Capitolo XII
Diritto Canonico
Il termine “legge canonica” ha un suono sgradevole all’orecchio moderno: esso connota la “tirannia” della chiesa, il medioevo, oppressione e quant’altro del genere. In verità, invece, il concetto di legge canonica significa libertà.
Spesso si afferma che Calvino fosse un nemico giurato della legge canonica. Nelle Istituzioni IV, x, Calvino si confrontò con “Il potere di legiferare, col quale il papa ed i suoi accoliti hanno crudelmente tiranneggiato le menti e torturato i corpi degli uomini”. Ma Calvino non aveva in mente la vera legge canonica ma le sue deviazioni: “Ogni norma legislativa concernente il sevizio di Dio, quando sia emanata dagli uomini è Datta tradizione umana” [1]. Delle “leggi umane”, cioè quelle leggi prive di mandato dalla parola di Dio, Calvino disse: “Se sono intese per introdurre del timore nelle nostre menti, come se l’osservanza di esse fosse essenzialmente necessaria, noi affermiamo che esse costituiscono delle irragionevoli imposizioni alla coscienza. Perché le nostre coscienze hanno a che fare con Dio solo, non con gli uomini” [2]. L’uomo non ha bisogno di aggiungere alcunché alla legge di Dio, perché “Il Signore ha incluso nella sua legge tutto ciò che concerne una retta norma di vita in modo da non lasciare agli uomini nulla da aggiungere” [3]. Il “solo legislatore” è Dio e l’uomo non può attribuire questo onore a se stesso [4].
L’ostilità di Calvino non era rivolta contro la legge canonica come tale ma verso gli abusi di essa. Calvino stesso stava cercando semplicemente di ripristinare il ruolo della vera legge canonica. La legge canonica nel suo autentico significato significa non solo libertà per la chiesa, ma la libertà dell’uomo e della società.
Per comprendere le implicazioni della legge canonica è necessario capire che l’antica società era unitaria ed aveva un’unica, visibile sovranità umana; era totalitaria nella pratica e nella fede. Una “divina” autorità visibile governava la totalità della vita e non ammetteva l’esistenza di alcun ordine indipendente. Per lo stato antico, l’incontrollato era il nemico e il controllato il suddito. Né l’uomo né alcuna della sue attività potevano avere alcuna libertà, avere dominio incontrollato o indipendente nel quale lo stato non avesse giurisdizione. La sovranità dello stato significava che l’uomo era creatura di esso e suo suddito in tutto e per tutto.
Ma la fede biblica affermava invece la sovranità di Dio e l’autorità ultima del suo decreto e legge così che l’uomo, lo stato ed ogni istituzione fossero sotto Dio e la sua legge. In luogo dello stato sovrano che provvede una completa difesa contro tutto, è il Dio sovrano ad essere Signore su tutto e tutte le istituzioni dell’uomo sono direttamente sotto Dio e la sua parola. In luogo di uno stato mediatore è Cristo il mediatore dell’uomo. La bibbia assicura un mandato giuridico alle istituzioni e lo stato è costituito ministro di giustizia e la chiesa ministro della parola e dei sacramenti. La famiglia è sotto la legge di Dio, come l’agricoltura, il commercio, la scienza, l’educazione e tutto il resto. Né la chiesa, né lo stato, né qualsiasi altra istituzione hanno un legittimo e completo potere di controllo. Ma lo stato nell’antichità e nuovamente oggi ha assunto in toto il ruolo di dio, sovranità in ogni campo con potere ultimo su tutte le sfere. Lo stato può permettere o garantire ai suoi figli o creature certi privilegi, ma non può tollerare la negazione della sua autorità sovrana. Perciò per la chiesa pubblicare canoni che pongano i cristiani sotto le leggi di Cristo, sotto le leggi di Dio era una negazione della sovranità dello stato e dei suoi canoni. Era un mandare in frantumi il concetto dello stato totalitario ed unitario.
