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Peccato Originale

Il peccato è usualmente un soggetto molto interessante per la maggior parte delle persone, purché non si tratti del loro peccato. Il nostro interesse qui, ad ogni modo, è il peccato di tutti, il peccato originale, l’eredità comune di tutta l’umanità. È descritto per noi con un’unica frase in Genesi 3:5: È il desiderio dell’uomo di essere il proprio dio, conoscendo, o determinando da sé cosa sia bene e cosa sia male, cosa costituisca legge e moralità, e divenire egli stesso sovrano o signore della propria vita.

Questo desiderio d’essere il proprio autonomo signore  e governatore permea tutto l’essere dell’uomo decaduto; infetta pensiero, volontà e azione. Questo è il significato di depravazione totale. Depravazione totale non significa che l’uomo non sia capace di fare alcune cose che sono buone esternamente ma piuttosto che tutte le azioni dell’uomo sono governate dalla sua volontà d’essere l’autonomo signore della propria vita e del proprio reame. Le sue azioni possono conformarsi esteriormente alla legge di Dio, ma la sua ragione per agire si fonda sul sua propria “autonoma” individualità.

La Caduta dell’uomo fu il suo consenso col tentatore che il suo programma, presentato in Genesi 3:5, è la via, la verità, e la vita per l’uomo, e che il tentatore aveva ragione nel sostenere che Dio cerca di limitare e controllare la “divinità” e la libertà proprie dell’uomo.

Fu la Caduta ad introdurre nel mondo la paura. L’uomo, avendo peccato, era ora impaurito da Dio e dal suo giudizio (Ge. 3:10). La paura è ora basilare allo scenario umano. Theodore Reik scrisse da qualche parte di non conoscere un solo psichiatra che credesse in Dio, o di conoscerne uno che non avesse paura di Lui! Non si può sfuggire il fatto della paura.

Molti testi ci dicono che il timore del Signore è il principio dell’ammaestramento, della vita e della conoscenza (Pr. 1:7; 14:27; 15:33; 19:22, ecc.). Ci è anche detto che “la paura dell’uomo costituisce un laccio, ma chi confida nell’Eterno è al sicuro” (Pr. 29:25). Il timore di Dio è sano e candido, mentre il timore dell’uomo è servile. Con Cristo, l’amore di Dio comincia a crescere in noi; 1° Giovanni 4:8 dichiara: “Nell’amore non c’è paura, anzi l’amore perfetto caccia via la paura, perché la paura ha a che fare con la punizione, e chi ha paura non è perfetto nell’amore”. Tale amore perfetto sarà nostro solo in cielo ma, mano a mano che cresciamo nella grazia, cresce anche il nostro amore per Dio. Questo amore per Dio non è e non può essere antinomico perché l’amore è il compimento, la messa in vigore della legge di Dio perché ora siamo ri-creati a sua immagine (Ro. 13:8-10).

Nel frattempo, la paura è non solo un fattore costante nella vita ma anche un fatto cruciale della storia e della politica. Lo stato moderno coltiva la paura nella gente. L’Agenzia delle Entrate trova che, più la gente li teme, più è facile il loro lavoro. I regimi civili trovano che la gente che si sente colpevole si adatta alla loro volontà e pertanto utilizzano la colpa come strumento di potere. In qualsiasi stato moderno, a motivo del gran numero di leggi, regole e regolamenti, è molto facile tenere la maggior parte delle persone nella paura di qualche procedimento giudiziario.

Gli stati totalitari creano un terrore irrazionale in modo da generare tra la gente una paura irrazionale. Se io conosco un codice semplice di leggi, come i Dieci Comandamenti, e so di non starne violando fisicamente nessuno, e cerco coscienziosamente di osservarli fedelmente nella mia mente, a quel punto posseggo un senso di pace e di libertà. A quel punto io conosco la legge e la mia posizione di fronte ad essa. Se, però, leggi e regolamenti sono prodotti a decine di migliaia ogni anno, non le posso conoscere e rimango con una vaga inquietudine riguardo a quelle leggi. La paura può disarmare la gente e lasciarla indifesa.

La paura è dunque uno strumento basilare di governo nel mondo moderno. Se gli uomini vengono mantenuti in uno stato di paura e d’incertezza, vengono con ciò disarmati del loro coraggio e della loro forza.

