La prospettiva montanista
Uno dei movimenti più tristi della prima chiesa fu il Montanismo. Non fu volutamente un’eresia benché nel tempo lo sia diventato. Il Montanismo cominciò come una richiesta per una più austera disciplina nella chiesa. Voleva un ritorno ai primi anni di azioni e pronunciamenti dello Spirito; enfatizzava la spiritualità contrapposta ai cristiani “carnali”, ed evidenziò la credenza che la Seconda venuta sarebbe occorsa molto presto. Quasi ogni enfasi fatta dal Montanismo fu rapidamente portata a pericolosi estremi.
Il fondatore, Montano, aveva egli stesso uno sfondo di provenienza che non favoriva la sua causa. Si dice che fosse un Frigio castrato, ex sacerdote di Cibele che si abbandonava molto a trance e visioni. La sua mancanza d’integrità fisica, secondo Levitico 21:17-23, avrebbe dovuto squalificarlo dalla leadership.
I montanisti chiamavano se stessi cristiani “spirituali”; per loro le chiese esistenti erano piene di cristiani “carnali”. Il periodo fu la seconda metà del Secondo secolo. La giovane chiesa aveva molti nuovi convertiti e pertanto molti problemi, perché questi nuovi cristiani non erano privi dei loro persistenti connotati pagani. Era così anche per Montano e le sue due profetesse, Priscilla e Maximilla, che avevano lasciato i propri mariti per proclamare la “vera fede”.
Una forte enfasi di san Paolo nella sua prima lettera a Timoteo è che un novizio o qualcuno giovane nella fede non dovesse essere ordinato come anziano (1 Ti. 5:22). La prova del tempo e dell’esperienza sono necessarie; ogni fede deve essere provata.
Il Montanismo sostituì lo zelo alla prova e l’esperienza. Come risultato, i montanisti ebbero presto molte chiese in tumulto. Essi credevano che la loro fede desse loro saggezza all’istante. Sottolineando l’esperienza dello Spirito santo, essi assumevano che quest’esperienza desse loro la sapienza dello Spirito. Una vera esperienza dello Spirito incrementa la grazia e l’umiltà; l’esperienza montanista troppo spesso incrementò l’orgoglio e il giudizio. L’uomo di spicco nel movimento montanista fu Tertulliano, che fu chiaramente e solidamente ortodosso. Il montanismo in linea di massima fu fedele alla fede biblica, ma fu colpevole dell’errore della “sapienza istantanea” da parte dei novizi nella fede, molti dei quali donne fanatiche e uomini ignoranti.
I montanisti credevano ed evidenziavano il sacerdozio di ogni credente: “Non c’è né Giudeo né Greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesú” (Ga. 3:28). Questo significa che siamo tutti egualmente sacerdoti davanti a Dio Padre e abbiamo accesso diretto a Lui attraverso Cristo del quale siamo membri. Questo, però, non altera la nostra posizione in mezzo agli uomini e nelle istituzioni. La posizione in una famiglia o in una chiesa non è alterato dal nostro sacerdozio davanti a Dio. L’enfasi montanista sullo Spirito nella vita dell’uomo ebbe la tendenza d’erodere l’autorità. Questo fatto, combinato con la loro convinzione nella continuazione dei doni di Pentecoste, fece del Montanismo un problema anziché un valore per le chiese.
Ma non era tutto. Il Montanismo era intensamente determinato a mettere in rilievo l’immediato ritorno di Cristo. Maximilla disse: “Dopo di me non c’è più profezia, ma solo la fine del mondo.” Nostro Signore, nell’insegnare ai suoi discepoli a pregare, insegnò loro di dire: “Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà sulla terra come in cielo” (Mt. 6:10). Questo fu visto come un mandato a convertire il mondo e a portarlo sotto il dominio di Cristo e della sua parola-legge. Era una parte del mandato cristiano di portare tutte le cose prigioni di Cristo. Ora, nelle mani dei montanisti, divenne semplicemente una preghiera per la fine del mondo.
I risultati furono ironici. Il Montanismo aveva criticato la chiesa per la sua mancanza di zelo, ma ora lo zelo montanista dirigeva lo zelo cristiano in uno stretto canale e tendeva a ridurlo ad una speranza per la fine del mondo. Il risultato fu un rallentamento dell’impeto della chiamata cristiana ad esercitare il dominio e sottomettere la terra.