Calvino quindi non desiderava distruggere il diritto canonico, ma ripristinare il vero canone o norma, la parola di Dio a Ginevra. Lo richiedeva l’indipendenza della chiesa. L’assolutismo politico tuttavia, allora come adesso, era ostile alla legge canonica. Al posto di una molteplicità di ordini legislativi ed una molteplice varietà di corti che caratterizzarono l’era del feudalesimo cristiano, l’assolutismo nello stato ha lavorato risolutamente per ridurre tutte le società umane ad un unico ordine giuridico: lo stato. Qualsiasi altro reame è obbligato ad essere soggetto allo stato piuttosto che a Dio: la chiesa, l’economia, la scienza, l’istruzione, l’agricoltura, le arti ecc., sono ridotte ad aspetti della vita dello stato (piuttosto che della vita dell’uomo sotto Dio) e di conseguenza sotto il governo dello stato. La supposizione dello stato riguardo l’assolutismo è duplice. Primo, reclamando giurisdizione e sovranità globale, lo stato usurpa il potere e le prerogative di Dio. Lo stato fa di se stesso l’unico creatore e legislatore al posto di Dio. Secondo, lo stato dichiara se stesso vero uomo come vero dio. Qualsiasi aspetto della vita dell’uomo donato da Dio viene dichiarato dallo stato propria creazione ed aspetto della propria vita. Quando lo stato fa di religione, economia, scienza, istruzione, agricoltura, le arti e tutte le altre sfere aspetti della propria vita, sta negando di essere una tra le molte sfere di legge nella quale l’uomo opera e rivendica invece di essere il governatore assoluto delle sfere e inoltre lo stato rivendica di essere il vero uomo per il quale queste sfere esistono: per servire se stesso e per promuovere il proprio dominio. Di fatto in questo modo lo stato dice che il vero uomo è lo stato e che l’uomo non può essere vero uomo al di fuori dello stato. Questa fede era diffusa nell’antichità.
La distruzione della concetto di legge canonica è necessaria per il successo del totalitarismo. Lo stato non può regnare in modo assoluto se non può ridurre l’uomo in una singola sfera di legge: lo stato, e negare giurisdizione a qualsiasi altra sfera di legge. Questa distruzione è stata in gran parte portata a termine e in ogni ramo della chiesa la legge canonica non solo è stata ricoperta con la tradizione umana, ma è anche ritenuta un relitto del passato. È lo stato ad essere concepito come vera sfera di legge dell’uomo. Nella sfera politica l’uomo è obbligato a realizzare una buona vita ed un’autentica fratellanza e la speranza del mondo è nella politica stessa.
Quando Papa Paolo VI, lunedì 4 Ottobre del 1965 intervenne alle Nazioni Unite per fare la sua richiesta per un ordine mondiale di pace, egli di fatto abbandonò il diritto canonico nell’aver individuato come ordine salvifico e vero ordine umano, non il trascendente Regno di Dio, ma l’immanente ed unito ordine mondiale. Parlando in qualità di “Pontefice di Roma” e “portatore di un messaggio per tutta l’umanità” egli disse che questo era il suo messaggio: “noi potremmo definire il nostro messaggio un ratifica, una solenne ratifica morale di questa nobile istituzione”, cioè le Nazioni Unite [5]. Dal momento che le Nazioni Unite rivendicano giurisdizione su tutto il mondo e visto che l’O. N.U. riduce tutte le religioni ad un livello di uguaglianza proibendo qualsiasi discriminazione di credo, il discorso del papa ha di fatto dichiarato che il vero regno è il regno umano delle Nazioni Unite e invece di difendere la dichiarazione di Cristo della supremazia del suo regno su tutti i reami ed istituzioni (Gv. 19:11, Matt. 26:64) il papa ha ridotto il regno che Cristo può possedere ad un’appendice del regno dell’uomo.
Il vangelo sociale è parimenti una negazione della legge canonica. Esso vede un unico indiviso regno, lo stato, quale vero ordine di Dio e dell’uomo. A questo stato è affidata l’intera giurisdizione e sovranità su chiesa, scuola, famiglia, affari, agricoltura e tutte le altre cose che appartengono solo a Dio. La funzione essenziale del vangelo sociale è di sottomettere tutte le cose a Cesare e nulla a Dio.
Il vero diritto canonico è l’applicazione del canone o norma della Scrittura ai problemi della vita. Pelliccia disse della parola “canone” che “gli scrittori della storia romana usarono” il termine “per descrivere il ruolino d’appello dei soldati e del loro commissariato” [6]. I veri canoni biblici sono il ruolino d’appello dei difensori della fede, protettori dei fedeli ed applicazioni della Scrittura ai problemi quotidiani. Quando i canoni vengono ridotti al governo formale della chiesa e non dicono nulla riguardo all’applicazione della dottrina ai problemi del mondo, viene perduta l’autentica funzione del diritto canonico e non rimangono altro che un regolamentuccio ecclesiastico.
Quando, per esempio, le chiese approvano risoluzioni di appoggio alla violenza civile, l’egualitarismo, l’organizzazione comunitaria di scioperi e dimostrazioni, esse stanno chiaramente violando la legge biblica e si muovono secondo le tradizioni umane. Si viene quindi ad applicare alla vita un falso canone o norma diversa dall’infallibile parola di Dio [7].
