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Cattolicità

Nei primi credi, antesignani di quello apostolico, troviamo la confessione: “Io credo …nella santa chiesa.” Nella sua forma finale, questa parte divenne: “la santa chiesa cattolica”. La parola “cattolico” proviene da due parole in greco: kata, in relazione a, e holos, che significa universale. Questa cattolicità, universalità, o onni-inclusività del Regno di Dio fu dichiarata da Paolo in Galati 3:28: “Non c’è né Giudeo né Greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesú”. La posizione davanti al Signore non dipende dalla posizione davanti agli uomini; la salvezza è per tutte le persone. Le distinzioni che rimangono sono pertanto quelle richiesta dalla parola-legge di Dio, non quelle create dagli uomini.

Questa fu la prassi della prima chiesa. Un esempio interessante fu quello di Callisto che divenne vescovo di Roma nel 220. Alcuni anni prima, Callisto, al tempo schiavo pagano, era stato imprigionato per furto. Da papa, Callisto I permise il matrimonio di ragazze patrizie con liberti, cosa proibita dalla legge  romana. Non sappiamo se ciò contribuì o meno al martirio di Callisto. Ciò che sappiamo è che più di qualche uomo di basso rango, come Callisto, governò sui cristiani con una positura aristocratica. Ciò che contava nella chiesa era la posizione di una persona davanti al Signore piuttosto che davanti agli uomini.

Mentre la parola “cattolica” entrò in uso lentamente, la cattolicità marchiò da molto presto la vita della chiesa. Cattolicità significa non solo universale ma anche giurisdizione universale. Poiché il Capo della chiesa è Gesù Cristo, il quale è “il beato e unico sovrano, il Re dei re e il Signore dei signori” (1 Ti. 6:15), la chiesa è cattolica o universale perché il nostro Re ha giurisdizione universale.

Fu questo fatto che fece della dichiarazione: “Gesù Cristo è Signore” (Fi. 2:9-11), la confessione battesimale della prima chiesa.

Non dobbiamo dimenticare che Roma, l’impero, si considerava “Roma Eterna” e pertanto come Roma universale. La sua confessione di fedeltà richiesta era “Cesare è Signore”, e l’ovvia implicazione era che Cesare era il signore cattolico o universale.

Ne risultò il conflitto. Due poteri, Cesare e il suo impero, e Cristo e la sua chiesa, entrambi rivendicavano cattolicità. Roma combatté il cristianesimo come con fece con alcun’altra religione. Herbert B. Workmen, in Persecution in the Early Church (1906), dichiarò la questione: “I cristiani non furono perseguitati per il loro credo, ma per la loro rivendicazione universale”. Il loro crimine era “questa universalità della rivendicazione, questa aggressività di temperamento, questa consapevolezza fin dal principio di dominio su tutto il mondo — in una parola, tutto ciò che più tardi fu riassunto nel titolo di Cattolica”.

È un fatto triste che  per molti che chiamano se stessi “Cattolici” la parola sia un nome, non un fatto, e che per molti Protestanti  la parola sia qualcosa che avversano, non qualcosa che descrive la chiesa, qualcosa per cui molti santi sono morti.

Quando Callisto, violando la legge romana, disse che i liberti potevano sposare nobildonne, il passo fu radicale. Roma aveva ogni sorta di linee giuridiche di separazione. Non c’era eguaglianza davanti alla legge. Un cittadino romano era una persona privilegiata, un membro della classe dominante. Nel terzo secolo, però, con un editto di Caracalla, tutti gli abitanti liberi dell’Impero Romano ricevettero lo status di cittadini. Allo stesso tempo, furono presto fatti sforzi per obbligare tutti gli abitanti ad osservare la vecchia religione romana come fede universale o cattolica. Potevano mantenere la loro religione personale su basi locali, private; la fede pubblica doveva essere quella di Roma: il culto imperiale. Questa era la fede richiesta e “cattolica”. Il risultato fu altri martiri cristiani.

