Capitolo V
La Potenza e la Gloria
Oggigiorno sono ancora in uso due antiche dossologie del primissimo periodo della chiesa. Queste sono Gloria in Excelsis, la doxologia major e il Gloria Patri, la doxologia minor. Il Gloria in exclesis, nella forma italiana recita:
Gloria a Dio nell’alto dei cieli
e pace in terra agli uomini di buona volontà (benevolenza verso gli uomini). Noi ti lodiamo,
ti benediciamo,
ti adoriamo,
ti glorifichiamo,
ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa,
Signore Dio, Re del cielo,
Dio Padre onnipotente.
Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo,
Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre;
tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi;
tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica;
tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi.
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore,
tu solo l’Altissimo:
Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre.
Amen.
Il Gloria Patri recita nella forma occidentale:
Gloria sia la Padre e al Figlio e allo Spirito Santo;
come era in principio, è ora a sarà per sempre:
mondo senza fine. Amen.
Gloria significa la manifestazione della natura divina. Nella dottrina cristiana, in termini di teologia biblica, potenza e gloria sono attribuiti solo al Dio trino. Nella storia, tuttavia, gli uomini che hanno raggiunto il potere terreno, o grande potere
imperiale, hanno contemporaneamente rivendicato la gloria per se stessi. Essi hanno attribuito a se stessi poteri divini ed hanno affermato essere sé medesimi la manifestazione della gloria divina. San Luca ha riportato un simile episodio in Atti 12:21-23. Re Erode rivendicò “la gloria” per se stesso ed incorse nel giudizio di Dio.
Dove il monarca rivendica di essere la gloria di Dio ne segue ovviamente che il suo reame è il regno di Dio sulla terra. L’Impero persiano dichiarò sé stesso essere questo regno e il suo regnante essere in possesso della gloria divina [1].
Nell’Antico Testamento la gloria di Dio significa primo “il carattere auto rivelato e l’essere di Dio” e secondo “un fenomeno fisico indicativo della presenza divina” [2]. La Gloria di Dio è pure presente dove Dio ha dato potenza ed autorità, come a Nebukadnetsar (Dan. 2:37). San Paolo parla della donna come “la gloria dell’uomo” cioè “ la donna che rende evidente l’autorità dell’uomo” per mezzo della sua pia obbedienza [3].
Secondo il Whitham:
La “gloria di Dio”, … deve significare la sua divinità essenziale e non soggetta a mutamento così come è stata rivelata all’uomo. L’usuale attribuzione “Gloria a Dio” implicherebbe non solo una doverosa lode umana, ma anche un riconoscimento nei confronti di Dio di ciò che egli realmente è, perché nulla di più alto gli può essere ascritto. Similmente la vera “gloria” dell’uomo o della natura deve essere quella condizione ideale, quella perfezione finale che esiste come un fatto reale nella mente di Dio. La gloria di Dio è ciò che egli è in essenza; la gloria delle cose create è come Dio ha inteso siano, sebbene non ancora perfettamente raggiunta (Eb. 2:10, Rom. 8:18-21) [4].
La parola gloria inoltre “porta con se idee di ‘luce’, ‘splendore’ e ‘bellezza’” 5. In questi termini, è chiaro perché i capelli lunghi e il capo coperto siano “potere” (1 Co. 11:10) a “gloria” per una donna (1 Co. 11:15). Questa è la pubblica testimonianza della sua accettazione del suo ideale e assegnato ruolo e questa accettazione a realizzazione dell’obbiettivo ordinato da Dio è per lei potenza e gloria. Questo viene confermato da Robert Law, che richiama l’attenzione sull’uso biblico di gloria quale significato di “perfezione naturale” della creatura (1 Pi. 1:24; 1 Co. 15:49; 1 Co. 11:15) [6].
L’aspirazione dell’uomo apostata e decaduto è stato troppo spesso rivolta al possesso del potere divino e della gloria in una qualche maniera. Che questa rivendicazione fosse comune nelle civiltà pagane è ben conosciuto, ma essa fu ed è comune anche alle culture che si affermano cristiane. Bisanzio ne è l’esempio più evidente. La corte imperiale era una istituzione centrata sul potere divino e la gloria dell’imperatore. Ogni cosa veniva organizzata in modo da indicare la gloria di Dio nella persona dell’imperatore. Si ergeva di fronte al trono un albero di bronzo, dorato da cima a fondo, i cui rami furono riempiti con uccellini meccanici dorati che emettevano versi secondo la razza di appartenenza. Il trono era circondato da leoni meccanici che ruggivano e battevano le loro code e il trono si ergeva dal pavimento mentre i mortali che si avvicinavano al trono facevano i loro tre inchini all’imperatore con la faccia rivolta a terra [7]. L’albero d’oro naturalmente si rifaceva all’albero della vita, il cui potere di dare la vita veniva distribuito dal favore dell’imperatore.
