La dottrina del debito
La dottrina del debito è un’enfasi della Scrittura importante e negletta. Poiché il Signore Dio ci ha creati e ci ha redenti, noi siamo totalmente sua creazione e proprietà, e assolutamente in debito con Lui. Noi, pertanto, non siamo nostri, ma del Signore (1° Co. 6:19-20). Noi non possiamo legittimamente trattare noi stessi, né ciò che abbiamo come fosse di nostra proprietà Come ci dice Paolo: “Che cosa infatti ti rende diverso? Che cosa hai tu che non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti glori come se non l’avessi ricevuto? (1 Co. 4:7). Nostro Signore rende chiaro che noi non possiamo mai far diventare Dio un nostro debitore: “ Così anche voi, quando avrete fatto tutte le cose che vi sono comandate, dite: ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto ciò che dovevamo fare’”. (Lu. 17:10).
Poiché siamo proprietà di Dio e in debito con lui per ogni cosa, Dio non ci permette di incorrere in debiti a lungo termine con altri uomini. Il settimo anno deve essere un sabato dal debito, tra le altre cose (De. 15:1-6), perché il debito è una forma di schiavitù (Pr. 22:7), e noi siamo chiamati ad essere uomini liberi in Cristo (Gv. 8:36). Mentre il debito a breve termine (sei anni) è permesso in caso di bisogno, la situazione normale è “Non abbiate alcun debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri, perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge” (Ro. 13:8).
Se gli uomini ubbidissero la legge biblica sul debito, la società inflazionistica non esisterebbe. Il debito rende gli uomini rivolti al passato nel loro lavoro perché una rilevante porzione del loro reddito li lega al debito, spese, decisioni, o impegni presi nel passato. Gli uomini liberi da debiti possono capitaneggiare il presente e il futuro. Anche la sola ramificazione della legge di Dio concernente debito, denaro, interesse, e altre questioni economiche, se applicata, ci darebbe una società prospera e scevra da inflazione, che è l’intenzione della legge di Dio. Possiamo vedere tutt’intorno a noi il caos economico creato dalla legge umanistica.
Con John Law (1671-1729) le politiche monetarie delle nazioni cominciarono a cambiare. Ciò che fin prima era stato praticato come una forma di furto divenne ora “buona” politica monetaria. I ripetuti fallimenti del denaro a corso forzoso che si sono succeduti dai tempi di John Law non hanno fatto cambiare idea agli uomini perché l’economia di Law dà agli uomini l’opportunità di immedesimarsi nel ruolo di Dio e creare valute monetarie col loro ‘verbo’. La speranza di questi umanisti è che infine, se viene loro dato sufficiente potere, lo faranno funzionare. Come risultato, ciò che ora sta dietro alla valuta cartacea è il debito, non la ricchezza nella forma di oro e argento. Anche nella vita delle persone, il debito è diventato una forma di pseudo-ricchezza, e la vera ricchezza è confiscata da controlli e politiche statali.
In un’altra area, molto negletta, ci fu un cambiamento epocale nella dottrina della ricchezza nel XIX secolo. Il nome Peter Lavrov è oggi poco conosciuto; al suo tempo egli fu una forza importante nel pensiero russo e all’estero. Egli fu un amico di Karl Marx e Fredrich Engels, mentre non in completo accordo con loro, e le sue idee su un partito rivoluzionario ebbe un’influenza decisiva su Lenin. La Rivoluzione Russa dovette molto a Lavrov.
Il nostro interesse con Lavrov è in un abito correlativo: il concetto di debito. Nelle sue molto influenti Historical Letters (1840, anche anno di nascita di Lenin), Lavrov scrisse con un forte peso morale. Egli sostenne che “la maggioranza privilegiata” ha un debito col “popolo”. Le classi privilegiate debbono i loro vantaggi allo sfruttamento dei poveri. Come tutti i socialisti, Lavrov non riusciva a vedere la ricchezza e la tecnologia come cose create dall’intelligenza, carattere, lungimiranza, risparmio, e industriosità di alcuni uomini, ma piuttosto puramente un sfruttamento e un esproprio. Questa prospettiva delle Historical Letters di Lavrov oggi governa il mondo, è insegnata in scuole e università, e governa le nazioni.
Dato il fatto di questo “debito verso il popolo” ne conseguì, per Lavrov e i suoi successori che questo debito debba essere restituito. Un debito, si sostenne, deve essere ripagato. Come risultato, mentre i sociologi generalmente negano qualsiasi assoluto morale, su questo punto sono assolutisti: “il debito verso il popolo” deve essere ripagato. È diventato infatti un articolo di fede, da Lavrov in poi, fino al presente, che la “necessità storica” effettuerà il pagamento. Una forma di predestinazione economica e sociale impone la compensazione del debito al popolo.
I primi populisti russi favorirono un concetto romantico di popolo. I contadini e lavoratori erano le persone innocenti, i buoni, e i ricchi erano cattivi. Più tardi i contadini e lavoratori furono visti come sciocchi sfruttati che le élite delle cellule rivoluzionarie dovevano controllare per il loro bene. Nessun cambiamento avvenne invece nel loro concetto dei capitalisti: questi erano malvagi per definizione.
L’influenza delle Historical Letters di Lavrov fu drammatica e di vasta portata. A. O. Lukascevich parlò della sua influenza nel 1871-72: “L’ultimo libro, che divenne rapidamente una sorta di vangelo tra i giovani, ci pose vividamente davanti agli occhi la tesi, che ci ha agitati profondamente, del debito irredemibile dovuto al popolo dall’intellighenzia russa. (Peter Lavrov: Historical Letters, p. 49; edizione del 1967).