Paolo, nel parlare dell’amore come osservanza della legge, menziona anche la necessità di osservare la legge di Dio concernente il debito. (Ro. 13:8-10). Il debito, come la paura, genera una paralisi della forza morale e una dipendenza. Limita la nostra libertà. Non è privo di significato che, a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale gli stati moderni abbiano incoraggiato il debito e dato sconti fiscali a quelli che s’indebitano. Anche in Italia l’interesse pagato sul debito fa ottenere una deduzione fiscale al debitore. Incoraggiando il debito, lo stato attiva la schiavitù per debito, una prigionia morale, e ne risulta una paralisi di libertà. Mettete insieme debito e paura e avrete nella gente una fibra morale molto indebolita.

La decomposizione della famiglia è un’altra concomitante che indebolisce ulteriormente la libertà e la forza morale dell’uomo. Quando la famiglia è minata alla base lascia l’individuo solitario senza poteri d’intervento e di controllo tra sé e lo stato.

In questo modo il peccato originale divide uomo da uomo, divide dalla propria famiglia, e conduce a paura, debito e schiavitù allo stato. La condizione umana diventa desolata.

Tra le varie risposte del nostro tempo a questa crisi umana ci sono gli svariati vangeli di liberazione mediante l’amore. Il greco del Nuovo Testamento o Greco Koine ha tre parole per amore. Eros fa riferimento all’amore sessuale o erotico. Più di qualcuno dei nostri “bimbi dell’amore” l’hanno visto come la via alla liberazione. Il peccato per loro è negarsi la liberazione della sessualità. Henry Miller fu un baluardo di tale salvezza, e la rivoluzione sessuale ne fu la manifestazione. Questa speranza sta ora andando a picco, con le sue conseguenze che includono molti naufragi mentali ed emotivi, la proliferazione di malattie sessualmente trasmesse AIDS inclusa, e la morte come risultato della libertà. Un’altra parola greca è philos, che fa riferimento all’amore umano, l’amore fraterno, l’amore dell’uomo per i suoi consimili. Il problema con questo evangelo dell’amore è che l’uomo Caduto, essendo governato dal peccato originale, nel suo amore è uno sfruttatore. I “bimbi dell’amore” che salveranno il mondo con questo tipo d’amore non vogliono affrontare il fatto del peccato, specialmente il loro proprio. C’è un alone d’odiosa arroganza e vanto attorno a questi “bimbi dell’amore”. Sono certi che la potenza del loro amore può rigenerare il mondo, ma sono incapaci di affrontare il fatto dell’uomo come peccatore. Le loro risposte sono superficiali e il loro amore una forma di orgoglio.

Ci sono, naturalmente, o così sembra, anche “bimbi dell’amore cristiani”, gente che crede che agape, o amore in quanto grazia, sia canalizzato per mezzo di essi. Sono antinomisti fino al midollo e per loro l’amore ha rimpiazzato la legge di Dio. Conoscono tutti i “testi dell’amore” che ci sono nel Nuovo Testamento, eccetto Giovanni 15:10: “Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore”; e “Se mi amate, osservate i miei comandamenti” (Gv. 14:15). Separare l’amore dalla legge è trasformarlo in una negazione della parola di Dio e in una forma di umanismo. I “bimbi dell’amore” sono pieni di se stessi e del loro amore, non di Gesù Cristo, né dello Spirito Santo.

Il peccato originale è il tentativo dell’uomo di rimpiazzare Dio in quanto Dio con l’uomo, di rimpiazzare la legge di Dio con la parola dell’uomo, di rimpiazzare la misericordia, la grazia e l’amore di Dio con l’amore dell’uomo. Pertanto, il peccato originale è antinomismo, e Adamo ed Eva furono i primi antinomisti. Rimpiazzarono la legge du Dio con la loro propria volontà. Quando il tentatore disse: “Ha Dio veramente detto?” (Ge. 3:1), Adamo ed Eva concordarono che, qualsiasi cosa Dio avesse detto, la parola dell’uomo avrebbe dovuto essere altrettanto valida.

