LA PRIORITÀ SBAGLIATA
Cristianesimo: Culto o Regno?
“Non camminate secondo i precetti dei vostri padri, non osservate le loro prescrizioni, non vi contaminate mediante i loro idoli! Io sono il Signore, il vostro Dio; camminate secondo le mie leggi, osservate i miei precetti e metteteli in pratica” (Ez 20:18-19).
L’errore principale e più grande della Chiesa cristiana nel corso dei duemila anni della sua storia è stato quello di avere avuto la priorità sbagliata e di aver reso questa errata priorità il punto nodale dell’ortodossia. Questo errore è esistito in tutti i rami e in tutte le denominazioni; avanza ancora oggi e la Chiesa in tutto il mondo mostra scarsi segni, se non proprio nulli, di comprensione del problema e tanto meno di prontezza al pentimento dell’idolatria che ne è alla base. Nondimeno gli effetti di questo errore sono risultati catastrofici per il perseguimento del Grande Mandato.
La Chiesa ci ha detto quasi universalmente e quasi continuamente come i riti, i servizi di culto e le riunioni di preghiera della Chiesa istituzionale fossero l’essenza della Chiesa, l’aspetto più importante della vita cristiana, l’attività più spirituale nella quale il cristiano potesse essere coinvolto, e che quindi queste attività costituissero la forma più alta e pura di adorazione che il cristiano potesse offrire a Dio e, di conseguenza, fossero la cosa più importante da fare nella vita. È questo nucleo di attività che costituisce la più alta priorità della Chiesa e quindi la massima priorità del cristiano, ed è questo nucleo di attività che definiscono il culto d’adorazione (quando, invece, l’adorazione è intesa aver luogo in altri contesti è solo perché tale culto assume una forma simile, come una sorta di servizio ecclesiale satellite che imita la forma dei culti tenuti negli edifici ecclesiastici). Questa è stata la priorità che la Chiesa ha messo storicamente al primo posto; e tanto grande è stata questa enfasi, questa idolatria, che ci è stato detto ripetutamente – non solo da parte della Chiesa cattolica romana, ma anche da quelle protestanti – che non ci può essere salvezza al di fuori dell’organizzazione formale della Chiesa in quanto culto istituzionale con i suoi riti, governo e disciplina. E così, sebbene l’affermazione non sia biblica, è stato ripetutamente affermato che “nessuno può avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa per Madre”.[15]
Ma la verità è che questa enfasi e questa priorità hanno ridotto la religione cristiana a poco più di un culto misterico cristiano, ossia un culto della salvezza personale. Al fine di essere salvato, il credente deve unirsi al culto e ha da impegnarsi nella rievocazione dei misteri per il tramite dell’esecuzione dei giusti rituali. Quanto detto può apparire più evidente nel cattolicesimo romano, nella Chiesa ortodossa e in altre Chiese episcopali, ma è sostanzialmente applicabile pure alle Chiese protestanti. Le Chiese cattoliche celebrano ogni domenica la Messa, la quale è un tentativo di rievocare in forma rituale il sacrificio di Cristo. Le Chiese anglicane celebrano ogni domenica l’eucaristia, che, più o meno, a seconda del tipo di Chiesa anglicana – Anglo-cattolica o Low Church – è una versione più semplificata della Messa. Le Chiese pentecostali e carismatiche cercano di replicare il giorno di Pentecoste ogni domenica mattina. Le Chiese riformate e presbiteriane cercano di “rimettere in scena” la predicazione riformata e i servizi di culto della Riforma. In tutte queste Chiese la fede è ridotta a un culto di rievocazione. I rituali variano, ma non la prospettiva: quanto la congregazione espleta la domenica mattina nella funzione religiosa va a costituire, infatti, l’essenza della fede cristiana stessa e, quindi, la massima priorità della vita cristiana. Si ritiene che la fede cristiana non riguardi essenzialmente una vita di servizio, cioè di obbedienza a Dio nell’interezza della vita, bensì l’accertarsi della corretta esecuzione dei rituali nelle riunioni di Chiesa.
Ma questo è biblico? È questo quanto il Signore Gesù Cristo ha insegnato? È questo che insegna il Nuovo Testamento? Decisamente no! Non c’è nulla nella Bibbia che appoggi questo pervertimento del Vangelo. Qual è allora la priorità biblica? Gesù è venuto a predicare il Regno di Dio (Mc 1:14) e ci ha detto chiaramente quale deve essere la nostra priorità: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia” (Mt 6:33). Il Signore Gesù Cristo non fa spesso riferimento all’ecclesia e mai ai rituali e alle forme di culto che hanno finito per caratterizzare la vita della Chiesa;[16] né il Nuovo Testamento sottolinea questa priorità idolatrica. Si tratta di un’invenzione degli ecclesiastici, la cui principale priorità è sempre stata quella di mettere al primo posto se stessi e il proprio lavoro ecclesiastico, non il Regno di Dio.