La cattolicità della chiesa era stata un’offesa per Roma e, come conseguenza, l’impero romano sviluppò, riaffermò, e aumentò la propria rivendicazione di cattolicità. La Roma Cattolica e la Chiesa Cattolica combatterono per la supremazia e l’universalità.

È molto importante che noi conosciamo tutto questo. Se dimentichiamo il loro significato, vittorie passate dimenticate diventano attuali sconfitte. Poiché Roma insistette che solo l’impero fosse cattolico o universale nella sua giurisdizione, tutte le religioni dovevano essere locali, limitate e personali, non pubbliche e cattoliche. Tutte le altre religioni erano d’accordo con questa collocazione; solo il cristianesimo insistette sull’universale giurisdizione di Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e la chiesa come la voce cattolica di Cristo sulla terra.

Oggi affrontiamo una battaglia simile. Lo stato moderno si considera cattolico, cioè universale. Entro i propri confini asserisce  potere e giurisdizione totali. Considera la libertà in ogni ambito come una concessione dello stato, non un’immunità data da Dio. Di conseguenza, lo stato, le sue legislature, i suoi tribunali cercano sempre più di estendere i poteri dello stato in quanto questa è la logica della cattolicità. 

Troppi uomini di chiesa sono stati d’accordo con questo. Abbiamo l’orrore morale di  molti capi di chiesa che affermano di credere la bibbia dalla Genesi all’Apocalisse i quali insistono nell’affermare di non poter prendere posizione contro l’aborto o l’omosessualità, per esempio, perché farlo sarebbe “vangelo sociale”. Per loro, la sola preoccupazione della chiesa è salvare anime. Questo ridurrebbe il cristianesimo allo status delle religioni misteriche di Roma, cioè a paganesimo e al diniego della cattolicità del potere e della giurisdizione di Cristo.

Anche l’antinomismo è un diniego della cattolicità. La legge di Dio è il suo piano di governo per ogni ambito di vita. È l’espressione del dominio di Dio come Creatore e Signore o Sovrano, ed è il suo progetto col quale l’uomo pattizio esercita il dominio. Vivere sotto una legge aliena è essere uno schiavo, per quanto confortevole sia la schiavitù. Le leggi delle nazioni sono oggi leggi umanistiche. Sono motivate da fede e propositi anti-cristiani. La società che immaginano e verso la quale educano è una che punta a distruggere totalmente il cristianesimo. L’antinomismo arrende la signoria di Cristo ovvero la sua sovranità allo stato ed è l’espressione di un popolo che è in cattività e l’ama.

Dobbiamo rammentare che furono i migliori imperatori romani ad essere stati usualmente i peggiori persecutori. Come ha evidenziato Workman, più erano fedelmente romani, più zelantemente perseguitarono la chiesa per preservare l’esclusiva e totale giurisdizione di Roma. Anche oggi, un “buon” governatore civile umanista è spesso un problema maggiore per la chiesa, perché sta aumentando il rigore delle rivendicazioni dello stato sulla chiesa. In questo modo, votare per un “buon” umanista può significare eleggere un uomo più dedicato di altri all’idea di cattolicità dello stato.

Quando la parola “cattolica” fu usata all’inizio dalla prima chiesa, doveva designare la chiesa come il corpo di Cristo, aperto a tutta l’umanità, in modo da distinguere la chiesa dalle congregazioni giudaiche. Entrambe, all’inizio, si chiamavano sinagoghe, o assemblee. La sinagoga cristiana era quella che chiamava tutta l’umanità a Cristo senza la necessità di diventare prima Giudei.

Uno dei primissimi utilizzi della parola fu di sant’Ignazio, nell’ “Epistola agli Smirnesi” capitolo 8, il quale disse: “Ovunque ci sia Gesù Cristo, quivi è la chiesa cattolica”. La parola “cattolica” fu utilizzata anche da Policarpo secondo la Storia della Chiesa di Eusebio, IV, 15.