Il pensiero di Lavrov si estese in tutto il mondo come un nuovo vangelo di debito e salvezza. Andò mano nella mano con l’umanesimo. Lavrov, nella sua “Prima Lettera” sostenne, insieme con Hegel che l’uomo stava ora facendo un grande passo in avanti: “L’uomo è diventato di nuovo il centro del mondo”. Data la tremenda ineguaglianza della società, e la necessità di ripagare “il debito verso il popolo” Lavrov scrisse in favore del terrorismo. L’uso della violenza nel distruggere il male avrebbe affrettato il trionfo del bene.
I terroristi del nostro tempo non hanno sentito parlare di Lavrov, ma sono i suoi eredi e successori. Uniscono al loro ateismo e al relativismo morale questo “grande obbligo morale”; il debito col popolo deve essere ripagato, e il terrorismo è giustificato come mezzo per raddrizzare antiche storture.
Le politiche del mondo sono oggi la politica e moralità di Lavrov. Gli stati marxisti applicano la dottrina del debito verso il popolo logicamente e sistematicamente. Le democrazie concordano con Lavrov ma sono più lente nel ripagare il debito e per questo sono versioni moralmente più deboli degli stati marxisti.
A partire dalla Seconda Guerra Mondiale la politica estera americana (e anche quella europea N.d.T.) è stata infetta di pensiero lavroviano. Tirare denaro dietro alle nazioni più povere è visto come una necessità morale e un debito da pagarsi per essere una nazione di successo. L’intellighenzia, la stampa, i media, e i circoli femminili per le élite trattano anche tagli modesti degli aiuti esteri come crimine morale e come prova di malvagità in quelli che li propongono. Se il parlamento ammettesse le proprie convinzioni farebbe fare una statua di Lavrov da collocare all’ingresso!
Anche le chiese hanno adottato questa dottrina del debito verso il popolo. La bibbia ci dice che siamo totalmente in debito verso il Signore Dio, che gli dobbiamo come nostro Signore come minimo la decima, e la nostra vita un sacrificio vivente. La nuova dottrina del debito capovolge sottosopra l’universo morale. I poveri sostituiscono Dio quale centro focale dell’interesse morale.
Ora, la bibbia richiede che ci prendiamo cura di poveri, vedove, orfani, stranieri e di chiunque sia nel bisogno. Questo interesse è comandato per amore di Dio, non dei poveri. Dobbiamo essere governati da ubbidienza a Dio, è il nostro debito verso il Signore, non un debito verso i poveri. Ed è pertanto Dio a giudicarci, non i poveri, né le élite rivoluzionarie.
A motivo di questo scostamento della dottrina del debito da Dio all’uomo, c’è uno scostamento anche nella natura e necessità del giudizio. Nella Scrittura Dio sistema tutti i conti, raddrizza tutte le storture, e ripaga tutti i debiti nel Giorno del Giudizio. Allora i libri saranno aperti e lì si faranno i conti totali e definitivi. La storia termina in giustizia totale, e i nuovi cieli e nuova terra hanno inizio.
Anche la fede umanista socialista ha la sua dottrina del giudizio, e della sistemazione di tutti i debiti. Il suo nome è LA RIVOLUZIONE. In ogni nazione la rivoluzione è un affare cruento perché viene corrisposto un giudizio aspro e brutale a tutte le classi “privilegiate”. Non c’è punizione o tortura che sia eccessiva per loro. “Il debito morale verso il popolo” richiede l’obliterazione di tutti i suoi “nemici” e sono i rivoluzionari a decidere chi questi nemici siano. Se negate questa dottrina del “debito morale verso il popolo” allora voi siete il nemico, che siate ricchi o poveri. Se avete il sentimento che il vostro lavoro vi dà il diritto ai suoi frutti, da vendersi o da usarsi, allora siete un nemico. I contadini della Russia, i kulaki dell’Ucraina, ed altri, erano gente povera, ma ritenendo una prospettiva biblica sul lavoro e sul debito, divennero nemici e furono assassinati a milioni.
Che dire di Lavrov? Solo gli accademici lo ricordano. Come compagni intellettuali dissentono con lui su vari punti, ma egli è trattato con rispetto come compagno membro nella grande fraternita dei pensatori anti-cristiani che pianificano un Nuovo Mondo.
In tutto il mondo, oggi, persone vengono brutalmente oppresse e assassinate nel nome del debito morale da pagare al popolo. Questa malvagia dottrina del debito è uno dei truismi morali del ventesimo secolo. Non appartiene più ad un uomo solo: Lavrov. È diventato proprietà comune di giornalisti, insegnanti, predicatori, professori, legislatori, chi opera nei media, e dei bambini. È parte integrante del piano di salvezza umanista.
Ma non ci si può beffare di Dio. O viviamo secondo la sua legge, o secondo la sua legge moriamo; nel lungo termine, è morte per tutti, e il mondo sta marciando verso un giudizio auto-inflitto.
Sapere di questa dottrina malvagia è necessario, ma non è sufficiente. Noi dobbiamo sapere la dottrina di Dio. Il nostro debito di giudizio e di morte è stato pagato a Dio Padre da Gesù Cristo con la sua espiazione. Il nostro debito di servizio dev’essere corrisposto tutta la vita. Perché adesso siamo vivi in Cristo, dobbiamo seguire la via della vita, la sua legge, e dobbiamo vederci come salvati per servire, amare, ubbidire Lui.
“Che darò all’Eterno in cambio di tutti i benefici che mi ha fatto? Io alzerò il calice della salvezza, e invocherò il nome dell’Eterno. Adempirò i miei voti all’Eterno in presenza di tutto il suo popolo” (Sl. 116:12-14).
R. J. Rushdoony; marzo 1986