Consideriamo un caso esemplare. I discepoli chiesero a Gesù come pregare. La sua risposta fu ciò che noi chiamiamo il Padre Nostro (Mt 6:9-13). Possiamo ritenere che questa preghiera ci insegni chiaramente quali siano le priorità del Signore nel pregare, ed eccole qui – questo è ciò per cui Gesù ci ordina di pregare: primo, che il nome di Dio venga santificato; secondo, che si debba cercare la venuta del Regno di Dio; terzo, che si chieda che vengano soddisfatti i nostri bisogni; quarto, che si cerchi il perdono per i nostri peccati e che si perdonino agli altri quelli loro; quinto, che si possa non essere esposti alla tentazione e che si venga liberati dal male; e sesto, l’affermazione che il Regno, la potenza e la gloria appartengono a Dio. Non ci viene nemmeno comandato di pregare per la Chiesa, bensì per la venuta del Regno. Gesù e il Nuovo Testamento danno sempre priorità al Regno di Dio, non alla Chiesa. “Assicuriamoci”, dice V. H. Stanton, “di renderci conto della posizione di straordinario rilievo che il tema del Regno di Dio occupa nei Vangeli, soprattutto in quelli Sinottici. Ciò è essenziale se vogliamo formarci una vera concezione della natura del cristianesimo . . . descrizioni delle caratteristiche del Regno, esposizioni delle sue leggi, resoconti del modo in cui gli uomini lo stavano ricevendo, previsioni sul suo futuro, costituiscono l’intera porzione centrale della narrazione sinottica”.[17] In poche parole, “Nell’insegnamento di nostro Signore il Regno di Dio è la sintesi rappresentativa e onnicomprensiva della sua propria missione”.[18]
Sono gli uomini che hanno imperniato la fede cristiana sulla Chiesa, non il Signore Gesù Cristo e non la Bibbia. Conseguenza di ciò è stata una versione monca e ridotta del Vangelo, che dovrebbe essere la buona novella del Regno di Dio (Mc 1:14), non la buona novella della Chiesa, e il risultato è stato inevitabilmente una benedizione monca e ridotta.
Ebbene, che cos’è il Regno di Dio? Ovviamente la maggior parte degli ecclesiastici e i loro seguaci definirebbero il Regno di Dio in modo molto ristretto nei termini della propria idea di Chiesa e ciò si verificherebbe, se non in teoria, di certo nella pratica. In altre parole, anche quando gli ecclesiastici non affermano che il Regno di Dio e la Chiesa sono quasi sinonimi, di solito si comportano nella prassi come se lo fossero e insegnano una versione del Vangelo in cui questa identificazione è implicita. E ovviamente non mancano anche molti ecclesiastici e teologi, i quali hanno esplicitamente formulato tale identificazione. Ma questo non corrisponde al Vangelo cristiano come insegnato dal Signore Gesù Cristo e dai suoi apostoli, né dal Nuovo Testamento. Non coincide con il messaggio della Bibbia. Non fraintendete quanto esprimo: non sostengo che non ci sia posto per riunioni aventi lo scopo di pregare, insegnare, lodare Dio, discutere, avere comunione, incoraggiarsi e celebrare la Cena del Signore. Non dico che queste cose non siano importanti. Lo sono eccome. Ma non devono essere messe al primo posto, come priorità assoluta, come la Chiesa ha fatto per tanto tempo e continua a fare, perché altrimenti la priorità biblica ne risulterebbe inficiata. Questa perversione ha portato e continuerebbe a portare al fallimento della vera missione del corpo della Chiesa sulla terra: l’ammaestramento delle nazioni. Perché? Perché ciò si può realizzare solo quando il Regno di Dio si manifesta sulla terra e la volontà di Dio viene compiuta sulla terra come in cielo, cioè tra le nazioni. Ed è proprio questo che il Nuovo Testamento dice rispetto al risultato dell’adempimento del Grande Mandato: “Poi il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo si alzarono voci potenti, che dicevano: «Il regno del mondo è passato al nostro Signore e al suo Cristo ed egli regnerà nei secoli dei secoli»” (Ap. 11:15). Non “I regni di questo mondo sono diventati la Chiesa”. La missione è quella di creare nazioni cristiane, non solo convertire individui. La missione è la venuta del Regno di Dio sulla terra, non di chiese più grandi e migliori.