I montanisti distinguevano tra cristiani “spirituali” e “Carnali”, una distinzione che è stata resuscitata in tempi moderni. Fecero di più. Videro quattro stadi nello sviluppo della religione. Lo fecero, non nei termini della Scrittura, ma per analogia con lo sviluppo nel mondo naturale. Così facendo, malgrado il loro zelo, importarono dentro la fede il naturalismo greco-romano. Essi sostenevano: primo, la religione naturale e l’innata idea di Dio. Secondo, ci fu una rivelazione del Vecchio Testamento di una religione “legale”, della legge. Terzo, il vangelo di Cristo venne come la parola della grazia. Quarto, con la Pentecoste, ci fu la rivelazione dello Spirito, i suoi doni, e l’ascesa della religione “spirituale”. Questo pensiero comporta reali similitudini con Gioacchino da Fiore e il suo pensiero in tre epoche. Gioacchino, l’abate medievale, divise la storia in tre ere; l’era della legge, il Vecchio Testamento; l’era della grazia, il Nuovo Testamento; e l’era finale dello Spirito e dell’amore. Noi non sappiamo di influenze montaniste in Gioacchino; entrambi ebbero però, un assunto comune, una credenza in uno sviluppo evoluzionista della religione e delle vie di Dio verso gli uomini. Dove l’analogia della natura è applicata a Dio, Dio si sviluppa e cambia come la sua creazione.
Il Montanismo tese anche a negare la validità delle autorità nella chiesa e a ridurre l’autorità alle cose dette dai suoi profeti che secondo loro avevano il crisma di Dio. I montanisti reclamavano per i propri profeti un’autorità che negavano ai governanti della chiesa. L’autorità era adesso, ad un grado considerevole, auto-proclamata quando varie persone diedero voce alle visioni. I montanisti condannarono la distinzione tra i chierici e i laici perché autoritaria, ma crearono una nuova autoritaria aristocrazia di visionari che erano al di sopra di chierici e laici.
Le profezie montaniste avevano quattro interessi. Primo, proclamavano l’immediato ritorno di Cristo. Aggiunsero inoltre molte credenze alla dottrina biblica della Seconda Venuta. Secondo, profetizzavano persecuzioni, che erano molto reali e aumentarono solamente. Terzo, richiesero come legge all’interno della chiesa una varietà di pratiche ascetiche e di digiuni per separare il cristiani “spirituali” da quelli “carnali”. Quarto, le loro visioni crearono nuove distinzioni tra i vari peccati.
Tertulliano considerò la legge di Dio abolita in Cristo. Sostenne che fosse sbagliato che la chiesa vedesse la legge del Vecchio Testamento e i Vangeli come un’unità. Disse categoricamente: “La vecchia legge è cessata” (“Una Risposta ai Giudei” cap. VI). Nel suo “La Prescrizione Contro gli Eretici” Tertulliano fece la sua famosa dichiarazione: “Cos’hanno in comune Atene e Gerusalemme? Che accordo c’è tra l’accademia e la chiesa? Quale tra eretici e cristiani?” (cap. VII). La Gerusalemme montanista, comunque, non era la Gerusalemme della bibbia; la loro Nuova Gerusalemme avrebbe dovuto discendere sul villaggio di Pepuza, in Frigia. Nuove rivelazioni stavano creando un nuovo “vangelo”. Tertulliano, nel suo trattato sulla “Modestia”, elencò sette peccati mortali, che se commessi dopo il battesimo, erano imperdonabili.
Il risultato fu un nuovo legalismo. Laddove gli uomini trascurino la legge di Dio, non evadono con ciò il fatto della legge. La legge è una necessità della vita. Nell’universo di Dio, nulla può vivere senza, separatamente da, o al di fuori della legge. Gli uomini negano la legge di Dio solo per creare la propria. Il Montanismo divenne una fertile fonte di legalismo, mano a mano che sviluppava regole (da nuove rivelazioni) per rimpiazzare la legge di Dio.
Il trattato di Tertulliano sul “Digiuno” ne è evidenza. Digiunare era diventato la nuova legge per cristiani “spirituali”, e Tertulliano dovette rispondere all’uso che i cristiani “carnali” facevano della bibbia contro i Montanisti. Tertulliano ammise che queste persone traevano dalla Scrittura la loro difesa del digiuno limitato o assente. Tertulliano si atteneva a pratiche ascetiche molto severe riguardo al digiuno e ad altro. Nel corso del suo argomento, Tertulliano mostrò che l’ “appetito” e non il peccato era per lui il male, la causa alla base del declino spirituale. Contro l’accusa di essere in violazione di Galati 4:10, ecc.. di ‘galatizzare’ la chiesa, Tertulliano disse che Paolo parlò della fine delle vecchie cerimonie, non di quelle del Nuovo Testamento. In breve, un nuovo legalismo aveva rimpiazzato la fede biblica.
I montanisti inoltre corteggiavano il martirio; voler morire per Cristo era segno di spiritualità.
