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La Moderna Idolatria: Lo Stato Come Dio
Com’è sorta questa situazione? La risposta a questa domanda ci conduce al cuore della condizione umana. Siamo arrivati qui perché come società abbiamo rifiutato di riconoscere che questi attributi appartengono al Dio della Bibbia e a Lui solo. Abbiamo, nelle parole di Paolo: “Adorato e servito la creatura, al posto del Creatore” (Ro. 1:25), e dovremmo osservare quale sia il giudizio che Paolo dice essere la sorte di una società che fa questo, vale a dire, la piaga dell’omosessualità, che Paolo in questo passo rende chiaro non è la causa dell’ira di Dio sulla società ma una sua manifestazione; in altre parole la cultura sempre più densa di omosessualità nella quale dobbiamo vivere è parte del giudizio di Dio sulla società per la sua idolatria.
Questa apostasia spirituale è stata subdola nel suo progredire. Ma è cominciata nella chiesa (e si ricordi anche che il problema dell’omosessualità è stato fin dal principio assai un problema clericale/ecclesiale come è stato un problema in altri ambiti di vita, Dio ha risposto all’apostasia della chiesa e ha risposto a una conduzione della chiesa effeminata e a una spiritualità effeminata con un clero sempre più omosessuale). La situazione della nostra società oggi è la conseguenza dell’apostasia della chiesa, e noi come chiesa e come nazione siamo di fronte al giudizio di Dio su quell’apostasia: “Poiché è giunto il tempo che il giudizio cominci dalla casa di Dio, e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di coloro che non ubbidiscono all’evangelo di Dio?” (1 Pi. 4:17).
Per poterlo spiegare dobbiamo dare un’occhiata ad una delle questioni dottrinali più importanti della fede cristiana, una dottrina che ha conseguenze sociali molto importanti e di vasta portata, ma che in questi giorni è raramente intesa avere una qualche conseguenza sociale, e cioè la dottrina della sovranità di Dio, la predestinazione.
L’uomo è una creatura religiosa, adorerà qualcuno o qualcosa perché è stato creato per farlo. Non può negare la realtà di questa cosa più di quanto possa negare la realtà dell’aria che respira. Può negarlo a parole, certamente; ma non può negare la realtà di questo fatto nelle sue azioni. Non succede mai che l’uomo scelga di non adorare. E per adorazione io non intendo meramente parole o simboli, cioè riti religiosi e cerimonie. L’adorazione è molto più di questo. L’adorazione è la dedicazione della vita di una persona al servizio dell’oggetto adorato. E tale culto è ineludibile per la razza umana. L’uomo adora con ogni respiro che fa. La questione è: “Chi o cosa, e come, adora?” Noi possiamo pervertire il significato del culto che offriamo offrendolo incorrettamente o dandolo all’oggetto sbagliato. Infatti, questa è l’integrale condizione dell’uomo fuori da Cristo. Il non credente adora i suoi dèi quotidianamente non meno che il credente, ma gli dèi che adora sono falsi dèi, idoli. Non da’ al Dio delle Scritture l’adorazione che appartiene di diritto a Lui e a Lui solamente. Adora invece qualche altro oggetto od oggetti ed ascrive tutti gli attributi della divinità a questi oggetti che sono mere creature, cioè aspetti dell’ordine creato, che siano un tronco di legno, una pietra, un demone o un’ideologia di sua invenzione, o la sua ragione autonoma.
Ma cosa accade in un’epoca come la nostra quando Dio è considerato morto e la gente dice di non credere più in Dio? Cosa accade agli attributi della divinità in un’epoca secolare? È assai semplice, in realtà: vengono secolarizzati [1]. E questo è ciò ch’è accaduto nella nostra società attuale. Gli attributi della divinità sono stati secolarizzati, spogliati della loro associazione col divino, ed ascritti a qualcosa o qualcuno altro che il Dio della Bibbia. L’attributo particolarmente in questione qui è quello della sovranità di Dio, perché è questo attributo della divinità che definisce maggiormente la comprensione e l’attitudine della nostra società verso lo Stato secolare. E questo falso culto dello Stato, questo illegittimo conferimento di un attributo della divinità al moderno Stato secolare è una forma d’idolatria con la quale la chiesa moderna è intimamente coinvolta.