L’applicazione di un valido canone è visibile in una misura presa nel 1966 da una chiesa in Wisconsin, destinata sfortunatamente a finire dimenticata. La misura in esame specificò il problema e vi applicò la legge di Dio:
Il concilio della Racine Christian Reformed Church propone Classis Wisconsin di proporre al Sinodo:
I. Per riaffermare la sua decisione come articolata negli Atti del Sinodo del 1912 sul Socialismo che è un errore ed un allontanamento dai nostri principi. (Vedi Atti del Sinodo del 1912, Art. 47, p 38 che recita come segue: “I concistori assumano nei confronti di tali persone lo stesso atteggiamento assunto contro tutti gli allontanamenti dai nostri principi”.)
A. Motivo formale: questa decisione è stata lasciata nell’oblio e la maggior parte dei nostri leaders non la conosce.
B. Motivi materiali:
II. Per adoperarci al massimo per diffondere la conoscenza di questa posizione biblica documentandola in tutta la denominazione nel modo che il sinodo creda il più efficace.
Motivi:
III. Nel richiedere a tutti i nostri ministri, professori, insegnati e impiegati denominazionali in tutte le posizioni di leadership che essi siano sinceramente convinti della nostra posizione, che aderiscano rigidamente a questa posizione nella loro vita di chiesa e nella loro condotta privata e che sostengano con fede questa posizione e mettano in guardia i nostri sostenitori contro tutti gli allontanamenti da essa.
Motivi:
In una tal presa di posizione è la Parola di Dio a fornire la norma, non l’umanesimo, la filosofia Greca o qualche altro principio. Dooyeweerd ha mostrato come le categorie giuridiche romane abbiano essenzialmente alterato il concetto di diritto canonico della chiesa medievale [8]. Da una prospettiva biblicamente informata, tutte le cose sono soggette alle leggi di Dio. Ciascuna area di legge è una sfera che è separata dalle altre, così che uno stato non ha alcun diritto di interferire nella sfera della chiesa o, per esempio, nella sfera dell’aritmetica. Le leggi della matematica, al pari delle leggi della chiesa e dello stato sono tutte creazioni di Dio e nessuna sfera può arrogarsi il potere creativo di Dio e la sovranità globale. Per lo stato rivendicare che può regnare sulla matematica, la chiesa o l’economia significa violare il proprio mandato e garantire un disastro sociale. Mentre le sfere sono interdipendenti, nel senso che ciascuna non è in alcun modo completa in se stessa, o in se stessa un mondo vivente, questa interdipendenza si fonda nella loro comune creazione di Dio per provvedere un mondo di possibile libertà per l’uomo. La vita non è numerica, né lo è lo stato, la scuola, l’economia, la scienza o una qualsiasi della altre sfere, e per una sfera di legge tentare di ottenere la sovranità e l’unità sul tutto significa ridurre tutto nella schiavitù di un unico aspetto limitato della vita.
Perché l’uomo possa essere libero quindi la legge canonica deve essere applicata come principio regolatore per limitare l’uomo in ogni sua sfera e relazione. Il diritto canonico cessa di essere veramente canonico quando manca di porre queste limitazioni all’uomo in tutta la sua attività; la legge ha quindi una norma al di fuori della Scrittura.
Note:
1 Institutioni, Libro IV, cap. x, I.
2 Ibid., IV, x, v. La versione del Tourn qui dice: “Torniamo ora alle leggi umane. Qualora pretendano di sottometterci in modo assoluto, in questo caso le coscienze sono gravate oltre il dovuto perché debbono essere rette e giudicate dalla sola parola di Dio, dovendo render conto a lui e non agli uomini” (p. 1384)
3 Ibid., IV, x, vii.
4 ibid., IV, x, viii, cfr. Wiliam Cunningham: Historical Theology, vol. I, (London: Banner of Truth Trust, 1960 [1862]), 438.
5 The Tidings, Los Angeles, 8 Ottobre 1965, 7.
6 Alexius Aurelius Pelliccia, The Polity of the Christian Church (London: Masters, 1882 [1829]), 51.
7 Vedi l’editoriale “Re: Church Strikes and Boycotts,” in The Presbyterian Journal, 6 Marzo 1967, 14.
8 Herman Dooyeweerd, A New Critique of Theoretical Thought, III, (Filadelfia: Presbyterian and Reformed and Publishing Company, 1957), 233 e ss.