Nel mondo moderno, le rivendicazioni del potere e della gloria di Dio sono divenute meno teatrali e più pragmatiche e pratiche. La divinità è stata individuata nel popolo, nelle masse, nella democrazia al punto che “i popoli” sono in teoria il potere e la gloria. Non si ammette alcuna trascendenza, mentre si assume una totale immanenza: la forza divina è inerente al popolo. Perciò ebbero a dire Mao Tse-Tung degli Stati Uniti, Hitler della Russia imperiale e degli Zar e altri poteri passati e presenti che essi erano “mere tigri di carta. La ragione è che hanno divorziato dal popolo” [8]. Il potere è nel popolo, perciò “L’esercito deve diventare un tutt’uno con il popolo così che lo possa vedere come il proprio esercito. Un tal esercito sarebbe invincibile” [9]. Ma al popolo non si può concedere di esercitare questo potere: se pensano di poterlo fare essi sono colpevoli di “ultra-democrazia” e di “avversione individualistica e piccolo borghese alla disciplina”. In realtà sarebbe contro rivoluzionario immaginare che i popoli abbiano il diritto di esercitare il proprio “potere” e va dichiarata guerra ad un tal pensiero:
Nella sfera della teoria, distrugge le radici della ultra-democrazia. Primo, va posto in evidenza che il pericolo della ultra-democrazia sta nel fatto che danneggia o addirittura rovina completamente l’organizzazione del Partito e indebolisce o mina completamente la capacità di lotta del Partito, rendendo il Partito incapace di raggiungere i suoi legittimi obbiettivi a di conseguenza causando la sconfitta della rivoluzione. Poi, si deve sottolineare che la fonte dell’ultra-democrazia sta nell’avversione individualistica e piccolo borghese alla disciplina. Quando questa caratteristica viene portata all’interno del Partito, essa si evolve in idee ultra-democratiche sulla politica e sulla organizzazione. Queste idee sono assolutamente incompatibili con gli obbiettivi di lotta del proletariato [10].
Nei paesi occidentali sono presenti gli stessi tentativi di appropriarsi del potere e della gloria, anche se assumono varie forme. È molto comune il concetto di “consenso democratico”. Un gruppo d’élite è l’interprete e il possessore della gloria del popolo nella forma di una tradizione intellettuale. Il consenso non è ciò che il Popolo desidera o vota come maggioranza, ma piuttosto ciò che l’élite “sa” che esso dovrebbe desiderare. Il consenso è la volontà generale di Rousseau e il gruppo d’élite è l’incarnazione del potere e la gloria dell’uomo [11].
Quando Gesù ebbe ad insegnare che la preghiera deve includere l’attribuzione del potere e della gloria a Dio (“Perché tuo è il regno, e la potenza, e la gloria, per sempre. Amen”. Matteo 6:13), egli stava sottolineando tutta la Scrittura e tutto il suo ministero. L’attribuzione del potere e della gloria al Dio trino mise il cristianesimo in conflitto non solo con l’Impero Romano, ma con qualsiasi regno nel quale si sia diffuso.
Le due dossologie furono e sono espressione della fede biblica. Le dossologie ascrivono gioiosamente tutto il potere e la gloria al Dio trino. Esse sono perciò espressione della fiducia cristiana di fronte ad un impero crudelmente ostile.
Ma sono qualcosa di più. Esse esprimono una implicita sfida a tutte le contro rivendicazioni di potere e gloria. Fu un fatto sorprendente e stupefacente dichiarare di fronte al mondo intero che questa sovranità di Dio è una realtà senza tempo: “come era in principio, è ora a sarà per sempre: mondo senza fine. Amen”. Le dossologie quindi rappresentano tanto una sorprendente fiducia quanto una stupefacente fede sulla vittoria certa del Dio trino sulle potenze visibili della storia. Esse sfidano implicitamente il mondo nella certezza che il Dio che fa espiazione per i peccati degli uomini è anche il loro scudo e difensore, il Signore del tempo e dell’eternità.
Note:
1 F.W. Buckler, “Firdausi’s Shahnamah and the Genealogia Regni Dei”, Journal of the American Oriental Society, Supplement n. 1, September, 1935, 1-21.
2 G.B. Gray, ”Glory (in O.T)” in James Hastings, editor, A Dictionary of the Bible, II (New York: Charles Scribner’s Sons, 1919 [1899]), 184.
3 J. Massie, “Glory (N.T.)” in ibid., II, 186.
4 A.R. Whitham, “Glory,” in James Hastings, editor, A Dictionary of Christ and the Gospels, I (New York: Charles Scribner’s Sons, 1917 [1906]), 648.
5 Ibid., I, 649.
6 Robert Law, “Glory” in James Hastinges, editor, Dictionary of the Apostolic Church, I (New York: Charles Scribner’s Sons, 1919 [1916]), 451.
7 F.A. Wright, traduttore, The Works of Liudprand of Cremona, in “Anta podosis,” (Londra: Giorgio Routledge & Sons, 1930), 270 e ss.
8 Speech at the Moscow meeting of Communist and Workers’ Parties. November 18, 1957, in Quotations From Chairman Mao Tse-Tung, (Peking: Foreing Language Press, 1966), 75.
9 “on Protracted War,” Maggio, 1938, Selected Works, II, 186, in ibid., 153.
10 “On correcting Mistaken Ideas in the Party” (December 1929), Selected Works, Vol. I, 108, in ibid., 163 e ss.
11 Vedi R.J. Rushdoony, The Messianic Character of American Education (Nutley, New Jersey: The Craig Press, 1963), 253 e ss.