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Come quando un grande re è entrato in una grande città ed ha preso dimora in una delle tante abitazioni che sono in essa,  senza dubbio una tale città è ritenuta degna di grande onore,  e nessun nemico o pirata l’assalta per saccheggiarla ma la si considera piuttosto degna di ogni riguardo a causa del re che è andato ad abitare in una sua casa, così è accaduto per il Re di tutti. Da quando è venuto nel nostro mondo ed ha preso dimora in un corpo simile al nostro, ogni insidia dei nemici contro gli uomini è cessata ed è scomparsa la corruzione della morte che prima esercitava il suo potere su di loro. Infatti il genere umano sarebbe perito, se il Figlio di Dio Signore e Salvatore di tutti non fosse venuto a soccorrerci per mettere fine alla morte.

Atanasio L’Incarnazione del Verbo  [9]

 

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COME LEGGERE PROFEZIE

Ho cominciato il mio viaggio personale verso l’escatologia del dominio una sera in chiesa, una dozzina d’anni fa. Il pastore, un predicatore famoso per il suo metodo espositivo d’insegnare la bibbia, aveva appena iniziato una serie sulle profezie. Mentre difendeva eloquentemente la propria escatologia della sconfitta, fui colpito dal fatto ch’egli sembrava completamente incapace di sviluppare le sue vedute in modo organico dalla bibbia. Oh, citava sì delle Scritture, un versetto qui, un versetto lì. Ma non era mai capace di mostrare che le sue spiegazioni del futuro si adattassero alla forma generale della bibbia. In altre parole, era molto abile nell’imporre le sue vedute della realtà sul testo biblico, assicurandosi che i suoi versetti fossero arrangiati insieme nell’ordine appropriato. Ma non poteva dimostrare come le sue dottrine fluissero dalle Scritture, la sua escatologia non sembrava essere una parte organica della storia che la bibbia racconta.

Ciò che cominciai a comprendere quella notte fu che il modo per recuperare l’escatologia biblica deve essere attraverso una comprensione della storia biblica. Anziché cercare di adattare la bibbia ad una forma pre-costituita, dobbiamo cercare di scoprire le forme che già vi sono contenute. Dobbiamo permettere alla struttura propria della bibbia di ergersi dal testo stesso per imporsi alla nostra comprensione. Dobbiamo divenire familiari col vocabolario biblico e i suoi modi d’esprimersi, cercando di modellare il nostro pensiero nei termini delle categorie  scritturali.

Questa prospettiva getta luce importante sul vecchio dibattito  riguardo alle interpretazioni “letterale” contro “simbolica”. In larga misura quel dibattito è marginale; perché il fatto è che tutti gli interpreti sono “letteralisti” in certi punti e “simbolisti” in altri.

Per esempio, sto guardando un recente commentario su Rivelazione, scritto da uno studioso evangelico ben noto. Il retro della copertina proclama arditamente: Questa potrebbe essere l’esposizione più letterale di Rivelazione che leggerai! Eppure, ad un minuto esame, il commentario effettivamente insegna un’interpretazione altamente simbolica di molti particolari nella profezia. Qui ce ne sono alcuni:

  1. Le “vesti contaminate” dei cristiani di Sardi (Ap. 3:4);
  2. La promessa che i cristiani diventeranno “colonne” nel tempio (2:12);
  3. La “tiepida” temperatura dei Laodicesi (3.15-16)
  4. L’offerta di Cristo di vendere “oro”, “vesti bianche”, e “collirio” (3:18);
  5. Cristo che “bussa” alla “porta” (3:20)
  6. Il “Leone della Tribù di Giuda” (5:5);
  7. L’ “Agnello” con “sette occhi” (5:6)
  8. I due “olivi” e i “candelabri” (11:4);
  9. La “donna vestita di sole” (12:1)
  10.  Il “grande dragone rosso” (12:3)
  11. La “Bestia” con sette teste (13:1)
  12.  La “grande meretrice che siede sopra molte acque” (17:1).

