La definizione della donna data da Dio creando Eva e stabilendo il primo matrimonio è “aiuto convenevole” (Ge. 2:18). Questo è letteralmente “come unanime con lui,” o la “sua controparte”1 La Literal Translation of the Holy Bible di Robert Young la rende con “un aiutante — come sua controparte.” R. Payne Smith ha indicato che l’ebraico letteralmente è: “un aiuto come il suo volto, la sua immagine riflessa.”2 L’implicazione è quella di un’immagine specchiata, un punto fatto da Paolo in 1 Corinzi 11:1-16; l’uomo fu creato ad immagine di Dio, e la dona all’immagine di Dio riflessa nell’uomo. In questo passo, come ha notato Hodge, è affermato il principio che “ordine e subordinazione pervadono tutto l’universo, e sono essenziali alla sua esistenza.”3 Il capo coperto è un segno di essere sotto l’autorità di un’altra persona; per questo, l’uomo, che è direttamente sotto Cristo, adora col capo scoperto, la donna col capo coperto. Un uomo, pertanto, che adori col capo coperto disonora se stesso (1° Co. 11:1-4). La donna a capo scoperto tanto farebbe che fosse rasata perché essere scoperta porta con sé la stessa vergogna che se fosse rasata (1° Co. 11:5-7). Come nota Leon Morris con riferimento ai versi 8, 9, “la donna non può reclamare eguaglianze né nella sua origine, né nello scopo per cui fu creata.”4
In conformità, San Paolo continuò: “Perciò la donna deve avere sul capo un segno di autorità, a motivo degli angeli” (1 Co. 11:10). James Moffat ha reso “potere sul suo capo” come “un simbolo di soggezione” seguendo con ciò l’opinione popolare piuttosto che il testo greco. “Potere sul suo capo” significa invece, come hanno indicato il Morris e altri: “un segno della sua autorità.”5 Poiché gli angeli sono testimoni, deve essere resa una pia testimonianza. Per molti sembra esserci qui implicata una seria contraddizione: primo san Paolo insiste sulla subordinazione, e poi, secondo, parla di ciò che sembra essere un segno di subordinazione come un segno d’autorità. Quest’apparente contraddizione nasce dal concetto anarchico d’autorità che è così profondamente impresso nella natura peccaminosa dell’uomo. Ogni vera autorità è sotto autorità perché Dio solamente trascende tutte le cose ed è la scaturigine di ogni potere ed autorità. Un colonnello ha autorità perché è sotto un generale e la sua autorità cresce nella misura in cui cresce il potere, il prestigio e l’autorità di quelli sopra di lui ed è assicurata la sua unità di mente e d’intenti con essi. Lo stesso vale per la donna: La sua subordinazione è anche il simbolo della sua autorità. Molto sovente, in varie società, è stato proibito alle prostitute vestirsi nella stessa foggia di mogli e figlie, perché farlo indicherebbe l’asserzione di un’autorità, protezione e potere cui hanno rinunciato. Perciò, in Assiria una prostituta celibe che avesse coperto il proprio capo sarebbe stata severamente punita per la sua presunzione.6 Leggi simili esistevano a Roma. Lungo la frontiera occidentale americana (durante la conquista del West) una donna che fosse moglie o figlia possedeva un’ovvia autorità e normalmente dettava il rispetto e la protezione di tutti gli uomini.
San Paolo dichiarò (I Co. 11:11) che uomini e donne sono reciprocamente dipendenti. L’uno non può esistere senza l’altro.”7 “L’uno non è senza l’altro, poiché, come la donna fu in origine formata dall’uomo, coì, l’uomo nasce dalla donna.”8 Molto presto i concili della chiesa censurarono i capelli lunghi nell’uomo come marchio d’effeminatezza, come avevano fatto i Romani prima di loro. Non c’è evidenza a sostegno delle usuali rappresentazioni di Cristo e degli apostoli coi capelli lunghi; le evidenze dell’epoca indicano capelli molto corti.