Ma se il Regno di Dio non è la Chiesa istituzionale, allora cos’è? Il Regno di Dio è un ordine politico divino che si pone al di sopra e contro tutti gli ordini politici degli uomini. La sua origine e la fonte del suo potere e della sua autorità non sono in questo mondo, ma è intento di Dio che il Regno si manifesti in questo mondo, che la vita degli uomini e delle nazioni venga trasformata nel Regno di Dio sulla terra, che è ciò per cui preghiamo nel Padre Nostro, ciò che il Signore Gesù Cristo ci ha incaricato di perseguire con il Grande Mandato e ciò che, come ci viene detto in Apocalisse 11:15, sarà l’esito finale del Grande Mandato.
Il termine regno è un termine politico. Un regno ha un re, una popolazione soggetta al re, sue leggi e sue forme sociali che raffigurano la legge del re nei vari rapporti sociali. Un regno è una disposizione politica di tutte le parti della società come ordine sociale distintivo a tutti i livelli, sia individuale che sociale. È lo stesso per il Regno di Dio. E la Bibbia chiarisce come il Regno di Dio debba essere governato e regolato, ossia per mezzo del patto che Dio ha stabilito con il suo popolo come Signore e Salvatore. Dio si relaziona sempre con l’uomo per mezzo di un patto ed è nel patto che troviamo i dettagli di come questo Regno abbia da manifestarsi come un ordine sociale distintivo, come il popolo di Dio abbia da vivere in quanto Regno di Dio.
Come credenti, redenti dal Signore Gesù Cristo attraverso la sua morte sacrificale in nostro favore, siamo chiamati ad uscire dal vecchio mondo del peccato e dell’incredulità, cioè dagli ordini politici degli uomini, e siamo chiamati ad entrare in un nuovo ordine politico, il Regno di Dio. In quanto cittadini del Regno di Dio, la nostra chiamata è quella di vivere il messaggio profetico del Vangelo sia come individui che come nuova società chiamando così il mondo al pentimento. Questo messaggio profetico al mondo è sia orale che pratico. La nuova società in Cristo non deve solo predicare la parola di Dio, ma incarnarla nel nuovo ordine sociale del Regno; quando ciò accade la nuova società diventa un ordine sociale profetico che chiama il mondo al pentimento e trasforma il mondo ammaestrando le nazioni. Questa è la nostra chiamata in quanto credenti. Se vogliamo obbedire fedelmente a questa chiamata, dobbiamo mettere il Regno al primo posto in ogni cosa. Nulla ha la priorità rispetto al Regno. Tutto ciò che usurpa la priorità del Regno di Dio e della sua giustizia nella nostra vita finisce per essere un idolo e disonora Dio, anche se, anzi soprattutto se, quell’idolo è la Chiesa, che, come dichiarato da John Owen, è il più grande idolo che sia mai esistito al mondo.
Cosa dobbiamo fare, dunque, a questo proposito? Rendere testimonianza di questa verità a tutti i parenti e gli amici, come pure nella Chiesa che frequentiamo. Rivolgetevi al vostro pastore o ministro e chiedetegli di spiegare in qual modo la comunità dei credenti debba incarnare il Regno di Dio nella propria vita come ordine sociale, in qual modo si possa mettere il Regno di Dio al primo posto. Chiedetegli di insegnare come vivere secondo il patto e chiedetegli di dimostrarlo nella sua vita e in quella della sua famiglia. Chiedetegli di insegnare ai membri della sua Chiesa come vivere in quanto membri del Regno di Dio. E nel caso non voglia o non possa far queste cose, allora sbarazzatevi di lui, perché è un falso profeta, un mercenario, che guiderà, o con tutta probabilità a già guidato, la vostra Chiesa al compromesso con il mondo e all’inevitabile sconfitta che ne deriva.
Ecco alcune questioni pratiche che potete chiedergli di iniziare a spiegare. Primo, in che modo i membri del Regno di Dio devono organizzare l’istruzione dei giovani in modo che sia conforme alla volontà di Dio piuttosto che ai dettami della religione dell’umanesimo secolare? Secondo, come deve essere organizzato il sistema giudiziario del Regno in modo che sia conforme alla volontà di Dio piuttosto che ai dettami della religione dell’umanesimo secolare? Terzo, come organizzare il sistema di welfare del Regno in modo che si conformi alla volontà di Dio piuttosto che ai dettami della religione dell’umanesimo secolare? Quarto, come deve essere organizzato il ministero di guarigione e il sistema sanitario del Regno in modo che si conformi alla volontà di Dio piuttosto che ai dettami della religione dell’umanesimo secolare? La Bibbia ci fornisce indicazioni per tutte queste cose e non ci chiama a scendere a compromessi con il mondo, bensì a trasformare il mondo, ad ammaestrare le nazioni, a fare discepoli di Cristo tutti i popoli.