Ci sono pochi “letteralisti” che non sarebbero d’accordo che queste figure in Apocalisse siano da comprendere simbolicamente. Ciò che dobbiamo riconoscere, però, è che i simboli sono usati anche attraverso il resto delle Scritture, fianco a fianco con linguaggio molto letterale. È perché la bibbia è letteratura: è letteratura infallibile e divinamente ispirata, ma è sempre letteratura. Ciò significa che dobbiamo leggerla come letteratura. Alcune parti dovrebbero essere intese letteralmente, e sono scritte, in conformità, come storia, o come proposizioni teologiche, o altro. Ma non ci si dovrebbe aspettare di leggere i Salmi o il Cantico di Salomone con gli stessi criteri letterari usati per il libro di Romani. Sarebbe come leggere il soliloquio di Amleto  “letteralmente”:

Le percosse e i dardi di una sorte oltraggiosa …  levarsi in armi contro un mare di affanni…

Dovrebbe essere evidente che non possiamo comprendere ciò che la bibbia realmente (letteralmente) vuole dire se non apprezziamo il suo uso di stili letterari. Comprenderemmo il Salmo 23 correttamente se lo prendessimo “alla lettera”? Non sembrerebbe invece, in qualche modo sciocco? Di fatto, se preso letteralmente, non sarebbe vero: poiché oso dire che il Signore non fa giacere ogni cristiano in pascoli di tenera erba. Ma noi non facciamo solitamente questi grossolani errori quando leggiamo la poesia biblica. Sappiamo che è scritta in uno stile che fa spesso uso di linguaggio simbolico. Ma dobbiamo renderci conto che è altrettanto vero dei profeti: essi pure, parlarono in poesia, in figure e simboli, traendo da un ricco lascito di immagini bibliche che, come vedremo, in realtà cominciarono nel Paradiso originale, il Giardino dell’Eden.

Infatti, la profezia cominciò proprio lì. Ed è degno di nota che la prima promessa della venuta del redentore fu dichiarata in termini altamente simbolici. Dio disse al Serpente:

Io porrò inimicizia
tra te e la donna
e tra la tua progenie e la progenie di lei:
egli ti schiaccerà il capo,
e tu gli ferirai il calcagno. (Ge. 5:15)

La vera questione con cui cominciare, perciò, non è qualche artificiale dibattito su simbolica contro letterale, ma sarà una questione molto più basilare: La nostra interpretazione sarà biblica o speculativa? In altre parole, quando cerco di comprendere o di spiegare qualcosa nella bibbia, dovrei andare alla bibbia stessa per le risposte, o dovrei inventarmi qualcosa di “creativo” da me? Fare la domanda in questo modo è molto più accurato, e produrrà risultati più fruttiferi.

Mi sia consentito usare un esempio estremo per chiarire il mio punto. Il libro di Rivelazione descrive una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi, in doglie di parto mentre un dragone le si para davanti per divorare il suo figlio. Un interprete radicalmente speculativo potrebbe per prima cosa rivolgersi alle notizie sui più recenti esperimenti di genetica, per determinare se la misura e la composizione chimica di una donna possa essere alterata in modo sufficiente perché possa essere in grado di indossare il sole; potrà anche controllare per vedere se il mostro di Loch Ness si sia fatto vedere di recente. Un interprete biblico, dall’altro lato, comincerebbe a fare queste domande: da dove nella bibbia proviene questa figura? Dov’è che la bibbia parla di una donna in travaglio, e qual è il suo significato in quei contesti? La bibbia, dove parla di un Dragone? Dove parla la bibbia di qualcuno che cerca di uccidere un neonato? Se vogliamo comprendere il messaggio della bibbia, dobbiamo acquisire l’abitudine di fare domande come queste.

Di sicuro, ciascun tipo di approccio ha i suoi svantaggi. Lo svantaggio principale del metodo biblico è che generalmente richiede più duro lavoro, ha bisogno di una maggiore familiarità con la bibbia. Lo svantaggio principale del metodo speculativo, nonostante tutto il suo sensazionalismo, è  semplicemente che non è biblico.