Per una donna, però, in tutte le epoche e tutte le nazioni, i capelli lunghi sono stati considerati un ornamento. Le sono dati, dice Paolo, come una copertura, o come un velo naturale; e sono per lei una gloria perché sono un velo. Il velo stesso, perciò, dev’essere onorevole e decoroso in una donna.9
È pertanto con fondamento biblico che i capelli di una donna sono definiti la sua “corona di gloria”, e la sua gioia nel portarli come corona attraente è data-da-Dio quando ciò è fatto entro certi limiti, benché non sia altrettanto per il tempo che alcune donne dedicano loro.
La dottrina biblica della donna la rivela dunque come una coronata di gloria nella sua “soggezione” o subordinazione, e chiaramente un aiuto del rango più vicino possibile al vice-reggente designato da Dio sulla creazione. Questa non è responsabilità da poco, né è la figura di una paziente Griselda. Fin troppo spesso i teologi hanno additato Eva come quella che guidato Adamo a peccare mentre dimenticano di notare che la posizione che Dio le ha dato era tale che il consiglio era il suo dovere normale, benché in quel caso sia stato un cattivo consiglio. Gli uomini, da peccatori, spesso sognano una paziente Griselda che non parla loro mai se non interpellata, ma una moglie così non potrebbe loro piacere di meno o annoiarli di più. Martin Lutero, che amava teneramente la sua Katie, in una certa occasione giurò: “Se dovessi sposarmi un’altra volta, ne intaglierei una di mite dalla pietra, perché dubito che di qualsiasi altro tipo sarebbe mite.” La sua biografa, Edith Simon, giustamente chiede: “Come sarebbe andata con una moglie mite?”10 La risposta chiaramente è: non troppo bene.
È illusione comune che nel passato primitivo, evolutivo dell’uomo, le donne fossero niente più che schiave, usate ad arbitrio dei primitivi bruti. Questo mito evolutivo non solo è senza fondamento, ma in ogni società conosciuta, la posizione della donna, se misurata sull’uomo e la società, è sempre stata notevole. L’idea che le donne si siano mai sottomesse ad essere semplici schiave dell’uomo è in sé una nozione assurda. Le donne sono state donne in ogni epoca. In uno studio su una società estremamente retrograda, gli aborigeni d’Australia, Phyllis Kaberry ha dimostrato che l’importanza e lo status delle donne è considerevole.11
Poche cose hanno avvilito le donne più di quanto abbia fatto l’Illuminismo che ha trasformato la donna in un suppellettile e in una creatura impotente. A meno che non appartenesse alle classi inferiori, ove il lavoro è obbligatorio, la donna “privilegiata” era una persona inutile, ornamentale, quasi senza diritti. Non era stato così in precedenza. Nell’Inghilterra del XVII secolo, le donne erano spesso in affari, erano dirigenti molto competenti, ed erano coinvolte negli scambi commerciali, come agenti assicurativi, nel manifatturiero, e posizioni simili.
Fino al XVII secolo le donne usualmente figuravano in affari come socie dei loro mariti e non in competenze di minor rilievo. Spesso assumevano il comando per tempi prolungati durante l’assenza dei loro mariti. In alcuni casi erano quello più brillante del duo, facevano funzionare la baracca.12
Una “rivoluzione” giuridica provocò il declino della condizione della donna: “l’opinione fin troppo famigliare di una donna che improvvisamente emerge nel XIX secolo da una lunga notte storica o su una piana soleggiata è completamente errata.”13 Una conoscenza della storia d’America agli inizi rende chiare le responsabilità della donna. Gli uomini della Nuova Inghilterra potevano partire via mare in viaggi di due o tre anni sapendo che tutti gli affari a casa sarebbero stati abilmente portati avanti dalle loro mogli.
L’Era della Ragione vide l’uomo come la ragione incarnata, e la donna come emozione e volontà, e pertanto inferiore. La tesi dell’Era della Ragione è stata che il governo di tutte le cose dovrebbe essere affidato alla ragione. L’Era della Ragione contrastò auto-consapevolmente l’Era della Fede. La religione fu ritenuta un’attività da donne e, più l’Illuminismo si diffuse, più la vita di chiesa diventò l’ambito di donne e bambini. Perciò, in qualsiasi cultura, più fu pronunciato il trionfo dell’Illuminismo, più si ridusse il ruolo della donna. Proprio come la religione venne ad essere considerata un inutile ma talvolta attraente ornamento, altrettanto furono considerate le donne.