Così, il peccato originale è l’uomo che dice; sia fatta la mia volontà. Questo è l’impulso che governa l’uomo decaduto. Quando nostro Signore, sul Monte degli Olivi. Poco prima del suo arresto, processo e crocifissione disse: “Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice; tuttavia, non come io voglio, ma come vuoi tu” (Mt. 26: 39), Egli, come l’Adamo della nuova umanità (1° Co. 15:45-50), stabilì il modello per il suo popolo. Noi siamo la nuova razza umana in Cristo nei cui cuori è ora scritta la legge di Dio (Gr. 31:33), e che in Cristo dicono: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb. 10:9). Siamo noi che dobbiamo dire sempre: “Sia fatta non la mia, ma la tua volontà”. L’antinomismo è al cuore dell’uomo decaduto; è il peccato originale.

La storia è stata il protratto tentativo dell’uomo di far funzionare il peccato originale. La politica, di destra o di sinistra o di qualsiasi altra collocazione, è usualmente l’arte di persuadere gli uomini che una particolare piattaforma e versione del peccato originale risolverà tutti i nostri problemi ed abolirà il peccato stesso. La maggior parte della campagna politica è come quella del tentatore nel Giardino d’Eden: offre il peccato come via di salvezza.

Questo ci porta al cuore del problema. Il peccato originale è il piano di salvezza proprio dell’uomo. Dio aveva creato tutte le cose e, sulla terra aveva   confinato un area, il Giardino d’Eden, come progetto pilota per l’uomo. Qui l’uomo avrebbe dovuto imparare come esercitare il dominio e sottomettere il mondo (Ge. 1:26-28). Questo era un compito agriculturale che richiedeva la coltivazione della terra, un compito scientifico, perché richiedeva che fosse dato un “nome” o che fossero classificati tutti gli animali; un compito tecnologico perché richiedeva che fossero fatti degli utensili, che si proteggessero frutti e verdure dagli animali, e così via. In una varietà di modi, questa vocazione dell’uomo alla conoscenza e al dominio richiedeva lavoro, lavoro molto duro. Era particolarmente duro perché Adamo ed Eva cominciarono dal nulla. Era un mondo senza peccato, ma non un mondo perfetto o maturo, e certamente non un mondo facile.

Il tentatore offrì una via più facile al dominio e al benessere che il lavoro. Dio stava cercando di reprimere i poteri dell’uomo e di limitarne le opportunità. Pertanto non ci si poteva fidare di Dio. Il mondo migliore è il mondo proprio dell’uomo autonomo perché l’illuminato interesse personale dell’uomo funzionerà meglio per far progredire il dominio e il benessere dell’uomo.

Il peccato originale fu in questo modo una negazione della parola-legge di Dio in favore della legge dell’uomo, della sua parola e della sua pianificazione. Mano a mano che gli uomini sviluppano il loro peccato originale, sviluppano anche i loro Piani Quinquennali, i loro piani regionali, piani economici, regolatori, educativi e culturali ad altri piani, perché per loro la soluzione è la parola autonoma dell’uomo.

Il mondo vede così allungarsi le ombre della caduta e del giudizio di Dio sull’autonomia dell’uomo. Non può sfuggire al giudizio. Come ci dice Isaia 14:26-27: “Questo è il piano deciso contro tutta la terra e questa è la mano stesa contro tutte le nazioni. Poiché l’Eterno degli eserciti ha deciso questo e chi potrà annullarlo? La sua mano è stesa e chi potrà fargliela ritirare?” Il giudizio di Dio cadrà su tutte le nazioni fino a che sapranno, dice Isaia, che Dio è il Signore  e Sovrano. L’uomo nel suo peccato originale non ha speranza, né ce l’hanno le nazioni.

Nostro Signore richiede che preghiamo, non nei termini dei nostri piani, ma di quelli di Dio. Qualcuno ha osservato che troppe persone, nelle loro preghiere, stanno dando a Dio le istruzioni per la sua giornata. Poi si meravigliano di non essere stati ascoltati!

Nostro Signore richiede che cerchiamo prima il regno di Dio e la sua giustizia (Mt. 6:33) e che preghiamo così: “Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo (Mt. 6:10). Solo dopo verranno aggiunte le cose di cui abbiamo bisogno (Mt. 6:32-33).

R. J. Rushdoony (Luglio, 1986).


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