Patto, Legge, Grazia, e Antinomismo krt berìt
La Bibbia è un libro pattizio, e a dottrina del Patto è fondamentale per la comprensione di tutti i suoi insegnamenti.
Un patto è un trattato, un matrimonio, o un legame tra due parti, che siano individui o gruppi, I patti possono essere suddivisi in due classi. Primo, abbiamo patti tra relativamente ‘eguali’, o tra parti ‘diseguali’ di natura comparabile. Tutti i patti tra gente o tra nazioni cadono dentro a questa classe. Secondo, un patto può essere tra una grande potenza trascendentale, un Dio, e un popolo che egli sceglie; qui la natura non è comparabile, né alcun livello comune di comunicazione. Tale patto, su iniziativa della potenza superiore, è un patto di grazia.
Il patto della Scrittura, tra il Dio trino e un popolo scelto, è un patto di grazia. Per Dio il Signore entrare in un trattato o relazione con le sue creature, e in esso legarsi alla fedeltà inerente, è un atto di grazia sovrana. Perciò, dalla prima all’ultima pagina, la Bibbia ci da il patto di grazia di Dio. La relazione di Dio con Adamo, Noè, Mosè, Davide, e con noi è un atto di grazia. Dio non ha bisogno dell’aiuto dell’uomo, e vincolarsi ad un trattato con l’uomo è pura grazia da parte sua.
Un patto, comunque, è anche sempre una questione di legge. Parlare di un patto è parlare di legge. Nei patti, due parti concordano di tener fede ad una comune legge e giustizia (o rettitudine). Questo significa una fede o religione comune. Per questo Dio proibisce qualsiasi alleanza da parte di una nazione legata al patto con potenze empie (Es. 23:31-33; Es. 34: 12-16; De. 7: 1-4). Similmente, tutti i matrimoni misti, tra credenti e non credenti, sono proibiti in quanto violazioni del patto di Dio. Proprio come Amos, riguardo a tutti tali gioghi diseguali, fa la domanda: “Possono due camminare insieme se prima non si sono messi d’accordo?” (Am. 3:3), Paolo riassume la dottrina in questo modo: “Non vi mettete con gl’infedeli sotto un giogo, perché quale relazione c’è tra la giustizia e l’iniquità? E quale comunione c’è tra la luce e le tenebre?” (2 Co. 6:14). Un patto con una persona o una nazione non credente significa essere aggiogati ad una iniqua dottrina della giustizia o rettitudine, e legati da una legge che è male agli occhi di Dio.
In un patto, la potenza superiore dà la legge alla potenza inferiore, in patti umani c’è spesso qualche trattativa per quanto riguarda i requisiti giuridici. Nel patto di Dio con l’uomo, c’è una dichiarazione unilaterale della legge: la legge del patto è esclusivamente la legge di Dio. Dove non c’è legge non c’è patto, poiché un patto impone una legge su tutti gli interessati, e la pena per la violazione della legge del patto è la morte.
Per questo motivo un patto nella bibbia non viene fatto, viene tagliato, e richiede lo spargimento di sangue per indicare la pena per tutte le violazioni del patto e della sua legge. Ma un patto richiede anche un mangiare insieme, un pasto comune, per indicare comunione e comunità. I membri del patto ora sono una famiglia. Nel patto di Dio con l’uomo, noi siamo per sua grazia sovrana fatti membri della sua famiglia per adozione.
Il patto di Dio con l’uomo è tutto di grazia, e allo stesso tempo è anche legge. Per Dio dare la sua legge all’uomo è un atto di grazia, un’azione pattizia poiché la legge è il legame della comunità. La legge esprime la giustizia o rettitudine comune che governa i membri della famiglia. Contrapporre legge, grazia e patto è negarli tutti e tre, essi non sono concetti contrapposti ma piuttosto aspetti diversi dello stesso fatto di una relazione col trono di Dio.
