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Il Significato del Sabato

Gli uomini comunemente peccano perfino nella loro professata obbedienza a Dio riducendo la legge di Dio al minimo comun denominatore o al suo significato minimale. La legge: “Tu non ruberai” (Es. 20:15), include ogni forma di furto: derubare un altro uomo, derubare Dio delle sue decime (Mal. 3:8-12), la svalutazione della moneta e l’inflazione (Isa. 1:22), e molto, molto altro. Gli uomini trovano conveniente limitare la legge al semplice furto: questo significa che uno che produce o vende merce scadente spacciandola per buona, o uno che non lavora per guadagnarsi il salario ma fa meno che può, possono dichiarare di non essere ladri. Agli occhi di Dio, però, e nel suo tribunale, il pieno significato della legge prevale.

Una bistrattata legge chiave è quella che concerne il sabato:  “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. Lavorerai sei giorni e in essi farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è sabato, sacro all’Eterno, il tuo DIO; non farai in esso alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero che é dentro alle tue porte;  poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e il settimo giorno si riposò; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno di sabato e l’ha santificato” (Es. 20: 8-11).

Prima di cominciare uno studio su queste parole, bisogna comprendere due cose: primo, il comandamento concerne il riposo, non il culto. Il culto deve essere un fatto ininterrotto quanto uno settimanale, ma l’aspetto centrale dell’osservanza del sabato è il riposo. Secondo, molti hanno limitato quest’osservanza del riposo alle loro proprie definizioni.  I farisei limitavano rigidamente il numero di metri che un uomo poteva camminare di Sabato e avevano precise regole limitative su ogni attività. Dall’altro lato, molti oggi vedono il sabato come un giorno per il loro relax e i loro comodi. Nessuno dei due è corretto.

Per comprendere il sabato, dobbiamo prima vedere cosa coinvolge. Significa un giorno di riposo settimanale, uno su sette. Il sabato ebraico cominciava al tramonto del giorno precedente e continuava fino all’alba del giorno dopo. Molti puritani osservavano un sabato simile. Il riposo sabbatico includeva gli animali da lavoro e anche la terra, la quale, insieme all’uomo, doveva riposare un anno su sette. Le facoltà universitarie concedono ancora l’anno sabbatico, ma, per la maggiore, questa osservanza è caduta in disuso. Dobbiamo operare affinché sia restaurata. Il cinquantesimo anno anche era un sabato: il Giubileo.

Ora, si consideri il significato di tutto ciò in relazione al tempo. Ogni settimo giorno, ogni settimo anno e ogni mezzo secolo un altro anno erano messi da parte per riposare! Le implicazioni di tutto questo erano ben più radicali a quei tempi che adesso. Fatta eccezione per le opere di necessità (ad es. dove erano richieste delle operazioni continuative come  nella mungitura, o per opere di misericordia), il riposo era obbligatorio. Poiché la produzione di cibo era ben più marginale allora di adesso, era molto più difficile immagazzinare sufficienti riserve di cibo per l’anno sabbatico. C’era un ulteriore aspetto del sabato, un riposo dal debito. I debiti potevano avere solo un termine di sei anni, o una frazione di essi se l’anno sabbatico era più vicino.

Un fatto ovvio diventa ora evidente. Una società che osservasse il Sabato avrebbe dovuto essere provvidente e non poteva essere inflattiva. Per guadagnare abbastanza, e per produrre abbastanza per rendere il lavoro non necessario otto anni su cinquanta ed anche su 2000 sabati (quasi sei anni in più da aggiungere, rendendo gli anni consacrati al riposo Sabbatico quasi 14 su cinquanta), richiedeva un popolo provvidente, orientato al futuro. Tale popolo doveva essere di lavoratori volenterosi, capaci e produttivi. Dovevano essere in grado di pianificare e di utilizzare largamente il loro tempo e le loro risorse economiche. Osservare il sabato era segno di carattere e di molto altro.

Inoltre ancora, una società in cui il debito è limitato a sei anni  (De. 15: 1-6) è una società che è anti-inflazionistica. Si aggiunga a questo la richiesta di giusti pesi monetari (Le. 19:35-36), e l’inflazione è virtualmente impossibile. Il risultato è stabilità sociale e prosperità. Una società, dunque, che osserva il Sabato può realmente riposare nel Signore. I suoi oggi e i suoi domani sono circoscritti dalla legge di Dio e perciò dalle benedizioni di Dio e dalla sua cura provvidenziale.

Inoltre, una tale società è libera da ansietà. Per la maggior parte degli uomini, l’oggi e il domani sono cause d’ansia. Il loro mancare d’essere provvidenti, la loro partecipazione in una società senza legge, e l’incertezza per il loro futuro porta ad una cornice di pensiero neurotica ed ansiosa. È stupido credere che delle sedute dallo psicologo o degli esercizi spirituali possano rimuovere l’ansietà che è il prodotto dell’anomia. Le persone che non vivono la legge di Dio saranno sempre persone ansiose. Noi oggi siamo confrontati con un flusso costante di libri designati a sollevare l’ansietà, e la psicoterapia è un affare miliardario, ma pochi lavorano alla radice del problema dell’ansietà: il peccato e la colpa davanti a Dio, e la mancata fiducia nella sua legge e nel suo governo.

