Laicità
Le discussioni sulla laicità sono complicate dal fatto che la parola ha due significati principali. Primo, laico (inglese lay dal Greco laos: popolo) ha il proprio significato in contrapposizione a clero. L’umanesimo laico è la pratica religiosa dell’umanesimo da parte dei laici. L’applicazione dell’umanesimo da parte di docenti scolastici, di legislatori e giudici è umanesimo laico. La sua applicazione nelle chiesa da parte del clero è umanesimo clericale.
Il nostro conflitto nei tribunali e nel mondo in genere è con l’umanesimo laico. Esso è la forza religiosa presente nei giornali, in televisione, il mondo del lavoro e del capitale, le arti e le scienze, e altrove. L’umanesimo laico è una importante e potente forza in ogni continente e virtualmente in ogni nazione del mondo.
Ma, secondo, laico (secolare) significa del mondo, profano e non sacro o religioso. La laicità in questo senso è questione di storia recente, benché abbia radici profonde; solo nell’era moderna questo tipo di laicità si è imposta sulla società.
In epoche precedenti, tutte le cose erano considerate come religiose dalla fede biblica e dalle fedi non bibliche. Il sacro governa la totalità della vita, e considerare qualsiasi area di vita come laica era profano e malvagio. San Paolo è chiaro su questo punto: “Tutto ciò che non vien da fede è peccato” (Rom. 14:23). In questo senso, considerare qualsiasi cosa ‘laica’ è diminuire il nostro concetto di Dio e del peccato. Poiché Dio ha creato tutte le cose, governa tutte le cose, e sostiene tutte le cose, considerare qualsiasi cosa o qualsiasi area di vita come estranea (esterna) alla Sua parola-legge e al Suo governo è essere colpevoli di profanità e peccare. Il governo di Dio è totale, e dichiarare qualsiasi cosa o qualsiasi area di vita e di pensiero laica significa che gli uomini reclamano quell’area come una riservata alla sovranità e alla legge umana.
Le radici della laicità [1] in questo senso vanno indietro almeno al neo-Platonismo. Elementi del neo-Platonismo entrarono nella chiesa e colorarono il movimento monastico. Successive riforme nel movimento monastico collocarono il monaco nel contesto del mondo, comunque. Movimenti di riforma tardo medievali e il misticismo sottolinearono un ritiro dal mondo come ‘laico’, e così fecero i maggiori elementi dell’Anabattismo.
In ogni modo, fu solo dopo il 1660 e con l’ascesa del Pietismo che questo movimento verso la laicità cominciò a dominare la cristianità, Cattolica e Protestante. I pietisti cominciarono a ritirarsi da politica, economia, arti, scienze, educazione, attività intellettuali (rigettando perfino un enfasi sulle dottrine come “arido” intellettualismo) e a marcare il sentimentalismo pio e gli “esercizi spirituali” come l’essenza quanto la pienezza della fede.
Ogni interesse riguardo all’ordinamento politico, ai problemi sociali, le attività intellettuali furono viste come mondane; furono dichiarate tutte secolari (laiche) con una scelta deliberata. Dio fu limitato allo stretto mondo dell’esperienza interiore. Come conseguenza trionfò l’antinomismo. Nella prima metà del diciottesimo secolo, il pastore della chiesa Francese a L’Aia, Jaques (o James) Saurin predicò con potenza contro questa tendenza. Allo scoccare del 1800, comunque, i pietisti avevano così trionfato che il nome di Saurin nelle enciclopedie religiose è ancora oscurato dalla loro ostilità e uno dei grandi teologi del pulpito rimane negletto.
La dottrina del peccato fu dunque radicalmente alterata. William Wilbeforce, in Una Visione Pratica del Prevalente Sistema Religioso di Professanti Cristiani …Contrapposto alla Reale Cristianità (1797), scrisse: “Il peccato è considerato nelle Scritture come ribellione contro la sovranità di Dio, ed ogni diverso atto di peccato egualmente viola la Sua legge, e se perseverato, sconfessa la sua supremazia” (p.223). Il peccato è ora ridotto ad essere definito nei termini della spiritualità pietista, non del Signore e della Sua Parola.
Laicità in questo secondo senso limita il reame di Dio e del sacro. Arrende la maggior parte del mondo e della vita al diavolo e riserva solo un piccolo angolino a Dio. Questo tipo di laicità è iniziato nella chiesa e ancora prevale in gran parte della chiesa. La chiesa trovò il mondo felice di ricevere questo proscioglimento dal governo di Dio.
I devoti di questa perversione della fede in realtà mettono in guardia i cristiani contro la “mondanità”, cioè il coinvolgimento in politica, arte, discipline scientifiche ed intellettuali e così via. Una conseguenza naturale di questo è l’antinomismo: la legge di Dio ci richiede di agire in relazione al mondo nei termini dei santi propositi di Dio. La legge viene in questo modo messa da parte come una materia minore e mondana. Una seconda conseguenza è una noncuranza verso l’Antico Testamento e un’errata lettura del Nuovo. I profeti vengono letti in astrazione dalla controversia con lo stato o il governo civile dei loro tempi, e in astrazione dai falsi concetti di economia e di giustizia che i profeti combatterono.
Essere profani significa letteralmente essere fuori dal tempio, o fuori dalla fede. La laicità, in questo secondo senso colloca la maggior parte del mondo fuori dalla provincia di Dio. Dobbiamo aggiungere, comunque, che niente può essere ne è più laico (secolare) o, più profano, che una chiesa o un uomo di chiesa che colloca la maggior parte del mondo fuori dalla fede e dall’interesse cristiani, e fuori dal governo di Dio e della Sua Parola. Questa è la profanità peggiore, ed è fin troppo comune.
[1] Abbiamo scelto di tradurre con ‘laicità’ la parola inglese ‘secularism’ non solo perché è una delle traduzioni offerte dal dizionario ma anche perché riteniamo che questo sia il significato dato dall’autore quando alcune righe più sotto farà risalire l’etimologia della parola dal Greco laos. L’intento del nostro sito è di aumentare la consapevolezza riguardo alla perniciosità del concetto di laicità presente nella nostra società.