La Scrittura eguaglia ripetutamente trasgredire la legge di Dio con trasgredire il suo patto. Osea 8.1 ci dice: “Da’ fiato alla tromba! Il nemico piomberà sulla casa dell’Eterno come un’aquila, perché hanno trasgredito il mio patto e si sono ribellati alla mia legge.” Salmo 78:10 dice: “Non osservarono il patto di Dio e rifiutarono di camminare secondo la sua legge.” Essere in patto col Signore richiede l’osservanza della sua legge (2 Re 23:3, 24). Secondo Isaia 24:5 “La terra è profanata sotto i suoi abitanti, perché essi hanno trasgredito le leggi, hanno cambiato lo statuto, hanno infranto il patto eterno.” Ripetutamente la Scrittura accusa tutti quelli che trasgrediscono la legge di Dio di essere trasgressori del patto.
L’antinomismo è perciò più che trasgressione del patto. È la negazione del patto e della giustizia o rettitudine pattizia. Il patto, la grazia e la legge di Dio sono inseparabili. Gli antinomisti, però, cercano di separare la grazia dalla legge, ed infine anche dal patto. Il risultato finale è la perdita della grazia. Una grazia ingiusta e senza legge non è grazia ma peccato.
Il fariseismo commette il peccato opposto: legalismo. Nega la grazia in favore delle opere e con ciò cerca di ridurre il patto al livello umano, cioè due parti con statuto più o meno eguale, capaci di darsi qualcosa l’un l’altra. La legge del patto viene quindi alterata, come nel fariseismo, per farla diventare la legge e la tradizione dell’uomo attraverso la re-interpretazione. Il risultato è nuovamente la distruzione del patto di Dio, una negazione tanto della grazia quanto della legge.
Il prodotto del patto è la pace, pace tra Dio e l’uomo, e tra gli uomini nel patto. Violare il patto di Dio è violare anche la sua pace. La mancanza di pace oggi è evidenza di un patto violato.
Ancora, alla base di ogni patto c’è un giuramento, un giuramento cruento (Es. 24:6-8), col quale ciascuna della parti s’impegna ad essere pronta a morire per l’altro, o a morire nel caso vìolino la legge del patto. Noi non possiamo comprendere il requisito costituzionale di un giuramento per l’assegnazione di un incarico negli stati Uniti separatamente da questo fatto. Un giuramento aveva un solo significato per gli artefici della Costituzione Americana, si trattava di un giuramento pattizio. Per questo il giuramento era pronunciato (e lo è ancora) su una Bibbia, nel passato aperta su Deuteronomio 28. Il giuramento significava una nazione e i suoi funzionari in patto con Dio, che invocavano benedizioni e maledizioni pattizie su se stessi nei termini della loro fedeltà o disobbedienza. I ministri del governo italiano invece giurano sul loro onore (art.3). Non faccio commenti.
La morte di Cristo può essere compresa solamente nei termini del patto. Il popolo di Dio aveva trasgredito il suo patto e la pena era la morte. Cristo venne, come vero Dio, a manifestare la fedeltà di Dio ai suoi. Cristo, come vero uomo, prese su se stesso la sentenza di morte pattizia per il suo residuo. Il popolo pattizio non credente perì, e il residuo redento divenne il nucleo di un continuo e rinnovato patto del popolo chiamato e scelto da Dio.
Esattamente come l’ebraico parla di tagliare un patto, parla anche di tagliare un giuramento (De. 29:12). Il patto e il suo giuramento entrambi testimoniano dello spargimento di sangue per la violazione del patto di Dio. Violare la legge di Dio è disprezzare la sua grazia e il suo patto, e viceversa.
Il matrimonio è una forma di patto, e ogni patto, come il matrimonio, richiede l’impegno ad una vita in comune. Significa che non apparteniamo a noi stessi “Perché siete stati comprati a prezzo”, il prezzo dell’espiazione di Cristo (1 Co. 6:20). L’amore in un matrimonio non può essere antinomiano e senza legge e neppure l’amore nel patto può essere antinomiano o senza legge. Il patto è totalmente grazia, legge e amore.