La sovranità è un attributo di Dio. La predestinazione è un concetto ineludibile. Se neghiamo che Dio è un Dio che predestina, ciò non significa che il concetto di predestinazione scomparirà. Non scomparirà. Per l’uomo è un fatto ineludibile della vita. Senza di essa la realtà non avrebbe significato. Piuttosto, quando la predestinazione è negata come attributo di Dio viene meramente trasferita a qualcuno o qualcos’altro. In un era secolare come la nostra viene secolarizzata. Nella nostra società questa versione secolarizzata della sovranità di Dio, della predestinazione di Dio, è un attributo dello stato, e poiché lo Stato riveste quest’attributo la gente crede che lo Stato abbia il diritto ed il dovere di controllare la nostra vita e la nostra società. Certamente, nella nostra società lo Stato riveste quest’attributo in forma secolarizzata. Non afferma d’essere divino come facevano gli antichi imperatori romani, e neppure d’essere l’anello di collegamento tra Dio e l’uomo come facevano gli antichi faraoni o i satrapi orientali. Ma la differenza finisce qui. La differenza consiste solo nella forma secolarizzata con cui quest’idolo è adorato nella nostra epoca. L’aspirazione a controllare, dominare, atteggiarsi a Dio, è la stessa [2]. La crescita dello Stato e del “totalitarismo morbido” in Italia nel ventesimo secolo, che è stato enorme, e la crescita del controllo dello Stato sul tutto della nostra vita e sulla società è un risultato del rinnegamento nazionale del Dio cristiano e l’attribuzione allo Stato di un concetto secolarizzato della sovranità di Dio. Oggi lo Stato è il nostro sovrano, e non riconosce più una legge suprema al di sopra della legge dell’uomo, che era il vecchio concetto della supremazia della legge (Rule of Law). La crescita di quest’influenza dello stato col suo eccessivo controllo, e la perdita di libertà e di virtù che necessariamente l’ha accompagnata, sono le conseguenze dell’apostasia spirituale della società, del nostro abbandono del concetto biblico di Dio come il Dio sovrano delle Scritture che predestina, per un idolo secolarizzato. In questa dottrina della predestinazione secolarizzata vediamo cosa succede quando Dio sia negato. Se Dio non è il Signore, qualcuno o qualcos’altro lo sarà. Se Dio non governa la nostra vita e il nostro ordinamento sociale mediante la sua legge, lo farà qualcun altro mediante un’altra legge. La sovranità di Dio sarà attribuita ad un idolo. E diversamente dal Dio della Bibbia, il cui giogo è facile e il cui peso è leggero (Mt. 11:30), gl’idoli sono sempre tiranni i cui pesi schiacciano l’uomo e lo schiavizzano. Per esempio, noi ora paghiamo in tasse al moderno Stato idolatrico più di cinque volte ciò che il Dio di tutta la creazione richiede con la decima, e perdiamo la nostra libertà nel procedimento, mentre Cristo invece ci dice: “Se il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi” (Gv. 8:36). E i cristiani imparano la lezione? Certo che no. Piuttosto discutono che non c’è bisogno di dare la decima a Dio ora perché lo Stato moderno svolge molte funzioni dell’antica decima. Certo che lo fa, a nostra vergogna! Perché questo non è uno stato cristiano, è un idolo ed un tiranno. Siamo schiavi di un tiranno e non vogliamo rendercene conto.