Queste idee passarono negli Stati Uniti mediante l’influenza sulla giurisprudenza di Sir William Blackstone il quale era stato a sua volta influenzato dal Presidente di Corte Suprema Edward Coke, un calcolato opportunista. Come risultato, i libri di giurisprudenza della prima metà del XIX secolo mostravano la donna in un ruolo sminuito. Tre esempi sono significativi:
Introduction to American Law, di Walker: La teoria giuridica è: il matrimonio fa di marito e moglie una sola persona, e quella persona è il marito. Difficilmente si troverà un atto giuridico che descriva ciò che ella è competente a fare … In Ohio, ma difficilmente anche da qualsiasi altra parte, le è concesso redigere un testamento, se mai abbia felicemente qualcosa di cui disporre.
Law of Husband and Wife, di Roper: non è generalmente risaputo che ogni qual volta una donna abbia accettato un’offerta di matrimonio, tutto ciò che ha, o si aspetta di avere, diventa virtualmente di proprietà dell’uomo che ha accettato come marito; e nessun dono o testamento redatto da lei tra il periodo d’accettazione dell’offerta e il matrimonio è ritenuto valido; poiché se le fosse permesso di alienarsi o di sistemare in altro modo i propri averi, egli potrebbe rimanere deluso della ricchezza che aveva preso in considerazione nel fare l’offerta.
Wharton’s Laws: La moglie è solo la serva del marito.14
C’è una clausola estremamente significativa nell’affermazione di Roper: “Non è generalmente risaputo…” Le piene implicazioni della rivoluzione giuridica non erano generalmente risapute. Sfortunatamente, sono però giunte ad essere generalmente sostenute, dagli uomini. Ancor più sfortunatamente, le chiese molto comunemente sostennero questa rivoluzione giuridica per una lettura della Scrittura unilaterale e forzata. L’atteggiamento degli uomini in generale fu che le donne sarebbero state meglio su un piedistallo di vanità. Ad una conferenza per i diritti della donna, una relatrice rispose a queste affermazioni: Sojourner Truth, una donna alta, nera, prominente nei circoli anti schiavismo ed ella stessa una ex schiava nello stato di New York. Aveva 82 anni e una schiena segnata dalle frustate, non sapeva leggere, ma aveva “intelligenza e senso comune”. Ella rispose ai difensori del piedistallo poderosamente e direttamente, rivolgendosi agli uomini in sala che la interrompevano:
Ebbene, figlioletti, quando c’è così tanto chiasso dev’esserci qualcosa fuori posto. Io credo che tra i negri del sud e le donne del nord, tutti a parlare di diritti, gli uomini bianchi saranno presto in difficoltà. Ma cosa sono tutte queste cose che andate dicendo? Quell’uomo lì dice che le donne hanno bisogno di essere aiutate a salire sui carri, e di essere aiutate a saltare i fossati, e d’avere ovunque i posti migliori. Nessuno mi ha mai aiutato a salire su un carro, o a superare un fosso melmoso, o mi ha dato il posto migliore! Non sono io una donna? Guardatemi! Guardate le mie braccia! …
Ho arato e piantato, e raccolto in granai, e nessun uomo potè starmi dietro! E non sono io una donna? Potevo lavorare quanto un uomo e mangiare quanto un uomo – quando potevo averne — e anche sopportare la frusta! E non sono io una donna? Ho dato alla luce tredici bambini e ne ho visti la maggior parte venduti in schiavitù, e quando urlai col mio dolore di madre, nessuno mi sentì, se non Gesù! E non sono io una donna?
E poi quell’omino lì vestito di nero, dice che le donne non possono avere gli stessi diritti degli uomini perché Cristo non era una donna! Da dove è venuto il vostro Cristo? …
Da dove è venuto il vostro Cristo? Da Dio e da una donna! Gli uomini non ebbero niente a che vedere con Lui.