Alla base della comprensione del patto di Dio c’è il fatto che in Adamo il patto fu fatto con tutta l’umanità. Di nuovo, con Noè (Ge. 9: 1-17), il patto fu con tutti gli uomini, con Noè e tutti i suoi discendenti. Per questo il patto è frainteso se considerato in termini puramente nazionali o ecclesiali. Il patto è con l’umanità, di qui tutti gli uomini sono o adempienti o trasgressori del patto. In Cristo Gesù, Dio crea una nuova umanità quale suo popolo del patto, e il Signore del patto manda fuori il suo popolo in tutto il mondo per portare tutti gli uomini e le nazioni dentro al suo patto e sotto la sua legge e la sua grazia (Mt. 28: 18-20). La legge del patto in questo modo fa una rivendicazione su tutti gli uomini in qualunque luogo.
Il patto richiede che tutti gli uomini siano popolo di Dio, che vivano nella sua grazia e secondo la sua legge. Solamente il patto dà pace con Dio e, in lui, tra gli uomini. Il patto è un patto fraterno o di fratellanza tra gli uomini del patto (Am. 1:9). È un patto di pace (Nu. 25: 12), e di ‘pace e prosperità’ (De. 23:6). In Deuteronomio 28, tutte le benedizioni e le maledizioni del patto per la fedeltà o l’infedeltà, sono espresse chiaramente, ci dicono molto sulle calamità dei nostri tempi.
Poiché il patto è il marchio della pace di Dio, certi segni del patto esibiscono quella pace e quel riposo nel patto di grazia di Dio. L’arcobaleno è un testimone del patto di Dio (Ge. 9:17), ma, ancor di più, il sabato è il regolare e ricorrente testimone del patto e della sua pace. Fedeltà al sabato in tutta la sua pienezza di significato significa così vero riposo e pace nel patto di grazia. (Dapprima la circoncisione e poi il battesimo sono altrettanti marchi della fede pattizia) In Deuteronomio 31: 9-13, la lettura pubblica della legge del patto ogni settimo anno esprime simbolicamente che la legge di Dio è il suo trattato di pace in Cristo, nel fatto che la sua legge mostra all’uomo nel patto la vita di giustizia e di pace, cioè come camminare col Signore.
La legge definisce le relazioni; è moralità convertita in legge ed è di interesse teologico. Tutti gli uomini danno la loro fedeltà ad una forma di legge, mentre negano tutti gli altri tipi di legge. La legge può essere statalista, umanistica, Buddista, Islamica, anarchica (ogni uomo la propria legge), o quel che si voglia, ma una legge di qualche tipo è ineludibile. Qualsiasi tipo di legge affermeremo costituirà una dichiarazione religiosa. Gli uomini oggi sono generalmente antinomisti in relazione alla legge di Dio, ma sono dedicati alla loro propria legge, qualunque essa sia.
La crisi della nostra epoca può essere vista come una crisi della legge. La nostra epoca è spassionatamente interessata alla legge e alla giustizia di tipo umanistico, e il risultato è una crescente illegalità e ingiustizia perché le dottrine umanistiche della legge e della giustizia non sono fondate sulla realtà di Dio. Inoltre, più la giustizia diventa “democratica” più essa esalta il desiderio di ogni uomo di essere la propria legge e sempre più la volontà dell’uomo assume priorità sulla legge di Dio. Come risultato abbiamo ciò che John Lukacs ne “The Passing of Modern Age” (1970) chiamò “la democratizzazione della violenza” (P. 48).
