle Scritture, esso non ci sarà di alcun beneficio.

Note:

[1]   επισυναγωγην dal greco “semaino” dare un segno, significare.  Così la versione King James: “The Revelation of Jesus Christ, which God gave unto him, to shew unto his servants things which must shortly come to pass; and he sent and signified it by his angel unto his servant John”. Anche Young rende “A revelation of Jesus Christ, that God gave to him, to shew to his servants what things it behoveth to come to pass quickly; and he did signify [it]” Young Literal Transl.


Altri Libri che potrebbero interessarti