Nel suo primissimo utilizzo, la parola “cattolica” significava primo, più che Giudaica; molti membri erano giudei, ma la chiesa era inclusiva di tutti i popoli. Secondo, mano a mano che nella chiesa si svilupparono dei problemi, la parola presto venne a significare “ortodossa” contrapposta a “eretica”, La fede cattolica, quando era ancora perseguitata, dovette difendersi contro una varietà di dottrine false ed anti-cristiane che erano state introdotte da varie persone. Ambedue questi significati erano accurati: la vera chiesa era più che giudaica, ed era ortodossa, non eretica. Questi erano, comunque , significati subordinati. Cattolica significa universalità di portata e di giurisdizione.

Proclamare la fede cattolica dunque significava e significa esprimere “i diritti della corona di Cristo il Re” su ogni area di vita e di pensiero. Di fatto, “I Diritti della Corona di Cristo il Re” fu un grido di battaglia Puritano ai giorni di Cromwell. Uno dei testi più usati per esprimere la cattolicità della chiesa è stato Ebrei 12:22-24: “Ma voi vi siete accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente, che è la Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli,  all’assemblea universale e alla chiesa dei primogeniti che sono scritti nei cieli, a Dio, il giudice di tutti, agli spiriti dei giusti resi perfetti, e a Gesú, il mediatore del nuovo patto, e al sangue dell’aspersione, che dice cose migliori di quello di Abele”.

Questo ci dice, primo, che il patto è stato rinnovato; in Gesù Cristo noi siamo nuovamente al monte Sion, e lì il vecchio patto è fatto con un nuovo popolo, ora il nuovo Israele di Dio e i suoi eletti. Secondo, questo reame è anche “la città del Dio vivente”. “Città” qui significa regno o reame, come la Città di Roma. Sant’Agostino, nello scrivere La Città di Dio in questo senso, voleva intendere il Regno di Dio. Terzo, questo reame è anche “la Gerusalemme celeste”, vale a dire più che naturale. È un regno soprannaturale  che include tutta la creazione di Dio, naturale e soprannaturale.

Quarto, questo aspetto soprannaturale  e questo potere della giurisdizione cattolica o universale di Cristo include “miriadi di angeli” i quali sono, insieme a noi, soggetti e concittadini del regno di Cristo.

Quinto, questo regno ha la chiesa come parte della sua giurisdizione: “L’assemblea universale e chiesa dei primogeniti”. Cristo è il primogenito e, come membra del suo corpo, noi siamo in unione con la grande compagnia di potenze celesti che sono parte del suo reame.

Sesto, questi sono tutti, noi inclusi, “scritti nei cieli” perché la nostra partecipazione in Cristo non è opera nostra ma la grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo.

Settimo, poiché questo reame cattolico è totale nella sua giurisdizione sopra tutte le cose in cielo e in terra, Dio è il “Giudice di tutti”, Tutte le cose e tutte le persone devono rendere conto a lui perché il potere e la giurisdizione di Dio sono cattoliche e totali.

Ottavo, questo regno include “Gli spiriti dei giusti resi perfetti”, cioè quei santi che sono morti e che sono ora col loro Signore.

Nono, supremamente, include il nostro Salvatore e Mediatore, mediante il cui sangue espiatorio siamo stati fatti membra di questo regno o impero cattolico o universale.

Lo stato moderno è un falso messia, un falso salvatore. Il solo posto che gli è legittimo è sotto Cristo, insieme alla chiesa, la famiglia, la scuola, le nostre attività, le arti, le scienze e tutte le cose. Le rivendicazioni dello stato alla giurisdizione universale, alla cattolicità, sono una menzogna. Voi credete e servite quella menzogna, o Cristo vostro Signore?

R. J. Rushdoony (Settembre, 1985)


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