La Bibbia eguaglia l’antinomismo all’ateismo pratico. Il verso che è il tema del libro di Giudici dichiara: “In quei giorni non c’era Re in Israele (vale a dire Dio il Re e legislatore era stato rigettato da Israele): ogni uomo faceva ciò che sembrava giusto ai suoi occhi” (Gc. 21:25; cfr. 17:6; 18:1, 19:1). La prima metà di questa affermazione richiama l’attenzione sul fatto che, qualsiasi cosa possano aver professato gl’Israeliti, essi avevano effettivamente o implicitamente negato Dio quale loro Signore e legislatore. Come risultato, il peccato originale, il principio della Caduta era diventato operativo: “sarete come dio, conoscendo il bene e il male”, cioè determinando per voi stessi ciò che costituisce bene e male, ovvero determinando da voi stessi la legge (Ge. 3:5). Legge e moralità oggi sono progetti fai-da-te. Basilare all’educazione statale c’è una pragmatica visione della verità e della moralità. Per l’educazione progressista, la verità diventa la volontà della maggioranza democratica, e la Grande Comunità diventa l’incarnazione della verità. Si è sostenuto che i fatti in se stessi non sono veri. Sono strumenti, e la verità è la loro applicazione pragmatica per compiere il consenso popolare. I valori sono così degli obbiettivi personali che permettono l’auto-realizzazione in un contesto sociale senza danno per altri. (La dottrina di adulti consenzienti come convalida per qualsiasi azione ha la sua fonte in questo concetto.) Valore o moralità non sono obbedienza a leggi date da Dio ma la ricerca di obbiettivi personali senza violenza sociale. La moralità è stata in questo modo insegnata come un criterio anti-autoritario e puramente personale secondo il quale tutti gli uomini possono fare come loro piace, a patto che altre persone come individui, il gruppo, o la società non fossero costretti o danneggiati.
L’implicazione pratica fu che una nuova e molto pericolosa autorità fu introdotta, la società e/o lo stato. L’intero corpus legislativo di Dio è raccolto un libro di normale grandezza: è immediatamente comprensibile da tutti gli uomini, e i suoi comandamenti sono facilmente obbediti. Le leggi dello stato ci danno un corpus di regole in continua espansione e continuo cambiamento. Le leggi che governano ogni uomo, città, provincia, regione, stato, e tutte quelle di tutte le agenzie di controllo a qualsiasi livello, sono di gran lunga maggiori di quanto un uomo possa conoscere. Perfino gli avvocati devono fare ricerche su ciascun caso nei termini della giungla di leggi applicabili. Nuove leggi e recenti decisioni della magistratura espandono questo corpus di leggi giornalmente. Ci sono leggi sufficienti per dare allo stato il potere di trovare un qualsiasi uomo colpevole di qualche violazione. Inoltre, il corpus di leggi applicabile a ciascun uomo è così esteso che, se egli cercasse di avere una copia di ciascuna legge e di conoscerle, dovrebbe avere un edificio più grande della propria casa adibito a libreria per contenerle tutte.
La società come criterio non è migliore. I giudizi sociali sul bene e sul male hanno subito variazioni drammatiche nel corso della mia vita, per quanto riguarda aborto, leggi sessuali, guerra, (pacifismo, militarismo, isolazionismo, interventismo, ecc.), e molti altri. La bandiera e non più il gonfalone è un simbolo calzante dei valori e della moralità socialmente determinati. Sventola dovunque tiri il vento dell’umanismo
In questo modo, l’umanesimo inizia diventando antinomiano per quel che riguarda la legge di Dio. Nel tempo crea un tale caos sociale che i suoi stessi figli diventano antinomisti nei confronti delle leggi umanistiche e considerano “l’Establishment” anti legge ed esso stesso la causa del disordine e il nemico.
L’attuale maledizione del mondo indica il disastro. “E ora, perché non parlate di far tornare il re?” (2 Sa. 19.10) Dio il Signore è sempre Re. Comunque, se egli non è il nostro salvatore e legislatore, allora come Re Egli è nostro giudice e nostro nemico. La mietitura dell’antinomismo è giudizio e distruzione.
R. J. Rushdoony (Aprile 1980)