Basilare al Sabato e al suo riposo c’è la liberazione dal lavoro. La radice di questa liberazione è la fede, fede nel Signore e nella sua salvezza pattizia. Cessare dal nostro lavoro tanto quanto è richiesto dalla legge richiede da una parte una vita provvidente e diligente e dall’altra una profonda fiducia nell’opera del Signore. Il Signore, avendo dato la sua salvezza pattizia è capace di dare la sua cura pattizia. La nazione, per avere le benedizioni di Dio, deve osservare questo segno del Patto, che significa che l’obbiettivo non è solo un’osservanza settimanale, ma l’osservanza dell’anno di riposo sabbatico in modo che tutte le persone possano riposare e gioire nel Signore. Questo è un requisito e un dovere legale e nazionale.

Quando cessiamo dai nostri lavori, riposiamo nella compiuta opera di salvezza di Dio e nei suoi continui operare e cura provvidente. È un riposo in cui dedichiamo noi stessi e tutto il nostro essere nelle mani di Dio. Davide dice: “T’acquieta nel Signore e spera in lui, non t’irritare per l’altrui successo, né per l’uomo che opera la frode”(Sa. 37:7 ed. Paoline, la King James dice ‘rest in the Lord…’ riposa nel Signore. N.d.t.). Nei termini di questo riposo nel Signore, William Whiting Borden (1887-1913) scrisse nel suo taccuino il primo anno d’università a Yale: “Signore Gesù, tolgo le mie mani, per quanto riguarda la mia vita. Metto te sul trono del mio cuore” Mrs. Howard Taylor: Borden of Yale ’09, p. 123.).

Il sabato è liberazione perché ci libera da noi stessi e dal nostro lavoro perché ci fidiamo nel superiore lavoro di Dio e nel suo governo. È liberazione dalla storia quale agente determinativo perché afferma che Dio determina tutte le cose. L’opposto del sabato è la dottrina hindu del Karma; secondo questa dottrina, l’uomo è prigioniero del suo passato, della sua storia, ed è ineludibilmente legato al passato. Solo per mezzo di una lunga, lunga serie di reincarnazioni può liberarsi dalla storia dentro la morte. Il sabato non nega la causalità ma, mentre il Karma dice che la causalità è essenzialmente storica, il sabato e il suo riposo sono una trionfante testimonianza del fatto che la causalità è primariamente soprannaturale.

Il sabato è benedetto e santificato da Dio al di sopra di tutti gli altri giorni ed anni come una testimonianza del suo carattere liberatorio e come testimonianza del governo soprannaturale e provvidente di Dio. Il sabato è separato da tutti gli altri giorni e così noi pure dobbiamo separarci da tutti gli altri giorni e da tutte le altre attività. Quando riduciamo, com’è fatto comunemente, il giorno ad un sabato ecclesiale, noi neghiamo la necessità per una separazione del tutto dell’uomo e della sua società al Signore. Questa è la ragione per cui il sabato  è applicato a tutte le cose: noi stessi, la nostra terra, gli stranieri in mezzo a noi, la chiesa, lo stato e tutte le cose. Per lo stato negare il sabato è negare Dio. La legge biblica separa (mentre li rende interdipendenti) chiesa e stato, non separa  il sabato dallo stato.

C’è, comunque, un ulteriore e basilare significato nel sabato. Come abbiamo visto, esso richiede sia fede che provvidenza da parte dell’uomo: l’uomo deve vivere in maniera tale da poter riposare il settimo anno senza reddito. Deve riposare ( esclusi i lavori di necessità) e deve farlo senza ansietà. Chiaramente l’uomo pattizio deve essere orientato al futuro e previdente.

Deve, però, anche essere orientato al presente. Il sabato è una celebrazione del divino ordinamento attuale, e del suo aiuto sempre presente. Il Salmo 46 ci da questo tipo di fede. Nel mezzo di cataclismici terremoti, inondazioni e desolazioni, la parola della fede è: “fermatevi e riconoscete che io sono Dio; io sarò esaltato fra le nazioni, sarò esaltato sulla terra” (Sa. 46:10).  È sapere che “Il Signore degli eserciti è con noi” (Sa. 46:11), e che è il suo giusto giudizio che sta scuotendo il nostro mondo. Le cose che sono vengono scosse in modo che rimangano solamente quelle che non possono essere scosse (Eb. 12:27). Significa sapere che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, di quelli che sono chiamati secondo il suo proponimento (Ro. 8:28).

Il Salmo 118: 24 dichiara: “Questo è il giorno che il Signore ha fatto, rallegriamoci ed esultiamo in esso”. Il Comandamento ci ordina di osservare il Sabato perché “in sei giorni il Signore fece i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che c’è in essi” (Es. 20:11). Dio, che ha creato tutte le cose, non ha problemi nel governare tutte le cose. Nel mezzo delle miserie del nostro mondo, che sono i suoi giudizi, possiamo riposare nel suo governo. Il Sabato è una celebrazione del giorno presente, alla faccia di tutte le cose, nella certa conoscenza che è il giorno ordinato da Dio, e noi siamo membri del suo Patto. Perciò, gioite.


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