Erano condannate le seconde nozze; la vita spirituale significava perfino continenza a vita. Mentre il Montanismo era opposto allo Gnosticismo, aveva assorbito la visione Gnostica del mondo materiale. Lo stesso spirito sosteneva il suo millennialismo; il Montanismo voleva vedere la fine di un ordine materiale che considerava un ostacolo alla spiritualità.
Degli errori del Montanismo si potrebbe dire molto di più. I montanisti erano per la maggiore ortodossi nella loro dottrina di Dio, dell’incarnazione, e della maggior parte delle dottrine basilari. Di fatto Tertulliano è importante nella storia della dottrina cristiana. Il loro errore fondamentale risiedeva nel loro implicito diniego della storia. I montanisti avevano una dottrina dello sviluppo storico, ma la sua tesi essenziale era che le epoche erano ora giunte al culmine, ed era il tempo della fine. Nella loro visione non c’era né tempo né spazio per ulteriore sviluppo. Di qui la loro richiesta di perfezione adesso. La crescita cristiana e la santificazione furono rimpiazzati da un’insistenza sulla pienezza di santità adesso. Questa convinzione di fine dei tempi portò ad un degradamento del matrimonio. Tertulliano, che in precedenza aveva scritto lodi sul matrimonio pio, giunse ora ad esserne orrendamente ostile. La verginità e la continenza erano prescrizioni per tutti, perché la fine era vicina.
Inoltre, poiché i montanisti vedevano la loro era come gli ultimi giorni della storia, erano disinteressati ai vari sforzi cristiani di cambiare il mondo attorno a loro e di conquistarlo per Cristo. Tertulliano ed altri erano pronti a “provare” che il mondo doveva terminare presto perché era “sovrappopolato,” le sue risorse naturali eccessivamente sfruttate e così via. Con la loro mentalità da tempi della fine era facile per loro individuare “evidenze” per provare che il mondo doveva finire.
Ma la richiesta di “perfezione adesso” non crea perfezione istantanea tra i membri della chiesa, solo istantanea ipocrisia. Sia nei circoli montanisti che più tardi in quelli donatisti, l’ipocrisia proliferava perché c’era poca pazienza con i compagni credenti più deboli e peccatori. Solo la forza era tollerata. Dove si neghi la crescita in favore della perfezione immediata, la debolezza può solo aumentare sotto la facciata ipocrita della forza. Una volta, in un attimo di saggezza, H.G. Wells disse: “Sono coraggiosi quegli uomini che fanno le cose che hanno paura di fare.” Noi possiamo dire che gli uomini forti in Cristo sono quelli che conoscono le proprie debolezze e sempre più contano sul Signore piuttosto che su se stessi.
Ciò che il Montanismo diede alla storia della chiesa fu una ricorrente richiesta per la perfezione istantanea insieme con la convinzione che il tempo della fine è ora. Lungo tutta l’epoca medievale, la Riforma, e fino al presente, una grande porzione di zelo ed energie cristiane sono stati deviati dentro a sterili canali da questo tipo di mentalità. Anziché far avanzare il regno di Cristo troppo spesso il temperamento montanista lo impedisce.
Un patetico esempio di ciò fu citato nel 1877 da Daniel Steele, in A Substitute for Holiness, or Antinomianism Revived, or The Theology of the So Called Plymouth Brethren Examined and Refuted. (Un Sostituto per la Santità, o Antinomismo Redivivo, o la Teologia dei Cosiddetti Plymouth Brethren Esaminata e Confutata). Steele riportò che alcuni dei seguaci di John Darby (la fonte di C.I. Scofield), erano andati a Gerusalemme ad aspettarvi la Seconda Venuta: “Un manipolo di americani, frammenti di famiglie, posseduti da questa infantile interpretazione della Scrittura, stanno vegetando un’esistenza a Gerusalemme. Hanno adottato e sono chiamati col nome di ‘La Colonia Americana’. Sono determinati ad essere in testa alla fila di coloro che richiederanno un ruolo di funzionari quando s’insedierà la nuova amministrazione.”
Allora come ora, la prospettiva montanista ha controllato innumerevoli cristiani. Alcuni, come Tertulliano sono stati e sono grandi e buoni uomini. Tutti sono stati certi, dal 171 d.C al presente, che il loro è il tempo finale della storia, ed hanno avuto grafici e computazioni che lo dimostravano. Ciò che hanno dimostrato, invece, è stata la loro irrilevanza.
Cristo, nostro Signore, “È il beato e unico sovrano, il Re dei re e il Signore dei signori” (1 Ti. 6:16). Per un cristiano, rendere la propria fede e il proprio Signore irrilevanti per quest’epoca e questa storia è sicuramente peccato. Nessuno è più rilevante per tutte le cose di Cristo il Signore, e solo il cristiano fedele ed attivo può essere un uomo rilevante.
(Luglio 1984)