La politica nell’Italia moderna è guidata dell’idolatria dello Stato secolare che ha usurpato il ruolo di Dio nella vita della nazione. Non si tratta di uno sviluppo nuovo, è l’inevitabile conseguenza della concezione del mondo e della vita umanista secolare, ma noi cominciamo ad accorgerci delle conclusioni tiranniche e totalitarie a cui sta puntando, cioè la subordinazione, di fatto la schiavitù dell’individuo allo Stato in quanto istituzione che definisce ambedue l’umanità e la società e pertanto le ricrea entrambe nella propria immagine. Nel 1953 John Macmurray mise in guardia contro questo deleterio andamento nelle sue Lezioni Gifford: “La crisi culturale del nostro tempo è una crisi del personale. Ho necessità di fare riferimento solo a due aspetti della situazione … per poter chiarire ciò che intendo con una crisi del personale. Una di queste è la tendenza verso un’apoteosi dello stato, l’altra è il declino della religione. Le due sono intimamente connesse poiché entrambe esprimono una crescente tendenza di cercare salvezza presso autorità politiche piuttosto che religiose. Il crescente appellarsi all’autorità riflette esso stesso la crescente incapacità o riluttanza ad assumere responsabilità personali. L’apoteosi dell’autorità politica implica la subordinazione dell’aspetto personale della vita umana al suo aspetto funzionale. Le più importanti rivoluzioni sociali del nostro tempo indossano tutte questa livrea, che siano di tipo fascista o comunista” [3] A questo dovremmo aggiungere che i moderni stati democratici delle nazioni occidentali sono implicati precisamente nello stesso tipo d’idolatria. Per l’ateo moderno Dio è morto, ma gli uomini non possono vivere senza i loro dèi e perciò qualcuno o qualcosa deve rimpiazzare il vero Dio del quale gli uomini moderni credono di poter fare a meno. L’istituzione che nella nostra società, come risultato del declino della fede in Dio, ha ereditato gli attributi divini, anche se in forma secolarizzata, è lo Stato, il quale ora reclama il diritto di controllare, di predestinare la società secondo la propria ideologia apostata, la propria idea del significato della società e della vita umana. Viviamo in uno stato che predestina, uno stato che usurpa il ruolo di Dio nella vita dell’individuo, della famiglia, della società in senso ampio, e della nazione intera. Non dovrebbe sorprenderci perciò che Immanuel Kant abbia fatto riferimento agli Stati nazionali come Erden-Götter, cioè “Dèi Terreni,” e che secondo Hegel: “L’uomo deve perciò venerare lo stato come una divinità secolare” [4].
È compito della chiesa proclamare al mondo la signoria di Cristo, un compito che, almeno in Italia, ella ha abbandonato a causa della sua infatuazione col principale idolo del mondo moderno, lo Stato secolare. La chiesa in Italia perciò, è ingaggiata in una forma moderna secolare del culto ibrido Yahweh/Baal che viziò la vita religiosa dell’antico Israele prima della cattività babilonese, e proprio come Israele fu mandata in esilio per la sua infedeltà nel fare la prostituta coi Baal, sembra che la chiesa in Itale dovrà soffrire le stesse conseguenze per mano della propria cattività babilonese.
Lo Stato Italiano moderno e la sua adesione all’UE sono parte del nuovo ordine mondiale secolare che domina la politica internazionale. Se la chiesa in Italia non farà i conti col sincretismo e l’idolatria che al presente caratterizzano la sua vita, verrà fatta prigione ed effettivamente esiliata internamente dall’idolatrico Stato moderno in un ghetto culturale e spirituale che la lascerà senza influenza, rilevanza, o libertà di predicare il vangelo o perfino di praticare pienamente lo stile di vita cristiano. La scritta è già sul muro, ma pochi sembrano capirlo e molti nella chiesa sono ideologicamente devoti, benché magari inconsapevolmente, alla religione della nuova Roma secolare che sta sempre più dominando e controllando tutti gli aspetti della vita nella moderna Italia. La chiesa è impegnata, pertanto, in un’estrema forma di sincretismo. Se per mezzo della nostra fede (1Gv. 5:4) noi abbiamo da vincere l’idolatria che oggi ci confronta, come ci è comandato (Mt. 18:18-20), e come la prima chiesa vinse l’idolatria che la sfidò, dobbiamo affrontare questo sincretismo e l’idolatria che sta al suo cuore. Gesù Cristo è il Signore, non lo Stato — in ogni sfera di vita, politica inclusa.