Il Linguaggio dei Profeti

Come ho menzionato sopra, gran parte della bibbia è scritta in simboli. Un modo utile di comprendere ciò sarebbe forse di parlare di questi simboli come di gruppi di forme e di associazioni. Con questo voglio dire che il simbolismo biblico non è un codice. È, invece, un modo di vedere, una prospettiva. Per esempio, quando Gesù parla di “acqua viva” (Gv. 4:10), riconosciamo immediatamente che sta usando l’acqua come simbolo. Comprendiamo che quando parlò alla donna presso il pozzo, non le stava meramente offrendo dell’“acqua”. Le stava offrendo vita eterna. Ma la chiamò “acqua”. Dovremmo immediatamente chiederci: perché lo fece? Avrebbe potuto semplicemente dire “vita eterna”. Perché parlò con una metafora? Perché volle che lei pensasse all’acqua?

Ora, questo è il punto in cui possiamo fare un grosso errore, e questo è l’errore primario di alcuni interpreti che cercano di prendere un approccio “simbolico” è pensare che il simbolismo biblico sia principalmente un linguaggio criptato che dobbiamo risolvere. Possiamo improvvisamente decidere: “Ecco! Acqua è una speciale parola in codice che significa vita eterna. Questo significa che ogni volta che la bibbia parla di acqua simbolicamente, sta in realtà parlando di vita eterna; ogni qualvolta qualcuno beve, sta in realtà diventando cristiano”. Non funziona proprio in quel modo (ve ne accorgereste se cercaste di applicarlo attraverso tutta la bibbia). Del resto, che senso avrebbe che la bibbia avesse semplicemente messo tutto in codice? La bibbia non è un libro per spie o gruppi massonici, è la rivelazione di Dio di se stesso al suo popolo pattizio. Le interpretazioni mistiche, a sciarda tendono ad essere speculative, non danno sufficiente attenzione al modo in cui la bibbia stessa parla.

Quando Gesù offrì “acqua” alla donna, volle che pensasse alle multiple figure connesse con l’acqua nella bibbia. In un senso generale, noi sappiamo, naturalmente, che l’acqua è associata col ristoro Spirituale e il sostentamento della vita che viene per mezzo della salvezza. Ma le associazioni che la bibbia fa con l’acqua sono più complesse di così. Questo perché comprendere il simbolismo biblico non significa aprire un codice. È molto più come leggere buona poesia. Il simbolismo della bibbia non è strutturato con uno stile piatto in cui questo-significa-quello. È fatto invece, per essere letto visualmente. Dobbiamo vedere le immagini alzarsi davanti a noi in successione, strato su strato, permettendo loro di evocare una risposta nelle nostre menti e nei nostri cuori. I profeti non scrissero in modo da creare stimolanti esercizi intellettuali. Scrissero per insegnare. Scrissero in simboli visivi, drammatici, e se vogliamo comprendere pienamente il loro messaggio dobbiamo apprezzare il loro vocabolario. Dobbiamo leggere la bibbia visivamente. I simboli visivi stessi, e ciò che la bibbia dice a loro riguardo, sono aspetti importanti di ciò che Dio vuole che impariamo; altrimenti, non avrebbe parlato in quel modo.

Così, quando la bibbia ci racconta una storia che riguarda l’acqua, non ci sta “realmente” parlando di qualche cosa d’altro, ci sta parlando di acqua. Ma allo stesso tempo ci si aspetta da noi che vediamo l’acqua, e che pensiamo alle associazioni Bibliche che riguardano l’acqua. Il sistema interpretativo qui offerto non è né “letteralista” né “simbolista”, prende l’ “acqua” sul serio e letteralmente, ma prende sul serio anche ciò che la parola di Dio associa con l’acqua lungo tutta la storia della rivelazione biblica.

Quali sono alcune delle associazioni che possono essere venute in mente alla donna al pozzo e ai discepoli? Qui ce ne sono alcune:

  1. La massa fluida, acquosa che era la natura originale della terra alla creazione, e dalla quale Dio trasse ogni forma di vita. (Ge.1);
  2. Il grande fiume dell’Eden che bagnava tutta la terra (Ge.2);
  3. La salvezza di Noè per mezzo delle acque del Diluvio, da cui tutta la terra fu ri-creata (Ge. 6:9);
  4. La benevola rivelazione ad Agar presso una fonte (Ge. 16) e un pozzo (Ge. 21);
  5. Il pozzo chiamato Rehoboth, dove Dio diede ad Isacco dominio (Ge. 26);
  6. Il fiume dal quale l’infante Mosè, il futuro Liberatore d’Israele, fu tratto e poi fatto un principe (Es. 2);
  7. La traversata redentiva del Mar Rosso, dove Dio salvò di nuovo il suo popolo per mezzo dell’acqua (Es.14);
  8. L’acqua che spillò dalla roccia colpita al Sinai, che diede vita al popolo (Es. 17);
  9. Le molte aspersioni rituali del Vecchio Testamento, che significavano la rimozione di sporco, contaminazione, malattia e morte, e il conferimento dello Spirito sui sacerdoti (ad es., Le. 14; Nu. 8);
  10. 10.La traversata del fiume Giordano (Gs.3);
  11. 11.Il fragore delle acque fatto dal pilastro di nuvola (Ez.1);
  12. 12.Il fiume della vita che fluisce dal tempio e sana il Mar Morto (Ez. 47).

Così, quando la bibbia parla di acqua, noi dovremmo avere nella nostra mente un vasto esercito di concetti associativi, un complesso di immagini bibliche che influiscono sul nostro pensare dell’acqua. Per dirlo in modo diverso, l’acqua dovrebbe essere come una “parola-campanello”, un termine che richiama a molte associazioni e connotazioni. Quando leggiamo la parola acqua dovrebbero venirci in mente le rivelazioni e gli atti redentivi di Dio per mezzo dell’acqua attraverso le Scritture. La bibbia usa molte di queste “parole-campanello”, e ne aumenta il numero mentre procede, fino a che, quando giungiamo ad Apocalisse (il coronamento della profezia biblica), queste corrono verso di noi tutte in una volta, in un turbine di riferimenti associativi, alcuni dei quali sono ovvi, altri oscuri. A colui che realmente conosce la sua bibbia ed ha notato le forme letterarie e le immagini, molto del libro sembrerà familiare, al resto di noi, sarà sconcertante. In Apocalisse siamo confrontati con tutte le connotazioni bibliche di numerose immagini: non solo acqua, ma luce, fuoco, nubi, angeli, stelle, candelabri, cibo, pietre, spade, troni, arcobaleni, vesti, tuoni, voci, animali, ali, avvoltoi, occhi, chiavi, trombe, piaghe, montagne, venti, mari, altari, sangue, locuste, alberi, teste, corna, e corone.

Apocalisse ci presenta anche le immagini di una Donna, un Dragone, un deserto, un marchio sulla fronte, una falce, perle, un tino, una coppa di vino, una meretrice, un fiume, Sodoma, Egitto, Babilonia, resurrezione, un matrimonio, un pranzo di nozze, lo Sposo, e la Città/Sposa nella forma di una piramide. E poi c’è l’uso di numeri simbolici: due, tre, quattro, sette, dieci, dodici e i loro multipli – 24, 42, 144, 666, 1.000, 1.260, 7.000, 12.000, e 144.000.

Ecco perché è necessario comprendere la bibbia ed il suo uso di simboli e forme se mai dovremo comprendere il libro dell’Apocalisse. I capitoli che seguono sul tema del paradiso nelle Scritture sono destinati ad introdurre il lettore all’uso biblico delle immagini. Essenzialmente, questo è un esercizio in Teologia biblica, il termine tecnico per lo studio della progressiva rivelazione della salvezza da parte di Dio. In nuce, l’intera Storia della redenzione è insegnata nei primi capitoli della bibbia. Il resto è semplicemente edificato sul fondamento posto lì. Questa è la ragione per cui, come vedremo più avanti, le rivelazioni successive dipendono così pesantemente dal tema del Giardino dell’Eden.

Prima di inoltrarci in questo studio delle immagini Bibliche, rivediamo le regole basilari:

  1. Leggere visivamente; cercare di raffigurare ciò che la bibbia sta dicendo.
  2. Leggere biblicamente, non speculare o divenire astratti, ma esaminare attentamente ciò che la bibbia stessa dice riguardo ai propri simboli.
  3. Leggere la Storia; cercare di pensare come ciascun elemento nella bibbia contribuisca all’insieme del messaggio della salvezza.


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