Obbligata nei vostri confronti per avermi ascoltato, e adesso la vecchia Sojourner non ha altro da dire.15
La tragedia del movimento per i diritti della donna è stata che, malgrado avesse seri problemi da correggere, ha fatto aumentare il problema, e qui la resistenza degli uomini è stata responsabile in egual misura. Anziché ripristinare le donne al loro giusto posto d’autorità a fianco dell’uomo, il movimento per i diritti della donna è diventato femminismo: ha messo le donne in competizione con gli uomini. Ha portato alla mascolinizzazione delle donne e alla femminizzazione degli uomini, per l’infelicità di entrambi. Non sorprende che nel marzo del 1969, lo stilista Pierre Cardin abbia fatto un passo logico nella sua sfilata di moda maschile: “il primo capo esibito fu una lunga felpa senza maniche da portarsi sopra degli stivaloni di vinile. In altre parole un abito femminile.”16
Così, l’era della Ragione ha introdotto un’irrazionale supremazia per l’uomo e ha innescato la guerra dei sessi. Come risultato, le leggi oggi operano, non per stabilire un ordine pio, ma per favorire un sesso sull’altro. Le leggi del Texas riflettono la vecchia discriminazione contro le donne; le leggi di alcuni stati (come la California) esibiscono una discriminazione in favore delle donne.
Tornando alla dottrina biblica, una moglie è l’aiuto convenevole del proprio marito. Poiché Eva fu creata da Adamo e nell’immagine di Dio riflessa in Adamo, ella era sia da Adamo quanto un’immagine di Adamo: la sua “controparte.” Il significato di questo è che un vero aiuto convenevole è la controparte dell’uomo, che è necessaria una similitudine culturale, razziale, e specialmente religiosa in modo che la donna possa effettivamente rispecchiare il marito ed essere la sua immagine. Un uomo che sia un cristiano e uomo d’affari non può trovare un aiutante in una donna Buddhista che crede che il nulla sia il valore ultimo della vita e che il modo di vivere del marito sia una via inferiore. I matrimoni interculturali sono pertanto di solito un fallimento. Dove incontriamo tali matrimoni, ad un esame provano essere l’unione di due umanisti il cui retroterra è diverso ma la cui fede li unisce. Anche allora, tali matrimoni hanno un’alta mortalità. Un uomo può identificare il carattere all’interno della propria cultura, ma non può fare più che identificare il carattere generale di un’altra cultura. Così, un tedesco allevato in un’atmosfera Luterana può discernere le differenze sottili tra le donne nella propria società, ma se sposa una ragazza Mussulmana, egli vede in lei le forme generiche del comportamento femminile Mussulmano piuttosto che le sfumature di carattere, fino a quando sarà troppo tardi per ritirarsi agevolmente.
La dottrina biblica ci mostra la moglie come il manager competente che è capace di assumere sotto di sé tutte le attività di produzione e commercio se necessario, in modo che suo marito possa assumere l’ufficio pubblico come magistrato civile; con le parole di Proverbi 31:23, il marito può sedersi “alle porte”, cioè presiedere come governante o giudice. Esaminiamo la donna di Proverbi 31:10-31, il cui “valore è superiore alle perle.” Diverse cose sono chiaramente in evidenza:
È ovvio che tale donna è molto diversa dalla bella bambola dell’Era della Ragione e dalla donna altamente competitiva, mascolinizzata del XX secolo che si mette in pista per provare d’essere capace come qualsiasi altro uomo, se non meglio.
Una fede biblica non considererà la donna meno razionale o intelligente dell’uomo; la sua mente è normalmente più pratica e personale, orientata nei termini della propria vocazione come donna, ma non è per questo meno intelligente.
Un’altra nota è aggiunta da Re Lemuel nella sua descrizione della donna virtuosa:
7. “La grazia è fallace e la bellezza è vana, ma la donna che teme l’Eterno, quella sarà lodata” (v. 30).
Non c’è qui nulla di spregiativo verso la bellezza e altrove nella Scrittura, specialmente nel Cantico dei Cantici, è altamente apprezzata. Il punto qui è che, in relazione alle qualità basilari di un vero aiuto convenevole, la bellezza è una qualità transitoria, e i vezzeggiamenti astuti e ammalianti sono ingannevoli e non hanno valore nella relazione lavorativa del matrimonio.