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Conclusione
La chiesa oggi in Italia è compromessa con l’idolatria com’era Israele al tempo dei Re dove gli alti luoghi erano usati per adorare Dio in modo falso ed adorare falsi dèi praticando i culti di fertilità dell’antica Canaan. I nostri alti luoghi sono intellettuali ed ideologici, ma il risultato è identico, la negazione della volontà di Dio per la nostra vita e l’adorazione di un idolo anziché del vero Dio. Mandiamo i nostri figli ad essere sacrificati sugli altari dell’istruzione umanista secolare credendo che il concetto umanista secolare di “scienza” spieghi ogni cosa; invochiamo lo Stato che ci guarisca dalle nostre infermità; mediante il pagamento delle tasse (furto legalizzato dello Stato) prescriviamo al nostro prossimo d’aiutare i meno fortunati di noi anziché essere noi stessi un buon prossimo; ascriviamo allo stato gli attributi della sovranità di Dio e lo invochiamo a controllare la nostra vita e la nostra società secondo il vangelo dell’umanesimo secolare anziché alzare gli occhi a Dio. E mentre ci compiaciamo con noi stessi perché stiamo cercando di creare una “società premurosa” per mezzo di tale idolatria manchiamo di vedere che in tutte queste aree: ad es. istruzione, sanità, assistenza sociale, le virtù cristiane sono diventate obsolete. Tale società non è una società cristiana, né la chiesa che adotta tale idolatria è una chiesa cristiana. Dio richiede qualcos’altro. Richiede che facciamo qualcosa a questo riguardo. Ci chiama a distruggere i nostri idoli, gli alti luoghi ideologici che ci hanno portato a questa situazione. Se non lo facciamo, potremmo avere delle anime salvate ma avremo sprecato la nostra vita.
C’è comunque un fatto interessante che riguarda la cattività babilonese degli israeliti: decretò la fine del problema del culto di Baal in Israele. Dopo la restaurazione non si sente più parlare di questo problema di un culto sincretista Yahweh/Baal tra i Giudei. Possiamo solo sperare e pregare che la nostra stessa cattività al moderno Stato idolatrico, che deve ancora essere rivelato in tutta la sua vanagloria e tirannia, sbarazzerà finalmente la chiesa in Italia della sua infatuazione con l’umanesimo secolare e del suo idolo più coccolato: lo Stato secolare.
Note:
1 Il consolidarsi dello stato moderno in Europa è riconducibile a una vicenda teologico- politica tra i cui esiti fondamentali mi pare vi sia stato lo svuotamento del cristianesimo e il rafforzamento delle istituzioni secolari. L’amministrazione dell’uomo da parte dell’uomo si definisce, sul piano simbolico come su quello istituzionale, mutuando logiche di matrice religiosa e avocando a sé tutta una serie di elementi (dall’unità alla perpetuità) che sono caratteristici del Dio biblico. Carlo Lottieri: Credere nello Stato? Rubbettino, 2011, p. 22 Nell’intervista alla presentazione del libro descrive questi elementi: trascendente, sovrano, verità, infallibile, ecc. https://www.youtube.com/watch?v=qgLuSc4mhCM
2 Si veda la descrizione della fasi della civilizzazione di Denis de Rougemont, nella quale commenta: “L’ordine libera gl’individui dall’angoscia d’essere liberi senza scopo. Vi cadono dentro, vi sono inquadrati, rassicurati, terrorizzati, e schiacciati — in un procedimento. È con la loro polvere che lo stato fa il proprio cemento. Lo stato prescrive una moralità statale, appiana la mancanza di un principio interno con una vigilante repressività. ‘Ristabilisce’ il sacro — il sacro è ora lo stato, senza magie, ma non senza drammatico prestigio, e lo stato dio comanda ora personalmente l’esercito, la polizia e i sacerdoti.” Man’s Western Quest: The Principles of Civilization; London: George Allen and Unwin Ltd, 1957, p. 42.
3 John Macmurray: The Self as Agent, p. 29 citato in E. L. Hebden Taylor: The Christian Philosophy of Law, Politics and the State; Nutley, New Jersey: The Craig Press, 1966, p. 414.
4 T. M. Knox, traduttore, Hegel’s Philosophy of Right; Oxford: The Clarendon Press, [1942], 1945, p. 285.