Questo non è tutto, ovviamente, ma è un inizio, e queste sono le cose a cui Gesù ha dato priorità e che la Bibbia mette in primo piano. Ci è stato comandato di insegnare la buona novella del Regno di Dio a tutte le nazioni. Ci è stato comandato di perseguire la giustizia (la rettitudine di Dio). L’apostolo Paolo rimproverò i cristiani di Corinto perché non avevano istituito tribunali competenti per affrontare le controversie tra i credenti. Ci viene detto di prenderci cura del nostro prossimo. E ci viene detto di guarire gli infermi. Negli insegnamenti di Gesù e della Bibbia, tutte queste cose sono di priorità maggiore rispetto al corretto svolgimento delle funzioni e dei rituali domenicali della Chiesa, e quindi costituiscono la vera adorazione che Dio ci richiede. Difatti la Bibbia non dà alcuna priorità alle funzioni di culto della domenica, né definisce l’adorazione come partecipare a tali servizi, e il nostro concedere priorità proprio a queste cose non ci assicura nessun progresso nei termini del Grande Mandato. Dare precedenza alle funzioni rituali è in contraddizione con il chiaro insegnamento della Scrittura (cfr. Giac 1:27). È perché la Chiesa si è anteposta al Regno di Dio che è sconfitta di fronte al mondo e si è compromessa con esso. Tale compromesso è causato dall’idolatria che consiste nel non dare priorità a ciò a cui Gesù ha dato priorità, ossia il Regno di Dio e la sua giustizia. E questo problema non potrà essere risolto fino a quando la Chiesa non si pentirà di questa idolatria e non metterà in pratica le opere che Dio l’ha chiamata a compiere invece di quelle che lei vorrebbe compiere; fino a quando non darà la precedenza a ciò che il Signore le ha detto di dare precedenza e abbandonerà la sua idolatria.
Il Signore Gesù Cristo è venuto la prima volta come Salvatore del mondo per stabilire il suo Regno sulla terra. Verrà di nuovo quando i regni di questo mondo saranno diventati il suo Regno, ma allora verrà come Giudice del mondo (2 Tim 4:1; 1 Pt 4:5).
“Non camminate secondo i precetti dei vostri padri, non osservate le loro prescrizioni, non vi contaminate mediante i loro idoli! Io sono il Signore, il vostro Dio; camminate secondo le mie leggi, osservate i miei precetti e metteteli in pratica” (Ez 20:18-19).
[15] Non si tratta di una dottrina biblica. L’affermazione risale almeno a Cipriano, vescovo di Cartagine e martire del III secolo (On the Unity of the Church, par. 6, in The Ante-Nicene Fathers [Edimburgo: T. and T. Clark/Grand Rapids, Michigan: Wm B. Eerdmans Publishing Company, trans. Ernest Wallis], Vol. V, p. 423a), ma è stata ripetuta molte volte da allora, sia dai cattolici che dai protestanti, diventando un mantra della Chiesa tanto ampiamente accettato quanto incomprensibile. Il vero scopo di questa dottrina, nel corso della storia, è stato quello di giustificare l’eccessiva autorità ecclesiastica che il clero rivendica per sé stesso, ma che difficilmente riuscirebbe a giustificare in altro modo.
[16] Certamente egli istituì la Cena del Signore, ma la Chiesa abbandonò l’ordinanza di Cristo nei primi secoli sostituendola con una reinterpretazione ritualistica e cultuale di propria concezione. Si veda il mio libro The Christian Passover: Agape Feast or Ritual Abuse (Taunton: Kuyper Foundation, 2012). Un PDF gratuito del testo può essere scaricato all’indirizzo: www.kuyper.org/books.
[17] V. H. Stanton, The Jewish and Christian Messiah: A Study in the Earliest History of Christianity (Edinburgh: T. and T. Clark, 1886), pp. 203s., 206; corsivo mio.
[18] Archibald Robertson, Regnum Dei: Eight Letures on the Kingdom of God in the History of Christian Thought (London: Methuen and Co., 1901), p. 8.