Così, per quanto sia importante il ruolo della donna come madre, la Scrittura la presenta essenzialmente come una moglie, cioè un aiuto convenevole. Il riferimento perciò non è primariamente ai figli ma al regno di Dio e alla vocazione dell’uomo in esso. Uomo e moglie insieme sono nel patto chiamati a sottomettere la terra e ad esercitare il dominio su di essa.
C’è chi sostiene che la procreazione sia lo scopo centrale del matrimonio. Certamente, il comando di “essere fruttiferi e moltiplicarsi” è molto importante, ma un matrimonio non cessa d’esistere se è senza figli. Sant’Agostino erroneamente sostenne che I Timoteo 5:14 richieda la procreazione e definì i figli come lo scopo basilare del matrimonio, e molti sostengono questa opinione.17 Ma san Paolo in realtà ha detto che richiedeva che le donne più giovani, o vedove, specificamente si sposassero e avessero figli anziché ricercare una vocazione religiosa (I Ti. 5:11-15); ciò è molto diverso dal definire il matrimonio come procreazione. Lutero sostenne per qualche tempo la convinzione che il matrimonio servisse per provvedere alla procreazione e alleviare la concupiscenza. (Agostino ebbe relazioni sessuali limitate alla “necessità di produzione.”)18 Edith Simon richiama l’attenzione al cambiamento di pensiero di Lutero sul soggetto:
Prima che Lutero si scrollasse di dosso il celibato, egli l’aveva condannato meramente come fonte di continua tentazione e distrazione per quelli che non erano all’altezza della perpetua castità — in altre parole, la sua attitudine era ancora basilarmente ortodossa, considerando la castità come la condizione superiore. Con la sua esperienza del matrimonio, però, quell’attitudine fu cambiata drammaticamente ad una più positiva. La castità perpetua era cattiva. Solo nel matrimonio gli esseri umani erano capaci di acquisire quella salute spirituale che erano usi ricercare nel chiostro. Così, la cosa strana fu che prima che avesse mai sperimentato egli stesso lo sfogo sessuale, Lutero vedeva il matrimonio primariamente come una questione fisica, e dopo vide i suoi benefici come primariamente spirituali — evidentemente non per bisogno di comunione fisica.19
Dio stesso definì Eva come “aiuto convenevole”; per quanto la maternità sia importante, non può avere la priorità sulla dichiarazione stessa di Dio.
Note:
1 H. C. Leupold: Exposition of Genesis; Columbus. Ohio: Wartburgh Press, 1942, p. 129 s. 2 R. Payne Snith: “Genesis” in Ellicott, I, 21.
3 Charles Hodge: An Exposition of the First Epistle to the Corinthinas; Grand Rapids: Eerdmans, 1950, p. 2016.
4 Leon Morris: The First Epistle of Paul to the Corinthinas; Grand Rapids: Eerdmans, 1958, p. 153. 5 Ibid., p. 153 s.
6 J. M. Powis Smith: The Origin and History of Hebrew Law; Chicago: The University of Chicago Press, (1931) 1960, p. 231 s.
7 Charles Hodge, I Corinthians, p. 211.
8 Ibid., p. 212.
9 Ibid., p. 213.
10 Edith Simon: Luther Alive; Garden City, N.Y.: Doubleday, 1968, p. 336.
11 Phyllis M. Kaberry: Aboriginal Woman, Sacred and Profane; London: Routhledge and Keagan Paul, 1939.
12 Ferdinand Lundberg and Maryna F. Farnham: Modern Woman, the Lost Sex; New York: harper, 1947, p. 130.
13 Ibid., p. 421.
14 Charles Neilson gattey: The Bloomer Girls; New York: Coward-McCann, 1968, p.21.
15 Ibid., p. 105 s (la citazione originale è in slang negro americano, mi spiace non aver potuto rendere l’effetto)
16 Time: 18 Aprile, 1969, p. 96.
17 Vedi Jean-Marie Vaissiere: The Family, Parte I, tradotto e adattato da Canon Scantlebury, (n. d.),
pp. 73-101.
18 Ibid., p. 135.
19 Edith Simon: Luther Alive, p. 337. La Simon ovviamente intende “celibato” quando parla di “castità”.